SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003)

Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma

TESI DI DIPLOMA DI MEDIATORE LINGUISTICO (Curriculum Interprete e Traduttore)

Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle

LAUREE UNIVERSITARIE IN SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA

La Grande Muraglia digitale

RELATORE: CORRELATORI: Prof.ssa Adriana Bisirri Prof.ssa Tamara Centurioni Prof. Alfredo Rocca Prof.ssa Claudia Piemonte

CANDIDATA: Di Fiore Giorgia

Matricola 2308

ANNO ACCADEMICO 2017/2018

1

2

A chi ha sempre creduto in me.

A chi non ci ha creduto.

3

4

INDICE SEZIONE ITALIANA...... 9

INTRODUZIONE ...... 11 DA INTERNET A INTRANET ...... 16 La nascita di Internet ...... 16 Internet connette la Cina ...... 19 L’informazione a senso unico ...... 21 Il grande dilemma cinese ...... 24 Il ...... 27 La spinta all’autocensura ...... 28 Social media con caratteristiche cinesi ...... 34 La Cyber Security Law ...... 37

LE FORME DI RESISTENZA ONLINE ...... 40 La lingua di Marte ...... 40 Crazy Crab: il vignettista senza volto ...... 45 Il fenomeno degli egao ...... 47 L’omicidio provocato da un panino al vapore ...... 51 Un alpaca contro la censura ...... 53

LE TRE VITTIME DEL GREAT FIREWALL ...... 55 L’indipendenza di Taiwan ...... 56 La questione del Tibet ...... 61 Il massacro di piazza Tienanmen ...... 70

A DIFESA DEI DIRITTI UMANI ...... 77 CONCLUSIONI ...... 84 GALLERIA FOTOGRAFICA...... 164 RINGRAZIAMENTI ...... 167 BIBLIOGRAFIA ...... 169 SITOGRAFIA ...... 179

5

ENGLISH SECTION ...... 87

INTRODUCTION ...... 88 FROM INTERNET TO INTRANET ...... 92 The origins of Internet ...... 92 Internet connects China ...... 93 The one way information ...... 94 China’s great dilemma ...... 95 The Great Firewall ...... 97 A push to self-censorship ...... 98 Social media with chinese characteristics ...... 99 The Cyber Security Law ...... 100

ONLINE RESISTENCE STRATEGIES ...... 103 The Martian Language ...... 103 Crazy Crab: the unknown cartoonist ...... 106 The phenomenon of egao...... 107 The murder caused by a steamed bun ...... 108 A grass mud horse against censorship ...... 110

THE THREE TS...... 112 The independence of Taiwan ...... 113 The Tibet issue ...... 114 The massacre of Tiananmen square ...... 116

DEFENDING HUMAN RIGHTS ...... 119 CONCLUSIONS...... 124

6

SECCIÓN ESPAÑOLA ...... 127

INTRODUCCIÓN ...... 128 DE INTERNET A INTRANET...... 132 Origen de Internet ...... 132 Internet se conecte con China...... 133 Información unidireccional ...... 134 El gran dilema de China ...... 136 El Gran Cortafuegos chino ...... 137 Les obligan a la autocensura ...... 138 Redes sociales con características chinas...... 139 Ley de seguridad cibernética ...... 140

FORMAS DE RESISTENCIA DE LA RED ...... 142 Lenguaje Marciano ...... 142 Crazy Crab: el caricaturista desconocido ...... 144 El fenómeno de los egaos ...... 145 La tragedia provocada por un pequeño pan al vapor ...... 146 Una alpaca contra la censura ...... 148

TRES VÍCTIMAS DEL GRAN CORTAFUEGOS ...... 150 Indipendencia de Taiwán ...... 150 La cuestión del Tíbet ...... 152 Matanza en plaza Tiananmen ...... 154

DEFENSA DE LOS DERECHOS HUMANOS...... 157 CONCLUSIONES ...... 162

7

8

SEZIONE ITALIANA

9

10

INTRODUZIONE

L’esperienza personale vissuta in Cina nel 2018 segna il punto di inizio di questo elaborato, il cui obiettivo è quello di approfondire i principali aspetti del complesso sistema di censura del web attuato dalle autorità cinesi e le ripercussioni dello stesso sulla società nazionale ed internazionale. I due mesi trascorsi a stretto contatto con una cultura per cui nutro un profondo interesse sarebbero stati impossibili da documentare attraverso i canali social come Whatsapp o Instagram: il web accessibile dalla Repubblica Popolare

Cinese, infatti, è diverso da quello del mondo occidentale ed è fortemente controllato dagli organi del governo cinese.

Quando parliamo di Cina viene spontaneo pensare ad un paese economicamente e tecnologicamente avanzato che, dalla sua posizione di arretratezza, è riuscito ad ottenere la nomina di potenza mondiale in un arco di tempo incredibilmente ristretto. Una nomina che, nell’attuale scenario globale, necessita di continuo impegno. La Cina si sforza nel cercare di mantenere incontaminata la propria cultura dalla mentalità occidentale, salvaguardando prima di tutto la propria integrità. Una sfida tanto ardua da dover sacrificare uno dei diritti fondamentali che la Dichiarazione Universale dei Diritti umani definisce “inalienabile” e per cui in molti ogni giorno si battono: il diritto alla libertà di parola. Sebbene possa apparire un fatto quasi impossibile in un paese come la Cina, in cui l’uso della tecnologia costituisce parte integrante della quotidianità, la popolazione cinese non ha ancora pienamente accesso alla libertà di espressione e ad un sistema di informazioni svincolato da ogni forma di filtraggio e compromissione.

Storicamente, i media hanno sempre avuto una funzione di propaganda politica: con il tempo si sono affermati come strumento fondamentale e indispensabile per ottenere l’attenzione dell’opinione pubblica e avvicinarla alla propria causa. A

11 dimostrazione di quanto appena affermato, già da prima del 1949, Mao Zedong, leader del Partito Comunista Cinese, consapevole dell’importanza strategica dei media, ne fece il braccio destro dell’ideologia del Partito.

La Cina di Mao assiste poi all’avvento di Internet che, da iniziale strumento militare ed accademico, si afferma rapidamente come principale piattaforma di espressione ed informazione. La nazione cinese, volta alla modernizzazione e all’apertura verso il mondo, non può indietreggiare davanti alla rivoluzione della Rete, che raggiunge la Grande Muraglia nel 1995. Se da un lato Internet risulta imprescindibile per lo sviluppo economico nazionale, dall’altro permette alla comunità di informarsi, esprimere la propria opinione e criticare l’atteggiamento del Partito. Le autorità cinesi, non potendo ignorare i danni che la libera circolazione delle idee causa all’integrità governativa, decidono di creare una Rete con caratteristiche cinesi, dando vita al Golden Shield

Project, un intricato programma di censura del cyberspazio. Sempre più propense alla costruzione di una intranet cinese, controllata e limitata, le autorità hanno rimpiazzato i colossi occidentali come Google, Twitter e Whatsapp con cloni cinesi che hanno ottenuto un enorme successo sia nazionale che internazionale. Chi ne fa le spese sono gli internauti che restano mal informati o totalmente disinformati e che sono sottoposti a continue censure per ciò che decidono di pubblicare; decisione che viene influenzata da diverse tattiche del governo, che spingono gli utenti cinesi ad una politica di autocensura.

Una parte della popolazione cinese, però, non si arrende e sviluppa continuamente nuove forme di resistenza sociale a favore della libertà di espressione e delle informazioni: grazie alla particolare struttura della lingua cinese e a mezzi linguistici come l’omofonia e la metafora, il popolo del web trova diverse strategie per evadere la censura. Tra queste troviamo il fenomeno del Martian Language, una varietà linguistica

12 recente e criptica, usata inizialmente con il solo scopo di mantenere private le conversazioni. L’uso della lingua non è però l’unico mezzo creativo utilizzato dagli utenti: ad esso si aggiungono le vignette satiriche, in particolare quelle del fumettista senza volto conosciuto come Crazy Crab. Primo ad aver sfidato la censura online, il disegnatore riprende le opere di George Orwell come La fattoria degli animali e 1984 e crea strisce satiriche indirizzate al Partito. In ultima analisi è stato preso il fenomeno degli egao, forma di espressione parodica apparentemente innocua e divertente, che trasmette un forte messaggio politico e critico della società; gli egao uniscono la peculiarità della lingua cinese alla forza dell’immagine, servendosi dunque sia di tecniche linguistiche che di strumenti multimediali quali il fotomontaggio, il doppiaggio, la musica. Al fine di rendere chiara la comprensione del fenomeno, saranno riportati alcuni esempi in particolare: il cortometraggio parodico intitolato L’omicidio provocato da un panino al vapore di Hu Ge, il caso di Scoppiettante stella rossa e la vicenda del misterioso alpaca Caonima, comparso improvvisamente nel 2009 sull’intranet cinese.

Ad oggi la Cina è arrivata a censurare numerosi argomenti, raggiungendo una lista interminabile ed in continuo aggiornamento di keywords sensibili. Dei molti, tre sono le principali questioni passate e presenti che restano off limits per la stampa e la popolazione cinese, sia online che offline: le brutali repressioni degli studenti che nel

1989 manifestarono a Tienanmen per rivendicare la libertà di espressione; la questione dell’isola di Taiwan che da anni spera nel riconoscimento dell’indipendenza; le persecuzioni dei tibetani che lottano per salvare la loro amata terra e chiedono il ritorno in patria del loro leader spirituale, il Dalai Lama.

Tre delle numerose vicende che hanno portato le Nazioni Unite ad intervenire, per assicurarsi che la nazione cinese rispetti i principi sanciti dalla Dichiarazione Universale

13 dei Diritti umani. La preoccupazione della comunità internazionale nasce dal fatto che in

Cina si continui a registrare un numero sempre più elevato di casi di violazione dei diritti di individui che direttamente e indirettamente professano la libertà di espressione e informazione; violazioni che avvengono tramite pratiche quali la tortura o la detenzione ingiustificata.

Nonostante i numerosi richiami da parte dell’ONU, il governo cinese non sembra mostrare alcuna intenzione di modificare il proprio layout politico verso uno svincolato flusso di informazioni e una libera circolazione delle idee. Proprio al 2017, infatti, risale la Cyber Security Law, che stringe ulteriormente la morsa del Great Firewall e che offusca la speranza di una Rete libera nel paese della Grande Muraglia.

14

15

DA INTERNET A INTRANET

La nascita di Internet

Nel 1957, durante il periodo della Guerra Fredda, mentre Russia e Cina portavano avanti lo sviluppo in ambito nucleare e spaziale, l’allora presidente degli Stati Uniti d’America, Dwight D. Eisenhower, ottenne l’autorizzazione per istituire l’Advanced

Research Projects Agency (ARPA), un’agenzia del Dipartimento della Difesa statunitense, alla quale venne affidato l’incarico di creare una rete di comunicazione telematica per esigenze militari, che colmasse la vulnerabilità di una rete centralizzata, assicurasse la trasmissione della comunicazione e garantisse l’incolumità del Paese.

Nel 1962, l’ARPA venne suddivisa in dipartimenti di ricerca specializzati, tra i quali emerse l’Information Processing Techniques Office (IPTO) con al vertice il dottor

J.C.R. Licklider1 il quale, durante la sua permanenza presso il Massachusetts Institute of

Technology (MIT), aveva maturato l’interesse per l’interazione tra computer e uomo.

Licklider fu il primo a concepire l’idea di una rete globale, che permettesse a qualsiasi utente di comunicare online. Le sperimentazioni di quest’ultimo rivestirono un ruolo di fondamentale importanza per il progresso del settore delle tecnologie della comunicazione e le sue idee vennero successivamente sviluppate da Ivan Sutherland,

Bob Taylor ed infine, Larry Roberts.

Fu così che, nel 1969, l’ARPA, in collaborazione con la compagnia americana Bolt,

Beranek and Newman (BBN), concepì l’ARPANET o Advanced Research Projects

Agency NETwork, un sistema di telecomunicazione che collegava un elaboratore del laboratorio dell’università di Los Angeles (UCLA – University of California Los Angeles)

1 Si veda: https://www.livinginternet.com/i/ii_licklider.htm

16 ad un calcolatore collocato allo Stanford Research Institute (SRI) di Palo Alto, a San

Francisco. Tale collegamento rese possibile per la prima volta la condivisione di dati, documenti e programmi informatici.

Negli anni successivi, il numero degli elaboratori connessi alla rete crebbe sempre di più sino a raggiungere anche il continente europeo, suscitando l’interesse di informatici e studiosi, le cui scoperte svolsero un ruolo fondamentale nel progresso tecnologico.

Nel 1973, infatti, due esperti informatici statunitensi, Robert Kahn e Vinton Cerf, idearono una combinazione di procedure informatiche meglio conosciuta come protocollo TCP/IP, che consentiva e consente tutt’oggi la corretta ed effettiva trasmissione di dati. Il Transmission Control Protocol (Protocollo di controllo delle trasmissioni) gestisce tuttora l’organizzazione dei dati e il controllo della trasmissione degli stessi, ridimensionando la grandezza dei dati da inviare che vengono poi ricomposti nel momento in cui arrivano al computer di destinazione. L’Internet Protocol (Protocollo

Internet) o IP è un indirizzo numerico composto da quattro blocchi numerici, che identifica e stabilisce con esattezza il dispositivo elettronico collegato alla rete e fornisce l’indirizzo di destinazione dei dati che quest’ultimo riceve.

Gli anni compresi tra il 1972 e il 1982, in seguito alle ricerche di Ray Tomlinson e

Jon Postel, segnarono la nascita e la definizione del Simple Mail Transfer Protocol

(SMTP – Protocollo di trasferimento semplice di posta), che permise alle università di scambiare messaggi di posta elettronica ed introdusse il simbolo @ nelle procedure informatiche. L’anno successivo, il Dipartimento della Difesa statunitense decise di scindere ARPANET in due reti distinte: MILNet (Military Network), per ricerche a

17 scopo militare e ARPA-INTERNET, che rimase esclusivamente al servizio delle università e dei centri di ricerca.

Sebbene Internet si presentò fin dagli anni Sessanta come potente strumento di comunicazione, non fu immediatamente accessibile a tutti. La popolarità della rete si diffuse solamente a partire dagli anni Ottanta, grazie all'avvento dei personal computer, per poi prendere definitivamente il via nei primi anni Novanta, precisamente nel 1991 in seguito agli studi condotti da T. Berners-Lee presso il Centro Europeo per la Ricerca

Nucleare (CERN). Le ricerche di Berners-Lee posero le basi per la creazione del World

Wide Web, conosciuto anche come WWW, un sistema di contenuti (multimediali e non) collegati tra loro attraverso collegamenti ipertestuali detti link.

Gli anni Novanta furono anche testimoni di un rapido sviluppo degli strumenti di rete e dei motori di ricerca come Mosaic, il primo browser del Web presentato nel 1993, che lasciò spazio a Microsoft’s Internet Explorer nel 1995 e, successivamente, a Google nel 1998.

L’insieme delle scoperte e dei progressi compiuti nel campo delle tecnologie della comunicazione, rese possibile l’accesso a Internet a qualsiasi utente, non solo a esperti informatici. L’utilizzo sempre più diffuso del Web in tutto il mondo permise di creare la rete mondiale che conosciamo.

18

Internet connette la Cina

«越过长城,走向世界 Crossing the Great Wall to join the world».2

Il 20 Settembre del 1987, la prima e-mail spedita dalla Cina presentava queste esatte parole. Nello stesso anno, venne stabilita la prima rete di telecomunicazione cinese, la China Academic Network (CANet) che, come nel resto del mondo, costituiva principalmente uno strumento di supporto per la ricerca prettamente scientifica e accademica. Alla CANet seguirono altri network, tra cui il China Education and

Research Network (CERNet) che, però, non ottenne la connessione diretta ad Internet per via del divieto di accesso che il governo statunitense impose ai paesi di linea socialista.

Solo nel 19943, una volta revocato il divieto, la collaborazione tra il Ministero delle

Poste e Telecomunicazioni e la compagnia telefonica China Telecom portò all’istituzione del ChinaNet, il primo network cinese. Negli anni a seguire vennero stabilite ulteriori connessioni tra la Cina e il mondo. Il governo non mancò di elaborare ed implementare una legislazione per regolamentarne l’uso. Per diventare accessibile al consumatore urbano medio, la Cina aspettò fino al 1997. Da lì a pochi anni, l’espansione di Internet fu inarrestabile ed il numero di cinesi collegati alla rete aumentò in maniera esponenziale.

Secondo il 41° report semestrale del CNNIC4, alla fine di giugno 2018 gli utenti di internet in Cina hanno superato gli 700 milioni, arrivando oggi a 802 milion5. Nonostante

2 TSUI Lokman, 2001, . Big Mama is watching you. MA Thesis, University of Leiden, p.20. 3 Si veda: http://en.people.cn/98649/8610603.html 4 CNNIC, 2018, Statistical Report on Internet Development in China. https://cnnic.com.cn/IDR/ReportDownloads/201807/P020180711391069195909.pdf

19 due cinesi su cinque risultino ancora offline, la popolazione di Internet è abbastanza da consolidare la Cina come sede della più grande comunità online mondiale. Secondo la ricerca, il tasso di disponibilità a Internet raggiunge il 57,7% della popolazione. Nella stessa statistica viene specificato il numero di utenti che accedono ad internet tramite smartphone o altri dispositivi mobili, che corrisponde a 788 milioni di cinesi, cifra tre volte superiore a quella degli utenti negli Stati Uniti6.

I netizen7 utilizzano Internet non solo per ascoltare musica, chattare, guardare film, reperire informazioni, giocare online e per altre attività ludiche, ma anche per fare shopping e pagamenti online. Oltre ad un mezzo straordinario di reperimento e divulgazione di informazioni, la rete in Cina sta diventando parte integrante della vita quotidiana dei cittadini.

Ciononostante il percorso per una Rete libera fu, e continua ad essere, tortuoso, al contrario del suo veloce sviluppo e della sua promozione, portati avanti dalle autorità cinesi. La Cina, nel corso degli anni, ha deciso di creare il proprio cyberspazio con le proprie regole, i propri social e i propri leader di mercato.

5 Secondo l’Ansa: http://www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/internet_social/2018/08/21/cina- oltre-800-milioni-utenti-internet_524e3269-8dbf-4ca4-a692-21e28f62cb68.html 6 Si veda: https://tg24.sky.it/tecnologia/internet/2018/08/21/cina-aumento-utenti-internet.html 7 Dall’inglese net ‘rete’ e citizen ‘cittadino’, letteralmente ‘cittadino della rete’.

20

L’informazione a senso unico

Fin dal 1949, anno della fondazione della Repubblica Popolare Cinese, il compito degli intellettuali e degli scrittori cinesi fu quello di “servire il popolo”8, ovvero delineare e difendere le opinioni dei cittadini.

«Lasciate che fioriscano cento fiori, che cento scuole di pensiero si affrontino».9

È proprio con le suddette parole che il leader del Partito Comunista Cinese (PCC),

Mao Zedong, diede il via ad un periodo illusorio10 di democrazia e libertà di parola, nel maggio del 1956. Il padre della Cina rossa, infatti, esortò gli intellettuali ad esprimersi liberamente, invitandoli a criticare in maniera costruttiva il regime, definendo ‘leale e degno di fiducia’ chiunque avesse contribuito al progresso del paese fornendo nuove idee.

Lentamente, i ‘cento fiori’ sbocciarono, la popolazione cinese diede vita a dibattiti accesi, il malcontento e le tensioni sociali uscirono alla luce del sole.

Ben presto, il 27 aprile 1957, il ‘movimento dei cento fiori’ e il sogno cinese della democrazia, lasciarono il posto alla ‘campagna di rettifica contro i deviazionisti di destra’,

8 ATTANASIO GHEZZI Cecilia, 2014, Cina e intellettuali: l’arte di servire il popolo. China Files. https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/25/cina-intellettuali-larte-servire-popolo/1171222/ 9 MAO Zedong, 1957, On the Correct Handling of Contradictions Among the People, pp. 49-50. https://www.marxists.org/reference/archive/mao/works/red-book/ch32.htm 10 RAMPINI Federico, 2007, La Grande Purga di Mao che uccise la primavera cinese. La Repubblica. https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/04/27/la-grande-purga-di-mao- che-uccise.html

21 una delle pagine più nere nella storia del regime cinese. L'intera operazione si rivelò uno spietato raggiro, il cui scopo fu smascherare i soggetti pericolosi per il regime.

Il periodo che ne seguì fu caratterizzato da un clima di puro terrore: oltre un milione di cinesi vennero arrestati, sospesi dal proprio impiego, deportati nei gulag o nei campi di rieducazione, se non esiliati a lavorare nelle campagne.

La politica estremista di Mao si acuì durante il suo ultimo decennio di potere

(1966-1976), anni in cui si verificò un evento storicamente tragico, conosciuto come

Grande Rivoluzione Culturale: reduce dal fallimento della politica del ‘grande balzo in avanti’, Mao si rivolse ai giovani cinesi, incitandoli a portare avanti una ‘rivoluzione’, i cui obiettivi erano il mutamento radicale dell’antica società cinese e la sostituzione di essa con qualcosa di nuovo, ovvero l’ideologia comunista. Per far sì che ciò accadesse, era necessario lasciarsi alle spalle tutto ciò che risultasse tradizionale, legato ad una mentalità obsoleta. A tale scopo, gran parte del patrimonio millenario cinese venne concretamente distrutto: templi, edifici, libri, dipinti.

Il dissenso della popolazione e l’atteggiamento critico della classe intellettuale cinese destarono fin dal principio una forte ostilità in Mao Zedong, il quale esigeva una cooperazione tra penna e politica, e considerava i mass media un potenziale strumento di supporto alla propaganda di partito. Egli afferma che:

22

«The role and power of the newspapers consists in their ability to bring the Party program, the Party line, the Party's general and specific policies, its tasks and methods of work before the masses in the quickest and most extensive way».11

Durante l’era di Mao, quindi, qualsiasi mezzo di comunicazione ed informazione fu sottoposto al servizio del Partito Comunista Cinese, al fine di facilitare il controllo sulla politica, sull’economia e, soprattutto, sulla società. Fumetti, arte, romanzi, cinema, programmi televisivi, giornali, radio: tutto fungeva da possibile mezzo di propaganda, ma allo stesso tempo, diveniva un possibile mezzo di ribellione, di diffusione di pensiero anti-partito.

L’informazione ‘a senso unico’ ricoprì, quindi, un ruolo centrale per la realizzazione dell’ideologia estremista del Grande Timoniere, per monitorare e controllare l’opinione pubblica e per soffocare le voci di dissenso che contestavano il partito.

Nel 1976, in seguito alla morte di Mao Zedong, con l’ascesa di Deng Xiaoping, la

Cina intraprese un periodo di apertura verso l’Occidente. Il governo, in questi anni, prevedeva la messa in opera delle ‘quattro modernizzazioni’, un insieme di riforme in quattro ambiti principali: agricoltura, industria, difesa nazionale, scienza e tecnologia.

L’obiettivo di queste riforme era quello di rinnovare totalmente la Cina, rimodernando l’economia, incentivando la produzione, alzando il grado di civilizzazione e democrazia, migliorando il tenore di vita dei cittadini.

11MAO Zedong, 1948, A talk to the editorial staff of the shansi-suiyuan daily. Selected works of Mao Tse- Tung. Si veda: https://www.marxists.org/reference/archive/mao/selected- works/volume-4/mswv4_36.htm

23

Tra il 1977 e il 1978 si assistette nuovamente ad un breve periodo di liberalizzazione politica, in cui fu concessa alla popolazione cinese una limitata libertà nel criticare il regime che vede come protagonisti i dàzìbào, letteralmente ‘poster a grandi caratteri’, ossia, grandi manifesti che venivano scritti a mano e affissi sui muri.

La Cina, quindi, sembrava decisa a lasciarsi alle spalle le idee strettamente collegate al maoismo e pronta ad aprirsi all’Occidente, soprattutto in ambito economico.

L’insieme di riforme avviate nel 1978 si rivelarono solo alcune delle tante riforme alla base di un’imponente ristrutturazione economica, conosciuta come ‘economia socialista di mercato’12.

Il grande dilemma cinese

Tuttavia, il doppio volto nei confronti di una modernizzazione della Cina viene chiaramente espresso dalle parole di un famoso detto, pronunciato da Deng Xiaoping agli inizi del 1980:

«Se si aprono le finestre per fare entrare aria fresca, è necessario aspettarsi che alcune mosche entrino».13

Il detto, infatti, spiega alla perfezione la posizione duale della Cina, in costante lotta per trovare un punto di equilibrio tra questa nuova apertura al mondo e la volontà di mantenere il suo popolo ben lontano dalle ideologie occidentali, o meglio, le “mosche”

12 Si veda: http://www.bankpedia.org/index.php/it/99-italian/e/23711-economia-socialista-di- mercato 13 Si veda: https://cs.stanford.edu/people/eroberts/cs201/projects/2010- 11/FreedomOfInformationChina/category/great-firewall-of-china/index.html

24 da non far entrare. Questo desiderio di proteggere valori e idee politiche crea il contesto della censura di Internet tuttora presente in Cina.

Nel 1995, Internet approdò finalmente in Cina pronto ad affermarsi come principale mezzo di comunicazione, come nel resto del mondo. Ciononostante, l’atteggiamento e le reazioni del PCC nei confronti della rete si dimostrarono fin da subito contraddittori. Inizialmente, il governo cinese si mostrò intenzionato ad utilizzare

Internet, rendendolo il principale strumento di supporto dell’economia socialista di mercato.

Infatti, nell’agosto del 2000, in occasione del World Computer Congress, tenutosi a

Pechino, il Presidente sostenne l’importanza del web, sia come strumento di promozione per la competitività a livello globale e per la crescita economica della Cina, sia come mezzo fondamentale per l’opinione pubblica:

«The development of information networks provides not only a fresh stimulus to and support for our country's economic growth, but also new ways and means to enrich people's cultural lives and improve the work of the Party and government agencies».14

Se da una parte, però, riconosceva in Internet un potente e imprescindibile strumento per il progresso cinese, dall’altra affermava:

14 JIANG Zemin, 2000, World Computer Congress Speech. Si veda: https://www.safaribooksonline.com/library/view/on-the- development/9780123813695/B9780123813695000209.xhtml

25

«We need to enact laws and regulations that promote self-discipline among organizations whose work involves information networks. We need to establish a robust administration system that effectively prevents the online transmission of harmful information».15

Appare evidente come la libertà e i diritti dei cittadini si trovino in secondo piano rispetto alla preoccupazione del governo cinese di attuare una corretta gestione di Internet per il mantenimento dell’ordine pubblico e della stabilità sociale.

Il Governo Cinese è pertanto cosciente del fatto che la diffusione della rete, il suo sviluppo e il conseguente aumento dei contenuti fruibili e del numero di utenti permettano alla popolazione cinese un contatto sempre più diretto con notizie ed informazioni, oltre a favorire la diversità di idee e dare uno spazio sempre più esteso alle voci di scrittori, giornalisti e studenti indipendenti: la libera circolazione delle idee rende possibile la diffusione di notizie scomode, considerate una minaccia per la sicurezza interna del paese.

La tecnologia diventa, quindi, un’arma a doppio taglio: sebbene Internet appaia incompatibile con la volontà del governo di limitare il flusso delle informazioni per proteggere l’integrità del paese, le autorità riconoscono l’importanza di un appropriato sistema informatico, la cui assenza comporterebbe l’esclusione della Cina dagli interessi politici ed economici mondiali, risultando dannosa per la crescita economica.

Al fine di mantenere un ruolo internazionale e di sviluppo dell’economia, senza frenare la rivoluzione informatica, il governo attua due principali strategie: stabilire un

15 JIANG Zemin, 2011, On the Development of China's Information Technology Industry. Academic Press.

26 complesso sistema di normative per regolamentare il web ed applicare metodi tecnologici concreti per il filtraggio dei contenuti indesiderati.

È così che nel 1998, come la muraglia ordinata dall’imperatore Qin Shi Huang per contrastare l’attacco dei nemici, il governo cinese avvia la costruzione di una vera e propria barriera cibernetica a difesa dell’integrità della Cina: il Great Firewall.

Il Great Firewall

Con Great Firewall ci riferiamo ad un sottosistema del , un progetto di censura e di sorveglianza della rete, con lo scopo di bloccare dati e notizie provenienti dai paesi stranieri potenzialmente sfavorevoli al governo. L’espressione

‘Great Firewall’ fu coniata ironicamente dalla rivista Wired16 nel 1997 e deriva da un gioco di parole in inglese che richiama sia il ruolo di firewall di rete, sia il nome inglese della Grande Muraglia Cinese, The Great Wall. La gestione attuale è in mano al

Ministero della Pubblica Sicurezza (MPS) cinese, ma il fautore del sistema è Fang

Binxing, presidente dell’Università di Poste e Telecomunicazioni di Pechino. Il progetto, dopo essere stato avviato nel 1998, è entrato in funzione in via sperimentale nel novembre 2003 ed in via definitiva nel 2006.

Questo potente e sofisticato strumento consente di:

. bloccare un intero server;

. bloccare un sito (interamente o parzialmente) e alcune app per smartphone;

16 BARME Geremie, YE Sang, 1997, The Great Firewall of China. Wired. https://www.wired.com/1997/06/china-3/

27

. rintracciare contenuti sensibili attraverso il filtraggio di keywords, con

conseguente reindirizzamento ad altre pagine con contenuti “corretti” simili a

quelli cercati;

. utilizzare l’attacco man in the middle, che consente di inserirsi in una

conversazione che gli utenti credono privata.

Tuttavia, il metodo di controllo del web più utilizzato è il filtraggio dei contenuti attraverso parole chiave o frasi sensibili inserite nella lista nera del sistema di censura.

Per fare in modo che il post diventi pubblico l’utente deve assicurarsi che nessuna delle keywords censurate sia presente. Nel caso in cui l’utente dovesse tentare più volte di condividere il contenuto, potrebbe essere sottoposto ad un blocco di quarantotto ore o, in casi estremi, il suo account potrebbe essere eliminato. Altrimenti, il post potrebbe essere pubblicato, ma le keywords o le frasi ritenute sensibili verrebbero rimpiazzate da asterischi. Ad oggi la lista contiene un numero spropositato di termini censurati17, che cambia costantemente in base alle circostanze, al momento storico e alla posizione geografica.

La spinta all’autocensura

L’elaborato sistema censorio cinese non fa solo affidamento alla tecnologia del

Great Firewall. Secondo quanto riportato da alcuni media cinesi, milioni di persone sono state ingaggiate come “analisti dell’opinione pubblica su Internet”. Inoltre, ogni sito

17 Si veda: https://china-chats.net/keywords/

28 impiega individualmente un numero di “censori”18, incaricati di monitorare microblog e social network. Persino il Ministero di Pubblica Sicurezza ha impiegato dai ventimila ai cinquantamila “guardiani di Internet”, operativi all’interno del Dipartimento di Polizia di diverse città e province cinesi, con il compito di denunciare i crimini online (come frodi finanziarie, diffusione di virus, pornografia) e con il dovere di monitorare su pubblicazioni, siti ed e-mail, rimuovendo i contenuti ritenuti dannosi o sovversivi.

Questo fitto apparato di filtraggio rende possibile la manipolazione dell’informazione: nei forum e nei blog vengono pubblicati commenti o post che mettono in buona luce le autorità. In questo modo, l’opinione pubblica viene guidata verso una percezione “corretta” dei fatti d’attualità, ovvero in linea con le posizioni e gli interessi del Partito. Spesso, le stesse autorità ingaggiano un gruppo di commentatori, a cui ci si riferisce ironicamente con il termine wǔmáodǎng 五毛党 ‘partito dei cinquanta centesimi’19, riferendosi a quello che probabilmente è il compenso per ogni commento pubblicato. In questo modo, si crea l’impressione che il governo riceva il consenso dalla maggior parte della popolazione.

L’efficacia del Great Firewall, pertanto, non è solo dovuta alla sua complessa tecnologia, o alle direttive imposte dal Partito, ma anche alla cultura di “autocensura” che il sistema genera. Secondo il governo cinese è compito degli stessi autori assicurarsi che i loro siti non contengano argomenti o contenuti perseguibili e censurabili, in quanto consapevoli dei limiti imposti. Tuttavia, dal momento che il confine tra il lecito e

18 Ministry of Information Industry, 2005, Web Sites That Fail to Register May Be Shut Down. http://www.cecc.gov/publications/commission-analysis/ministry-of-information-industry-web- sites-that-fail-to-register 19 FARRELL Henry, 2016, L’esercito di commentatori online pagati dal governo cinese, The Washington Post. https://www.ilpost.it/2016/05/20/lesercito-di-commentatori-online-pagati-dal-governo-cinese/

29 l’illecito non viene stabilito con chiarezza dalle autorità competenti, gli internauti cinesi evitano di toccare temi “sensibili” e creano prodotti che perdono in potenza e credibilità.

Questo meccanismo è così radicato nella mente dei cinesi che sono loro stessi a sottoporsi ad un’autocensura.

Il fenomeno è noto anche come “censura indiretta” e il suo successo in Cina si basa su diverse teorie. Secondo Michelle Yang20, il fenomeno dell’autocensura risiede nella

‘tattica del terrore’, ovvero la paura di essere puniti, esercitata dalle autorità, che spinge i cittadini cinesi ad autocontrollarsi. A questa strategia, il governo aggiunge una grande capacità di manipolare gli obiettivi: facendo appello al sentimento nazionalista della popolazione, l’attenzione dei cittadini si distrae dalle azioni del governo, dirigendo eventuali risentimenti verso nuovi target 21 . Da ciò, nasce il concetto di “sovranità dell’informazione”, utilizzato dalle autorità per giustificare il severo sistema di censura: tutti gli stati, infatti, manipolerebbero l’informazione ed i mezzi di comunicazione per diffondere ideali avversi alla Cina. È dunque essenziale che il governo cinese controlli le informazioni a disposizione dei cittadini, con il puro fine di proteggerli dall’ “egemonia dell’informazione”.

Un altro esempio si ritrova nelle azioni delle aziende 22: per quanto riguarda le grandi società, nazionali o multinazionali, il governo cinese utilizza strumenti finanziari e regole di mercato per convincere gli imprenditori del fatto che aderire alle politiche del governo, come la censura, è solo nel loro interesse. Le aziende che accettano di conformarsi alle direttive del partito, infatti, godono di maggiori benefici economici e

20 YANG Michelle, 2010, Effective Censorship: Maintaining Control in China, Penn Libraries- University of Pennsylvania, pp. 23-24. 21 Ibid. 22 Ibid. p.29.

30 minori restrizioni, avvantaggiandosi nel perseguimento dei loro obiettivi strategici.

Secondo Yang, quindi, il fatto che il governo finora si sia dimostrato capace di allineare gli interessi degli individui a quelli del partito, fa sì che il sistema dell’autocensura funzioni. Tra le aziende conformi al limite delle informazioni ritroviamo alcuni dei principali server, quali Microsoft e Yahoo!, che accettarono la politica censoria cinese. A partire dal 2003, infatti, Yahoo! fornì alle autorità le informazioni necessarie all’arresto di cyber-dissidenti cinesi. Tra questi possiamo ricordare il caso del reporter cinese Shi

Tao (师涛)23, il quale pubblicò su un forum americano una e-mail contenente dettagli riguardanti la censura attuata dal governo cinese sul massacro di Piazza Tienanmen.

Tramite le informazioni fornite da Yahoo! le autorità cinesi riuscirono ad identificarlo e a condannarlo a dieci anni di prigione con l’accusa di «aver fornito illegalmente segreti di stato a soggetti stranieri» 24. È evidente come la complicità di alcune tra le principali aziende occidentali operanti nel settore, pronte a piegare la testa per scopi lucrativi, favorisca la repressione della libertà di espressione online in Cina.

Secondo Manuel Castells25, il successo della censura indiretta in Cina è dovuto al

“sistema di punizione” stabilito dal governo, che punisce i netizen colpevoli di aver diffuso contenuti contrari alle direttive. Ad esempio, se un giornalista pubblica una storia non gradita dalle autorità, può essere licenziato, multato o privato del salario; le stesse condizioni possono essere applicate al supervisore del giornalista. Se il contenuto pubblicato è considerato pericoloso o dannoso, le autorità potrebbero revocare la licenza,

23 Si veda: https://phys.org/news/2005-09-china-yahoo-youve.html 24Associated Press in Beijing, 2013, Shi Tao: China frees journalist jailed over Yahoo emails. The Guardian. Si veda: https://www.theguardian.com/world/2013/sep/08/shi-tao-china-frees-yahoo 25 ZHEN Simon K, 2015, An Explanation of Self-: The Enforcement of Social Control through a Panoptic Infrastructure, Student Pulse, Vol. 7 N.9, in Inquiries Journal, pp.1-5.

31 multare o addirittura arrestare i membri dell’organo di stampa da cui proviene il giornalista. È chiaro, perciò, come questa struttura gerarchica del sistema riduca in maniera efficace ogni forma di dissenso 26 . A questo sistema si collega il metodo dell’intimidazione giudiziaria, un vero e proprio abuso di potere verso gli internauti cinesi che, tramite Internet, denunciano le autorità locali. Le vittime di questo metodo, solitamente, vengono accusate di diffamazione, che comporta tre anni di prigione e la perdita di ogni diritto politico. Le minacce e le violenze a cui potrebbero essere soggetti sono tra i motivi principali per cui i netizen accettano di cancellare il proprio microblog o di attuare l’autocensura; le autorità, infatti, tramite frasi ufficiali come “tu stesso sai cosa stai facendo di sbagliato” o “sarai tu a pagarne le conseguenze”, mettono in guardia i cittadini da ciò che dicono o scrivono.

Secondo la visione di Michel Foucault 27 , gli individui vivono in un ambiente influenzato da norme, che costituiscono un limite alle loro azioni e, una volta apprese, permettono loro di distinguere le azioni appropriate da quelle inappropriate. I numerosi casi in cui i dissidenti vengono puniti dalle autorità, insegnano ai comuni cittadini le reali conseguenze dell’opporsi al governo. Ciò porta il singolo a riflettere prima di diffondere informazioni su argomenti sensibili.

A questo si aggiunge l’abilità del governo cinese di saper controllare le masse, di creare individui “addestrati” ad obbedire ad un insieme di comportamenti. Chiaramente, nonostante gli individui siano “disciplinati”, il controllo assoluto è virtualmente impossibile e pertanto vi saranno sempre dei casi di dissenso, che non daranno impulso ad altri dissensi, ma ricorderanno agli altri individui come bisogna comportarsi28. Da

26 Ibid. 27 ZHEN S. K, op. cit. p.4-5. 28 Ibid.

32 questo ne deriva il fatto che molti cittadini cinesi siano i primi a denunciare altri cittadini colpevoli di aver pubblicato contenuti sensibili.

Nel 2004, ad esempio, il Ministero di Pubblica Sicurezza ha incoraggiato i netizen a denunciare fatti “dannosi”, come pornografia, gioco d’azzardo e via dicendo, in cambio di compensi economici 29 . Nel 2007, le autorità hanno introdotto su Internet due personaggi animati garanti della sicurezza online: Jǐngjǐng 警警 e Cháchá 察察 , nomi che fanno riferimento alla parola jǐngchá 警察 ‘polizia’. Una volta comparse sugli schermi dei computer, i due agenti danno l’opportunità agli utenti di fare domande sulle parole legali e non, o di riferire loro episodi che dovrebbero essere denunciati. Secondo le parole di un agente di polizia cinese, però, lo scopo principale delle due figure animate

è quello di “intimidate, not to answer questions” 30. Questi due esempi spiegano un'altra strategia attuata dal governo nel monitoraggio delle informazioni, ovvero quella di

“chiedere aiuto” agli stessi netizen.

29 L’agenzia di notizie Xinhua riporta che nell’ottobre del 2004 cinquanta cittadini cinesi furono ricompensati economicamente per aver riportato fatti di pornografia e di gioco d’azzardo online: http://www.cyberpolice.cn/wfjb/ 30 Parole pronunciate da un agente di polizia a Shenzhen: http://chinadigitaltimes.net/2006/01/image-of-internet-police-jingjing-and-chacha-online-hong- yan-o%C2%BAae%C2%A5%E2%84%A2aaio%C2%BAa/

33

Social media con caratteristiche cinesi

Nonostante il severo sistema di censura, è sbagliato pensare che l’utente cinese sia tagliato fuori dal mondo del social networking: il governo cinese, infatti, riconoscendone l’importanza, ha fatto sì che ad ogni server o social network di origine occidentale corrispondesse una copia cinese con le stesse funzioni, che in certi casi si dimostrano addirittura superiori. In questo modo l’utente cinese può usufruire del social networking, con la possibilità di scegliere tra una vasta gamma di prodotti nazionali a disposizione.

WeChat (Wēixìn 微信), ad esempio, è l’applicazione più famosa in Cina, ormai indispensabile per tutti, clone cinese del nostro Whatsapp, che di certo non può competere con la versione asiatica. Sviluppata nel 2011 dalla società cinese Tencent,

WeChat ha conquistato gli utenti cinesi per la sua multifunzionalità ed i numerosi servizi che offre: oltre alla funzione di messaggistica istantanea che presenta le stesse caratteristiche di Whatsapp (possibilità di videochiamare, inviare messaggi vocali, foto e video), questa applicazione racchiude uno spazio che permette agli utenti di condividere foto, video, immagini, articoli che gli amici possono commentare, funzione molto simile a quella che ci offre Facebook. E non solo: WeChat incorpora anche un servizio di portafoglio elettronico chiamato “WeChat Pay’’ con cui gli utenti possono acquistare online, trasferire denaro, pagare le bollette, prenotare ristoranti, taxi, voli e treni. WeChat, con un numero di utenti attivi che raggiunge una cifra di quasi nove zeri, non può essere definita come una semplice app per scambiare messaggi: incorpora una serie di applicazioni diverse come Whatsapp, Facebook, Paypal, Tripadvisor, Instagram, Uber, e così via.

34

Un altro colosso nel mondo del social networking cinese è Weibo (Sina Weibo 新

浪微博), il sito di microblogging cinese più amato e diffuso, paragonabile a Twitter: i netizen cinesi pubblicano brevi articoli su una timeline e sono presenti account verificati di personaggi celebri, tra cui politici. Si sviluppa, così, un ecosistema di contenuti unico e in costante espansione, reso virale anche grazie alla presenza delle opinioni di personalità influenti. Tuttavia, il libero flusso di idee e opinioni verificatosi agli esordi di Weibo, ha portato il Governo ad intervenire immediatamente, censurando ogni post e account ritenuto pericoloso per l’integrità del Paese e attuando un piano di monitoraggio continuo della piattaforma.

Per quanto riguarda i siti, uno dei casi più rilevanti a livello internazionale è quello di Google, che in Cina è sostituito da Baidu. Il famoso motore di ricerca, infatti, non possedendo uffici nel territorio cinese, minacciava il rigido controllo governativo. Dopo un’iniziale chiusura nel 2002 31, Google venne aperto nuovamente con il risultato di essere estremamente lento rispetto a Baidu. Non riuscendo a competere con il browser cinese, Google accettò inizialmente di sottostare alle misure di censura previste, che prevedevano l’assenza del servizio di blogging e di posta elettronica, per poi smettere di operare definitivamente in Cina nel 2010.

Oggi, un gruppo di ingegneri del colosso Mountain View starebbe lavorando alla realizzazione di un nuovo motore di ricerca che soddisfi le esigenze dei regolatori cinesi.

Questo secondo quanto riportato dal magazine online The Intercept, che sostiene di aver avuto accesso ad alcuni documenti riservati riguardanti l’iniziativa. Le ricerche per il

31 RETICO Alessandra, 2002, La Cina sigilla Google, navigatori in protesta. La Repubblica. http://www.repubblica.it/online/scienza_e_tecnologia/google/google/google.html

35 progetto, al momento noto con il nome Dragonfly32, sarebbero iniziate nella primavera del 2017 e accelerate dopo l’incontro tra il CEO di Google, Sundar Pichai, ed i rappresentanti cinesi, avvenuto nel dicembre dello stesso anno.

L’intenzione di Google sarebbe quella di lanciare una versione iniziale del motore di ricerca sui dispositivi Android, supportati da alcune applicazioni denominate Maotai e

Longfei, strutturate in modo da escludere ogni risultato non gradito dalle autorità cinesi: una volta digitata una chiave di ricerca, la piattaforma rimuoverà automaticamente ogni pagina o immagine con contenuti che facciano riferimento a diritti umani, democrazia, religione, pornografia, anticomunismo e manifestazioni anti-partito.

L’esempio di Google, da un lato, spiega l’enorme successo delle versioni cinesi dei più famosi social network, dovuto principalmente all’assenza di competizione straniera: la censura diviene una strategia commerciale che favorisce la crescita dell’industria nazionale mediante il consumo di siti interni e contribuendo all’espansione dei service providers cinesi. Dall’altro lato, dimostra come la ferma posizione delle autorità cinesi riguardo alla censura della rete, porti le aziende occidentali a sottostare alle conseguenti imposizioni piuttosto che vedere chiuse le porte del prolifico mercato cinese: la creazione di un nuovo browser censurato, infatti, permetterebbe a Google di guadagnare il primato di principale motore di ricerca in Cina.

Per coloro che difendono i diritti umani e libertà di espressione, la possibilità che

Google accetti di sottostare alla censura cinese sarebbe «un giorno buio per la libertà di

32 Si vedano: https://www.tempi.it/google-si-piega-alla-censura-di-pechino/ https://www.webnews.it/2018/08/01/google-motore-ricerca-censura-cina/

36 internet» 33, in quanto vittoria oggettiva di un governo che ha trasformato la Rete in una gigantesca intranet a proprio uso e consumo.

La Cyber Security Law

Tuttavia, le autorità dell’ex Impero celeste non sembrano voler rinunciare al loro elaborato sistema governativo. Così la Cina, il primo giugno 2017, per volere del

Presidente Xi Jinping, ha messo in atto una nuova stretta del web: la Cybersecurity Law34, abbreviata in CSL, per accentrare ulteriormente la gestione della rete. Un altro schiaffo alle pressioni e alla preoccupazione delle Nazioni Unite, in lotta per garantire la tutela dei diritti di ogni singolo cittadino del mondo.

La nuova legge sulla cyber-sicurezza cinese prevede che i dati di chi vive e lavora in Cina vengano gestiti direttamente dai server cinesi, per evitare cyber-minacce ed attacchi. In un testo, noto come Public Internet Cybersecurity Threat Monitoring and

Mitigation Measures, vengono coinvolte tutte le imprese nazionali ed internazionali operanti nella nazione asiatica che devono riportare e fornire al ministero dell’Industria e della Information Technology (MIIT) di Pechino tutte le informazioni riguardanti le cyber-minacce, gli attacchi cibernetici subiti e la cyber-threat intelligence 35 di cui

33Si veda: http://www.ilgiornale.it/news/politica/cina-sempre-pi-vicina-e-google-si-piega- censura-1561290.html 34 Si veda: https://www.cybersecitalia.it/cina-approvata-legge-sulla-cybersecurity-impone- obblighi-alle-aziende-anche-straniere/4657/ 35 Secondo la definizione fornita dalla NATO è “il prodotto risultante dalla raccolta e dell’analisi delle informazioni sull’ambiente, le capacità e le intenzioni degli attori, finalizzato all’identificazione delle minacce e a supportare il processo decisionale”. Si veda: https://www.cybersecurity360.it/cultura-cyber/cyber-threat-intelligence-cose-e-come-aiuta-la- sicurezza-aziendale/

37 dispongono. I dati raccolti verranno inseriti in un “cyber-threat database” nazionale della

Cina. Nel caso in cui ciò non venisse fatto, il governo cinese prevede pesanti sanzioni amministrative.

L’atto è stato giustificato dal Presidente Xi Jinping come azione necessaria affinché l’uso di Internet possa beneficiare i cittadini ed il paese. Non è chiaro, però, che uso

Pechino farà dei dati raccolti. Alcuni analisti della sicurezza informatica sostengono che la Cina stia esclusivamente incrementando le difese delle sue infrastrutture contro possibili cyber-attacchi.

Altri, invece, ipotizzano che questa mossa della Repubblica Popolare serva ad esercitare maggiore controllo sulle imprese estere, in particolare sui colossi di internet che operano nella nazione asiatica.

38

39

LE FORME DI RESISTENZA ONLINE

Nonostante il severo ed efficace sistema di censura del web presente in Cina, il cittadino cinese non è da considerare un individuo all’oscuro di ciò che accade nel mondo e dell’ingerenza del governo cinese nel flusso delle informazioni: una parte della popolazione è attiva e combattiva e non si arrende al Great Firewall. Oltre ad utilizzare

VPN36, protesta creando nuove forme di resistenza a favore della libertà di espressione e di informazione. Per farlo, si affida alla peculiarità della lingua e della scrittura cinese: l’omofonia e l’omografia di numerosi termini divengono tecniche efficaci per aggirare la censura. A queste, i netizen aggiungono altre tecniche grafiche, quali l’uso di simboli e caratteri speciali tipici del linguaggio online. Nascono quindi nuovi fenomeni che conquistano la popolazione del web, stanca di sottostare a un sistema di censura che soffoca la libertà di espressione.

La lingua di Marte

Secondo quanto riportato dalla State Language Commission, in Cina «netizens have become the biggest grassroots group of language creators of popular new Chinese words» 37. Gli utenti di Internet, infatti, sono soprattutto giovani, che vivono in ambienti urbani. Secondo il trentasettesimo rapporto pubblicato nel gennaio 2016 in seguito al congresso del CNNIC, il 75,1% degli utenti del web in Cina è composto da giovani di età compresa tra i 10 e i 39 anni: il 29,9% ha età compresa tra i 20 e i 29 anni, seguiti dal

36 Virtual Private Network: Rete privata virtuale che crea un tunnel crittografato tra due punti su internet, per esempio da un PC a un server web. 37 Netizen have their fingers on new language. China Daily, 2011. Si veda: http://www.china.org.cn/china/2011-05/13/content_22557143.htm

40

23,8% di età tra i 29 e i 39 anni e il 21,4% composto da ragazzi tra i 10 e i 19 anni. I risultati di queste statistiche dimostrano come Internet in Cina sia popolato prevalentemente da utenti di giovane età, un dato fondamentale che spiega l’origine di diversi fenomeni linguistici nati in Cina negli ultimi anni. Il linguaggio utilizzato dai giovani netizen, infatti, si presenta vivo e sintetico, riflette le trasformazioni della società e spesso riesce a superare i confini del linguaggio del web e ad entrare nell’uso quotidiano.

A tal proposito, a partire dagli anni 2000, la Cina assiste alla nascita di uno dei più peculiari fenomeni linguistici: il Martian Language (huǒxīngwén 火星文), reso in italiano come Lingua dei Marziani. Il nome di questo nuovo fenomeno linguistico è ispirato al dialogo di una commedia dall’enorme successo mondiale, Shaolin Soccer

(Shàolín zúqiú 少林足球, 2001) diretto da Stephen Chow, in cui l’allenatore della squadra rivolgendosi ad uno dei personaggi, dice:

«Go back to Mars, the Earth is so dangerous!».38

La citazione divenne contagiosa, facendo sì che persone dai comportamenti inusuali fossero etichettate come “marziani”.

Questa varietà criptica e non convenzionale nasce a Taiwan ad opera di una ristretta cerchia di netizen che la adoperavano per comunicare in maniera segreta. Nel

2006, fu addirittura oggetto di una domanda nel test d'ingresso del National College di

38 Si veda: https://blog.willamette.edu/worldnews/2011/04/18/martian-language-internet-slang- words-in-china/

41

Taiwan39, che chiedeva ai sostenitori dell’esame di interpretare e tradurre alcune frasi dalla lingua marziana al cinese. Le critiche a riguardo furono molte e, nonostante non apparvero più domande di questo tipo nei successivi test, a partire dal 2007, questo linguaggio incomprensibile divenne di uso comune anche nella Repubblica Popolare

Cinese.

La moda marziana si diffuse principalmente tra i cosiddetti Jiǔlínghòu 九零后, ovvero i giovani nati dopo il 1990. Difatti, una ricerca condotta da Xinhua Net mostra che l’80% degli utenti di età compresa tra i 15 e i 20 anni conosce questo linguaggio e lo usa quotidianamente40. Questo perché la ‘lingua di Marte’, grazie alla struttura e al lessico difficilmente comprensibili, risulta essere un ottimo strumento di comunicazione in codice e attribuisce al netizen della nuova generazione un forte senso di identità, oltre a rendere possibile la libertà di espressione.

La particolarità di questo linguaggio è data dall’assenza di regole fisse universali che permettono di decifrare il messaggio. In generale si presenta come un insieme di tecniche che riguardano principalmente la fonetica, la morfologia e la sintassi, ad esempio41:

- Il code-switching, ossia l’utilizzo di più forme di scrittura, se non di lingue: la

Lingua di Marte, infatti, nella stessa frase o nella composizione di una parola, può

39 Esame nazionale che permette l’ingresso all’università. 40 ‘Martian Language’ heats up among Chinese teenagers, 2008, China Daily. http://www.chinadaily.com.cn/china/2008-05/22/content_6705274.htm 41 CHAN Sin-wai, 2016, Routledge Encyclopedia of the . Routledge, p.126- 127.

42

fare uso dell’inglese, dell’alfabeto cirillico, dell’hiragana o del katakana 42 , del

coreano, del bopomofo43 e dell’IPA44.

- Omofonia o vicinanza fonetica, utilizzate originariamente per risparmiare tempo:

in fase di scrittura, infatti, i caratteri sono inseriti attraverso un sistema di

inserimento fonetico che rallenta la scelta del carattere desiderato, per cui spesso si

opta per il primo risultato proposto.

- Utilizzo di simboli speciali. Tra gli esempi più rappresentativi vi è la parola

huǒxīngwén 火星文 ‘ lingua marziana’, conosciuta anche come xuē ☆ wén, in

caratteri 吙☆魰. Infatti, il carattere xīng 星 che letteralmente vuol dire ‘stella’, è

sostituito dal corrispondente simbolo ☆. Mentre al carattere huǒ 火 e wén 文

vengono aggiunti rispettivamente i radicali di bocca kǒu 口 ed il radicale di pesce

yú 鱼, utilizzando due caratteri con diverso significato (xuē 吙 e wén 魰), ma che

mantengono una somiglianza visiva con quelli originali

45.

- Modifiche ortografiche, che prevedono la sostituzione del carattere originale con

uno più complicato e inusuale, o che presenta un componente in comune. Un chiaro

esempio è dato dall’utilizzo di è 饿 ‘affamato’ al posto di wǒ 我 ‘io’.

42 Sillabari giapponesi che compongono, insieme ai kanji, il sistema di scrittura giapponese. 43 Sistema di traslitterazione del cinese standard utilizzato a Taiwan. 44 International Phonetic Alphabet. Sistema di scrittura alfabetico utilizzato per la rappresentazione dei suoni delle lingue nelle trascrizioni in fonemi. 45 ATZORI Gianluca, 2018, I giovani cinesi parlano la Lingua dei Marziani e sfidano l’autorità. China Files. https://medium.com/china-files/i-giovani-cinesi-parlano-la-lingua-dei-marziani-e-sfidano- lautorit%C3%A0-83a5d74ebfc1

43

- Scomposizione o fusione dei caratteri. I caratteri cinesi sono per lo più formati da

una combinazione di componenti, che possono avere un proprio significato. Con

questo sistema, si possono separare i componenti del carattere, o al contrario, unire

diverse componenti o più caratteri in un unico nuovo carattere. Ad esempio, nel

primo caso, scomponendo la parola ‘pistola’ qiāng 枪, si ottiene mùcāng 木仓,

ovvero ‘granaio di legno’. Nel secondo caso, termini come jiào 嘦, sono usati per

indicare zhǐyào 只要 ‘se solo ’.

- Utilizzo di o numeri arabi: questo metodo permette di creare sequenze che,

in fase di lettura, ricordano foneticamente una o più parole. Uno degli esempi più

diffusi è 3Q: in cinese, il numero tre 三 si pronuncia sān; aggiungendo la lettera

dell’alfabeto latino Q si ottiene una sequenza la cui pronuncia ricorda quella parola

inglese thank you.

- Geroglifici o simboli. Ad esempio la sequenza di lettere Orz, che rappresenta un

uomo piegato a terra sulle ginocchia: la ‘O’ sarebbe la testa, la ‘r’ le braccia e la ‘z’

le gambe. Inizialmente veniva usato per esprimere frustrazione, mentre con il

tempo è diventata un’icona per gratitudine nei confronti di qualcuno. Infatti, nella

lingua marziana, 3Q Orz significa ‘molte grazie’46.

- Sostituzione di caratteri con un significato simile o uguale.

- Un mix delle strategie sopra elencate.

Se da una parte studiosi e genitori sono preoccupati di come l’eccessivo uso possa influenzare seriamente l’apprendimento da parte dei giovani della lingua cinese e del fatto che possa portare ad incomprensioni tra giovani ed adulti, dall’altra parte, la recente

46 ATZORI Gianluca, 2018, op.cit.

44 moda marziana rappresenta per i giovani netizen uno strumento fondamentale per esprimere la propria individualità e creatività.

Nata come gioco, per puro fine di intrattenimento e per risparmiare tempo nella scrittura del messaggio, essendo un linguaggio difficilmente decifrabile, la Lingua dei

Marziani oggi rappresenta un esempio della creatività linguistica cinese attraverso la quale i netizen riescono a scavalcare il muro della censura, riuscendo ad esprimere idee e opinioni.

Crazy Crab: il vignettista senza volto

Fin dai tempi di Confucio, nel V secolo a.C., l’ ‘armonia’ era considerata principio basilare di una società stabile e bilanciata. In cinese, si traduce con il termine héxié 和谐 : il primo carattere 和 significa ‘gentile, armonioso, di buone qualità’, mentre il secondo 谐 significa ‘in accordo, in armonia’.

Nel settembre del 2004, il Partito Comunista Cinese, guidato dai leader Hu Jintao e

Wen Jiabao, introdusse per la prima volta il concetto di ‘società armoniosa’ con una connotazione principalmente politica ed economica. Nell’ottobre del 2006, la costruzione di ‘una società armoniosa socialista’ divenne ufficialmente uno dei nuovi obiettivi fondamentali della dottrina politica del Partito Comunista e della Repubblica popolare cinese.

Con l’amministrazione di Jiang Zemin e l’ ‘economia socialista di mercato’, la

Cina fu protagonista di un boom economico che creò un profondo divario di reddito tra la fascia più ricca di popolazione e quella più povera. Secondo il Presidente Hu Jintao e il

45

Segretario degli Affari di Stato e Primo Ministro Wen Jiabao, per risolvere la situazione di squilibrio ed ineguaglianza socio-economica, era necessario promuovere l’armonia e il progresso. Per ‘armonizzare’ la società bisognava effettuare modifiche alla riforma economica della precedente amministrazione e il mezzo per farlo era la pianificazione strategica di una crescita economica sostenibile a lungo termine. Solo in questo modo la riforma politica si sarebbe mossa verso una maggiore democratizzazione, evitando l’affiorare di ulteriori problemi sociali.

Le proposte ‘armonizzanti’ di Hu Jintao, inizialmente, furono accolte con grande entusiasmo, con l’idea di essere meritevoli di uno sforzo apparentemente alimentato da una giusta causa. Ben presto, la fiducia nel principio di una società armoniosa precipitò: questo desiderio di armonia si rivelò solamente un fine per giustificare l’uso di determinati mezzi e sistemi politici discutibili, come la rigida soppressione del dissenso e il controllo del flusso di informazioni all’interno del Paese. Il concetto di ‘armonia’ finì per coincidere con quello di ‘repressione’, che avveniva tramite il controllo e la strumentalizzazione della cultura e, soprattutto, della Rete.

Furono istituite le ‘prigioni nere’, centri di detenzione extra-legale, ed i cittadini divennero vittime di soprusi da parte dei funzionari locali e degli agenti di polizia, arrivando a gravi violazioni dei diritti umani e civili.47

Il termine in lingua cinese di ‘armonia’, héxié 和谐, ha un omofono, héxiè 河蟹, che significa ‘granchio di fiume’, parola entrata nel vocabolario di molti internauti cinesi per riferirsi alla censura governativa online. È proprio da questo termine che è

47 PEZZINI Emilia Maria, 2012, “和谐”– “Armonia”: contraddizioni nella “società armoniosa” di Hu Jintao. Daily Storm. Si veda: http://dailystorm.it/2012/09/14/%E5%92%8C%E8%B0%90- armonia-contraddizioni-nella-societa-armoniosa-di-hu-jintao/

46 ispirato Hexie Farm48, in italiano ‘La fattoria dei granchi’, il microblog di un vignettista di cui, per ben chiare ragioni di sicurezza, non si conosce né il nome né il volto e che firma le sue opere come Crazy Crab.

Il blog, creato da questo artista nel 2010, è la prima e più celebre raccolta di vignette politiche in Cina. Con un forte richiamo a La fattoria degli animali immaginata da George Orwell, La fattoria dei granchi di Crazy Crab riproduce molti episodi controversi di tipica vita cinese criticando la ‘società armoniosa’. Per farlo, racconta la vita all’interno di una fattoria in cui vige una gerarchia. Al vertice di essa si trova il Capo, rappresentato da un maiale, boss dell’unico partito, il Party-Party; in basso invece si trova il popolo, composto da diverse figure vaghe e indistinte (Figura 1). Tutti gli animali della fattoria sono affiliati al Party-Party che promette ‘equità, giustizia, uguaglianza’.

Con la grande semplicità del disegno, queste vignette sfidano la censura e diffondono contenuti considerati ‘pericolosi’ (Figura 2). Proprio per questa ragione, le autorità non hanno tardato ad intervenire e dal 2011, il Great Firewall ha bloccato Hexie Farm, eludendo ogni possibilità di essere visibile ai netizen della rete cinese.

Il fenomeno degli egao

La creatività linguistica e le vignette satiriche non sono le uniche forma di resistenza online di cui i netizen cinesi fanno uso per evadere il severo sistema di censura: un altro elemento che esemplifica la posizione attiva e combattiva del popolo della rete è

48 id. 2015, Hexie Farm, quelle vignette che sfidano il governo cinese. Daily Storm. Si veda: http://dailystorm.it/2015/01/11/hexie-farm-quelle-vignette-che-sfidano-il-governo-cinese/

47 il cosiddetto fenomeno degli egao. Il termine ègǎo 恶搞49 è la semplificazione dell’espressione cinese èyì gǎoxiào 恶意搞笑 con il significato di ‘scherzare in maniera pesante, prendere in giro’50.

Le origini del fenomeno sono strettamente legate alla cultura kuso51 tipica dei videogame, dei manga e dei film d’animazione giapponesi di scarsa qualità, spesso oggetto di parodia degli utenti del web. Dal Giappone, questa cultura raggiunse Taiwan, per poi arrivare a coinvolgere anche i netizen cinesi ed ottenere l’attenzione sia nazionale che internazionale a partire dal 2006.

Ciononostante, essendo un caso piuttosto recente, quello degli egao è un fenomeno poco discusso nella letteratura scientifica in lingua inglese, che ne fa riferimento utilizzando il termine spoof.

In italiano non esiste ancora una traduzione specifica, ma tra i significati più plausibili ritroviamo ‘parodia’, ‘satira’, ‘ridicolizzare’ e la sua forma si potrebbe avvicinare a ciò che nel mondo online occidentale è conosciuto come meme52.

Cos’è dunque l’egao?

49 parola composta da è 恶 ‘cattivo, malvagio’ e gǎo 搞, ‘fare, avere a che fare con’. Non esistendo una traduzione specifica del fenomeno per tutta la stesura del testo, verrà mantenuto il termine cinese egao. 50 CHEN Ying, 2015, Egao and Diaosi, p.32. 51 Ivi, p.33. 52 Secondo la definizione dell’Enciclopedia Treccani: “I memi digitali sono contenuti virali in grado di monopolizzare l’attenzione degli utenti sul web. Un video, un disegno, una foto diventa meme (termine coniato nel 1976 dal biologo Richard Dawkins ne Il gene egoista per indicare un’entità di informazione replicabile) quando la sua «replicabilità», che dipende dalla capacità di suscitare un’emozione, è massima”.

48

L’egao potrebbe essere descritto come una forma di cultura del web che i netizen utilizzano per fare satira politica e per sdrammatizzare episodi di un certo spessore sociale, ma le definizioni fornite sono molteplici: la testata giornalistica China Daily li descrive come «a popular subculture that deconstructs serious themes to entertain people with comedy effects», mentre per il quotidiano ufficiale cinese Guangming Daily sarebbero «a popular online strategy, in the form of language, picture and animation, which comically subverts and deconstructs the so-called normal»53.

La genialità di questo fenomeno risiede nel fatto che gli egao, solitamente, agiscono su opere e lavori famosi già esistenti cambiandone radicalmente il significato: in questo modo il fenomeno diventa comprensibile e accessibile ad un vasto pubblico.

Tuttavia il target degli egao è illimitato: essi prendono di mira i soggetti più disparati, come opere letterarie e cinematografiche, celebrità, spot pubblicitari, eventi importanti e fenomeni sociali, fatti di cultura popolare, fino ad arrivare ai simboli sacri della tradizione dinastica. Per farlo, utilizzano ironia, satira e umore nero espressi mediante giochi di parole in lingua cinese unito alla potenza comunicativa dell’immagine.

Il successo di questo fenomeno è dovuto principalmente al contributo della tecnologia digitale, poiché ha permesso e permette tuttora agli utenti del web di modificare e modellare prodotti mediatici con grande facilità, insieme alla diffusione di

Internet ed all’elevato numero di utenti cinesi.

La presenza sempre più capillare all’interno della società cinese delle tecnologie digitali ha comportato un’evoluzione del fenomeno, che ha assunto forme sempre più complesse, partendo dalla semplice immagine fino ad arrivare alla tipologia più comune e diffusa oggi, quella del video, realizzato mediante il montaggio e il doppiaggio.

53 CHEN Ying, 2015, op.cit. p.32.

49

Inoltre, la creazione dei primi siti di condivisione di video come Tudou.com nell’aprile del 2005 e Youku.com nel dicembre del 2006, ha indebolito la barriera di produzione e distribuzione, fornendo a qualsiasi utente la possibilità di creare e modificare video in maniera semplice. Gli utenti, grazie a queste piattaforme, diventano produttori privati che, liberi dal controllo del sistema mediatico, possono interagire direttamente con i consumatori e i visualizzatori, ottenendo popolarità in maniera indipendente. Questa libertà porta ad un cambiamento nel rapporto società-Stato: gli utenti non sono più consumatori passivi, bensì partecipano attivamente alla produzione e alla distribuzione di contenuti.

L’egao si fa spazio in questo contesto di tensione tra due fazioni ideologiche: da un lato le autorità governative per cui rappresenta un elemento temibile; dall’altro i netizen che lo ritengono uno strumento in grado di sdrammatizzare le pressioni sociali. In una società individualista, competitiva e controllata, la creazione di egao diventa un modo per esprimere le proprie idee, con la speranza di lasciare un’ impronta nel flusso delle informazioni. Attraverso l’ironia e la satira, gli utenti cinesi riescono ad evadere dalla realtà. Gli ideali della cultura dominante diventano oggetto di storie divertenti accessibili alla chiunque; il linguaggio sterile della terminologia comunista e delle ideologie ufficiali viene ravvivato dai colori del linguaggio quotidiano.

Inoltre, trattandosi apparentemente di puro intrattenimento, gli egao riescono ad ingannare le autorità. Proprio per questa ragione, il fatto che molti egao riescano ad evadere il Great Firewall o a rimanere online nonostante i tentativi di blocco, ha incoraggiato i netizen a considerarli una delle valide alternative di espressione, in un paese in cui le possibilità di partecipare attivamente alla vita politica sono minime. Ciò

50 non toglie che, avendo naturalmente attirato l’attenzione del governo, siano diventati bersaglio dalla censura.

Nati come forme di intrattenimento divertenti ed ironiche, gli egao acquistano una valenza politica nella società cinese fornendo ad una generazione stanca di ricevere informazioni plasmate dal governo una piattaforma di resistenza, di critica e di espressione creativa; l’oppressione e la censura risvegliano la coscienza dei netizen, e la satira diviene il mezzo ideale come risposta ai tentativi delle autorità cinesi di produrre una cultura del web mansueta e pulita, in quanto occasione di attivismo contrario alle autorità governative, ma anche strumento in grado di far ridere. Stile satirico e umoristico, multimedialità, perdita di fiducia nelle autorità e partecipazione di massa: possiamo riassumere così il fenomeno degli egao.

L’omicidio provocato da un panino al vapore

L’omicidio provocato da un panino al vapore54 è il titolo del video considerato universalmente l’iniziatore della moda degli egao, ideato da Hu Ge, un libero professionista di video-editing di Shanghai. Un filmato di circa venti minuti, comparso sulle piattaforme online cinesi nel gennaio 2006, che è stato ripubblicato e condiviso migliaia di volte in una sola notte. Il video si presentava come parodia di un celebre film del regista Chen Kaige, intitolato La Promessa, comparso sui grandi schermi cinesi nel

2005 in seguito ad una costosissima campagna promozionale. Hu Ge, rimasto deluso dalla visione del film, per puro divertimento personale, decise di crearne una versione comica. La trama eroica del film, che ruota attorno ad una storia amorosa complicata in seguito ad un incantesimo, viene trasformata in un giallo incentrato sull’omicidio del

54 CHEN Ying, 2015, op.cit. p.31.

51 manager di un nightclub. Grazie a varie tecniche di fotomontaggio, doppiaggio di voci e musiche in sottofondo, oltre all’utilizzo di linguaggio stereotipato e ideologico, Hu Ge è riuscito a trasformare il valore epico del film originale in una denuncia attuale, che tratta tematiche come la prostituzione, la corruzione degli ufficiali e le condizioni dei lavoratori immigrati.

Il video, fin da subito, fu oggetto di discussioni e ricevette svariati commenti e reazioni, tra cui quella del rinomato regista Chen Kaige, che ricorse subito a minacce legali, accusando il giovane di violazione di copyright e diffamazione personale.

Le accuse del regista, fecero del caso del ‘panino al vapore’ una lotta popolare contro le autorità. Hu Ge divenne un’icona del web, oltre ad essere simbolo della ribellione online ed iniziatore della cultura degli egao. A partire da quel momento, il fenomeno degli egao divenne una delle pratiche più popolari e diffuse tra gli internauti cinesi.

I membri del Partito Comunista attuarono le prime direttive anti-satira in seguito ad un altro eclatante caso di egao: la parodia di Scoppiettante stella rossa 55, una nota pellicola propagandistica del 1974, inclusa ne I classici rossi della Rivoluzione. Nella pellicola originale il protagonista è un giovane arruolato nell’Armata Rossa, impegnato nelle vicende della Rivoluzione culturale. Nella parodia, invece, il ragazzo punta a vincere una competizione di canto e a diventare una famosa pop star; la madre del protagonista è una fan sfegatata di un conduttore televisivo della CCTV ed il padre è un agente immobiliare pronto a tutto per far sì che il figlio diventi famoso. La versione comica sostituisce la versione propagandistica con una denuncia alla corruzione della televisione statale, oltre a screditare gli avvenimenti della rivoluzione.

55 ZHANG Lin, 2008. ‘Carnival in Cyberspace’ or ‘Site of Resistance’? Internet Egao Culture as Popular Critique in Postsocialist Chinese Society. MA Thesis, NewYork University, p.60.

52

Un alpaca contro la censura

All’inizio del 2009 si diffuse sul web un video che vedeva protagonista un buffo e simpatico alpaca (cǎonímǎ 草泥马) che, accompagnato da un coro di bambini, intonava una simpatica e coinvolgente canzoncina. Questo motivetto racconta la vita di un gruppo di alpaca che, sereni e gioiosi, vivono nel lontano deserto del Gobi. Per continuare a vivere in serenità e per proteggere la loro amata prateria, gli alpaca lottano contro i granchi di fiume, riuscendo infine a sconfiggerli.

Lo stravagante ed insolito video, diventato virale e che all’apparenza sembrerebbe una semplice canzoncina per bambini, nasconde in realtà un significato più profondo: il termine con cui ci si riferisce agli alpaca è quasi omofono a càonǐmā (操你妈), un insulto molto pesante, largamente diffuso in Cina; i granchi di fiume (héxiè 河蟹) contro i quali lottano, invece, sono gli stessi granchi della fattoria di Crazy Crab, ossia la rappresentazione della censura legata al concetto di ‘armonizzazione’ delle autorità cinesi.

Una volta preso in considerazione il significato celato dietro ai due termini, si capisce che il messaggio racchiuso dentro il testo della canzone è il seguente: gli caonima, ossia gli internauti, hanno riconquistato la loro prateria, quindi la loro libertà di espressione.

Le autorità cinesi non persero tempo a censurare il video, ma nonostante il loro tentativo di cancellare ogni richiamo alla simpatica canzoncina, l’alpaca Caonima resta un simbolo della lotta contro il Great Firewall.

Oggi, infatti, un Grass-mud Horse è chiunque critichi le azioni del governo cinese in quanto a libertà di espressione e chiunque cerchi di eludere la censura attraverso nuove forme espressive.

53

54

LE TRE VITTIME DEL GREAT FIREWALL

Così come al tempo della Rivoluzione culturale di Mao, oggi la politica di censura di Xi Jinping ha effetti devastanti non solo sulla società, ma anche sulla storia della Cina.

Tra i bersagli principali della muraglia digitale cinese troviamo qualsiasi sito considerato sovversivo, che pubblichi contenuti pornografici, che sia a favore della democrazia o che in qualche modo minacci l’intoccabile integrità del Governo. Secondo una ricerca condotta ad Harvard 56 , i sistemi di filtraggio del Great Firewall mirano a tutte le piattaforme che permettono ai netizen di esprimersi collettivamente e che mostrano un certo potenziale per generare azioni di massa, quali Twitter e Facebook o le testate giornalistiche internazionali come BBC e Radio Free Asia. Questo perché la velocità della Rete permette una diffusione rapida di idee, opinioni e avvenimenti che il Governo cinese non vuole rendere pubblici.

«Who controls the past, controls the future».57

La celebre frase del romanzo 1984 di Orwell delinea perfettamente la mentalità delle autorità cinesi, che puntano a cancellare dal passato e dalla memoria delle future generazioni le pagine che comprometterebbero l’autorevolezza del Partito. Tra queste, troviamo quelle conosciute come le “tre T”: la repressione degli studenti di Tienanmen, avvenuta il 4 giugno del 1989, scesi in piazza per rivendicare la libertà di espressione; le persecuzioni della popolazione del Tibet, tuttora in corso; l’indipendenza di Taiwan, che

56 CEDROLA Simone, 2017, Il “Great Firewall”: la censura cinese 2.0, Ius In Itinere. https://www.iusinitinere.it/great-firewall-la-censura-cinese-2-0-2101 57 ORWELL George, 1949, 1984, Secker & Warburg.

55 la Cina non vuole riconoscere. E forse le autorità, ad oggi, sono riuscite nel loro obiettivo: facendo ricerche online nulla sarebbe successo nel 1989 a Tienanmen, Taiwan sarebbe imprescindibilmente territorio cinese, così come il Tibet, dove le persecuzioni risulterebbero atti necessari per placare i rivoltosi fomentati dal Dalai Lama.

L’indipendenza di Taiwan

L’isola di Taiwan, denominata Formosa dai portoghesi nel 1500, è ed è stata a lungo bersaglio delle mire espansionistiche della Cina che, nel 1644, ne fece una colonia.

Nel 1895, con il Trattato di Maguan, la Cina fu costretta a cedere Taiwan alle truppe giapponesi, che la occuparono per cinquant’anni.

Nel 1945, gli accordi internazionali raggiunti durante la Seconda guerra mondiale definirono Taiwan uno dei territori sottratti illegittimamente alla Cina, che doveva essere restituito alla dominazione cinese. Il primo ottobre 1949, con la vittoria del PCC, Chiang

Kai-shek e parte dei funzionari del Partito Nazionalista (KMT) fuggirono a Taiwan, proclamando la Repubblica di Cina (RDC). Da allora, la Cina non riconosce l’indipendenza di Taiwan proclamata dal governo nazionalista, e considera l’isola come una provincia “ribelle”, seppur parte imprescindibile della nazione cinese. Tuttavia, nel

1949, la politica totalitaria del Kuomintang acutizzò i contrasti con la popolazione locale, che scatenò una serie di rivolte armate, sanguinosamente represse dai militari.

Nel 1988, in seguito alla morte di Chang Kai Shek, il figlio Chiang Ching-kuo si aprì ad una politica di liberalizzazione e democratizzazione che portò alla nascita del

Partito Democratico Progressivo (DPP) nel 1986 e all’elezione del primo presidente originario di Taiwan, Lee Tenghui.

56

Nel marzo del 2000, venne eletto Chen Shui-bian, successivo candidato del Partito

Democratico Progressista, fermo sostenitore dell’indipendenza dell’isola, il cui atteggiamento fu criticato dalle autorità cinesi.

A partire dal maggio 2016, Taiwan è stata guidata da Tsai Ing-wen. La vittoria di

Tsai non fece gioire Pechino, che immediatamente censurò il nome della presidente dall’intranet cinese. Gli internauti cinesi che provavano a cercare il nome di Tsai Ing-

Wen o la semplice espressione in mandarino "elezioni a Taiwan" ottenevano in risposta un messaggio che segnalava il blocco da parte della censura: «A causa delle leggi, dei regolamenti e delle politiche in vigore, i risultati per questa ricerca non possono essere mostrati». Il malcontento di Pechino derivava dalle simpatie indipendentiste della neoeletta presidente. Pur rimanendo ferma sull’indipendenza di Taiwan, Tsai si è mostrata favorevole a mantenere una robusta collaborazione economica con la Cina, privilegiando però gli alleati come l’America e il Giappone. Per questa mancata presa di posizione, Tsai Ing-wen è stata spesso accusata da entrambe le fazioni politiche di

Taiwan, ma ha anche portato oltre centomila persone a manifestare nel centro di Taipei, per chiedere un referendum sull’indipendenza dell’isola.

Sebbene in passato la popolazione taiwanese fosse decisa ad ottenere l’indipendenza, con il tempo si è creata una divisione tra i sostenitori del riavvicinamento a Pechino, guidati dal Kuomintang, e gli indipendentisti, sostenuti dal presidente della repubblica Chen Shui-bian e dal DPP.

Taiwan oggi

Dalla sconfitta giapponese nel 1945, la Cina ha fermamente mantenuto la convinzione che Taiwan appartenga ad essa, malgrado l’indipendenza de facto ottenuta

57 nel 1949, considerando la futura riunificazione con l’isola una causa nazionale sacra. Al fine di isolare Taiwan e influenzare il suo elettorato, i cinesi hanno iniziato delle intense esercitazioni militari in prossimità delle coste dell’isola, che si verificano sempre più frequentemente. L’ultima parata militare è avvenuta nel maggio 2018, quando il governo di Pechino ha condotto una serie di esercitazioni di accerchiamento intorno all’isola di

Taiwan58. Pechino, infatti, ha dichiarato di essere pronta ad avviare un intervento militare qualora Taipei proclamasse l’indipendenza. Proprio a gennaio del 2019, risalgono le parole del Presidente Xi Jinping, il quale ha affermato che Pechino non rinuncerà all’uso della forza militare per assicurare la “riunificazione”59.

Nonostante la possibilità di un’invasione militare della Cina sia sempre più temuta, oggi Taiwan continua a rivendicare l’indipendenza, tentando di liberarsi dalla morsa diplomatica di Pechino. Inoltre, la situazione dell’isola è da tempo al centro della guerra di posizione tra America e Cina nel continente asiatico. Dei diciassette stati che oggi riconoscono il governo di Taipei, Washington si è dimostrata l’unica vera alleata dell’indipendenza di Taiwan: il Governo degli Stati Uniti, infatti, fornisce periodicamente all’isola equipaggiamenti militari difensivi e sostiene la risoluzione pacifica delle relazioni tra Taiwan e la Cina continentale.

Pechino ha anche cercato di allontanare da Taiwan alcune nazioni che intrattenevano forti legami diplomatici bilaterali con l’isola. In particolare, le tensioni tra la Repubblica Popolare Cinese e l’isola di Taiwan sono aumentate sensibilmente nel

58 CASTELLANI Claudia, 2018, Cina: Taiwan cessi ogni attività di spionaggio e sabotaggio. Sicurezza Internazionale. http://sicurezzainternazionale.luiss.it/2018/09/16/cina-taiwan-cessi-attivita-spionaggio- sabotaggio/ 59 Si veda: https://www.tpi.it/2019/01/02/cina-taiwan-uso-forza/

58 mese di maggio con la rottura dei rapporti diplomatici tra Taiwan e due storici alleati, ovvero il Burkina Faso e la Repubblica Dominicana che hanno deciso di stabilire rapporti diplomatici con la Cina. Secondo il principio One China Policy, l’isola di Taiwan appartiene alla Cina e, pertanto, la sua indipendenza non può essere riconosciuta dagli

Stati che intrattengono relazioni diplomatiche con la Repubblica Popolare Cinese. Il ministero degli Esteri di Taiwan ha ritenuto che dietro alla scelta di questi due Paesi vi siano state ingenti offerte economiche da parte della Cina, la quale è stata accusata di dollar diplomacy. L’influenza di Pechino sul resto del mondo, infatti, è sempre più forte e spiega il perché negli ultimi anni Taiwan abbia perso il sostegno diplomatico di molti dei paesi che tradizionalmente ne riconoscevano l’indipendenza. Un’influenza tale da limitare anche la partecipazione di Taiwan a organizzazioni internazionali.

Recentemente, la storia di Taiwan è stata segnata da un’altra data significativa: il

24 novembre del 2018, i cittadini dell’isola si sono mobilitati per votare diversi quesiti referendari che sfidano la Cina su questioni combattute in ambito politico, economico, ambientale e sociale. Uno dei referendum, ad esempio, ha riguardato la scelta del nome con cui la delegazione di Taiwan dovrebbe competere alle prossime Olimpiadi nel 2020: continuare ad usare la denominazione ‘Cina Taipei’ voluta da Pechino, o optare per

‘Taiwan’, scelta che non sembrerebbe essere stata accolta con favore dal Comitato

Olimpico Internazionale e che potrebbe irritare Pechino. Gli altri quesiti referendari hanno coperto questioni quali la qualità dell’aria, l’uso dell’energia nucleare e tematiche a sfondo LGBT.

Tuttavia, l’attenzione dei circa 19 milioni di elettori si è concentrata principalmente sulla scelta tra Kuomintang e DPP, che ha portato alla pesante sconfitta della presidente

Tsai e del Partito Progressista, dopo vent’anni di governo. Appena ricevuti i risultati dei

59 voti, Tsai ha subito dichiarato le dimissioni come leader del DPP, restando però in carica come presidente di Taiwan.

Sebbene prima delle elezioni i sondaggi dessero per favorito il Partito Progressista

Democratico della presidente Tsai Ing-wen, il risultato ottenuto fa pensare ad interferenze di Pechino nella campagna di promozione, avvenuta principalmente nel cyberspazio cinese. Ciò sarebbe avvenuto attraverso diverse strategie come l’aumento delle visualizzazioni delle pagine dei candidati del KMT su YouTube e altri social media, la pubblicazione di commenti rispettivamente positivi e negativi sui membri del partito

Nazionalista e del DPP da parte di individui fittizi, o ancora la diffusione di notizie false e altri tipi di disinformazione, con l’obiettivo di influenzare le decisioni degli elettori.

Questo, differentemente da Taiwan, dotata di una grande industria dei mezzi di informazione che presenta un gran numero di punti di vista diversi neutrali e critici, permettendo agli elettori di sviluppare un pensiero libero.

La situazione di Taiwan, la possibilità della tanto rivendicata indipendenza e, più in generale il destino dell’isola, restano quindi questioni sospese.

60

La questione del Tibet

Il Tibet, immensa regione di montagne e altipiani, ha sempre suscitato l’interesse degli stati confinanti, non solo per la sua posizione strategica tra Cina e India, ma anche per le ricchezze delle grandi riserve d’acqua e dei giacimenti di minerali preziosi come oro e uranio. Le mire coloniali della Cina sul Tibet risalgono al 1911, con la proclamazione della Repubblica di Cina, fondata da Sun Yat Sen, il quale non solo non ammise l’indipendenza di regioni come la Mongolia ed il Tibet, ma si prefissò anche di riconquistare tutti i territori storicamente appartenuti alla Cina.

Nel periodo tra il 1914 ed il 1949, la Cina fu scenario di una sanguinosa guerra civile tra i nazionalisti del Kuomintang (allora al potere) ed i comunisti di Mao Zedong.

La vittoria di quest’ultimo nel 1949, e la proclamazione della Repubblica popolare cinese il primo ottobre di quell'anno, risollevarono la questione dei "Territori separati dalla madrepatria"60 di Sun Yat Sen. Mediante trattative diplomatiche con le autorità cinesi, i tibetani tentarono di evitare l'invasione cinese, con scarsi risultati: con il pretesto della Guerra di Corea, scoppiata nel 1950, che catturò l’attenzione mondiale, i soldati dell’Esercito di Liberazione popolare entrarono nel Tibet orientale61.

Il 17 novembre del 1950, il XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatso, venne dichiarato sovrano del Tibet a tutti gli effetti62, assumendo i pieni poteri spirituali e temporali come

Capo dello Stato, per diventare successivamente vicepresidente del comitato permanente dell'Assemblea Nazionale del Popolo.

60 KUZMIN Sergius L., 2010. Hidden Tibet. History of Independence and Occupation. St. Petersburg: Narthang, p.162. 61 Ivi, p.169-170. 62 Ivi, p.175.

61

Il 23 maggio 1951, a Pechino, il governo di Lhasa firmò l’Accordo dei Diciassette

Punti63, noto in Cina come Trattato di liberazione pacifica, con il quale i rappresentanti tibetani riconobbero la sovranità cinese sul territorio tibetano; il governo di Lhasa si vide costretto a sottoscriverlo in seguito alla minaccia di un’invasione estesa in tutto il Tibet in caso di mancata accettazione dell'accordo. Questa situazione di tensione scatenò numerose rivolte locali, alle quali il governo cinese rispose duramente, arrivando a bombardare luoghi sacri in cui si rifugiavano i ribelli.

Ciò spinse il Dalai Lama, nel 1954, a chiedere di incontrare Mao Zedong e Deng

Xiaoping per negoziare una soluzione pacifica. L’incontro, che inizialmente sembrò prendere un risvolto positivo, si concluse in maniera tragica: durante la sua permanenza a

Pechino, i soldati comunisti depredarono i monasteri ed iniziarono a perseguitare i monaci buddisti, accusando il Buddismo di essere un “veleno” . La colonizzazione del

Tibet si rivelò, quindi, tutt’altro che ‘pacifica’: la reale intenzione di distruggere la cultura tibetana ed il patrimonio buddista, fece insorgere i tibetani e diede il via ad anni di violente repressioni e massacri di civili, tra cui donne, bambini, monaci. Questo fu solo uno dei tanti eventi che segnò tragicamente la condizione del Tibet.

Il 17 marzo 1959, infatti, il Dalai Lama fu costretto ad abbandonare il Tibet 64: lasciò il Palazzo del Norbulingka in vesti di soldato e scappò in India per cercare asilo politico a Dharamsala, dove costituì il Governo tibetano in esilio insieme ad altri funzionari del governo. Privati del capo di stato e della più importante guida spirituale, decine di migliaia di tibetani fuggirono dalla loro terra, mentre alcuni gruppi di resistenza continuarono a lottare.

63KUZMIN Sergius L., 2010, op.cit. p.180. 64KUZMIN Sergius L., 2010, op.cit., p.236.

62

Nel settembre 1965, il Tibet perse ogni minima speranza d'indipendenza quando fu proclamata ufficialmente la Regione Autonoma del Tibet, nota a livello internazionale con l'acronimo di TAR (Tibet Autonomous Region)65. Il Tibet venne infatti annesso alla

Cina de facto, divenendo una regione autonoma della Cina, amministrata direttamente da

Pechino. Durante la Grande rivoluzione culturale, quindi, anche il Tibet fu vittima delle campagne di vandalismo portate avanti dalle giovani Guardie Rosse, che presero di mira monasteri, luoghi simbolici dell’antica cultura tibetana e non solo: un gran numero di tibetani venne ucciso e molti oppositori furono arrestati.

In seguito alla morte di Mao Zedong, con l’ascesa di Deng Xiaoping, le autorità cinesi si prefissavano di risolvere definitivamente la questione del Tibet e di riallacciare un dialogo con il Governo tibetano in esilio: oltre a stabilire un piano d’azione volto a migliorare le condizioni di vita dei tibetani, il governo cinese ridusse le tasse e il Dalai

Lama fu invitato a rientrare in Cina, con la promessa di ricoprire un incarico all’interno della burocrazia cinese. La scelta del Dalai Lama di rimanere in India e il rifiuto dell’invito delle autorità cinesi portarono all’interruzione definitiva dei colloqui nel 1983.

L’inizio degli anni Ottanta segna anche l’apertura del Tibet al turismo internazionale, mettendo in contatto tibetani e stranieri che si schieravano a favore della loro causa. Questi incontri portarono ad una ripresa della lotta per la libertà, che la polizia represse con brutalità. Il 21 settembre 1987, il Dalai Lama espose davanti alla

Commissione per i Diritti Umani del Congresso statunitense un Piano di Pace in Cinque

Punti66, un’articolata proposta per intraprendere delle trattative con il governo di Pechino e risolvere il problema del Tibet. La risposta negativa della dirigenza cinese al Piano del

65 Ivi, p.280. 66 KUZMIN Sergius L., 2010, op.cit. p.355.

63

Dalai Lama, scatenò la collera dei tibetani che diedero inizio ad una serie di manifestazioni quotidiane a Lhasa e in altre località del Tibet.

Il 1988 e il 1989, nella storia del Tibet, assistono ad alcune delle più violente repressioni: la prima avvenuta il 5 marzo 1988, a Lhasa, durante la quale ventiquattro laici e dodici monaci vennero uccisi, davanti al tempio del Jokhang. Alcune immagini di un video trafugato dai membri della resistenza tibetana riuscirono a raggiungere il resto del mondo. Essendo il primo degli inoppugnabili documenti visivi, il video scatenò una enorme impressione. La seconda si verificò il 10 dicembre, anniversario della

Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, quando alla richiesta di libertà civile e autodeterminazione, la polizia cinese reagì nuovamente con violenza inaudita, causando diciotto morti e centinaia di feriti.

In questo clima di tensione, il 28 gennaio 1989, morì il decimo Panchen Lama, in circostanze che restano tuttora misteriose e non vennero accettate dal popolo tibetano, che insorse nuovamente nelle strade di Lhasa.

Intanto, nel mondo, la questione del Tibet cominciò ad essere sostenuta da un numero sempre crescente di persone, sconvolte anche per le vicende di piazza Tienanmen.

Ne conseguì il conferimento del Premio Nobel per la Pace 1989 al Dalai Lama, che intensificò i suoi incontri con i leader di diversi paesi del mondo. Pechino continuò a non rispondere alle richieste del Tibet, definendole “tentativi mascherati di dividere il Tibet dalla Grande Madrepatria Cinese”. Il Dalai Lama iniziò, però, a ricevere risposte da organi e autorità internazionali: nel 1995 il Parlamento Europeo, dopo aver approvato numerose risoluzioni di condanna delle violazioni dei diritti umani in Tibet, votò un documento in cui si riconobbe l’occupazione illegale del Tibet. A Ginevra nel 1997, la

Commissione Internazionale dei Giuristi (CIG) di Ginevra pubblicò un documento sulla

64 grave situazione del Tibet e chiese alle Nazioni Unite di intervenire, portando il caso tibetano all’interno dell’Assemblea Generale ed indagando sulle effettive condizioni di vita dei tibetani67.

Il 10 marzo 1998 a New Delhi sei manifestanti iniziarono uno sciopero della fame per sostenere le richieste della Commissione Internazionale dei Giuristi. Dopo quarantanove giorni di digiuno, la polizia indiana fu costretta ad intervenire per impedire loro di continuare la protesta. Tupthen Ngodup68, un tibetano che aveva preso a cuore la causa dei digiunatori, si diede fuoco per protesta all’ennesima prevaricazione contro il suo popolo. La foto di Tupthen Ngodup avvolto dalle fiamme fece il giro del mondo in poche ore.

Da allora, monaci e monache buddiste proseguirono con diverse proteste, per lo più non armate, sulla linea pacifista del Dalai Lama, per rivendicare l’autonomia del Tibet.

Oltre a rispondere duramente a queste proteste, il Governo cinese intensificò l'immigrazione di cinesi di etnia Han nella Regione Autonoma del Tibet, promuovendo massicci trasferimenti di cinesi, incrementati nel tempo anche grazie alla costruzione della Ferrovia del Qingzang69, che dal 2006 collega Lhasa sia alla capitale Pechino che ad altre città della Cina. Già a partire dal 1952, il governo incentivò economicamente i cinesi a trasferirsi in massa in Tibet dalle regioni limitrofe, tanto che oggigiorno i tibetani sono in minoranza nel proprio paese rispetto agli immigrati di origine Han.

67 Si veda: http://www.italiatibet.org/2008/10/26/tibet-anni-8090/ 68 PANKAJ Mishra, 2005, The Restless Children of the Dalai Lama,The New York Times. https://www.nytimes.com/2005/12/18/magazine/the-restless-children-of-the-dalai-lama.html 69 RAMPINI Federico, 2005, L'agonia del Tibet "cinese" modernità e monaci da cartolina. La Repubblica. http://www.repubblica.it/2005/i/sezioni/esteri/rampini/rampini/rampini.html

65

Un altro anno che ha segnato la storia del Tibet, è sicuramente il 2008, marchiato da una delle rivolte più estese dei manifestanti tibetani, che apparve addirittura sulle pagine dei quotidiani online e non internazionali. In occasione del 49esimo anniversario della rivolta contro l'occupazione dell’esercito cinese, i monaci dei grandi monasteri di

Lhasa scesero in strada, chiedendo il rilascio dei religiosi arrestati ed il ritorno in Tibet del loro leader spirituale. Inutile dire che anche questa occasione di rivolta portò a numerosi feriti e ad ulteriori arresti. Nel marzo del 2008, con l'approssimarsi dell'apertura a Pechino dei giochi olimpici, scoppiarono nuove manifestazioni a Lhasa, promosse da elementi estremisti tibetani in contrasto con la posizione non violenta del Dalai Lama: la prospettiva delle Olimpiadi aperte ai mass media di tutto il mondo sembrano aver offerto ai tibetani dentro e fuori dal paese un'occasione unica, come non si presentava da anni. Il governo cinese, che tentò inizialmente di reprimere le rivolte con cautela, fu poi costretto ad agire in maniera più decisa. L’azione violenta delle autorità cinesi scatenò scalpore nella comunità internazionale che esercitò una forte pressione: poche settimane più tardi il governo cinese si sentì in dovere di riprendere i colloqui con il governo tibetano in un incontro a Pechino con i rappresentanti designati dal Dalai Lama.

66

Il Tibet oggi

«Coloro che lavorano oggi per lo stato, siano monaci o laici, vedranno un Tibet occupato da stranieri; le loro proprietà verranno confiscate ed essi dovranno servire il nemico, o saranno costretti a vagare qua e là come mendicanti. Tutti patiranno miserie indicibili e vivranno in costante paura. I giorni e le notti scorreranno lentamente tra sofferenze d’ogni genere». 70

Queste le parole del tredicesimo Dalai Lama, Thubten Gyatso, in un suo messaggio lasciato poco tempo prima di morire nel 1933: parole che pur avendo quasi un secolo, suonano recenti e raccontano l’odierna situazione del Tibet e dei tibetani, la storia di una cultura che da moltissimi anni ormai, nell’indifferenza del mondo, lotta fino alla morte per rimanere in vita.

Eppure oggi la richiesta dei tibetani e del Dalai Lama non si focalizza più sull’indipendenza e la sovranità del Tibet dal punto di vista politico, bensì su una forma di autonomia da Pechino pur rimanendo nei confini cinesi, insieme al forte desiderio di garantire ai tibetani il rispetto dei diritti umani fondamentali. Tuttavia, nemmeno la cosiddetta ‘via di mezzo’71 ha incontrato accenni di apertura da parte del governo cinese, che continua a considerare il Tibet un territorio cinese di diritto e non dimostra nessuna intenzione di negoziare. La posizione decisa delle autorità cinesi non sembra però fermare i manifestanti tibetani che ne denunciano la volontà di cancellare la loro cultura nell’indifferenza mondiale: la Cina, infatti, mediante pesanti pressioni sui mass media,

70 Si veda. https://www.linkiesta.it/it/article/2018/09/04/il-tibet-e-vessato-dalla-cina-ma-nessuno- lo-racconta-e-intanto-i-monac/39304/ 71 Camera dei Deputati, 2013, Recenti sviluppi della questione tibetana. http://documenti.camera.it/leg17/dossier/Testi/es0122inf.htm

67 continua a nascondere le notizie che riguardano la questione e che non riescono sempre a raggiungere l’attenzione dell’Occidente. La pressione esercitata dal governo agisce a più livelli ed è talmente forte da mettere a tacere denunce e risoluzioni, anche quelle portate avanti da parte dei maggiori organismi internazionali come l’Unione Europea. E gli effetti sono devastanti:

«È in corso un genocidio culturale ed è la Cina a essere responsabile delle immolazioni. Da vent’anni anni in Tibet la situazione è disperata e ai religiosi, per non cedere, ormai non resta che rinunciare alla vita».72

Le parole di dolore del Dalai Lama spiegano perfettamente le conseguenze paradossali del sistema di censura messo in atto dalle autorità cinesi: dal 2009, infatti, più di cento tibetani tra cui monaci, monache e laici hanno deciso di suicidarsi pur di denunciare la violazione di numerosi diritti da parte dei cinesi, le difficili condizioni dei tibetani, gli arresti, le torture, le condanne a morte senza processo, la repressione sistematica della cultura, della lingua e dell’identità tibetana.

Ciò che rende la situazione ancora più grave è la risposta delle autorità cinesi davanti ad episodi di tale tragicità: secondo un rapporto del 2009 di Amnesty

International73, il governo di Pechino definiva tutte le proteste “tentativi, da parte di forze anti-cinesi occidentali, di provocare disordini e di sostenere la ‘cricca del Dalai Lama’, con l’obiettivo di ostacolare e dividere la Cina”. E ancora la portavoce del ministero degli

72Si veda: http://www.notizienazionali.net/notizie/dal-mondo/14465/la-strage-nascosta--la-morte- del-tibet-e-dei-monaci-tibetani-- 73 Si veda: https://www.amnesty.it/tibet-50-anni-dopo-la-rivolta-del-1959-ancora-violazioni-dei- diritti-umani/

68 esteri, Hong Lei, ha affermato che «non condannare, ma anzi istigare le autoimmolazioni per fini secessionistici è una sfida alla moralità umana»74.

La Cina è riuscita dunque a creare una barriera di omertoso silenzio, minacciando chiunque si mostri a favore del Tibet ed è per questa ragione che persino i governi occidentali, spaventati all’idea di irritare il loro importante partner commerciale, rinunciano a dare visibilità a una questione gravissima e delicata. Nonostante le numerose risoluzioni a favore del Tibet, tra cui quella del Parlamento Europeo, la pressione cinese risulta essere micidiale, scoraggiando ogni presa di posizione nei confronti del ‘Tetto del mondo’.

Recentemente la questione del Tibet è tornata al centro dell’interesse degli Stati

Uniti, aggravando gli attriti con la Cina. Già in passato il governo cinese aveva criticato

Barack Obama dopo aver invitato il Dalai Lama alla Casa Bianca, accusando gli Stati

Uniti di sostenere un predicatore del separatismo nel territorio cinese. Questa volta, le critiche arrivano in seguito ad una risoluzione del Senato degli Stati Uniti 75incentrata sulla questione del Tibet. Un gesto che Pechino non ha potuto ignorare, accusando

Washington di essersi intromesso in questioni interne alla Cina.

Nella risoluzione, il Senato riconosce il ruolo essenziale del Dalai Lama e mostra il proprio supporto «ai diritti umani e alle libertà fondamentali del popolo tibetano, incluso il loro diritto all’autodeterminazione e la protezione della loro distinta identità religiosa,

74 VISETTI Giampaolo, 2011, Torce umane in nome del Tibet il Dalai Lama: Genocidio culturale. La Repubblica. https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/11/08/torce-umane-in-nome-del- tibet-il.html 75 VITA Lorenzo, 2018, Perché il Tibet è di nuovo al centro dello scontro tra Cina e Stati Uniti. Si veda: http://www.occhidellaguerra.it/tibet-cina-stati-uniti/

69 culturale, linguistica e nazionale» 76 . Sostiene anche che «l’identificazione e l’installazione di leader religiosi buddisti tibetani, tra cui un futuro quindicesimo Dalai

Lama, sia una questione che dovrebbe essere determinata esclusivamente all’interno della comunità di fede buddista tibetana, in conformità con il diritto inalienabile alla libertà religiosa»77, oltre a considerare un’ingiustificata interferenza qualunque tentativo della

Cina di inserirsi nelle scelte che dovrebbero spettare al governo tibetano.

Il massacro di piazza Tienanmen

«La signora Zhang tira fuori da un armadio un vecchio casco rosso da motociclista. Fu l'unica precauzione che il figlio prese quella sera uscendo di casa, confortato dalle parole della madre: "Non spareranno per uccidere, non è possibile". Dietro, il casco è deformato da un gonfiore osceno:

il grosso foro della pallottola.»78

Il 15 aprile 1989, Hu Yaobang, Segretario generale del Partito Comunista Cinese, morì in seguito ad un arresto cardiaco. Pur essendo uno dei più importanti collaboratori di Deng Xiaoping, Hu Yaobang si mostrò contrario a molte iniziative del Partito e fu promotore di libertà di parola e stampa. Per questo motivo, nel 1987, Deng lo costrinse a rinunciare alla sua carica, con l’accusa di aver compiuto "errori e inesattezze varie".

76Risoluzione del Senato Statunitense, 2018. Disponibile su: https://www.congress.gov/bill/115th-congress/senate-resolution/429/text/ 77 Ibidem. 78 Parole della madre di uno degli studenti deceduto durante le proteste di Tienanmen. RAMPINI Federico, 2009, Il ricordo dei figli di Tienanmen: la primavera che cambiò Pechino. La Repubblica. Disponibile su: http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/esteri/anniversario- tienanmen/ramp/ramp.html

70

Yaobang divenne, quindi, una figura molto apprezzata dagli intellettuali, dagli studenti e da quella parte del popolo che confidava nella democratizzazione della Cina e la sua destituzione divenne simbolo del nepotismo del potere politico cinese, che portò i giovani cinesi a protestare in piazza. I mass media cinesi, ai primi scontri tra manifestanti e polizia, iniziarono a distorcere la natura delle azioni del popolo, scesi nelle strade di

Pechino con il solo scopo di supportare la figura di Hu.

Il 22 aprile, gli studenti si insediarono in piazza Tienanmen, chiedendo di incontrare il Primo ministro Li Peng. La richiesta venne totalmente ignorata e gli studenti proclamarono uno sciopero generale all'Università di Pechino.

All'interno del PCC, i membri presero diverse posizioni: da un lato, Zhao Ziyang,

Segretario generale del Partito, si mostrò favorevole ad un'opposizione moderata e non violenta nei confronti della manifestazione. Dall’altra, il primo ministro Li Peng, convinto che i manifestanti fossero influenzati da potenze straniere, proponeva un intervento repressivo della massa. La sua posizione trovò l’appoggio di Deng Xiaoping, a quel tempo Presidente della Commissione militare, considerato ancora una figura influente nella politica cinese.

Ad aggravare la situazione fu la pubblicazione di un editoriale sul Quotidiano del

Popolo del 26 aprile, che accusava gli studenti di fomentare agitazioni di piazza e complottare contro lo Stato. Il giorno seguente, decine di migliaia persone scesero nelle strade di Pechino per chiedere di ritrattare le dichiarazioni pubblicate sul quotidiano, indifferenti al pericolo di repressioni da parte delle autorità.79

79 Protesta di Piazza Tienanmen: 25 anni fa iniziava la rivolta degli studenti cinesi, 2014, Il Messaggero. Si veda: https://www.ilmessaggero.it/primopiano/esteri/piazza_tien_an_men_cina_anniversario_rivolta- 380231.html

71

Fu così che, il 4 maggio del 1989, i cittadini cinesi iniziarono a scendere in strada per rivendicare mass media più liberi e la possibilità di creare un vero dialogo tra il partito ed una rappresentanza eletta dagli studenti. Il clima politico del 1989, in Cina e nel resto del mondo, aveva spinto molti professori universitari, studenti e intellettuali a rivendicare la Quinta modernizzazione, una riforma socio-politica basata su democrazia e multipartitismo, ideata dall'attivista per i diritti umani Wei Jingsheng, che venne imprigionato per quattro anni con l'accusa di essere un "contro-rivoluzionario". Il 13 maggio, duemila studenti si insediarono in piazza Tienanmen accusando il Partito

Comunista Cinese di essere corrotto e di voler ritornare al conservatorismo di Deng

Xiaoping. Alcuni iniziarono uno sciopero della fame, fino a che non furono in migliaia ad unirsi alla protesta.

Gli eventi di piazza Tienanmen coinvolsero tutto il paese nella lotta a favore di una maggiore trasparenza, della libertà di stampa, di associazione e di riunione: ciò che chiedevano i manifestanti era una liberalizzazione sociale, politica ed economica. La protesta, quindi, assunse un carattere decisamente vasto e popolare, arrivando a coinvolgere oltre trecento città all’interno e al di fuori della Cina. Gli studenti guadagnarono una crescente simpatia da parte della popolazione e vennero sostenuti da membri riformisti dello stesso Partito Comunista Cinese, come Zhao Ziyang.

Tutto ciò portò Deng Xiaoping a prendere l’iniziativa: con il consenso degli anziani del Partito, diede il via alla repressione militare e, il 19 maggio, promulgò la legge marziale. L’intervento di Zhao Ziyang fu immediato, ma il suo tentativo di convincere gli studenti ad interrompere lo sciopero della fame e terminare l’occupazione, promettendo negoziati e dialogo, si rivelò inutile. In seguito a ciò, venne destituito dal suo incarico ed arrestato pochi giorni dopo.

72

Il 20 maggio, l'Esercito occupò la capitale ma, pur incontrando una forte resistenza da parte della popolazione, si astenne inizialmente dal reagire con la forza. La situazione restò quindi paralizzata per dodici giorni, fino a quando Deng Xiaoping, in quanto presidente della Commissione militare centrale, fece pervenire alle truppe l'ordine di usare la forza.

La notte del 3 giugno l'esercito iniziò quindi a muoversi dalla periferia verso piazza

Tienanmen. L’invito a rimanere in casa che il governo fece ai cittadini rimase inascoltato: gli abitanti della capitale si riversarono nelle strade, in modo da bloccare l'avanzata delle truppe. Di fronte alla resistenza che incontrò, l’Esercito aprì il fuoco e arrivò in piazza.

Verso le 5:40 del mattino del 4 giugno, Tienanmen era stata sgombrata. Dopo aver ristabilito l'ordine nella capitale, i manifestanti continuarono a protestare in molte altre città della Cina come Hong Kong, Canton, Shanghai, Xi'an, e Nanchino.

Il 9 giugno Deng Xiaoping si assunse la responsabilità dell'intervento e giustificò la cruenta repressione della protesta come una misura necessaria per mantenere l'ordine sociale e proseguire verso il progresso economico. Condannò il movimento studentesco come un tentativo controrivoluzionario di rovesciare la Repubblica popolare cinese e rimpiazzare il sistema socialista.

Nei giorni che seguirono la repressione della protesta, per legittimare quanto accaduto, la propaganda ufficiale del Partito sostenne le dichiarazioni di Deng Xiaoping, affermando che i manifestanti furono i primi ad attaccare l'esercito, che era comunque riuscito a salvare il socialismo. Il governo, inoltre, limitò l'accesso alle informazioni sul massacro da parte dei media internazionali, consentendo alla sola stampa cinese la possibilità di coprire l'evento.

73

Alla luce dei fatti appena trattati, è chiaro come la sottoposizione dei mezzi di informazione al controllo governativo fu, e continua ad essere, indispensabile per distorcere la realtà, occultando il vero svolgersi degli eventi e insabbiando le gravi azioni politiche, sempre a favore dell’integrità dell’ideologia del PCC. Il controllo dei mezzi di comunicazione ed informazione da parte del Governo ha permesso alle autorità di cancellare definitivamente qualsiasi riferimento alle proteste del 1989.

Sebbene in Occidente la protesta di piazza Tienanmen sia ritenuta un evento importantissimo nella storia, impossibile da dimenticare, in Cina è un vero e proprio tabù, oltre ad essere sconosciuto a molti nuovi giovani cinesi. La giornalista Louisa Lim, nel

2014, per verificare il livello di informazione dei giovani riguardo agli eventi del 4 giugno del 1989, effettuò un sondaggio80 tra gli studenti di alcune università di Pechino, mostrando l’emblema delle proteste: la foto del Rivoltoso Sconosciuto (Figura 3), che raffigura un giovane fermo davanti a una sfilza di carri armati pronti a liberare la piazza.

Per l’85% degli studenti, l’immagine non rappresentava niente. Solo quindici studenti su cento, con forte imbarazzo e tensione riuscirono a ricondurla alla strage di Tienanmen.

Sebbene sia tuttora possibile trovare varie testimonianze, filmati e immagini riguardanti la protesta, la maggior parte dei documenti sono stati occultati dal Partito

Comunista Cinese, che non fornisce versioni ufficiali dell'accaduto. Il numero di vittime resta ancora oggi un dato incerto: secondo quanto stimato da Amnesty International il loro numero è superiore a mille.

80 LIM Louisa, 2014. For Many Of China's Youth, June 4 May As Well Be Just Another Day. National Public Radio. http://www.npr.org/sections/parallels/2014/06/01/317397569/for-many-of-chinas-youth-june-4- may-as-well-be-just-another-day

74

Oggi la strage di piazza Tienanmen, continua ad essere una delle pagine nere che il

Governo cinese vuole cancellare dal libro della storia della Cina. Questa volontà del governo è particolarmente evidente durante le commemorazioni organizzate per l'anniversario del massacro: ogni anno, infatti, in occasione del 4 giugno, si tengono marce o fiaccolate per ricordare l’evento. Nonostante i numerosi e frequenti tentativi dei cittadini, le manifestazioni hanno luogo nel silenzio dei mezzi di comunicazione e sotto lo stretto controllo delle autorità. Ancora oggi, nelle settimane intorno alla ricorrenza, il governo cerca di imporre un’amnesia, rafforzando il sistema di controllo e monitoraggio, tenendo sotto osservazione i contenuti pubblicati su ogni piattaforma digitale. I giorni dell’anniversario vantano il primato di maggior numero di keywords bloccate, con una lista che viene aggiornata di anno in anno, ogni qualvolta i netizen creano nuovi termini in occasione della ricorrenza dell’evento.

Agli occhi della Cina, questo tragico episodio che vide la morte di migliaia di cittadini, per lo più giovani, scesi in strada per portare avanti una battaglia per rivendicare l’inalienabile diritto alla libertà di espressione, appare oggi come un semplice

‘incidente’.

A chiunque provi a informarsi sull’accaduto apparirà la scritta ‘Nel rispetto delle leggi, dei regolamenti e delle politiche vigenti, i risultati della ricerca non vengono mostrati’.

75

76

A DIFESA DEI DIRITTI UMANI

La Cina è un membro permanente nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu e membro dell’Assemblea Generale81. La sua adesione a determinati organi internazionali dovrebbe implicare la conformità ai documenti approvati dagli stessi, tra cui la Dichiarazione

Universale sui diritti umani 82, che garantisce la libertà di espressione. L’articolo 19 infatti recita che:

«Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere».

La Cina è anche uno degli Stati che ha aderito alla Convenzione internazionale sui diritti civili e politici83, il cui Art. 19 garantisce che:

1. Ogni individuo ha diritto a non essere molestato per le proprie opinioni.

2. Ogni individuo ha il diritto alla libertà di espressione, tale diritto comprende la libertà di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee di ogni genere, senza riguardo a frontiere, oralmente, per iscritto, attraverso la stampa, in forma artistica o attraverso qualsiasi altro mezzo di sua scelta.

81 ZHANG Yiyao, 2010, The right to freedom of expression versus media censorship in China: Chinese citizens and the Internet. University of Tromsø, p.1. 82 Universal Declaration of Human rights. Disponibile su: http://www.ohchr.org/EN/UDHR/Pages/Language.aspx?LangID=itn 83 Testo della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici. Disponibile su: https://unic.un.org/aroundworld/unics/common/documents/publications/intlconvenantshumanrigh t s/brussels_intlconvenantshumanrights_italian.pdf.

77

3. L’esercizio delle libertà previste dal paragrafo 2 del presente articolo comporta doveri e responsabilità speciali. Esso può essere pertanto sottoposto a talune restrizioni che però devono essere espressamente stabilite dalla legge ed essere necessarie:

a) al rispetto dei diritti o della reputazione altrui;

b) alla salvaguardia della sicurezza nazionale, dell’ordine pubblico,

della sanità o della morale pubbliche.

La Cina, oltretutto, ha approvato la Dichiarazione di Vienna 84 , che prevede l’obbligo di tutti gli Stati di «adempiere i loro obblighi per promuovere l'universale rispetto, l'osservanza e la protezione di tutti i diritti umani e le libertà fondamentali per tutti, in conformità con la Carta delle Nazioni Unite, gli altri strumenti internazionali relativi ai diritti umani e al diritto internazionale».

Ciononostante, in risposta alle accuse internazionali di mancato rispetto dei diritti umani, la Cina, e più in generale i paesi asiatici, ha affermato di puntare ad una “via asiatica ai diritti umani”, sostenendo una quasi necessaria visione alternativa rispetto a quella delle Nazioni Unite, che si basa sulle caratteristiche storico-culturali diverse da quelle occidentali e sulla priorità dei paesi asiatici, ossia lo sviluppo economico, che essendo di interesse collettivo deve primeggiare rispetto ai diritti dei singoli individui.

La Cina, quindi, nonostante le pressioni esercitate dall’Onu ha continuato imperterrita nella missione di implementare un rigido e sempre più sofisticato sistema di censura. Questo atteggiamento ha portato, nel luglio 2016, ad un determinante intervento da parte del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite che ha condannato formalmente i paesi che attuano la censura e limitano l’accesso internet dei cittadini.

84 Vienna Declaration and Programme of Action, 1993, Part I. https://www.ohchr.org/en/professionalinterest/pages/vienna.aspx

78

«I diritti umani vanno rispettati online proprio come nella vita offline». 85

Questa la raccomandazione della risoluzione presentata dalla Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite, licenziata con il consenso generale degli Stati membri.

Una risoluzione volta a supportare la libertà nel mondo digitale e condannare i ripetuti blocchi di Internet da parte delle autorità, oltre a ribadire il diritto all'informazione spettante ad ogni singolo individuo. Secondo l'ONU, i diritti online e offline delle persone, come la "libertà di espressione" e la scelta dei mezzi di comunicazione, devono essere tutelati allo stesso modo.

La risoluzione è nata su iniziativa di Stati Uniti, Svezia e Tunisia, in risposta alla lettera aperta che novanta organizzazioni di 41 stati hanno inviato all’ONU in seguito alla campagna KeepItOn, per denunciare i ripetuti blocchi della comunicazione online attuati nel 2015 e nella prima metà del 2016 da alcuni paesi. Una denuncia che mira a sottolineare l’importanza dell'accesso a Internet per superare il digital divide86, attraverso una collaborazione globale orientata all’espansione intelligente della rete.

"I blocchi della comunicazione online danneggiano chiunque e permettono che le violazioni dei diritti umani avvengano nel buio, senza una punizione” 87.

85 PARETTI Marco, 2016, Onu: “Stop alla censura online, Internet è un diritto”, Fanpage.it. Si veda: https://tech.fanpage.it/onu-stop-alla-censura-online-internet-e-un-diritto/ 86 Definizione dell’Enciclopedia Treccani: “L’uso dell’espressione è oggi diffuso a livello mondiale, a indicare la consapevolezza globale di una problematica di accesso ai mezzi di informazione e comunicazione da parte di determinate aree geografiche o fasce di popolazione”. 87 PARETTI Marco, 2016, op.cit.

79

Così afferma Deji Olukotun di Access Now, una delle organizzazioni promotrici dell'iniziativa. Un approccio condiviso anche dall'Internet Governance Forum dell'Onu e dalle associazioni come l'Internet Society, secondo le quali ogni decisione riguardante la rete deve coinvolgere chiunque ne usufruisca, dalle aziende ai singoli cittadini. Un concetto ribadito dall'Italia nella Dichiarazione per i diritti in Internet approvata dalla

Camera dei Deputati, in cui vengono tratta diverse tematiche: dalla tutela dei diritti degli utenti e la rispettiva privacy, all’insieme di possibilità per favorirne lo sviluppo. Questo per coinvolgere governi, aziende ed utenti contro i blocchi di Internet che hanno interessato paesi come il Brasile, la Corea del Nord, l’India, l’Iraq e la Malesia.

La risoluzione, inoltre, ribadisce l’importanza dell’anonimato in rete e l’uso della crittografia al fine di mantenere private le comunicazioni dei cittadini, concetti già espressi nelle due precedenti risoluzioni del giugno 2012 e 2014. Nello stesso documento, il Consiglio delle Nazioni Unite ha denunciato qualsiasi misura volta ad «impedire, interrompere l’accesso o la diffusione di informazioni online in violazione del Diritto

Internazionale sui Diritti Umani Internazionali». Così come ha reclamato la fine dell’impunità per chiunque esegua esecuzioni, arresti ed abusi verso coloro che decidono di pubblicare il loro pensiero sulla rete.

La violazione dei diritti umani da parte della Cina, non avviene solo a livello di limitazioni per l’accesso alla Rete. Le Nazioni Unite hanno registrato un numero sempre più elevato di casi di tortura e detenzioni di prigionieri politici, nonostante la Repubblica

Popolare Cinese abbia firmato nel 1986 e ratificato nel 1988 la Convenzione contro la

80 tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti 88 delle Nazioni Unite, con due riserve:

1. la Cina non riconosce le competenze del Comitato previste dall’art.20, riguardanti

la possibilità da parte del Comitato di indagare su pratiche di tortura di cui sia

venuto a conoscenza;

2. non riconosce la possibilità di arbitrato nel caso di controversie tra due paesi

sull’interpretazione della Convenzione.

Ciononostante, la diplomazia da tempo esorta la Cina ad implementare concretamente i principi della Convenzione, ponendo fine all’utilizzo della tortura e alla pratica della detenzione extragiudiziale di prigionieri politici. Sebbene la legge cinese preveda un fermo dell’indiziato per un massimo di trentasette giorni, spesso accade che le autorità cinesi prolunghino questo periodo, in assenza di organi di supervisione indipendenti. A ciò, si aggiunge il controllo medico effettuato da soli dottori interni al sistema, che potrebbero essere sottoposti a pressioni da parte delle autorità, che spesso mancano di informare le famiglie dei diretti interessati circa la detenzione.

Tutte irregolarità che hanno destato la preoccupazione delle Nazioni Unite e che, nel febbraio 2017, ha portato undici missioni diplomatiche a sottoscrivere una lettera89 indirizzata al ministro per la Pubblica sicurezza cinese, Guo Shengkun. Nella lettera, gli undici Paesi hanno formalmente chiesto di indagare sui numerosi casi di arresti di

88 Convenzione contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, 1984. Si veda: https://www.unhcr.it/wp-content/uploads/2016/01/Convenzione_contro_la_Tortura.pdf 89 Si veda: https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/03/27/cina-lettera-diplomatica-di-11-paesi- contro-torture-mancano-usa-ue-e-italia/3477306/

81 avvocati e attivisti detenuti per il loro impegno a favore dei diritti umani registrati dal

2015.

Di fronte alle accuse di aumento dei fenomeni di tortura e detenzione di prigionieri politici, la Cina ha sostenuto la necessità di tali detenzioni al fine di tutelare l’ordine sociale, minacciato da individui sovversivi.

In un articolo 90 del quotidiano canadese Globe and Mail, il giornalista Nathan

VanderKlippe riporta le vicende di alcune avvocati e attivisti, che raccontano di essere stati presi a pugni e calci durante gli interrogatori, oltre ad essere sottoposto a privazione del sonno e del cibo. O ancora di essere stati torturati con scariche elettriche o di essere stati rinchiusi in località segrete per più di un anno. Tutti racconti che il governo cinese e i media ufficiali definiscono “bugie orchestrate”.

Pertanto, le Nazioni Unite ed altre organizzazioni come Amnesty International continuano a lottare e a esercitare pressioni affinché il governo cinese ponga fine a pratiche contrarie alla necessaria tutela dei diritti umani ed affinché i responsabili di tali abusi ne rispondano penalmente.

90 VANDERKLIPPE Nathan (2018) China to ‘inspect’ lawyer after torture allegations. Si veda: https://www.theglobeandmail.com/news/world/china-to-inspect-lawyer-after-torture- allegations/article34392496/

82

83

CONCLUSIONI

Possiamo affermare che Internet è sicuramente il principale mezzo di comunicazione e informazione che offre agli utenti la possibilità di partecipare attivamente alla vita online e di esprimere le proprie idee. Proprio per questa ragione, la gestione del Web è divenuta una priorità per il Partito cinese che, come dimostrato nell’approfondimento degli avvenimenti dell’epoca di Mao Zedong, si è sempre preoccupato di esercitare il pieno controllo sui mass media, strumenti utili alla propaganda e al monitoraggio dell’opinione pubblica. Un principio che, nonostante il susseguirsi di nuovi leader, è rimasto costante ed ha portato all’attuale sistema di censura: partendo dalla creazione del Great Firewall, per poi passare allo sviluppo di social media prettamente cinesi, si è arrivati infine alla Cybersecurity Law, che ha confermato la posizione del PCC per quanto riguarda l’idea di una Rete controllata.

E l’efficacia del sistema è evidente: gran parte degli utenti cinesi preferiscono restare in silenzio impauriti dalle conseguenze, così come gli organi di stampa, ritenuti diretti responsabili di ogni contenuto contrario alla visione del Partito; un’altra parte continua a non essere a conoscenza di avvenimenti come la strage di Piazza Tienanmen e di ciò che accade realmente in Tibet o a Taiwan; infine, le aziende occidentali accettano i limiti e le direttive imposte dalle autorità cinesi piuttosto che rinunciare ad entrare nel fiorente mercato di uno dei leader indiscussi nel campo dell’intelligenza artificiale.

Tuttavia, in una nazione come la Cina, in cui la democrazia non riesce ad affermarsi e le informazioni sono confezionate dagli organi di stampa controllati dal

Partito, la Rete diventa al contempo un nuovo canale per contestare l’atteggiamento autoritario del governo. Gli aspetti che emergono dal lavoro svolto mostrano la tenacia di una parte di internauti cinesi nel lottare contro un governo che insiste nel soffocare

84 sempre di più la libertà di parola e di pensiero. La lingua cinese e l’uso creativo della stessa, espressi per mezzo di varianti grafiche, analogie, metafore, satira, diventano elementi fondamentali per evadere la censura. A ciò si aggiungono sistemi comunicativi alternativi, come le vignette satiriche di Crazy Crab o i video parodici di Hu Ge, che devono celare e far intendere allo stesso tempo.

Il sofisticato muro digitale della nazione cinese è entrato nella lista delle preoccupazioni degli organi internazionali, impegnati nel garantire il totale rispetto dei diritti dei cittadini nella dimensione sia online che offline. La Cina, tuttavia, non sembra intenzionata ad abbandonare il desiderio di installare una rete nazionale.

Le previsioni di Eric Schmidt, ex amministratore di Google che annunciava l’avvento di una rete “biforcata”, non sarebbero più semplici ipotesi: la possibilità di un

Internet a guida cinese sembra letteralmente inarrestabile.

85

86

ENGLISH SECTION

87

INTRODUCTION

The personal experience I lived in China in 2018, marks the starting point of this thesis, whose objective is to analyze the main aspects of the sophisticated system of Internet censorship which has been implemented by the Chinese authorities and its repercussions on national and international level. The two months I spent in close contact with a culture for which I have a deep interest would have been impossible to document through social channels such as Whatsapp or Instagram: the web accessible from the People's Republic of China, in fact, is different from that of the Western world and it is strongly controlled by the bodies of the Chinese government.

When we talk about China, we often think about an economically and technologically advanced country which, from its backward position, has achieved the rank of superpower in an incredibly short period of time. In order to maintain its position without being influenced by Western ideologies and to safeguard its integrity, China must sacrifice one of the fundamental rights enlisted within the Universal Declaration of

Human Rights and for which many people are fighting every day: the freedom of speech.

As a matter of fact, the Chinese population still does not have full access to freedom of expression and to a totally free information system.

Historically, the media have always had a pivotal role in politics: in China, since before 1949, the leader of the Mao Zedong had recognized the strategic importance of the media for public opinion guidance and national governance.

Then, since the early years of its adoption in China, the Internet has quickly become the main communication and information platform. China, which aimed at modernization and openness to the world, could not back away from the revolution of the

88

Net. Unfortunately, the free but harmful circulation of ideas led Chinese authorities to create an intranet with Chinese characteristics, controlled by the Golden Shield Project, an intricate cyberspace censorship program, based on keywords filtering but also on self- censorship techniques that push Chinese users to think twice before posting their ideas on the web.

However, a part of the Chinese population continually develops new forms of social resistance in favour of freedom of expression and information. Thanks to the particular structure of the Chinese language, the use of irony and humour and the power of the images, Chinese netizens have found different strategies to evade censorship.

Among these we can find the Martian Language, a recent cryptic linguistic variety, initially used for the sole purpose of keeping conversations private; the satirical cartoons, especially those of Crazy Crab and the phenomenon of the egao, a multimedia web culture, used by netizens to make political satire.

Today, China authorieties have come to censor numerous topics, but the main issues that remain off limits for the press and the Chinese population, both online and offline, are three: the brutal repressions of the Tiananmen Square protests in 1989; the issue of Taiwan independence; the Tibet genocide carried out by Chinese government.

These three events and the fact that China continues to record an increasing number of cases of violation of the human rights on individuals who directly and indirectly profess freedom of expression and information have led the United Nations to intervene, in order to ensure that the country respects the principles enshrined in the Declaration of

Human Rights.

Despite the numerous calls from the UN, the Chinese government does not seem to change its political layout towards a free flow of information and free circulation of ideas.

89

In fact, the Cyber Security Law, which dates back to 2017, further tightens the grip of the

Great Firewall and clouds the hope for a free network in the country of the Great Wall.

90

91

FROM INTERNET TO INTRANET

The origins of Internet

In 1957, in the midst of the Cold War, the United States government established the

Advanced Research Projects Agency (ARPA), which was entrusted with the task of creating a telematics communication network for military needs, in order to reduce the vulnerability of a centralized network, to ensure the transmission of communication and guarantee the country safety.

In 1962, computer scientist J.C.R Licklider formulated the idea of a global computer network. In the following years, his network concept was developed by Ivan

Sutherland, Bob Taylor and Larry Roberts.

So, in 1969, the ARPA and the Bolt, Beranek and Newman (B.B.N.) conceived the

Advanced Research Projects Agency NETwork (ARPANET), a telecommunication system which linked a computer of the University of Los Angeles laboratory (UCLA) to a computer placed at the Stanford Research Institute (S.R.I.) of San Francisco. This connection made it possible for the first time to share data, documents and computer programs.

In the following years, the number of computers connected to the network grew more and more leading to the development of the TPC and IP protocols by computer scientists Robert Kahn and Vint Cerf in 1973.

Internet was accessible to everyone only in the 1980s, thanks to the advent of personal computers, the introduction of email system and the creation of the World Wide

Web (WWW) by T. Berners-Lee in 1991. The 1990s also witnessed the rapid development of network tools and search engines such as Mosaic, the first Web browser

92 presented in 1993, which was replaced by Microsoft's Internet Explorer in 1995 and, later, by Google in 1998.

The set of discoveries and progress in the field of communication technologies made the access to Internet possible to any user, not only to IT experts. The increasingly widespread use of the Web throughout the world led to the network we know today.

Internet connects China

«越过长城,走向世界 Crossing the Great Wall to join the world».

In 1987, the first e-mail sent from China presented these very words. In the same year, the first Chinese telecommunication network, known as China Academic Network

(CANet), was established. As in the rest of the world, the CANet was primarily a support tool for purely scientific and academic research. Other networks, such as the China

Education and Research Network (CERNet), did not obtain direct Internet connection due to the ban on access that the US government imposed on socialist countries.

In 1995, the first Chinese network between China and the world, ChinaNet, was established. Only in 1997, Internet in China became accessible to the average urban consumer. From that moment, the expansion of the Internet was unstoppable and the number of Chinese users connected to the network exponentially increased.

According to the 41° CNNIC semi-annual report, at the end of June 2018, Internet users in China exceeded 700 million, reaching 802 million today. Although two out of five people are still offline, China is home to the world's largest online community.

Internet in China is not only an extraordinary means of information, but is also becoming an integral part of citizens' daily lives. Nevertheless the path to a free network

93 was, and continues to be, tortuous. Over the years, China has decided to create its own cyberspace, with its own rules, its social networks and its market leaders.

The one way information

«Let a hundred flowers bloom and a hundred schools of thought contend».91

With the aforementioned words, Mao ZeDong, former leader of the Chinese Communist

Party (CCP), launched in 1956 the One Hundred Flowers Campaign, an illusory period of democracy and freedom of speech, during which he exhorted people to freely express their opinions and to constructively criticize the regime. Soon, in 1957, the movement and the Chinese dream of democracy, gave way to the Anti- Rightist Campaign, whose purpose was to repress the dangerous opponents to the regime. Millions of people were persecuted, tortured, imprisoned. Between 1966 and 1976, Mao's extremist politics culminated in the Great Proletarian Cultural Revolution: he urged young generation to re-shape the old "superstructure" of society. To make this happen, it was necessary to leave behind everything linked to an obsolete mentality. To this end, much of the

Chinese millennial heritage was destroyed.

91 MAO Zedong, 1957, On the Correct Handling of Contradictions Among the People, 1st pocket ed., pp. 49-50. https://www.marxists.org/reference/archive/mao/works/red-book/ch32.htm

94

«The role and power of the newspapers consists in their ability to bring the Party program, the Party line, the Party's general and specific policies, its tasks and methods of work before the masses in the quickest and most extensive way».

This quotation explains the role of mass media according to Mao: any means of communication and information was therefore submitted to the service of the Chinese

Communist Party, in order to control public opinion and to stifle the voices of dissent that contested the Party. The "one-way" information played a central role in the realization of the extremist ideology of the Great Helmsman.

Following the death of Mao Zedong, with the Four Modernizations and the

Socialist Market Economy promoted by Deng Xiaoping, China seemed determined and ready to modernize and open up to the world.

China’s great dilemma

However, the double face of Chinese modernization is clearly expressed by a famous quote by Deng Xiaoping in the early 1980s:

«If you open the windows for fresh air, you have to expect some flies blow in».

The quote perfectly explains the dual position of China, constantly struggling to find a balance between this new opening to the world and the will to keep its people far

95 from Western ideologies, or better, from the "flies" blowing in. This stance led to the

Internet censorship still present in China.

In 1995, when Internet got to China, the attitude of the CCP towards the network proved to be immediately contradictory: on the one hand, the Chinese government recognized it both as a promotional tool for the economic growth of the country, and as a fundamental means for public opinion:

«The development of information networks provides not only a fresh stimulus to support our country's economic growth, but also new ways and means to enrich people's cultural lives and improve the work of the Party and government agencies».

But, on the other hand, it expressed the need of proper Internet control to ensure public order and social stability:

«We need to enact laws and regulations that promote self-discipline among organizations whose work involves information networks. We need to establish a robust administration system that effectively prevents the online transmission of harmful information».

In order not to be excluded from the global political and economic businesses, without being swamped by the flow of the information revolution, the government had established a complex system of laws to regulate the web and had applied concrete

96 technological methods for filtering unwanted contents. This is why, in 1998, likewise the

Great Wall wanted by the emperor Qin Shi Huang to counter the attack of enemies, the

Chinese government started the construction of a real cybernetic barrier to defend the integrity of China: the Great Firewall.

The Great Firewall

The Great Firewall is a subsystem of the Golden Shield Project, a system of censorship and surveillance of the network, with the aim of blocking potentially unfavourable data and news from foreign countries. The expression "Great Firewall" was ironically coined by the magazine Wired in 1997 and derives from a pun that recalls both the role of network firewall and the Great Wall of China. The current management is in the hands of the Chinese Ministry of Public Security (MPS), but the initiator of the system is Fang

Binxing, president of the University of Posts and Telecommunications of Beijing. The project, which was launched in 1998, went definitively into operation in 2006. This powerful and sophisticated tool allows to:

 block an entire server;

 block a site (entirely or partially) and some smartphone apps;

 filter keywords deemed sensitive, by redirecting to other pages with "correct"

contents similar to those searched;

 use the man in the middle attack, which allows to enter into a private

conversation between two users.

97

However, the most used web control method is the filtering of contents through keywords or sensitive phrases inserted in the black list of the censorship system, which constantly changes according to the circumstances, the historical moment and the geographical point of view.

A push to self-censorship

The elaborate Chinese censorship system not only relies on the technology of the Great

Firewall, but also on different strategies. It is well known that Chinese authorities engage millions of people as "analysts of public opinion on the Internet" to monitor Chinese cyberspace, while the Ministry of Public Security has employed thousands of "Internet guardians" tasked with the duty to report online crimes and to remove subversive contents. Chinese authorities also engage groups of commentators paid for guiding public opinion towards a positive perception of events which is in line with the position of the

Party.

The effectiveness of the Great Firewall is also due to the "indirect censorship” that the system generates. According to Michelle Yang, the success of self-censorship resides in the ‘fear tactic’, which is the fear of being punished. This concept is tighly linked to

Manuel Castells’s theory: he states that the success of indirect censorship in China is due to the "system of punishment" established by the government, that punishes netizens guilty of having spread contents “contrary to directives”. According to Michel Foucault's vision, dissidents’ punishment cases teach ordinary citizens the real consequences of opposing the government. This leads the individual to think twice before spreading information about sensitive topics and it reminds them how to behave. For this reason many Chinese citizens are the firsts to report other citizens guilty for publishing sensitive

98 content. Eventually, the authorities justify the severe system of censorship through the concept of "information sovereignty": Chinese government must controls available information in order to protect citizens from contents manipulated by other countries.

Social media with chinese characteristics

Despite the severe system of censorship, it is wrong to think that the Chinese users are excluded from the social networking world: the Chinese government has created a

Chinese copy of each Western social media with the same functions, or better. In this way Chinese netizens can benefit from social networking, choosing from a wide range of national products.

For example, WeChat or Wēixìn is the Chinese clone of our Whatsapp and it is the most famous application in China. Developed in 2011 by the Chinese company Tencent, it is an all-in-one messaging app and Chinese netizens use it for booking restaurants and flights, making investments, shopping, paying bills, hailing taxis, transferring money, posting Moments on their “walls”, and so on. WeChat is far more effective than any of the Western messaging apps because it incorporates different applications such as

Whatsapp, Facebook, Paypal, Tripadvisor, Instagram, Uber.

Weibo or Sina Weibo is another giant in the world of Chinese social networking and it is the most loved and widespread Chinese microblogging site, comparable to our

Twitter: Chinese netizens publish short articles on a timeline and there are verified accounts of famous people, including politicians.

Moreover, one of the most relevant international cases is that of Google, which in

China is replaced by Baidu. Failing to compete with the Chinese browser, Google

99 initially agreed to submit to the censorship system, but stopped operating in China in

2010. Today, a group of engineers from Mountain View is working on a new search engine known as Dragonfly which was presented in 2017. This new search engine would be structured to exclude any inconvenient result for the Chinese authorities: the platform automatically removes any page or image with content that refers to human rights, democracy, religion, pornography, anti-communism and anti-party demonstrations.

The case of Google, on the one hand, explains the enormous success of the

Chinese social networks, which is mainly due to the absence of foreign competition. On the other hand, it shows how the firm position of the Chinese authorities regarding the

Web censorship leads Western companies to submit to the consequent impositions rather than seeing the doors of the prolific Chinese market closed.

The Cyber Security Law

On June 1st, 2017, at the behest of President Xi Jinping, Chinese authorities put into force the Cyber Security Law (CSL), which requires network operators to store select data within China and allows Chinese authorities to conduct spot-checks on a company’s network operations, in order to avoid cyber-threats and attacks.

Despite President Xi Jinping justified the act as a necessary action to use the

Internet to benefit people and the country, it is not clear whether China is only increasing its infrastructure defences against possible cyberattacks or if it is trying to exert more control over foreign companies operating in the Asian nation.

100

However, this law, which further centralizes Chinese authorities’ management of the network, is another slap for everyone struggling to ensure inalienable rights to every single citizen and netizen.

101

102

ONLINE RESISTENCE STRATEGIES

The Martian Language

Internet in China is populated mainly by young users, which is a fact that explains the origin of different linguistic phenomena born in China in recent years. The alive and concise language used by young netizens reflects the transformations of society and often manages to overcome the boundaries of the language of the web and to enter into everyday use.

In this regard, since the 2000s, China has witnessed the birth of one of the most peculiar linguistic phenomena: the Martian Language (huǒxīngwén 火星 文). The name of this new linguistic phenomenon is inspired by the dialogue of a worldwide successful comedy, Shaolin Soccer, in which the team's coach addressing one of the characters says:

«Go back to Mars. The Earth is so dangerous!».

The quote became contagious, causing people with unusual behaviors to be labeled

"martians". This cryptic and unconventional variety created in Taiwan by a small circle of netizens who used it to communicate in secret. Since 2007 it became commonplace in the People's Republic of China, mainly among the so-called Jiǔlínghòu, the Post-90s netizens. This is because the Martian Language, thanks to its cryptic structure and vocabulary, turned out to be an excellent communication tool and made freedom of expression possible.

103

In general it is presented as a set of techniques that mainly concern phonetics, morphology and syntax, for example:

 Code-switching, i.e. the use of multiple forms of writing or languages: the

Martian Language, in fact, in the same sentence or in the composition of a word,

can use of English, Cyrillic alphabet, hiragana or katakana, Korean,

and IPA.

 Homophony or phonetic proximity, originally used to save time: in the writing

phase, in fact, the characters are inserted through a phonetic insertion system that

slows down the choice of the desired character, for which we often opt for the

first result proposed.

 Use of special symbols. For example the word huǒxīngwén 火星 文, 'Martian

language', is also known as xuē ☆ wén 吙 ☆ 魰. The character xīng 星 which

literally means 'star', is replaced by the symbol ☆. The mouth radicals kǒu 口 and

the fish radical, yú 鱼, are respectively added to the characters huǒ 火 and wén 文,

creating two characters with different meanings (xuē 吙 and wén 魰), but similar

to the originals.

 Spelling or phono-orthographic changes, which provide for the replacement of the

original character with a more complicated and unusual one, or which has a

common component. A clear example is given by the use of è 饿 'hungry' instead

of wǒ 我 which means “I”.

 Disassembling or merging the characters. The are mostly

formed by a combination of components, which can have their own meanings.

104

With this system, it is possible to separate the components of the character, or on

the contrary, to merge different components or more characters into a new one.

For example, in the first case, by breaking down the word 'gun' qiāng 枪, you get

mù cāng 木 仓, which means 'wood barn'. In the second case, terms like jiào 嘦

are used to indicate zhǐyào 只要 'only'.

 Use of pinyin or Arabic numerals: this method allows to create sequences that,

during the reading phase, phonetically remind of one or more words. One of the

most common examples is 3Q: in Chinese, the number three 三 is pronounced

sān; adding the letter of the Latin alphabet Q you get a sequence whose

pronunciation remembers the sentence ‘thank you’.

 Hieroglyphs and symbols. For example the sequence of letters Orz, which

represents a man bent on the ground on his knees: the 'O' would be the head, the

'r' the arms and the 'z' the legs. Initially it was used to express frustration, while

over time it became an icon of gratitude towards someone. In fact, in the Martian

language, 3Q Orz means ‘thank you very much’.

 Replacement of characters with similar ones.

 A mix of the strategies listed above.

Born for keeping conversations difficult to understand, today the Martian Language is an example of Chinese linguistic creativity through which netizens are able to freely express their opinions bypassing the wall of censorship.

105

Crazy Crab: the unknown cartoonist

In 2004, the Chinese Communist Party, led by Hu Jintao and Wen Jiabao, introduced for the first time the concept of ‘harmonious society’ with a political and economic connotation. In 2006, the construction of a harmonious socialist society officially became one of the fundamental objectives of the new political doctrine of the Communist Party.

The economic boom that followed the socialist market economy created a gap between the richest and the poorest. According to Hu Jintao and Wen Jiabao, in order to solve the situation of socio-economic inequality, it was necessary to promote harmony and progress.

Initially, the ‘harmonizing’ proposals of Hu Jintao were received with great enthusiasm, but later this desire for harmony proved to be only an end to justify the use of controversial political means, such as the rigid suppression of dissent and the control of the flow of information. The concept of ‘harmony’ ended up coinciding with that of

‘repression’.

The Chinese word for "harmony", héxié 和谐, has a homophone, héxiè 河蟹, which means ‘river crab’, used by Chinese netizens to refer to online government censorship. It is from this term that takes inspiration Hexie Farm, the microblog of a secret cartoonist, known as Crazy Crab. The blog, created in 2010, is the first and most famous collection of political cartoons in China. Based on George Orwell’s novel Animal Farm, it reproduces many controversial episodes of typical Chinese life in order to criticize the

'harmonious society'. Since these cartoons clearly challenged the censorship, the authorities have immediately intervened and since 2011, the Great Firewall has blocked

Hexie Farm, which is no longer visible by Chinese netizens.

106

The phenomenon of egao

Another element that exemplifies the active and combative position of Chinese netizens is the so-called phenomenon of the egao. The term ègǎo 恶搞 is the simplification of the

Chinese expression èyì gǎoxiào 恶意 搞笑 which means 'to joke heavily, to make fun of'.

From Japan, this phenomenon reached China in 2006, gaining both national and international attention. In English, we refer to it using the term 'spoof' and its form is similar to what in the Western online world is known as meme.

What is an egao?

The egao is a form of web culture, used by netizens to make political satire and to spread episodes of a certain social significance. Usually, the egaos radically change the meaning of famous and existing works, such as movies or TV advertisements in order to become understandable and accessible to a broad public.

The targets of egao are unlimited, but its practitioners usually aim their satire at fixtures of popular culture, such as movies, famous politicians and celebrities, or simply concepts like ‘heroism’ and ‘patriotism’. To do so, they use irony, satire and black humour expressed through word games in Chinese language combined with the communicative power of the image.

Digital technology and the first video sharing sites such as Tudou.com and

Youku.com contributed to the success of this phenomenon: they allowed and still allow web users to easily modify media products and to independently gain popularity.

In an individualistic, competitive and controlled society, the creation of egao becomes a way to express ideas: through irony and satire, Chinese users manage to

107 escape from reality. Born as a fun and humorous form of entertainment, the egao acquired a political value in Chinese society offering Chinese netizens a platform of resistance, criticism and creative expression.

Being apparently pure entertainment, the egao easily mislead the authorities.

Moreover, as many egaos succeed in evading the Great Firewall or in staying online despite blocking attempts, many netizens felt incouraged to consider them as a valid expression alternative, in a country where the possibilities to participate actively in political life are minimal. The egao begins to play a social role: oppression and censorship awaken the conscience of the netizens, and satire becomes the ideal medium as a response to the attempts of the Chinese authorities to produce a tame and clean culture of the web, as an opportunity for activism against government authorities, but also as a tool that can make people laugh. Satirical and humorous style, multimedia, loss of trust in authority and mass participation: these concepts perfectly summarize the phenomenon of the egao.

A murder caused by a steamed bun

A Murder Case Caused by a Steamed Bun is the first case of egao created by Hu Ge, a freelance video-editor in Shanghai. The twenty-minutes video appeared on the Chinese online platforms in January 2006 and it was a spoof on Chen Kaige's famous masterpiece

The Promise, which appeared on the big Chinese screens in 2005 following a very expensive promotional campaign. Hu Ge, disappointed by Chen Kaige’s movie decided to create a comic version of it. The heroic plot of the original movie, which revolves around a complicated love story following a spell, is turned into a mystery centred on the

108 murder of a nightclub manager. Thanks to photomontage techniques, dubbing and background music, besides using stereotypical and ideological language, Hu Ge managed to transform the epic value of the original film into an exposé, which deals with current issues such as prostitution, corruption of officers and the conditions of immigrant workers.

The video was immediately critized even by the renowned director Chen Kaige, who resorted to legal threats, accusing the Hu Ge of copyright infringement and personal defamation. The director's accusations made the "case of the steamed bun" a popular struggle: Hu Ge became a web icon and a symbol of online rebellion. Since then, the phenomenon of the egao became one of the most popular and widespread practices among Chinese Internet users.

The members of the Communist Party implemented the first anti-satire directives following another striking case of egao: the parody of “Sparkling Red Star”, a well- known propaganda movie of 1974. In the original version, the protagonist is a young man enlisted in the Red Army, engaged in the events of the Cultural Revolution. In the parody, however, the boy aims at winning a singing competition and becoming a famous pop star; the protagonist's mother is a fan of a CCTV television anchor man and the father is an estate agent ready to do anything to have a famous son. The parody replaces the propaganda version with a complaint to the corruption of the State television, in addition to discrediting the events of the revolution.

109

A grass mud horse against censorship

In 2009, the video of a funny and cute alpaca (or grass mud horse, cǎonímǎ 草泥 马) which intoned a nice and engaging song accompanied by a children's choir, appeared on the Chinese intranet. The song tells about the life of a group of alpacas that, serene and joyful, live in the far Gobi Desert. To continue to live in peace and to protect their beloved land, the alpacas fought against river crabs, finally managing to defeat them.

The extravagant and unusual video, which has become viral and which apparently looks like a simple song for children, actually hides a deeper meaning: the term used to refer to alpacas is almost homophone to càonǐmā 操你妈, an extremely offensive insult widely common in China; they fight against Crazy Crab’s river crabs (héxiè 河蟹), which represent the censorship linked to the concept of 'harmonization' of the Chinese authorities. Once the meaning hidden behind the two terms is taken into account, the message within the text of the song is the following: the Caonima, that is, Internet users, have regained their land and therefore their freedom of expression.

The Chinese authorities censored the video quite soon, but despite their attempts to cancel any reference to the funny song, the alpaca remains a symbol of the fight against the Great Firewall.

Today, in fact, a grass mud horse is anyone who criticizes the actions of the

Chinese government in terms of freedom of expression and anyone trying to circumvent censorship through new forms of expression.

110

111

THE THREE TS

Just as at the time of Mao's Cultural Revolution, today Xi Jinping's censorship policy has devastating effects on Chinese society and history. The Great Firewall targets any religious, pornographic, violence-related, pro-democratic and subversive content.

Moreover, according to Harvard analysts the filtering system also aims at all platforms where netizens can express themselves collectively, because the speed of the Net allows a rapid diffusion of ideas, opinions and events that the Chinese government does not want to make public.

«Who controls the past, controls the future».

The famous phrase of Orwell's novel 1984 perfectly outlines the mentality of the Chinese authorities, who aim at erasing all the pages that threat the integrity of the Party. from the collective memory. Among these, we find the "Three Ts": the repression of the students of Tiananmen, on June 4th, 1989, who claimed for the freedom of expression; the persecutions of the Tibetan population, still in progress; Taiwan's independence, which

China does not recognize. And perhaps the authorities have succeeded in their goal: according to online research nothing had happened in 1989 in Tiananmen, Taiwan is inextricably Chinese territory, as well as Tibet, where the persecutions would be necessary acts to appease the rioters fomented by the Dalai Lama.

112

The independence of Taiwan

Since the end of the Chinese civil war in 1949, China has claimed sovereignty over

Taiwan when the defeated Nationalist Party fled to the island and the CCP, under Mao

Zedong, swept to power. The Nationalist Party dominated Taiwan's politics for many years under Chiang Kai-shek. Having inherited an effective dictatorship, facing resistance from local population and being under pressure from a growing democracy movement, Chiang's son, Chiang Ching-kuo, began to allow a process of democratisation, which eventually led to the election of the island's first non-KMT president, Chen Shui- bian, a tenacious supporter of the island's independence, whose attitude was strongly criticized by the Chinese authorities.

In 2016, Tsai Ing-wen became the first female leader in Taiwan (and the first unmarried president). After Tsai's victory, Beijing immediately censored the president’s name from the Chinese intranet and the users were not able to find information about

Taiwan.

While Taiwan continues to claim its own independence, China still believe that

Taiwan is part of its territory. The fact that China insists that nations cannot have official relations with both China and Taiwan explains why, in recent years, the ROC has lost the diplomatic support of many countries which traditionally recognized its independence.

Today, the US government has proved to be the only true ally of Taiwan.

Recently, the history of Taiwan was marked by another significant date: on

November 24th, 2018, approximately 19 million citizens voted between Kuomintang and

DPP, which led to the heavy defeat of President Tsai and the Progressive Party.

Analysts say that China is widely suspected to have influenced the local elections through different strategies: economic pressure on the self-governing island, including

113 the discouragement of tourism, the increase of the KMT candidates’ page views on

YouTube and other social media, the hiring of fictitious individuals publishing positive comments on members of the Nationalist party and the dissemination of fake news.

The Tibet issue

Tensions between China and Tibet have persisted since People’s Republic of China was founded in 1949. China affirms that Tibet has been part of China for many centuries now, a claim refuted by many Tibetans.

In 1951, the XIV Dalai Lama and Tibetan government were forced to sign a treaty known as the Seventeen Point Agreement, which professed to guarantee Tibetan autonomy and to respect the Buddhist religion, but also allowed the establishment of

Chinese civil and military headquarters in Lhasa. While the Chinese government regarded the treaty as a legal contract, the Tibetan people consider it invalid since it has been signed under duress.

In 1959, the gradually mounting resentment against Chinese rule led to outbreaks of armed resistance. Full-scale uprising breaks out in Lhasa and tens of thousands

Tibetans died when the Chinese brutally suppressed the resistance. The unsuccessful uprising led to the fleeing of the 14th Dalai Lama and most of his ministers to India, followed by tens of thousands of people.

In 1965, Tibet lost all hope of independence when the Tibetan Autonomous Region

(TAR) was officially proclaimed. Tibet was de facto annexed to China, becoming an autonomous region of China, directly administered by Beijing.

114

In 1987 the Dalai Lama proposed a Five-Point Peace Plan for the restoration of peace and human rights in Tibet. The negative response of the Chinese leadership triggered, from 1987 to 1989, a series of pro-independence protests which took place in the Tibetan territory. On March 1989, Chinese authorities declared the martial law.

While Beijing continued to define Tibetans’ demands as "disguised attempts to divide Tibet from the Great Chinese Motherland", the Dalai Lama began to receive attention and support from international bodies and authorities: in 1989 he received the

Nobel Peace Prize and he intensified his meetings with the leaders of several countries of the world.

Despite Tibetans protests and several attempts to solve this issue peacefully, the

Chinese government continues to consider Tibet an inalienable Chinese territory and shows no intention to negotiate. Today the Tibetans and the Dalai Lama no longer focus on the independence and sovereignty of Tibet from a political point of view, but on a form of autonomy from Beijing, together with the strong desire to guarantee the full respect of fundamental human rights. The determined position of the Chinese authorities does not seem to stop the Tibetan protesters. Moreover, Chinese authorities, through heavy pressures on the mass media, continue to hide and manipulate the news concerning the issue. The pressure exerted by the government acts at several levels and it is so strong to silence complaints and resolutions, even those ones carried out by the major international organizations such as the European Union. The Chinese authorities stance have had devastating consequences: since 2009, in fact, more than a hundred Tibetans have decided to commit suicide in order to denounce their difficult conditions and the systematic repression of Tibetan culture, language and identity.

115

China has thus succeeded in creating a barrier of ominous silence, threatening whoever shows himself in favour of Tibet, and that is why even Western governments, frightened by the idea of irritating their important business partner, renounce to give visibility to this serious and delicate question. Despite the numerous resolutions in favour of Tibet, including that of the European Parliament, the Chinese pressure appears to be deadly.

The massacre of Tiananmen Square

In early May 1989, nearly a million Chinese people, mostly young students, crowded into

Tiananmen Square in Beijing to protest for greater democracy. For about three weeks, the protesters kept on manifesting.

Within the CCP, the protesters’ cause was sympathized by some members, such as

Secretary Zhao Ziyang, while Prime Minister Li Peng and Deng Xiaoping were convinced that the demonstrators were influenced by foreign powers and they accused the students of fomenting street unrest and plotting against China. The events in

Tiananmen Square involved the whole country in the struggle for greater transparency, freedom of press, speech, association and assembly: what the protesters demanded was social, political and economic liberalization.

On May 20th, the Army occupied the capital but the situation remained unaltered for twelve days, until Deng Xiaoping, as president of the Central Military Commission, promulgated the martial law and then sent orders to use force. On the night of June 3rd, the army opened fire on protesters: at about 5:40 am on June 4th, Tiananmen Square was cleared. On June 9th, Deng Xiaoping justified the bloody repression as a necessary

116 measure to maintain the social order and continue towards economic progress. He condemned the student movement as a counterrevolutionary attempt to overthrow the

People's Republic of China and replace the socialist system. In the following days, the official propaganda of the Party supported the statements of Deng Xiaoping to legitimize what had happened. The government also impeded international media to get information on the massacre, allowing only the Chinese press to document the event.

It is clear that the government control on the media was, and continues to be, indispensable to distort reality, concealing the true unfolding of events and covering up the serious political actions, always in favour of integrity of the CCP ideology. The control of the media and information by the Government allowed the authorities to blur any official reference to the protests of 1989.

Although in the West the protest of Tiananmen Square is considered a very important event in history, in China it is a real taboo and it is an unknown issue for

Chinese new generation. According to a survey carried out by the journalist Louisa Lim, in 2014, for 85% of the students the emblematic photo of the Tank Man, which depicts a young man standing in front of a string of tanks heading towards Tiananmen Square, did not represent anything.

Today the Tiananmen Square massacre continues to be one of the black pages that the Chinese government wants to delete. The days of the anniversary have the highest number of blocked keywords, with a list that is updated from year to year, whenever the netizens create new terms to remember the event. As a matter of fact, Chinese users who try to find out information about the event will read on their screens “according to relevant law regulations and policy, part of the results cannot be displayed”.

117

118

DEFENDING HUMAN RIGHTS

China is a permanent member of the UN Security Council and a member of the UN

General Assembly. Its accession should involve compliance with the documents approved by these international institutions, including the Universal Declaration on

Human Rights92, which guarantees the freedom of expression:

Art.19

Everyone has the right to freedom of opinion and expression; this right includes freedom to hold opinions without interference and to seek, receive and impart information and ideas through any media and regardless of frontiers.

China is also one of the states that has approved the International Covenant on Civil and

Political Rights of 1998, whose art. 19 guarantees that:

Art. 19

1. Everyone shall have the right to hold opinions without interference.

2. Everyone shall have the right to freedom of expression; this right shall include

freedom to seek, receive and impart information and ideas of all kinds, regardless of

frontiers, either orally, in writing or in print, in the form of art, or through any other

media of his choice.

92 Universal Declaration of Human Rights, 1948. https://www.ohchr.org/EN/UDHR/Pages/Language.aspx?LangID=itn

119

3. The exercise of the rights provided for in paragraph 2 of this article carries with it

special duties and responsibilities. It may therefore be subject to certain restrictions,

but these shall only be such as are provided by law and are necessary:

a) For respect of the rights or reputations of others;

b) For the protection of national security or of public order, or of public health or

morals.

China, moreover, approved the Vienna Declaration, which states that all countries must «fulfil their obligations to promote universal respect for, and observance and protection of, all human rights and fundamental freedoms for all in accordance with the

Charter of the United Nations, other instruments relating to human rights, and international law».93

Nevertheless, in response to international allegations of non-respect for human rights, China to be aiming at an "Asian approach to human rights", supporting an almost necessary alternative vision to Western countries. The approach is based on the historical-cultural characteristics of Asian countries and their priority, that is the economic development, a community need which must be above the rights of individuals.

China, despite the pressure exerted by the UN, continued to implement a rigid and increasingly sophisticated system of censorship. This attitude led, in July 2016, to a decisive intervention by the UN Human Rights Council which formally condemned the countries that implemented the censorship and restricted the access of citizens to Internet.

93 Vienna Declaration and Programme of Action, 1993, Part I. https://www.ohchr.org/en/professionalinterest/pages/vienna.aspx

120

«The same rights that people have offline must also be protected online».

This is the recommendation of the resolution presented by the UN Commission on

Human Rights. A resolution aimed at supporting freedom in the digital world and condemning the repeated Internet blockages carried out by the authorities, as well as reaffirming the right to information for each individual. According to the UN, online and offline rights of people, such as freedom of expression, must be protected in the same way.

The resolution was born thanks to the initiative of the United States, Sweden and

Tunisia, in response to the open letter that 90 organizations of 41 different states sent to the UN following the KeepItOn Campaign, to denounce the repeated blocks of online communication implemented in 2015 and first half of 2016 by some countries.

China's violation of human rights is not only limited to access to Internet. The

United Nations has reported an increasing number of cases of torture and detention of political prisoners, despite the fact that the government of China signed in 1986 and ratified in 1988 the Convention against Torture and Other Cruel, Inhuman or Degrading

Treatment of the United Nations, with two objections94:

1. China does not recognize the Committee's competences as set out in Article

20, which concern the Committee's ability to investigate torture practices that

have been reported;

94Convention against Torture and Other Cruel, Inhuman or Degrading Treatment or Punishment, 1984, Declarations and Reservations. https://treaties.un.org/pages/ViewDetails.aspx?src=IND&mtdsg_no=IV-9&chapter=4&lang=en

121

2. does not recognize the possibility of arbitration in the case of disputes

between two countries on the interpretation of the Convention.

Nevertheless, international bodies have long urged China to concretely implement the principles of the Convention, putting an end to the use of torture and the practice of extra-judicial detention of political prisoners.

These irregularities awakened the concern of the United Nations and, in February

2017, eleven diplomatic missions signed a letter addressed to the Chinese Minister of

Public Security, Guo Shengkun. In the letter, the eleven countries formally asked to investigate the numerous cases of arrests of lawyers and activists detained for their commitment to human rights recorded since 2015.

Accused of increasing the phenomena of torture and detention of political prisoners,

China claimed the need for such detentions in order to protect the social order, threatened by subversive individuals.

Therefore, the United Nations and other organizations such as Amnesty

International continue to struggle and exert pressure on the Chinese government to put an end to practices that are contrary to the necessary protection of human rights.

122

123

CONCLUSIONS

Today, we can say that the Internet is definitely the main means of communication and information that offers users the opportunity to actively participate in online life and to express their ideas. Precisely for this reason, the management of the Web has become a priority for the Chinese Party, which has always been concerned of the total of control the mass media, considering them useful tools for propaganda and for monitoring public opinion. A principle that, despite the succession of new leaders, has remained constant and has led to the current system of censorship: starting from the creation of the Great

Firewall, through the development of uniquely Chinese social media, it finally came to the Cyber Security Law, which confirmed the position of the CCP regarding the idea of a controlled network.

And the effectiveness of the system is clear: one one hand, most Chinese users prefer to remain silent in fear of the consequences, and so do the media, considered to be directly responsible for any content contrary to the Party's vision. On the other hand many people continue to be unaware of events such as the Tiananmen Square massacre and what actually happens in Tibet or Taiwan; finally, Western companies accept the limits and directives imposed by the Chinese authorities rather than abandoning the thriving market of one of the undisputed leaders in the field of artificial intelligence.

However, in a nation like China, where democracy cannot succeed and information are “manufactured” by the party-controlled press organs, the Net becomes a new channel to challenge the authoritarian attitude of the government. The aspects that emerge from the research I carried out, show the tenacity of a part of Chinese Internet users in fighting against a government that insists on increasingly stifling freedom of speech and thought.

The Chinese language and its creative use, expressed through graphic variants, analogies,

124 metaphors, satire, become fundamental elements for evading censorship. In addition to this one, other alternative communication systems, such as the satirical cartoons of Crazy

Crab or the parodic videos of Hu Ge, are successful in concealing and showing at the same time, in order to raise people’s awareness.

Despite the concerns of international bodies to ensure that the rights of Chinese citizens are respected, the number of violations continues to increase and China does not seem willing to abandon the desire to install a national network. The predictions of Eric

Schmidt, a former Google administrator announcing the advent of a "bifurcated" network, do not seem simple hypotheses: the possibility of a Chinese-led Internet are literally unstoppable.

125

126

SECCIÓN ESPAÑOLA

127

INTRODUCCIÓN

La experiencia personal vivida en China en 2018, marca el punto de partida de esta tesis, cuyo objetivo es analizar los principales aspectos del complejo sistema de censura de la Web implementado por las autoridades chinas y sus repercusiones en la sociedad, tanto nacional como internacional. Habría sido imposible documentar en los dos meses pasados en contacto con una cultura, por la que siento un profundo interés, a través de redes sociales como Whatsapp o Instagram: de hecho, la Web accesible desde la

República Popular China es diferente de la del mundo occidental y está fuertemente controlada por el Gobierno chino.

Cuando hablamos de China, a menudo pensamos en un país económica y tecnológicamente atrasado pero que, desde ese atraso, ha obtenido la calificación de superpotencia en un período de tiempo increíblemente corto. Para mantener su posición, sin verse influenciada por las ideologías occidentales, y para salvaguardar su integridad,

China sacrificó uno de los derechos fundamentales consagrados en la Declaración

Universal de Derechos Humanos y por el que muchas personas luchan cada día: la libertad de expresión. De hecho, la población China todavía no difruta plenamente de la libertad de expresión y de un sistema de información libre.

Históricamente, los medios de comunicación siempre han tenido un papel esencial en la política china: ya desde 1949, el líder y fundador del Partido Comunista Chino,

Mao Zedong, comprendió la importancia estratégica de los medios de comunicación para orientar la opinión pública y guiar el gobierno nacional.

Desde los primeros años de su adopción en China, Internet se convirtió rápidamente en la principal plataforma de comunicación e información. China, cuyo

128 objetivo era la modernización y la apertura al mundo, no pudo aislarse de la revolución de la Red. Por desgracia, la dañina circulación libre de ideas llevó a las autoridades a crear una intranet con características chinas, controlada gracias al proyecto Escudo

Dorado, un elaborado programa de censura del ciberespacio, basado en el filtrado de palabras clave pero también en técnicas de autocensura que hacen que los usuarios chinos se lo piensen dos veces antes de publicar sus ideas en la Web.

Sin embargo, una parte de la población China ha ido desarrollando nuevas formas de resistencia social a favor de la libertad de expresión e información. Gracias a la particular estructura del idioma chino, al uso de la ironía y al poder de las imágenes, los internautas han encontrado diversas estrategias para eludir la censura. Entre ellas encontramos el Lenguaje Marciano, una reciente variedad lingüística y críptica, utilizada inicialmente con el único propósito de mantener conversaciones privadas; las viñetas satíricas, especialmente las de Crazy Crab y el fenómeno de los egaos, una cultura Web multimedia que los internautas utilizan para hacer sátira política.

Hoy en día, las autoridades chinas han llegado a censurar numerosos temas, pero hay tres principales: la brutal represión de las protestas de la plaza de Tiananmen en 1989, la independencia de Taiwán y el genocidio a manos del Gobierno chino que sufren en el

Tíbet.

A estos tres acontecimientos se les suma el hecho de que China sigue registrando un número cada vez mayor de violaciones de los derechos, contra personas que directa o indirectamente defienden la libertad de expresión y de información, todo lo cual ha hecho que la ONU intervenga para garantizar en China el respeto de los principios consagrados en la Declaración.

129

A pesar de las numerosas intervenciones de la ONU, el Gobierno chino no parece intencionado a cambiar su diseño político en favor de un flujo de información libre. De hecho, la Ley de Seguridad Cibernética, aprobada en 2017, fortalece aún más el Gran

Cortafuegos y nubla la esperanza de una Red libre en el país de la Gran Muralla.

130

131

DE INTERNET A INTRANET

Origen de Internet

En 1957, en plena Guerra Fría, el Gobierno de Estados Unidos creó la Agencia de

Proyectos de Investigación avanzados (ARPA, por sus siglas en inglés) del Departamento de Defensa, a la que se le encomendó la creación una red de comunicación telemática para las necesidades militares, con el fin de evitar la vulnerabilidad de una red centralizada, asegurar la transmisión de la comunicación y garantizar la seguridad del país.

En 1962, el científico informático estadounidense J. C. R. Licklider planteó el concepto de una ‘red global’ que, en años sucesivos, desarrollarían Ivan Sutherland, Bob

Taylor y Larry Roberts. En 1969, ARPA y la empresa estadounidense BBN (Bolt,

Beranek & Newman) crearon ARPANET (Advanced Research Projects Agency

NETwork), un sistema de telecomunicaciones que conectaba un ordenador del laboratorio de la Universidad de los Ángeles (UCLA) con otro que se hallaba en el

Stanford Research Institute (SRI) de San Francisco. Esta conexión permitió por primera vez compartir datos, documentos y programas informáticos. En los años siguientes, el número de computadoras conectadas a la red fue creciendo y en 1973, llevó al desarrollo de los protocolos TPC/IP realizados por los científicos de la computación Robert Kahn y

Vint Cerf.

Internet no fue accesible a todos hasta la década de los 80 cuando aparicieron los primeros ordenadores personales, cuando se introdujo el sistema de correo electrónico y cuando T. Berners-Lee creó la World Wide Web (W.W.W.) en 1991. La década de los 90

132 también fue testigo del desarrollo de herramientas de red y motores de búsqueda como

Mosaic, presentado en 1993, que fue reemplazado por Internet Explorer de Microsoft en

1995 y por Google en 1998.

El conjunto de descubrimientos y avances en el campo de las tecnologías de la comunicación hizo posible el acceso a Internet a cualquier usuario, no sólo a los expertos de TI. El uso cada vez más extendido de la Web en todo el mundo ha conducido a la Red que hoy todos conocemos.

Internet se conecte con China

En 1987, el primer correo electrónico enviado desde China incluía estas palabras:

«Cruzando la Gran Muralla, conectándose con el mundo».95

Ese mismo año, se estableció la primera red de telecomunicaciones china, conocida como China Academic Network (CANet). Al igual que en el resto del mundo, la CANet era, principalmente, una herramienta para la investigación científica y académica. Otras redes, como China Education and Research Network (CERNet), no consiguieron conectarse directamente a Internet debido a la prohibición de acceso que el Gobierno de

Estados Unidos impuso a los países socialistas. En 1995 se estableció ChinaNet, la primera red entre China y el mundo. Sólo en 1997, Internet se hizo accesible al

95 CASTRO OBANDO Patricia Marina, 2011, Internet en China: ¿El reflejo del espejo? Análisis comparativo de las plataformas digitales chinas y sus pares extranjeras. Pontificia Universidad Católica de Perú, p. 20.

133 consumidor medio urbano chino. A partir de ese momento, la expansión de la Red fue imparable y el número de usuarios chinos conectados aumentó exponencialmente.

Según el último informe semestral del Centro de Información de la Red de Internet de China (CNNIC), a finales de junio de 2018, los usuarios de Internet en China superaron los 700 millones, alcanzando los 802 millones. Aunque dos de cada cinco personas aún están fuera de línea, China es el hogar de la mayor comunidad en línea del mundo.

Internet en China no es sólo un extraordinario medio de información, sino que también se está convirtiendo en una parte integral de la vida de los ciudadanos. Sin embargo, el camino hacia una Red libre era, y sigue siendo, tortuoso. A lo largo de los años, China ha decidido crear su propio ciberespacio, con sus propias reglas, sus redes sociales y sus líderes de mercado.

Información unidireccional

«Que se abran cien flores, que compitan cien escuelas de pensamiento».96

En 1956, con estas palabras, Mao Zedong, el entonces líder del Partido Comunista

Chino (PCCh), lanzó la Campaña de las Cien Flores, un ilusorio período de democracia y libertad de expresión, durante el cual exhortó a la gente a expresar libremente sus opiniones y a criticar constructivamente al régimen. Un año después, en 1957, el sueño chino de la democracia dio paso a la Campaña Antiderechista, cuyo objetivo era reprimir

96 ESTEFANÍA Joaquín,1985, Que se abran cien flores, que compitan cien escuelas. El País. https://elpais.com/diario/1985/09/01/economia/494373605_850215.html

134 a los individuos peligrosos para el régimen. Millones de personas fueron perseguidas, torturadas, encarceladas y ejecutadas. Entre 1966 y 1976, la Gran Revolución Cultural

Proletaria fue el culmen de la política más extremista de Mao: el líder instó a los jóvenes a cambiar la forma de la vieja sociedad china, pero para que esto fuera posible, era necesario dejar atrás todo lo vinculado a una mentalidad obsoleta. Como consecuencia, gran parte del milenario patrimonio chino fue totalmente destruido.

«La función y la fuerza de los periódicos estriban en su capacidad para exponer ante las masas con la mayor rapidez y amplitud el programa y la línea del Partido, sus principios y medidas políticos, sus tareas y métodos de trabajo».97

Esta cita explica cuál es el papel de los medios de comunicación según Mao:

Cualquier medio fue sometido al servicio del Partido Comunista Chino, con el fin de controlar la opinión pública y sofocar las voces que criticaron el partido. La información unidireccional jugó un papel central en la expansión de la ideología extremista del Gran

Timonel.

Tras la muerte de Mao Zedong, con las Cuatro Modernizaciones y la economía de mercado socialista promovidas por Deng Xiaoping, China parecía dispuesta a modernizarse y abrirse al mundo.

97 Mao Zedong, Charla a los redactores del Diario de Shansí-Suiyuán, Obras Escogidas de Mao Tse-tung, Pekín, 1976, Tomo IV, p.p. 249-53. https://www.marxists.org/espanol/mao/escritos/TES48s.html

135

El gran dilema de China

Sin embargo, las dos caras de China en su camino hacia la modernización se expresan claramente en las palabras de una famosa frase, pronunciada por Deng

Xiaoping a principios de los años 80:

«Si abrimos la ventana, junto al aire fresco entran las moscas».98

La frase explica perfectamente la dúplice posición de China, que lucha constantemente por encontrar un equilibrio entre esta nueva apertura al mundo y la voluntad de mantener a su pueblo lejos de las ideologías occidentales, es decir esas

"moscas" que no tienen que entrar. Esta ideología ha llevado a la censura de Internet que todavía se impone en China.

En 1995, cuando Internet llegó a China, la actitud del PCCh hacia la Red fue inmediatamente contradictoria: por un lado, el Gobierno chino la reconoció como una herramienta de promoción tanto para el crecimiento económico del país, como para los ciudadanos. Pero, por otra parte, consideró que era necesario controlar adecuadamente

Internet para garantizar el orden público y la estabilidad social. Para no verse excluido de las actividades políticas y económicas mundiales, y al tempo no dejarse arrastrar por la revolución tecnológica, el Gobierno ha establecido un complejo sistema de leyes para regular la Red y aplica métodos concretos para censurar los contenidos ‘prohibidos’. Por esta razón, en 1998, al igual que la muralla mandada construir por el emperador Qin Shi

98 VARGAS LLOSA Marco, 2011, El aire fresco y las moscas, El País. https://elpais.com/diario/2011/07/03/opinion/1309644013_850215.html

136

Huang en 221 a.C. contra sus enemigos, el Gobierno chino comenzó la construcción de una verdadera barrera cibernética para defender la integridad de China: el Gran

Cortafuegos.

El Gran Cortafuegos chino

El Gran Cortafuegos es un subsistema del proyecto Escudo Dorado, un sistema de censura y vigilancia de la Red, con el objetivo de bloquear datos y noticias potencialmente desfavorables. La expresión Gran Cortafuegos fue irónicamente acuñada por la revista Wired en 1997 y deriva de un juego de palabras que nos recuerda tanto al papel del cortafuegos de la Red y la Gran Muralla de China. Actualmente su gestión está en manos del Ministerio chino de Seguridad Pública, pero su creador es Fang Binxing, rector de la Universidad de Beijing de Correos y Telecomunicaciones. El proyecto, que se puso en marcha en 1998, fue lanzado oficialmente en 2006. Esta poderosa y sofisticada herramienta permite:

 bloquear un servidor completo;

 bloquear un sitio (total o parcialmente) y algunas aplicaciones de los móviles;

 rastrear contenidos subversivos a través del filtrado de palabras clave;

 utilizar el ataque de intermediario, que permite observar e interceptar mensajes

entre dos usuarios.

Sin embargo, el método de control Web más utilizado es el filtrado de contenidos a través de palabras clave o frases sensibles incluidas en la lista negra del sistema de

137 censura, que cambia constantemente según las circunstancias, el momento histórico y desde el punto de vista geográfico.

Les obligan a la autocensura

El complicado sistema de censura chino no sólo se basa en la tecnología del Gran

Cortafuegos, sino también en diferentes estrategias. Se sabe que las autoridades chinas implican a millones de personas como "analistas de la opinión pública en Internet" para monitorear el ciberespacio chino, mientras que el Ministerio de Seguridad Pública ha contratado a miles de "guardianes de Internet" encargados de informar sobre los delitos en línea y eliminar contenidos subversivos. Las autoridades chinas también emplean a grupos de comentaristas pagados para que guíen la opinión pública hacia una percepción positiva del Partido.

La eficacia del Gran Cortafuegos se debe también a la censura indirecta que el propio sistema genera. El éxito de la autocensura también reside en el miedo a ser castigado, ya que el Gobierno castiga a los internautas culpables de difundir contenidos contrarios a las directivas del Partido. Este sistema alecciona a los ciudadanos sobre las verdaderas consecuencias de oponerse al Gobierno lo cual lleva al individuo a pensárselo antes de difundir información sobre temas sensibles. Además, las autoridades justifican el severo sistema de censura a través del concepto de "soberanía de la información": el

Gobierno chino debe controlar las informaciones disponibles para proteger a los ciudadanos de contenidos manipulados por otros países.

138

Redes sociales con características chinas

A pesar del severo sistema de censura, es erróneo pensar que los usuarios chinos están excluidos del mundo de las redes sociales: el Gobierno chino ha creado una copia de cada medio social occidental con las mismas funciones, incluso mejoradas. De esta manera, los internautas chinos pueden beneficiarse de las redes sociales, eligiendo entre una amplia gama de productos nacionales.

Por ejemplo, WeChat es el clon chino de nuestro Whatsapp y es la aplicación más famosa en China. Fue desarrollado en 2011 por la empresa china Tencent y es una aplicación de intercambio de mensajes ‘todo en uno’ que los internautas chinos utilizan para reservar restaurantes, vuelos y taxis, hacer inversiones, comprar en línea, transferir dinero, etc. Weibo es otro gigante en el mundo de las redes sociales chinas y es el sitio de microblog chino que más gusta y el más usado, comparable a nuestro Twitter.

Además, uno de los casos internacionales más relevantes es la sustitución de

Google en China con Baidu. Al no poder competir con el navegador chino, Google dejó de operar en China en 2010. Hoy en día, un grupo de ingenieros está trabajando en un nuevo motor de búsqueda conocido como Dragonfly que se estructuraría para eliminar automáticamente cualquier resultado que las autoridades juzguen inconveniente.

El caso de Google, por un lado, explica el éxito de las redes sociales chinas, que se debe principalmente a la ausencia de competencia extranjera y, por otro, muestra cómo la firme posición de las autoridades chinas respecto a la censura de la Web lleva a las empresas occidentales a someterse a las consiguientes imposiciones ya que de lo contrario, no pueden acceder al colosal mercado chino.

139

Ley de seguridad cibernética

El 1 de junio de 2017, las autoridades chinas pusieron en vigor la ley de ciberseguridad, que obliga a los operadores de la Red dentro de China a almacenar sus datos y permite a las autoridades chinas controlar las operaciones en la Red de una empresa, con el fin de evitar amenazas y ciberataques.

Aunque el presidente Xi Jinping justificó la ley como una medida necesaria para utilizar Internet en beneficio de la gente y del país, no está claro si China sólo está aumentando las defensas de sus infraestructuras contra posibles ataques cibernéticos o si está tratando de ejercer un mayor control de las empresas extranjeras que operan en el gigante chino. Sin embargo, esta ley, que centraliza aún más el control de las autoridades chinas sobre la Red, es una bofetada más para todos los que luchan por garantizar los derechos inalienables a todos los ciudadanos y, por tanto, a los internautas.

140

141

FORMAS DE RESISTENCIA DE LA RED

Lenguaje Marciano

Internet en China rebosa principalmente de usuarios jóvenes y eso explica el origen de los diferentes fenómenos lingüísticos que han aparecido en China en los últimos años.

El lenguaje vivo y conciso utilizado por los jóvenes internautas refleja las transformaciones de la sociedad que, a menudo, logra entrar en el uso cotidiano.

En este sentido, desde el año 2000, China ha sido testigo del nacimiento de uno de los fenómenos lingüísticos más peculiares: el Lenguaje Marciano (火星文/huǒxīngwén/) cuyo nombre se inspira en el diálogo de una exitosa comedia cinematográfica mundial,

Shaolin Soccer, en la que el entrenador de un equipo de fútbol se dirige a uno de los personajes y dice: "Vuelve a Marte. ¡La Tierra es tan peligrosa!".

La cita se hizo viral y provocó que las personas con un comportamiento inusual fueran etiquetadas como "marcianos". Esta variedad críptica y poco convencional la creó en Taiwán un pequeño círculo de internautas que la usaban para comunicarse a escondidas. Desde 2007, se ha convertido en una moda en la República Popular China, principalmente entre los Jiǔlínghòu, los internautas nacidos después de los años noventa.

Esto se debe al hecho de que el lenguaje marciano, gracias a su estructura y vocabulario crípticos, ha resultado ser una excelente herramienta de comunicación y ha hecho posible expresarse libremente. En general se presenta como un conjunto de técnicas fonéticas, morfologícas y sintácticas, por ejemplo:

 Cambio de códigos, es decir, el uso de múltiples formas de escritura o idiomas: el

lenguaje marciano en una misma frase o en la composición de una palabra, puede

142

usar el el inglés, el alfabeto hiragana o katakana, el cirílico, el bopomofo, la

lengua coreana y el Alfabeto Fonético Internacional (AFI).

 Homofonía o igualdad fonética, que en un primer momento se utilizaba para

ahorrar tiempo: en la fase de escritura los ideogramas se escriben gracias a un

sistema de inserción fonética que frena la elección del ideograma deseado, para lo

cual, a menudo, se opta por el primer resultado propuesto.

 Uso de símbolos especiales. Por ejemplo, la palabra 火星文 /huǒxīng wén/ o

‘Lenguaje Marciano’, también se conoce como 吙 ☆ 魰 /xuē ☆ wén/. El

ideograma 星 /xīng/ que literalmente significa ‘estrella’, se sustituye por el

símbolo ☆. A los ideogramas 火/huǒ/ y 文/wén/, se añaden respectivamente unos

radicales, creando dos ideogramas con diferentes significados (吙/xuē/ y 魰/wén/),

pero similares a los originales.

 Ortografía o cambios fonortográficos, que permiten sustituir el ideograma

original por uno más complicado e inusual, o que tiene un componente común,

por ejemplo el uso de 饿 /è/ 'tener hambre' en lugar de 我 /wǒ/ que significa ‘yo’.

 Separación o fusión de ideogramas. Con este sistema es posible separar los

componentes del ideograma, o al revés, combinar diferentes componentes o más

ideogramas en uno nuevo. Por ejemplo, en el primer caso, al dividir la palabra

'pistola' 枪 /qiāng/, resulta 木仓 /mù cāng/, que significa ‘granero de madera’. En

el segundo caso, términos como 嘦/jiào/ se usan para indicar 只要 /zhǐyào/

‘solo’.

 Uso de pinyin y/o números arábigos: este método permite crear secuencias que

recuerdan fonéticamente a una o más palabras. Uno de los ejemplos más comunes

143

es la combinación 3Q: en chino, el número tres 三 se pronuncia /sān/; añadiendo

la letra latina Q, nace una secuencia cuya pronunciación recuerda al inglés thank

you, ‘gracias’.

 Símbolos. Por ejemplo, la secuencia de letras ‘Orz’ representa a un hombre de

rodillas en el suelo: la ‘O’ es la cabeza, la ‘r’ los brazos y la ‘z’ las piernas. Al

principio se utilizaba para expresar frustración, mientras que ahora, en el lenguaje

marciano, ‘3Q Orz’ significa ‘muchas gracias’.

 Sustitución de un ideograma con un sinónimo.

 Mezcla de las estrategias ya mencionadas.

Nació para mantener conversaciones privadas, pero hoy el Lenguaje Marciano ha llegado a ser un ejemplo de creatividad lingüística china a través del cual los internautas pueden expresar libremente sus opiniones, derribando el muro de la censura.

Crazy Crab: el caricaturista desconocido

En 2004, el Partido Comunista Chino, presidido por Hu Jintao y Wen Jiabao, introdujo por primera vez el concepto de ‘sociedad armoniosa’ con connotaciones políticas y económicas. En 2006, la construcción de "una sociedad socialista armoniosa" se convirtió oficialmente en uno de los objetivos fundamentales de la nueva doctrina política del PCCh.

El auge económico que siguió a la economía de mercado socialista abrió una brecha entre los más ricos y los más pobres. Según Hu Jintao y Wen Jiabao, para resolver la situación de desigualdad socioeconómica era necesario promover la armonía y el progreso. Inicialmente, las propuestas de armonización de Hu Jintao fueron acogidas con gran entusiasmo, pero más tarde ese deseo de armonía demostró ser sólo un fin para

144 justificar la aplicación de controvertidos medios políticos, como la violenta supresión de la disidencia y el control del flujo de información. El concepto de ‘armonía’ terminó coincidiendo con el de ‘represión’.

La palabra china que traduce ‘armonía’,和谐/héxié/, tiene un homófono 河蟹

/héxiè/ que significa cangrejo de río y que los internautas chinos utilizan para referirse a la censura de la Web puesta en marcha por el Gobierno. A partir de esta palabra nace

Hexie Farm, el microblog de un caricaturista ignoto, conocido como Crazy Crab. El blog, creado en 2010, es la primera y más famosa colección de viñetas políticas en China.

Basado en la novela Rebelión en la Granja de George Orwell, reproduce muchos episodios controvertidos exclusivos de la vida china con el fin de criticar a la ‘sociedad armoniosa’. Desde el momento que estas ilustraciones condenan claramente la censura, las autoridades han intervenido de inmediato y, desde 2011, el Gran Cortafuegos ha bloqueado Hexie Farm, que ya no es visible para los internautas chinos.

El fenómeno de los egaos

Otro elemento que ejemplifica la posición activa y combativa de los internautas chinos es el fenómeno de los egaos. La palabra 恶搞/ègǎo/ procede de la expresión China

"恶意搞笑 /èyì gǎoxiào/" que significa "bromear mucho, burlarse". Desde Japón, este fenómeno llegó a China en 2006, conquistando la atención nacional e internacional. Su forma es similar a lo que en el mundo occidental en línea se conoce como meme.

El egao es una forma de cultura Web, utilizada por los internautas para hacer sátira política y para desacreditar episodios de cierta importancia social. Las víctimas de los egaos suelen ser elementos de la cultura popular, como películas, políticos famosos y celebridades, o simplemente conceptos como ‘heroísmo’ y ‘patriotismo’, a los que se los

145 cambia radicalmente su significado. Para ello, se utilizan la ironía, la sátira y el humor negro a través de juegos de palabras chinas, junto al poder comunicativo de la imagen.

La tecnología digital y los primeros sitios de la Web de intercambio de vídeos, como Tudou.com y Youku.com contribuyeron al éxito de este fenómeno: permitieron, y siguen permitiendo, a los usuarios de la Web modificar fácilmente los productos multimedia y ganar popularidad de forma independiente.

En una sociedad individualista, competitiva y controlada, la creación de egaos se convierte en una forma de expresar ideas. Nació como diversión y forma humorística de entretenimiento, y ha ido adquiriendo un valor político y social en la sociedad china. El estilo satírico y humorístico, las técnicas multimedia, la pérdida de confianza en las autoridades y la participación masiva, estas características resumen perfectamente el fenómeno de los egaos.

La tragedia provocada por un pequeño pan al vapor

La tragedia provocada por un pequeño pan al vapor fue el primer caso de egao creado por Hu Ge, un editor de vídeos indipendiente de Shanghai. El video de veinte minutos apareció en la Web china en enero de 2006 y es una parodia de la famosa obra maestra del director cinematográfico Chen Kaige, La Promesa, que se estrenó en las grandes pantallas chinas en 2005 después de una campaña promocional muy cara. Hu Ge decidió crear una versión cómica de la misma: la trama heroíca de la película original, que habla de una complicada historia de amor tras un hechizo, se convierte en un misterio centrado en el asesinato del propietario de un club nocturno. Gracias a técnicas de fotomontaje, doblaje y música de fondo, además de usar lenguaje estereotipado e ideológico, Hu Ge logró transformar el valor épico de la película original en una queja

146 actual, que trata temas como la prostitución, la corrupción de oficiales y las condiciones de los trabajadores inmigrantes.

El vídeo fue inmediatamente criticado, incluso por Chen Kaige, quien amenazó con medidas legales acusando a Hu Ge de violación de derechos de autor y difamación personal. Las acusaciones del director hicieron del "caso del pan al vapor" una lucha popular: Hu Ge se convirtió en un icono de la Web y un símbolo de la rebelión en línea.

Desde entonces, el fenómeno del egao es una de las prácticas más populares entre los usuarios chinos de Internet.

Los miembros del Partido Comunista implementaron las primeras directivas antisátira después de otro llamativo caso de egao: la parodia de Sparkling red star, una película de propaganda de 1974. En el original, el protagonista es un joven enrolado en los Guardias Rojos que participó en los acontecimientos de la Revolución Cultural. En la parodia el protagonista quiere ganar un concurso de canto y convertirse en una famosa estrella del pop; la madre es una gran seguidora de un presentador de la Televisión

Central de China (CCTV) y el padre es un agente inmobiliario que haría cualquier cosa por tener un hijo famoso. La versión cómica sustituye la versión propagandística como una protesta contra la corrupción en la televisión estatal, además de desacreditar los acontecimientos de la Revolución Cultural.

147

Una alpaca contra la censura

En 2009, apareció en la intranet china el video de una alpaca (草泥 马 /cǎonímǎ/) que, acompañada por un coro infantil, entonaba una bonita y atractiva canción que narra la vida de un grupo de alpacas que, tranquilas y alegres, viven en el desierto del Gobi.

Para seguir viviendo en paz, las alpacas tienen que luchar contra los cangrejos de río, y al final, logran derrotarlos.

El extravagante e inusual vídeo, que se ha convertido en viral y que parece una sencilla canción infantil, en realidad esconde un significado más profundo: el termino utilizado para referirse a las alpacas es casi homófono a 操你妈 /càonǐmā/, un insulto extremadamente ofensivo muy común en China; las alpacas luchan contra los cangrejos de río 河蟹 /héxiè/, que representan la censura vinculada al concepto de ‘armonización’ de las autoridades chinas. Una vez que se conoce el significado oculto detrás de los dos términos, el mensaje contenido en el texto de la canción es el siguiente: las Caonima, es decir, los usuarios de Internet, han recuperado su tierra, y por lo tanto su libertad de expresión.

Las autoridades chinas censuraron el vídeo inmediatamente, pero a pesar de su intento de cancelar cualquier referencia a la canción, la alpaca sigue siendo un símbolo de la lucha contra el Gran Cortafuegos. Hoy en día, en China, con el término Caonima se alude a todos los que critican las acciones del Gobierno en términos de libertad de pensamiento y a todos los que tratan de eludir la censura a través de nuevas formas de expresión.

148

149

TRES VÍCTIMAS DEL GRAN CORTAFUEGOS

Al igual que en la época de la Revolución Cultural de Mao, hoy la política de censura de Xi Jinping tiene efectos devastadores tanto en la sociedad como en la cultura chinas. El Gran Cortafuegos censura cualquier contenido religioso, pornográfico, violento, prodemocrático y que no esté en línea con la ideología del Partido.

«Quien controla el pasado, controlará el futuro».

La famosa frase de la novela 1984 de Orwell retrata perfectamente la ideología de las autoridades chinas, que pretenden borrar de la memoria colectiva todos los acontecimientos que amenacen la integridad del Partido. Entre ellos, encontramos las

"tres T": la represión en la plaza Tiananmen, el 4 de junio de 1989, de los estudiantes que exigían libertad de expresión; las persecuciones de la población tibetana que dura hasta hoy; la independencia de Taiwán, que China se niega a reconocer. De hecho, según las informaciones que se encuentran en la red en China en 1989 en Tiananmen no sucedió nada, Taiwán es territorio indiscutiblemente chino, así como el Tíbet, donde las persecuciones serían actos necesarios para aplacar a los alborotadores incitados por el

Dalái Lama.

Indipendencia de Taiwán

Desde el final de la guerra civil china en 1949, el país ha reclamado su soberanía sobre Taiwán cuando el Partido Nacionalista huyó a la isla y Mao Zedong llegó al poder.

El Partido Nacionalista Chino (KMT) dominó Taiwán durante muchos años bajo Chiang

150

Kai-shek, hasta el año 2000, cuando fue elegido primer presidente progresista Chen Shui- bian, un firme partidario de la independencia y cuya actitud fue fuertemente criticada por las autoridades chinas.

En 2016, Tsai Ing-wen se convirtió en la primera mujer líder de Taiwán. Después de su victoria, Pekín censuró inmediatamente el nombre de la Presidenta de la intranet china y los usuarios no pudieron encontrar información sobre ella o su política. Tsai estaba a favor de la independencia de Taiwán, pero también quería mantener una sólida cooperación económica con China.

Al día de hoy, mientras Taiwán sigue reclamando su independencia, China se mantiene en su convicción de que Taiwán le pertenece. Además, el hecho de que China insista en que otras naciones no tengan relaciones oficiales tanto con China como con

Taiwán explica por qué, en los últimos años, la isla ha perdido el apoyo diplomático de muchos países que tradicionalmente han reconocido su independencia.

La historia reciente de Taiwán estuvo marcada por otra fecha significativa: el 24 de noviembre de 2018. Aproximadamente 19 millones de ciudadanos votaron para elegir al

Partido Nacionalista o al Partido Progresista (DPP); el referéndum condujo a la fuerte derrota de la presidenta Tsai y su partido. Los analistas afirman que China ha tratado de influir en las elecciones locales aumentando las páginas de los candidatos del KMT en

YouTube y otros medios sociales, pagando a individuos desconocidos para que publiquen comentarios positivos a favor de los miembros del Partido Nacionalista y para que divulguen noticias falsas.

151

La cuestión del Tíbet

Las tensiones entre China y el Tíbet han persistido desde la proclamación de la

República Popular China en 1949. China afirma que el Tíbet ha sido una parte de China durante muchos siglos, afirmación que muchos tibetanos rechazan.

En 1951, el XIV Dalái Lama y el gobierno tibetano se vieron obligados a firmar un tratado conocido como el Acuerdo de los 17 Puntos, que prometía garantizar la autonomía tibetana y respetar la religión budista, pero también permitía el establecimiento de una sede civil y militar China en Lhasa. Si bien el Gobierno chino consideró el Acuerdo como un contrato legal, el pueblo tibetano lo considera inválido, ya que se firmó bajo coacción.

En 1959, debido al resentimiento gradualmente creciente contra el Gobierno chino aparicieron brotes de resistencia armada en Lhasa, que fueron reprimidas brutalmente.

Trás el fracaso de las protestas el XIV Dalái Lama y a la mayoría de sus Ministros huyeron a India, seguidos por gran parte de la población tibetana.

En 1965, el Tíbet perdió toda esperanza de independencia cuando la Región

Autónoma del Tíbet fue oficialmente anexionada a China, convirtiéndose en una región

Autónoma de China, administrada directamente por Pekín.

En 1987 el Dalái Lama propuso un Plan de paz de cinco puntos para restaurar la paz y respetar los derechos humanos en el Tíbet, pero fue rechazado por los dirigentes chinos. Esto desencadenó, de 1987 a 1989, una serie de protestas a favor de la independencia que tuvieron lugar en territorio tibetano. En marzo de 1989, las autoridades chinas declararon la ley marcial.

A pesar de las protestas de los tibetanos y de todos los intentos por resolver pacíficamente el problema, el Gobierno chino sigue considerando al Tíbet como un

152 territorio chino inalienable y no muestra ninguna intención de negociar. Hoy los tibetanos y el Dalái Lama ya no se centran en la independencia y soberanía del Tíbet desde un punto de vista político, sino en una forma de autonomía de Pekín, junto con el firme deseo de garantizar el pleno respeto de los derechos humanos fundamentales. Además, las autoridades chinas, haciendo fuertes presiones sobre los medios de comunicación, siguen ocultando y manipulando las noticias relacionadas con la cuestión tibetana. La presión ejercida por el Gobierno llega a varios niveles y es tan fuerte que silencia las quejas y resoluciones, incluso las que llevan a cabo las principales organizaciones internacionales como la Unión Europea. Las decisiones de las autoridades chinas tuvieron consecuencias devastadoras: desde 2009, de hecho, más de un centenar de tibetanos han elegido el suicidio para denunciar sus difíciles condiciones y la represión sistemática de la cultura, del idioma y de la identidad tibetanos.

China ha logrado crear una barrera de silencio ominoso, amenazando a quien se muestra a favor del Tíbet, y es por eso que incluso los gobiernos occidentales, atemorizados por la idea de irritar a su poderoso socio comercial, renuncian a dar visibilidad a esta cuestión tan seria y delicada. A pesar de las numerosas resoluciones a favor del Tíbet, incluida la del Parlamento Europeo, la presión china tiene consecuencias mortales.

153

Matanza en plaza Tiananmen

A principios de mayo de 1989, casi un millón de chinos, en su mayoría jóvenes estudiantes, se reunieron en la plaza de Tiananmen en Pekín para protestar a favor de una mayor democracia.

Dentro del PCCh, la causa de los manifestantes encontró algunos simpatizantes, como el Secretario Zhao Ziyang, mientras que el Primer Ministro Li Peng y Deng

Xiaoping estaban convencidos de que los manifestantes estaban influenciados por potencias extranjeras y acusaron a los estudiantes de conspirar contra el Estado. Los acontecimientos en la plaza de Tiananmen contagiaron a todo el país en la lucha por una mayor transparencia, libertad de prensa, opinión, asociación y asamblea: lo que los manifestantes exigían era libertad social, política y económica.

El 20 de mayo, el Ejército ocupó la capital, pero la situación permaneció paralizada durante doce días, hasta que Deng Xiaoping, como presidente de la Comisión Militar

Central, promulgó la ley marcial y luego dio órdenes para usar la fuerza. En la noche del

3 al 4 de junio, el Ejército disparó contra los manifestantes: alrededor de las 5:40 de la mañana, la plaza de Tiananmen estaba desierta. El 9 de junio, Deng Xiaoping justificó la sangrienta represión como una medida necesaria para mantener el orden social y continuar hacia el progreso económico. Condenó el movimiento de los estudiantes como un intento contrarrevolucionario de derrocar la República Popular China y, en los días siguientes, la propaganda oficial del Partido apoyó las declaraciones de Deng Xiaoping.

El Gobierno también limitó el acceso a la información sobre la matanza a los medios internacionales, permitiendo sólo a la prensa china la oportunidad de documentar los sucesos.

154

Está claro que el control del Gobierno sobre los medios de comunicación fue, y sigue siendo, indispensable para distorsionar la realidad, ocultar el verdadero desarrollo de los acontecimientos y encubrir las graves acciones políticas, siempre a favor de la integridad del PCCh. El control de los medios de comunicación y la información por parte del Gobierno permitió a las autoridades difuminar cualquier referencia oficial a las protestas de 1989.

Aunque en Occidente la protesta de la plaza de Tiananmen está considerada como un acontecimiento histórico, en China es un verdadero tabú y un tema desconocido para las nuevas generaciones. Según una encuesta realizada en 2014 por la periodista Louisa

Lim, para el 85% de los estudiantes la foto emblemática del ‘Hombre del Tanque’, en la que se ve a un joven parado frente a una columna de tanques que se dirigían a la plaza de

Tiananmen, no representaba nada.

Hoy la masacre de la plaza Tiananmen sigue siendo una de las páginas más negras que el Gobierno chino quiere hacer desaparecer. En los días del aniversario tienen el mayor número de palabras clave bloqueadas, con una lista que se actualiza de año en año, cada vez que los internautas crean nuevos términos con ocasión del aniversario.

155

156

DEFENSA DE LOS DERECHOS HUMANOS

China es miembro permanente del Consejo de Seguridad de Naciones Unidas y miembro de su Asamblea General. Su adhesión debe implicar el cumplimiento con los documentos aprobados por dicha institución internacional, incluyendo la Declaración

Universal de los Derechos Humanos99, que garantiza la libertad de expresión en su

Artículo 19:

Todo individuo tiene derecho a la libertad de opinión y de expresión; este derecho incluye el no ser molestado a causa de sus opiniones, el de investigar y recibir informaciones y opiniones, y el de difundirlas, sin limitación de fronteras, por cualquier medio de expresión.

China es también uno de los Estados que adhirió al Pacto Internacional de Derechos

Civiles y Políticos100 en 1998, cuyo Art. 19 garantiza que:

1. Nadie podrá ser molestado a causa de sus opiniones.

2. Toda persona tiene derecho a la libertad de expresión; este derecho comprende la

libertad de buscar, recibir y difundir informaciones e ideas de toda índole, sin

consideración de fronteras, ya sea oralmente, por escrito o en forma impresa o

artística, o por cualquier otro procedimiento de su elección.

3. El ejercicio del derecho previsto en el párrafo 2 de este artículo entraña deberes y

responsabilidades especiales. Por consiguiente, puede estar sujeto a ciertas

99 https://www.ohchr.org/EN/UDHR/Documents/UDHR_Translations/spn.pdf 100 https://indotel.gob.do/media/6206/declaracio-de-los-derechos-civiles-y-polticos.pdf

157

restricciones, que deberán, sin embargo, estar expresamente fijadas por la ley y

ser necesarias para:

a) asegurar el respeto a los derechos o a la reputación de los demás;

b) la protección de la seguridad nacional, el orden público o la salud o la moral

públicas.

Además, China aprobó la Declaración y Programa de Acción de Viena101, en cuyo primer titúlo se estipula que todos los países deben “cumplir sus obligaciones de promover el respeto universal, así como la observancia y protección de todos los derechos humanos y de las libertades fundamentales de todos de conformidad con la

Carta de las Naciones Unidas, otros instrumentos relativos a los derechos humanos y el derecho internacional. El carácter universal de esos derechos y libertades no admiten dudas”.

No obstante, en respuesta a las acusaciones internacionales de violación de los derechos humanos, China ha hecho hincapié en la necesidad china de adoptar un

"enfoque asiático de los derechos humanos", apoyando una visión alternativa casi necesaria que se base en características histórico-culturales diferentes de las occidentales y en la prioridad de los países asiáticos, que es el desarrollo económico; por lo tanto, las necesidades de la comunidad se destacan por encima de los derechos de las personas.

China, a pesar de la presión ejercida por Naciones Unidas, continúa implementando un sistema de censura rígido y cada vez más sofisticado. Esta actitud llevó, en julio de

2016, a una intervención decisiva del Consejo de Derechos Humanos de la ONU que

101 https://www.ohchr.org/Documents/Events/OHCHR20/VDPA_booklet_Spanish.pdf

158 condenó formalmente a los países que aplican la censura y restringen el acceso de los ciudadanos a Internet.

«Los mismos derechos que la gente tiene fuera de Internet, deben ser protegidos dentro

de ella».102

Esta es la recomendación de la resolución presentada por la Comisión de Derechos

Humanos de la ONU. Una resolución destinada a apoyar la libertad en el mundo digital y condenar los repetidos bloqueos de Internet llevados a cabo por las autoridades, así como reafirmar el derecho a la información para cada individuo. Según la ONU, los derechos de las personas en línea y fuera de línea, como la libertad de expresión, deben ser protegidos de la misma manera.

La resolución nació por iniciativa de algunos estados miembros103 en respuesta a la carta abierta que 90 organizaciones enviaron a la ONU tras la iniciativa KeepItOn, para denunciar los repetidos bloqueos de comunicación en línea implementados en 2015 y

2016 por algunos países.

La violación de los derechos humanos en China no sólo se limita a prohibir el acceso a Internet. Naciones Unidas ha informado de un número cada vez mayor de casos de detención y tortura por motivos políticos, a pesar de que la República Popular China firmó en 1986 y ratificó en 1988 la Convención contra la Tortura y otros Tratos o Penas

Crueles, Inhumanos o Degradante104 de la ONU.

102 https://hipertextual.com/2016/07/onu-internet https://r3d.mx/2016/07/01/onu-llama-a-la-proteccion-de-los-derechos-humanos-en-internet/ 103 https://www.radiotelevisionmarti.com/a/onu-internet-derecho-humano-/137438.html 104 https://www.ohchr.org/sp/professionalinterest/pages/cat.aspx

159

Frente a las acusaciones de aumentar el número de casos de detención y tortura por motivos políticos, China respondió alegando la necesidad de defender y declarar el orden social, amenazado por individuos subversivos. Por lo tanto, Naciones Unidas y organizaciones como Amnistía Internacional siguen luchando y ejerciendo presión sobre el Gobierno chino para que ponga fin a prácticas que son contrarias a la necesaria protección de los derechos humanos.

160

161

CONCLUSIONES

Hoy en día, podemos decir sin duda alguna que Internet es el principal medio de comunicación e información que ofrece a los usuarios la oportunidad de participar activamente en la vida en línea y expresar sus ideas. Precisamente por esta razón, la gestión de la Web se ha convertido en una prioridad para el Partido Comunista Chino, que siempre se ha preocupado del control total sobre los medios de comunicación de masas, considerándolos herramientas útiles para la propaganda y para el seguimiento de la opinión pública. Un principio que, indipendientemente de la sucesión de nuevos governantes, se ha mantenido constante y ha llevado al actual sistema de censura: a partir de la creación del Gran Cortafuegos, y pasando por el desarrollo de sus propios medios sociales, se ha llegado a la Ley de Seguridad Cibernética, que confirmó la actitud del

PCCh respecto a la idea de una red controlada.

Y la eficacia del sistema es clara: la mayoría de los usuarios chinos prefieren permanecer en silencio por miedo a las consecuencias, así como los medios de comunicación, considerados directamente responsables de cualquier contenido contrario a la visión del partido; otra parte sigue ignorando acontecimientos como la matanza de la plaza de Tiananmen y lo que realmente sucede en el Tíbet o en Taiwán; por último, las empresas occidentales aceptan los límites y las directivas impuestas por las autoridades chinas con tal de no abandonar el mercado de uno de los líderes indiscutibles en el campo de la inteligencia artificial.

Sin embargo, en una gigantesca nación como lo es China, donde la democracia no puede tener éxito y la información está amordazada por los órganos de prensa que controla el Partido, la Red se convierte en un nuevo canal para desafiar el autoritarismo del Gobierno. Los aspectos que surgen del presente trabajo, muestran la tenacidad de una

162 parte de los usuarios chinos de Internet en la lucha contra un gobierno que insiste en reprimir, y cada vez más, la libertad de expresión y ideología. El lenguaje chino y su uso creativo, expresado a través de variantes gráficas, analogías, sátira, etc., se convierten en elementos fundamentales para escapar de la censura. Además de estos, otros sistemas de comunicación alternativos, como las viñetas satíricas de Crazy Crab o los vídeos paródicos de Hu Ge, ocultan el mensaje y ayudan a la gente a comprender.

A pesar de las preocupaciones de los organismos internacionales para garantizar que se respeten los derechos de los ciudadanos chinos, el número de violaciones sigue aumentando y China no parece dispuesta a abandonar el deseo de instalar una red nacional. El exadministrador de Google, Eric Schmidt, predijo que la Red se dividiría en dos versiones, pronóstico que no parece una simple utopía: la posible llegada de un

Internet chino es imparable.

163

GALLERIA FOTOGRAFICA

Figura 1

Crazy Crab ( 疯蟹 ), Animal farm, 蟹农场, 27/01/2014. China Files.

164

Figura 2

“Notte del 3 giugno... Maledizione! Ho di nuovo finito il bianchetto…”

Crazy Crab ( 疯蟹 ), Memoria, 蟹农场, 04/06/2012.

Traduzione di Lucia De Carlo, China Files.

165

Figura 3 FRANKLIN Stuart, The 'Tank Man' stopping the column of T59 tanks on 5th June 1989. Magnum Photos.

166

RINGRAZIAMENTI

Aver raggiunto questo traguardo è un’immensa soddisfazione che merita di essere condivisa con le persone che mi hanno accompagnata in questo bellissimo percorso.

Per questo motivo voglio ringraziare in primis la mia famiglia, per l’amore che non mi ha mai fatto mancare. In particolare i miei genitori, che mi hanno permesso di seguire la mia strada e mi hanno sempre sostenuta, nonostante i chilometri di distanza. Grazie per quello che fate per me ogni giorno.

Il secondo grazie va alla Direttrice e professoressa Adriana Bisirri, per aver appoggiato da subito l’idea alla base di questo elaborato e per le belle parole che riserva a ogni studente, insegnandogli a credere in se stesso.

Vorrei poi ringraziare tutti i professori della SSML Gregorio VII per l’immensa disponibilità e professionalità, per la passione che mettono nel loro lavoro.

In particolar modo ci tengo a ringraziare i miei correlatori: il professor Alfredo

Rocca, le professoresse Tamara Centurioni, Olga Colorado Camuñas e Claudia Piemonte.

Infine vorrei ringraziare con tutto il cuore le persone che costituiscono la mia seconda famiglia: Matteo, Elisa, Alessandra, Donatella, Nicole.

Ringrazio Matteo per essermi stato sempre vicino nei momenti difficili, per aver condiviso con me gioie, delusioni, ansia e successi di questi tre anni intensi, per avermi insegnato a vivere con positività ogni istante.

Ringrazio Elisa, splendida non solo come collega, ma anche come amica; grazie per la sincerità che ti distingue e ti rende la bellissima persona che sei.

Un grazie particolare va ad Alessandra e Donatella: il bene che vi voglio è immenso. Grazie per le risate, per il supporto e per avermi fatto sentire a casa in una città per me nuova.

167

E ultima, ma non meno importante, Nicole. Grazie perché, seppur dall’altra parte del mondo, mi sei sempre vicina.

168

BIBLIOGRAFIA

 ATTANASIO GHEZZI Cecilia, 2014, Cina e intellettuali: l’arte di servire il popolo. China Files. https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/25/cina-intellettuali-larte-servire- popolo/1171222/  AQUARO Angelo, 2017, In Cina entra in vigore la legge sulla cybersicurezza: critiche da oppositori e colpo alle aziende straniere. La Repubblica. https://www.repubblica.it/esteri/2017/05/30/news/in_cina_entra_in_vigore_la_lib erticida_legge_sulla_cybersicurezza_bavaglio_agli_oppositori_e_colpo_alle_azie nde_straniere-166765595/?ref=search  Associated Press in Beijing, 2013, Shi Tao: China frees journalist jailed over Yahoo emails. The Guardian. https://www.theguardian.com/world/2013/sep/08/shi-tao-china-frees-yahoo  ATZORI Gianluca, 2018, I giovani cinesi parlano la Lingua dei Marziani e sfidano l’autorità. China Files. https://medium.com/china-files/i-giovani-cinesi-parlano-la-lingua-dei-marziani-e- sfidano-lautorit%C3%A0-83a5d74ebfc1  BAMMAN David, O’CONNOR Brendan e SMITH Noah A., 2012, Censorship and deletion practices in Chinese social media. First Monday. https://firstmonday.org/article/view/3943/3169  BARME Geremie, YE Sang, 1997, The Great Firewall of China. Wired. https://www.wired.com/1997/06/china-3/  Camera dei Deputati, 2013, Recenti sviluppi della questione tibetana. http://documenti.camera.it/leg17/dossier/Testi/es0122inf.htm  CASTELLANI Claudia, 2018, Cina: Taiwan cessi ogni attività di spionaggio e sabotaggio. Sicurezza Internazionale. http://sicurezzainternazionale.luiss.it/2018/09/16/cina-taiwan-cessi-attivita- spionaggio-sabotaggio/  CASTRO OBANDO Patricia Marina, 2011, Internet en China: ¿El reflejo del espejo? Una aproximación comparativa de las plataformas digitales chinas y sus pares extranjeras. Pontificia Universidad Católica de Perú.

169

http://tesis.pucp.edu.pe/repositorio/bitstream/handle/123456789/5074/CASTRO_ OBANDO_PATRICIA_CHINA.pdf?sequence=1  CEDROLA Simone, 2017, Il “Great Firewall”: la censura cinese 2.0. Ius In Itinere. https://www.iusinitinere.it/great-firewall-la-censura-cinese-2-0-2101  CHAN Sin-wai, 2016, Routledge Encyclopedia of the Chinese Language.Routledge.  CHEN Ying, 2015, Egao and diaosi: satire as new chinese internet cultural phenomena. California State University, East Bay.  CLARK Paul, 2012, Youth culture in China: from Red Guards to netizens. New York, Cambridge University Press.  CNNIC, 2018, Statistical Report on Internet Development in China. https://cnnic.com.cn/IDR/ReportDownloads/201807/P020180711391069195909. pdf  Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, 1984. https://www.unhcr.it/wp- content/uploads/2016/01/Convenzione_contro_la_Tortura.pdf  Convenzione internazionale sui diritti civili e politici. https://unic.un.org/aroundworld/unics/common/documents/publications/intlconve nantshumanright s/brussels_intlconvenantshumanrights_italian.pdf.  Convention against Torture and Other Cruel, Inhuman or Degrading Treatment or Punishment, 1984. https://treaties.un.org/doc/Treaties/1987/06/19870626%2002- 38%20AM/Ch_IV_9p.pdf  Convention against Torture and Other Cruel, Inhuman or Degrading Treatment or Punishment, 1984, Declarations and Reservations. https://treaties.un.org/pages/ViewDetails.aspx?src=IND&mtdsg_no=IV- 9&chapter=4&lang=en  DETTI Tommaso e LAURICELLA Giuseppe, 2017, The origins of the internet, traduzione di A. Di Biase, N. Dines, Viella, Viella historical research.  DENYER Simon, 2016, In Cina la censura di Internet va benone. The Washington Post.

170

https://www.ilpost.it/2016/05/28/in-cina-la-censura-di-internet-va-benone/  DE SETA Gabriele, 2016, Egao and online satire, China. In J. A. Murray & K. M. Nadeau (Eds.), Pop culture in Asia and Oceania (pp. 227–230). Santa Barbara, CA: ABC-CLIO. https://www.academia.edu/29717855/Egao_and_online_satire_China  DEL CORONA Marco, 2009,Cina, la canzone-sberleffo del web alla censura (con peluche). Corriere della Sera. http://leviedellasia.corriere.it/2009/03/07/cina_la_canzone-sberleffo_del/  DI CORINTO Arturo, 2016, L'Onu: adesso basta con censura della rete. Rispettare i diritti umani, La Repubblica. https://www.repubblica.it/tecnologia/2016/07/04/news/censura_web_blocco_inter net_onu-143411038/  ESAREY, Ashley e XIAO Qiang (2008). Below the Radar: Political expression in the Chinese blogosphere. Asian Survey, 48 (5): 752–772. file:///C:/Users/ASUS/Downloads/PoliticalDiscourseintheChineseBlogosphere. pdf  ESTEFANÍA Joaquín, 1985, Que se abran cien flores, que compitan cien escuelas. El País. https://elpais.com/diario/1985/09/01/economia/494373605_850215.html  FARRELL Henry, 2016, L’esercito di commentatori online pagati dal governo cinese. The Washington Post. https://www.ilpost.it/2016/05/20/lesercito-di-commentatori-online-pagati-dal- governo-cinese/  FRANCESCHINI Ivan, 2012, Cina.net. Post dalla Cina del nuovo millennio. Milan: O barra O edizioni.  GAO Liwei, 2004, Chinese Internet Languagee: a Study of Identity Construction. MA Thesis, University of Illinois.  GAO Liwei, 2008, Language Change in Progress: Evidence from Computer- Mediated Communication. In Marjorie K.M. Chan e Hana Kang (a cura di), Proceeding of the 20th North America Conference on Chinese Linguistics. Columbus: The Ohio State University, 1, 361-377.

171

 GAO Liwei, 2012, Synchronic Variation or Diachronic Change: A Sociolinguistic Study of Chinese Internet Language, in Jin Liu e Hongyin Tao (a cura di), Chinese Under Globalization: Emerging Trends in Language Use in China. New Jersey: World Scientific Publishing, 7-28.  GILLIES James, CAILLIAU Robert, 2002, Com'è nato il web, traduzione di Paola Catapano, Milano: Baldini & Castoldi.  GONG Haomin, YANG Xin, 2010, Digitized parody: The politics of egao in contemporary China. China Information.  HEROLD David, MARLOT Peter, 2011, Online Society in China. Creating, celebrating, and instrumentalising online carnival. Routledge. https://books.google.it/books?id=6O- rAgAAQBAJ&pg=PT117&lpg=PT117&dq=L%27alpaca+caonima&source=bl& ots=sqJzVBrxv4&sig=SGrzgG6eJrH3987KXFlDdJm- 9_w&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjxs9uhp53fAhVpMewKHT5sC58Q6AEwEH oECAgQAQ#v=onepage&q=L'alpaca%20caonima&f=false  Information Office of the State Council of the People's Republic of China, 2010, The Internet in China, http://www.china.org.cn/government/whitepaper/node_7093508.htm  JIANG Zemin, 2000, 16° World Computer Congress Speech: https://www.safaribooksonline.com/library/view/on-the- development/9780123813695/B9780123813695000209.xhtml  JIANG Zemin, 2011, On the Development of China's Information Technology Industry. Academic Press.  JOHNSON, Bobbie (2009). Chinese websites mark Tiananmen Square anniversary with veiled protest. The Guardian. https://www.theguardian.com/technology/2009/jun/04/chinese-websites- tiananmen-square-anniversary  KING, Gary et al. 2013. How Censorship in China Allows Government Criticism but Silences Collective Expression, American Political Science Review. 107 (2): 1-18.

172

 KINE Phelim, 2010, China's Internet Crackdown. Forbes. https://www.forbes.com/2010/05/27/china-internet-web-censor-surveillance- technology-security-google-yahoo-green-dam.html#4a0306f72575  KRISTOF Nicholas D., 2011, Banned in Beijing!. The New York Times. http://www.nytimes.com/2011/01/23/opinion/23kristof.html  KUZMIN Sergius L., 2010, Hidden Tibet. History of Independence and Occupation. St. Petersburg: Narthang. file:///C:/Users/ASUS/Desktop/TESI/FONTI/CAPITOLO%203/HiddenTibet.p df  LI Henry Siling, 2012, Seriously Playful: The Uses of Networked Spoof Videos in China. MA Thesis, Queensland University of Technology.  LINK Perry e XIAO Qiang, 2015, Decoding the Chinese Internet: A Glossary of Political Slang. .  LIM Louisa, 2014, For Many Of China's Youth, June 4 May As Well Be Just Another Day. National Public Radio. http://www.npr.org/sections/parallels/2014/06/01/317397569/for-many-of- chinas-youth-june-4-may-as-well-be-just-another-day  LIU Xiangxi, 2015, The Linguistic Analysis of Chinese Emoticon. MA Thesis, University of Massachusetts.  MACKINNON Rebecca, 2008, Flatter world and thicker walls? Blogs, censorship and civic discourse in China. Public Choice, 134 (1-2): 31-46. file:///C:/Users/ASUS/Downloads/Flatter_world_and_thicker_walls_Blogs_ce. pdf  MACKINNON Rebecca, 2009, China’s Censorship 2.0: How Companies censor bloggers. First Monday, 14 (2). https://journals.uic.edu/ojs/index.php/fm/article/view/2378/2089  MAO Zedong, 1957, On the Correct Handling of Contradictions Among the People, 1st pocket ed., pp. 49-50. https://www.marxists.org/reference/archive/mao/works/red-book/ch32.htm  MAO Zedong, 1948, A talk to the editorial staff of the shansi-suiyuan daily. Selected works of Mao Tse- Tung.

173

https://www.marxists.org/reference/archive/mao/selected-works/volume- 4/mswv4_36.htm  MAO Zedong, 1965. Selected works of Mao Tse-tung. Vol, 1. Peking: Foreign Language Press.  MAO Zedong, 1967, The role of the Chinese Communist Party in the national war. Selected works of Mao Tse-tung, 78-101. Peking: Foreign Language Press.  MAO Zedong, Charla a los redactores del Diario de shansi-suiyuan, Obras Escogidas de Mao Tse-tung, PEKIN 1976, Tomo IV, págs. 249-53. https://www.marxists.org/espanol/mao/escritos/TES48s.html  MIN Jiang e YANG Guobin, 2015, The networked practice of online political satire in China: Between ritual and resistance, The International Communication Gazette, 77 (3): 215–231.  Ministry of Information Industry, 2005, Web Sites That Fail to Register May Be Shut Down. http://www.cecc.gov/publications/commission-analysis/ministry-of- information-industry-web-sites-that-fail-to-register  ORWELL George, 1949, 1984. Cambridge, Hugh Hardinge Books.  PANARA Marco, 1989, La primavera di Pechino, La Repubblica. https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/04/25/la- primavera-di-pechino.html  PANKAJ MISHRA, 2005, The Restless Children of the Dalai Lama,The New York Times. https://www.nytimes.com/2005/12/18/magazine/the-restless-children-of-the- dalai-lama.html  PARETTI Marco, 2016, Onu: “Stop alla censura online, Internet è un diritto”, Fanpage.it. https://tech.fanpage.it/onu-stop-alla-censura-online-internet-e-un-diritto/  PEZZINI Emilia Maria, 2012, “和谐”– “Armonia”: contraddizioni nella “società armoniosa” di Hu Jintao. Daily Storm. http://dailystorm.it/2012/09/14/%E5%92%8C%E8%B0%90-armonia- contraddizioni-nella-societa-armoniosa-di-hu-jintao/

174

 PEZZINI Emilia Maria, 2015, Hexie Farm, quelle vignette che sfidano il governo cinese. Daily Storm. http://dailystorm.it/2015/01/11/hexie-farm-quelle-vignette-che-sfidano-il- governo-cinese/  PIERANNI Simone, 2010, L'armonizzazione della conferenza dei blogger cinesi. China Files. https://www.china-files.com/larmonizzazione-della-conferenza-dei-blogger- cinesi/  PIRA Andrea, 2014, Vicisitudes de la alpaca. China Files. https://www.china-files.com/vicisitudes-de-la-alpaca/  POMPILI Giulia, 2018, Taiwan, un’isola di resistenza. Il Foglio. https://www.ilfoglio.it/esteri/2018/10/28/news/taiwan-unisola-di-resistenza- 221125/  Protesta di Piazza Tienanmen: 25 anni fa iniziava la rivolta degli studenti cinesi, 2014, Il Messaggero. Si veda: https://www.ilmessaggero.it/primopiano/esteri/piazza_tien_an_men_cina_anniver sario_rivolta-380231.html  Q. NG James, 2013, Censoring a commemoration: What June 4-related search terms are blocked on Weibo today. CitizenLab. https://citizenlab.org/2013/06/censoring-a-commemoration-what-june-4- related-search-terms-are-blocked-on-weibo-today/  Q. NG Jason, 2014, 64 Tiananmen-Related Words China Is Blocking Online Today. The Wall Street Journal. http://blogs.wsj.com/chinarealtime/2014/06/04/64-tiananmen-related-words- china-is-blocking-today/  QING Huang, 2006, Parody can help people ease work pressure. China Daily. http://www.chinadaily.com.cn/cndy/2006-07/22/content_646887.htm  RAMPINI Federico, 2005, L'agonia del Tibet "cinese" modernità e monaci da cartolina. La Repubblica. http://www.repubblica.it/2005/i/sezioni/esteri/rampini/rampini/rampini.html  RAMPINI Federico, 2007, La Grande Purga di Mao che uccise la primavera cinese. La Repubblica.

175

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/04/27/la-grande- purga-di-mao-che-uccise.html  RETICO Alessandra, 2002, La Cina sigilla Google, navigatori in protesta. La Repubblica. http://www.repubblica.it/online/scienza_e_tecnologia/google/google/google.ht m l  Risoluzione ONU sulla censura di Internet, 2016. https://www.repubblica.it/tecnologia/2016/07/04/news/risoluzione_onu_contro_la _censura_online_e_il_blocco_di_internet-143411324/  SANTEVECCHI Guido, 2014, Vivere in Tibet sotto il controllo della Cina. Corriere.it. https://www.corriere.it/reportages/esteri/2014/tibet/  Taiwan, vince Tsai Ing-wen: prima presidente. Frenata su riavvicinamento alla Cina, 2016, La Repubblica. https://www.repubblica.it/esteri/2016/01/16/news/taiwan_tsai_ing- wen_presidente-131394916/  TANCOVI Salvatore, 2016, Cina, oltre la censura la propaganda: i social network invasi da post filogovernativi. La Stampa. https://www.lastampa.it/2016/05/23/tecnologia/cina-oltre-la-censura-la- propaganda-i-social-network-invasi-da-post-filogovernativi- CFt5xdRy4FwVzaAvJOLknK/pagina.html  TARDELL Miriam, 2012, Language, Irony, and Resistance. Internet spoofing in China today. MA Thesis, Lund University. http://lup.lub.lu.se/luur/download?func=downloadFile&recordOId=2760215&f ileOId=2760220  TRIPODI Giuseppe, 2018, Zero privacy e censura preventiva: come l’internet cinese potrebbe arrivare in Europa. The Submarine. https://thesubmarine.it/2018/10/23/china-internet-censura/  TSAI Ni-Yen, 2007, Language Change through Language Contact in Computer-Mediated. MA Thesis, University of Edinburgh. https://core.ac.uk/download/pdf/277651.pdf

176

 TSUI Lokman, 2001, Internet in China. Big Mama is watching you. MA Thesis, University of Leiden. https://www.lokman.nu/thesis/010717-thesis.pdf (frase internet)  VARGAS LLOSA Marco, 2011, El aire fresco y las moscas, El País. https://elpais.com/diario/2011/07/03/opinion/1309644013_850215.html  VANDERKLIPPE Nathan, 2018, China to ‘inspect’ lawyer after torture allegations. The Globe and Mail. https://www.theglobeandmail.com/news/world/china-to-inspect-lawyer-after- torture-allegations/article34392496/  VISETTI Giampaolo, 2011, Torce umane in nome del Tibet il Dalai Lama: Genocidio culturale. La Repubblica. https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/11/08/torce- umane-in-nome-del-tibet-il.html  VITA Lorenzo, 2018, Perché il Tibet è di nuovo al centro dello scontro tra Cina e Stati Uniti. http://www.occhidellaguerra.it/tibet-cina-stati-uniti/  Universal Declaration of Human Rights, 1948. https://www.ohchr.org/EN/UDHR/Pages/Language.aspx?LangID=itn  WANG Lei, 2015, The Phenomenon of the Martian Language. In Yuming Li e Wei Li (a cura di), The Language Situation in China, 3, Berlino: De Gruyter Mouton, 225-234. https://books.google.it/books?id=tJoLCwAAQBAJ&pg=PA225&lpg=PA225& dq=wang+lei+the+phenomenon+of+martian+language&source=bl&ots=gV7S wH7sLG&sig=ACfU3U2TOU2MUcoaBugbicXdZ2wB- RxARA&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiy3P- O3pDgAhUuMuwKHWh4A3AQ6AEwBnoECAkQAQ#v=onepage&q=wang %20lei%20the%20phenomenon%20of%20martian%20language&f=false  WINES Micheal, 2009, A Dirty Pun Tweaks China’s Online Censors. The New York Times. https://www.nytimes.com/2009/03/12/world/asia/12beast.html  WONG Gillian, 2015, An Amount to Remember: WeChat Mystery on June 4, The Wall Street Journal. http://blogs.wsj.com/chinarealtime/2015/06/04/an- amount-to-remember-wechat-mystery-on-june-4/

177

 YANG Michelle, 2010, Effective Censorship: Maintaining Control in China, Penn Libraries-University of Pennsylvania. https://repository.upenn.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=1138&context=curej  YANG Guobin, 2015, China’s Contested Internet. Copenhagen: Nordic Institute of Asian Studies Pres  YU Hua, 2011, The Spirit of May 35th, The New York Times. http://www.nytimes.com/2011/06/24/opinion/global/24iht-june24-ihtmag-hua- 28.html?mtrref=undefined&assetType=opinion  ZHANG Lin, 2008. ‘Carnival in Cyberspace’ or ‘Site of Resistance’? Internet Egao Culture as Popular Critique in Postsocialist Chinese Society. MA Thesis, NewYork University. file:///C:/Users/ASUS/Downloads/Carnival_in_Cyberspace_or_Site_of_Resis. pdf  ZHANG Yiyao, 2010, The right to freedom of expression versus media censorship in China: Chinese citizens and the Internet. University of Tromsø.  ZHEN Simon K., 2015, An Explanation of Self-Censorship in China: The Enforcement of Social Control through a Panoptic Infrastructure, Student Pulse, vol.7 n.9, in Inquires Journal, pp.1-5. http://www.inquiriesjournal.com/articles/1093/an-explanation-of-self- censorship-in-china-the-enforcement-of-social-control-through-a-panoptic- infrastructure

178

SITOGRAFIA https://www.livinginternet.com/i/ii_licklider.htm https://storiadiinternet.wordpress.com/le-origini-di-internet/ http://en.people.cn/102774/8610644.html http://italian.cri.cn/821/2009/09/16/123s126430.htm http://www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/internet_social/2018/08/21/cina-oltre-800- milioni-utenti-internet_524e3269-8dbf-4ca4-a692-21e28f62cb68.html https://tg24.sky.it/tecnologia/internet/2018/08/21/cina-aumento-utenti-internet.html http://www.bankpedia.org/index.php/it/99-italian/e/23711-economia-socialista-di- mercato https://alphahistory.com/chineserevolution/hundred-flowers-campaign/ https://china-chats.net/keywords/ https://citizenlab.ca/2014/12/repository-censored-sensitive-chinese-keywords-13- lists-9054-terms/ https://cs.stanford.edu/people/eroberts/cs201/projects/2010- 11/FreedomOfInformationChina/category/great-firewall-of-china/index.html https://hipertextual.com/archivo/2014/09/gran-firewall-china/ https://phys.org/news/2005-09-china-yahoo-youve.html http://chinadigitaltimes.net/2006/01/image-of-internet-police-jingjing-and-chacha- online-hong-yan-o%C2%BAae%C2%A5%E2%84%A2aaio%C2%BAa/ http://www.cyberpolice.cn/wfjb/ https://www.tempi.it/google-si-piega-alla-censura-di-pechino/ https://www.webnews.it/2018/08/01/google-motore-ricerca-censura-cina/ http://www.ilgiornale.it/news/politica/cina-sempre-pi-vicina-e-google-si-piega- censura-1561290.html https://socialfactor.it/social-media-cina/ https://www.cybersecitalia.it/cina-approvata-legge-sulla-cybersecurity-impone- obblighi-alle-aziende-anche-straniere/4657/ https://www.cybersecurity360.it/cultura-cyber/cyber-threat-intelligence-cose-e- come-aiuta-la-sicurezza-aziendale/ https://www.ilcaffegeopolitico.org/69427/cyber-security-la-strategia-cinese

179 https://blog.hutong-school.com/martian-script-guide-chinese-language-internet/ https://qz.com/1028258/in-china-internet-censors-are-accidentally-helping-revive-an- invented-language-called-martian/ https://www.paraisodigital.org/internet/ll-lenguaje-marciano-que-es-definicion-y- significado-descargar-videos-y-fotos.html https://blog.willamette.edu/worldnews/2011/04/18/martian-language-internet-slang- words-in-china/ http://www.china.org.cn/china/2011-05/13/content_22557143.htm http://www.chinadaily.com.cn/china/2008-05/22/content_6705274.htm https://web.archive.org/web/20091024125942/http://www.taiwan.com.au/Scitech/Int ernet/Trends/20060306.html https://books.google.it/books?id=P3yKAwAAQBAJ&pg=PT1&lpg=PT1&dq=hexie +farm&source=bl&ots=-Tavo7ewLh&sig=gz4uRX2ueJRG- _LXgCWXDk9v8Is&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiF98X7zfDfAhUR_KQKHdtzAC 84ChDoATADegQIBRAB#v=onepage&q=hexie%20farm&f=false https://carattericinesi.china-files.com/?author=27 https://www.tpi.it/2014/12/02/il-vignettista-che-sfida-la-cina/ http://www.chinadaily.com.cn/china/2006-08/17/content_666829.htm http://www.treccani.it/vocabolario/meme_%28Neologismi%29/ https://escholarship.org/content/qt7p81r9cz/qt7p81r9cz.pdf https://www.nacion.com/tecnologia/los-nuevos-cineastas-de-la-red- china/3PAV4UW25ZCRLOXTXBX2WYTVA4/story/ https://www.china-files.com/vicisitudes-de-la-alpaca/ https://www.youtube.com/watch?v=wKx1aenJK08 https://chinadigitaltimes.net/space/Main_Page https://www.lindro.it/taiwan-al-voto-quasi-un-referendum-pro-o-contro- lindipendenza/ https://www.termometropolitico.it/1358648_elezioni-taiwan-2018-risultati.html https://www.tpi.it/2019/01/02/cina-taiwan-uso-forza/ http://www.treccani.it/enciclopedia/guomindang/ https://thediplomat.com/2015/06/chinas-biggest-taboos-the-three-ts/ http://www.lorenzorossetti.it/tibet.html

180 http://www.notizienazionali.net/notizie/dal-mondo/14465/la-strage-nascosta--la- morte-del-tibet-e-dei-monaci-tibetani-- https://www.amnesty.it/tibet-50-anni-dopo-la-rivolta-del-1959-ancora-violazioni-dei- diritti-umani/ https://www.congress.gov/bill/115th-congress/senate-resolution/429/text/ https://www.laogai.it/parlamento-europeo-chiede-alla-cina-rispetto-dei-diritti-tibet/ http://www.italiatibet.org/2008/10/26/tibet-anni-8090/ https://edition.cnn.com/2016/06/15/politics/obama-dalai-lama/index.html https://www.linkiesta.it/it/article/2018/09/04/il-tibet-e-vessato-dalla-cina-ma- nessuno-lo-racconta-e-intanto-i-monac/39304/ http://www.italiatibet.org/2018/11/07/ginevra-la-violazione-dei-diritti-umani-da- parte-della-cina-allesame-del-consiglio-per-i-diritti-umani-delle-nazioni-unite/ http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/esteri/anniversario- tienanmen/ramp/ramp.html https://tg24.sky.it/mondo/2010/06/03/21_anni_dopo_tienanmen_resta_tabu.html https://tg24.sky.it/mondo/2012/06/04/anniversario_tienanmen_cina_arresti_preventiv i_attivisti_dissidenti.html https://www.ilpost.it/2012/06/04/anniversario-massacro-piazza-tiananmen / http://www.treccani.it/enciclopedia/digital-divide_%28Enciclopedia-della-Scienza-e- della-Tecnica%29/ https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/03/27/cina-lettera-diplomatica-di-11-paesi- contro-torture-mancano-usa-ue-e-italia/3477306/ https://www.radiotelevisionmarti.com/a/onu-internet-derecho-humano-/137438.html

181