Iconografia Mussoliniana. Frammenti
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
L’ARENGARIO STUDIO BIBLIOGRAFICO ICONOGRAFIA MUSSOLINIANA Frammenti ritrovati dell’archivio fotografico della Scuola di Mistica Fascista presso il “covo” di via Paolo da Connobio a Milano. A cura di Paolo Tonini Gussago EDIZIONI DELL’ARENGARIO 2007 1 Finito di stampare il 21 febbraio 2007 Tiratura di 30 esemplari ad personam EDIZIONI DELL’ARENGARIO Via Pratolungo 192 - 25064 Gussago (BS) - Italia http://www.arengario.it Esemplare per ........................................................................ 2 3 3 FRAMMENTI DELL’ARCHIVIO FOTOGRAFICO DELLA SCUOLA DI MISTICA FASCISTA “I primi giorni di aprile del 1930 Niccolò Giani fonda a Milano, insieme ad un gruppo di giovani in prevalenza universitari [i GUF di Milano], la Scuola di Mistica Fascista. [Dopo un periodo di incomprensione con il fascismo “uffi ciale”, nel 1937 il PNF ne convalidò la costituzione, ma solo nel 1940 cessò di essere amministrata dalla federazione dei Fasci di Combattimento di Milano e dispose di un’amministrazione autonoma]. «Nella gran massa dei nostri colleghi - scriveva Giani - la nostra rivoluzione era considerataconsiderata soprattuttosoprattutto nellenelle ssueue realizzazionirealizzazioni cconcrete,oncrete, iill llatoato pprofondamenterofondamente sspiritualepirituale 13 del fascismo sfuggiva del tutto o quasi. Di fronte a tale materializzazione della nostra rivoluzione noi reagimmo». La Scuola [che prese il nome dal fi glio di Arnaldo Mussolini, Sandro Italico, morto di leucemia] si proponeva di «diffondere mediante conferenze e pubblicazioni, i principi informatori della Mistica Fascista e la loro concreta attuazione». (...) L’attività dei giovani mistici si incentrava su delle pubbliche riunioni libere a tutti (...). Ispiratore del gruppo dei giovani della mistica fu Arnaldo Mussolini che con il discorso Coscienza e dovere, pronunciato per l’inaugurazione dell’attività del terzo anno della Scuola, fornì ai «mistici» quello che essi considerarono il loro manifesto etico-politico, «lo spirito che vi anima - aveva affermato Arnaldo Mussolini - è in giusta relazione al correre del tempo che non conosce dighe, né ha dei limiti critici; mistica è un richiamo a una tradizione ideale che rivive trasformata e ricreata nel vostro programma di giovani fascisti rinnovatori. [...] Il problema dei giovani per noi è un problema di formazione salda del carattere e per voi giovani si accoglie nell’unità indissolubile di questo binomio: coscienza e dovere. [...] Il domani deve essere migliore dell’oggi. Voi, in una parola, dovete essere migliori di noi. Non mi spiace quando vedo in voi dei giudici severi intransigenti di cose e persone. [...] Le questioni di stile anche nei minimi particolari devono avere per voi un’importanza singolare, essenziale. Ogni giovane fascista deve sentire la fi erezza della sua gioventù unita al senso dei propri limiti [...] qualunque manchi di stile, sarà sempre fuori dello spirito e fuori dal costume fascista. Le miserie non sono degne del ventesimo secolo. Non sono degne del Fascismo. Non sono degne di voi». Il culto del Duce, quale fondatore e massimo interprete del fascismo e della sua missione storica,storica, fufu postoposto alal centrocentro dell’attivitàdell’attività ddellaella SScuolacuola ddii MMisticaistica FFascista.ascista. ««OgniOgni vveraera rrivoluzioneivoluzione mmondialeondiale - sscrivevacriveva GGianiiani - hhaa llaa ssuaua mistica, che è la sua arca santa, cioè quel complesso di idee-forza che sono destinate ad irradiarsi e ad agire sul subcosciente degli uomini. La scuola, è sorta appunto per enucleare dal pensiero e dall’azione del Duce queste idee-forza. La fonte, la sola, unica fonte della mistica è infatti Mussolini, esclusivamente Mussolini. Forse che ignorando o non conoscendo a fondo il pensiero del Duce si può affermare di essere fascisti? Noi diciamo di no. Che il fascismo non è istinto ma educazione e perciò è conoscenza della sua mistica, che è conoscenza di Mussolini». (...) La fede era considerata dai «mistici» uno dei valori principali della militanza politica, Giani «fu soprattutto un fedele ed un intransigente. Taluni potrebbero chiamarlo un fanatico [...]. Il suo spirito si ribellava a qualunque forma di compromesso; sul terreno della fede non ammetteva patteggiamenti; il bello, il buono, il vero sono da un lato della barricata; dall’altra parte c’è il brutto, il male, la meschinità». I giovani della mistica si sentivano appartenenti ad un ordine religioso, nella consegna data alla Scuola Mussolini aveva infatti detto loro: «La mistica è più del partito un ordine. Chi vi partecipa deve essere dotato di una grande fede. Il fascismo deve avere i suoi missionari, cioè degli uomini che sappiano convincere alla fede intransigente. È la fede che muove - letteralmente - le montagne. Questa può essere la vostra parola d’ ordine». Frequenti furono i richiami della Scuola alla necessità di contrastare in ogni sua forma lo spirito borghese: «insorgiamo - scriveva Giani - con tutte le nostre forze contro coloro che vorrebbero inchiodare la Rivoluzione riducendola a vigile e disciplinato guardiano delle loro piccole o grandi ma pur sempre miserevoli fortune, dimenticando che il Fascismo lo si serve e di esso non ci si serve [...]. All’indice i timorosi, i rimorchiati, tutti coloro che nella rivoluzione hanno visto e continuano a vedere solo il carabiniere che deve garantire la loro modesta tranquillità casalinga». Era secondo Daniele Marchesini «un atteggiamento insofferente di tutto quanto non fosse fanaticamente ortodosso e si opponesse alla realizzazione di un fascismo rivoluzionario. Era [...] polemica condotta con sincerità, onestà e buona fede contro il ‘carrierismo’ e il ‘pescicanismo’, contro un vertice sclerotizzato nella burocratica mentalità delle mezze maniche». I giovani della mistica dovevano formare gli uomini nuovi, gli italiani di Mussolini, «solo quando un valore - scriveva Giani - o un principio si connatura al punto da diventare esigenza inderogabile, cioè stile, esso è storicamente operante. E lo stile, soltanto lo stile è il rilevatore della compiutezza degli uomini nuovi 128 e lolo stilestile ddistingueistingue rrealmenteealmente iill ffascista».ascista». LaLa mmisticaistica ddovevaoveva rrappresentareappresentare nnonon uunana «nozione«nozione ddii ccultura»,ultura», mmaa uunn mmodoodo ddii vvivereivere fascista,fascista, «non«non vuolevuole daredare delladella cultura,cultura, nnéé dottrinarismo,dottrinarismo, mmaa eessassa è e vvuoleuole rrimanereimanere maestramaestra ddii vvita:ita: cchehe ttuttoutto ttornaorna aagligli uuomini,omini, haha ddettoetto Mussolini».Mussolini». ««SiamoSiamo ddeiei mmisticiistici - affermavaaffermava GianiGiani aall cconvegnoonvegno nazionalenazionale indettoindetto ddallaalla ScuolaScuola nnelel 11940940 ssulul ttemaema 2 3 86 ‘Perché siamo dei mistici’ - perché siamo degli arrabbiati, cioè dei faziosi, se così si può dire, del Fascismo, uomini partigiani per eccellenza e quindi per il classico borghese anche assurdi [...] del resto nell’impossibile e nell’assurdo non credono solo gli spiriti mediocri. Ma quando c’è la fede e la volontà, niente è assurdo. [...] La storia è e sarà sempre un assurdo: l’assurdo dello spirito e della volontà che piega e vince la materia: cioè la mistica. Fascismo uguale Spirito, uguale a Mistica, uguale a Combattimento, uguale a Vittoria, perché credere non si può se non si è mistici, combattere non si può se non si crede, marciare e vincere non si può se non si combatte». La guerra che scoppiò rappresentò per i giovani della Scuola il banco di prova della loro preparazione, «una rivoluzione - aveva scritto F. Mezzasoma vicedirettore della Scuola - che voglia durare e perpetuarsi nei secoli ha bisogno di collaudare al fuoco della guerra l’idea dalla quale è sorta 1 e per cui combatte». Nella primavera del 1943 saranno 16 i caduti (cinque le Medaglie d’oro) della Scuola. Niccolò Giani cadde in Albania il 14 marzo 1941. Alla sua memoria venne conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione: «Volontariamente, come aveva fatto altre volte, assumeva il comando di una forte pattuglia ardita, alla quale era stato affi datodato ilil compitocompito didi unauna rischiosarischiosa impresa.impresa. AffrontatoAffrontato dada forzeforze superiori,superiori, concon grandegrande ardimento le assaltava a bombe a mano, facendo prigioniero un uffi ciale. Accerchiato, disponeva con calma e superba decisione gli uomini alla resistenza. Rimasto privo di munizioni, si lanciava alla testa di pochi superstiti, alla baionetta, per svincolarsi. Mentre in piedi lanciava l’ultima bomba a mano ed incitava gli arditi col suo eroico esempio, al grido di: ‘avanti Bolzano, viva l’Italia’, veniva mortalmente ferito. Magnifi co esempio di dedizione al dovere, di altissimo valore e amor patrio». La sua morte fu coerente ad un ideale di vita intesa come sacrifi cio ed eroismo, era l’insegnamento di Arnaldo che ritornava: «Essere sempre entusiasti, giovani, pieno lo spirito di gioia, lieti di combattere e lieti di morire, per dare a questo mondo che ci circonda la forma dei nostri sogni e dei nostri ideali» (Antonello Patrizi, La Scuola di Mistica Fascista). Circa un mese fa il parlamento italiano ha approvato una legge che punisce fra gli altri i negatori dell’Olocausto. Come se la negazione dei fatti fosse meritevole di ascolto e l’imbecillità meritasse la galera. C’è molto allarmismo e burocratismo fascista in questo intimare il silenzio agli stolti, quel burocratismo che i “mistici” (e i “diciannovisti” e gli “arditi”),