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GIOVANNI PAOLO II “DOCTOR MARIALIS” DEL NOSTRO TEMPO (1978-2005) SALVATORE M. PERRELLA, OSM Giovanni Paolo II, al secolo Karol Wojtyla, nato il 18 maggio 1920 a Wadowice in Polonia, cardinale arcivescovo di Cracovia, è stato eletto Vescovo di Roma il 16 ottobre 1978 alla giovane età di 58 anni; dopo un dinamico e difficile pontificato vissuto al completo servizio di Gesù Cristo, della Chiesa e dell’umanità, è tornato alla casa del Padre la sera del 2 aprile 2005, compianto da una grande moltitudine di persone grate.1 Egli nei suoi oltre ventisei anni di servizio petrino non ha mai cessato di collegarsi e di ispirarsi nel suo magistero all’insegnamento del Concilio Vaticano II (1962-1965),2 che lo ha visto protagonista appassionato e da lui stesso considerato «una pietra miliare nella storia bimillenaria della Chiesa».3 Negli ultimi anni della sua esistenza Papa Wojtyła, già sofferente, ha portato a compimento un programma veramente gigantesco, mentre ci si attendeva una specie di sosta, con l’entrata nell’autunno di un magistero e di un servizio ricchissimi; sono stati anni veramente segnati dalla Croce portatrice di una chiamata pressante alla santità quale “misura alta” della vita cristiana ordinaria, vissuta sempre sotto lo sguardo materno della Madre del Redentore.4 Il 2 aprile 2006, giorno anniversario del transito di Giovani Paolo II, alle ore 21,37 ora della sua morte, in una Piazza san Pietro trasformata in un immenso e suggestivo sacrario della memoria per la recita del Rosario, papa Benedetto XVI, con commosso e sincero intervento, ha riassunto e descritto con le parole fedeltà e dedizione il segreto di una vita e di un ministero straordinari e il valore di un’eredità inestimabile da non disperdere nella memoria della Chiesa e del mondo: una lettura teologica, ministeriale, antropologica e simbolica del grande Pontefice, veramente da condividere e da riflettere. «Cari fratelli e sorelle! […]. Come riassumere la vita e la testimonianza evangelica di questo grande Pontefice? Potrei tentare di farlo utilizzando due parole: “fedeltà” e “dedizione”, fedeltà totale a Dio e dedizione senza riserve alla propria missione di Pastore della Chiesa universale 1 Cf. AA. VV., Il pontificato di Giovanni Paolo II. Storia del cristianesimo 1875-2005, San Paolo, Cinisello Balsamo 2006; J. KWITNY, Giovanni Paolo II. Sulla strada della santità, Mondadori/Piemme, Milano 2010. 2 Cf. J. GROOTAERS, Il Concilio, sfida del pontificato di Giovanni Paolo II, in AA. VV., Storia della Chiesa, Paoline, Cinisello Balsamo 1991, vol. XXV/2, pp. 669-689. 3 GIOVANNI PAOLO II, Fedeltà al Concilio, primo radiomessaggio “Urbi et orbi”, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II. LEV, Città del Vaticano 1979, vol. 1, p. 14. 4 Cf. G. WEIGEL, Testimone della speranza. La vita di Giovanni Paolo II protagonista del secolo, Mondadori, Milano 2001; D. MENOZZI, Giovanni Paolo II. Una transizione incompiuta?, Morcelliana, Brescia 2006. 1 … Con le parole e i gesti il caro Giovanni Paolo II non si è stancato di indicare al mondo che se l’uomo si lascia abbracciare da Cristo, non mortifica la ricchezza della sua umanità; se a Lui aderisce con tutto il cuore, non gli viene a mancare qualcosa. Al contrario, l’incontro con Cristo rende la nostra vita più appassionante. Proprio perché si è avvicinato sempre più a Dio nella preghiera, nella contemplazione, nell’amore per la Verità e la Bellezza, il nostro amato Papa ha potuto farsi compagno di viaggio di ognuno di noi e parlare con autorevolezza anche a quanti sono lontani dalla fede cristiana».5 Di Giovanni Paolo II abbiamo avuto modo di interessarci in diverse occasioni e per diversi motivi; tentando di cogliere e di presentare il suo originale e cospicuo contributo all’approfondimento teologico della persona, del ruolo e del significato della Madre di Gesù in ordine alla fede e alla vita di fede (fides qua creditur e fides quae creditur), rilevando altresì come la dimensione mariana nella sua esistenza di credente e nel suo ministero sacerdotale sia stata motivata e presente come accoglienza filiale del gran dono pasquale fatto dal Signore Gesù ai suoi discepoli (cf. Gv 19,25-27), spronando i cristiani a non temere di accogliere Maria nella propria esperienza cristiana, perché ella viene da Dio (cf. Mt 1,20).6 Un magistero universale in un tempo difficile ma fecondo Il ricchissimo insegnamento di Giovanni Paolo II ha avuto quale fulcro centrale quello di spronare le generazioni del tempo post-moderno e post-secolare7 ad aprirsi a Cristo e a prendere il largo con lui in tutti i percorsi del mondo, in tutti gli ambiti della società, in ogni circostanza e in ogni nostro impegno. Si può ben dire che nel cangiante e contraddittorio “tempo postmoderno”,8 e di “società liquida”,9 nichilista,10 di nuovi atei o 5 BENEDETTO XVI, Fedeltà e dedizione. Intervento alla veglia mariana nel primo anniversario della morte di Giovanni Paolo II, in L’Osservatore Romano, Lunedì-Martedì 3-4 aprile 2006, pp. 6-7. 6 Cf. S. M. PERRELLA, Ecco tua Madre (Gv 19,27). La Madre di Gesù nel magistero di Giovanni Paolo II e nell’oggi della Chiesa e del mondo, San Paolo, Cinisello Balsamo 2007. 7 Sui fatti, sul controverso pensiero e prassi di questo tempo chiaroscuro, fatto di “scomparsa e riapparizione” di Dio e dei suoi valori nella coscienza e nella vita degli uomini, cf. F. GENTILONI, La Chiesa post-moderna. Verità e consolazione, Donzelli, Roma 1998; H. WERWEYEN, La teologia nel segno della ragione debole, Queriniana, Brescia 2001; G. CHIURAZZI, Il postmoderno, Mondadori, Milano 2002; G. REALE, Valori dimenticati dell’Occidente, Bompiani, Milano 2004; B. FORTE, Inquietudini della Trascendenza, Morcelliana, Brescia 2005. 8 18 Cf. J. F. LYOTARD, La condizione postmoderna. Rapporto sul sapere, Feltrinelli, Milano 2007 ; G. CAMPANINI, Quale fede nella stagione della post-modernità, Portalupi, Casale Monferrato 2004; G. MUCCI, I cattolici nella temperie del relativismo, Jaca Book, Milano 2006; G. FILORAMO, La Chiesa e le sfide della modernità, Laterza, Roma-Bari 2007; A. VENDEMIATI, Universalismo e relativismo nell’etica contemporanea, Marietti, Genova 2007; S. M. PERRELLA, Credo nel Dio di Gesù Cristo. La responsabilità del “conoscere” la fede oggi, ISU-Università Cattolica, Milano 2007; A. COLIVA, I modi del relativismo, Laterza, Roma-Bari 2009. 9 La “liquidità” è il simbolo-metafora adottato dal sociologo Zygmunt Bauman per descrivere ed interpretare l’attuale congiuntura antropologica nei processi di globalizzazione: cf. Z. BAUMAN, Modernità liquida, Laterza, Roma-Bari 2002; IDEM, Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi, Laterza, Roma-Bari 2005; IDEM, Paura liquida, Laterza, Roma-Bari 2008. 10 F. VOLPI, Il nichilismo, Laterza, Roma-Bari 2005. 2 relativista,11 di “neo darwinismo”,12 di “fragilità dell’Assoluto”,13 di “affabulazione del cristianesimo”,14 ma anche di contraddittoria “nostalgia di Dio”,15 o di “desiderio di Dio”, etc., la Chiesa, come lo stesso Papa, è posta continuamente sub judice, contestata, irrisa e derisa nei suoi valori e tradizioni, sommariamente condannata per alcuni gravi episodi compiuti dal alcuni suoi pastori, volontariamente sottacendo i grandi esempi di probità e di testimonianza verace al Vangelo della carità della giustizia e della concordia continuamente vissuto da uomini e donne di chiesa di ieri e di oggi (cf. Benedetto XVI, Deus caritas est, enciclica del 2005 e Caritas in veritate, enciclica del 2009)! Nel contesto di tale realtà culturale e prassica, vengono anche elaborate proposte teologiche in cui la Rivelazione cristiana, il mistero di Cristo e della Chiesa perdono il loro carattere di verità e di universalità salvifica, o almeno si getta volutamente su di essi un’ombra di dubbio e di incertezza.16 In tale situazione non pochi cristiani rimangono confusi e smarriti; altri, invece, vivono e sopravvivono con una fede infarcita di un penoso analfabetismo religioso, che sovente sfocia in pratiche superstiziose;17 altri ancora 11 Siamo in una sorta di regime, per usare una indovinata e condivisibile definizione di un pensatore “ libero” come Claudio Magris, della «(in) cultura dell’opzional, che ammanisce un po’ di tutto mettendo tutto insieme sullo stesso piano e sullo stesso piatto, pornografia e prediche sui valori familiari, fumisticherie esoteriche e pacchiane superstizioni, un etto di cristianesimo e un assaggio di buddhismo, volgarità plebea e volgarità pseudo aristocratica di spregiatori delle masse graditi a ques’ultime […] Questo relativismo, in cui tutto è interscambiabile, non ha niente a che vedere col rispetto laico dei diversi valori altrui accompagnato dal fermo proposito di contestarli rispettosamente ma duramente in nome dei propri; è il trionfo dell’indifferenza collante di una solidale e inscalfibile egemonia. Così il relativista […] è intollerante verso ogni ricerca di verità, in cui vede un pericolo per la propria piatta sicurezza, che egli si convince sia l’esercizio della ragione» (C. MAGRIS, Relativismo, una maschera del nulla, in Il Corriere della Sera, venerdì 12 dicembre 2008, p. 53. 12 Cf. O. FRANCESCHELLI, Dio e Darwin. Natura e uomini tra evoluzione e creazione, Donzelli, Roma 2005; G. MARTELET, E se Teilhard dicesse il vero…, Jaca Book, Milano 2007; S. MORANDINI, Darwin e la creazione. Pensare la creazione: libertà della scienza e dignità del credere, in Rassegna di Teologia 42 (2008) pp. 383-420; AA. VV., Evoluzionismo e teologia, in Humanitas 63 (2008) pp. 419-463; C. ALBINI, Dio nell’evoluzione. Una prospettiva processuale, in Rassegna di Teologia 50 (2009) pp. 357-375.. 13 Cf. S. ŽIŽEK, La fragilità dell’Assoluto (ovvero perché vale la pena combattere per le nostre radici cristiane), Transeuropa, Massa 2007. 14 È il caso, ad esempio, di D. Brown col suo Codice da Vinci (Mondadori, Milano 2003) e, in Italia, con strumenti ermeneutici e culturali molto più solidi, di C. Augias e M. Pesce con Inchiesta su Gesù (Mondadori, Milano 2006); sulla stessa linea si muovono H.