Progetto di ricerca di Giuseppe Schiavariello

UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA SCUOLA DOTTORALE INTERNAZIONALE DI STUDI UMANISTICI INDIRIZZO: ARCHEOLOGIA E STORIA DELLE ARTI XVIII CICLO

Candidato: GIUSEPPE SCHIAVARIELLO

Progetto di ricerca: La comunità cristiana di Acri (Israele) dall’età tardoantica alla fine del secondo periodo crociato: le fonti scritte e la documentazione archeologica.

Sintesi della storia insediativa della città dalla preistoria fino al XIII secolo d.C.

La città di Acri (anche nota in italiano come Accon o San Giovanni d’Acri, Akko in ebraico moderno, Akka in arabo) si trova in Galilea, nel Distretto amministrativo Nord dello Stato di Israele, posta su un promontorio che chiude sul versante settentrionale la baia di . Sin dall’antichità è interessata da una vivace frequentazione antropica come testimoniano le evidenze archeologiche riferibili al IV millennio a.C. presenti nella località di Tall al-Fukhkhar (‘Collina dei vasi di argilla’) o Tel Akko, che costituisce il più antico insediamento. Ky, così invece è chiamata dagli Egiziani, è menzionata anche in un’iscrizione sul Tempio di Karnak in Egitto in cui sono ricordate le conquiste di Tutmosis III nell’anno 1479 a.C. In seguito è anche conquistata da Ramsete II e Seti I. Ricordata nell’Antico Testamento (Gdc 1,31; Mic 1,10), dopo il passaggio dei Persiani e di Alessandro Magno, la città è conquistata nel III secolo a.C. dai Tolomei. In particolare, Tolomeo II Filadelfo la rinomina Ptolemais. Agli inizi del II secolo a.C. è annesa al territorio dei Seleucidi. Sembra che in questo periodo la città sia detta Antiochia. Più tardi, verosimilmente nel 47 d.C., l’imperatore Claudio, inviati in questa zona veterani romani, fonda la Colonia Claudia Felix Ptolomais. Il centro antico continua ad essere chiamato in questo modo per tutta l’età romana e bizantina, come testimonia il racconto biblico in cui è ricordato il passaggio di San Paolo che, in viaggio da Tiro a Gerusalemme, passa da Tolemaide per

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salutare i ‘fratelli’ (At 21,7). Le fonti antiche ricordano, sino al VI secolo d.C., la presenza di una sede vescovile, suffraganea della diocesi della vicina Tiro. Con la conquista musulmana del 638 d.C. diventa un’importante base navale, ma anche un porto interessato da ricchi traffici commerciali. Dopo un breve dominio bizantino, la città è conquistata dagli Arabi che la controllano sino al 26 maggio 1104 quando, grazie alla collaborazione delle armate pisane e genovesi, re Baldovino I riesce a riconquistarla. Da quel momento Acri è considerata uno dei baluardi del regno cristiano in Terra Santa; diviene il luogo in cui si accolgono i pellegrini e i guerrieri, ma anche un porto centrale nel commercio con l’Occidente, come dimostrano chiaramente la presenza in città dei quartieri dei Franchi, dei Veneziani, dei Genovesi e dei Pisani. La battaglia di Hattin (4 luglio 1187), terminata con la vittoria delle truppe di Salah al-Din al-Ayyubi (il sultano Saladino), segna la riconquista della città da parte dei Musulmani, che governano ora su un vasto territorio comprendente anche questo centro. Si chiude così il primo periodo crociato di Acri. Qualche anno dopo, il 12 luglio 1191, le truppe crociate conquistano nuovamente la città che, cambiato il nome in San Giovanni d’Acri, diviene la capitale di un regno senza più territorio: sono ospitati qui il re di Gerusalemme e Cipro, le corti dei più importanti signori di Palestina, i principali ordini cavallereschi presenti in Terra Santa. In questo periodo è anche ricordato il passaggio da Acri di importanti personaggi del tempo come Federico II di Hohenstaufen, Luigi IX re di Francia e, come ricorda la tradizione, San Francesco (circa 1219-1220 d.C.). Qui, inoltre, risiede anche il Ministro della Provincia Oltremarina dell’Ordine dei Francescani e il Custode di Terra Santa, assieme ad una sessantina di frati. Il 28 maggio 1291, dopo quaranta giorni di assedio, è conquistata dagli eserciti dei Musulmani guidati dal sultano Malek al-Ashraf. Si conclude così il secondo periodo crociato di Acri (1191-1291), uno dei periodi più fiorenti della storia della città.

Breve storia degli studi e delle ricerche recenti

La complessa storia di Acri, la posizione strategica della città che ha contribuito a renderla costantemente oggetto di attenzione e di conquista da parte di molti popoli antichi, il suo coinvolgimento nelle Crociate hanno contribuito, senza alcun dubbio, a creare un interesse tale da spingere non pochi studiosi a dedicare la propria attenzione allo studio della città dall’antichità al periodo contemporaneo. Inoltre, verso questi studi hanno anche spinto le numerose testimonianze

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lasciate dai pellegrini nei loro diari di viaggio in Terra Santa (resoconti, diari, rappresenatazioni grafiche della città e di alcune sue zone). Non essendo questa la sede più adatta per illustrare analiticamente le ricerche e gli studi condotti sulla città e sulla sua storia, ci si può limitare a ricordarne solo i più recenti. Sin dal 1960 The University of Haifa, in collaborazione con The Israel Underwater Archaeological Society, conduce ricerche nell’area portuale della città, interessandosi anche allo studio dei traffici commerciali in cui la città era inserita nelle diverse epoche. Un’altra équipe della stessa Università ha condotto tra il 1973 e il 1989 ricerche a Tell Akko, luogo del primitivo stanziamento. Più recentemente, un vasto progetto finanziato e coordinato da The United States Department of State ha coinvolto The Universiy of Haifa e The Palestinian Association for Cultural Exchange nello studio delle evidenze archeologiche, nella realizzazione di campagne di scavo, nonché nelle attività di restauro di alcuni monumenti della città antica. Non sono pochi i centri di ricerca israeliani e stranieri che si sono interessati allo studio di Acri, tra questi si possono ricordare The University of Tel Aviv, The Hebrew University of Jerusalem, The Pennsylvania State University, The University of Rhode Island. Ancora, sono attivi progetti condotti da Istituti universitari italiani come l’Università degli Studi di Genova, impegnata in attività di scavo archeologico, e un team di specialisti delle Università di Bari, Pisa, Roma ‘Tor Vergata’ e Reggio Calabria, rivolti allo studio delle evidenze architettoniche presenti. Le attività di ricerca storica e archeologica qui realizzate vedono anche la costante partecipazione del Ministro del Turismo Israeliano, della Municipalità di Acco e dell’Israel Antiquities Authority. Segno più importante di questo interessamento delle Istituzioni è stata la creazione, nel 1967, della compagnia governativa Old Acre Development Company, sorta con lo scopo di contribuire allo sviluppo della città vecchia e di trasformarla in città internazionale. Bisogna anche menzionare il prestigioso riconoscimento ottenuto dalla Città Vecchia di Acri che, anche grazie ad una forte campagna di valorizzazione, nel 2001 è stata iscritta dall’UNESCO nella lista dei siti culturali di interesse mondiale. Argomento che, fino ad oggi, ha riscontrato un minore interesse da parte degli esperti è lo studio degli edifici di Acri di proprietà della Custodia di Terra Santa (area del Caravanserraglio nel quartiere Khan el-Franji e Chiesa di San Giovanni Battista). Molto, in questo campo, si deve invece all’attività di padre Quirico Calella o.f.m., superiore del locale Convento francescano, che dal 1995 è impegnato in indagini archeologiche, operazioni di restauro e valorizzazione dei luoghi cristiani.

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Obiettivi della ricerca

Il presente progetto di ricerca si pone in continuità con i molteplici lavori che hanno indagato la presenza e lo sviluppo della comunità cristiana in Terra Santa e a completamento degli studi inerenti la storia della città di Acri in Israele. Infatti, il progetto si concentra sulla ricostruzione diacronica della presenza cristiana ad Acri tra l’età tardoantica e il 1291 d.C., anno in cui convenzionalmente si conclude il secondo periodo crociato di questa città. I numerosi e importanti eventi tramandati dalla storia evenemenziale che si sono svolti ad Acri, le cospicue testimonianze lasciate dai cavalieri e dai pellegrini di ogni tempo che hanno visitato questa città e lasciato memoria dei luoghi attraverso resoconti di viaggi, disegni o planimetrie, contribuiscono ad attestare la presenza di una vivace comunità cristiana. Inoltre, molto numerosi erano anche gli edifici sacri (chiese, conventi, monasteri) di cui i testi antichi parlano (sembra ci fossero quasi quaranta chiese ad Acri in età crociata), presentando frequentemente anche le loro raffigurazioni. In molti casi questi luoghi sacri non sono stati ancora identificati, in altri sono stati riconosciuti per mezzo di campagne di scavo archeologico, ma non studiati in maniera rigorosa, specialmente perché visti, in Israele, come testimonianze ‘scomode’ di una religione diversa da quella ‘di stato’. Particolarmente degno di considerazione è il caso della settecentesca Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, costruita dai Francescani per i Cristiani di rito latino e, ancora oggi, di proprietà della Custodia di Terra Santa. Durante i lavori di restauro dell’edificio, iniziati nell’anno 2000 per volontà di Padre Quirico Calella o.f.m., sono stati rinvenuti ambienti sotterranei a campate con vele poggianti su semipilastri addossati alle pareti di chiara derivazione medievale. Inoltre, nei sondaggi stratigrafici effettuati da un équipe di Frati Francescani è stata rinvenuta una cospicua quantità di materiale ceramico databile tra l’età ellenistica e il periodo ottomano, ma anche elementi architettonici e decorativi in stile crociato (tra cui si ricordano un basamento di colonna, alcuni capitelli, un busto di Cristo in atteggiamento benedicente). La prosecuzione degli interventi, con l’inevitabile coinvolgimento dell’Israel Antiquities Authority, ha portato alla identificazione di tre aperture sul lato meridionale di una delle stanze crociate, interpretate come canali collegati a un androne che conduce fino al mare, attraverso le possenti mura difensive. Sebbene buona parte delle strutture archeologiche siano ancora interrate, la comunità scientifica ha iniziato ad interrogarsi sulla possibile identificazione di questi resti architettonici. Tra le tante ipotesi avanzate sono solo due quelle più significative: la prima, supportata da una certa tradizione bibliografica e da una memoria storica, ritiene che quelle strutture siano ambienti relativi

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alla Chiesa di Sant’Andrea, realizzata dai Crociati e di cui le fonti ci attestano l’esistenza sino alla prima metà del XVIII secolo d.C.; l’altra tesi, al contrario, sostiene che la Chiesa di Sant’Andrea debba essere collocata in una posizione diversa, verosimilmente coincidente con il sito dell’attuale Chiesa greco-cattolica di Sant’Andrea e che, dunque, la Chiesa di San Giovanni Battista sorga su rovine di edifici di epoca crociata non conosciuti. In realtà, ci sono anche studiosi che, rifacendosi al diverso orientamento della Chiesa di San Giovanni Battista (nord-sud) rispetto all’edificio sottostante (est-ovest), ipotizzano che quest’ultimo sia un luogo di culto ebraico. Da quanto brevemente esposto, risulta evidente come sia indispensabile anche uno studio approfondito dell’area in cui sorge la Chiesa di San Giovanni Battista e dei materiali rinvenuti nelle attività di scavo già parzialmente condotte tra il 2000 e il 2011. Inoltre, è auspicabile e verosimilmente possibile la prosecuzione delle indagini archeologiche, da condurre nel massimo rispetto delle moderne metodologie di scavo. Solo uno studio complessivo, che unisca l’analisi delle fonti scritte, delle strutture e dei reperti già documentati a quelli che saranno rinvenuti nelle prossime campagne di scavo, permetterà di avere chiari dati sulla distribuzione planimetrica e sulle dimensioni delle strutture presenti, elementi indispensabili questi, assieme ai materiali archeologici, per datare e identificare la funzione e, possibilmente, il nome, dell’edificio sottostante alla Chiesa di San Giovanni Battista. Per il raggiungimento delle finalità attese da tale progetto di ricerca è fondamentale quindi, da un lato, la ricerca e la consultazione dell’edito e di documenti di archivio inediti relativi alla città e alla storia delle Istituzioni religiose che hanno avuto possedimenti ad Acri, dall’altro, l’indispensabile ricorso alle moderne tecniche di indagine archeologica e di documentazione, nonchè l’ausilio di un database per facilitare la raccolta, la gestione e la consultazione dei dati, e di un sistema informativo territoriale (SIT) atto a rappresentare in maniera georeferenziata la localizzazione degli edifici di culto cristiano, al fine di poter effettuare una corretta analisi interpretativa su scala temporale e spaziale.

Fasi della ricerca

Raccolta e organizzazione della documentazione

La prima fase del progetto (I anno) prevede l’attenta e accurata raccolta dei dati documentari, indispensabili per la ricostruzione della storia insediativa della città dalle fasi

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tardoantiche a quelle basso medievali. Tale fase consisterà nella raccolta e consultazione di testi editi, inediti e dati di natura bibliografica, documentaria, archivistica, cartografica, iconografica per registrare i diversi aspetto delle fasi di vita degli edifici cristiani di Acri dalla loro fondazione alla distruzione o alla assegnazione di una nuova destinazione funzionale. Considerando la complessità e l’elevato numero dei dati da gestire si ricorrerà all’utilizzo di un database per facilitare l’inserimento delle informazioni e velocizzare la loro gestione e consultazione. La consultazione e lo studio del materiale suddetto, con relativo inserimento delle informazioni nel database, avrà luogo principalmente presso la Biblioteca dell’Università della Calabria, ma anche presso altre Biblioteche universitarie, Archivi di Stato italiani, Archivi e Biblioteche di Istituzioni religiose (Chiesa della Porziuncola ad Assisi; Biblioteca di Chiesa Nuova ad Assisi; Biblioteca di Monteripido a Perugia; Curia Generale dell’Ordine dei Frati Minori a Roma; Facoltà Teologica Pugliese a Bari), Archivi e Biblioteche di Ordini Cavallereschi (Biblioteca- Archivio dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme a Roma; Biblioteca e Archivio Magistrali del Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e a Roma); Archivi e Biblioteche in Israele (Archivo e Biblioteca della Custodia di Terra Santa a Gerusalemme; Biblioteca dello Studium Biblicum Franciscanum a Gerusalemme; Biblioteca dell’École biblique et archéologique française de Jérusalem; The Library of Hebrew University of Jerusalem; The Library of University of Haifa; The Library of University of Tel Aviv).

Indagine archeologica di verifica sul campo

La seconda fase del progetto (II anno) prevede la realizzazione di uno scavo archeologico nell’area della Chiesa di San Giovanni Battista ad Acri (Israele), con lo scopo di poter ricostruire l’intera sequenza insediativa dell’area su cui sorge l’edificio settecentesco. A questa operazione, condotta con i moderni metodi di indagine stratigrafica, si affiancherà ovviamente l’analisi dei materiali rinvenuti nel corso della presente indagine e di quelle già effettuate da Padre Quirico Calella o.f.m. Anche in questa fase di ricerca, in considerazione del numero notevole e della complessità dei dati, si renderà inevitabile il ricorso ad un database informatizzato che renda agile la gestione dei dati e ne faciliti la consultazione durante le fasi di studio delle architetture e dei materiali archeologici.

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Studio e ricostruzione

La terza fase del progetto (III anno) consiste nella valutazione dei dati ottenuti mediante le indagini d’archivio e sul campo, seguita dall’analisi critica degli stessi che si concretizzerà nella stesura della Tesi di Dottorato. Il ricorso ai supporti cartografici rappresenta un’imprescindibile risorsa per la localizzazione e la caratterizzazione di ciascun edificio di culto cristiano e per la comprensione delle dinamiche insediative. Sarà dunque fondamentale, per una completa presentazione dei risultati ottenuti, la restituzione dei dati in formato grafico per mezzo di un sistema informativo territoriale (SIT). Il primo passaggio operativo consiste nella progettazione del sistema di gestione dei dati (DBMS) finalizzato alla registrazione degli elementi. Il DBMS contiene anche il collegamento ad alcune tabelle relative ai vari tipi di documentazione grafica (foto, disegni, piante, mappe, prospetti, sezioni) e di documentazione bibliografica. Segue, infine, la fase dell’implementazione dei dati sulla piattaforma GIS per poter effettuare interrogazioni e ricerche sui campi alfanumerici definiti, analisi ed interrogazioni di tipo spaziale/geografico e carte tematiche.

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Bari 25 ottobre 2012

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