Cappellano Promosso Generale Di Brigata Dei Carabinieri Nella Riserva

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Cappellano Promosso Generale Di Brigata Dei Carabinieri Nella Riserva Cappellano promosso generale di Brigata dei Carabinieri nella riserva Edoardo Cappellano, da 25 anni a Piacenza, ha ricevuto, in questi giorni, la prestigiosa promozione a generale di Brigata dei Carabinieri nella riserva a decorrere dal 2016. Figura di spicco nel contrasto della criminalità, Cappellano è noto a Piacenza e in provincia per avervi prestato servizio dal 1996 al 2016. Il generale Edoardo Cappellano è stato Comandante del Reparto Operativo di Piacenza e al Comando Provinciale, con funzioni di Vice Comandante. E’ stato definito un servitore dello Stato tenace e testardo. Catanese, 62 anni, figlio di un appuntato dell’Arma, prima di arrivare a Piacenza ha svolto importanti incarichi di comando in territori d’Italia ad alto tasso di criminalità organizzata e comune. E’ stato impegnato in prima persona in fatti di reato di gravità regionale e nazionale. Dalla sanguinaria guerra di mafia a Palermo a quella nell’agrigentino derivata dalla scissione Stidda-Mafia; nel Veneto per il contrasto della Mala del Brenta capeggiata da Felice Maniero, a Caltanissetta ed infine a Piacenza. Nel periodo piacentino Cappellano si è distinto per la risoluzione di tanti casi di efferati omicidi, rapine, associazioni a delinquere dedite alle estorsioni ed al traffico di armi e stupefacenti. Ha coordinato la prima indagine antimafia in Piacenza, l’operazione Grande Drago, 35 arresti per associazione mafiosa, droga ed estorsione in provincia di Piacenza, Cremona e Crotone. Grazie a questa attività, proseguendo le indagini sulla cosca mafiosa “Grande Aracri” e utilizzando i riscontri e l’attività informativa raccolta durante l’operazione Grande Drago, nel 2015 è stata definitivamente sgominata questa associazione a delinquere con 147 persone del Nord e Sud Italia rinviate a giudizio (Operazione Aemilia). Molte le attestazioni di merito: Cappellano è Cavaliere e Ufficiale al Merito della Repubblica, Medaglia Mauriziana al Merito per dieci lustri di carriera militare altamente meritevole, Medaglia Militare d’Oro al Merito di Lungo Comando. “Dedico questa mia promozione a Generale di Brigata dei Carabinieri – ha dichiarato Edoardo Cappellano – a mio padre, che fu Appuntato dei Carabinieri, alla mia famiglia ed agli ex collaboratori dei miei lunghi anni nell’Arma in Italia e a Piacenza”. ECCO LA STORIA DEL GENERALE EDOARDO CAPPELLANO Generale di Brigata dei Carabinieri CAPPELLANO Edoardo. PiacenzaOnline - Tutti i diritti riservati - La riproduzione, anche parziale, di foto e testi presenti su questo sito - senza il consenso dell'editore - è rigorosamente vietata. | 1 Cappellano promosso generale di Brigata dei Carabinieri nella riserva Comandante del Reparto Operativo Carabinieri di Piacenza dal luglio 1996 all’ottobre 2007, a seguire e sino al settembre 2016 al Comando Provinciale di Piacenza, con funzioni di Vice Comandante. Nato nel 1957 in Belpasso (CT). Figlio di un appuntato dei Carabinieri. Arruolato nell’Arma nel 1978. Promosso capitano ad appena 25 anni. Dopo la Scuola Ufficiali di Roma, veniva destinato in Palermo, dove, al comando del Nucleo Operativo di Palermo-Piazza Verdi, ha affrontato e contrastato la violenta guerra di mafia (1978 – 1984), operando nei quartieri tra i più malfamati della città (Brancaccio, Vucciria, Ballarò, Capo, Kalsa, Falsomiele, Oreto, ecc.). Principali incarichi ricoperti: Comandante Nucleo Operativo Compagnia Carabinieri Palermo Piazza Verdi Comandante 1^ Sezione Nucleo Radiomobile Gruppo Carabinieri Palermo Comandante Compagnia Carabinieri di Monreale (PA), sostituiva il cap. Mario D’Aleo, ucciso in un agguato mafioso Comandante Compagnia Carabinieri Licata (AG) Comandante Compagnia Carabinieri Chioggia S. (VE) Comandante Cte Compagnia Carabinieri Caltanissetta (CL) Comandante Reparto Operativo Carabinieri Piacenza Comandante Provinciale Carabinieri sede vacante Piacenza Dal 1978 gli sono stati assegnati incarichi di delicata attribuzione, al comando di reparti con gravose responsabilità penali/civili/militari con alle dipendenze consistente personale, mezzi, emolumenti e materiali. Ha affrontato numerosi trasferimenti per servizio disposti d’autorità. Assegnato in sedi di servizio ad alto tasso di criminalità organizzata e comune, ove è stato PiacenzaOnline - Tutti i diritti riservati - La riproduzione, anche parziale, di foto e testi presenti su questo sito - senza il consenso dell'editore - è rigorosamente vietata. | 2 Cappellano promosso generale di Brigata dei Carabinieri nella riserva impegnato in fatti reato di gravità regionale e nazionale: PALERMO (ago. 1978-ott. 1984) Comandante del Nucleo Operativo della Compagnia CC Palermo piazza Verdi, in zona disagiata, in ambienti operativi caratterizzati da ricorrenti fenomeni di criminalità organizzata e comune, con frequenti ripercussioni in ambito nazionale, è stato impegnato in centinaia di omicidi dolosi tra cui stragi di mafia a Palermo. 25.9.1979 omicidio del magistrato Cesare Terranova e del maresciallo di Polizia Lenin Mancuso. 6.1.1980 omicidio di Piersanti Mattarella, Presidente della Regione Siciliana. 4.5.1980 omicidio di Emanuele Basile, capitano dei Carabinieri. 27.6.1980 Strage di Ustica. Le vittime, o quel che ne restava, vennero portate per le successive indagini presso l’Istituto di Medicina legale di Palermo. 6.8.1980 omicidio di Gaetano Costa, Procuratore capo della Repubblica di Palermo. 10.10.1981 omicidio di Vito Jevolella, maresciallo capo dei Carabinieri. 30.4.1982 omicidio di Pio La Torre, segretario del PCI siciliano, e di Rosario Di Salvo, autista. 3.9.1982 Strage di via Carini: omicidio di Carlo Alberto Dalla Chiesa, generale C.A. dei Carabinieri e Prefetto a Palermo, della moglie Emanuela Setti Carraro e di Domenico Russo, agente di Polizia. 13.6.1983 Strage di via Scobar, omicidio del capitano dei Carabinieri Mario D’Aleo, l’appuntato CC Giuseppe Bommarito ed il carabiniere Pietro Morici, 29.7.1983 Strage di via Pipitone Federico: omicidio con un’autobomba di Rocco Chinnici, capo dell’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, di Mario Trapassi, maresciallo CC Salvatore Bartolotta, appuntato CC; di Stefano Li Sacchi, portinaio di casa Chinnici. Qualcuno di questi delitti era stato commesso in territorio limitrofo a quello della Compagnia CC di Palermo Piazza Verdi, ma, per la loro assoluta gravità, che incideva sulla Sicurezza pubblica nazionale e locale, era incaricato in prima persona di innumerevoli atti ed adempimenti. Si consideri che gli Ufficiali CC effettivi ai Reparti territoriali, in Palermo, erano poche unità. L’ 11 febbraio 1982 sarà scoperta dal Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Palermo Piazza Verdi una raffineria di stupefacenti, a Palermo, in via Messina Marine, gestita dal mafioso Pietro Vernengo. Le successive indagini, avocate dal Nucleo Investigativo CC di Palermo, permisero di accertare che il laboratorio aveva una potenzialità di 150 chilogrammi di eroina al mese. La scoperta della raffineria consentì agli inquirenti di dare una precisa collocazione al clan dei Vernengo nel grande traffico degli stupefacenti. PiacenzaOnline - Tutti i diritti riservati - La riproduzione, anche parziale, di foto e testi presenti su questo sito - senza il consenso dell'editore - è rigorosamente vietata. | 3 Cappellano promosso generale di Brigata dei Carabinieri nella riserva LICATA (28 ott. 1984 -7 sett.1988) In quegli anni, mentre imperversava la Guerra di Mafia e i Corleonesi realizzavano la loro scalata a Cosa Nostra, un gruppo di criminali che non volevano più prendere ordini da nessuno decise di fondare a Palma di Montechiaro la Stidda, una nuova organizzazione di stampo mafioso, contrapposta a quella tradizionale, fondata da Giuseppe Croce Benvenuto e Salvatore Calafato. La guerra fu feroce e sanguinaria: in meno di cinque anni lasciò sul terreno quasi 500 morti ammazzati, tra le province di Agrigento, Caltanissetta e Siracusa. Cosa Nostra, incapace di capire da dove arrivava il pericolo, non riuscì a reagire: tutti i boss anziani vengono sterminati e la Stidda assunse una posizione egemone, se non assoluta, nelle storiche roccaforti di Porto Empedocle, di Canicattì, di Racalmuto, e dei Comuni nella giurisdizione della Compagnia CC di Licata: Palma di Montechiaro, Camastra, Ravanusa, Campobello di Licata. In questo contesto, Comandante della Compagnia Carabinieri, in zona disagiata, in ambienti operativi caratterizzati da ricorrenti fenomeni di criminalità organizzata e comune, con frequenti ripercussioni in ambito nazionale, ha coordinato in prima persona indagini su numerosi omicidi di mafia, estorsioni, intimidazioni, avvenuti nel territorio di competenza, operando anche in collaborazione con il maresciallo m. Giuliano Guazzelli, del Nucleo Investigativo CC di Agrigento, e il P.M. Rosario Livatino (*) , in seguito trucidati in attentati mafiosi. In particolare, quest’ultimo venne colpito perché intralciava gli affari degli stiddari di Canicattì e di Palma di Montechiaro. Nello stesso periodo, il richiedente diede forte impulso alla lotta all’abusivismo edilizio sulle coste di Licata e di Palma di Montechiaro, favorendo il sequestro di decine di immobili costruiti contro ogni norma edilizia. Nel comune di Campobello di Licata ed in Roma svolse indagini su un traffico internazionale di armi da guerra ed armi pesanti, compresi carri armati, ad opera di un insospettabile armiere, Messina Giuseppe. CHIOGGIA (12 sett. 1988 – 11 agosto 1993) In quel periodo la mala del Brenta era in piena espansione. Maniero Felice, di Campolongo maggiore, ed i suoi associati (in prevalenza residenti nel territorio della giurisdizione della Compagnia
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