REGIONE SICILIA

3.7.3 - CARATTERIZZAZIONE DEI MATERIALI COSTITUENTI LE STRUTTURE VERTICALI DELL’EDILIZIA CORRENTE IN MURATURA

Ing. Antonio Caruso Genio Civile di Siracusa Ing. Chiarina Corallo Genio Civile di Ragusa Dott. Emanuele Lo Giudice GNDT - Catania Ing. Leonardo Santoro Tutor regionale, Genio Civile di

3.7.3.1 - Premessa

Dalla elaborazione dei risultati inerenti al censimento dell’edilizia corrente nelle quattro province della Sicilia orientale, si evince in particolare che in tutti gli ambiti territoriali analizzati sono state riscontrate tipologie di edifici in muratura ricorrenti e contemporaneamente caratterizzate da un alto valore dell’indice di vulnerabilità. Si ritiene utile approfondire le caratteristiche costitutive dei materiali utilizzati per la realizzazione delle strutture in elevazione di tali tipologie di edifici in quanto, da tale caratterizzazione, possono scaturire gli indirizzi utili alla esecuzione degli interventi di messa in sicurezza più appropriati. In particolare negli ambiti territoriali analizzati si sono individuate aree omogenee sia per natura litologica che per tessitura ed orditura del tessuto murario. Nel seguito viene riportata a scala di comprensorio provinciale la caratterizzazione litologica e tipologica dei materiali lapidei naturali ed artificiali rilevati come ricorrenti nel campione di edilizia corrente analizzato.

Provincia di Messina In provincia di Messina si evidenzia la presenza frequente di mattoni pieni utilizzati per la realizzazione delle strutture verticali degli edifici in muratura. Non si evidenziano ambiti territoriali in cui il mattone costituisca l’unico materiale lapideo utilizzato tranne che nel di Messina e nei centri minori della fascia marittima del versante tirrenico della provincia, (Comuni di , , , , ). Come sopra detto, comunque, la presenza del mattone pieno si riscontra sempre, anche se in percentuale ridotta, in tutto il comprensorio della provincia. Il mattone pieno è inoltre in tutta la provincia il materiale prevalente, utilizzato di frequente assieme a cocci di tegole per la realizzazione di listature, ringrossi, ammorsature d’angolo, cerchiature e modanature, rattoppi di murature degradate, diatoni, ecc., in edifici in cui il materiale lapideo prevalentemente utilizzato è invece di origine naturale. Per quanto attiene invece alla natura litoide dei blocchi di pietra naturale utilizzata correntemente nell’edilizia privata si evidenzia una grandissima varietà di materiali, causata dalla particolare conformazione del territorio della provincia che presenta affioramenti di caratteristiche e peculiarità estremamente variegate. Pertanto, l’unico dato comune è quello di ritrovare decine di tipi lapidei provenienti o da cave locali o, in forma di ciottoli, dagli alvei dei torrenti, per la realizzazione di una

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consistente percentuale degli edifici in muratura. Quella che cambia zona per zona, ed in base alla ricchezza del manufatto, è la regola dell’arte per la posa in opera e per la tessitura dell’apparecchio murario. Infine il dato comune è quello di prediligere comunque le formazioni lapidee più consistenti in forma di blocchi semisquadrati o i mattoni pieni per la realizzazione degli stipiti d’angolo e per le ammorsature dei muri ortogonali. Nell’ambito del campione dei Comuni oggetto del rilevamento in provincia di Messina possono, con le premesse sin qui esposte, evidenziarsi una serie di subaree dalle caratteristiche peculiari. Tra queste vi è: L’area Peloritana la cui formazione geologica di base fa riferimento all’unità dell’Aspromonte ed all’unità di ed in cui sono stati individuati i Comuni di Alì Terme, (I cat. sismica), , S.Teresa di Riva, caratterizzati da un’edilizia estremamente vulnerabile realizzata utilizzando blocchi lapidei o ciottoli di gneiss, scisti e filladi, non sempre ben ammorsati in una matrice di malta ottenuta dal detrito di tali formazioni e come tale particolarmente degradata. A tale caratteristica si aggiunga il fatto che trattasi, vista l’orografia dei luoghi, di edifici spesso realizzati su più livelli di fondazione e costituiti da più di 2-3 piani. L’area del fiume Alcantara dove sono stati individuati i Comuni di , Gaggi, , , , , dove prevalente è l’uso delle arenarie locali, delle lave sul versante catanese del fiume Alcantara delle calcareniti e dei calcari. Tale varietà di materiali consente un uso diversificato della pietra con la quale, a seconda delle tipologie edilizie, si realizzano murature semisquadrate o sbozzate, ma più spesso in forma di ciottoli fluviali, ben ammorsati in malte, anch’esse basate su inerti ricavati dal detrito delle formazioni di base, che evidenziano caratteristiche di resistenza migliori delle precedenti. L’area del golfo di Patti in cui ricadono i comuni di S. Piero Patti, , Barcellona, , . In tale area risulta riassunta la vasta casistica litologica presente in provincia di Messina; infatti varie sono le formazioni di base presenti. Tra queste le due suddette unità geologiche dell’Aspromonte e di Mandanici, l’unità Antisicilide, sino all’unità di S. Marco d’Alunzio. I materiali prevalentemente utilizzati nell’edilizia sono le calcareniti di Floresta, la componente arenaria del Flysh di Capo D’Orlando, le dolomie ed i calcari dell’unità di Novara di Sicilia. Tali materiali estratti da cave locali venivano sbozzati o squadrati per la realizzazione degli edifici di maggior pregio dai 2 piani fuori terra sino a picchi di 5-6 piani fuori terra. Negli edifici di minore pregio, tali blocchi venivano attinti in forma di ciottoli o in forma di materiale grossolanamente sbozzato, dall’alveo delle fiumare. Le murature realizzate risultano essere costituite in genere da unico paramento in cui veniva utilizzata malta di calce con funzioni in genere di allettamento. Elemento tipico è l’utilizzo dei mattoni o di blocchi squadrati per le modanature e gli ammorsamenti d’angolo. Nel seguito si riportano i Comuni costitutivi il campione rappresentativo della provincia

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Materiale lapideo prevalente Comune Blocchi artificiali Blocchi naturali FURNARI Mattoni pieni Calcareniti LIBRIZZI Mattoni pieni Arenarie NOVARA DI SICILIA Calcari e calcareniti a briozoi S.PIERO PATTI Arenarie BARCELLONA P.G. Mattoni pieni Calcareniti ALI’ TERME Mattoni pieni Filladi SCALETTA ZANCLEA Mattoni pieni Filladi FRANCAVILLA DI SICILIA Arenarie, Lave GAGGI Arenarie, Lave GIARDINI NAXOS Mattoni pieni Calcareniti GRANITI Arenarie MOTTA CAMASTRA Arenarie PAGLIARA Ciottoli di gneiss e scisti, Filladi S.TERESA DI RIVA Mattoni pieni Filladi TAORMINA Calcari e calcari metamorfici

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Provincia di Catania Nella provincia di Catania si riscontra solo occasionalmente l’utilizzo del mattone per la realizzazione delle strutture verticali di edifici in muratura. Anche qui infatti l’intero patrimonio edilizio degli edifici in muratura è caratterizzato dall’uso delle pietra locale mentre il mattone pieno viene utilizzato per la realizzazione di ricorsi, listature, stipiti. In particolare, nell’ambito del campione dei comuni analizzati si distinguono una serie di Comuni appartenenti all’area Etnea e centri che da questa si discostano anche per tipologie di materiali utilizzati, quali Caltagirone, in cui prevale la muratura sia a sacco che a blocchi in calcarenite da taglio o arenarie provenienti da cave locali (Pietra di Balatazze e di Marfisa) ed appartenenti ad una formazione Pleistocenica (Quaternario inferiore) simile per costituzione e per periodo geologico alla formazione di Lentini. Altro centro analizzato è Raddusa, caratterizzato dall’uso di blocchi arenaci della formazione pleistocenica di Lentini e dall’uso, nell’edilizia più povera rurale, di gessi. Nella chiesa Madre si ritrovano infine materiali pregiati verosimilmente provenienti dalla formazione del vicino Castel di Judica (Calcare ad alobie del Trias). Tornando all’area etnea, questa è caratterizzata dall’uso prevalente di pietra lavica per la struttura muraria e calcareniti della formazione “climiti” per gli elementi ornamentali. La pietra lavica più pregiata “occhio di pernice” era utilizzata correntemente negli edifici di pregio mentre nell’edilizia corrente più povera soltanto per stipiti, architravi, poggioli dei balconi. Infine in tempi più recenti, come sopra accennato, la costosa pietra lavica è stata sostituita per gli stipiti, dai mattoni pieni. In genere la tipologia muraria è caratterizzata da un unico paramento o da due paramenti ben ammorsati con angolate regolari e composte da una apparecchiatura orizzontale di conci squadrati a spigoli non finiti di grandi dimensioni (40-65 cm) o blocchi più piccoli e poco sbozzati, completata in quest’ultimo caso da zeppe in cocci o scaglie di lava. La muratura è spesso listata con ricorsi semplici o doppi in mattoni pieni e talvolta a faccia vista nei prospetti secondari.

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Infine, nelle costruzioni più povere, sia all’interno dei centri storici che ai margini del centro urbano e soprattutto nell’edilizia sparsa rurale è presente una struttura muraria di qualità inferiore caratterizzata dalla presenza di poca malta o anche a secco, con una apparecchiatura orizzontale tendente all’Opus incertum con elementi litoidi in genere piccoli e poco sbozzati. Tali tipologie sono caratteristiche nell’edilizia rurale ad un piano fuori terra della zona di Randazzo e Bronte con strutture murarie a secco, con pietrame quasi grezzo e ad apparecchiatura disordinata con scaglie litoidi, angolate regolari con discreta ammorsatura di conci parzialmente squadrati. Nel seguito si riportano i Comuni costitutivi il campione rappresentativo della provincia con a fianco la tipologia litologica dei blocchi lapidei naturali o artificiali più ricorrentemente riscontrati.

Materiale lapideo prevalente Comune Blocchi artificiali Blocchi naturali CALTAGIRONE Calcareniti/Arenarie RADDUSA Arenarie PATERNO’ Lave RANDAZZO Lave ACI CATENA Lave ACIREALE Lave BELPASSO Lave GRAVINA DI CATANIA Lave MASCALUCIA Lave MOTTA S.ANASTASIA Lave NICOLOSI Lave S.GREGORIO DI CATANIA Lave S.AGATA LI BATTIATI Lave MASCALI Lave

Provincia di Ragusa La Provincia di Ragusa, come le altre province analizzate, con l’eccezione parziale di Messina, può essere caratterizzata interamente come “Area della pietra”. Essa può diversificarsi da comune a comune ed in alcuni si può trovare mista a pietrame di natura lavica (Giarratana – Monterosso per la vicinanza a Monte Lauro), ovvero può divenire di natura calcareo-marnosa (Chiaramonte Gulfi), o pietrame di natura arenaria (Acate, Vittoria) Inoltre le murature variano a seconda della forma e lavorazione del pietrame e della composizione. Nei centri maggiori (Ragusa, Modica) la struttura muraria è per lo più migliore rispetto a quella riscontrata nei centri minori (Chiaramonte Gulfi, Monterosso Almo, Giarratana). Ovvero si riscontra una maggiore percentuale di pietrame rispetto alla malta. La composizione della muratura varia anche dall’edilizia più povera a quella di maggior pregio. Per la tipologia degli ammorsamenti e delle caratteristiche costitutive dell’orditura e del

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tessuto murario si rimanda alle allegate schede tipologiche. Per quanto attiene alle modalità di posa in opera e forma dei blocchi si evidenzia la frequente presenza di cattivi ammorsamenti tra pareti ortogonali ed uso di muratura caotica costituita da blocchi sbozzati o arrotondati nell’edilizia più povera mentre il fenomeno è quasi assente nelle costruzioni più recenti o di tipo nobiliare dove si rileva l’uso minore di malta con funzioni di riempimento e blocchi squadrati con buone ammorsature.

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La denominazione “muratura di pietra a sacco”, che spesso si riscontra, dovrebbe per lo più essere una dizione per indicare che la muratura è costituita da pietrame informe in una matrice di malta di calce. Infatti raramente si è riscontrata una muratura costituita da doppia fodera in pietrame con all’interno il sacco con materiale variamente costituito. Si evidenzia che a seconda delle diverse zone di un comune o fra i diversi comuni, variano le caratteristiche fisiche e meccaniche delle murature. Nel seguito si riportano i Comuni costitutivi il campione rappresentativo della provincia con a fianco la tipologia litologica dei blocchi lapidei naturali o artificiali più ricorrentemente riscontrati.

Materiale lapideo prevalente Comune Blocchi artificiali Blocchi naturali GIARRATANA - Lave/Calcareniti MODICA Arenarie/Calcari RAGUSA - Calcari/Calcareniti SCICLI - Calcareniti VITTORIA - Arenarie

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Provincia di Siracusa Al fine di classificare i materiali utilizzati più comunemente nelle costruzioni della provincia di Siracusa occorre premettere che il territorio della provincia può essere suddiviso in quattro aree geografiche alle quali corrispondono generalmente tipologie di materiali diverse, in dipendenza dalla disponibilità dei materiali stessi e della “cultura” del costruire locale. In particolare si può distinguere la: Zona Sud comprendente i comuni di Portopalo, Pachino, Rosolini, Noto, Avola, in cui la maggior parte delle costruzioni più recenti in muratura è costituita da blocchi calcarenitici di discrete caratteristiche meccaniche. E’ da tenere in conto comunque che gli spessori utilizzati spesso sono insufficienti (15 – 20 cm) e ciò è dovuto da una parte alla “necessità” di ridurre quanto più possibile lo spreco di superficie utile, dall’altra ad una riduzione dei costi di realizzazione della costruzione. Tale tipologia di materiale si è spesso sovrapposta a preesistenti murature di adeguato spessore, ma costituita da pietrame calcarenitico di pezzatura irregolare legato da malta di scadente qualità. Solo nelle costruzioni di una certa importanza è possibile riscontrare pietrame in blocchi abbastanza regolari. Occorre comunque osservare che generalmente il numero di piani delle costruzioni è di uno o due piani fuori terra. Le costruzioni realizzate prima degli anni 60 sono generalmente costituite da pietrame calcarenitico di pezzatura irregolare o da ciottoli di fiume di buone caratteristiche meccaniche ma irregolari per loro natura. Il comune di Noto presenta delle particolarità rispetto agli altri comuni della zona sud in quanto si riscontra infatti un esteso centro storico in cui sono presenti numerose costruzioni nobiliari di stile prevalentemente barocco. In tali costruzioni, che rappresentano una parte importante del patrimonio edilizio, è normale ritrovare la stessa tipologia di pietrame calcarenitico che si riscontra nella restante parte della zona, ma con pezzatura molto grande e regolare. Lo spessore delle murature è spesso sovradimensionato.

Foto 4 Zona Nord con i comuni di Augusta, Carlentini, Lentini, Francofonte, dove il materiale

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utilizzato è costituito quasi esclusivamente dai cosiddetti “blocchi arenacei della formazione di Lentini”. Trattasi di materiale arenaceo proveniente da cave locali le cui caratteristiche meccaniche sono estremamente variabili. C’è da osservare inoltre che il numero di piani delle costruzioni è di 3 o 4 fuori terra e che lo spessore della muratura adottato è quasi sempre del tutto insufficiente. Fa eccezione il comune di Francofonte che risente l’influenza delle costruzioni tipiche del Catanese e dove si riscontra pertanto la presenza di costruzioni in pietrame lavico listato con mattoni pieni. Le costruzioni realizzate in tutta la zona nord prima degli anni 60 sono generalmente costituite dallo stesso tipo di materiale arenario ma di pezzatura irregolare e spessore generalmente adeguato. Zona montana comprendente i comuni di Palazzolo, Canicattini, Buccheri, Buscemi, Cassaro, Ferla, Sortino. Si riscontra in questa zona la presenza di muratura a sacco di notevole spessore costituita da pietrame calcarenitico di buone caratteristiche meccaniche, di pezzatura irregolare, fatta eccezione per qualche edificio di proprietà della classe agiata. Zona del Centro capoluogo comprendente i Comuni di Siracusa, Floridia, Solarino, Melilli, Priolo Gargallo dove le costruzioni murarie, che si trovano geograficamente al centro della provincia, risentono l’influenza delle tipologie costruttive tipiche delle altre zone. Pertanto accanto a murature a sacco si riscontrano murature costituite da “blocchi arenacei di Lentini”, murature costituite da pietrame calcarenitico di buona qualità e di pezzatura irregolare o da ciottoli di fiume. Nel seguito si riportano i Comuni costitutivi il campione rappresentativo della provincia con a fianco la tipologia litologica dei blocchi lapidei naturali o artificiali più ricorrentemente riscontrati.

Materiale lapideo prevalente Comune Blocchi artificiali Blocchi naturali AVOLA - Calcareniti NOTO - Calcareniti PACHINO - Calcareniti CANICATTINI BAGNI - Calcareniti FLORIDIA - Arenarie/Calcareniti PALAZZOLO ACREIDE - Calcareniti SIRACUSA - Arenarie/Calcareniti CARLENTINI - Arenarie/Calcareniti FRANCOFONTE - Arenarie/Lave LENTINI - Arenarie/Calcareniti

Caratteristiche litologiche dei materiali lapidei utilizzati nella Sicilia Orientale Nel seguito si riporta una breve serie di note specialistiche inerenti alla natura litologica dei materiali lapidei più ricorrenti individuati nel campione di edifici di edilizia corrente delle quattro province della Sicilia orientale.

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Blocchi lapidei Calcareniti di Floresta: biocalcareniti bianco-grigiastre ad alghe, briozoi, ecc., a stratificazione incrociata. Sono reperibili in cave locali nel comprensorio di S.Piero Patti (Provincia di Messina). Unità dell’Apromonte: Paragneiss biotitici, scisti muscovitico-biotitici, Gneiss occhialini. Elementi lapidei appartenenti a tali formazioni sono spesso utilizzati per la realizzazione di apparati murari caotici legati da malta con funzioni sia di allettamento che di riempimento. Spesso il materiale lapideo ha forma di ciottoli e viene reperito nell’alveo delle fiumare. Unità di Mandanici: Dolomie grigie, calcari cristallini e pseudo-oolitici (Giurassico Sup. e Cretaceo inf.). Presenti nell’areale della Rocca di Novara di Sicilia (Provincia di Messina). Anche in questo caso si rileva la presenza sia di blocchi squadrati o sbozzati estratti in cave locali e lavorati sul posto, o blocchi e ciottoli provenienti dagli alvei torrentizi. Materiale lavico: andesiti, alcali-basalti, nefriti monolitiche, ecc.) Reperibili nell’area etnea, parte settentrionale della provincia di Catania. Questo materiale, in funzione del tipo di magma originario o della posizione stratigrafica nella colata stessa (alta, centrale o basale), si presenta con aspetti diversi che vanno da una grana molto fine talvolta anche afanitica, al microcristallino, al compatto al centro della colata (termine di cava: ”afficilato”), a molto poroso con grana grossolana dovuta a grossi fenocristalli di plagioclasio calcico (“cicirara”), a grana media (“occhio di pernice”), con porosità media (a “nido d’ape”). I vari tipi vengono utilizzati per applicazioni diverse. Il più resistente agli agenti atmosferici, quindi utilizzabile per opere monumentali e per prospetti, non è come potrebbe pensarsi il tipo compatto (“afficilato”) perchè soggetto ad una forte desquamazione per soluzione e dilavamento dei sali alcalini e calcici contenuti; ma il tipo a grana media (“occhio di pernice”) e porosità media (“nido d’ape”) ormai di non facile reperibilità. Materiale lavico: vulcaniti plioceniche (terziario superiore) Tali lave hanno carattere sia submarino che subaereo affioranti prevalentemente nella parte settentrionale e nord-occidentale del siracusano. La facies subaerea affiora da Francofonte a Monte Lauro e Buccheri estendendosi ad ovest fino a Vizzini e Militello, ad est fino a Villasmundo ed a Sud fino a Giarratana in provincia di Ragusa. Anche queste lave, che appaiono spesso porose e vacuolari, sono erroneamente chiamate “tufi”. L’uso impreciso del termine, usato anche per altri litotipi porosi (calcareniti, arenatire, ecc.), crea grossi equivoci in quanto i tufi e le tufiti sono solamente materiali vulcanici piroclastici (sabbie, brecce e simili) più o meno cementati. Arenarie Pleistoceniche: (Quaternario inferiore) di Lentini-Carlentini, con componenti anche siltitica, argillosa e più abbondante calcarenitica. Si sono depositate sulle formazioni laviche plioceniche, prevalentemente submarine, che coprono e si intercalano alle Calcareniti qui di seguito descritte. La formazione è presente nella parte settentrionale del Siracusano. Il litotipo, che in gergo viene spesso indicato con il termine improprio di “blocchi di tufo”, essendo più recente, ha subito una minor diagenesi e presenta quindi minor compattezza ed inferiori caratteristiche meccaniche delle Calcareniti. Tuttavia queste arenarie, per la facilità

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dell’estrazione (a taglio) e del trasporto, sono state e sono tutt’ora diffusamente usate. Calcareniti fossilifere: della formazione “Climiti” del Miocene Medio (Terziario superiore). Questa formazione è presente nella parte orientale del Siracusano si estende a nord fin oltre Melilli ed a sud fino a Cassibile. Queste arenarie calcaree (sabbie calcaree cementate per diagenesi), di colore dal giallo molto chiaro al giallo ocra, presentano caratteristiche di porosità, grana (più grossa nelle Calceruditi e più fine nelle Calcelutiti) e compattezza molto variabili in funzione della profondità dell’originario ambiente di sedimentazione e della successiva diagenesi. Comunque questo litotipo, in tutte le sue variazioni, ed ancorpiù gli altri litotipi di cui si dirà qui di seguito, presenta molto spesso un resistenza all’attacco degli agenti atmosferici, alla compressione ed al taglio molto inferiore a quella del materiale lavico. In questa formazione si distinguono due membri: Membro Melilli: calcareniti da giallo a biancastre porose, poco compatte e friabili; Membro Siracusa: calcari, calcareniti e calcerutiti più compatte delle precedenti. Calcareniti fossilifere: della formazione “Palazzolo”. Questa formazione, secondo alcuni autori eteropica a quella precedente, affiora nella zona meridionale del Siracusano e si estende ad occidente fino a Giarratana e a sud nella zona di Pachino e Porto Palo senza raggiungere questi centri abitati. I litotipi sono simili e non sempre ben distinguibili da quelli della formazione “Climiti”. Anche in questa formazione si distinguono due membri: Membro Gaetani: calcari e calcari marnosi teneri; Membro Buscemi: calcareniti bianco giallastre meno tenere. A sud della formazione Palazzolo nel territorio di” Pachino e Porto Palo” sono presenti modesti affioramenti di formazioni più antiche quali: Marne e calcari marnosi a frattura concoide del Pliocene inferiore (Terziario superiore); Calcerutiti a numuliti dell’Eocene medio (Terziario inferiore); Vulcaniti sub-marine del Cretaceo (Mesozoico superiore). Alcuni di questi litotipi venivano localmente utilizzati nelle costruzioni rurali e nei muri a secco. Calcareniti, Calcari e Marmi: della formazione “Ragusa” del Miocene inferiore e medio (Terziario superiore). Questa formazione affiorante su tutto il territorio di Ragusa è costituita da due membri, affioranti solo nella parte meridionale del territorio: Membro Irminio: -marne biancastre a frattura concoide alternati (strati di 50-60 cm) a calcari marnoso grigiastri (Langhiano); -calcareniti grigie alternate (strati di 30-60 cm) a calcareo-marnosi (Langhiano inferiore); -calcarenti e calcerutiti (Burdigaliano). Membro San Leonardo (Aquitaniano): -calcesiltiti di colore biancastro alternati (strati di 30-100 cm) a marne e calcari marnosi (strati di 5-20 cm); -calcelutiti e marmi di colore bianco crema (potenza della formazione oltre i 100 m). I litotipi del Membro San Leonardo, prevalentemente provenienti dalle cave di Comiso (RG), sono quelli che, per il loro aspetto e la maggior resistenza agli agenti meteorici, sono stati usati nelle parti ornamentali delle architetture di palazzi nobiliari e delle chiese nei centri storici del Ragusano.

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Malte I materiali sciolti utilizzati per le malte e per i conglomerati cementizi sono in genere derivanti, previo lavaggio non sempre corretto, da affioramenti locali di ghiaie e sabbie. Un’area dalle caratteristiche peculiari risulta essere il Messinese, ove la presenza di sabbie silicee spesso impure utilizzate con cemento come legante costituisce dei conglomerati o delle malte che tendono da disgregarsi abbastanza rapidamente. Un caso a parte è costituito dall’area etnea dove, dal ’700 agli anni ’50 di questo secolo, nelle malte veniva utilizzato un inerte, sabbia e ghiaia rossa detta “agghiara”, con carattere pozzolanico. Il carattere pozzolanico è generato dall’effetto termico del metamorfismo di contatto delle colate laviche su terreni ghiaiosi: a temperature tra i 500° ed i 900° C il reticolo cristallino della Silice (e dell’Allumina) si modificano generando una Silice “libera” che reagendo più facilmente con il Calcio della calce spenta forma Silico- Alluminati di Calcio idrati insolubili in acqua. Altra particolarità dell’area etnea è data dall’ottima qualità delle brecce per conglomerati cementizi ottenute tramite frantoio dalle lave. Queste brecce vengono ormai usate anche nelle aree limitrofe (settentrionale del Siracusano) a quella di origine. In molte parti dei territori della Sicilia orientale analizzati si denota poi che nell’edilizia corrente veniva e spesso purtroppo viene ancora utilizzata, per il confezionamento delle malte, il detrito delle formazioni rocciose tipiche dell’area. Questo aspetto genera, specie in provincia di Messina dove la varietà dei litotipi affioranti è elevata e spesso non idonea alla costituzione di conglomerati, la disgregazione totale delle malte di allettamento dei setti murari in pietrame che pertanto risultano caratterizzati da ridotta resistenza al taglio.

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Conclusioni Dalla disamina sin qui svolta in merito alla caratterizzazione litologica dei blocchi lapidei naturali ed artificiali prevalentemente riscontrati nel territorio della Sicilia Orientale interessato dal censimento dell’edilizia corrente, si conclude che la matrice comune di area “ad elevato rischio sismico”, derivante dalla elevata pericolosità ed esposizione dell’area, è certamente influenzata in maniera significativa dalla vulnerabilità sismica dell’edilizia corrente estremamente variabile nelle varie zone della Sicilia Orientale. Fattori significativi di variazione di tali condizioni di vulnerabilità dell’edificato sono da individuare anche nei seguenti fattori: - varietà di materiali lapidei utilizzati: mattoni, pietrame calcareo, lavico, arenario, tufaceo, calcarenitico, metamorfico, ecc.); - varietà dell’inerte e del legante costituente le malte; - modalità di messa in opera ed assemblaggio degli apparati murari; - stato di manutenzione dell’immobile e conseguente degrado delle caratteristiche di resistenza del materiale lapideo e soprattutto delle malte. Di tali fattori si deve pertanto tenere conto in maniera appropriata in ogni intervento da effettuare sull’edilizia corrente in quanto solo un drastico abbassamento della soglia dell’attuale vulnerabilità dell’edificato può limitare i danni causati dagli eventi sismici.

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