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l’attualità La vita nuda del campo rom La BEPPE SEBASTE Domenica l’immagine Gli eroi a fumetti di casa Bonelli DOMENICA 18 MAGGIO 2008 di Repubblica PINO CORRIAS e LUCA RAFFAELLI

IL RITORNO DEL CANTAUTORE Francesco De Gregori e il suo nuovo cd: “Ho scritto la mia biografia” FOTO © LUCIANO VITI / GRAZIANERI

DARIO CRESTO-DINA Francesco De Gregori ha fatto un nuovo disco. Si intitola Per bre- vità chiamato artista. Uscirà tra pochi giorni. Nove canzoni bellis- la memoria ROMA sime, nessuna sperimentazione musicale, questa volta nessuna fascinazione rocchettara, la voce migliore da Rimmelin poi. Un ri- Cronache vere dalla Russia comunista rancesco De Gregori è un uomo riservato e curioso. A torno da cantautore a cinquantasette anni, lungo il sentiero della LEONARDO COEN e NATALIA GORBANEVSKAJA suo modo un ossimoro. Cammina come un’ombra sua esistenza fino a qui, nelle mani un timone per aprirsi, forse, lunga tra le ombre di Roma, ha un fisico asciutto, ari- un’altra rotta ma senza sapere da che parte svolterà. Da qualche stocratico e va all’Auditorium per ascoltare la musica tempo ama il mare, la barca a vela, la velocità degli antichi. Da sem- cultura popolare,F ha mani da musicista e lo sguardo del giocatore di poker pre predilige la buona educazione, qualità divenuta merce rara in che si diverte per qualsiasi bluff, i suoi come quelli degli altri. Non Italia. Dice: «È un disco realizzato in assoluta libertà che chiude un Viaggio in Iran, paese degli scontenti sono un grande artista, dice, ma un artista sì. Prende a prestito contratto con una casa discografica, la Sony-Bmg, e che mi lascia Totò: non ci tengo né ci tesi mai. «Ma, e lo rivendico senza pudore, davanti a una prateria, a una tela bianca. Torno a interpretare sto- SIEGMUND GINZBERG canto per lasciare un segno, come un regista fa un film, il pittore un rie rotonde, con il rischio di risultare noioso e autoreferenziale. quadro. Ho avuto periodi più o meno felici, ma ho sempre cercato Guardo il tempo che passa, cerco di riflettere sulla dolce decaden- di restare me stesso dentro una vita piena di errori». Arrivederci za e sugli errori che ho commesso. In un certo senso ho tracciato il la lettura maestro, il cameriere della trattoria toscana lo saluta così. Lui sor- mio autoritratto. Ho scritto la mia biografia. Non ho più nulla da ride. E racconta: «Da parte di padre ho antenati piemontesi. Ver- dimostrare, non sono più un grande venditore di dischi e adesso Faust e il Mostro secondo Manguel celli, credo. Qualche goccia di sangue nobile, per questo motivo potrei anche smettere di fare questo mestiere. Mi piacerebbe mol- ALBERTO MANGUEL qualcuno ancora mi chiama il Principe. È un modo per pigliarmi to trasformarmi in un pittore, ma sarebbero necessari un rigore e in giro». Quando se ne va, sulle sue scarpe bianche, il cappello una fatica che non si possono improvvisare e che forse non mi pos- bianco, la cintura bianca e con la schiena dritta, e attraversa piaz- so permettere. Quand’ero giovane avrei voluto diventare archi- spettacoli za Mazzini sotto il sole di maggio e il cielo pulito, quartiere Prati, le tetto, ma a venticinque anni ho cominciato ad andare in giro con sue strade da quand’era ragazzino, mi accorgo che mi ha regalato la chitarra». Parliamo a tavola, in un angolo tranquillo che si capi- L’officina segreta di parole da conservare perché potranno tornare utili più tardi, co- sce essere riservato a lui. Davanti ha un’insalata che alla fine non GINO CASTALDO e MARIA PIA FUSCO me le carezze non accettate che si mettono da parte in previsione mangerà e un bicchiere di vino bianco. di tempi scuri e solitari. (segue nelle pagine successive)

Repubblica Nazionale 34 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 18 MAGGIO 2008 la copertina Nessuna sperimentazione musicale, De Gregori, il ritorno nessuna fascinazione rocchettara nei nove brani di “Per brevità chiamato artista” Un disco da cantautore a cinquantasette anni, per “cercare di riflettere sulla dolce decadenza e sugli errori che ho commesso” Autoritratto d’artista con chitarra

DARIO CRESTO-DINA que della storia italiana. Allora lo è stato di cipare la riforma della legge elettorale, nel- più il ‘78, con l’omicidio Moro. Lì il Paese ha le condizioni in cui si è andati a votare la vit- (segue dalla copertina) cominciato davvero a cambiare, lì è succes- toria era impossibile. Adesso si potranno fa- so qualcosa di veramente storico. Oggi mol- re cose importanti anche dall’opposizione. ominciamo dal titolo, Per ti rimpiangono il Sessantotto perché rim- Il Pd ha avuto poco tempo, l’errore è avere brevità chiamato artista. piangono la loro giovinezza, un po’ come se aspettato troppo. Doveva nascere prima, Che cosa significa? mio padre avesse rimpianto le leggi razziali non si doveva attendere che la figura e il go- «Era la formula che veniva perché a quel tempo aveva vent’anni. Lo so, verno di Prodi fossero così consumati. È co- usata quando firmavi un con- è un paradosso esagerato. Chiedo scusa». me se il Partito democratico fosse nato in tratto con una casa discogra- Le riporto un passaggio di Finestre rotte: contrapposizione a Prodi stesso. Peccato». Cfica: Francesco De Gregori, per brevità «C’è gente senza cuore in giro per la città, di Ancora Berlusconi a Palazzo Chigi, Schi- chiamato artista. Come dire, non sappia- notte bruciano persone e cose solo per vede- fani al Senato, il postfascista Fini alla Ca- mo bene che cosa sei, qual è la tua carta d’i- re che effetto fa». È l’Italia di questi giorni? mera. È preoccupato? dentità. Mi è sempre piaciuta la distanza «È ciò che vediamo tutti. Il problema è che «Io vivo d’istinto anche la politica. Non che c’è tra le due parole. Brevità e artista. Le subito dopo aver guardato chiudiamo gli temo l’arrivo dei barbari, non sto con chi si ho incamerate tanti anni fa. Ora, final- occhi. Quello che sta accadendo in queste straccia le vesti. Non possiamo pensare che mente, le ho utilizzate». ore nei confronti degli extracomunitari e ci governino sempre quelli che ci sono sim- Sembra un brano autocritico, non tene- dei Rom è il sintomo di una democrazia patici, a volte ci capita di trovarci a dover fa- ro. Un elogio amaro della doppiezza d’ani- bloccata e in crisi. La colpa è di tutti, anche re i conti con chi viene da una cultura oppo- mo. mia. Siamo un Paese triste, arretrato e in- sta alla nostra. Ho apprezzato il messaggio «Non del tutto. È un avviso ai naviganti. cattivito che ha bisogno di essere moder- di Berlusconi per il 25 aprile e il discorso di Difende da una parte la libertà dell’artista e nizzato in fretta. Dandosi allegria, rigore, Fini il giorno dell’insediamento alla Came- dall’altra il suo diritto all’incoerenza. Può giustizia sociale. Dovremmo prendere ra. Mi piace l’idea del dialogo sulle riforme. essere illuminista e cattolico, Caino e Abe- esempio dalla Spagna». Spero nella condivisione, non nell’inciucio le, uno stupido o un ballerino. Io sono dav- Mai accarezzata la tentazione di fuggire? e nello scambio di fiori, naturalmente. Sia- vero uno che conta i cani per strada e dà la «Più di una volta. Ci penso spesso. Non è mo agli inizi, aspetto di vedere i fatti prima buonanotte ai fiori. Metto le mani avanti. E detto che siccome sei nato in un certo posto, di giudicare. Non ho mai amato l’antiberlu- vi dico: attenzione, la nostra risma è questa, in quel posto tu debba anche morire. Alla fi- sconismo a prescindere della sinistra, un abbiamo vite disordinate. Sappiatelo, pri- ne resto qui, non so bene perché. Potrei atteggiamento che chiudeva così la porta a ma di invitarci a cena». prendermi una pausa, un anno o due in qualsiasi altra analisi. La pregiudiziale del- Le piace l’immagine dell’artista male- un’altra città. Sceglierei Atene, splendida e l’antiberlusconismo ha condizionato l’op- detto? caotica culla di tutte le civiltà moderne». posizione, è stata un limite alla sua intelli- «Mi affascina l’immagine, anche se io ne Esistono ancora la destra e la sinistra? genza politica e alla sua crescita culturale». sono lontanissimo. Pensi che non mi sono «È una contrapposizione ormai vecchia, Torniamo alla musica. Quanto amore mai fatto una canna, né l’ho mai cantata. come ha dimostrato l’esito delle ultime c’è in questo ultimo disco? Sono stato e resto contrario alle droghe. È «Spero molto, e mi auguro non declinato ciò che ho cercato di insegnare ai miei figli». in maniera zuccherosa. Considero l’amore, Nel brano c’è anche una richiesta di il poter amare, un grande privilegio. Non bi- maggiore rispetto nei confronti di chi fa sogna vergognarsi di amare, è l’unico cam- musica. po nel quale va evitato il pudore dei senti- «Sì. La canzone è considerata arte di serie menti. L’amore è la vita. E l’amore è spesso B, e questa cosa più si va avanti e più mi stan- incomprensibile. Nell’album c’è una can- ca. Se al Quirinale ci va il cinema per i David zone, L’angelo di Lyon, scritta da un artista di Donatello, non capisco perché non ci statunitense, Tom Russel, e tradotta da mio possa andare anche la musica. Fossati, Li- fratello, Luigi Grechi, che è un inno alla tra- gabue, Battiato, Dalla… Non tutta la musi- scendenza dell’amore. È la storia misterio- ca, come non tutti i film. In Italia manca la sa di un americano che abbandona tutto critica, mancano le occasioni. Noi non ab- per seguire il volto di una donna intravisto biamo mai avuto un Ferroni, un Longhi, un tra la folla. Gli occhi di una donna di cui non Argan. E dovremmo chiederci più spesso se conosce neppure il nome e per la quale il Festival di Sanremo non restituisca viaggia fino a Lione, un posto esotico per un un’immagine deforme e sgraziata del no- americano, no? Per amore, solo per amore. stro mondo». È una canzone meravigliosa e incompren- Quanto ha lavorato all’ultimo album? sibile. Sono sempre stato un difensore del- «Un anno per pensarlo e scriverlo, un me- l’incomprensibilità delle canzoni. Questa se in sala di incisione. Molto di più per co- volta mi sono tolto il lusso di cantarne una struirlo nella mia testa. L’identico processo IL NUOVO ALBUM senza averla scritta io». che può stare dietro al “segnaccio” di un pit- Si intitola Per brevità chiamato artista il nuovo A cinquantasette anni come si sente? Un tore su di un muro». album di Francesco De Gregori: nove canzoni po’ più grande o un po’ più vecchio? Picasso diceva che in uno scarabocchio che segnano il ritorno alle origini della musica «Un po’ più sereno, ma domani chissà. A su un tovagliolo di carta vergato in pochi d’autore. Uscirà il 23 maggio trent’anni vai veloce, vuoi tutto e spesso secondi c’è una vita intera. È così anche per anche il tutto non ti basta, dai risposte sba- lei? gliate, confondi gli indirizzi. Oggi mi sento «Negli anni raccolgo foglietti, accordi, elezioni. Esistono i conservatori e i rifor- quasi saggio, mi godo l’estetica della ri- idee, melodie, suggestioni letterarie. Metto misti. Ogni altra definizione appartiene al nuncia. Conduco una vita riservata e po- appunti nel portafoglio, arrivo a casa e li in- passato». chissimo bizzarra, frequento un piccolo filo in una cartellina, uno zibaldone appog- Lei è andato a votare? branco di amici, una pattuglia di coraggio- giato sul pianoforte. Stanno lì come la ma- «Sì. Il voto è un diritto importante. Ed è si, cerco di vedere il bene negli altri, mi fi- dre nell’aceto. Un giorno prendono forma uno schiaffo in faccia al grillismo». do del prossimo fino a prova contraria, a compiuta. Non ho canzoni nel cassetto e Non le piace la deriva politica di Grillo? volte non me ne bastano sei, di indizi, per non mi piace riascoltare i miei vecchi dischi. «No. Quando lo incrocio in tv, cambio ca- accettare la delusione di un incontro. Sto Mi fanno male. Dopo cinque anni mi sem- nale». molto in casa, ascolto pochissima musica, brano terribilmente invecchiati. Nei con- Per chi ha votato? mai la mia, leggo Charles Wilford, Philip certi, infatti, cambio le mie canzoni». «Per Veltroni». Dick e soprattutto Cormac McCarthy, il Il terzo brano dell’album si intitola Cele- Nonostante le critiche mosse nei suoi mio autore preferito di cui sono riuscito a brazione. Il Sessantotto quarant’anni do- confronti alla vigilia delle primarie del recuperare proprio nei giorni scorsi anche po. Un atto d’accusa. Partito democratico? Il guardiano del frutteto, l’unico suo ro- «Racconta di un posto in cui sono stato e «Quelle critiche restano, le ribadisco. Ag- manzo che mi mancava. Mi sarebbe pia- che non mi è piaciuto. Un posto nel quale giungo che non mi è piaciuto il metodo con ciuto un film di Stanley Kubrick da un suo non voglio tornare. Sono contrario alla sua cui sono stati scelti alcuni candidati, com- libro, Cavalli selvaggi, per esempio. Sento celebrazione e a chi, come Capanna, si sen- preso Rutelli per Roma, all’interno di una la morte più vicina, come è naturale, ma te un suo orfano. Il ‘68 italiano è diventato bottega oscura di altri tempi, in spregio allo non la temo. Mi spaventa il cerimoniale come il giorno delle mimose, mentre inve- strumento delle primarie che invece hanno della morte, questo sì».

ce a me sembra una data così poco identifi- avuto il grande merito di portare in piazza la E crede in Dio? FOTO MARCO ANELLI cabile, imparagonabile all’assassinio di politica». «Certamente non sono un ateo, credo in Martin Luther King, al Vietnam, al Maggio I denigratori di Veltroni dicono che Vel- qualche forma di trascendenza, ma non nel francese. Noi, purtroppo, abbiamo avuto la troni è l’unico italiano che crede nel veltro- Dio con la barba bianca. Non mi sento di fa- scalinata di Valle Giulia. È quello il nostro nismo. Lei che ne pensa? re scommesse su nulla, credo che non ave- ‘68? E allora io sto con Pasolini che simpa- «Non sono d’accordo su alcune delle co- re sicurezze sia una dimostrazione di lai- Fabrizio De André tizzava per i poliziotti perché erano figli dei se che Walter fa. Il pullman, un certo tipo di cità. E c’è un’altra cosa». poveri». linguaggio, il desiderio di piacere, certe mi- Quale? È una condanna assoluta e senza rime- tologie letterarie. Di Veltroni sono amico, «Ogni tanto ho paura». Quando ho ascoltato dio, la sua? non gli risparmio nulla, lui si arrabbia, mi te- Il brano che chiude l’album si chiama «No. Il ‘68 ha disseminato tracce positive lefona, lo farà anche questa volta. Ma è il suo L’infinito. La voce di De Gregori, la sua vo- Alice ho detto: sugli anni successivi, ma il suo massimali- carattere, non si può cambiarlo, come io ce più bella, canta così: «Ho viaggiato fino ‘‘ smo verbale ha avuto pesanti ricadute nel non posso modificare il mio. Ma oggi a Wal- in fondo nella notte, e stava nevicando, e “Questo sì che è vero terrorismo politico degli anni Settanta. Chi ter riconosco il merito di un progetto che mi ho visto un grande albergo con le luci spen- lo nega lo fa arrampicandosi sugli specchi. piace molto. Ha avuto il coraggio di andare te, e ho avuto un po’ paura, ma nemmeno talento: se io sono Non si può parlare di rivoluzione senza de- da solo, di tagliare con la sinistra radicale. tanto, la strada andava avanti, ed io slitta- finirne i contorni e le conseguenze deleterie. Ha rivoluzionato lo schema della politica vo dolcemente». Come capita a tutti colo- il liceo, De Gregori Io penso semplicemente che il Sessantotto italiana. Doveva recuperare molto svantag- ro che hanno ancora la voglia e il coraggio non sia stato un anno mitico, uno spartiac- gio, ha cercato di prendere tempo e di anti- di camminare dentro la vita. è l’università”

Repubblica Nazionale DOMENICA 18 MAGGIO 2008 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 35

ALICE NON LO SA È il secondo album, il primo da solista, anno 1973. Contiene, oltre ad Alice, brani come Irene, Saigon e I musicanti. L’anno prima era uscito Theorius Campus, scritto insieme a Antonello Venditti

RIMMEL L’album della consacrazione del 1975. Oltre alla canzone del titolo, Pezzi di vetro, Pablo (musicata con Lucio Dalla), Piano bar e Buonanotte fiorellino

LA DONNA CANNONE Anno 1983, De Gregori scrive la colonna sonora del film Flirt: il q-disc contiene cinque tracce La donna cannone diventerà uno dei suoi più grandi successi

AMORE NEL POMERIGGIO Esce nel 2001 La canzone Suscita molte reazioni la canzone: ‘‘Ci sono posti dove sono stato Il cuoco di Salò Mi ci volevano inchiodare che racconta la Liberazione vista Ai loro anni ciechi e sordi da un uomo Ai loro amori raccontati male della Repubblica A una canzone da quattro accordi sociale Ad una stupida cantilena Ma tu davvero non te lo ricordi Quando cantavi e sbadigliavi in scena? (da Celebrazione)

CALYPSOS Anno 2006, De Gregori torna con un nuovo album a soli undici mesi dal precedente Pezzi Per molti è il ritorno a un De Gregori meno “rocchettaro” Struggente Per le strade di Roma

Lucio Dalla Zucchero Vasco Rossi

Quello che mi fa Avevo un amico: De Gregori ‘‘ impazzire di Francesco ‘‘ era un cane ‘‘ scrive canzoni è questa sua possibilità Scomparve anche con il cuore di essere aggressivo quello. Solo Francesco e con la testa e immediatamente poteva scrivere Io le scrivo riappacificante la sua storia con lo stomaco

Repubblica Nazionale 36 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 18 MAGGIO 2008 l’attualità Visita al Casilino 900, lo storico insediamento Intolleranze di “nomadi residenti” della capitale. Tra timori per gli sgomberi forzati e richieste di notizie. Per scoprire che anche una baracca può dare un’idea forte di casa e che una dimora mobile non esclude quella fissa O il desiderio di diventare cittadini con diritti e doveri

La vita nuda del campo rom

BEPPE SEBASTE me vapore coi canti ipnotici, osservo la baracca di le- con rudimentali pareti mobili di legno e vetrate. Il ventare stanziali. La risposta è sì, se glielo permettia- gno celeste, il suo pergolato di vite a cui sono appesi tetto appoggia su assi disposte a raggiera, un buco al mo, regolarizzandoli e dando loro diritti. Anche per- ROMA vasi di fiori, sia veri che finti. La casetta di fianco ha soffitto serve per la stufa, perché d’inverno qui si cu- ché il loro nomadismo, il loro essere «stranieri», cioè un balcone di legno bianco con una ringhiera di as- cina. Najo è autore di un libro — Il popolo invisibile uguali ma diversi (fu già così per gli ebrei, persegui- opo avere svoltato a destra dalla via si oblique, secondo un disegno ornamentale che ri- — che racconta la storia della sua infanzia nell’ex Ju- tati fin dal Trecento) è qualcosa di interiore e cultu- Casilina, poco prima dell’incrocio corre in ogni veranda. Coperte e copriletti variopin- goslavia, scolarizzato e integrato tra i gagè (quelli co- rale che si tramanda, come la lingua. Spiegava Geor- con via Palmiro Togliatti, e dopo aver ti sono appesi a prendere aria, come una domenica me noi, gli stanziali), fino all’implosione di quel Pae- ge Simmel: lo straniero non è chi arriva oggi e parte percorso il sentiero costeggiato da un mattina. Tra una casa e l’altra spiccano i gabinetti se e la sua fuga dalla guerra (bollato come «disertore domani, come il turista, ma chi domani non parte, e lungoD muro compatto di automobili pressate del chimici azzurri, le cabine Sebach che si vedono nei e traditore»). Il suo libro è anche un quadro prezioso resta ad arricchire il nostro stile di vita con una mo- contiguo sfasciacarrozze, la prima cosa che vedo è cantieri edili per i bisogni degli operai. Qui, come in della vita e della tradizione culturale dei Rom. Gli dalità altra — un’altra lingua, un’altra tradizione. uno spiazzo bianco sterrato avvolto da una nuvola molti altri campi, non è mai stata disposta una rete chiedo se i nomadi stanno ormai accettando di di- Najo ha una passione che definirei politica, ma di di suoni e canti gitani, diffusi da un impianto stereo idrica, né elettrica. Ma com’è che tutte queste ba- a cielo aperto. Una signora col fazzoletto sulla testa racche, povere e circondate di detriti, danno un’idea arrostisce un maialino allo spiedo sospeso su una così forte di casa, di una vita che si stenta a ricono- vasca da bagno bianca. Tutt’intorno detriti, polvere, scere ma che ci ricorda l’idea confusa e intensa che rottami. Ma la visione è pop, un quadro che sembra se ne aveva nell’infanzia? È, credo, l’umanità, la vita tratto da un film di Kusturica dai colori sgargianti, che qui è così nuda. più Arizona dream che non Underground. Mi trovo Una bambinetta bionda va su e giù sorridendo invece in quello che resta del più storico campo di con la bicicletta tra pozzanghere, pneumatici, pezzi Rom, il Casilino 900 (ex Casilino 700), in compagnia di ferro. È bella, è una delle figlie di Najo Adzovic, il di Francesco Careri e Lorenzo Romito, architetti e rappresentante dei Rom di cui siamo ospiti. Adesso artisti del gruppo Stalker-Osservatorio Nomadi di le donne accendono il fuoco anche di fianco alla sua Roma. Alcuni dei nomadi che qui risiedono (si noti casa, e qui e là tra le baracche maiali e agnelli impa- l’ossimoro) senza residenza né permesso di sog- lati arrostiscono inondando l’aria. Si prepara la festa giorno (i paradossi si sprecano) dimorano qui dal di San Giorgio, importante quanto l’ultimo giorno 1968. Quarant’anni senza essere riconosciuti, senza dell’anno, se non di più: è la festa di mezz’estate, cioè diritto di cittadinanza neppure per chi vi è nato e cre- di “mezza vita”. Nella tradizione nomade è il giorno sciuto. So che quello che vedo è così precario che mi in cui ci si chiede: cosa abbiamo fatto finora della no- viene in mente la frase di Cézanne, poi ripresa da stra vita? Si dice Upasomilai, e già in questa parola la Wenders: bisogna fare presto se vogliamo vedere lingua romanès rivela la sua ascendenza sanscrita. qualcosa, tutto sta per scomparire. Stasera qui danzeranno a lungo. Il giorno della mia visita non erano ancora avve- Nonostante San Giorgio, non tutti hanno voglia di nuti gli incendi e gli assalti stile pogrom dei campi festeggiare. Beviamo un caffè turco seduti nella ve- nomadi a Napoli. Né i sondaggi che attestano un’in- randa di Zarko, completo marrone e volto triste. Lui sofferenza sempre più irrazionale degli italiani per e sua moglie ci raccontano con grande dignità le lo- questo popolo, la cui diversità suscita solo desiderio ro disgrazie. Un figlio in prigione accusato di furto. di eliminazione, e non di conoscere la natura di que- La sparizione delle loro modeste mercanzie — strac- sta differenza. Ma i Rom erano ugualmente ango- ci e borse in sacchetti di plastica — gettati come sciati: temono i prossimi sgomberi forzati, e non po- monnezza da chi ha fatto l’ultimo sgombero. Non chi di essi, al nostro passaggio, donne e uomini an- avere più quella “monnezza” da vendere significa ziani soprattutto, sono usciti dalle loro case-veran- fame. Parlano soprattutto dei figli, di cui a un certo de per chiedere notizie. Volti rugosi e occhi rasse- punto ci mostrano una cartelletta con tutti i docu- gnati, un fioco desiderio di sperare. Alcuni ci hanno menti tenuti in un ordine invidiabile. Sfoglio certifi- scambiato per quelli che, tempo fa, «guidavano le cati ed estratti di atti di nascita, codici fiscali, pagelle ruspe» che hanno demolito decine di baracche per scolastiche («Documenti di valutazione del Mini- spianare la strada. «Motivi di sicurezza». stero della Pubblica istruzione»), certificati dell’O- Ora, dall’infanzia per me gli zingari erano i giostrai pera Nomadi, libretti sanitari (Servizio sanitario na- e quelli del circo. Erano italiani. I Sinti. I nomadi che zionale, Regione Lazio): tutto inutile ai fini della ri- vivono qui da anni — quando c’erano anche immi- chiesta di una cittadinanza. Per chiedere il passa- grati del Sud che per sopravvivere vendevano aglio, porto italiano dovrebbero esibire quello slavo. Ma e ora popolano i palazzoni popolari del quartiere — né loro, né tanto meno i figli, hanno qualcosa del ge- vengono dai Paesi balcanici dilaniati dalle guerre. nere. Che cosa è oggi «slavo»? Così si perpetuano ge- Anche tra loro, come imparerò, sono diversi: i bo- nerazioni di apolidi, di senza diritti, di ontologica- sniaci dai kosovari, dai serbi, montenegrini, e così mente precari e clandestini. Che subiscono ricatti e via. Diversi negli abiti femminili, nell’abitare, nel po- violenze. Non avendo diritti, sono alla mercè di ogni sizionare il bagno dentro o fuori casa. Quelli che han- sopruso. Ma mi raccontano anche l’umanità e la no i furgoni sono artigiani, ecc. Eccomi dunque qui gentilezza di tanti poliziotti. a guardare, cercare di conoscere. Dietro la signora Per i Rom ogni “casa” vive il suo spirito nella ve- col fazzoletto, la vasca bianca e il maialino, che già randa all’aperto. L’altra in cui ci sediamo a parlare, diffonde odore di carne bruciata che si confonde co- costruita da Najo, è una sorta di giardino d’inverno

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LE IMMAGINI Queste pagine sono illustrate con gli scatti del fotografo Jeremy Sutton-Hibbert Le immagini fanno parte di un progetto al quale Sutton-Hibbert lavora da 17 anni. Il suo sito è www.jeremysuttonhibbert.com In senso orario, da in alto a sinistra: bambini nel campo di rom Kalderari di Sintesti, presso Bucarest (20 agosto 1994); famiglia di rom Kalderari nel campo di Baltaeni, in Romania (20 gennaio 1994); Gina, una giovane sposa dello stesso campo (aprile 1993); un anziano rom si accende la pipa nel campo di Sintesti (20 agosto 1994)

una politica così vera ed evidente che ha ormai po- ci del gruppo Stalker, Francesco Careri e Lorenzo che sponde nel mondo là fuori, oltre i muri di sfa- Romito. Calpestiamo macerie. Il degrado, mi di- sciacarrozze, insomma nella città di noi gagè. Tutti cono, è evidente. Loro hanno varie persone da sa- sembrano uniti dalla volontà di togliere l’ultimo bar- lutare, non solo Rom, persone che hanno scelto il lume di visibilità a questo popolo già invisibile. Da nomadismo come soluzione abitativa più adatta tempo è in corso una guerra contro i poveri (non alla loro indole. Il grande Ivan Illich scriveva che contro la povertà), e la politica difende ostinata- viviamo parcheggiati come automobili in garage, mente uno stile di vita e di consumi che in nessun che l’attività umana dell’abitare si è ormai spenta momento mette in discussione nonostante l’in- nella nostra civiltà. Viviamo in un mondo prefab- combere di catastrofi ecologiche. Ma anche l’intol- bricato, senza lasciare tracce. E anche i commons, leranza per la diversità in genere è in aumento. Ep- gli spazi di uso comune, sono in via di estinzione. pure Najo è animato da un progetto che sembra È un paradosso che i nomadi siano gli unici porta- un’utopia, quella di un’area abitata dai Rom, una tori di un’arte di abitare? Studiando le loro tipolo- «città nella città», con laboratori artigianali di lavoro gie abitative, la loro dimensione ecologica ed eco- del legno, del ferro, del rame, possibilità di fare i mer- nomica spesso geniale — le loro misere case sono catini, educazione e scuole assicurate per i loro bam- più belle e costano meno dei container forniti dai

FOTO © JEREMY SUTTON-HIBBERT/WPN/ GRAZIA NERI bini. Vuole proporre il progetto al nuovo sindaco di Comuni, oltre a essere a bassissimo impatto am- Roma. Loro stessi, ne è certo, dall’interno potrebbe- bientale — i miei accompagnatori hanno comin- ro efficacemente prevenire e reprimere la microcri- ciato a penetrare la loro cultura. Il gruppo Stalker minalità. Già adesso la scolarizzazione è del del 95 ha studiato il nomadismo come categoria filoso- per cento, e cinquanta famiglie qui sopravvivono fica e pratica estetica (come nel bel libro di Fran- grazie all’artigianato e ai mercatini. «Se uno ha la ca- cesco Careri, Walkscapes, edito da Einaudi). L’an- sa», dice Najo, «se ha la dignità, il lavoro, dei diritti, no scorso con gli studenti hanno risalito il corso non va a fare il delinquente». Mi parla del loro codi- del Tevere documentando e raccontando le ba- ce d’onore, della solidarietà che li lega. «Avete mai vi- racche e la vita dei più poveri. Alla Triennale di Mi- sto un Rom anziano in una casa di riposo?». lano, il prossimo 22 maggio, porteranno un pro- Ora, il lettore non fraintenda: non sono un mar- getto, Campus Rom, frutto di una collaborazione ziano, e questa non è un’apologia degli zingari. Lo tra l’Università di Roma Tre e quella di Delft (che so che molti di loro rubano, lo sa anche Najo. Han- andrà in seguito alla Quadriennale di Roma e alla no alcune pessime abitudini. E ho anch’io la mia Biennale di Venezia). Contiene precise proposte. bella dose di pregiudizi e di barriere culturali. Ho La prima è quella di un passaporto europeo tran- subito due furti odiosi nell’appartamento, com- snazionale per i Rom, per muoversi liberamente puter compreso: lo stile è quello dei ragazzini zin- sul suolo europeo (ex Jugoslavia compresa): per gari, hanno detto i poliziotti quando hanno sapu- sanare il debito nei loro confronti che data dalla to che erano state rubate anche le felpe del bam- Shoah, che come è noto riguardò anche i Rom. bino. Ci sono anche alcuni campi che hanno co- Nella loro lingua, Olocausto si dice Samudaripen, me risorsa dominante il crimine. Ma se i colpevo- «tutti i morti», ma nessun Rom fu chiamato a te- li sono dei singoli, perché colpevolizzare un po- stimoniare al processo di Norimberga. Ma va an- polo, risvegliando o rinnovando lugubri odi che ricordato il loro pacifismo: il popolo Rom non razziali? «Il triangolo nero — Nessun popolo è ille- ha mai fatto una guerra in tutta la Storia. gale»: così titolava un appello proposto da un cer- A Milano si esporrà il prototipo di una casa Rom to numero di scrittori italiani all’epoca della pri- e il video documentario della sua costruzione. Si ma ondata emotiva e delle rappresaglie contro i tratta di imparare da loro ad abitare in modo eco- Rom, lo scorso novembre. Raccolse migliaia di fir- logico, a partire dai consumi e dalla cultura del ri- me. Quando diciamo «nomadi»racchiudiamo in ciclaggio. Infine una proposta urbanistica e poli- una parola un coacervo di etnie, un mondo di tica: chiudere tutti i campi rom e aprire delle mi- mondi. Oggi nel suo insieme il popolo dei Rom, cro-aree secondo il loro habitat evolutivo, basato Tra una famiglia e l’altra, agnelli ovvero «uomini liberi», chiede agli stanziali, ai sull’espansione delle famiglie. «Si tratterebbe di gagè, aiuto nel vivere dignitosamente, offrendo lasciare germogliare le case in autocostruzione, e maiali arrostiscono. Si prepara abilità e competenze. Chiedono un’integrazione dando loro un pezzo di terra. Tanti italiani po- che non sia eliminazione della loro differenza, ma trebbero avvantaggiarsi di questo modello abita- la valorizzi. Chiedono di poter lavorare e di poter- tivo, che non deve produrre ghetti, ma innesti la festa di San Giorgio, si muovere liberamente dopo il lavoro. Sono feli- creativi metropolitani che possono corrisponde- ci di poter testimoniare di se stessi e del loro po- re ai bisogni e agli stili di vita di artisti, di giovani, che nella tradizione è il giorno in cui polo, come è accaduto quando, nel Giorno della di tanti altri». «Ma la cosa più urgente», mi dice Ca- Memoria, alcuni anziani Rom, un uomo e una reri, «è cambiare l’immaginario collettivo sui ci si chiede: che cosa abbiamo fatto donna, raccontarono la loro sopravvivenza nel Rom. Tutti ne parlano, nessuno li conosce. Nei lo- campo di concentramento di Agnone ad una sco- ro campi ci va solo la polizia. O le squadre violen- fin qui della nostra esistenza? laresca romana. te di questi giorni. Eppure, il mondo sarebbe più Ora cammino di nuovo per il campo con gli ami- bello con loro».

Repubblica Nazionale 38 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 18 MAGGIO 2008 l’immagine Vent’anni fa un uomo bussò alla porta del più grande Storie di carta gruppo editoriale italiano di fumetti e gli propose una svolta: mandare in edicola albi che contenessero, oltre alla avventure, anche dossier. Nasceva così il primo “Almanacco” e cominciava la seconda vita di Dylan Dog e compagni, che ora trovano in Jan Dix un nuovo “fratello”

Gli eroi di casa Bonelli fantasie del made in Italy

MARTIN MYSTÈRE DYLAN DOG Creato nel 1982 Nato nel 1986 da Alfredo Castelli dalla penna di Tiziano e realizzato Sclavi, è il più grande da Giancarlo successo del fumetto Alessandrini, Martin italiano degli ultimi è un detective trent’anni. Ex agente nonché archeologo, di Scotland Yard, antropologo, esperto è un detective d’arte, collezionista che si occupa di casi di oggetti inusuali insoliti. Vive a Londra Dopo la morte e ha in casa molti dei suoi genitori gadget “mostruosi” ha cominciato compreso ad occuparsi un campanello dei grandi enigmi che invece di suonare irrisolti che la scienza lancia un urlo ufficiale non prende macabro in considerazione e agghiacciante

LUCA RAFFAELLI naia di immagini. Insomma, bisognava per il mondo, muovendosi tra il passa- partire da quell’idea lì, sviluppandola a to, il presente e il futuro. modo nostro». Martin Mystère si pre- «L’impostazione degli Almanacchi n tempo, quando si dice- stava benissimo a essere il protagonista prevede una prima parte d’attualità: in- va «non leggo i fumetti» di quella iniziativa non solo fumettisti- somma, lo stato dell’arte. A spezzare la (qualche volta lo si fa an- ca. Infatti il personaggio di Castelli ha parte redazionale c’è una storia a fu- cora adesso) si dava un sempre bisogno di spazi redazionali per metti di un centinaio di pagine. Infine la giudizio su un “genere”, spiegare accuratamente come le sue terza parte, con un dossier che racco- solitamente collegato al- avventure sviluppino situazioni miste- glie accurate monografie dedicate a Ul’età adolescenziale. Non si leggevano i riose (nel linguaggio usato da Castelli si grandi personaggi o autori». Così per fumetti tutti, indistintamente. Non dovrebbe scrivere così: “mysteriose”) esempio nell’Almanacco dell’avventu- aveva importanza il fatto che esistesse- che hanno radici nella storia dell’uomo. ra del 1998 la terza parte è dedicata al ro formati differenti (la striscia, l’albo, il E così ecco vent’anni fa quel primo Al- dossier On the Roadcon un pezzo di Re- comic book), autori e personaggi diver- manacco del misterocon un dossier de- nato Genovese su Jack London, Jack Ke- sissimi fra loro. Perché chi non leggeva dicato ai grandi enigmi della Terra, sud- rouac e Bruce Chatwyn, i tre grandi fumetti non lo faceva “a prescindere”: divisi per continenti. scrittori nomadi, un altro di Luca Crovi, che fossero quelli di Linus o di Super- Nel capitolo Europa si esplorava a Graziano Frediani e Ferruccio Giromi- CON REPUBBLICA man, di Corto Maltese o di Tex. E, so- fondo il monumento preistorico di Sto- ni sul Burroughs creatore di Tarzan che La collezione storica prattutto, confondeva il linguaggio (fu- nehenge, i segreti del mostro di Loch- fece di tutto (cowboy, cercatore d’oro, a colori, in vendita metto) con il genere: umoristico, supe- ness e quelli della civiltà etrusca. In libraio, detective ferroviario) prima di con Repubblica reroistico, avventuroso, western. Un quello sull’Asia erano protagonisti la diventare un ricco e famoso scrittore. E o L’espresso, ripercorre po’ come accade ancora oggi quando Muraglia Cinese, la Bibbia, gli uomini poi un lungo articolo di Maurizio Co- la storia di Tex nelle pagine dei cinema si legge tra i ge- selvatici. E così via, continuando tra le lombo su King Kong, quando ancora dal primo numero, neri dei film: avventuroso, romantico, e piramidi e fonti dell’eterna giovinezza. non era stato rivisitato da Peter Jack- pubblicato nel 1948 poi “cartone animato”. Che non è un Le vendite sono ottime, i lettori gradi- son. In queste righe non si tace neppu- All’interno di ogni volume, genere, è una tecnica (e starebbe a indi- scono, nasce un nuovo successo Bonel- re de Il trionfo di King Kong, insulsa pel- oltre alle storie di Tex, care “per bambini”, quando ormai si sa li. Così dopo tre anni, ecco un nuovo Al- licola giapponese di Inoshiro Honda in che sono state totalmente che molti film d’animazione e molti fu- manacco nato sulla scia del clamoroso cui un attore con tuta da gorilla lotta con ricolorate, ci sono racconti, metti sono rivolti a un pubblico adulto). successo di Dylan Dog: quello della un attore con una tuta da rettile, e che il- aneddoti, curiosità Insomma, è stato anche per scardinare Paura. Tre anni ancora e tra il 1993 e il lustri dizionari del cinema confondono e approfondimenti sulla storia quella serie di pregiudizi che hanno re- 1994, si arriva all’attuale impostazione con un altro filmaccio giapponese, di dell’eroe del West so difficile la vita del fumetto in Italia, degli Almanacchi bonelliani. Sono sei, Noriaki Yuasa, in cui King Kong (contro Giovedì scorso è uscito che un giorno di vent’anni fa, Alfredo in rappresentanza dei differenti generi Godzilla) è solo nel titolo con cui il fur- il numero 68, La laguna Castelli (sceneggiatore storico del fu- del fumetto non umoristico: oltre a bo distributore italiano ha deciso di insanguinata. I volumi metto italiano, per Bonelli creatore di quello del Mistero e della Paura si vara- presentarlo nei cinema. Infine, a ripro- della collezione storica Martin Mystère) bussò alla porta di Ser- no quelli sul West (il testimone è Tex va dell’attenzione con cui sono redatti possono essere acquistati gio Bonelli (dagli anni Cinquanta a ca- Willer), sul Giallo (prima Nick Raider, questi Almanacchi bonelliani, nell’ulti- ogni giovedì con Repubblica po del più importante gruppo editoria- poi Julia), sulla Fantascienza (Nathan ma pagina è presente una lunga e accu- o L’espresso a 6,90 euro le italiano a fumetti, creatore di Mister Never), sull’Avventura (prima Mister rata bibliografia per poter continuare oltre al prezzo del quotidiano No e Zagor), proponendogli il primo Al- No, poi Zagor). Ogni anno questi Alma- ad approfondire. o del magazine manacco. nacchi raccontano cosa è accaduto «Ci sono due bonarie rivincite attua- Ricorda Sergio Bonelli: «È stato facile d’importante nell’universo dei diversi te attraverso la pubblicazione degli Al- accettare la proposta di Castelli. Io non generi (quelli appena citati) seguendo i manacchi», dice soddisfatto Sergio Bo- conoscevo solo gli Almanacchi di Topo- diversi media: il cinema, la letteratura e, nelli. «La prima è nei confronti di tutti lino, ma anche tutta la tradizione degli ovviamente, anche i fumetti, senza aver coloro che per tanti anni hanno attac- almanacchi inglesi, che affrontano un paura di parlare, e bene, della concor- cato il fumetto come se fosse una mi- tema sviluppandolo a fondo, con centi- renza. Uno sguardo completo, in giro naccia per la società e la salute dei gio-

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con l’avventura il viaggio. Come se la vita fosse poi dissuaderlo a cazzotti e con magnifici impro- proprio questo, una meta da raggiungere per no- peri, prendi questo, satanasso, e questo, figlio di Tex, guerriero dal cuore d’oro bili scopi — un allevatore o un paese da aiutare, centomila serpenti, alzati se ne vuoi ancora, e una tribù da difendere, un vecchio amico da sal- adesso sogni d’oro, buonanotte. vare — senza alcun guadagno in palio, solo gli ab- Non era scontato, in quei tempi ancora irrigidi- che ha indicato la strada giusta bracci, solo una buona dormita, davanti al fuoco, ti dai racconti dell’epopea bianca e civilizzatrice sotto le stelle. In attesa del prossimo risveglio. interpretata da John Wayne e John Ford, creare un PINO CORRIAS Quando di nuovo toccherà sellare i cavalli e parti- eroe in fondo malinconico, anche se ben armato. re, dopo una buona tazza di caffè nero bollente. Antirazzista al punto da essersi sposato Lilith, la Con il volto scolpito alla Gary Cooper, Tex è un squaw. Fratello di sangue dei pellerossa. Lui stes- er quel che ricordi, Tex Willer non è mai sta- guerriero solitario anche se mai solo. Un giusti- so capo Navajo, nei panni di Aquila della Notte. to di carta. Il mercoledì, quando riappariva ziere, ma senza eccessivi furori. E con la stella dei Acerrimo nemico dei trafficanti bianchi di alcol e Pin edicola, spalancava il suo cinematografo Ranger indossata proprio sopra il cuore a dire che di armi. Raccontando in anticipo — per noi con- portatile, capace di scardinare quei laboriosi po- la legge non prevede vendette, sebbene siano le fusamente attratti più da Cavallo Pazzo e i suoi meriggi d’infanzia, affrancarli dal silenzio dell’in- Colt, molto più dei codici, a dettarla. Per vie brevi Sioux, che dal generale Custer — le ragioni delle cantamento per farli precipitare dentro ai suoi e inoppugnabili. Tanto da prevedere due sole pe- Ombre rosse, i figli di Manitù, contro le prepoten- paesaggi disseminati di cactus e di saloon, che si ne, spaccar pietre a Yuma, oppure accomodarsi ze dei pionieri, dei cacciatori di bisonti, della fer- chiamavano Texas e Missouri, Utah e Oregon, sotto a un buon metro di terra fresca. rovia. Affascinati anche noi, grazie agli occhi di Montagne Rocciose e Riserve indiane. Luoghi do- È il miglior capo possibile. Primo tra pari: il fi- Tex e dei suoi pard, dall’ordine ancestrale dei loro ve il tempo si calcolava in lune, le distanze in gior- glio Kit, il vecchio Carson, il silenzioso Tiger Jack. villaggi regolato dalle stagioni della caccia e del nate a cavallo e pozzi di acqua dolce. Dove mappe Uniti come le dita di una mano, anche se altret- raccolto. Dal rispetto per il cielo degli antenati, srotolate dinanzi al fuoco dei bivacchi, segnava- tanto diversi. Ma consapevoli che qualunque di- per la terra che dà frutti. Mostrandoci quell’alte- no praterie da navigare verso Ovest. Canyon dove rezione imboccherà la vita, e l’avventura, loro sa- rità culturale, quella sintonia con la Natura, che ci snidare i fuorilegge. Deserti di pietra da attraver- pranno cavalcarla spalla a spalla. Per poi togliersi ha sorpreso molto prima di film come Un uomo sare con una sola borraccia a testa. la polvere di dosso dentro a un bagno caldo nel- chiamato cavallo, Soldato Blu, Piccolo grande uo- Tex Willer è stato una geografia e un carattere. l’unico albergo in città. Spegnere l’arsura in gola mo, che avrebbero capovolto il racconto western. Un eroe adulto distante dalle fiabe e persino dai con una birra gelata. Divorare una bistecca alta tre E definitivamente il nostro sguardo. fumetti. Vero nell’impazienza. Ostinato. Duro dal dita, con una montagna di patatine fritte. Lan- Stava già tutto in quegli intrecci e in quei pae- cuore d’oro. Ironico. Capace di scegliere tra il be- ciarsi occhiate d’intesa quando i cattivi entrano in saggi. In quell’alba che dopo il gelo della notte, ne e il male per puro istinto, senza inutili compli- scena, giusto a metà della cena, dannazione, asciuga finalmente le ossa, mentre Kit Carson rav- cazioni. Dotato di un’etica in grado di sorpren- mentre il pianista schizza via, il barman si accuc- viva il fuoco, Tiger Jack torna dalla perlustrazione derci, noi ragazzi degli anni Sessanta, per quella cia dietro al bancone, le ragazze strillano. E Tex e Tex ha preparato il piano per l’attacco. Tra un sua capacità di coniugare la libertà connaturata a Willer, con una certa lentezza, si alza in piedi, di- minuto o un’ora, ci sarà un caldo d’inferno ai pie- quegli spazi, l’America dell’eterna Frontiera, con ce ora basta, estrae. Con la velocità del fulmine. di di quella Mesa. Libereranno la ragazza rapita, il TEX WILLER quel suo semplice senso di giustizia, altruismo, Capace pure di far saltare il Winchester dalle ma- bene infine trionferà. E noi continueremo a cre- È il personaggio lealtà che da solo metteva in moto l’avventura. E ni dell’avversario con un solo colpo di pistola per scere dalla parte giusta. di maggior successo Creato sessant’anni fa da Gianluigi Bonelli per i testi e da Aurelio Galleppini (detto Galep) per i disegni. È un ranger (una sorta di sceriffo senza confini) nonché il capo degli indiani Navajos con il nome di Aquila della notte

ZAGOR JULIA NATHAN NEVER Il suo vero nome Vive a Garden City, È il primo eroe è Patrick Wilding cittadina a un’ora di fantascienza ma gli indiani da New York, della scuderia Bonelli lo chiamano “Lo Spirito e fa la criminologa Creato nel 1991 con la Scure”. Creato Creata nel 1998 da Michele Medda, nel 1961 da Guido da Giancarlo Berardi, Antonio Serra Nolitta (Sergio il suo aspetto e Bepi Vigna, l’ex Bonelli) e realizzato ricorda quello agente ha un tragico da Gallieno, si batte elegante dell’attrice passato: la moglie per mantenere Audrey Hepburn Laura è stata uccisa la pace nella Vecchia Insegna da un criminale Frontiera americana, all’università locale poi sparito e sua figlia dove i pellerossa e collabora Ann è stata per anni lo credono uno spirito con la polizia ricoverata in clinica immortale Il metodo d’indagine psichiatrica, in stato Suo compagno di Julia Kendall di shock per avere è il comicissimo si basa soprattutto assistito alla morte Chico sull’istinto personale della madre

vani italiani. Chi ha lavorato nel nostro metti ma dei film, dei telefilm e dei vi- possibile perché poi cercando con il te- suoi Almanacchi, cerca di interpretare i za doppi fini: la Bonelli non è mai entra- campo sa quanto pazientemente ab- deogiochi. Si nutre di essi e li nutre a sua lecomando rischi di trovarti davanti l’o- mutamenti del tempo. Così in quelle pa- ta nel mercato dei manga). biamo dovuto difenderci, e quanto è volta. Per questo è diventato tanto diffi- riginale. E anche con le “citazioni” (rife- gine trovano spazio anche segnalazioni «Con gli Almanacchi mi prendo gran- stata dura». E l’altra? «L’altra è proprio cile scrivere fumetti». rimenti dichiarati a romanzi, film o fu- e approfondimenti dai mondi musicali o di soddisfazioni: come quella di dare nei confronti dei nostri lettori. Che Perché è diventato tanto più difficile? metti popolari, ndr), diventate celebri teatrali, com’è successo, per esempio, spazio all’illustrazione, arte che pur- spesso erano troppo appassionati al fu- «Perché ai miei tempi, diciamo fino agli con Dylan Dog, cerchiamo di andare con quell’inquietante “noir” teatrale che troppo in Italia sta scomparendo», con- metto per allargare le loro conoscenze. anni Sessanta, ci si poteva arrangiare sempre più cauti». Un occhio sempre ri- è stato Natura morta in un fosso, oppure clude Sergio Bonelli. «In ogni numero ci Attraverso gli Almanacchi abbiamo ispirandoci a film e romanzi che nessu- volto ai classici, l’altro a capire le ten- con il divertente Ecce Robot di Daniele sono i bellissimi disegni di Aldo Di Gen- sempre inteso fornire un servizio cultu- no, tranne pochi fortunati, avrebbero denze del nuovo: questa da sempre la fi- Timpano che, festeggiando i trent’anni naro. Mi sarebbe piaciuto che questo rale, inserendo il fumetto in quello che potuto vedere o leggere. Oggi posso ve- losofia bonelliana che da qualche tempo dall’arrivo di Mazinga sulle nostre reti te- grande autore realizzasse anche qual- gli studiosi seri chiamano il “villaggio dere quel che voglio quando voglio. Sia- propone i suoi nuovi personaggi in mi- levisive, rievoca un’epoca nemmeno che storia a fumetti, come faceva negli dei media”. Insomma, ogni personag- mo bombardati dal vecchio e dal nuovo. niserie (l’ultimo è Jan Dix, investigatore troppo lontana in cui i cartoni animati anni Sessanta per il Corriere dei Piccoli. gio di oggi è per forza di cose intreccia- Pensare di riprendere l’idea di un film dell’Arte creato da Carlo Ambrosini. Vi- giapponesi erano considerati un nuovo Dice però di essere diventato troppo len- to agli altri, e non solo a quelli dei fu- come si faceva nel dopoguerra non è più vrà per 14 albi) e che anche attraverso i Pericolo Giallo (una difesa peraltro sen- to. Così, ci accontentiamo…”.

Città di Reggio Calabria

Repubblica Nazionale 40 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 18 MAGGIO 2008 la memoria Il 30 aprile 1968 venne diffuso clandestinamente Libertà di stampa il primo numero del più celebre bollettino dell’opposizione intellettuale al comunismo sovietico: “Cronaca degli avvenimenti correnti”, diretto, scritto e stampato dalla poetessa Natalia Gorbanevskaja. Un anniversario che la Russia di Putin ha preferito ignorare Cronache del dissenso

LEONARDO COEN l’interpretazione. In quindici anni uscirono più di seimila fogli e un numero infinito di notizie. Tutte esatte. Un record. E un vanto. Quando uno dei direttori, Sergei Kovaliov, venne arre- MOSCA stato nel 1974, «l’indagine del Kgb», afferma e conferma Ro- ghinskij, «esaminò la veridicità di seicento episodi citati nel ella Russia di Putin e Medvedev il calendario è bollettino. Ebbene, solo il due per cento risultò inesatto. Cosa ormai un tripudio di anniversari. Si festeggia a significava? Che dietro l’elaborazione del notiziario e dei reso- pioggia, si rievoca ogni possibile evento, anche conti i redattori e i direttori si assumevano una grande respon- del passato più recente. Ma uno di questi giorni sabilità, tanto più grande perché non si trattava di giornalisti di dellaN memoria non ha avuto grande eco, anzi, è stato celebra- professione, ma di intellettuali: docenti, poeti, scrittori, filoso- to in sordina, quasi di nascosto. Per forza, ricorda qualcosa di fi, storici. Fu allora che nacque la nostra stampa indipendente imbarazzante, visto i tempi; qualcosa che non va più molto di e libera». moda, all’ombra del Cremlino: la libertà di stampa. Oggi è tor- La Cronacaera strutturata in due parti: quella iniziale conte- nato ad essere uno scomodo anniversario: commemora l’irru- neva un dettagliato riassunto degli avvenimenti più importan- zione del dissenso nel mondo dell’informazione sovietica. Il 30 LA FONDATRICE ti (dal punto di vista dei curatori) cronologicamente successi- aprile del 1968 usciva infatti Khronika tekuscikh sobytij, «Cro- Natalia Gorbanevskaja, vi alla data di uscita del bollettino precedente. La seconda par- naca degli avvenimenti correnti», testata bellissima e doloro- prima redattrice di Cronaca te era costituita da una serie di rubriche fisse. Affrontavano te- sa, nella sua drammatica prosaicità, se pensiamo all’Urss de- degli avvenimenti correnti, matiche settoriali: «Arresti, perquisizioni, interrogatori». «Per- gli anni Sessanta e alla sistematica repressione di ogni forma di in una foto recente secuzioni extra processuali». «Nelle carceri e nei lager». «No- disaccordo dottrinario. Quindici pagine dattiloscritte. Ne cir- vità del samizdat». «Notizie brevi». «Rettifiche e integrazioni». colarono un centinaio di copie. Avrebbe resistito per altri 62 Ad esse se ne aggiunsero altre, il loro numero cresceva via via numeri, sino al 1983. che crescevano i nuovi problemi affrontati dai difensori dei di- Era il primo bollettino diffuso clandestinamente dai difen- ritti umani: «Persecuzioni dei fedeli». «Persecuzioni dei tartari sori dei diritti umani: «L’Onu aveva proclamato il 1968 anno dei in Crimea». «Repressioni in Ucraina». Diritti umani», spiega Arsenij Roghinskij, presidente di Me- Caratteristica della pubblicazione era l’anonimato degli au- morial, l’ong russa che ha sede a Mosca e si occupa di recupe- tori, per ovvi motivi di sicurezza. Sarebbe tuttavia esagerato af- rare e salvaguardare documenti e testimonianze dei tempi bui. fermare che l’attività redazionale fosse portata avanti nella «Nell’Unione Sovietica l’anno cominciò con il processo contro clandestinità profonda. Si sapeva che ad occuparsene all’ini- Aleksandr Ginzburg, Jurij Galaskov, Aleksej Dobrovolskij e Ve- zio era stata Natalia Gorbanevskaja. Come mai il Kgb non in- ra Lashkova. Fu uno degli affari politici più clamorosi dell’epo- tervenne subito? Forse proprio perché il bollettino conteneva ca brezhneviana, un giro di vite nei confronti dei dissidenti e di pura informazione e non si leggevano appelli a rovesciare il po- tutti coloro che alzavano la voce in difesa dei detenuti. Non ba- tere sovietico né testi che deformassero grossolanamente la stasse, si rafforzò la censura sulla letteratura. E si braccavano realtà. Ciò che era scritto corrispondeva alla realtà. gli autori dei samizdat che dopo il 1960 non si limitavano a pub- Inoltre, in quel periodo, la dirigenza dei servizi segreti cerca- L’IMPUTATO Il processo politico contro Per l’Onu quello era l’anno Aleksandr Ginzburg (questa “Chiunque voglia informare foto è del 2002) fu il primo dei diritti umani, ma in Urss di cui si occupò Cronaca su quanto accade davvero cominciò con un clamoroso nel paese, passi le notizie a chi processo politico ai dissidenti gli dà la copia del giornale” blicare “letteratura proibita” (sam) ma anche testi politici, di va di garantirsi le spalle da eventuali critiche su possibili falsi- denuncia». ficazioni di prove ed accuse. Durò poco questo scrupolo. Il 5 dicembre del 1965, per la prima volta da parecchi decen- Tant’è che la Gorbanevskaja fu arrestata con l’accusa di com- ni, la centralissima piazza Puskhin accoglie una dimostrazio- plicità nell’edizione e nella diffusione di Cronaca, e stessa sor- ne pubblica per protestare contro gli arresti di alcuni intellet- te ebbero Jurij Shikhanovic, Piotr Jakir, Viktor Krasin, Gabriel tuali. «La organizzava il figlio del poeta Sergej Esenin, Aleksan- Superfin, Kovaliov, Alexsandr Lavut, Tatiana Velikanova. dr. I partecipanti erano giovani e studenti. Rivendicavano un La raccolta delle informazioni, così come dei testi, funzio- processo aperto e trasparente, gli slogan invocavano il rispet- nava in senso inverso rispetto a quello del samizdat. Lo illustra to della Costituzione da parte delle autorità, “è la vostra Costi- la stessa Cronaca nel bollettino numero 5: «La Cronaca non è tuzione, sono le vostre leggi, rispettatele!”, gridavano». in nessun modo un’edizione illegale ma le condizioni della sua Tre anni dopo quella manifestazione, i militanti dei diritti LA REDATTRICE attività sono ristrette dalle particolari idee sulla legalità e sulla umani decisero che era maturato il tempo per diffondere infor- Tatiana Velikanova libertà dell’informazione che in tanti anni sono state assimila- mazioni sul loro movimento e, più in generale, su quello che il fu tra i molti arrestati per aver te da alcuni organi sovietici. Per questo la Cronaca non può, co- regime sovietico celava, a cominciare dalla violenta repressio- collaborato all’edizione me qualsiasi altra rivista, indicare il proprio indirizzo postale. ne dei dissidenti. Ma come chiamare il bollettino? Sulla prima e diffusione di Cronaca Nonostante ciò, chiunque sia interessato ad informare l’opi- pagina della prima edizione, datata 30 aprile 1968, si legge a ca- nione pubblica sovietica sugli avvenimenti che accadono nel ratteri maiuscoli «ANNO DEI DIRITTI UMANI IN URSS», men- Paese può facilmente passare le informazioni in suo possesso, tre in corsivo, una riga sotto, c’è scritto «cronaca degli avveni- raccontandole a colui dal quale avrà preso la Cronaca; costui le menti correnti». La trentenne poetessa Natalia Gorbanev- riferirà a chi, a sua volta, gli ha dato il bollettino, eccetera». skaja, che sarebbe stata la prima direttrice della pubblicazio- L’ultimo numero apparve il 30 giugno 1982. Solo una volta ne, pensava che la riga in stampatello indicasse la testata (pro- ci fu un’interruzione. Avvenne nel febbraio del 1981: la 59esi- va indiretta che all’inizio non c’era l’intenzione di pubblicare ma edizione finì sequestrata durante la perquisizione dell’a- il bollettino a lungo) e che quella in corsivo ne dichiarasse il ge- bitazione di Leonid Vul, uno dei curatori. L’impresa si conclu- nere. I lettori capirono tutto alla rovescia: la riga in stampatel- se definitivamente il 17 novembre del 1983, con l’ultimo arre- lo fu interpretata come slogan e quella in corsivo come testata, sto, quello di Jurij Shikhanovich. Memorial sta ricostruendo la cosa che la Gorbanevskaja accettò di buon grado. Nel 1969 sul raccolta completa delle pubblicazioni, ma non solo: l’elenco frontespizio del bollettino comparve il nuovo slogan: «L’anno completo dei nomi citati, le loro biografie (un lavoro mo- dei diritti umani in Urss continua». Sarebbe stato modificato struoso); i verbali dei processi, laddove è possibile, recupe- ancora: «Il movimento per la difesa dei diritti umani nell’Urss randoli dagli archivi di Stato; i nomi dei testimoni, i rapporti di continua», «la lotta per i diritti umani nell’Urss continua». polizia e del Kgb, gli elenchi dei procuratori, dei giudici, i capi Piacque subito lo stile della scrittura: asciutto, imparziale, struttura delle organizzazioni statali che si occuparono di descrittivo. Gli argomenti erano pochi ma significativi: viola- IL COMBATTENTE Cronaca, i dirigenti delle aziende che cacciarono i militanti dei zioni dei principali diritti civili e delle libertà nell’Urss, inter- Sergei Kovaliov, classe1930, movimenti per i diritti umani. Se tutto va bene, questo im- venti in loro difesa, azioni (a volte) per realizzarli. Su tutto do- uno dei direttori di Cronaca, menso lavoro di scavo nel buio dell’era sovietica sarà conclu- minava l’impegno a essere il più precisi possibile e a fornire il è ancor oggi all’opposizione so tra tre anni. Ma ci vogliono soldi: «Cerchiamo sponsor: ci massimo delle informazioni, mantenendo l’oggettività del- nella Russia di Putin dareste una mano?».

• L’ITALIA FA SHOPPING NEL MONDO Con il super-euro le imprese si muovono con sicurezza sui mercati esteri: Eni, Enel, Finmeccanica guidano la carica, ma ci sono anche Merloni e Autogrill • E NON SOLO La vitalità del distretto della meccanica di Modena, oltre 4mila imprese molte delle quali medio-piccole • TISCALI, CORSA A DUE PER LA VENDITA Sono Vodafone e la BSkyB di Rupert Murdoch i maggiori candidati all'acquisizione del gruppo sardo. Ma possono ancora esserci delle sorprese • I GUSTI DELLA NET-GENERATION Una ricerca Doxa-Somedia identifica le tendenze nel mondo giovanile cercandole su Internet Nel numero in edicola domani con

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“Feci tutto da me volevo solo dire la verità”

NATALIA GORBANEVSKAJA o fatto tutto da sola, all’inizio. La stesura, la cura dei testi, la verifica delle informazioni. L’idea era di Hdiffondere una sorta di bollettino di controinfor- mazione. Era una cosa di cui discutevamo da tempo, con altri amici: qualcosa che dicesse la verità e non la propa- ganda, ma per mancanza di tempo, o per mancanza di for- ze ed energie, avevamo sempre rimandato. Alla fine presi in mano la situazione: avevo più tempo degli altri, ero in congedo per gravidanza. Certo, c’era sempre il pericolo di venire scoperti, anche dai vicini di casa, ma ho corso lo stes- so il rischio; comunque tutto si basava sulla fiducia reci- proca. Questa fiducia, nella quasi totalità dei casi, non venne mai né ingannata né tradita. La filiera informativa era molto semplice. Innanzitutto, gran parte delle notizie le raccoglievo da altri samizdat. Qualche cosa me lo raccontavano a voce: chiedevo agli amici più fidati e attendibili notizie aggiornate sui temi di cui mi stavo occupando. Per il primo numero della Cronaca andai a Leningrado, dove si stava concludendo uno dei processi politici più im- portanti di quegli anni. Riuscii ad incontrare un testimone del processo. Era un membro dell’organizzazione clandestina sotto accusa, l’«Unione so- cial-cristiana panrussa per la liberazione del popolo». Mi riferì per filo e per segno quel che succedeva durante il processo contro i leader della sua organizzazione, Aleksandr Ginzburg e Jurij Galanskov. Mi informò pure di un secondo procedimento penale, fornendomi informazioni dettaglia- tissime sulla formulazione delle sentenze, sulle condanne degli imputati, coi loro nomi e cognomi e le loro professioni. Così potei de- scrivere sulle pagine dattiloscritte della prima Cronacal’iter di quei processi e i loro esiti fin nei minimi particolari. Subito dopo mi recai in Estonia, a Tartu, do- ve vidi e parlai con un ex-detenuto politico esto- ne: Mart Nikols era appena uscito di prigione, aveva scontato dieci anni. L’ultimo, nel terribile carcere di Vladimir. Era già l’aprile del 1968. Mart mi rivelò i nomi degli altri detenuti politici rin- chiusi in quel penitenziario. Con questo materia- le tornai a Mosca e preparai la rivista. Nella secon- da rubrica di quel numero di Cronaca pubblicai tantissime lettere della campagna di protesta con- tro la condanna di Ginzburg e Galanskov: me le ri- cordo ancora, perché ho battuto a macchina tutto il primo numero. Poi cominciarono ad arrivare infor- mazioni sulla repressione scatenata dal potere con- tro i firmatari delle lettere e scrissi quello che ne sape- vo. Il 30 aprile del 1968 Cronaca era pronto per essere fatto circolare clandestinamente. Vorrei che questa data diventasse la festa della libertà di stampa in tutto il mondo. Nella prima pagina spiccava un’epigrafe: l’articolo 19 della Dichiarazione universale dei Diritti dell’uo- mo, sul diritto alla libertà di avere e divulga- re informazioni, in tutti i modi, indipenden- temente dalle frontiere di Stato. Per noi, pur di opinioni diverse, era il «programma mini- mo» necessario. Il nostro era un movimento morale prima che politico. Praticamente, come redattrice quasi unica, ho compilato i primi dieci numeri della rivista, tranne il terzo, che avrebbe dovuto uscire il 31 agosto. Ma il 25 mi recai alla Piazza Rossa per in- scenare una manifestazione contro l’invasione della Cecoslovacchia. Tutti, tranne me, vennero arrestati: me la cavai perché avevo un neonato di tre mesi da accudire. Quel nostro gesto di prote- sta era per smascherare la «verità di regime». Tut- ti i giornali gridavano a squarciagola che il popolo FOTO CORBIS sovietico appoggiava all’unanimità «il fraterno aiuto prestato ai fratelli cecoslovacchi». Noi vole- vamo dimostrare che se anche un solo russo non fosse stato d’accordo, allora quell’appoggio non era più universale, bensì era falso. In verità, c’erano sta- te decine di manifestazioni come la nostra, solo che noi diventammo famosi perché l’avevamo fatta nel- la Piazza Rossa. L’episodio fece molto chiasso in Oc- cidente. Le autorità sovietiche decisero di aspettare un po’ ad arrestarmi. Sino al 24 dicembre. I corrispon- denti e i giornalisti occidentali erano tornati a casa per le feste del Natale cattolico e protestante. Io proprio quel giorno avrei dovuto consegnare il materiale del numero 11 a Galina Gabaj, moglie del dissidente Ilja, in galera. I kgbeshniki la precedettero. La casa fu perquisi- ta ma gli scritti non furono scoperti. Erano nascosti nel- la pentola in cui mia madre stava cuocendo la minestra. IL DOCUMENTO Qui sopra, le prime cinque pagine L’autrice è la fondatrice di «Khronika tekuscikh del primo numero di Khronika sobytij» (Cronaca degli avvenimenti correnti) tekuscikh sobytij, ovvero “Cronaca degli avvenimenti correnti” MicroMega 3/08 ALMANACCO DI SCIENZE Noam Chomsky Steven Weinberg Lawrence Krauss Vilayanur S. Ramachandran Edoardo Boncinelli Andrea Pilastro Telmo Pievani Mauro Dorato Chiara Ceci Richard Dawkins Craig Venter Giorgio Vallortigara Gianfranco Biondi Olga Rickards Stephen J. Gould Tremate, tremate, Il nuovo volume di Limes, le scienze son tornate! la rivista italiana di geopolitica è in edicola e in libreria

Repubblica Nazionale 42 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 18 MAGGIO 2008

CULTURA*

SIEGMUND GINZBERG

ono stato in un paese dove non mettevo piede da trent’anni. E ne sono tornato con una sensazione strana, e non proprio confortevole: che abbia col mio più tratti di somiglianzaS di quanto potessi immagi- nare, e comunque più di quanto vorrei. Tutti hanno qualcosa da ridire: sul go- verno, sull’aumento dei prezzi, sugli im- migrati che portano delinquenza, sul traffico insopportabile e sul fatto che niente funziona come dovrebbe, sul- l’incompetenza e la corruzione impe- ranti a tutti i livelli. Ma nessuno sembra voler davvero un cambiamento, tanto meno un cambiamento brusco. Forse perché quello che hanno avuto trent’anni fa gli basta e gli avanza. Forse perché a molti tutto sommato va bene così. Finché dura. Mi è bastato accendere la tv per pro- vare la strana sensazione di trovarmi a casa. Davano Distretto di polizia. Se non avessi acceso anche l’audio, non mi sa- rei accorto che i personaggi così familia- ri parlavano persiano. Poi mi hanno spiegato che si tratta di uno dei pro- grammi più seguiti: pare che il sogno della gioventù iraniana sia arruolarsi nella polizia italiana; darebbero chissà cosa per stare in squadra con Claudia Pandolfi o Isabella Ferrari. Figurarsi se vengono a sapere che ci si può imbatte- re in Emanuela Arcuri arruolandosi tra i carabinieri. Rischiano una crisi di reclu- tamento i pasdaran. Da qualche tempo sono scomparsi dalle strade. Le uniche divise che si vedono in giro sono quelle della polizia stradale, e dei soldatini in li- cenza. Per i miliziani islamici la nuova consegna è farsi notare il meno possibi- le. Ma non dovrebbero avere di che la- mentarsi della scarsa visibilità: in cam- bio, a quanto pare, col governo di Mah- mud Ahmadinejad hanno più o meno discretamente occupato quasi tutti i po- sti che contano, ad ogni livello: sono di- ventati governatori, funzionari, rettori, imprenditori. Neanche fossero l’Eserci- to popolare di liberazione nella Cina di Mao. Autorevoli commentatori occi- dentali hanno parlato di «golpe stri- sciante», a proposito delle conseguenze delle ultime due elezioni. La cosa che mi ha più impressionato è che ormai non scandalizzi più di tanto nemmeno i mo- derati l’idea di una modernizzazione dell’Iran “alla turca”, protetta dalle baionette dei generali, o l’idea di svilup- po economico senza democrazia, “alla cinese”. Che cosa dovremmo proporgli? Di provare una via “all’italiana”? Zap. Il canale successivo presenta una telenovela locale, che si indovina al- l’ennesima puntata. Situazioni e perso- naggi sembrerebbero quelli di Incante- simoo di Beautiful, bellocci ricchi e par- venu, non fosse per il kitsch del mobilio dorato e del lusso ostentato. È questo che fa sognare le casalinghe di Teheran? Zap. Un telegiornale: la massima auto- rità religiosa, il capo del governo, il mi- nistro tale, il ministro talaltro… Manca Iran solo il “panino”. Seguono le notizie dal- l’estero: a Gaza missili sionisti hanno ucciso una mamma e i suoi quattro bambini. Zap. È venerdì. Un canale ha il trent’anni resoconto completo dei sermoni del ve- nerdì in tutte le principali moschee del paese. Zap. Zap. Un canale con della pubblicità. A una marca di “macaroni”. A un prodotto per la pulizia della casa. Una reclame di elettrodomestici. Mi dopo

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Tutti hanno qualcosa da ridire: sul governo, sull’aumento dei prezzi, sugli immigrati che portano delinquenza, sulla corruzione e l’incompetenza a tutti i livelli. Ma nessuno sembra volere un cambiamento brusco e radicale, forse perché quello che hanno avuto con Khomeini è bastato Un testimone che era là in quei giorni racconta cosa è cambiato E come la terra degli ayatollah assomigli in modo sorprendente all’Italia

Nel paese degli scontenti

passa per la mente che la televisione era to sempre molto peggio che tra cattolici menei, il cui sorriso tra bonario e furbet- attraversamenti pedonali. Si nota anche stata la prima cosa che avevo acceso e protestanti. Ho visto bambini e bam- to ha sostituito il volto arcigno di Kho- qualche segno di nervosismo, insulti tra quando ero arrivato per la prima volta bine dell’asilo recitare poesie sulla tom- meini su tutti i muri, è anche la suprema guidatori, urla, una rissa isolata al se- da inviato in Iran nel 1978. E anche ba di Hafez. A scuola si imparano anco- autorità religiosa. La sua 194 l’Iran l’ha maforo. Mi dicono che si tratta di una quando ero arrivato per la prima volta a ra a memoria passi dello Shahnameh, il abolita da tempo, naturalmente in no- novità: finora non succedeva. Pechino nel 1980 e a New York nel 1987. Libro dei Re di Firdusi. «Maledetto que- me della famiglia e del diritto alla vita, Ci sono, esattamente come da noi, i Avrei dovuto prendere nota della pub- sto mondo, maledetti questi tempi, ma- ma recentemente ha “aperto” alla ricer- lavavetri. Afgani, o nomadi baluci. I loro blicità televisiva nei miei trent’anni da ledetta la sorte/ in cui gli arabi incivili so- ca sulle staminali. In nome della scien- romeni, albanesi e zingari. Per anni l’I- corrispondente, della sua evoluzione, no venuti a farmi musulmano». Qualcu- za. Come per il nucleare. ran è stato il paese più ospitale per mi- sarebbe anche questo un modo per sbir- no mi ha chiesto se credo in Dio. Ho sor- Non saprei dire se la Teheran rivista lioni di profughi. Ville lumière, miraggio ciare nell’anima di un paese, pensate volato. L’imam di una madrassa di Shi- oggi sia più felice o più infelice di quella di tranquillità per chi scappava dall’Af- solo al confronto tra Carosello e le pub- raz mi ha chiesto di che religione sono. di trent’anni fa. Certo è cambiata. Nel ghanistan o dall’Iraq. Sono ormai gli af- blicità di oggi. «Uno dei popoli del Libro», gli ho rispo- 1978 era passata rapidamente da tre a gani a fare i lavori più duri, lo spazzino, il Niente ballerine discinte ovviamente sto. Ha annuito soddisfatto: «Nel giorno sei milioni di abitanti, mi ero fatto l’idea bracciante, l’edile, la badante, quelli che sugli schermi della tv iraniana. Quello in cui tornerà l’Imam nascosto, anche che questa fosse la ragione principale gli iraniani non vogliono più fare, nem- del porno, su cassetta o via satellite, è un Gesù e Mosè lo seguiranno». per cui era scoppiata. Ora ne ha dodici meno se sono senza lavoro. I nuovi elet- mercato a parte, proibito quanto, dico- Zap. Cartoni animati. Zap. Un talk milioni, forse di più. Ci si arriva dal nuo- ti promettono: non più sanatorie all’im- no, fiorentissimo. Se ne sentono di cru- show. Dove si discute animatamente di vo aeroporto. Di notte se si è partiti dal- migrazione clandestina, tolleranza zero de e di cotte. “Bigotti e perversi”, si po- elezioni e di politica. Per combinazione l’Europa. Il primo edificio che si fa nota- in materia di sicurezza. trebbe dire, rubando il titolo di un arti- sono capitato in Iran poco dopo le no- re, coi quattro minareti al neon, è il mau- Ma c’è ora una fonte di irritazione fuo- colo di Francesco Merlo sul nostro Bel- stre e le loro elezioni. Che hanno confer- soleo di Khomeini. Segue una fila infini- ri controllo: l’aumento vertiginoso dei paese. Di rigore per le donne coprirsi mato una “maggioranza introvabile” a ta di torri grigie, case popolari che sosti- prezzi, a cominciare da quello degli ali- pudicamente i capelli. «It is the law!», è la quelli che, più o meno correttamente, tuiscono i vecchi decrepiti quartieri del mentari e della benzina. Ma come? Do- legge, avvertono i cartelli già in aeropor- dalle nostre parti vengono definiti i sud, da dove era partita la rivolta contro vrebbero far festa per il greggio a oltre to. Sono convinto che anche la moda, i “conservatori”, coloro che si richiama- lo Scià. Faccio fatica ad orientarmi nel 120 dollari. Il presidente Ahmadinejad mutamenti nel modo in cui la gente si no alle origini pure e dure del regime nuovo reticolo di autostrade e svincoli ha appena detto che è ancora troppo a veste e si muove, possano dirla lunga su- islamico. Dieci anni fa la vittoria eletto- urbani, ciascuno dei quali sulla nuova buon mercato. Eppure questo è il pro- gli umori di un paese. Noto qualche si- rale del “riformatore” Khatami aveva mappa ha il nome di un “martire” della blema: perché anche l’Iran consuma gnore più anziano in cravatta: sono i me- sollevato grandi attese. Ma poi aveva fi- guerra contro l’Iraq. Ma è solo all’alba fiumi di petrolio, e il caro petrolio si ri- dici, mi viene spiegato; è un modo per nito per lasciare una scia terribile di de- che compare tutto l’orrore dell’immen- percuote su di loro quanto sugli altri, in distinguersi, e forse protestare. Ho sco- lusioni. Molti di quelli con cui parliamo sa colata di cemento che si estende su su forma di inflazione galoppante. Pare perto qual è l’uniforme dei loro vitello- — no, non sono uno specchio del paese, fino alle pendici ancora innevate del che su questo anche l’ayatollah in capo ni: maglietta nera, jeans, scarpe di pelle sono un’élite in minoranza — dicono di monte Albroz. Quelli che si vedono in sia molto preoccupato. Tanto che ha a vistosissima punta ricurva all’insù. In non essere andati a votare. «Tanto non fondo in fondo, quasi in cima, sono i pubblicamente bacchettato i trionfato- America mi colpiva il fatto che ciascuno c’era una vera scelta», la spiegazione. nuovi quartieri residenziali dove abita- ri delle elezioni. Incredibile come l’oro si vestiva come gli pare, tranne i gangsta Delusi dal riformatore col turbante Kha- no i pasdaran con le loro famiglie, mi di- nero possa diventare una maledizione. rapper. La cosa che balza all’occhio per tami, la volta prima gli elettori avevano cono. Per chi ce l’ha quanto e forse ancor più le strade di Teheran, ma anche in pro- preferito un laico ancora poco cono- Il traffico è infernale come lo era allo- che per chi non ce l’ha. Sotto lo Scià fini- vincia, è che moltissime ragazze, e an- sciuto (Ahmadinejad) a un religioso con ra. Mi ero fatto, e non solo scherzosa- va nelle mani degli amici degli amici. che qualche giovanotto, portano un vi- lunga esperienza di mani in pasta in po- mente, la convinzione che avessero fat- Ora finisce a pioggia a oliare gli ingra- stoso cerotto sul naso. Per proteggersi litica e affari (l’ex presidente Rafsanja- to la rivoluzione soprattutto perché non naggi del consenso sociale. L’inflazione dal sole? Macché: c’è un boom delle ni). Stavolta non c’era più neanche l’im- ne potevano più degli ingorghi. L’ingor- e la spesa pubblica vengono servite su- operazioni per assottigliarsi il naso, e barazzo della scelta. go è rimasto. Mostruoso, totalitario, un bito. Per il miracolo economico biso- anche di quelle per siliconare le labbra. Ho trovato le edicole di Teheran stra- testa e coda unico per centinaia di chilo- gnerà aspettare. Mi fa una certa impressione pensare colme di testate di giornali. La cosa che metri nelle ore di punta. Malgrado l’e- Una delle viste che più colpisce nella che sette iraniani su dieci trent’anni fa mi ha colpito è che avessero quasi tutti spediente di far circolare a targhe alter- capitale, ma anche un po’ dappertutto, non erano ancora nati. L’esatto contra- lo stesso titolo principale. Conosco al- ne. Malgrado le due nuove linee della in tutte le altre città che hanno decupli- rio dell’Italia, dove i pensionati sono già meno un altro paese dove i giornali si di- metropolitana. Sembra di essere sulla cato gli abitanti, sono i cantieri lasciati a maggioranza. Ho sempre considerato i stinguono l’un l’altro per sfumature nel tangenziale nord di Milano, con la coda metà. Uno scheletro di putrelle d’ac- giocattoli un altro indice rivelatore degli trattamento della notizia, ma più rara- che a volte va da Bergamo quasi fino al- ciaio color ruggine, talvolta un piano umori di un paese. Tranquilli: anche se mente nella scelta dell’argomento del la Malpensa. Tra moto kamikaze e tassì completato e gli altri no, talvolta pile di ho letto che le Barbie sono state “sconsi- giorno. Per fare un esempio, i giornali suicidi pare di essere nel caos di Napoli. mattoni, talaltra solo detriti, ma nessu- gliate”, se non proibite, non sono riusci- iraniani del giorno successivo al mio ar- Con la differenza che non si vede spaz- no che lavori. È dovuto ai permessi edi- to a trovare da nessuna parte le bambo- rivo titolavano tutti sulle parole della Su- zatura in giro. Alle vecchie scassate lizi negati? All’usanza per cui si inizia a le col ciador. «Non le vuole nessuno», mi prema autorità morale dello Stato, non- Peykan si sono aggiunte caterve di nuo- costruire, e poi, mano a mano che si ven- hanno spiegato al bazar. In compenso ché capo della magistratura e delle forze vi modelli, e Renault, Volkswagen, Mer- de, si continua? Avevano iniziato a fare sono sommersi da ogni tipo di arma gio- armate: «Votate per i candidati più com- cedes fabbricate in Iran. L’Iran è un pae- la metropolitana a Shiraz. Poi hanno so- cattolo, bambolotto robot e videogioco petenti. Ma votate!». Argomento: i bal- se dominato dalle auto, altro che dagli speso per mancanza di fondi. Lungo la made in China. lottaggi del secondo turno di elezioni ayatollah. Mi dicono che ha il primato strada da Shiraz a Isfahan, ci fermiamo e Ancora televisione. Che quella ce ampiamente già decise, svoltisi nel di- mondiale degli incidenti stradali morta- chiediamo a un ragazzo in motocicletta l’hanno tutti, anche i nomadi nelle ten- sinteresse generale. L’ayatollah Kha- li. Il pedone è spacciabile, non esistono di indicarci un forno dove comprare del de, anche i profughi nelle baracche. Zap. pane. Lui ci porta in paese, a casa sua, a Un film americano in bianco e nero, un darci il suo. Sono nomadi diventati se- western. Chissà come andrà a finire col dentari. Le donne tessono in casa. Lui e cambio della presidenza americana. i fratelli lavorano in un grande progetto «Obama? Ma come fa un musulmano a petrolchimico in costruzione sul Golfo. diventare cristiano?», la risposta più fre- Si lamenta che le cose hanno più o me- quente. Orde di ragazzine e ragazzini in- no funzionato finché c’erano gli investi- contrati nei parchi e in gita scolastica nei tori coreani. Ma tutto è fermo da quan- musei ci hanno fermato per far pratica do la dirigenza è passata agli uomini d’inglese. Where do you come from? Ita- mandati da Teheran. Pasdaran paraca- lia. Sorrisi, entusiasmo. Dovevo provare dutati a fare i dirigenti d’industria? L’I- a rispondere: America. Sono pronto a ran si presenta insomma come un im- scommettere che la reazione non sareb- menso cantiere. L’interrogativo è se be stata ostile. Israele forse meglio di no. verrà gestito come l’Alitalia e finirà co- Gli insegnano da mattina a sera che me la Salerno-Reggio Calabria. quelli ammazzano i bambini. Eppure Ho cercato di guardarmi intorno. Ho non c’è mai stata particolare simpatia provato a raccontarvi qualche sensazio- del mondo persiano, rispetto agli arabi. ne. Così, alla rinfusa. Le sensazioni sono E non solo perché tra sciiti e sunniti è sta- per definizione qualcosa di superficiale. Ma può capitare che colgano qualcosa di più profondo. L’idea che l’Iran possa in qualche cosa somigliare all’Italia, in fondo in fondo mi diverte. L’inverso, che VELO E RIVOLUZIONE l’Italia possa assomigliare sempre più Iran, 1979: due donne velate davanti all’Iran, mi toglierebbe il sonno. a un grande ritratto di Khomeini fotografate da Marc Riboud FOTO MARC RIBOUD / MAGNUM CONTRASTO

Repubblica Nazionale 44 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 18 MAGGIO 2008 la lettura Il primo ha venduto l’anima in cambio dell’illuminazione Dannati Il secondo ha avuto dal dottor Frankenstein un’esistenza che non aveva chiesto. Sono due aspetti opposti della condizione umana. Un grande scrittore argentino li ripercorre e immagina dove si nascondano in tempi in cui il prezzo di felicità e conoscenza è inflazionato

Sospesi tra Faust e il Mostro

ALBERTO MANGUEL Il dottorFaust è vecchio; il dottor Faust è nostalgico. La nostalgia è privilegio della vecchiaia: le spe- ranze della giovinezza sono per il domani, mai per ieri. Perché dot- tor Faust è alla ricerca di quel che haI perso, o di quel che crede di aver per- so, nella sua lontana giovinezza, pro- prio come Christopher Marlowe im- maginò nel 1604 e Goethe quasi due se- coli dopo. Faust vuole assicurarsi la possibilità della conoscenza e la possi- bilità dell’amore, quel che il suo assi- stente Wagner chiama “illuminazio- ne” e a cui Faust si afferra: «Ecco la mia più bella fortuna che sfuma!», esclama con parole che Goethe gli presta. Per ta- le illuminazione, la scienza umana gli pare poca cosa e chiede aiuto alla ma- gia. Allora compare, come sappiamo, Mefistofele. Mefistofele (nella versione di Goethe) si definisce un fallito: uno che vuole fare del male e che suo malgrado, fa del bene. Vuole essere assolutamen- te malvagio ma Qualcosa si interpone, e le sue malefiche arguzie e stratagem- mi non raggiungono il risultato previ- sto. Questo è uno dei tratti più singola- ri del demonio: a noi, come a Faust, sembra che il male vinca quasi sempre, e a riprova di ciò citiamo le grandi e pic- cole miserie della nostra vita, gli orrori e le infamie della nostra storia. Per il de- monio invece (che dovrebbe saperne di queste cose) non è così. Nonostante tutta la sofferenza umana, sembra che il bene, alla lunga, trionfi. Mefistofele crede, come Corín Tellado, che ci sia sempre un lieto fine e, curiosamente, spesso ha ragione. Se è vero che nel Faust di Marlowe le fiamme dell’inferno inghiottono l’am- bizioso dottore (il quale come un vi- gliacco promette alla fine di bruciare i suoi libri nel caso riesca a salvarsi, co- me se quei poveretti avessero la colpa della sua ambizione), nel primo Faust di Goethe a salvarsi è Margherita, la donna che Faust ha corrotto, e nel se- condo si salva il dottore. Saranno forse questi tentativi falliti che hanno contri- buito alla cattiva reputazione di Mefi- stofele nei nostri giorni. «Da eroe a ge- nerale, da generale a uomo politico, da politico ad agente del servizio segreto, e da lì a qualcuno che spia dalla finestra della camera da letto o del bagno, e da lì a rospo, per finire poi in serpente: que- sta è la carriera del demonio», scrisse C. S. Lewis. Ma il dottor Faust insiste. E così volle villa a Marbella o un posto di lavoro in intenderlo Thomas Mann, il quale con Vuoi essere un ministero, il compito di Mefistofele lo pseudonimo di Adrian Leverkühn è, paradossalmente, più difficile. Per- fece sì che Faust tornasse ad accet- un autore dere l’anima scambiandola per una tare il terribile e inefficace patto. miseria conferisce all’anima il valore di Tramite il poeta fallito Enoch di bestseller? un nonnulla, e Mefistofele (che è anche Soames, Max Beerbohm banchiere) aspira alla ricchezza. Per propose una versione bri- Vuoi vendere milioni questo il Faust di oggi non aspira né al- tannica della tragedia; tramite la conoscenza né all’amore, ma alla fa- l’opera di Gounod, Estanislao del ma, al successo popolare, a farsi un no- Campo ne scrisse una versione gaucha; di copie del tuo libro? me. E qui Mefistofele si trova nel suo in pieno orrore staliniano, Mikail Bul- elemento. Vuoi essere uno scrittore po- ghakov sognò una versione russa. La Affare fatto polare? chiede a Faust. Vuoi vendere storia del dottor Faust venne stampata milioni di copie del tuo libro? Affare fat- per la prima volta in Germania nel 1587; Non dovrai perdere to: ci saranno pile di tuoi libri nelle Fnac seguirono poi numerose versioni, e nei centri commerciali; sarai in vetta compresa un’opera per marionette a alle classifiche dei bestseller interna- cui Goethe assistette da bambino e che quasi nulla, salvo zionali; compreranno i diritti dei tuoi li- sicuramente alimentò i suoi incubi da bri per fare un film con Tom Cruise co- adulto. la qualità artistica, me protagonista; viaggerai in business Nei secoli scorsi, quando lo scambio class e ti trasferirai in Irlanda per non di un’anima era considerato un atto lo stile, l’invenzione pagare le tasse. E per avere tutto questo spaventoso, per Mefistofele le cose era- non dovrai perdere quasi nulla, salvo la no relativamente semplici, che riuscis- narrativa, l’etica, qualità artistica, lo stile, la grammatica, se o meno nel suo intento. Oggi, che l’a- l’invenzione narrativa, la responsabi- nima ha infinitamente meno prestigio, lità morale, la posizione etica, la grati- e che quotidianamente si offrono ani- il rispetto tudine dei futuri lettori, il rispetto dei me in cambio di stupidaggini come una tuoi contemporanei. L’anima.

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IL ROSSO E IL NERO L’illustrazione a sinistra è l’attore Harry Irving nei panni di Mefistofele disegnato da P. Calvert; a destra, il disegno rare come vivono gli uomini perché il della locandina “La vita”, gli dice vecchio che lo ospita è cieco; può im- del film parare le lezioni di storia universale da Frankenstein il suo creatore, Le rovine dell’impero di Volney perché di James Whale il giovane svizzero che legge ad alta vo- del 1931 ce il magniloquente volume non sa che “nonostante il mostro è lì, nascosto accanto alla sua finestra. Quando gli altri lo scoprono, lo sia un cumulo inseguono per ucciderlo senza neppu- re preoccuparsi di capire se è buono o di pene, è un cosa cattivo. Il Mostro è la vittima tipo: in- nocente e calunniato, aizzato fino a co- preziosa” stringerlo alla violenza. Come tutte le vittime, vuole sapere perché è odiato. Non è stato lui il responsabile della sua E aggiunge: presenza al mondo, come dice una del- le epigrafi del romanzo, ripreso dal Pa- “Io ero buono radiso perduto di Milton: «Ti chiesi io, Creatore, dall’argilla di crearmi uomo, e generoso; ti chiesi io dall’oscurità di promuover- mi?» la miseria mi ha reso Frutto dell’ambizione (o della tra- scurata invenzione) di un altro, il Mo- Rendimi stro condivide la sua dura sorte con un demonio. quella di Adamo, e quindi, con quella di tutti noi. Tuttavia, nonostante la sua felice, e ancora una sofferenza, non vuole morire. «La vita», gli dice il suo creatore, «nonostante sia volta sarò virtuoso” un cumulo di pene, è cosa preziosa». E aggiunge, per spiegare il suo compor- tamento: «Io ero buono e generoso; la a tradizione pitagorica miseria mi ha trasformato in demonio. vuole che ogni creatura ab- Rendimi felice, e ancora una volta sarò bia, oggi o in futuro, qual- virtuoso». cosa di una tutt’altra crea- Propone al Dr. Frankenstein un pat- tura; nell’arco del tempo, to: se gli creerà una compagna a sua mi- ogni uomo sarà Socrate, sura i due scompariranno per sempre Lsarà Napoleone, sarà un anonimo vol- nelle distese selvagge del Sudamerica. to intravisto in un banale centro di rifu- (Nota per i lettori sudamericani: pove- giati. Nessuno incarna meglio quel- ro Mostro. Quale dei nostri paesi avreb- l’antico ideale greco della la creatura be scelto per fare una vita felice? Il Pa- nata (per così dire) «una cupa notte di raguay di Stroessner? Il Chile di Pino- novembre» di fine secolo diciottesimo chet? L’Argentina di Videla?). Malgrado nella città di Ingolstadt, in Germania. Hollywood e il regista James Whale, che Non ha nome. Nasce già adulto, costi- proposero Elsa Lanchester come mo- tuito da una varietà di membri e organi struosa compagna ideale, nella versio- di origine diverse, scelti per le loro atle- ne di Shelley il dottore rifiuta la propo- tiche proporzioni e per la loro bellezza sta e, dopo un lungo e doloroso inse- classica, nella sala di dissezione dell’u- guimento attraverso il nord Europa, il niversità ma anche nei sotterranei del- Mostro finisce per perdersi al di là del l’obitorio. Il risultato, come confessa il Polo Nord, nelle gelate distese del Ca- suo creatore, non è quello sperato: l’in- nada settentrionale. sieme di pezzi umani, una volta infusa Anche se Shelley non la menziona, la vita, non trattiene la perfezione di quest’ultima destinazione si adatta al- ognuna delle parti. «La sua pelle gialla- la perfezione al Mostro perché il Cana- stra a malapena ricopriva il lavorio sot- da è, nella geografia immaginaria del LA COLLANA tostante dei muscoli e delle arterie; i mondo, una pagina bianca nella quale Il romanzo Frankenstein suoi capelli erano folti, di un nero luci- si possono inscrivere i sogni e gli incu- di Mary Shelley è disponibile do, e i suoi denti di un bianco perlaceo; bi dell’umanità. Narra la leggenda che nell’edizione Newton ma questi caratteri rigogliosi non face- quando i primi esploratori spagnoli Compton, collana Biblioteca vano che contrastare in modo più or- sbarcarono sulle coste occidentali del- economica (205 pagine, rendo con i suoi occhi umidi che sem- la Columbia Britannica, esclamarono: 6 euro) con introduzione bravano quasi dello stesso colore bian- «Acá nada!», battenzando così il paese. di Riccardo Reim (traduzione co sporco delle orbite su cui poggiava- L’apostolo Giacomo, nella sua Epi- di Paolo Bussagli) no, con la sua pelle raggrinzita e con le stola Universale (I, 23-24), paragona Altri romanzi neri e horror sue labbra nere e dritte». chi ascolta soltanto la parola divina nella stessa collana: Sweeney Più di un secolo dopo che Mary Shel- senza esserne esecutore, con l’uomo Todd. Il diabolico barbiere ley ebbe dato al mostro questi tratti ter- che guarda un momento nello spec- di Fleet Street e Il mistero ribili, Hollywood li censurò o li esagerò chio il proprio volto, quello che ha dal- di Sleepy Hollow grazie alla mano geniale del truccatore la nascita, ma poi ritorna alle sue occu- e altri racconti di Washington Charlie Pearce, lavorando sul viso, già pazioni e intanto dimentica come era Irving Di prossima enorme, di Boris Karloff (viso così gran- fatto. «Perché lui ha guardato se stesso, pubblicazione, Storie de che, a detta di Chesterton, se fosse se n’è andato e poi ha dimenticato di fantasmi di Edith Wharton, stato appena infinitesimamente più com’era fatto». Fatto di tanti uomini, il a cura di Gianni Pilo grande, sarebbe stato impossibile). Mostro del Dr. Frankenstein è, almeno e Sebastiano Fusco, Carmilla Il Mostro creato dal Dr. Victor in parte, il nostro riflesso, il riflesso di e altri racconti di vampiri Frankenstein è (nessuno lo nega, nep- ciò che non vogliamo o non abbiamo il di Joseph Sheridan Le Fanu, pure il suo stesso padre) di una bruttez- coraggio di ricordare. Forse per questo a cura di Gianni Pilo za intollerabile. Guardarlo terrorizza, e fa paura. dinanzi al terrore che infonde, il Mo- stro attacca o si difende. Potrà convive- (© Alberto Manguel) re con gli esseri umani soltanto a con- Traduzione dizione di non essere visto. Può impa- di Fiammetta Biancatelli

Repubblica Nazionale 46 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 18 MAGGIO 2008

Enzo, fratello minore del grande autore di commedie musicali e attuale direttore del teatro Sistina, ci ha aperto le porte SPETTACOLI dell’ufficio dove oggi siede al posto di Pietro. In quella stanza, dal celebre sodalizio artistico con Sandro Giovannini, nacquero “Rugantino”, “Ciao Rudy”, “Aggiungi un posto a tavola”... Tutto lì dentro, dalle macchine da scrivere alle tende, è rimasto com’era

FOTO DI SCENA In questa pagina, foto di scena dalle commedie musicali di G&G Nella foto sotto, l’ultimo a destra, accanto a Gino Bramieri, è Enzo Garinei Nelle altre foto, in senso orario: Domenico Modugno (Rinaldo in campo, 1961), due immagini da Rugantino (1963) e, in basso, e Delia Scala (Il giorno della tartaruga, 1965) Dietro le quinte, l’officina creativa della ditta G&G

LE IMMAGINI In queste pagine, foto di scena, locandine, ricordi e appunti conservati nell’ufficio che fu di Pietro Garinei e Sandro Giovannini al teatro Sistina di Roma. Le immagini si pubblicano per gentile concessione di Enzo Garinei. Nella pagina di destra, in basso, correzione manoscritta di Pietro Garinei alla biografia dello scenografo Giulio Coltellacci sul programma di sala di Rugantino (1963)

MARIA PIA FUSCO smo. Pietro aveva fatto anche il vice del cri- ad essere riproposti non solo in Italia. faceva una specie di Pulcinella e ironizza- tico cinematografico, poi era passato allo Il grande tavolo quadrato dove Garinei va sul fascismo parlando troppo di libertà. ROMA sport, ma né lui né Sandro erano giornali- e Giovannini sedevano uno di fronte al- La censura intervenne anche all’indoma- sti tecnici, facevano interviste pazze ai cal- l’altro — i loro ritratti contrapposti e le ni della Liberazione, nelle varie edizioni ella Roma stracciata ma vi- ciatori, inventavano notizie finte, al Giro macchine da scrivere, tra targhe, foto uffi- del Cantachiaro, e forse il momento più va del dopoguerra anche lo d’Italia mettevano in burletta i ciclisti e poi ciali, premi e riconoscimenti di ogni tipo, caldo fu a Milano, quando nella rivista Sof- scantinato di una farmacia scrissero per la radio Giringiro. Le prime ne ricordano la presenza — occupa gran fia so’ Alberto Sordi, imitando i balilla, poteva diventare un punto esperienze di spettacolo le fecero nell’Ita- parte dell’ufficio, lasciando spazio solo provocò da parte di nostalgici del regime Ndi incontro per intellettuali, scrittori, gior- lia ancora divisa in due, in una delle riviste per un divanetto vissuto alla parete oppo- disordini di piazza sedati dall’intervento nalisti, sceneggiatori. Si facevano le ore c’era Anna Magnani che cantava e recita- sta, soffocato da scaffali colmi di cartelle del sindaco Greppi. piccole a parlare di progetti, di politica e di va sotto il rigido controllo della censura colorate, contenitori di documenti, rac- In seguito G&G si affermarono come speranze. Con gli autori di satira — c’era degli alleati». colte di giornali. Alla stanza si accede da un autori di spettacoli di grande richiamo, anche Fellini magro e arruffato — ci si di- I ricordi sono di Enzo Garinei, il minore altro locale affollato di memorie: locandi- con costumi e scenografie sontuose. «Pie- vertiva a fare le caricature degli uomini del dei tre fratelli Garinei, attore di cinema e di ne di tutti gli spettacoli in diverse lingue tro e Sandro hanno preso la gestione del potere. Era la farmacia Garinei, aperta 24 teatro, che si era iscritto alla facoltà di Far- del mondo, decine di copioni in fila sugli Sistina nel 1960, ma già dal ‘50 il teatro ore su 24, a San Silvestro, una piazza cen- macia «come Pietro e Paolo, ma avevo il scaffali ad ogni parete, lettere, biglietti, an- ospitava i loro spettacoli. Il primo era sta- trale, vicina alla sala stampa, ai giornali pallino della recitazione e frequentavo il cora targhe e stuatuette premio, ancora toLa bisarca, uno spettacolo per me parti- importanti dell’epoca, ai luoghi della po- Cut, Centro universitario teatrale. Mi sono foto di personalità e di interpreti, da Perti- colarmente importante, perché in quel- litica, facile punto di passaggio, una happy diplomato insieme a Mastroianni e a Fer- ni a Danny Kaye, da Ciampi a Totò. È come l’occasione ho incontrato una ballerina hour d’altri tempi in cui si serviva rabar- zetti. L’unico ad occuparsi della farmacia un viaggio nello straordinaria vite della viennese, che aveva studiato danza ed era baro e menta. Era lo spazio in cui negli an- che avevamo ereditato è stato Paolo». coppia, nel loro lavoro, negli incontri. venuta in Italia con la coreografa Ghisa ni Quaranta era cominciata l’intesa tra Enzo Garinei dirige da ventuno anni «Qui tutto è rimasto com’era negli anni Gert. L’Austria del dopoguerra era ancora due cronisti sportivi, Pietro Garinei — la una scuola di teatro e da due anni, dalla Sessanta. Dopo la morte di Sandro, Pietro più affamata e povera dell’Italia. Quella farmacia era del fratello Paolo — e Sandro morte di Pietro, ha ereditato la direzione ha voluto che tutto, gli oggetti, gli arredi, la ballerina l’ho sposata nel 1951 e ancora Giovannini, che avrebbero dato vita alla del Sistina. Siede al posto del fratello, nel sistemazione dei mobili, perfino le lampa- stiamo insieme», racconta Enzo Garinei. coppia di autori più famosa e fertile del mitico ufficio bunker ricavato al piano de e le tende, restassero come ai “loro” Secondo lui, dopo il ‘60, «con le grandi teatro italiano. rialzato del teatro, al grande tavolo dove tempi. E dopo la sua morte, ho rispettato commedie musicali Sandro e Pietro non «Nello scantinato nacque il giornale lavoravano G&G e dove sono stati scritti la sua volontà», dice Enzo Garinei hanno più avuto problemi seri dai politici umoristico Cantachiaro, che poi diventò il spettacoli indimenticabili come Rinaldo Giovani e sfrontati, negli anni del fasci- o dalla censura. Qualche timore c’era per loro primo spettacolo. Pietro e Sandro in campo, Rugantino, Ciao Rudy, Alleluja smo Garinei e Giovannini subirono diver- gli spettacoli che scrivevano per la televi- avevano lavorato insieme al Littoriale, il brava gente, Aggiungi un posto a tavola, se volte gli strali della censura, che colpì sione. Ricordo un’edizione di Canzonissi- Corriere dello sport degli anni del fasci- che hanno girato il mondo e continuano anche Totò il quale in un loro spettacolino ma, una delle più belle, c’erano Paolo Pa-

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Trovajoli. “Io l’ho visto piangere la sera della prima”

GINO CASTALDO

cco, quella è proprio una brutta pagina», dice commosso Armando Trovajoli, mo- strando uno spartito incompleto su cui stava lavorando quando è morto il suo vec- «Echio compagno di avventure artistiche Pietro Garinei. Ce l’ha scritto sopra col pen- narello: «Questa è una brutta pagina», accanto al titolo del pezzo, tratto da La signora delle mele, lo spettacolo a cui stavano lavorando. E a una data, il 9 maggio 2006. «Il giorno prima che morisse andai a trovarlo al Forlanini, mi disse: “Tra due giorni me ne torno a casa”. E poi si raccomandò su una canzone in particolare, si intitolava Un sogno e un aquilone. Lui era così, meticoloso, attento a tutto, io lo chiamavo scherzosamente Torquemada, era una vec- chia quercia, sembrava indistruttibile». Lo studio di Trovajoli è gonfio di ricordi, locandine, partiture, le due mani intrecciate che erano il logo di Garinei e Giovannini sparse ovunque tra foto di Mastroianni, Benedetti Mi- chelangeli, Sofia Loren, vignette satiriche, premi. «Io li conoscevo di fama», racconta il Mae- stro ricordando gli inizi della collaborazione con la celebre coppia, «ma non così bene, per- ché al momento non mi interessava la rivista. Erano spettacoli di primissima categoria, ma io ero più attratto dal cinema. Poi un bel giorno mi chiamò Garinei e mi propose di scrivere le musiche per uno spettacolo di carattere romanesco, ambientato nella Roma papalina, con una maschera: Rugantino». A quei tempi Garinei e Giovannini lavoravano con Gorni Kramer, ma per quel lavoro avevano bisogno di un musicista che fosse più dentro lo spirito di Roma. E arrivò il capolavoro, Roma nun fa’ la stupida stasera. Trovajoli, che a settembre scorso ha compiuto 90 anni, ricorda ancora il momento in cui gli arrivò il testo della canzo- ne da musicare: «A quel tempo vivevo ad Assisi, e loro mi scrissero: “Al cigno Cincinnato”, il cigno perché dicevano che ero il cigno di Roma, Cincinnato perché pensavano che stessi lì a zappare l’orto, ma io non ci pensavo per nulla, sono negato in quelle cose. E poi c’era il te- sto, la lettera ce l’ho ancora da qualche parte, in qualche cassetto, completa di tutte le indi- cazioni di regia, avevano già deciso che doveva essere il finale del primo tempo e c’erano tut- te le parti già assegnate, Rugantino, Rosetta, mastro Titta eccetera. La musica venne spon- tanea, ma non avrei mai immaginato che il brano potesse avere quella risonanza». Fu un inizio folgorante, non si poteva iniziare meglio quella che sarebbe stata una serie formidabile di commedie musicali. Ma un ricordo speciale va a Ciao Rudy. Quando ne par- la gli occhi di Trovajoli brillano, i ricordi sono legati a uno di quegli eventi che rimangono unici nella vita di un compositore, irripetibili: «Giovannini era più attaccato a Rugantino, Garinei sotto sotto preferiva Ciao Rudy perché gli piaceva il mondo di Fred Astaire. Ma lì ci fu una convergenza di fattori speciali. Il Sistina in quel momento sembrava davvero Broadway, c’erano le scene geniali di Coltellacci, un cast superlativo: Paola Borboni, Giusi Raspani Dandolo, Paola Pitagora, Giuliana Lojodice e poi ovviamente Ma- stroianni che, non dimentichiamolo, veniva da La dolce vitae 8 e ½. In Ciao Rudycan- tava, ballava, era quanto di più alto si potesse avere su un palcoscenico. Al punto che non è stato più possibile rifarlo. Per Garinei era un tormentone, ogni tanto mi convo- cava e mi proponeva un personaggio, ma alla fine non se ne faceva niente. Nessuno poteva prendere il posto di Mastroianni. Basta pensare a quando entrava in scena al momento di pensare a Quattro palmi di terra in California, che Rudy nello spet- tacolo immaginava come il luogo dove sarebbe stato sepolto. Mi ricordo che alla sera del debutto, dietro le quinte, Garinei piangeva. Io che lo chiamavo Torque- mada, perché era impassibile, non si lasciava mai andare, rimasi di stucco. Ciao Rudy toccò qualcosa di profondo che lo commosse fino alle lacrime».

LE LOCANDINE In questa pagina, locandine di film e spettacoli di G&G in scena al Sistina e in teatri di Parigi, Londra, Görlitz (Germania) e New York Qui accanto, un ritratto di Pietro Garinei LE SOUBRETTE Nelle due pagine, da sinistra, i personaggi di Georgie, Burda e Vivienne in When in Rome, andato in scena all’Adelphi Theatre di Londra

nelli, Bice Valori e che con te. Erano diversi i nuclei famigliari, Pietro il tormentone “Lo dico a segni” in realtà e la moglie Gabriella non hanno avuto fi- scherzava sull’allora presidente della Re- Benoît Rittaud gli, Sandro e la moglie Elena di figli ne ave- pubblica. Ma non ricordo reazioni negati- vano tre. Non si vedevano spesso fuori dal ve da parte di Segni né dei politici demo- lavoro, non hanno mai fatto vacanze in co- cristiani spesso vittime dell’umorismo dei Viaggio nel paese mune. Insieme andavano solo alle partite comici». di calcio o a seguire i campionati del mon- Pur firmando insieme gli spettacoli, dei numeri do. Tutte queste differenze, sopite, taciu- «era Pietro che si occupava di più della re- te, hanno creato una serie di tensioni re- gia, Sandro faceva le sue osservazioni ma In quanti modi possiamo contare? presse che a un certo punto sono esplose in genere erano d’accordo. La grandezza senza un motivo scatenante. Erano arri- di Sandro era nei testi, era un grande paro- Come contavano gli antichi Egizi, vate al limite, si parlò di una scissione, ad- liere, un poeta straordinario. Nel lavoro si i Babilonesi e i Maya? Un’aquila dirittura si pensava chi poteva sostituire compensavano», dice Enzo Garinei, sve- www.edizionidedalo.it sacra, un matematico e un vec- l’uno o l’altro». lando i retroscena di una crisi poco cono- La crisi arrivò negli anni Settanta, al sciuta: c’è stato un momento in cui la dit- chio saggio ci accompagnano in tempo di Alleluja brava gente. I due anda- ta ha rischiato di spezzarsi. «Perché in un viaggio pieno di sorprese. vano in ufficio ma evitavano di rivolgersi la realtà erano due caratteri diversissimi, op- parola ed era la signora Franca, la segreta- posti. Sandro era molto più vivo, gioche- ria che stava con loro dagli inizi ed è anco- rellone, aperto, casinaro, si innamorava ra al Sistina con Enzo Garinei, che doveva delle attrici, era più umano. Anche Pietro C. Joussot-Dubien - C. Rabbe fare da tramite e cercare di smussare i to- era umano, ma era molto più pignolo, ri- ni. «I pochi amici al corrente della crisi so- goroso, aveva un’etica tutta sua, tanto che Tutto è chimica! CON REPUBBLICA no intervenuti per portare pace, mio fra- il fatto che io mi chiamassi Garinei per lui Con Repubblica e con L’espresso tello Paolo è stato quello che più si è speso era un grosso peso quando doveva sce- sono usciti otto dvd sul musical per evitare la scissione. E finalmente ci è gliermi come attore. Era Sandro che lo Da cosa è costituita la materia? italiano di Pietro Garinei riuscito. Dopo la morte di Giovannini nel spingeva, diceva: “C’è un personaggio Perché esistono i solidi, i liquidi e i e Sandro Giovannini. Per ordinare 1977, tutti gli spettacoli di Pietro sono sta- perfetto per Enzo, prendiamolo”. Ma guai Piccola biblioteca gas? Quali sono le reazioni chimi- gli arretrati, al prezzo di 12,90 euro, ti dedicati a Sandro. Il momento di crisi a chiedergli 60 lire in più. “Tu sei uno come di scienza chiamare il numero 199 744 744 non aveva cancellato il valore di un’intesa gli altri, qui non ci sono privilegi per nes- per curiosi che che avvengono nel nostro Attualmente disponibili, artistica profonda, rara, irripetibile. Come corpo? Che cos’è l’inquinamento? suno”, mi diceva severo. Non a caso, al di da 9 a 99 anni Dedalo Edizioni Aggiungi un posto a tavola diceva mio fratello, non ci sarebbe stato fuori del teatro, G&G vivevano vite separa- e I sette re di Roma Pietro senza Sandro. E viceversa».

Repubblica Nazionale 48 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 18 MAGGIO 2008 i sapori Menù del Sud

Cotture lente o rapidissimi fritti, ricette francesi rivisitate e corrette, il gusto audace di tanti ingredienti in una sola portata, gli aromi della terra e quelli del mare, l’ingegno utilizzato per arricchire i cibi più poveri, il talento affinato negli impasti: così sotto il Vesuvio è nata la gastronomia conosciuta e apprezzata in tutto il mondo Cucina napoletana Il sole comanda, il tempo fa il resto

LICIA GRANELLO l’orologio, ma l’occhio e le mani del fornaio decidevano quand’era il momento di Il sugo svegliare l’impasto per affidarlo al calore del forno. E poi la minestra maritata per a quanti secoli, ogni domenica, come la messa sugli altari, i giorni di festa, il casatielloe il tortano, torte rustiche con le uova in bellavista, l’im- Virginia ... ricorre il ragù sulle mense napoletane? Fin dalle primissi- menso piacere della pastiera di grano cotto. ‘‘ me ore del mattino un tenero vapore si congeda dai tegami La religione della pasta cresciuta, con i suoi lentissimi comandamenti, ormai sta affettando di terracotta… Il cielo di Napoli presiede alle sorti del ragù, conta pochi interpreti rigorosi, anche se il passaparola aiuta a far sopravvivere tra- perché il ragù non si cuoce ma si consegue, non è una salsa dizioni neglette. In zona Vomero, la storica friggitoria della famiglia Acunzo ri- le cipolle; ne ha già ma la storia e il romanzo e il poema di una salsa… ». chiama frotte di napoletani adoranti, mentre pochi passi più in là, Enzo Coccia ser- «C’era Duna volta il ragù, così come lo glorifica Giuseppe Marotta ne L’oro di Na- ve ai clienti de “La Notizia” una pizza lievitata dodici ore: un valore aggiunto che fatto un bel poli. Oggi, assistere alla sua farcitura, seguirne il pippiare nel coccio è come im- gli è valso il reportage entusiasta del New York Times. Lo straordinario Antonio Tu- maginare la città senza rifiuti: un sogno molto complicato da realizzare. belli ha intitolato il suo locale-culto nel centro storico “Tempura”, non per omag- mucchio, ma deve Del resto, l’intera cucina tradizionale napoletana ha un rapporto privilegiato gio al fritto giapponese, ma per rivendicarne la paternità campana (così i frati “ac- con il tempo, da quello stretto, compulsivo di certe cotture istantanee e violente, comodavano” le verdure durante i tempora quaresimali). tagliarne ancora, a dilatato e lentissimo, unica ricchezza che i ricchi concedevano ai poveri. In una Del resto, i fritti sono il simbolo stesso delle cotture rapide, dell’immediato in più se ne mette, gara ideale senza vincitori possibili, infatti, da sempre la Napoli del popolo e quel- cucina: una pratica che è il trionfo dei passatempi, gli sfizi di inizio pasto, ma an- la dei nobili rivendicano il primato di preparazioni che impegnano e accompa- che la conditio sine qua non per servire la vera pasta napoletana. In Totem e ragù, più aromatico gnano giornate intere. Marino Niola racconta: «Sdoppiando verso il basso la categoria del cotto, è possi- Sour tout dicevano i monzù (traduzione dialettale dei monsieurs, parola fran- bile al maccherone rimanere “tuosto” (caratteristica maschile per eccellenza) col- e sostanzioso cese introdotta durante la dominazione napoleonica, che identificava i cuochi locandosi così tra il crudo e il cotto, maschio e femmina, duro e molle, e configu- delle corti nobiliari): sopra (il riso) tutto, dai fegatini ai piselli, dalle carni al for- randosi come il più crudo tra gli alimenti cotti e il più cotto tra gli alimenti crudi. risulterà il sugo maggio, con cotture rigorosamente diversificate, lusso che oggi possono permet- La durezza relativa, conservata grazie a questa particolare cottura, consente così tersi solo gli chef più raffinati. Ricette lente perché complesse e preziose, come di non mettere in discussione l’equazione tra cultura e virilità su cui poggia l’ordi- Da SABATO, quelle del timpàno, il timballo di maccheroni, dove la pasta da contenitore diven- ne sociale e cosmico della comunità partenopea». DOMENICA E LUNEDì ta contenuto, arricchita di ogni bendidio e accolta in un guscio di frolla. E ancora, Anche la tazzulella ‘e cafè vive di un tempo sdoppiato: lento e meticoloso per la di Eduardo De Filippo la carne alla genovese, il gattò (da gateau, la torta francese) di patate. macchinetta da capovolgere, rapido, rapidissimo quello dell’espresso. Un sorso Complesse, lunghe, ma povere, invece, le ricette popolari, e altrettanto meravi- appena — concentrato, cremoso, profumato, bollente — vi aiuterà a scegliere tra gliose, a cominciare da pane e pizza, che pretendono riposo e accudimento: non Capri e la Costiera.

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Piatti da miseria profumi di nobiltà

LUCA DE FILIPPO re caratteristiche fanno unica e grande la cucina na- Ragù poletana: qualità della materia prima, grandi ricette Genovese ‘O ’rrau’ cantato Tdi cucina ricca e altrettanto grandi ricette di cucina Creata dai genovesi a Napoli povera. È difficile infatti innanzitutto trovare un’altra re- da Eduardo De Filippo parte gione dove le verdure sono tanto varie e saporite, i brocco- nel 1600, è una carne cotta con un soffritto di lardo, li di Natale, i friarielli, i cavolfiori, i pomodori sono squisi- a lungo in un ragù bianco, pancetta, aglio e cipolla ti, i legumi e il pesce tanto, le alici e i polipi, e una gran va- con eguale quantità rietà di frutti di mare, taratufoli, cozze, vongole, lupini, ma- in strutto (sugna) e olio ruzze; la natura davvero ci aiuta. La seconda cosa che fa di cipolla, a cui si aggiunge Aggiunta di carne robusta vincente la cucina napoletana è che c’è quella alta, dei un trito di lardo, carote, monsù, i grandi cuochi giunti a corte o a fare grande la cu- di bue e-o maiale, cina delle case dei nobili, con una tradizione di chef che ci sedano, odori, salame, poi pomodoro concentrato hanno tramandato ricette straordinarie, piatti e invenzio- prosciutto e pochissimo o conserva. Deve pippiare ni a livelli stratosferici, tanti, sorprendenti e complessi. concentrato. Rifinitura Penso ai timpani, con imbottiture saporitissime, alcuni (sobbollire) in coccio per ore con tre strati di pasta condita con sughi differenti che si con vino bianco fondono in un sapore irresistibile, alla pasta alla Campo- lattaro, della seconda metà dell’Ottocento, con vermicel- li cotti nel brodo di carne e conditi con un sugo di acciughe Pastiera tonno e pepe, al sartù di riso, un piatto molto complesso Parmigiana “Pasqua senza pastiera per dosaggio di profumi e sapori, alla genovese di cui non La napoletana parmisciana si conosce la vera origine e che a Genova è assolutamente niente vale/ è ‘a Vigilia sconosciuta. (persiana a listerelle senz’albero ’e Natale/ Ma se devo giudicare la bravura di un cuoco lo faccio in dialetto siciliano) è comm ’o Ferragosto senza mangiando uno spaghetto aglio e olio e peperoncino o al si prepara tagliando filetto di pomodoro, che debbono essere perfetti dosaggi sole”. Il guscio di pasta frolla di profumi, di prezzemolo o di basilico, erbe che danno le melanzane per lungo, contiene un meraviglioso mix forza ai sapori e li rendono indimenticabili pietanze. Piat- spurgandole col sale ti semplici, come quelli della cucina povera di questa città, di uova, latte, ricotta che è però altrettanto ricca di profumi e saporita, fatta di e friggendole. A strati: salsa di pecora, grano, canditi, pasta con le verdure, le patate, il cavolo, i legumi, fagioli, di pomodoro al basilico profumato di vaniglia ceci, lenticchie. E le tante invenzioni per fare ricchi piatti arricchita di uova, fiordilatte, come gli spaghetti con le vongole fujute, aglio olio pepe- e acqua di fiori d’arancio roncino e un po’ di alici salate che danno il sapore del ma- parmigiano. Si serve fredda

Pizza Gli appuntamenti Sartù Otto giorni d’amore tra Napoli, Il piatto più popolare Dal francese surtout, sopra il vino e il cibo. Si comincia martedì del pianeta ha ingredienti tutto, è una sensuale con Wine&theCity: cinquanta indirizzi e un’esecuzione costruzione di riso, salsicce, e cinquanta appuntamenti sulla cultura apparentemente semplici: ragù, polpettine, fegatini, enologica. Poi, dal 26 al 28 maggio, l’impasto è fatto con farina, piselli, uova, fiordilatte, la quarta edizione di Vitigno Italia, acqua, lievito naturale e sale, prosciutto, funghi con il concorso per il miglior chef cotto in forno a legna a 450 Nello stampo a ciambella, emergente del sud e incontri a tema, gradi. Nella margherita: riso intorno e farcitura tra cui quello col fiorentino Giorgio pomodori pelati, mozzarella, al centro. Si inforna fino Pinchiorri, fondatore della più extravergine, basilico a dorare il pangrattato prestigiosa enoteca del mondo

re e il ricordo delle vongole fuggitive. E come non provare Pasta e patane la frittata di scammeri, con gli spaghetti che si legano sen- Babà Comprate da ’o patanare za bisogno delle uova. Di origine polacca (donna – il venditore ambulante Grandi ricette di una cucina unica al mondo, che però buona), è una pasta lievitata ha un difetto, è un po’ grassa. E oggi, che la scienza dell’a- di patate – le patate janche limentazione ha fatto studi precisi e ci ha dato la possibi- di farina, latte, burro, uova, e grosse, bianche e grosse, lità di calibrare bene i grassi, credo si possa, anzi si debba zucchero. Si cuoce rivedere la quantità di olio adoperato anche nelle ricette si tagliano a tocchetti tradizionali che diventeranno così corrette anche da un nello stampo a ciambella e si fanno insaporare punto di vista nutrizionale. Per alcune pietanze però ogni o in piccoli stampi cilindrici, in un soffritto di lardo, cipolle, famiglia napoletana ha la sua ricetta; il ragù per esempio è prima del bagno in sciroppo una ricetta misteriosa e moltiplicata in mille esempi diffe- sedano, carote renti, quante sono le famiglie napoletane. Come la parmi- di rum. A piacere si può e concentrato di pomodoro giana di melanzane che avrà centinaia di varianti, tutte aggiungere panna, crema Pasta d’elezione: i tubetti squisite, con quel suo profumo di basilico e pomodoro che o frutta sciroppata emoziona, o come la pastiera che non ne trovi mai due eguali. Ogni famiglia ha la propria, ma attenzione, non si accettano critiche, pena liti tremende e lacerazioni profondissime tra parenti. Minestra maritata Le nuove invenzioni sono poche, perché la cucina è una Scammaro Piatto “dietetico” di Santo scienza millenaria, e oggi è molto difficile inventare nuovi Il condimento di magro Stefano, la menesta maretata sapori. Bisognerebbe invece conoscere e approfondire che utilizza olive di Gaeta, bene la tradizione, quella dei sapori antichi, sperimentati sposa molte carni nei secoli e affinati con il tempo e l’abilità dei cuochi e del- capperi e acciughe, identifica – gallina, bue, salame, osso le donne napoletane. i cazuncielli farciti senza Una delle mie ricette preferite? I peperoni imbottiti di di prosciutto, cotenne, bucatini alla puttanesca: scotto i peperoni e li spello, cuo- carne e con aggiunta guanciale – con le verdure cio i bucatini molto al dente, li condisco con una puttane- di scarola. Ma soprattutto dell’inverno (broccoli, sca leggera, con i pomodori freschi e poco cotti, con i cap- è la frittata priva di uova peri, le olive di Gaeta, il prezzemolo, condisco gli spaghet- cicoria, scarola, cavolo ti e li metto nei peperoni che chiudo, sistemo in una teglia e ben dorata in padella, cappuccio) e gli odori con sopra un filo d’olio e una spolverata di pan grattato e li fatta con i vermicelli cotti da brodo metto in forno. Ma per essere davvero buoni dovranno ri- molto al dente posare almeno una mezz’ora, così i sapori e i profumi si fondono e diventano una sinfonia irripetibile.

(Testo raccolto da Giulio Baffi)

Repubblica Nazionale 50 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 18 MAGGIO 2008 le tendenze Prima erano tristi, grigi, burocratici. Riempivano le cassette della posta Tempi moderni per passare direttamente nei cestini della carta straccia. Ora le più grandi agenzie di comunicazione puntano tutto sull’impatto dei cartoncini promozionali che diventano un evento prima dell’evento

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1. Forme di poltroncine, tavoli e divani ritagliati su carta lucida e infilati in un semplice A4 richiudibile come una busta 2. Spazio-evento e biglietto sono composti dello stesso materiale: schiumatura spray rosa in poliuretano 3. Immagini forti per una mostra inedita in italia di David Lynch 4. Cartolina-pacchetto realizzata con un involucro di rete a simulare un nastro regalo 5. Invito appendibile con asola e gancetto come fosse un abito 6. Rettangolo di gioco con occhi: le pupille vanno reinserite al loro posto 7. Scomponibile, diventa un cubo 8. Cartoncino rigido a righe verticali con involucro trasparente a righe orizzontali 9. Cocktail party d’artista 7

rano una triste evenienza, siste, ma non è più quella banale piattez- una grigia burocrazia lessi- za di un tempo: bi e tridimensionale, ha cale. Cartoline, messaggi, una profondità e uno spessore anche se- depliant per gli auguri di Tutto il mondo in un biglietto mantici. Significa di più, è il mezzo dive- Natale o la stagione degli nuto messaggio del vecchio McLuhan. E sconti. Le cassette delle po- poi dire carta non è che l’inizio, ci si invi- Este si riempivano, vuota rimaneva la ta su stoffa, metallo, plastica, legno. Con memoria: nella foresta di messaggi but- cd, poltrone, pianoforti, pizze simulate. tare via era più semplice che decifrare. quando l’invito diventa arte Riproduzioni verosimili del reale e persi- Adesso li conserveresti tutti per quanto no del sogno: trasparenze, nebulose, sono belli, assurdi, convincenti. Gli invi- vuoti. «C’è una ricerca sui materiali sor- ti per la mostra o l’evento, il lancio del prendente: vengono intesi come parte detersivo o il convegno, mettono radici ALESSANDRA RETICO dell’idea di comunicazione». Luca Lo sulle scrivanie, dentro i cassetti, negli Presti è ad dell’agenzia di pubblicità occhi. Non puoi dimenticarli, perché noro, liscio e ruvido, dolce e amaro. Non merce è diventata un messaggio, anche to: scomponibili, origami, puzzle, ades- D’Adda, Lorenzini, Vigorelli, BBDO. «Si sono furbi e geniali, sanno come farsi si consigliano acquisti, si offrono espe- quando è solo annunciata, promessa, so gli inviti si frantumano così, come tan- lavora sul concept, si sviluppa cioè una a toccare e appiccicarsi al ricordo. Colo- rienze. «In gergo si dice ingaggiare», evocata. E tutto è comunicazione, an- ti link e rimandi altrove, tessere e incastri più dimensioni e livelli della comunica- rati, tridimensionali, componibili, di spiega Guerino Delfino, presidente del- che in assenza di parole. «Immagini, da riaccostare, parole da legare. E ci si zione. C’è un processo di convergenza carta e di stoffa e di metallo, sono opere l’agenzia di comunicazione Ogilvy. «Se suoni, linguaggi incrociati: un biglietto gioca con questi che sono più trastulli in- tra strumento e contenuto, e un sempli- d’arte prêt-à-porter, capolavori tasca- ci si riesce, è un momento di verità: la d’invito non è un pezzo di carta e basta, gegnosi che fogli, più corpi che supporti. ce cartoncino d’invito può diventare l’e- bili. Messaggi sensuali, altro che Signo- marca ha creato un contatto». è un ipertesto». Per Giampaolo Fabris, L’informazione è partecipata come di- spressione di un’identità e di un senso di ria Vostra: questi ti acchiappano dritto Un contatto, appunto. Qualcosa di fi- sociologo dei consumi all’Università Vi- cono i tecnici, è divertissement e com- appartenenza». allo stomaco con quelle forme, corpo e sico. La pubblicità è diventata carezze e ta-Salute San Raffaele di Milano, il ver- munity: il messaggio bisogna ricucirlo Un invito invitante, finalmente. Una design che hanno. Il vecchio cartoncino schiaffi, la comunicazione un colloquio bo nuovo è integrare, «la capacità di ri- da soli, adattarlo a sé. «Al di là della sug- prolunga tra scrivania e evento. «Siamo rettangolare e anonimo, poche righe e il (addirittura) amoroso. “Lovemarks” produrre offline le suggestioni semanti- gestione artistica, c’entra l’ironia, la sor- usciti dal concetto di biglietto e siamo loghino disegnato dalla brava tipogra- chiama i brand il capo della celebre che cui ci ha ormai abituato il web. In- presa, l’eccellenza dell’effetto» spiega entrati in quella dell’oggetto», sintetiz- fia, non lo usa quasi più nessuno. Trop- agenzia Saatchi&Saatchi Kevin Roberts, ternet è stato il vero detonatore dell’al- Fabris, che nel lettore vede il narratore, il zano i direttori creativi di Young & Rubi- po standard, troppo avviso di racco- dice che «l’idealismo dell’amore è il fabeto classico della comunicazione». demiurgo che inventa parole e visioni. cam Aldo Cernuto e Roberto Pizzigoni. mandata o partecipazione di nozze (per nuovo realismo del business». Se il vo- A cominciare dal rettangolo di carton- Che mai sono a una sola dimensione. «Il cartoncino diventa un filo diretto e quanto anche questo genere sia in evo- cabolario slitta significati dai prodotti ai cino che si è aperto, arrotondato, divari- La carta, sopravvissuta alla volatilizza- un’appendice della realtà». Per cono- luzione). Adesso ti arriva odoroso e so- sentimenti, qualcosa è cambiato. La cato. Angoli spezzati, discorso interrot- zione del messaggio via e-mail, c’è e re- scerla, répondez s’il vous plaît.

Repubblica Nazionale DOMENICA 18 MAGGIO 2008 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 51

21 17. Uno spartito 19 musicale sul quale esercitarsi 18. Un biglietto a forma 22 di shopper con manici 19. Il teatro Globe ripiegabile

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20. Cd in cartone con lato A e B per segnalare una sfilata di moda con dj 21. Caratteri centimetrati come righelli in forma di mobile 22. Schizzi di parole 23. Manifesto stile pop art richiudibile

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10. Serie di fogli verdi con motivi floreali e scritte traforate per un evento di design 10 ecologico 11. Biglietto origami, si apre e all’interno c’è il messaggio 12. Le poltroncine in carta si sollevano su un fondo- platea: funzionano anche da clip per il programma di un concerto 13. Un finto schermo di computer con caratteri del linguaggio di programmazione informatica 14. Cartoncino rigido con foto d’artista 15. Finta banconota orientale 16. Scritta rovesciata per un invito al vernissage

l profluvio di talento grafico e istituzioni politiche e culturali, orga- creativo al quale le moderne nizzatori di eventi, è deperito (un po’ pierre affidano il compito di se- per consunzione, un po’ per costrizio- durre i loro invitati, e in specie i Talento grafico batte regaloni ne) lasciando il campo ad altre manie- giornalisti, mi fa tornare alla re, più immateriali, più fantasiose, di mente (senza alcuna nostalgia) imbonire il pubblico. l’epocaI ruspante dei miei inizi. Quan- L’invito è diventato un brevissimo do, all’alba dei favolosi e venali Ottan- saggio introduttivo all’avvenimento ta, le pratiche di seduzione erano mol- annunciato, una specie di “quarta di to più terra-terra, e fioccavano i pro- dribbling sugli anni Ottanta copertina” per attirare l’attenzione sul sciutti, i doni in natura, e le profferte contenuto. E se è vero che l’arte in que- non sempre linde di weekend in riden- stione è pur sempre quella di indorare ti località turistiche in cambio di un tra- MICHELE SERRA la pillola, di infiocchettare un materia- filetto sul giornale. le magari grezzo o banale, insomma di Ai confini della leggenda metropoli- cia” che dilagava a quei tempi. Il mate- nale molto importante, che aveva acca- casione che fa l’uomo ladro), magari rendere “cool” o “trendy” anche la nor- tana l’invio di uno sci, con la promessa riale grafico era allora rudimentale e di tastato in anticamera (in attesa di resti- aiutata dalle varie crisi economiche malissima routine commerciale, beh di ritirare il secondo di persona parte- trascurabile charme, e le cartelle- tuirli) gli imbarazzanti regali ricevuti che hanno via via assottigliato i budget questo è un problema non solo dei pier- cipando alla conferenza stampa pro- stampa con le notizie sul prodotto o l’e- da aziende, industrie, politici e “promozionali” delle varie aziende, e re e dei creativi, ma di tutto il nostro mozionale, una tecnica “laurina” (ti dò vento in oggetto avevano in genere la quant’altro. Tra i quali una fontana dunque almeno i prosciutti non siano mondo, che sta spendendo gran parte la scarpa destra oggi, quella sinistra so- stessa fattura primitiva dei ciclostilati zampillante, costosa e burina in misu- più usati come arma impropria per della sua energia per rendere “cool” e lo se mi voti alle elezioni) niente affatto politici del decennio precedente, sciat- ra direttamente proporzionale. rendersi “simpatici”, o peggio per van- “trendy” la solita vecchia, oscura fatica estranea alla logica molto “pappa e cic- te righe su poveri fogli. La vera esca era, Non so bene se quella china di ami- tare un oggettivo credito nei confronti di sopravvivere. come dire, extra-professionale, era la chevole corruttela sia stata risalita per del giornalista beneficato. messe di regali, non sempre piccoli intero, non mi occupo più di sci né di L’appeal degli inviti di ultima gene- gadget, che avevano lo scopo di farsi penne né di cucine né mi capita più di razione, l’idea di trasferire su carta (o amico il giornalista, e di far capire frequentare quella zona grigia tra gior- altri materiali) quel potere di attrattiva quanto munifica sarebbe stata l’ospi- nalismo e promozione per altro ancora che una volta era rappresentato da re- talità. ben attiva. Ma credo che, almeno in galini e regaloni, è dunque una buona Ricordo ancora con assoluta ilarità questo, qualche passo in avanti la mia notizia. Significa che le crisi aguzzano una cena prenatalizia in casa di un ca- casta l’abbia davvero fatta, se non per l’ingegno, che il costume paternalista e ro amico, allora direttore di un settima- moralità per penuria di omaggi (è l’oc- amabilmente corruttore di aziende,

Repubblica Nazionale 52 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 18 MAGGIO 2008 l’incontro Maestri È uno dei più grandi e versatili intellettuali del secolo, ma odia essere chiamato professore. Dice di avere un problema con istituzioni e gerarchie fin dalla gioventù nella Germania hitleriana. Non ha mai avuto uno stipendio fisso in vita sua, ma ha il sorriso di chi conosce le brutture e i tranelli del mondo, eppure H.M.Enzensberger non può fare a meno di volergli bene nonostante tutti i “perdenti radicali” che lo infestano e che lui mette a nudo nelle sue poesie

LAURA LILLI pre comandi, io che non voglio essere co- Non voglio nessuno né sopra né sotto di la Vergine e il Bambino, / Per certo un Rubbia, a Ezio Mauro, a Roberto Benigni. mandato da nessuno… era una tale per- me. Per questo non ho neppure una se- soggetto non troppo divertente./ E tutta- E poi Renato Dulbecco, Mario Luzi, Fran- PISA dita di tempo… Obbedivo poco e di ma- gretaria. Inoltre mi piace il rischio, non via, sotto il trono,/ sul pavimento in mar- cesco Rosi e via continuando. lavoglia, e finalmente ad un certo punto ho mai avuto uno stipendio fisso in vita mo riccamente intarsiato/ di rosarena, Si è seduto docilmente, dicevo, ma la o, per carità, non mi cacciarono. Che sollievo!» mia». Insomma possiamo senz’altro de- nero e malachite,/ dipinsi, onde far salvo docilità non sarà totale. È presto eviden- mi chiami profes- Anche dopo la fine del nazismo, la Ger- finire Hans Magnus Enzensberger, (con il tutto, /una testuggine dagli occhi stra- te che in una giornata così bella di vacan- sore. Non lo sono, mania continua a opprimere il giovane questo nome adattissimo alle note a piè buzzati,/Dai piedi leggiadri e dal guscio/ za italiana non ha nessuna voglia di im- e non vorrei es- Enzensberger. Più tardi, le sue poesie di pagina) l’anti Herr-Professordella Ger- in tartaruga semitrasparente:/ un’idea barcarsi in temi complessi, discussi in al- «serlo. È un titolo che in Italia si distribui- metteranno a segno una critica feroce e mania di oggi. Tuttavia la sua idiosincra- stupenda./Come un immenso pettine cuni suoi saggi, da Il perdente radicale, N amara nei confronti della società tedesca sia per i dotti non si finisce qui. Avvertire- artisticamente convesso,/color del topa- (Einaudi, 2007), che ho tentato di citare, sce con generosità — certo, qui siamo al- la Normale superiore di Pisa, e può pare- del dopoguerra: basata, a suo parere, sul- mo tutta la sua insofferenza, quando, nel zio, essa scintillava al sole./ Quando la vi- a Nel labirinto dell’intelligenza, (Einaudi, re strano che io non lo sia. Eppure è così. l’opulenza e su un malinteso senso di be- pomeriggio, nella Sala degli Stemmi, da- di strisciare /mi sovvenni dei miei nemi- 2008), in cui vengono citati, smascherati Come Benedetto Croce? Davvero? Non nessere, perbenismo e apparenza. Un vanti a una platea muta e affascinata di ci./ Udii i gargarismi dei galleristi/ le insi- e dimostrati vani tutti gli innumerevoli lo sapevo. D’altronde anche Walter modo di vita che sembra fare del rispetto studenti, leggerà quattro poesie scelte da nuazioni degli accademici/ e il ruttare di tentativi umani per misurare e quantifi- Benjamin non fu mai nominato, anzi fu per il prossimo la sua ragione d’essere raccolte diverse, che parlano tutte di saccenti./ Presi in mano il pennello e sep- care le capacità dell’intelletto umano. cacciato. E, al contrario, lei mi dice, il mio ma, in realtà, non rispetta che se stesso. quadri. Esistenti o non esistenti. In Ulti- pellii la creatura — /prima che i parassiti Per il resto, è pronto a parlare di tutto, amico Umberto Eco ha dovuto fondare Anzi, date le premesse, non arriva nem- ma cena, da La fine del Titanic, (Einaudi, potessero cominciare/ a spiegarmene il compresi l’amore per l’Italia e le sue abi- un istituto universitario apposta per an- meno a questo. Con tale stato d’animo, 1990), il pittore indispettito parla ai suoi significato — sotto piastrelle accurata- tudini personali. «L’amore per l’Italia na- dare in cattedra, il Dams. Incredibile. Sì, lascia la Germania per otto anni, abitan- committenti: «Quante altre volte mi toc- mente dipinte/ a marmo nero verde e ro- sce anche dalla reciprocità e dalla fedeltà. so che non insegna più lì. No, non sono do in vari paesi, studiando e imparando- cherà di dirvelo!/ E ciò vale anche per le sa./ Sant’Anna non è il più famoso/ ma In Italia, non so perché, qualunque cosa amico personale di Eco. Ci incontriamo ne la lingua. Dopo aver frequentato varie innumerevoli crocifissioni/ i diluvi e le forse il migliore dei miei quadri./ Nessu- io scriva, viene subito tradotta, di solito spesso, questo sì: in festival, conferenze, università tedesche, nel ’55 prende un stragi degli innocenti/ che, non so per no all’infuori di me sa perché». da Einaudi. Lo so, Nanni Moretti mi ha ci- meeting internazionali. Facciamo parte dottorato di ricerca in filosofia a Parigi, al- quale motivo/ voi tutti mi commissiona- La verità è che, prima di tutto, Hans tato in Caro Diario. Che fortuna! In altri di una sorta di club invisibile — lui, Var- la Sorbona. te./ E un dì, quando i sospiri dei critici/ le Magnus Enzensberger è un poeta. E Paesi — come gli Usa — se ne fregano al- gas Llosa, io, e altri che forse si considera- «Ho fatto quello che dovrebbe essere cavillosità degli inquisitori/ e le molestie quelli che sanno di arte, vivono sull’arte tamente di me e dei miei pensieri». no happy few. I nostri nomi — sempre gli normale fare per tutti. Magari è stato an- degli esegeti/ mi vennero alfine in ug- ma non la fanno (non potrebbero), non li «Quanto alle mie abitudini personali, stessi — appaiono in quelle che io chia- che un riflesso generazionale. In Germa- gia,/ ribattezzai L’Ultima cena/ col tito- sopporta. Lo si capisce subito dal suo io non mi alzo presto. So che i medici che mo “liste xerox”, sempre identiche una nia, prima e durante la guerra non era lo/ La cena in casa di Levi». E ancora, dal- sguardo. A mezzogiorno in punto, entra hanno studiato i bioritmi parlano di “gu- all’altra. Di solito, i nostri incontri si esau- possibile. Dal Paese si usciva solo con gli la stessa poesia: «…La mia Sant’anna con da una porta laterale nella Sala del Gran fi” e “allodole”. Io sono un gufo. È un’o- riscono in scambi di battute di spirito. stivali. Una parte di spiegazione (sì, d’ac- Priore alla Scuola Normale dove lo aspet- perazione lenta e delicata quella di usci- Parliamo italiano, e magari Eco può sem- cordo, una minimissima parte) del per- to. Vestito chiaro, camicia bianca senza re dal sonno, attraversare il dormiveglia, brare più spiritoso di me. Ma non lo è, è ché l’esercito tedesco avesse tanta ener- Per la vita normale, cravatta, capelli candidi, e, a quasi ot- passare dalla posizione orizzontale a solo più veloce nella sua madrelingua». gia nel fare quel che faceva potrebbe for- tant’anni, negli occhi azzurrissimi, un quella eretta, cioè da un mondo a un al- Bisogna convenire che a sua volta an- se essere ricercata anche nella felicità di la quotidianità, sorriso giovane e insieme sapiente, gen- tro del tutto diverso. Poi c’è il caffè, il che il non-professor Enzensberger — andare finalmente fuori dalla Germania. tile e anche un po’ naif. Il sorriso di uno croissant.. In tutto questo tempo non esi- uno degli intellettuali e artisti più polie- Pensiamo all’esaltazione di passare di che conosce le brutture e i tranelli del stono telefonate, non si parla di impegni. drici e di maggiore spicco in molti campi colpo da una piccola città tedesca a Pari- io ho un certo rispetto mondo, e pure non può fare a meno di vo- È la vita normale, la quotidianità, per la della cultura del nostro tempo, non gi. Non sarebbe mai più successo nella vi- lergli bene, al mondo. Sembra che dica: quale io ho un certo rispetto. A differenza escluso l’impegno politico — si esprime ta! Parigi! La “lovely war” fu quella, per i E ho tempo: «Sì, malgrado tutto sono proprio conten- dei vari Filippi Tommasi Marinetti di in un italiano davvero formidabile, ricco tedeschi. Pensavano di immergersi in to di esserci». questo mondo. Ho un appartamento in di condizionali e congiuntivi imperfetti. un’altra civiltà e conquistarla. In questi il più grande lusso La sala è grande ma non enorme: sotto cui vivo con la famiglia, e uno, a duecen- E, a quanto pare, ha la stessa fluidità in giorni, molti francesi stanno protestan- le fotografie-ritratto dei direttori della to metri di distanza, dove lavoro. Verso le parecchie altre lingue. do perché a Parigi c’è una mostra del pe- di quest’epoca Normale in ordine cronologico (dal ma- dieci sono pronto. E allora si cambia di Nato nel 1929, e dunque prossimo agli riodo dell’occupazione tedesca. Non è tematico Ulisse Dini, a Giovanni Gentile appartamento e di atmosfera. Qui il te- ottant’anni, è evidente — e lo ha anche tema per una mostra, dicono, quella è so- a Luigi Russo,) che costituiscono una sor- lefono squilla, ma trovo anche la calma e scritto — che da bambino fu obbligato a lo una tragedia nazionale. Io non dissen- frenetica ta di alto fregio fotografico, ci sono due di- silenzio indispensabili a studiare, medi- far parte della Hitlerjugend. «Ma proprio to sulla gravità di quegli avvenimenti, le vani rossi, due librerie a vetri che si fron- tare, scrivere. E ho tempo: il più grande non mi piaceva. Mi annoiavo. Non c’era morti, la Resistenza, la fame. Però c’era Sono fortunato teggiano — una fitta di costole rosse di li- lusso di quest’epoca frenetica. Sono for- niente di divertente. Quell’orribile anche una vita normale sotto l’occupa- bri antichi, l’altra con libri moderni, editi tunato ad averne. Sì, sono un uomo for- uniforme di un incerto color kaki… sem- zione: coppiette nei parchi, andare al ri- ad averne dalla Normale. C’è un tavolino piccolo tunato, e lo so». storante. Questo genere di cose si di- con quattro sedie, e uno più grande, al mentica nella grande cronologia. Ed è ve- centro, rotondo anche esso, coperto da ro che l’amministrazione culturale tede- una stoffa damascata rossa e verde. È lì sca fu molto sul laissez faire. Certo, la Rus- che mi sono seduta aspettandolo, e lì, ac- sia era meno divertente: lì c’era solo canto a me, si siede lui docilmente. È ve- ghiaccio, niente profumi da portare alle nuto a Pisa a trovare il professor Paul ‘‘ ragazze…» Zanker, un archeologo che insegna alla «Se i tedeschi furono quello che io chia- Normale, suo amico e antico compagno mo “perdenti radicali?” È probabile che di studi, per il cui settantesimo com- se il trattato di Versailles non fosse stato pleanno era già stato a Pisa, dedicando- tanto punitivo e umiliante per la Germa- gli un piccolo saluto in forma poetica dal nia, affermarsi per Hitler sarebbe stato titolo cesariano di Veni, Fodi (Scavai), Vi- più difficile. Ma, vede, nel libro cui lei fa di. Così, ora, è stato inserito negli appun- cenno, io volevo occuparmi di altri da noi tamenti mensili, i cosiddetti “Venerdì del (anche gli islamici) perché anche loro co- direttore”, (che attualmente è Salvatore me noi fanno parte del genere umano, e Settis) che dal 1981 è tradizione si svolga- vanno conosciuti. Provarci, almeno. Ho no mensilmente, di venerdì appunto, cercato analogie nelle nostre società, e la nella bella Sala degli Stemmi. Grandi per- più calzante mi è parsa quella della Ger- sonaggi della cultura contemporanea mania di Weimar. Ma è un argomento vengono a dissertare su temi legati al pre- troppo lungo da trattare qui. Torniamo al sente e capaci di suscitare un dibattito fra mio rapporto con l’accademia». i giovani. I nomi degli intervenuti sono «Vede, io ho un problema con le istitu- troppi per citarli tutti. Si va dai “normali- zioni: non mi piace essere incastrato. sti” Carlo Azeglio Ciampi e il Nobel Carlo FOTO PICTURE-ALLIANCE/ DPA/DPAWEB ‘‘ Repubblica Nazionale