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Marco Boccaletti Tesi.Pdf 1.006,79 Kb UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA Corso di Laurea in Lingue e Letterature Straniere Elaborato finale Il movimento politico dei Verdi in Serbia nel contesto europeo Relatore Candidato Prof. Stefano Aloe Marco Boccaletti matr.VR413899 Anno Accademico 2019-2020 Indice Pag. 1 Introduzione 3 1.1 Le origini 4 1.2 I concetti fondamentali nel pensiero dei Verdi oggi 6 1.3 I Verdi alle europee 9 1.4 Il voto e il suo significato nei singoli paesi 10 1.5 I Verdi tedeschi 12 1.6 Il caso italiano 14 1.7 Il percorso storico dei Verdi in Serbia e la loro attuale organizzazione 15 1.8 Il leader dei Verdi di Serbia: Ivan Karić 18 2 L’inquinamento del Danubio e la questione ambientale 20 2.1 La situazione dell’area danubiana serba nel 2010 20 2.2 La situazione attuale 21 2.3 L’eredità della guerra, inquinamento e uranio impoverito 25 3 Interviste sul campo 28 3.1 Intervista a Simon Ilse del 22/10/2019 28 3.2 Ivan Karić intervista 24/10/2019 31 3.3 Intervista a Ljubinko Rakonjac del 24/10/2019 35 3.4 Conclusioni 37 3.5 Bibliografia 39 3.6 Sitografia 43 1 Introduzione In questo breve percorso analitico abbiamo puntato la nostra attenzione sulla genesi e sul processo evolutivo del pensiero ambientalista nel contesto europeo. Nello specifico, ci siamo interessati ai problemi ambientali di una nazione, la Serbia, che si trova in una condizione particolare. Lo stato attuale della sua economia è causato dal recente passato attraversato da un conflitto etnico che ha lasciato profonde ferite e ha stravolto sia il suo assetto politico sia la qualità dei suoi rapporti con i paesi più vicini. Ciò rende questo paese un osservatorio ideale per cercare di comprendere come il pensiero ecologista ha potuto farsi strada in una popolazione alle prese con diverse difficoltà ricollegabili a bisogni fondamentali. È evidente che la situazione della Serbia sia sufficientemente diversa da quella della maggior parte degli altri paesi europei, caratterizzati da una condizione di pace duratura, di benessere economico e da una discreta stabilità politica. La prima domanda che ci siamo posti durante questo studio riguarda comprendere se esiste o meno una strategia unica, spendibile in contesti diversi, per garantire il successo di determinate idee politiche. Accade spesso che l’avvenire di un cambiamento importante venga riconosciuto solo a posteriori. Ci siamo allora chiesti se i recenti cambiamenti climatici e l’analisi e il contenuto del messaggio ambientalista potranno essere in futuro considerati come un reale punto di svolta nel pensiero politico, sociale, economico ed organizzativo. A tal proposito possiamo prendere atto del fatto che le critiche al sistema produttivo e alcune delle proposte degli ambientalisti abbiano già cominciato a determinare cambiamenti nel mondo del mercato e nelle nostre abitudini quotidiane; è evidente come questa modifica nei nostri comportamenti sia una diretta conseguenza di un mutamento nel nostro modo di percepire l’ambiente: invece di fare da sfondo della nostra esistenza questi diventa un soggetto con il quale è necessario confrontarsi. Capitolo 1 1.1 Le origini I Verdi in Europa nascono come movimenti intorno agli anni ‘70 del secolo scorso, principalmente con istanze contrarie all’uso dell’energia atomica e contro la guerra come risoluzione alle tensioni internazionali. La diffusione del benessere nelle società industriali favorisce il passaggio ideologico ai valori del post-materialismo; ossia il cambiamento delle necessità fondamentali da materiali, come la crescita economica incondizionata, esercito forte e stato autoritario, a spirituali, come l’ambientalismo, una cittadinanza attiva nelle questioni politiche, città belle e pulite, libertà di espressione ecc.; queste sono alcune delle motivazioni che hanno portato i partiti Verdi nei parlamenti europei negli ultimi 50 anni.1 Il loro successo si consolida dopo i disastri di Černobyl’ del 1986 e di Fukushima del 2011, dai quali l’opinione pubblica rimase profondamente scossa. Si avvertì, a livello europeo, la necessità del cambiamento proposto da queste nuove fazioni politiche. A seguito delle loro battaglie contro l’industrializzazione e il disarmo questi partiti venivano mal visti soprattutto da quelli liberali che criticavano il loro approccio all’economia e alla soluzione dei conflitti senza l’uso della forza. La percezione delle fazioni ecologiste da parte dei liberal-democratici arrivò, in alcuni casi, ad essere fortemente negativa, come testimonia la definizione che troviamo in una brochure della CDU tedesca, dell’anno 1984, che le definisce “potenzialmente pericolose e incapaci di formare una coalizione”.2 Il giudizio dei partiti liberali e social-democratici risulta ancora più avverso a fronte delle proposte Verdi: il totale disarmo militare e una radicale modifica della politica degli investimenti industriali e infrastrutturali, volta a un forte disinvestimento per limitare i danni dell’inquinamento. La tesi politica del partito Verde appare, ai loro occhi, come una sostanziale rinuncia sia alla difesa della sovranità dello stato sia alle lusinghiere promesse del progresso scientifico di un futuro ricco, agiato, e in fondo migliore. Se in quegli anni c’era un problema di accettazione e di comprensione da parte delle formazioni politiche conservatrici, neppure i rapporti con la sinistra non erano positivi. Infatti, ai militanti e agli aderenti al pensiero politico della sinistra, le idee e le istanze del movimento ecologista apparivano come una dannosa strategia volta a distrarre l’attenzione dalla più importante lotta di classe. Il 1 Cfr. Juan Diez Nicolas, Postmaterialismo, in “HiSoUR”, https://www.hisour.com/it/post-materialism-34509/ 2 Thorsten Holzhauser, Extremisten von Gestern – Demokraten von Heute? Zum Umgang mit Systemfeindlichen Parteien am Beispiel von Grünen und Linkspartei, “MIP Zeitschrift für Parteienwissenschaften”, 06/04/2018, pp. 5-13: 6, https://doi.org/https://doi.org/10.25838/oaj-mip-20185-13 messaggio principale contenuto nel pensiero ecologista sembra essere appositamente costruito per spegnere la spinta dello scontro tra classi sociali ed è sintetizzabile nella frase: “stando tutti nella stessa barca bisogna collaborare”.3 Le priorità degli ecologisti vengono percepite dalla sinistra o come un diversivo rispetto ad obiettivi veramente urgenti e popolari, o comunque come una sorta di lusso borghese: “Chi non ha da mangiare o manca di un tetto, non ha tempo da perdere dietro a farfalle in estinzione o monumenti storici da proteggere.”4 Tanto l’approccio capitalista quanto quello comunista sono quindi accomunati nella critica del pensiero Verde, che, ai loro occhi, sembra contenere il medesimo errore: la lotta all’industrializzazione, ritenuta come principale responsabile delle problematiche ambientali. In effetti, sul nascere, la questione ambientale ha, all’interno del pensiero Verde, una pregnanza e una importanza tali che qualsiasi altra componente del vivere sociale, come il lavoro, il profitto, la patria, il calcolo geopolitico e il progresso scientifico deve essere necessariamente sacrificata in favore di un fondamentale rispetto della natura e dei suoi equilibri. Questa priorità assoluta mette i movimenti Verdi nella condizione di essere criticati aspramente dalle formazioni politiche maggioritarie che sono in grado, all’interno dei diversi panorami politici nazionali, di dare vita a coalizioni e di partecipare ad alleanze di governo o di opposizione. Questa visione complessiva fa vivere al movimento Verde una fase di vano solipsismo, narcisisticamente compiaciuto dalla convinzione di essere l’unico ed incompreso interprete di una realtà emergente, negata, per interesse o per miopia, da tutti gli avversari. Di fatto, negli anni ’70 e ’80 si affermano formazioni politiche ambientaliste, in opposizione al governo, sia nei paesi capitalisti che in quelli socialisti. Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, con il crollo dell’Unione Sovietica, la cultura occidentale deve fare i conti con il lutto e la perdita di un’idea di costruzione alternativa di una società organizzata, diversa da quella liberale fondata sul mercato globale. I capisaldi del pensiero liberale come il libero scambio, l’assetto democratico, la proprietà privata, le differenze di classe, diventano parti irrinunciabili nel progetto e nel disegno di ogni forma di società. Potrebbe essere che questa consapevolezza abbia fortemente influenzato il dibattito ed il confronto all’interno del movimento ecologista: se non è più possibile rinunciare agli investimenti per la crescita industriale e per lo sviluppo delle infrastrutture, se deve essere mantenuto il concetto di produzione e di libero scambio, diventava allora necessario capire come sia possibile coniugare queste istanze di sviluppo con l’esigenza di salvaguardare l’ambiente, tenendo conto dei limiti dell’ecosistema. 3 Alexander Langer, Storia del movimento verde in Italia: i verdi come le vergini stolte?, “Fondazione Alexander Langer Stiftung” 1993, https://www.alexanderlanger.org/it/145/367 4 Ibidem. Il pensiero ecologista propone allora l’idea di “sviluppo sostenibile”, come sofferto compromesso tra le esigenze economiche e quelle legate alla conservazione e all’integrità del sistema ambientale. Verso gli anni ’90, all’interno dei partiti Verdi nacque un dibattito. C’erano due fazioni: uno schieramento decise di abbandonare la critica al capitalismo e ai problemi energetici al fine di creare coalizioni con i partiti social-democratici, mentre l’altro voleva restare fedele ai principi radicali originali del
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