\RMIDA, ABBANDONATA. DRAMMA PER MUSIC A,
3 rapprefentarfi nel Real Teatro di S:Carl« nel dì 30. Maggio 1770.
Per fefteggiare il Nome ^
'ERDIN4NDO IV. OSTRO AMABILISSIMO SOVRANO, ED ALLA MAESTÀ' SUA
D E D I C T 0.
IN NAPOLI MDGCLXX, ^'er Francesco Morelli Impreffore del Real Teatro i. 4
COmparifce su le Scene VArmìdÀ in quefìo feliciffimo giorno, in jcui fi fefteggia il Glorioso Nome fdiV.M. Siccome nonpoteafi dare un'i oc^afione più lieta per dar principio
alla nuova Imprefa , cosi ho motivo d^ fperarne in un sì fortunato incon- I |trò la grazia del Voftro Real grad^* a 2 Siet): mento (J^fìo mi darà un maggior \ coraggio' ìnr affpreflo' rfi procurar Que- gli Spettacoli , che da me fi potranno migliori, e di dimoftrarnji Tempre più efatto nel di fi m pegno della propria obbligazione , ficchè poffa meritar i r onore di riproteftarmi eternamente 1 col più fincero oflèquio i
5i)itV. R. M. I
Napoli li 30» Maggio 1770*
Vmtlijs. danmìfi. tà thhl Sem, Vaffallo liSNAklO NoTARANGELf Impresario. A R 0\ 1 N T
argomento deli^•Armida deìPìm^ IL rlfaputo , moviate ^Autore della Gerufalemme , ha fom^
mini/irato il fondamento al prefente Dramma,
^eflo fleffo [oggetto fi vede da molti trattato^ neir adattarlo però al Teatro ^ognuno ne ha le variato a fuo modo arco/ìan^e y fingendé
a'^ione ^ altri in Uamafco ^ altri ^ parte neU^
Jfola , e parte anche in quella Reggia ^ed aliri in un Pala^^ in riva del mare nelle vici*
nanxp del Campo di Goffredo , convenendo
muti , che laddove in qifell\ Ifola fi fuffe fint4
interamente l\ anione j appena fare^^ Jìom 10 capace il foggetto d^ un piccioh C(mpA*
il nimento , flante rtflretto numero degl'i ^t*
•4o^ri . Noi con piU vcrifinùgtlan^ dunque , ^ dell* // abbiamo fcelto , per luogo anione , Ca»
Iftello d^Armida y circondato dal lago, navtg^m bile y defcrittoci 4a^lo fleffo TùrqM^fo^ ^n poca
difian^a del Campo . £ ficcarne è noto , che
colà la Maga teneffe rtflretti i Guerrieri del Campo Latino e quelli anche y fra Tancredi ^ 11 quale andando in csrca , di Clorinda , fi4 ivi per inganno trattenuto ; così per dare un al giuflo torno Dramma , fi è finto , che là giungeffe ancora Erminia jla quale^facenda ufù delle di il fpoglie Clorinda y fu ^ fecondo TaQa^ la cagione della prigionia di Tancredi La ve*
fiuta d^Ubaldo , e Carlo ( qui chiamato Dana)
i condotta fui fare dell'originale . Si è finto^ a 3 che che^ nel glorko t/kjji ^ellti^ fug$ y WnJiU aveffe efeguìto il taglio della felva incanta* ta , po^a futU fptagg^: del lago y pel cui m9* tivo era /iato richiamato da Goffredo ; ac^
i^ppìand&fì in un fot giorno e que^a ^ e qaeW istrione con anacronifmo tnfùn/iòìte^^ ad oggetto
rf* efp^rre verlfimitmente in un fol Dramma
fpettacoti còsi intertffa^ti „ Crediamo ^ che i
^ik deiicati non abbi^né a difguflarfene ^ fi
vogliano viflettere ^ che U Principe degli Epici
JLatini ^ fen^a h Umita^ivm dei Teatro ^ non %bbe difficoltà d^ unire tempi pih dijparatii
Aitile perfine d* Enea^ e di Ditone . Comincia 4^ anione dal combattimento di Tìmctredi y t
^ambaldo fui ponte del Cajìello .
L' azione è tié Caftelio d'Armida, pofta M ^ iagd f e «elle lue vicinanze « '
*ti •
, i
^\ ....
MUTA^ . MUTAZIONI DI SGENE- " Uelv atto primo.
Veduta interna del Caftclb d* Armida, eoa porta d'ingredb, c ponte Icvatojo, che
' corrifoonde alle vicine campagne. ' ' Oeliziofo Giardino neli' interno del palazzo dVArmida, fparfa tutto di vaghi fonti c di Statue di Genj,e Ninfe, che fcher*
zano , intrecciati tra fedoni di fiori . Si vede in profpetto da lontano parte del
• r inacftofo palazzo c nel piano d* avanti
. alcune foatane trasformano in ^ c^x,^£ <
j^;^ P^r il prm^ Ballo.
Tempio di Amore , in parte folìtaria , e
fi grottefca <, che trasforma in montuofa ,
faffofa , ed. alpeftre ; e fparendo tal fitua-
zione , fi troveranno i Ballerini nella Scena
deir antecedente Giardino • NELL' ATTO SECONDO.
Xuogo fotterraneo fotto \ Caftello di Ar- ^ mida^ in cui fon© riilretti i di lei pri* gionieri Largo del rotondo, e ricco edificio di Ar« mida, adorno d'infinito ordine di logge, c por- A
e porté d* ingreffo , cit*conclatOi dalle acque del lago, con palifchermo pronto per la partenza di Rinaldo.
Per fi fecondo Balta.
Gabinetto*
' Piazzetta, con Rottega di CafFè* Sala da Ballo. NELL* ATTO terzo; ^
Spiaggia del lago alle falde di folto bofco ^
ed in lontano ^fra cfuellc acque fi ;veggà la fituazione ancor fumante, ove era iltììae.^
ftolo Palazzo di Armida .
Parte intema di ahreno bofóo ^ in cui vi fia
un largo, che lafci però vedere il reftante
della fpaziofa felva . In mezzo vi farà fi
; famofò mirra foltiffimo ; con veduta di
fiume , cui fi elitra e ponte di^ oro , per
*i * d>vifato larga. j*
delle Inventore , Dipintore , ed Architetto
Scene il Signor D. Antonio Jolli Mòdanel^, Ajucantc della Reàl Foriera di S.M. (D. G.)
NÒf NOTA D E* BALLI.
Primo Ballo é
La Forza d'Amore ^
Secando Ballo i
Vedova di Ipirito*
NOTA
......
^ 0 T AD r B A L L E R I N I.
Inventove^ e direttore de" balli .
Il Signor Onorato Viganò .
Efeguiti da [cguenti ^" ' " ^ Becca* Sìg« Onorato Viganò. Sig. Colomba Sig. Giufeppe Tra- ri Torfelli • fìeri . Sig. Anna Sig. Franccfco Ra- Sig. Caterina Ricci . fetti FIGURANTI. Sig. Francefco Beltra- Sig. Andreana Girai-
mo . di Sig. Francefco Cim- Sig. Rofa Zannetti . mino Sig. Anna Giannini. Sig. Antonio Gioja Sig.Maria Milongini. Sig. Giovanni Filip- Sig. Angela-Michele
pini . de Juliis Sig. Franccfco Anto- Sig. Colómba Tor-
nio Teffero. felli Sig. Luigi Aftolfoni. Sig. Caterina Tomeo. Si.Gaetano Pettinato. Sig. Antonia Rubi.
Sig. Gaetano Squil- naccio • laci. Sig. Anna Magna Sig.Anton.delIa Ratta
luventore^ e direttore del Vejìiario il Signor Francefco Mari/cotti. ATTO. . .
ATT O R I.I
ARMIDA j Prindpcfla Reale di Damafco amante di La Signora ^nna de ^mids.
RINALDO , Principe del Campo di Gof. fredo , Priggioniero di Armida , ed amaaft> della medefima. Il Signor Giùfcppe aprile.
ERMINIA , Principefla Rcak diAntiocbÌ3i|
amante di Tancredi , di cui va in tractìa, veftita con le armi di Clorinda / La Signora %/ipollonia ^architi, TANCREDI ,^ltro f Principe del Campo .^[] Goffredo, innammorato di Clorinda ^/ jl // Signor ^rcangelù Cqrtpm
RAMBALDO , Cavalier di Guafcogna , ri. bellato da Goffredo per feguir^ Armida | ed amante di effa
// Signor ^i^vo Santi . ed PANO , % // Signor Cerlando Speciali A rp^bidue
UBALDO. |> Cavalieri, 1/ Signor Tommafo Galeai^^u fpediti da J, Goffredo, per ricondurre Rinaldo ai Campo. , . jX è del celebre e rinomato Mac- La Mufica , |i) ftro il Signor D.Niccola Jomrrielli, Napo
litano , air attuai fer vizio di S. M. Fede-
liifima •
ATTO ^ 1 T T O I* SCENA I.
edata interna del Caftello d'Armida , con
Porta d' ingreffo , e Ponte levatojo , che corrifponde alle vicine Campagne.
combattendo ancredì , e Ramb^tldo ; ErmU In e vijìera calat^^ nia j con fpada mano , in abito da Clorinda ^er dt'^iderli •
m. A Lfin ceflate • • * • %n. Xx Invano T'afcondi all' ire mie, finché non vegga
il Deir infame tuo fangue ferro tinto ,
Ti feguirò fin nell'inferno . . • , am. Ho vinto, [a) an. Ma qual fofca improvifa
Notte m' invola al mio trionfo ! Oh Dio!
m. ( Ah difendimi , o Ciel , T Idolo mio.)
un. Dunque pugni così ? Quando alla fuga Il viver devi, a che ti vai la vita? Dove fei traditor? torna al cimento.
m. { Erminia , e che farai ? tutto pavento.)
tn. Ove trafcorfi , o Stelle 1
Che far dovrò ? Forfè a ragione Argante
Dirà , che troppo al mio dover mancai, A Quan- Fei^») In fuggir Rambaldo fi vede fubito ofcu^
rare il Cielo , ed alr^are il fonte del 10 ftelU. ,
2 ATTO Quando indarno m'afpetti
Al nuovo dì. . . • Ma intanto, / ;
Clorinda , oimè ! difparve. Ahmiotefor
Dove fei ? Non rifponde . • . . Erm. (Ed io non moro! ) SCENA IL
Rambaldo , con feguito , e detti . | Ram. Tu, che baldanzofo | V-^ Nella foglia fatai d'Armida entH Il ferro cedi, e alla fervil catena (ft
Porgi l'incauto piè : non ti lufinghi Speme di fcampo.... {a) Tan. Ah traditor, per prova
Tu fai , fe avvezzo a contrattar con mori
Pria di lafciar la vita , Lafci il ferro Tancredi; Invan fuggirti
Se torni fconfigliato . . , . {b) \ Ra^tn. Olà Compagni,
Si difarmi coftui . (c) Erm. Signor, ti piaccia | In quefta ignota mano
Deporre il brando. Un difperato ardire
E' furor non virtù • Nella tua gloria
Nella tua vita , affai piìi , che non per
P'intereffe ha il mio cor.Se chiedo il branc
E' preghiera , o Tancredi , e non coman< Tan, (a) illumina nuovamente la Scena.
(bj Stegue nuova ^tiffa fra Tancredi ^ e R^ baldo.
(c) Corrono i Soldati per diffarmare Tancr
che Jì difende . . . , PRIMO. 3 Tan. (Chi refifter potrebbe all' idol mio, A Clorinda,che impone?) eccolo, io cedo//i) Rambaldo , altero Ma cedo a te : ma tu Non gir della vittoria, Se tutta devi a labbri fuoi la gloria. Non è viltà, s'io cedo In quella man 1' acciaro Se da que' labbri imparo Lo fdegno a moderar. Soffro per or l'orgoglio,
Soffro il tuo fafto, e 'i foco:
Forfè , chi sa ? fra poco Tutto farò mancar, {b) SCENA IIL
Rambaldo , ed Erminia .
Ram. Tu , che tanta hai cura
Di Tancredi , chi fei ? Come qui* Efm. Lunga de' mali miei [S^^^d^^ E' l'iftoria, o Signor. Erminia io fono.
In Antiochia nacqui , e a regia cutJa
'Pur debbo il mio natal Ramé Erminia, oh Dio!
So , che nel gran cimento Pel Franco Boemondo L' incoftante fortuna a te nemica
Si dichiarò . Che cadde il Regno , e preda Fra le fpoglie del vinto Fofti tu di Tancredi A 2 Evm.
(a) Tancredi la ' dà [pada ad Erminia , la
quale la xonfegna ad una guardia . (b) Parte feguho dalla metta delle guardie. , 4 ATT O Erm. Ah! Da quel giorno Di Tancredi a' bei rai
Siaccefe il cor. Non so , fe ancor più forteji^
Laccio mai ftrinfe amor . La lontananza Di riveder V amante Accrebbe in me il defio. Rifolvo alfine, j Coir armi di Clorinda, alle Latine Tende, fra l'ombre ofcure, Girne a lui fteffo, e pria,che alcun mi fcopra, Con un folo fcudier mi accingo j jall'opra. Ram. Siegui. I Ertn. Come fpingefli I l: Un mefib a lui , come m'aflalfe intanto Nemico ftuol che credea Clorinda r , mi , Lungo fora il racconto, e a te nojofQ,
| Fuggii la notte, e '1 giorno
In balia del Deftriero . Alfin qui preffo ì
Stanca al fuol m'abbandono . All'improvilb g Fragor delle voftre armi indi mi defto: I frappongo fra voi . noto il refto. Mi Ti è i
Ram. Donna real , ti raflicura . In quefta , Deir umano piacer Regia amorofa
Dove Armida il mio ben regge TlmperQ, I Nuir avrai da temer. Ormai deponi Il grave usbergo, e '1 lucido clmQ.
Erm. Amico , Tu puoi la già perduta Calma rendermi in fen. Tutto a te noto
E' il povero mio cor. Tancredi adoro,
II
' l| Da te per lui la libertade implbro ,
Ratn» Nò qui , come tu credi , i Io PRIMO. S Io r arbitro non fon . Pende da Armida
De' vinti il fato. A lei dirò. .. . Erm. Ma Topra
Affrettarfi convien . Chi sa, che intanto A quei rai non s' accenda Armida iftcITa. Di Tancredi il fembiante
Tremar mi fa ... . altro inciampo ancora Ram. ( Queft'
Manca al mio amor. ) E ben, la mia Regina
Si vada a prevenire , a lei m' invio :
Farò per te quanto mi lice . Addio . (a)
SCENA IV.
Erminia fola/
^j'Umi del Cielo, avete Più fventure per me?La Patria,il Regno,
Il Genitor , V amante io perdo . E quale Altra mai fpeme a confolar m'avvanza?
Ah ! più regger non può la mia coRanza, Da quel primiero iftante Che aprii le luci al giorno, Sempre mi vidi intorno
Sdegnato il mio deftin. Muovon per me procelle
Nemiche ognor le ftelle : noli) Quando nel Cielo un raggio
Vedrò fereno alfin ? (^) A 3 SCI.
] Parte col r$Jlo del fuo feguho •
] Pane . . , . . , é ATTO _ S C E N A V. Deliziofo Giardino nell'interno del Palazzo
d' Armida , fparfo tutto di vaghi Fonti
e di Statue di Genj , e Ninfe , che fcher-
zano intrecciati tra fedoni di fiori . In
profpetto fi vede da lontano parte d^l
maeftofo Palazzo * e nel piano d' avanti
alcune Fontane , che fi trasformano in Mofiri
Dano 5 ed Ubaldo . DA' torti angufti avviluppati calli La verga , e 'i foglio amico Ci ha tratti alfin. Vàah Ecco r albergo. In effo Gi«ce immerfo' neir ozio, c neir amore Il figlio di Sofìa Dan. Fiaor fepolto Abbaflanza languì da se dìverfo
Il fuo valor. Da lai l'Europa afpetta La bramata vendetta. Alfin Ti defti La fopita virtù. Si fpecchi in quello Di lucido adamante ...{a) Scudo fatai . Vegga una volta . Ubai. Da no Qui di leggiadre Ninfe un vago coro
Si appreffa • A miglior ufo Serbiamci afcofi. {b) zelo Dan. Ah , V innocente De' noftri voti oggi fecondi il Cielo SCE- Ballo.^ (a) Comincia ad udìrft ti rlmnelh del (b) Si nafcondono in dijlan^a • , . P U 1 ^. SCENA VI. veftlte che Ittiolo di Ninfe leggiadramente , e pen- danzando precedono Rinaldo , mcflo , di fiori frutti, fofo , cui offrono varj doni ,
c rami di alberi •
. Rinaldo ^ ìndi ^Armida Cotcfii R^». yTA lafciatcmi alfin . (^0 ivi (doni [b) la Recate ad altri . Ad intrecciar danza voglio meco, Gitene altrove • Altri non nojof^.* Che il mio folo dolore (c), E pur Mi tornate d'intorno (^)...OÌà!Men vado (:e) al Se non partite Ormai (/j Ma lode (Cielo quaì L'importune fen vanno f^) Oh Dìo! ( Dcna
in al qui non 10 provo mezzo cor , ho pace ^
Ho mille furie in fen • Veggo , che Armida
Ama Rambaldo , ed io gelo , ed avvampa Di gelofia. Mi ho da vedere intorno
11 mio rivai , ho da fofFrirlo , e vuole La mia nemicala mio maggior cordoglio,
Ch' io la creda fedel : E non è meglio
Mille volte morir . • . Ecco T infida E viene a me ferena, Come fuffe innocente, c non leggcffi A4 ^ In. a] iAlle Ninfe ^ [b] Rkufando t doni
c] Stede . [d] S^arrejìano le I penfofo Ninfe. le] ali^a per partire, [f] Adirato. f'[s] P^gi^^o Ninfe . , .
In fronte a lei fcolpita La nera infedeltà....
^^m. Mio ben , mia vita ; Deir Itale contrade Ornamento miglior. Dell'alma mia Cura foave, eccomi, a te ritorno. Per te quefto foggiorno FoTiTiai Rinaldo^ e fol per te mi piace:
Ma di , mia bella face
Come ti fto nel cor ? De' tuoi pcnfieri
Son' io l'unico oggetto ? Udirlo ognora
Da' tuoi labbri mi piace : Idolo mio. Ma tu mi guardi, e non rifpcndi? Rm. Oh Dio!
Che menfognera ! ( ) ^yfrm. O caro, In si pochi momenti Sì diverfo ti trovo! Alta di Regno Cura mi tenne con Rambaldo, è tutta
Sua colpa il lieve indugio.
Rin. ( E in faccia mia
Lo viene ad oftentar! ) ^rm. Che? taci ancora?
Qual filenzio importuno ? Ah fpiega alme»* Della fre^' accoglien-za
Qual' è mai la cagion ? Rtn. Merita invero Tutta la pena altrui sì degna Amante
Pure ho desio di compiacerti . Afcolta ,
Ma per l' ultima volta . La mia prefenza è un perigliofo incìampd I . , ..
P R I M O. ^ Airamor tuo. Tu non m'aLiiaftì mai. i Vuoi^ch'io parca? Ne andrò.Meglio è partire, I Che viver qui cosi (chcrnito. Invano
I Tenti pili d' ingannarmi . Ecco l'arcano • M4m. Che! partir? Qui con noi I Solo è Rambaldo. Ingiufto fci » fe pcnfi fia penfiero. Io per Rambaldo I Ch'io rea d'un Potrei fentir amor? A' miei difegni
Egli è opportuno , e giova Finger cosi Rirì. Scufe> e menfogne aduna^ A ingannarmi non giungi ^ Ann» A te k> giuro fei Che foi per me Nume . Ah fe t'inganna ^
Un fulmine del Cicl . • » ^ I
\R'n. Il Ciel ^ fpergiura^
Non irritar . Nà, non ti credo • Avrei Sempre un rimorfo in feno,
Se ti credelfi , e bafta-
Quanto foffrii jRnor . Più nan mi fido De* tuoi fallaci saccenti: In quei primi momenti.
Quando amor mi giuralH ,
Cosi ancor favellavi , e m' ingannaci
Refta 5 ingrata , io parto , Addio Ardi pure ad altra face; Ma chi turba a me la pace, Tremerà del mio furor.
Ah , che amore , e gelosìa Già mi fpargono nel fcao li più gelido veleno , A: < TI . IO ATTO Il più barbaro dolor . Parte. SCENA VII.
Armida ^ e poi Rambaldo.
^^^^ /^^^^ 8^^^^^^ Dei fi plachi ^^^^'irS > , X-^ Il mio ben, la mia rita, il mio telo.
Come fenza di lui per un momento ( ro.,,* Viver porrei. Si fegua.
Si perfuada alfin . . . *
Ram. Regina , io vengo
Nunzio felice. Il Ciel , per opra mia,
Già ti accrelce i trionfi • Il più pofìTente Terror dell'armi Alfire^il gran Tancredi E' già tuo prigioniero. Io lo precedo:
Or , or fra tuoi Cufìodi Qui giungerà %Arm. Corri 5 Ramb^^.ldo, oh Dio!
Và raooiun^i Rinaldo :
Se mi ami , ecco la prova . Digli, che non paventi, e che alto affare
Teco mi tenne a rai^ionar fin' ora ; Che tu della dimora
Folli cagion , che quanto Egli di me fof|:>etta,
E' dal vero lontan ; ch'io fon fincéra , Ch' io non l'inganno e fono ancor (juafera. , , ani. tu pretendi ingrata E , , ;
Ch' io ftenb rechi al mio rivai le fcufc , \
, Onde fedel ti creda e poi non vuoi, ;
Ch'io mi Jaqni a ragion? i
%^7m, Cfie mai vedefìi ? I
Di che puoi lamentarti ? Ah ^ mn è quella 1
Di I . , , . P R I M O.
Di piacermi ia via • L' effermi grato Se t'è caro, deponi
I folpetti nojofi : efecutare Sii fedel de' miei cenni
Ram. ( Ah ! chi mai vide
deftin ! Del mio più reo ) \Arm. E ancor non partì ? ii^r/z.Vado/on qual più vuoi;ma non fdegnartL
Non ti fdegnar , mio bene
Perdona a' dabbj miei ,
èijtjl Bacio le mie catene,
Tutto ùu'ò per te • Ma vobi a chi fedele
-Ti adora 5 un guardo almeno; Quefto rigor crudele
Soffribile non è . Parte ^ SCENA Vili.
^Armida , e Tancredi "\ Tati. 1 A tr^Cj-rhe fi pretende? A nuove frodij, X-ir A nuovi tradiinenti io vengo^ o forfè
Di già pronta è la morte ? Agli irjfeli:.i
Ibllievo il morir .
K/lrm. Prence , che dici ? Tan. E che altro mai pofs' io i'hn fperare, o tem^r? Orror m'ifpira Qucflo albergo infedel, non mi fpaventa L'ultimo faro, e vorrei pur morire.
Ma fra nemici . ^rm. E che follie mai quefle
Son 5 Tancredi , le tue . Qui non ha luogo Cesi funefta cura. Onore, e lode. A 6 Son , , . li A T T O
Son nomi vani . A tuo piacer qui godi •
In più foavi oggetti j
Inganna i dì . Faticlie , armi , c deftrieri, Son molefti penfieri* Tari. Ad altri ferba Quefti accorti configli*
w4'tm. E ben : nemico al genio tuo guerriero
E' quefto- albergo ? Parti
• Vanne pure , fe vuoi ma , o redi ^ o parti,
Segnar dovrai di propria mano il voto
Contra Buglion : legge di Regno è quefla.
Or* eleggi a tua voglia , o parti , o refta « Tati. D' un* empio giuramento Detedabil mercede, [nvan tu fperi Che '1 bel cammin della paterna legge Per tuo cenno abbandoni: c fé la frode^
. E le r incauto piede Mi (è tuo prigioniero,
Libero ho ancora in feno il cor guerriero, p^/n. Così d'Armida a fronte
1 Parla Tancredi ! A fronte ancor di tutta
L'Afia favellerei , come or raggiono.
>w. Ma penfa, che i tuoi giorni Dipendono da me.
an. Ma il cuor d'un forte ....
\Ar)n. Abbaftanza, fuperbo , no^o Tu dicefti , io fofferfi . A te già cura 1 E' il mio oiuflo decreto. Ora in tua li o , . gmra t Abbandono la fcelta , o mori , o
fésì). Pria di giurar, la morte Eleg. , . , , .
ÌP R I M O. ijj
Eleggerò • %Arm. ùuncjiie morrai. Venite A vendicarmi alfine orridi moflri Miiiiftn del mio Idegno; già Quefta vittima rea , vi confegno. 1* Se la pietà , amore
Barbaro non alletta , Del giufto mio rigore Prova la crudeltà Forfè al cimento apprefTcì
Conofcerai T errore :
Condannerai te fteflb ^ Ma tardi allor farà. [0] SCENA IX. Tancredi e . , poi Ubaldo , Vano
!, r/?«.|^Erfida donna, e credi, X Che nel cor di Tancredi Abbia luogo il timor? Io ben m'avveggiOj Che morir mi convien. Ma, o Ciel, che vedi Del cor gf interni moti
L' innocenza difendi • In te ripongo
II mio valor. Quello , che m'oifrc intanto Legno opportuno, amico il cafo , unito Al mio coraggio, in parte Ritardi il mio morir. .1,1/^. Olà fotterra [ój
[aj I Parte ^ ed in dl/taa^a ^ vedono comparire c«^r/if>^/-ere co» Tancredi fk-j^''''*^ Ih [bj Siegue la ^uffa tra i rnojìri , e Tancrc^ ds.ed alla vq:c di Ì)ano fi aYY^jhno dsl combattere • ^ . . .
14 ATTO
Tornate onde partifte , io vel comando
Che tutto lice a quefta verga . [a] an. Amici,
O mia ventura ! E come in queflo luogo? Forfè voi pur qui prigionieri? All'armi,
Che vi aggravano il fianco,
Tali non vi ravvifo . Al fen venite, Fidi con:)pagni b. Alfine il noRro Duce, Di Guelfo a'priéghi, e del latino Campo, A Rinsldo permife
Di ritornar • an. Mi è noto. an. In quefto albergo
Con Armida fi afconde il Prence. A noi
Fu commeflb di fciorre i lacci fuoi. Qui preffo al fiume, un vecchio Ci fè dono del foglio, c della verga,
Con cui , vinto ogni intrico , Siam munti ionoti Ah tu con noi feconda Il giufto impegno a^n. All'opra iliuftrc, amici, fnciivifo compagno Con voi m'avrete. E ben l'incanto a fciorre
Dai Palazzo fatai, fi vada Ubaldo; E fe qui vien Rinaldo
Prima di noi , quell'alma Difponi a poco a poco. Al noftro campo, Fcr- 'Pria , che rinafca il giorno, mojìri \ la verga /comparifcofio i ,
PRIMO. 15 Forfè chi sa? Con lui fi? rem ritorno.
Odo , che un zefiro
Leggier fi defta Che la tempefta
Calmando vh . Per me, che veggomi
Vicino al lido , II mare infido
Più orror non ha . [a"] SCENA X.
Tancredi , e poi Rinaldo • r^«.T^Elice lui, cui tanto
X E' conceffo dal Ciel ! Me pure ar»r.at» Aiperta il campo, ed io Per un va^o iembiante Qui refto pi igionier .... Ecco Rinaldo: Air opra. Rhì. E chi è mai quefto
Della Reggia ci' Armida
lonoto abitator . . • . Sarebbe mai
Nuovo Rivai ? . . • Straniero
Chi fei? . • . Tancredi! Oh Dio! Come qui giungi, e qual fortuna anì'ca
Qui ti guidò ? Deh vieni a queiìo ienp,
Compagno . . . • O Cielo! A miei
Amplclfi, a che t'involi • . . ,
Tan. E tu chi fei ?
Rln. Chi fono ? £ qual richieda ? . * . Non mi conoici ? E in cosi breve giro Tanto d'afpetto agli occhi tuoi casigiai? Ta>u [a] Parte ccn Ubalh. , , i6 ATTO ari. Tu mi lei nuovo !^ Io non ti vidi mai! fn. Rinaldo non vedefti?
I Delle fventurc tue , de' tuoi contenti (Fede! compagno, e amico. Ch'ambo Italia produfle. Che mai non feparò deftin rubello,
Che morte fol potrebbe • ^ . jWw. E tu fei quello? !Se quello fei, come tu qui? L'invitto
Brando dov' è ? Dov'è lo feudo , e T elmo ? D' uno fpirto guerriero
I fegni dove fon ? Dove il fudorc Compagno alle grandi opre?
( Ah! Qual roffore! ) an, A te non fcorgo intorno Che delicate vefti Che profumi odorofi^ Che avellati capelli
Sparfi di bianca polve : il volto ad arte I
! Compoflo : il portamento Che fpir' amare, e quanto in te fi vede,
Diverfo affai ti moftra agli occhi miei • I fei^. No : die tu quel Rinaldo or più non |zì/Vj. Oh Dio! Qual ne'^tuoi detti
Incognita virtù fi afconde^c quale jjj Di me ro(Tor mi prende lOrror mi fanno
I miei palTati giorni, e tutto fcnto
Della colpa il rimorfo. Ozio, ed amore, Mi trafler dal fentiero. Alfin fi prenda
, La ragione per guida
Si Cpczzì il gio30.,..(E che direbbe Armida!) I . , , P R I M O. 17 I
I Tati. Or corainci a moflrarti
i D'efler Rinaldo: Ah, le tu lei pur quello,
Defta la tua virtù, vinci il tumulto De' contumaci affetti Non cftinguere in fen le giufte voci
Del tardo pentimento . All' alme grandi
Facile è trionfar . Lo veggo anch' io Che è alTai difficil prova
Vincer se ftelTo . Ah , ma vorrai qui ofcuro '1 Paflare i giorni ? E foffrirai , che filo
Tronchi a' trionfi una donzella ? E pafli
Con quella macchia il vergonofo nome Alla futura età? Rsfì. Non più Tancredi,
Rifolvo già ... . Ma come ufcir da quella Laberinto funefto, e come al Campo,
Al Duce ritornar ? Tan. Il Duce iftelTo,
Qui fpinfc Ubaldo,e Dano; e già fon giunti • Una verga potente a lor concelTa
Da mano amica , il varco Libero n' aprirà Riti. Dunque .... Si parta, Andiam Tancredi .... Tan. Afpetta ,
Finché io cerchi ì compagni. Ei della Reggìji L'incanto fcioglieran. Qiiì tu prepara
L'alma intanto al gran palfo ; e fe a' trionfi
Ti chiama , e al Campo un bel desio d'onore
Comincia a trionfar pria fui tuo core . [^] sen- ta] ZWf^^ , i8 A T T O SCENA XI.
Rinaldo , e poi ^Armida •
R/^^OEnfi d'onor , di gloria , e perchè in fcno
i3 Vi cerco , e non vi trovo ?
Dell'amico alle voci , io vi ho fentito Rinafcermi nel petto. Ah sì. D'Armida
^ Il perigliofo incontro
* S'eviti aim no. E come a fronte a lei Soffrire il fuo dolor? Io non mi lento Valor, che baiìi a si cruciel cimento. Ah, di Tancredi, e Ubaldo
Si prevenga il venir . . . • ^Arm. Mio ben arreda. {^^^ 0
R/m. fatai i prova è que* ( Quale incontro Che
\Arm. Io di te corro in traccia , e tu non curi
! Il mio giufto dolor. Lode agli Dei,
Già ti fidi di me : puro il mio foco
Supponi "alfin .... Ma tu fofpiri ! Ah forfè
Rambaldo m' ingannò ? Che , tornerefti A dubitar? Rìn. Nò. 'iArm. Ma tranquillo intanto Non ti veggo però? Che mai vuol dire Quel cangiar di color ? Quelle fugli occhi
Lacrime a forza trattenute , e il mefto Tuo filenzio crudel? Rin. ( Che inferno è quello ! )
^rm. Ma parla alfin , ma fpiega Idol mio, che t'affligge? I Armida, oh Dio! Meglio è forfè tacer; Che dir pofs'ìo? jj , . , PRIMO. xf ^^rnj. Parla? Mi fai gelar!
Rin. Anima mia . . . •
Se ti ho amato .... fe ti amo . . . •
Io lo so .... tu lo fai .... Ma il Cielo altrove, Lungi da te mi chiama
Eterni Dei ! Che colpo inafpettato! E rifoluto Sei di lafciarmi?
Rtrj. Ho rifoluto . y4rm. E quando?
Rin. Quefto . . . ( morir mi fento . ) Quefto è r ultimo iftante ....
ì/frm. Ingrato , e puoi
Ed hai cuor di lafciarmi ? E chi ti forza Fuggir quefto foggiorno? ÌRIn. A te mi toglie
Legge d' onor . Più non cercar : confolt Il tuo dolor. Per te non nacqui^ o cara, Non nafcefti per me. (Se qui più rcfto,
Comincio a vacillar. ) Addio. ^rm. M'afcolta.
ti ? losche feci In che mancai ? Qual colpa ,
^ Mifera , in me punifci ?
Ria. ( Io già mi fento
! l'alma in Tutta tumulto. ) t/frm. Almen ti muova [bcne....[^] h Quefto mio pianto . [^] Ah, non partir mio
Ma tu già parti ? . . . Infido .... Anima rea,
Qiicfla è la lè , che mi giurafii , e quefic
Son le promeffe ? E le follie gelofe On.
(a) Piange • [b] Rinaldo in atto dì p.:n!re. . . , ao ATTO Onde ardeva il tuo cor ? Or ti comprendo, ' Perfido! Ad ingannarmi
Penfavi allor. Và dove onor ti chiama,
Và , pugna , vinci , alza trofei • Spergiuro!
Ma comincia da me . Qiaefto è T acciaro, [a]
Svenami eccoti il fen . Ricufi ? Ah guarda, Pria di partir, [i?] Rw. Che fai, t'arrcftà, oh Dio! [c]
[ Mia ragion dove fei ? Si romperebbe Un faffo ancor] ....
•Arm^ Lafciami ; invan t' opponi . [d] 10 vuò morir Rtn. Ah nò. [e] Che fai? Mìa vita
( Ah refifta chi può . ) Ti cedo , ai vinto Bada non piU: fra lacci Torno tuo prigionier, perdona, un folle Desìo d'onor mi trafportò: Son reo:
, , - Preferivi , imponi o cara
11 fallo emenderò . Calma gli affanni io Non partirò , pria che la pace tenti
. Di nuovo a te turbar , pera Goffredo ,
» Pera il campo con lui, Arm. Và, non ti credo. Rift.
a] Caccia uno fille ^ e lo prefen^a a RinaU
do y che non F accetta . 'b] Vuol ferirfì
e] Corre a trattenerla c Id] Armida tenta /vincolare la mano da
! Rinaldo y che la trattiene.
e] Rinaldo toglie lo Jìile ad Armida y e 1$ gitta. , , , PRIMO. Rlì7. Non mi credi! Ah, dimanda
Qual più vuoi , mio teforo
Prova da rne ; non partirò , fedele
Qui trarrò reco i giorni miei: Le vaii
Falfe leggi 4* onor fprezzo , e non curo, %Arm. Giufjilo, Rid. Oh Dio! per quei bei rai lo giuro. Ah tornate, oh Dio, ferene, Care luci del mio bene, Più rcfiftervi non s^y.
, ^m* Ah placata o Dio , già fono Care luci vi perdono E più palpiti non ò.
Rtn. Dunque fei . . . . u^rm. Di te ficura,
Rììi. Dunque io fon . . • , \AYmf L'oggetto amato. E a difpetto ancor del Fato ^ ^ if , * fempre il farà. 1 L^^d^ cor (Ma non sò qual cura audace, Qual penfier funefto intanto, Và turbando in me la pace Frà le mie felicità. )
Fìn^ ddl^ %/ftto Prima»
AT.
Il [a] Ciafcuno dà se^ . A T X O IL S C E N A. L
Ermtnta , e itambaldo . Erm, TN quefta guifa dunque X promefFa mi ferbi ? Ram. E in che mancai? Erm. Tu già più non rammenti, Che in favor di Tancredi... Ram. E in fuo favore
Che non diflì ad Armida •
Erm. E che ottenerti ?
Ram. E che ottener potea ? Se appena ei nefTo Parlò con lei, che altero
Ne irritò la clemenza : E pur pietofa
libertà , La fe vuole ,
La Regina gli offrì , fol che T infegne
Segua d'Affina . Ei pien di vano orgoglio,
Ogni offerta ricufa ; e alla vendetta
Sfida r offefa Maeltà , che alfine \
Stanca di più foffrir l'oltraggio , e'I torto,,
A morte il condannò... Erm. Tancredi è morto? Ram. Nò: non morì qua! fortunato evento ^
Poi lo falvò da' Moftri è ignoto : intanto. Per comando real va fra catene L' audace prigionier ...
Erm. Come ?. . . 'il mio bene ! .
Oh Dio ! ... Che crudeltà !... Sapeffi almeno
Che fcir per lui . • . Ram. Tu fteffa alla Resina I T'in- I ...... SECONDO.
T'invia : chi sa , che non fi muova al ciio Giuftiffimo dolor? La tua prclenza
Forfè potrà • . • Ma viene
Qui la Regina ; a lei . . Erm. Son pronta. Intanto Tu ancor del mio Tancredi Non ti fcordar. Alleggerifci in parte, S'altro non puoi, le fue ritorte; e fcem.i
Del carcere l' orror ....
Ram. Bafta comprendo : ^ D'un'arnante il martir per prova intendo(^). SCENA IL
^Armida , e detta . AUnque del mio potere Dell'arti mie trionferà Tancredi^
Non fia ver . . . morirà . . Erm. Pietade, Armida. [^] t/^m.PrincipeflTa, che fai? Sorgi: (c) Che chiedi?
Erm. Tancredi . . fArm- E per Tancredi Vieni grazie a implorar?
Erm. Sì , .
%/frm. Datti pace :
Secondar non ti poffo : E' reo di mort^
E vuò , che mora
EAm. Ah fe'nti . . Ogni preghiera
E' inutile per lui . • • Em. Pietà ti defti Quc (a) Parte. (b) inginocchia (c) %/fr(nida la follcva , .
i4 ATTO
Qjjeflo pianto , ch'io verfo .
infelice ! . ( Nacqui pur ) Ah U giammai Provarti in feno anior • fé mai vederti
Il tuo bene in periglio : alla mia pe^a Sia norma il tuo dolor. E' reo Tancredi,
10 morirà per lui . Pi^t^ • .
%/4i'nf. Mi fento A poco a poco intenerir. Erm. Ma veggo
Che hai pietà del mio duo! . Deh non men- pretefti Sotto vani . . [ tirla
( Ah refifter non so . ) Sarta , vincerti •
Qiiefta gemma real (a) prendi , e contefo Non ti farà della prigione il varco.
Vanne a Tancredi , e purché a me palefi,
Chi Io falvò da' Mortri , e fe altro afcofo
Evvi con lui , lo cedo a te : fofpendo 11 cartigo per or: fe nega, U fato
E' già decifb • Erm. lo volo
Ad ubbidirti . I Dei
Rcggan pietofi i tuoi difegnx, e i miei* Cercar fra perigli
L' amato fuo bene i Trovarlo rirtretto
Fra lacci , e catene : E' affanno che opprime, Che lacera un cor. Ma poi di fua mano
Difcioglier chi fi ama; Fgiot
^a) Le dà il fegno ^ , , . . ,
SECONDO. 25
E' gioja 5 è contento
Che vince ogni brama 5 Che tutta compenfa
La pena, e il dolor. . parte SCENA IIL
KArm\da ^ e poi Rinaldo. /rm./^H Dio! Chi sa chi giunfc V-/ Di Tancredi in difefallo mi confon* Altro del mio più forte [ do! Sconofciuto poter gl'incanti mìei [mo...
Tutti ha già vinti ... Ah per Rinaldo io trc-
Nè forfè invan ... Ma penetrare in quefto
Chiufo albergo chi può ? Dove non fono,
Mi figuro i perigli! Eh, fon pur troppo
Tnpegnofau o a mio danno , • • Un. Io non dovrei Regina, a te venir: ma chi potrebbe
Viver fenza vederti ? Io non ho core . . •
Dopo il delitto mio • . fnn. Non più d' ofFefe
. Si ragioni d' amore , e fon placata.
Solo 5 mìo ben , fe ami ?
. Se mi credi fedele ?
Qiiefto chiedo da te •
lìn. Dubbio crudele !
Pena dovuta al mio fallir : ma pure
Se il pentimento mio , fe il tuo bel core Mi rendon l'amor tuo; mi afcolt' Armida,
• Ti amo mio ben , ti adoro , ed altro Nume
Non conofco , che te irm. Ma fon C aceri B Oae« . A T T O
Quelli accenti , Idol mio ? i| Rin. Se un folo iftante 1
D' amarti ceflerò fdegnatd il Cielo , !,
Uno {pergiuro in me punifca ; e lia \ Quello , che ti abbandono il punto eftremd Del viver mio. 9^ym, Felice me! Soavi
Tenere voci ! O degno
Oggetto del mio amor ! Tutta in te trovo
La mia felicità . . . Ma pur tranquilla F Non fon.,, nè so perchè, i Rln. Forle ritorni ì A dubitar di me? w^rm. Volendo ancora Non lo potrei. Rlìì. Ma che ti affanna ? 4//m. Ignoro La cagion del mio duol Rhi. Ma fpiega almeno Da qual dolore opprefTa ... é^rm. Che poffo dir, fe non l'intendo io fteflai
Rirt. Caro mio ben , mia vita non turbar qne' rai Deh ; Tu fofti, e tu farai
L' arbitra ogn* or di me • Ah perchè mai t'affligge
Quefto dolor tiranno ? Quefto crudele affanno
Onde fi defta in te? part
SCE. . , , , SECONDO. xi SCENA IV^
Armida , e poi Rambaldo . ^rm, A H! Ch'io ritorno armici Jtx Tetri penfieri Jl cor,a mio difpctto, remi Mi priifagifce . .
Ram. In quefto albergo , Armida
Gente armata fi cela, ^m. Ond' il fapefti? ^ m\Ram. Mentre poc'anzi afcendo
Della Reggia k fcale , ignoto vedo [de Stare un guerrier.Chi è mai,gli chiedo,e don- Viene, e perchè. Quei Tarmi impu-^na, ed io
Accetto la tenzon ; e quando alfine
Superarlo io credeva , in luo foccorfo Altri corre: alla pugna anche ineguale
Io non cedo . Di lor già la vittoria Farmi ottener
^rm. E allora ? Ram. Io non so come, Allora in un momento f vento.
! Sparvero agli occhi miei , qual nebbia al Ah sì, eh' ora comprendo
La mia tema , il fofpetto • Eflì a Tancredi
Serbaro i dì . Se del mio cor ti è cara
La pace , abbi pietà de' miei timori
Scopri gì' inganni , e i rei . . • Ram, Ma di che temi,
Efli che mai potran ? %^rm. Forfè Rinaldo Altrove trafpcrtar.
Ram. ( Ah! Folle vero. ) B a Er . , . 28 ATTO E l'arti tue, che fanno ? •Jrm. Arte con arte
^ Si delude talor . Volgo le carte : Scuoto la verga, e ignoto a'miei Miniftri
E' quel , che chiedo
Ram. E penfi dunque , . • • ^4rm. Io penfo Che venner per Rinaldo,
Ram, E s' egli ingrato
I beneficj tuoi difprezza . . • . (t/^m. Oh Dio! Più pace non avrei ....
Speranze . Ram. ( Addio ) K^frm. Io ti dovrò la vita
Se i malvaggi ritrovi . Ah s' io li veggo,
E poffo efaminar V incanto ignoto ,
Rinaldo almen non partirà , lo fpero Diilruggerò di quefta
Nuova maggia tutto il potere afcofo .
Vanne , corri Rambaldo : i
Pietà del mio tormento : in te ripofo »
Ram. Troppo da me pretendi :
, : T O fingi o non intendi : Crudeli qual vuoi da me \^
' Prova funefta • l/i Altrui pietà richiede ^ , l Chi mai pietà non ha, -IP^ Che ftrana crudeltà
' Che legge è quefta , (a) l
SCE. (a) Parte. ., SECONDO. zf SCENA V. ^Armida fola . Mlfera me! già provo
Avverati i prefaggi : Ah ! Chi faranno Queftì ignoti guerrieri? A che qui giunti? Rinaldo, oh Dei! Rinaldo.... Qiiafi veggio partir .... Mi fdegno invano, Con chi non so»... Vorrei..-. Ma non intendo
' Io fteflTa i mici defiri l E il pianto io trovo
Non chiefto in su le ciglia :
' Numi 5 che deggio far ? Chi mi configlia?
Ah , ti fento mio povero core Agitato da fpeme, e timore,
I Palpitarmi dubbiofò nel fen
|aJ Ma chi turba la pace , e la calma ? Ma chi fveglia tempefte nell'alma?
Ah ! potefli comprenderlo almen?(;7) SCENA VI.
Rinaldo , e Ubaldo , indi Dano .
Rln* T\^TO : non fia ver , eh' io manchi
). Alla fede , air amor . Armida è il E r ultimo penfier.... (primo, Vb. Ma penfa, o Prence,... Rln. Ho già penfato. Vb. E vuoi .... Rln. Qui rimaner. Vb. (Giunfe T amico alfine. ) Torni opportuno.[^] Io mi diffido,© Dano... Dan. Dunque avremo per te fudato invano? Come! rifolvi addetti B 3 Dcir [a] Parte. [b] ^Dané. . .
I 36 ATTO
Dell' amico Tancredi , e poi ti penti ? Di Goffredo, e del Campo
11 perdono ) la cura, e il venir noftro
Dunque inutil farà ? Fra V ire , e T armi :
Bolle TAfia , e V Europa , e tu • . . •
Min. { Che amaro
Rimprovero crudel ! ) iDan. Ov è Rinaldo? Un' immagine un' ombra I ,
Di te non trovo . Emenda il fallo , e moftrai Che dal letargo fcoflb I I Ritorna in te Rinaldo.
Rit7. Oh Dio , non pofTo
Vorrei . . . . Sì • . . . Ma l' amor • • • t
! Dan. Guardati in quefto {a) Scudo, Ti riconofci^
Rln. O mia vergogna ! (^) ? O mio roffore ! Ed io chi fono Amici
Non più : Che vidi ! In petto Rifvegliar già mi fento
. Vi feguo- V eftinto foco . Io fon altr' uom
Amici , andiam .
m. Ah lode al Ciel ! Dan. Deh vieni Anima grande a quefto feno. Io fento armato Per gioja umido il ciglio . Il Campo concefTo Te folo afpetta . E' a te dal Ciel Troncar la felva, altrui finor contefa, onufto Là vieni, o Prence : e di tal gloria Ti
[a] Dano gli prefenta lo feudo
{bj Tutto sbigottito^ € rammaricato. l . , . . . SECONDO. 31 Ti rivegga Buglion . L'Afia fuperba Tremi al tuo nome: e le nemiche mura
Cadran lotto il tuo braccio . Andiam Rm. Andiamo,
UA. Sì : ma Tancredi intanto Tra' lacci lafcerem Rìrj, Povero amico!
Egli è per me in periglio • Io vado a lui,
Nè partirò , fe prima . . • Uè. A cimentarti,
Prence, non riternar . Io di Tancredi
Già volo alla prigione : al minor varco, Che ha l'adito fui lago andate, ed ivi Con lui farò. Per tragittarne un legno Pronto è colà. jR/w. Si rompa ogni dimora Io già mi veggo alfine
Arbitro di me fteflb . E tutto avvampo
Di novello valor • Sì vada al Campo . {a) Vfb> Ecco de' miei fudori
Ecco il frutto appettato alfin già vedo.
Grazie , o Ciel : Son contento : io più non arte , e T ingegno [ chiedo Giova all'imprefe,
Se il Ciel cortefe Regge l'ardir.
Ma il Cielo amico Se non vi ha parte', Si fianca indarno L'ingegno, e Tarte, B 4 Nè [aj Parie con Dano. . 3i A T t O
Nè il "ran difegno I
Si può compir . Parte . ! S G E N A VII. ,
I Luògo fonerraneo , fotto il Caftello di Armi-^: da , in cui fono riftretti i di lei prigionieri, i
Tancredi , hicìi Erminia • Tan. TN odio della forte, eccomi alfine X Forfè prefTo a morir. Chi sa? Rinaldo I Quindi partì cogli altri, ed io fra lacci?
Mi fero me ! Coi mio morir finifce
La mia gloria, il valor. Dudon felice,
Che pugnando morì : de' miei nemici, 1 I j Che fra V armi perirò , oltre V obblio j Guida i nomi la fama! E il nome mio? |
Ah glufto Cidi. Ma fento* (a) ]
Strider della prigion le porte . Ah forfè
Già la morte è vicina . Eccomi. Oh Dio. {è) Erm. Tancredi.'
I Tan. Erminia/ E quale
Nemica forte , or qui ti guida ? Ah fuggi> !
QjLiefta barbara fede . A che venifti ?
' E come qui ? Erm. Teco qui venni. Io fono
Che accefa a' tuoi bei rai , notturna volfi I Alle tue tende il piè. Sola fugii
\ Neir armi avvolta di Clorinda . Il brando
A me cederti . AU' amorofo affanno Cercava in te riftoro I Tan. ( Oh Dio ! Che inganno ! ) I' I Il |i' Erm, Qui mi conduce, o Prence, i [a] Udendo con attenzione* I i [b] Maraviglio/o. . . . , (SECONDO. 33 • mici II dcfio di falvarti A' prieghi invia, Già ti concede Armida . Ella m' La libertà ti donaT altra non chiede lei palefi Emenda al tuo fallir , che a
Chi ti fottraffe a' moftri , e s' altro teco
Si afconde in quefta Reggia . Il fua defio Appaga alfin Tari. Ah Principerà! Armida i.^ Mal conofce Tancredi . E' de' tiranni
Ouefto lo ftil , vendono i doni a prezzo
) Deir innocenz' altrui
Erm. Deh , fe non curi
II viver tuo pietade 1 ,
>? Abbi di me. Tari. Ma qual pietade? Ingrata
Io ti vivrei , fe più vivefli . Io vedo»
ti deggio; Quant* oprarti per me , quanto Ma d' altra fiamm' accefo Che poffo fare? Ah lafcia,o Principeffa»
Lafcia , eh' io mora
Erm. Oh Dio ! Cosi non dir. E qui raminga, e fola
Deggio reftar ! Nacqui infelice ....
^ i Taf). Afcolta :
Se concedeva il Cielo
corti i giorni a fenza difela [ Men me , Nò, non ti avrei Jafciato
Della forte in balìa ; ma che poQb io
In quefto flato ? Ah prendi
Quefta gemma , e in mio nome a Bocm.ondo
Vanne, n;irra i miei cafi : a lui domanda B I Per ,
5+ ATTO I Per te fopcorfo ; eì di riporti in foglio I Forfè non fdegnerà . Qiiefto foggiorno Deh lafcia o Principelfa , , A più fereno Ciel.... Ma chi riapre
Queir orrida prigion ! [a] SCENA VIIL
Ubaldo y e detti , ^ Uè. ^ 1 ^ Ancredi , andiamo, Tayj. JL Come ancor qui? Io già lafciai Ri.
Pronto a partir, [ n:iklo Ah! Ch' ei rivide Armida,
E dagli incanti , e da quel volto aftretto, Del pentimento ifteffo A pentirfi tornò. L'ultima prova
Tento con Dano allpr^ colto il momento
' • Scopriam lo feudo ei vi fi guarda , e vede
QusI di prima è diverfo , e in se già riede
Tati. Ed or ? Vb. Con Dano al varco pronto, Prelfo il lago n' attende ; un legno è E fol di noi r arrivo
Da lor s*afpettà .
Erm. Andiamo •
Ta>7, Ah sj , che ii7--CieIo Veglia chi tutto regge, E l'innocenza, e la virtù protegge.
Fra r orror di notte ofcura y E '1 furor del mare infido,
Più trovar non crede il lido^
Si confonde il buon nocchier. Fra
[u] Udendo aprire ìì Carcere é , . . ,
SECONDO. 3$ amico Ma fi vede a un raggio Poi vicino a quelle Iponde Ch'ei confufo in mezzo all' onde Diipcrò di riveder. Pane. SCENA IX. Largo del rotondo , e ricco Edificio d'Armida, adorno d' infi«ico ordine di loggìc e por*
te d'ingreflb , circondato dalle acque del la- go, eoa palifcheriTio pronto per la parten» za di Rinaldo Rinaldo^ e Vano. [do^ i?/»."r? Non giungono ancor Tancredì,e Ubai*
i ^ Il luogo è quefto pur, è quefto il legno^ Ch'ex ne accennò! Qualche fventura Dan, Io lodo
L'intoleranza tua ; ma il tempo, o Prence^ E' men veloce alfine
Dell'umano penfiero% Or fi è divifo
Ubaldo, e qui fiam giunti appena • alfine
Vincer dovea gì' intrighi , e inoflervato
Condurfi a noi , ne ruinar V imprefa
Per un breve momento •
R!n. E' ver , ma tèmo.
Chi sa , potrebbe forfè
Accorta della fuga ... Ah quali grida . • c Egli è Ubaldo, che vieni Dan. No: giunge Armida. SCENA X.
v/frmlda , e detti •^'•T^Ove corri Rinaldo. Ah ferma! Ah fenti.
tX-^ Dunque mi lafci ?
B 6 . Dan. . .
36 ATTO I>an. ( Andiamo, (a) Non mancherà ad Ubaldo
Altra via di falvarfi . ] ^rm. Ah perchè tanto Sdegno con me? Forfè quell'odio è peat D'averti amato? Ah fe la colpa è quefla Son rea., lo vedo, e al par dimefeireo
I Tu fteflb ancor • .
Rin. Armida oh Dio ! • • I ìDart. Rinaldo. ( ) (^)
Rw. ( Pochi accenti . (c) Dan. Ah, ch'io (d) ( temo. ) Rtn. Alto dovere
I Mi chiama altróve , io fecondar lo dcggio,
Così prefcrive il Ciel . L'Italia , il Duce I
l< L'armi, la gloria , i Genitori , e tutto
: Mi allontanan da te: Più che non credi
Di te mi duole, fi non è fdegno il mio, I ' I Che mi aftringe a partir.Entrambi errammo, II pentimento entrambi I ì Ci affolva del fallir.
' Dan. ( Bafia Rinaldo . [e]
qui giungon gli amici . ; Ne ) ÌRin. Si parta alfin ... '\^rm. Tu mi abbandoni? Oh Dio!
Senza volgermi un guardo , o dirmi addio? j
I Lafcia almen ch'io ti fegua , in vefte umile il'* Raccorcerò le chiome, e qual tua fsrva
' fa] Piano a PJnaìdo . [b] Piano a Rm. [c] Plano aDA?ìo. [d] Piano a Rinaldo*
. \ rj Piano a Rin^^ido . , SECONDO. ,37
Ti feguirò : fra i tuoi trionfi avvinta, Preda me condurrai
Rlrj. Dano , che dici ? (a) Dan. E refti ancor dubbiofo
, E chiedi ancor configlio ? iR/w.(GiuftoCiel,deh mi aita in tal perlglio!)(^)
I ^rm. Penft, non parli , e non mi degni ingrata Neppeir d'un fguardo folo? Ove s'intefe I I Tirannia piii crudel? Giurava Tempio '
Coftanza in faccia mia : chiedeva fcufe Al mio tradito amor, r Rh. [ A quefti accenti Le magnanime idee d'onor, di lode j
Fuggon dal cor. ] Io...
Dan. ( Se piìi refti , tutto [e]
Perduto ai già della vittoria il frutto. ) Rirt. (Eccomi accinto.) Io già ti lafcio Armidat. Va, cediamo alla forte, Rimanti in pace, e come faggia alfine Gonfola il tuo dolor. Ah, tu non fai io Come mi ftia nel fen : quanto mi corti Quefta Eroica fortezza . Addio . Non lic<^
' A te meco venir. Vivi felice. •^rm. Vivi felice! Indegno, Perfido, traditore; e tu nafceftì
Neir Italo terreno ? Ah non lo credo ì Nè te Sofia produffe, e non fei nato Dall'Azio Sangue tu. Barbaro , infido, Il Caucafo gelato , o qualche Scoglio B 7 Ti [a] Rlvolgendofi a Dano. [b] Da se, (c) Piano a Rinaldo, . :?S ATTO
Ti ciiè la vita , e nelle felve Ircane
Te una Tigre allattò : Per quelli indegni
Un fulmine non vi è ? De' Numi in Cielo La giuftizia che fa? Ma quali Numi Io vò fognando! Ah! Che fon nomi vani,
O non curan di noi : L' inferno tutto
Svolgerò contro te . Vanne , nA penfa,
Che nudo fpirto , ed ombra Mi avrai fempre feguace, e la fra Tarmi
Godrò veder da mille colpi , e mille
PafiTarti il core, e dall'aperte vene Ufcir r anima rea: preffo a morire Udirti fpero ancora
Chiamarmi a nome , e farà tardi allora . [a'J Rìn. Ah che Toppreffe il duollMa Dano alfine
E* crudeltà . .^Dan. Debole a quefto fegno ii Non ti credeva . Io t' abbandono : addio,
Ferma. ..nò., .va. .a Che nero cafo è il mio! 1 Rin.
Gunrda chi lafcio {b) . . . afcolta. . . \c)
Rifolvermi non sò !
Deh fenti . . • amato bene {/]
Oh Dio ! • . . . non partirò .
A no !.. . Che difli . . . o pene i . .
Che barbaro dolor !
il Ah ! mi fi fpezza cor Fra tanti affanni. Dm.
(a) Sviene /opra un fajjo .
. (b) Dano , cbe fi volge fevero
(c) incamiua per feguir Dano , e poi fi fermuf. . . .
SECONDO. 39 Dan. Alfin giunge Tancredi. S G E N A XL e detti. Tancredi y Ubaldo y Erminia^ Rìn. Dio! Dan. \J Ma lode al Cielo Opportuni ^iungefte. Uh. Andiamo amici Dan. E Rinaldo qui refta? Tan. Come ? Erm. Perchè ? Dan, Vacilla in faccia a lei
Tan. Prence , deh qual viltà . . • [a)
Ub. Non più fi vada ... |
Rln. Ah , dura è pur della virtù la ftrada ! (^)i SCENA xir.
Rambaldo , ed ofrmtda [venuta .
R^wa.TP\l Rinaldo il partir^ Tamor fprezzato
Della Regina , e la fedel mia cura
Tutto mi fa fperar . Ecco fra T acque Già fugge il legno... E quale
Spettacolo funefto ! . . . Armida , o Stelle !
Come ha pieno di morte il volto! Ahforfci
Il dolore 1 opprefTel
%/Irìn. O Dio ! j
R^m. Ma torna . ' ' L'alma agli ufati uflìcj. Armida...
£ tu chi fèi ? . . • ^am. Mio ben. xArm.
(aj Prende per mano 'Rinaldo y che fi ferma
penfa y e poi parte dicendo, ih) Li ftegue , , . , . 40 ATTO
•/irm. Fuggi crudel dagli occhi mici . (a) Ram. Or non conviene un duolo
Difperato irritar , nè abbandonarla k In quefto Rato.
\i/frm. Oh Dei . . . Rinaldo . . * (è) Ram. Armida
Già Rinaldo parti. Deh mira il legnoi...
Léym. Dunque partì r indegno ! Ed ha potuto
Me qui lafciare . Ah eh' io dovea neirempio
Incrudelir , quando fortun' amica
Mi aprì la via : pietà funefta allora Che or tanto cofta me. Mifer' Armida!
Che ti giovar le tante Arti Teflale alfin? Quefta bellezza Che ti giovò? Dono infelice, e vano
Di natura , c d' amore , io ti vifiuto Ah no! pera Rinaldo, e fe può nulla La mia beltà negletta
Tutta fi adopri ; e la mercè fia quefta Del troncator dell' efecrabil teda Odio, furor, difpetto,
Dolor , rimorfo , e fdegno, Vengon nel punto eftremo
Tutti a fquarcìarmi il petto : Ardo, deliro, e fremo, Ho cento fmanie al cor.
Udite , o furie udite , Vi muova il mio tormento. A vendicar vcHiite Il mio tradito amor , Ec-
Rìcomfcsndolo . (b) Sorge. ) SECONDO, 41 Ecco Alerro, e Megera. Ecco le faci
Scuoter fanguigne! Udirò i prieghi miei
Ecco i fegni funefti : il Ciel fi ofcura! {a
Il fuol vacilla , e niugge
I L'inferno fotto i piè . . . Vadafi E queft Reggia de'miei contenti, or degli affann
^ Monumento crude! Pera , ruini , [b)
Arda , in cener fi fciolga. {c) Il carro ufato
Deh recatemi, o Furie : Andiam Rambaldo,
E fi punifca il traditor : tu fai Quanto per quell'indegno
Fece il mio amore. Or che farà Io fdegno.[^]
Fine deW ^tto IL
AT-
[a] Si vede ofcurato il Cielo da fpejfe nubt;
trema la terra ^ e s'empie d^ una folta ca»
ligine la Scena ^ la quale di quando in qnanto viene diradata dall'* interrotto la^ me di lampi ^ feguiti da tuoni: s'odono trai muggire del vento improvifo urli ^ rumo<- re , e fpaventevoli voci . [b] Cade la Reggia , e re/la un orrido defo^ lato piano fra le acque del lago dalle cui ruine [organo continue fiamme . [c] Si vede da terra forgere un Carro tira* to da Draghi ciati . {dj Armida fa le il carro feguita da Ram^ baldo. , . .
^2. ATTO IIL SCENA 1.
Spi fra le cui acque in lontano fi vegga la (ìtua« zione ancor fumante , ove era il maeftofo palazzo di Armida JRhialdo j Tancredi^ VbaUo.^ Vano , ed Er* Guerrieri del minia , ìndifeguUo dì Campo di Goffredo. Rin. ^^Ome! Dunque si breve V-^ Era il tragitto ? • . • Tan. Si. (a) Vedi fra Tacque ancor fumante? I Quel rozzo fcoglio \R!n. Il vedo ÌTati. Là , deir indegna Maga ! La maggione forgeva. ÌRin. E agli occhi miei Comeapparìa diverfo? A me fembrava I EiTer fra 1' Ocean , ch' ivi d'albergo Fra quelle di Fortuna una ridente Ifoletta ci fufle. iZ5-*yo Opra d' incanti Era ciò , che vedetti , il noftro Campo non è la lelva è quefta, ! Qiiindi lungi ; Che fuperar tu dei • (ù) (s) Accennando nel lago un eminente fcoglt^y da cut ferga del fumo. (bj ^Accenna il hfco . . . TERZO. 43 Uh. Del Duce ? . . . (^} Z») • Eryn^ E quefto ( Stuolo d' armiìti ì Ub. Il Duce a noi T invia (e) I Leggi quelche a me fcrive. Erm. O Ciel, che fia ! armati Rin. ^mìco {4} ^rmt ^ ed Preffo il bofco v invio: preferito è In CieÌQ Di Rinaldo al valore Dì recider la felva ; alcun mi rechi i Del [no arrivo rannun^jo. Io più non fono Og^i [degnato: e a lui l\rror perdono» Goffredo, Ah qual mi detta quefto del Duce Nuova fiamma nel fen , Lìeio foglio . Tan. Tu fteflb Ubaldo, d Campo Vanne, reca Tavvifo. Vb. Io.... Rin. Senti : al Duce Dì 5 che pentito , a luì Ritornerò, che del perdono indegno Non mi vedrà , che in quefto punto ifleffo Verfo il bofco m'invio, che tutto eiTiendo Le paflate follìe . • . Vb. Non pili t' intendo • Parte . SCE- [a] o4d una Guardia , che gli prefenta una lettera • [b] Vedendo con: par ire uno [quadrone di Sol• dati . [c] Rinaldo^ che prende il [cglio. [dj Legge • . . . , . . 44 ATTO S C E N A IL Rinaldo^ Tancredi ^ Dano j ed Erminia. Dan. nr^Ogliam'grindugj. Rln. X Eccomi . . • Tan. Afcolta > o Prence Pria di partir; che di te prima invano Qiiefta imprefa tentai . Sono a me noti Della felva i portenti. Accefo foco D' argine in guila il paffo Ti arreftèrà con cento armati,. e cento. Pafla fra lor , che nè V ardor , nè V armi TMmpediran la via. Notte, e tempeda T* ingombrerà d'orror ; ma prefto il giorno Qual pria farà ritorno. Rm. Altro vi refta Nella felv' a veder ? Tan. Umano fpirto Agli alberi da vita, Stilla fangue da' tronchi ogni ferita è il potere, Dan. Degli incanti d'Ifmen , quefto aperta Ma non temer , che al tuo valore , Sarà la ftrada Rin. Addio , qui m' attendete Dan. Teco all' imprefa .... Rln. Alcun non voglio , io fole N' andrò .... Tan. Permetti amico (Se tanto in te confidi) Che almen colà fra queir orror ti guidi Vieni ove onor ti chiama Vieni , combatti , e vinci : O qnan- . . . . TERZO. 4S O quanto un dì la fama Raoionerà di te ! (a) SCENA IIL Erminia , Dano , e poi Rambaldo . t>an. Tr?Cco il bramato iftantc , alfin già XLf [fgombro Si vedrà dagl'incanti il bofco^eineflb Legni opportuni le Latine fchiere Avran pel gran cimento • . . Erm. Ah ! Qual rumore Di ripercofli acciari .... Dan. E' vero ! [é] E fugge Diffarmato un guerrier . . . • Erm. Dov'è? Dan. Rimira, Eccolo giunge • . * • chi falva « • « » Ram. Ah mi \j\ ^Dan. Oh Dio! Rambaldo ! . . . Indegno ! . . . [d) I Ram. Dano , pietà ? [e] Dan. Sorgi . (/) Ram. Infeguito I > Da Rinaldo^ e Tancredi, io fuggo, alfine Anch' io con voi , vò dell' error pentito Al Duce ritornar, I Dan. I [a] Parte con Rinaldo [b] Guardando verfo la Scena • [c] Frettolofo fen^a fpada , e volgendo/i di tanto in tanto [d] Sguaina la fpada. [e] S^ inginocchia . [f] Lo folkva . . . ; 4^ ATTO ] Pan, Quante in un giorno Felicità promette il Ciel ! Rambaldo Scaccia la tema . Armida Chi non fedufle ! . . . • . • \ Rani. Ah viene SCENA IV. Tancredi j e detti. Tan. A Nima rea . . • j Varj. ./jL Ferma TancrediV già paflati errori A Rambaldo perdona . Egli detefta I fuoi trafporti , e vuol . • • • i Tart. Non fi funefti IQiiefto felice dì, torna qual pria^ Io ti perdono, alla fmarrita via. Ram. O delitto ! O roflbr / 1 l Erm» Dimmi non lice , [^] Prence , veder le valorofe pruove I Di Rinaldo ? i Tan. Ei non vuol compagni all'opra, Tu pur Tudifti. Erm. Almen da lungi ... Tan. E dove? Dan. Là d'onde 5' erge in facile pendici Ineguale il terren , forfè potremo Veder non offervati. £rm. Andiamo amici. Tan. Andiamo . [b] Ram. O quante infieme [a] Tancredi • 9 [b] Parte Erminia , feguita da Tancredi , Dano^ . , TERZO. 47 Mi fi affollano in fcn cure mordaci ! Il perdono, l'onore, il pentimento, L'idea del mio delitto, il mio rolforej Vengono tutti a lacerarmi il core. L'onor tradito Nel folle ecceflb, Col fangue iftelfo Ricomprerò . Partc% SCENA V. Parte interna di ameno bofco , in cui vi fia un largo, che laici però vedere il reftante della fpaziofa felva . In mezzo fi veda il ! famofo mirto foltiffmio : con veduta di fiume, e ponte di oro , per cui fi entra nel divifato largo. RhaUo fola. QUefta è la felva? e dove è il fuoco ? E dove sfingi , i ? ^ Le mofiri Altro non miro in- [ torno ^ Che verdi piante , e placidi rufcelli Che invitano al cimento ; e ben fi vada (a) Il fiume alfin fi varchi {à} Qcome crefce Tortuofo il torrente, e il ponte aurato ' Seco ne porta al mar. . . . [c] Ma qaal foavc , Odor (^) JT' Ineamina uerfo il ponte * (b) Paiifa il ponte (c) // Porae cade nel Fiume dopo p^ffa^o Ri* naldo • 4S ATTO Odor poftan full' ale i venticelli ! Quai novelle fembianze il bofco piglia Al garrir degli augelli! [^] . . . O meraviglia! Tuttro feduce il cor... D'ogni cimento Ah ! Che forfè è peggior quefto, eh' io veggio Soave inganno , ed io reftar non deggio. Giufto Cielo , s' è ver che m'accendi Dell'ardore, Che fento nel core, Tu mi guida nel dubbio fentier. Ma che più tardo? E' ornai Colpa r indugio . [^] E fotto il ferro cada Quefto mirto [c] . . . Ah quai Ninfe Sorgono, oimè , da' tronchi «.•• e donde viene Quefto fuon ! . . • CORO. Torna pure al caro bene, Che t'afpetta in quefte piante, Non guerrier , ma torna amante, Le fue pene a confolar. (a) Si va fempre plh rljcbtarando P ombra del Bofco. (b) Si avvia verfo il mirto . (e) Mentre vuol ferire il mirto comparifco^ no varie Ninfe leggiadramente veflite , ciafcuna delle quali con in mano un iflvo* mento Muftcale , c al fu0n d$ mede/imi cantino il Coro, . TERZO. 4P Im. Qua! tumulto d'idee m'eccita in feno Quefta dolce armonia 1 Che grato oggetto! Che farà .... CORO. 0 Quefto Cielo 3 e quefto bofco, PGià finora ofcuro, e fofco, Or rivede un lieto afpetto , I tuoi paffi a fecondar* R/w. Ah fi vincan gr incanti, (a) E il feduttore Canto non s'oda.OlàlSgombrate [^] il varco Infidiofe larve a pafli miei Sperate forfè elTermi inciampo? Invano Vi opponete al mio brando , al mio valore. Cada la pianta . (e) SCENA VI. %/frm!da , e detto . H non ferir! t'arrefta, A' Paffami prima il core. Ti muova il mio dolore, Abbi di me pietà, R/n, ( Che inopportuno incontro . Armida! [Oh Dio! ) %^rm. Io pur ti veggo. Ah! Non volendo ancora Torni a chi fuggi . A che ne vieni ? Amante (a) Rffoluto . (bj ^AUe Ninfe , cl;e gli Impedifcono il paf" faggio al Mirto . (e) Nell'al'^aye il feno, il Mirto fi apre, f y? vede Armida , 50 ATTO Qui giungi , o pur nemico ? Il ricco ponte, il grato ! Ameno albergo, io qui per un nemico Preparato non ho, R/w. (Sogno, o fon defto ! E' qaefta%Armida, o p^^:c larva rimiro? Una ) E penfi , e taci ? Fori'e nemico ancor • • . . R/w. [ Non piti , del Duce Il comando fi efegua ] . . . [a] ^rm. Arreda i colpi [^] Non foffro oltraggio tal . Se vuoi crudele Troncar le piante , al braccio tuo qui mille N'offre lafelva. Ah! Solo al caro Mirto Perdoiii il ferro , e fe giammai provarti Amor per me ; fe tutto in feno eftin to Non hai Tantico ardor. Deh , non negarmi Quefto infelice don • . . R/?7. Va : le lufinghe 10 più non curo: il mirto al fuol ruini»o.« Ti opponi invan . %AYm. Ingrato: e ancor difprezzi 11 mio tenero amor? Volli di nuovo Tentar le ufate vie , crudel , ma vano E' già tutto con te; fi adopri alfine Il trattenuto fdegno; ah fe non fai, Che braccio [a] JT' Incamha al mirto , ed al!(a il per ferire . ed ai [b] Armida fi frappone a Rinaldo , tronco . ) T E R Z O. sr Che può fdegnata Armida , or Io vedrai . (a ih. Oh Dio ! Quai ftrani moftri Quale orribile fuon mi fcuote , (ù) e quale Caligine profonda il Ciel ricopre, (e) E tu temi Rinaldo! Ah non moftrarti Cosi vii.... {d) 0 CORO. Sconfigliato ! Ah fuggi! Ah parti, Che non refta aggiorni tuoi Scampo alcun , fe tu non vuoi Colla fuga i dì falvar. R/w. Ed io m'arredo! Ah qual viltà ! D'Invito Sian gr inciampi al cimento ^ e fe morire Debbo antor . (e) C 0 R Tu farai fra quefte felve, Preda or or di moftri , e belve, E non giova il folle ardire, Che il tuo fato ad affrettar . R/l7. iVe?/ (a) finire le parole Armida fparìfce , e fi vede tutta la felva iugombra dì mo/iri^ che fi fanno incontro a Rinaldo. (b) Si comincia a fentire il ritornello del Corg de^ moftri , (c) Si o/cura il Cielo ^ e lampeggia. (d) Fa verfi) il mirto. (e) Rifoluto dì recidere , e poi / arrefta al canto . , . . 51 A T T T5 X r. K . Rhì, E voi credete intanto L'opr' arreftar ! E fiamme , e armate fchier Moftri, belve, chimere Nulla potranno • e mi faprò fra voi Aprire il bel camiti noto agli Eroi, (a) Ecco cadérla pianta , ecco ritorna A ferenarfi il Ciel .... (h) Fuggon le larve Vinto è l'incanto 5 e tutto alfin difparve Compagni .... Eccoli .... E feco E' pur Rambaldo.... Ah/ L'empio... i SCENA Ultima. Tancredi , Rambaldo , Erminia , Dano , e detto Tan. |<^Mai pentito .(fai {c] Qpel Rambaldo non è . Prence tt Commune è il fallo , anch' io fedotto errai Ram. Ah perdona il mio trafporto. (d) ,Rin. Si: rammento anch'io Terror. (e) Tan. Ecco alfin fiam giunti in porto. Erm. E fra Tonde io refto ancor? Tan, Non temer, non ti abbandono . (/j Rin. A riporla m di fui -Trono, (g) Tuo compagno anch'io farò. Dan. Dunque n) Campo andiamo Amici. Tutti. C Code d' ore si felici \ Altro'fine.giorno aver non può* replicati (a) Si fi largo con la fpada ^ indi colpi vacilli^ e poi cada il mirto. (bj Si fgombrano le tenebre ^e torna la felvA nello flato naturale, (c) tA Rinaldo (d) ^ Rinaldo. (e) ^ Rambaldo. ^ATancredi. i(f; M Erminia. (g) -f