Brevi Note Sul Castello Di Casalborgone
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ASSOCIAZIONE TREBEA Le nostre ricerche A cura di Maria Grazia Maistrello Morgagni IL CASTELLO DI CASALBORGONE Il castello di C asalborgone nel 1850. Incisione F. Gonin L’attuale costruzione, nel contesto della storia millenaria di Casalborgone e dei signori che vi dominarono, è opera di secoli recenti. Così come oggi lo vediamo fu infatti costruito tra il 1640 e il 1658 dall’abate Tommaso unitamente a suo fratello il conte Pietro Luigi Broglia con il massimo sfarzo e senza badare a spese, a prezzo di debiti. Il loro padre, conte Mario Broglia aveva ottenuto nell’anno 1638 il feudo e castello di Casalborgone dalla “madama reale” Maria Cristina di Francia, reggente di Savoia, a saldo di un debito che casa Savoia aveva contratto con un componente della famiglia: il cardinale Broglia arcivescovo di Torino, ma soprattutto permutandolo con la sesta parte del castello e feudo di Agliè, ereditati dalla moglie Caterina dei conti San Martino d’Agliè che l’aveva lasciato vedovo con l’ingente patrimonio sin dall’anno 1629. In tal modo i beni della defunta Caterina tornavano nel patrimonio dei conti di San Martino e a Filippo San Martino di San Germano e d’Agliè, notoriamente molto vicino e illuminato consigliere di Maria Cristina, vedova del duca Vittorio Amedeo I di Savoia, con la quale diresse lo Stato sabaudo. 1 ASSOCIAZIONE TREBEA La riedificazione avvenne ampliando di tre parti l’antico nobile castello dei conti Radicati, trasformandone il centro, al rialzato, in un salone attorno al quale si sviluppano quattro appartamenti e altrettanti al piano superiore. Similmente furono distribuiti gli ambienti sotterranei e i sottotetti ove è ancora possibile vedere traccia delle mura merlate della turrita residenza dei Cocconato, conti Radicati, che fu raffigurata nelle decorazioni al di sotto dello splendido soffitto di legno intagliato unitamente agli stemmi della famiglia Broglia e consanguinei. Verso est, accanto alla torre che diverrà il campanile del luogo, fecero costruire le scuderie con tre fienili al di sopra. Caterina Maria Purpurato, da poco rimasta vedova nell’anno 1701, annotava su una copia della lista dei beni “elenco di tutto quanto mi spetta”. Su quell’elenco è citato: Vicino al campanile vi sono le nuove scuderie con tre fenere al di sopra, e attigue a quelle, verso mezzogiorno possiedo una casa continente tre stanze al piano di terra et altre tre di sopra col suo horto posto a levante di detta casa e scuderia .Nel 1840 la costruzione era semi diroccata e soltanto sul finire dell’800 i conti Broglia faranno chiudere i fienili ricavando l’edificio che ancor oggi si vede accanto al campanile. Nella seconda metà del XVIII secolo il conte Mario Domenico Broglia con la moglie Eleonora Cocconito fece intonacare e ornare splendidamente il castello e restaurare le mura. I Broglia di Francia, nell’anno 1777, mandarono tutti i ritratti del loro ramo per completare la galleria di famiglia nel castello di Casalborgone e altrettanto farà il maresciallo Broglia vendendo il suo palazzo a Torino. La loro residenza era il manifesto del loro prestigio sociale che culminerà con il conte Mario Ruffinotto Broglia, luogotenente generale di una divisione dell’armata al fianco di Carlo Alberto, re di Sardegna, duca di Savoia e principe di Piemonte, nella Guerra dell’Indipendenza. Il conte Broglia era stato nominato ministro della Guerra e Marina, ambasciatore in Russia e, nel 1848, fu fra i firmatari dello Statuto del Regno, la carta costituzionale del regno di Sardegna che resterà in vigore nel Regno d’Italia sino al 1947. Il castello di Casalborgone con i suoi giardini di delizie era nel massimo splendore e nessuno avrebbe presagito la rapida fine. I conti Broglia alternavano la residenza di Torino con la residenza nel castello di Casalborgone dove sono nati e morti molti dei loro figli che, con vari membri della famiglia, ancora riposano nel sepolcreto della chiesa di S. Maria Maddalena, anticamente cappella del castello. La famiglia dei conti Broglia di Casalborgone si estinse rapidamente alla fine del XIX secolo. L’ultimo discendente morì a Villa Nueva di Lima nel 1896. Il castello e il titolo di conte passarono, nell’anno 1902, a Ferdinando Morozzo della Rocca figlio della damigella Emilia Clementina Broglia.Morì senza eredi nell’anno 1969 e fu l’ultimo conte di Casalborgone. 2 ASSOCIAZIONE TREBEA Il “Leu” di Casalborgone con il castello prima e dopo la riedificazione dei conti Broglia. Affreschi del soffitto in una sala del castello di Casalborgone. Costruzione accanto al campanile con sullo sfondo il castello di Casalborgone. Illustrazione da C. Rovere Viaggio in Piemonte di paese in paese. 1840 3 ASSOCIAZIONE TREBEA Certo non è stato il castello il punto di partenza, sorto in tempi e luogo diversi dall’abitato, che alcuni manufatti del I° secolo d. C. rivelano sulle rive del torrente Leona in prossimità dell’attuale chiesa cimiteriale, antica parrocchia intitolata a S. Maria Trebea. Con il nome Trebledum è citato il villaggio confermato tra i possedimenti del vescovo di Vercelli in un privilegio dell’imperatore Ottone III dell’anno 999. Quando comparve per la prima volta in un documento dell’anno 1265 la denominazione Casale Bergonis, alcuni secoli erano già trascorsi anche dal primo insediamento abitativo sul colle – il “Leu”, termine dialettale dal latino “locus” - che nel nome proprio latinizzato rivela la lontana origine germanica dell’antico proprietario. La definizione “casale”, attribuita nel toponimo a molti piccoli centri rurali attestati sin dall’inizio dell’XI secolo, ci consente di supporre che l’abitato dell’antica Trebea, comprendente anche le proprietà di Bergo sul colle, prese ad essere chiamato da tale epoca Casale Bergonis. La citazione nei documenti del “castrum” Bergonis è di pochi anni successiva (1270), ma già da un noto documento per un mutuo, stipulato dal marchese di Monferrato con l’imperatore Federico II nell’anno 1224, si è a conoscenza dell’esistenza di un castello a Trebea, certamente già sul cucuzzolo ove ora si trova. Apparteneva per metà, con diritti di pedaggio e di albergaria, ai Cocconato, non sappiamo da quando. Questi intraprendenti e spregiudicati signori condividevano il territorio con i locali signori di Tribia (Trebea), detentori di diritti giurisdizionali. E’ questa l’ultima attestazione della presenza dei domini di Tribia, trasferitisi poi a Chieri. In una pergamena dell’anno 1277 compare la dicitura: in castro villa hominibus et possessionibus Castri Bergoni sive Trebee. I Cocconato sono ora detentori dell’intero Castrum Bergonis. Possiamo supporre che “castrum” e “villa” fossero ormai in perfetta simbiosi e che con il termine “castrum” si intendesse tutto l’abitato sulla sommità del colle, ove con l’imposizione dei signori e costretta dalle calamità, si stava accentrando la popolazione. In un documento dell’anno 1285 si fece chiaramente riferimento al solo castello , precisando che l’atto fu stipulato in castro superiori Castri Bergonis ovvero nel castello di Castel Bergone. L’epoca della costruzione del castello può presumibilmente essere anticipata, considerato che i Cocconato detentori di una metà del castello nel 1224, già dal 1148 si erano conquistati una posizione sociale molto elevata ottenendo incarichi di prestigio quali pares de curia del vescovo di Vercelli e 4 ASSOCIAZIONE TREBEA contemporaneamente vassalli del marchese di Monferrato, legati ai vescovi di Asti e al servizio del comune. Uberto Cocconato detto comes grassus è forse al seguito del marchese Guglielmo V in Oriente e certamente prese parte con Bonifacio I di Monferrato alla IV crociata. Nel secondo quarto del XIII secolo già stavano gettando le basi del consortile che reggeranno con il nome di signori e successivamente conti di Radicata. Il loro prestigio politico e la loro potenza alla guida del consortile ormai fittamente ramificato dalle aree collinari a est di Torino ai colli Monferrini, con controllo sul transito di uomini e merci lungo il percorso collinare da Asti a Torino, fu coronato con la costruzione del sepolcreto di famiglia nella prestigiosa canonica di Vezzolano, protetta da imperatori e vescovi. Isabella Malocelli e suo marito Enrico Cocconato fratello di Alemanno lì riposano, come scritto nel testamento che Isabella dettò in Casalborgone il 24 novembre 1320. Soltanto alcuni secoli più tardi i signori dell’hospicium de Radicata assumeranno la forma cognominiale “Radicati”. Dall’anno 1305 Guidone di Cocconato, signore di Casalborgone, già nominato vicario regio a Parma, è definito conte nei documenti ufficiali, titolo confermato dall’imperatore Enrico VII nell’anno 1310. Gli statuti compilati a Casalborgone nell’anno 1489 (certamente tratti da altri di epoca più antica) ci presentano il locus o villa accentrato attorno al castrum abitazione del signore. Il “locus” è circondato da spalda, spinate, batagliere e fossati alla cui guardia sono tenuti tutti i possidenti. Viene citata la porta pusterna e una porta nova, ovvero una presumibile aggiunta recente alle fortificazioni. La definizione castrum planum che s’incontra in taluni documenti può ritenersi riferita alla spianata disposta per le fortificazioni della villa, più tardi denominata receptum e successivamente “recinto”. Soltanto nei primi decenni del ‘500 gli homines recalcitranti accondiscesero e iniziarono a costruire le mura, ridimensionando in parte le pretese dei signori del luogo, che già dagli accordi stipulati con Alemanno di Cocconato nel 1270 avevano pattuito la produzione di due fornasate di mattoni l’anno da mettere in opera dove richiesto. Con maggiori dettagli la richiesta fu ribadita nell’anno 1470 e signori e uomini di Casalborgone si accordarono per murare ex novo il ricetto e per edificare una cortina difensiva provvista sulla cinta superiore di quattro e su quella inferiore cinque torri in muratura, munite di merli, idonee alla difesa con le armi da fuoco, per proteggere ricetto e villa (adempimento non ancora ottemperato quando nel 1489 furono compilati gli Statuti di Casalborgone). Quando cominceranno a prender forma le mura era ormai mutato il modo di guerreggiare e non vi era più esigenza difensiva né di costruire torri, salvo riparare 5 ASSOCIAZIONE TREBEA quelle esistenti parzialmente crollate.