La Traduzione Alla Prova Dell'eterolinguismo: Il Caso Dei Testi
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Alma Mater Studiorum – Università di Bologna in cotutela con Paris Ouest Nanterre La Défense DOTTORATO DI RICERCA IN Traduzione, Interpretazione e Interculturalità Ciclo XXVIII Settore Concorsuale di afferenza: 10/H1 - LINGUA, LETTERATURA E CULTURA FRANCESE Settore Scientifico disciplinare: L-LIN/04 - LINGUA E TRADUZIONE - LINGUA FRANCESE La traduzione alla prova dell’eterolinguismo: il caso dei testi letterari postcoloniali francofoni Presentata da: Chiara Denti Coordinatore Dottorato Relatore Prof.ssa Raffaella Baccolini Prof.ssa Licia Reggiani Relatore Prof. Christophe Mileschi Prof.ssa Lucia Quaquarelli Esame finale anno 2017 Indice Introduzione 1 I. Il corpus: istruzioni per l’uso I. 1 Quale nome? 5 I. 2 La maledizione francofona 18 I. 3 La trappola postcoloniale 52 I. 4 Quale corpus? 57 II. C’è bisogno di una nuova parola: l’eterolinguismo II. 1 Approssimazioni: una storia plurilingue 65 II. 2 Una parola fortunata 79 II. 3 L’impero risponde: l’eterolinguismo postcoloniale 86 II. 4 Un contro-immaginario eterolingue 105 III. La “messa in testo dell’eterolinguismo” 112 III. 1 L’eterolinguismo come messa in scena 119 III. 2 Il paratesto 121 III. 3 La glossa intratestuale 127 III. 4 La segnalazione 133 III. 5 L’eterolinguismo nel corpus 133 IV. Tradurre l’eterolinguismo 183 IV. 1 Il segno del traduttore 191 IV. 2 Dalla teoria alla pratica: cosa resta dell’eterolinguismo? 209 IV. 3 Conclusioni: (im)possibilità di una traduzione eterolingue 247 INTRODUZIONE In Maghreb pluriel, Abdelkébir Khatibi ha scritto che la «langue française n’est pas la langue française: elle est plus ou moins toutes les langues internes et externes qui la font et la défont»1. Sono parole, queste, capaci di mettere in discussione l’immagine convenzionale della lingua, vista saussurianamente come «una e indivisibile». Proprio tale visione viene contestata dai testi eterolingui che danno prova di una lingua stratificata, plurale e permeabile. Trasformando l’immagine della lingua, questi testi sollecitano un ripensamento della teoria e della pratica della traduzione. Di qui, la scelta di fare dell’eterolinguismo il centro della riflessione. Oggetto della tesi è l’analisi delle soluzioni adottate in traduzione per l’eterolinguismo nei romanzi postcoloniali francofoni. Se c’è un elemento, infatti, che contraddistingue l’insieme delle letterature postcoloniali è il fatto di collocarsi agli incroci tra le lingue, mettendo in atto forme di «langagement», per dirla con Lise Gauvin2. I testi postcoloniali sono fittamente connessi alla traduzione. Se è vero infatti, come afferma il teorico postcoloniale Robert Young, che «una colonia comincia come una traduzione, come la copia di un originale situato altrove»3 e che la traduzione è il marchio della condizione coloniale – poiché il colonizzato, derubato della propria lingua, si vede costretto a tradurre e a tradursi nella lingua del colono –, è altrettanto vero che la condizione postcoloniale trova nella traduzione un quadro concettuale più che mai pertinente. Basta richiamare alla memoria la famosa dichiarazione di Salman Rushdie che, facendo leva sull’etimologia latina del termine “traduzione”, definisce lo scrittore postcoloniale come un «uomo tradotto»4. Lo scrittore postcoloniale, ci dice Rushdie, è un «translated man», poiché è un soggetto che la violenza della Storia ha “portato di là”, ha “trasportato” da un paese all’altro, da una lingua all’altra: avendo attraversato confini nazionali e territoriali, frontiere linguistiche e culturali, si trova a vivere e a scrivere nello spazio della traduzione, a tradurre e a tradursi, a portare 1 Abdelkébir Khatibi, Maghreb pluriel, Denoël, Paris 1983, p. 188. 2 Lise Gauvin, Langagement. L’écrivain et la langue au Québec, Boréal, Montréal 2000. 3 Robert J. C. Young, Postcolonialism. A Very Short Introduction, (2003); [Introduzione al postcolonialismo, trad. it. di M. Mellino, Meltemi, Roma 2005, p. 166]. 4 Salman Rushdie, Imaginary Homelands. Essays and Criticism 1981-1991, (1991); [Patrie immaginarie, trad. it. di C. Di Carlo Mondadori, Milano 1994, p. 22]. insomma sulla pagina testi che sono già intra-tradotti. Il testo postcoloniale è così il luogo di una traduzione permanente, lo spazio in cui «la langue “maternelle” est à l’œuvre dans la langue étrangère»5, come osserva Abdélkebir Khatibi. Non è un caso dunque che il discorso critico si serva della traduzione come chiave di lettura privilegiata della scrittura postcoloniale, assumendola come proficuo modello interpretativo. Maria Tymoczko, per esempio, osserva come le letterature postcoloniali possano essere descritte ponendole in analogia con la traduzione; secondo la studiosa, infatti, in tali letterature è all’opera una forma di traduzione, non già a partire da un testo originale bensì da un sostrato culturale6. In maniera analoga, la nozione di traduzione è stata ripresa recentemente anche da Paul Bandia per descrivere la letteratura africana in lingue europee, che lui battezza significativamente con la locuzione di «writing as translation»7. Nelle pagine che seguiranno, non si tratterà tanto di indagare la scrittura postcoloniale alla luce della traduzione, quanto piuttosto di interrogare la traduzione dall’angolatura di tali scritture. Il corpus testuale che prenderemo in esame riunisce dieci romanzi, assieme alle rispettive traduzioni (e ritraduzioni) italiane e, quando disponibili, anche le versioni inglesi e spagnole. Riportiamo l’insieme dei testi in questa tabella: TESTI TRADOTTI IN TESTI TRADOTTI IN TESTI TRADOTTI IN TESTI DI PARTENZA ITALIANO INGLESE SPAGNOLO Florent Couau-Zotti, Si Claudia Ortenzi: Non sta la cour du mouton est al porco dire che l’ovile sale, ce n’est pas au è sporco, «B-Polar», cochon de le dire, 66thand2nd, Roma «Serpent noir», Le 2012. Serpent à plumes, Paris 2010. Ananda Devi, Pagli, Cristina Schiavone: Manuel Serrat Crespo: «Continents Noirs», Pagli/pazza, «Tusitala», Pagli, «Étnicos del Gallimard, Paris 2001. Ibis, Como 2004. bronce», Ediciones del Bronce, Barcelona 2002. 5 Abdelkébir Khatibi, Lettre-Préface, in Marc Gontard, La violence du texte. La littérature marocaine de langue française, L’Harmattan, Paris 1981, p. 8. 6 Maria Tymoczko, Post-colonial writing and literary translation, in Susan Bassnett e Harish Trivedi, Postcolonial Translation Theory and Practice, Routledge, London 1999, pp. 19-40. 7 Paul Bandia, African Europhone Literature and Writing as Translation: Some Ethical Issues, in Theo Hermans (a cura di), Translating Others 2, St Jerome, Manchester 2006, pp. 349-361. Fatou Diome, Le Maurizio Ferrara: Lulu Norman et Ros Manuel Serrat Crespo: En ventre de l’Atlantique, Sognando Maldini, Schwartz: The belly of un lugar del Atlántico, Editions Anne «L’altra riva», Edizioni the Atlantic, Serpent’s «Narrativa», Lumen, Carrière, Paris 2003. lavoro, Roma 2004. Tail, London 2006. Barcelona 2004. Fabienne Kanor, Lucia Quaquarelli: D’eaux douces, D’acque dolci, «Griot», «Continents Noirs», Morellini, Milano 2005. Gallimard, Paris 2003. Fabienne Kanor, Licia Reggiani: Humus, Humus, «Continents «Griot», Morellini, Noirs», Gallimard, Milano 2009. Paris 2006. Alain Mabanckou, Martina Cardelli: Verre Helen Stevenson: Mireia Porta i Arnau: Vaso Verre Cassé, «Points», Cassé, «Griot», Broken glass, roto, «Alfaneque», Alpha Seuil, Paris 2006. Morellini, Milano 2008. Serpent’s Tail, London Decay, Barcelona 2007. 2009. Daniele Petruccioli: Pezzi di vetro, «Bazar», 66thand2nd, Roma 2015. Patrice Nganang, Giusy Cutrì: Tempi da Amy Baram Reid: Dog Manuel Serrat Crespo: Temps de chien, Cane, Tirrenia Days, «CARAF Tiempo de perro, «Casa «Fiction française», Le Stampatori, Torino Books», University of África», El Aleph Editores, Serpent à plumes, 2008. Virginia Press, Barcelona 2010. Paris 2001. Charlottesville and London 2006. Gisèle Pineau, Chair Gaia Panfili: Fuoco, C. Dickson: Devil’s Piment, «Dal mondo. I leoni», dance, «European e/o, Roma 2004. Women Writers», Mercure de France, University of Paris 2002. Nebraska Press, Lincoln 2006. Audrey Pulvar, Antonella Belli: Io, L’enfant-bois, Mercure albero, «Griot», de France, Paris 2004. Morellini, Milano 2006. Abdourahaman Antonella Belli: Transit, David et Nicole Ball: Waberi, Transit, «Griot», Morellini, Transit, «Global «Continents Noirs», Milano 2005. African Voices», Gallimard, Paris 2003. Indiana University Press, Indiana 2012. Prima di addentrarci nell’analisi testuale, ci concentreremo su alcune questioni terminologiche. In un primo momento, ci occuperemo di chiarire le ragioni per cui abbiamo scelto, per denominare il nostro corpus, le controverse definizioni di “francofono” e “postcoloniale”. Si tratta di una precisazione necessaria e ineludibile, per il semplice fatto che ogni scelta terminologica produce rappresentazioni ideologicamente connotate, e non può perciò esser mai neutrale. Nel nostro caso, una tale riflessione è ancor più ineliminabile in quanto stiamo mettendo in gioco termini aspramente criticati dagli scrittori stessi che ne hanno avvertito i pericoli e la portata ghettizzante. L’altro termine che sarà oggetto di approfondimento, e di cui ci preoccuperemo di giustificare l’impiego, è naturalmente quello di “eterolinguismo”. Indagheremo dapprima le ragioni che hanno spinto Rainier Grutman a contribuire alla proliferazione terminologica in un campo già affollato di molti altri termini, in parte sovrapponibili, come “plurilinguismo”, “multilinguismo”, “bilinguismo” e altri ancora –, coniando tale neologismo nel 1994 – per poi illustrare i motivi per cui esso occupa un posto di primo piano nel nostro lavoro.