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INUTILE aprile 2013, numero 53 Supplemento al #4205 di PressItalia.net, registrazione presso il Tribunale di Perugia #33 del 5 maggio 2006, pubblicazione trimestrale a cura di INUTILE » ASSOCIAZIONE CULTURALE la redazione leonardo azzolini, marco montanaro, nicolò porcelluzzi, alessandro romeo, matteo scandolin, tamara viola hanno collaborato francesca ballarini, fabio deotto, andrea maggiolo, gianluca nativo, andrea pomella correzioni elisa sottana copertina yuanyuan yang {yuanyuanyang.com} layout leonardo azzolini {leonardoazzolini.com} stampa Le Colibrì - Agenzia di stampa, Gubbio {[email protected]} abbonamenti rivistainutile.it/abbonarsi wild wild web rivistainutile.it twitter.com/inutileonline vimeo.com/inutile

Il presente opuscolo è diffuso sotto la disciplina della licenza CREATIVE COMMONS Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.5 Italia. La licenza integrale è disponibile a questo url: http://tinyurl.com/8g7sw5 3 editoriale 4 counselling gianluca nativo 7 via rinaldi 46, ninopoli francesca ballarini 10 quelli che sanno si salvano marco montanaro 16 : una storia di confini fabio deotto 24 micronarrativa andrea maggiolo editoriale C’è Gianluca Nativo col suo racconto in grado di sal- la redazione tare da qui a là senza farti mai fermare; c’è Francesca Ballarini con la sua Ninopoli, che c’ha fatto innamo- La copertina di questo numero è un arcobaleno per rare; c’è Marco Montanaro che ci ha fatto riflettere, noi e per voi: per quelli che sono stanchi e abbat- come sempre fa lui; c’è Fabio Deotto che cerca di tuti, la siamo andati a recuperare direttamente da metabolizzare lo scioglimento dei Mars Volta; c’è la Yuanyuan Yang, artista cinese che lavora a New York. Micronarrativa di Andrea Maggiolo, come sempre; L’abbiamo scelta perché abbiamo bisogno di quell’ar- c’è Andrea Pomella che si fa torturare dalle nostre cobaleno, noi e voi: e perché per racchiudere i pezzi domande riguardo quell’argomento tabù che sono i di questo numero nient’altro ci è sembrato migliore. soldi nel mondo editoriale.

E c’è l’arcobaleno. Di altro, non avete bisogno. E neanche noi.

3 counselling annoiati, come me, e invece niente. di gianluca nativo Avevo pensato di cambiare aria ma mi stancava l’i- dea di girare da solo. Bastava che mi mettessi in un angolo, loro avrebbero fatto i loro giochi. Come erano ingenui. Era bastata quell’aria da biri- Ci avevo fatto una certa abitudine. chino a fargli perdere la testa. Come si fa a entusia- A casa mia, a pranzo e a cena, mi metto a capotavola smarsi per un tipo così? Prendeva in giro, era ovvio. di fronte a mio padre e li lascio ricoprirsi di tutte Quel Valerio non mi ha mai suggerito niente, se non le loro chiacchiere, insieme al notiziario delle otto; che voleva fare il furbetto. In fondo nella comitiva di mangiamo puntuali noi. Veronica eravamo tutti bravi ragazzi di provincia ed E se mia madre ogni tanto mi chiede qualcosa era facile fare l’uomo di mondo. Raccontava di una rispondo sbrigativo, con la testa. scopata fatta su un campanile in Puglia, e Veronica Quanto la odio quando mi chiede se qualcosa non va. subito a dargli una spinta sulla spalla, maliziosa e Non ci mette il giusto impegno, sottolinea lo sforzo felice, ché in fondo era contenta che un tipo così si della domanda. È debole lei. Vorrebbe fare la madre fosse aggiunto alla sua cerchia. comprensiva ma chissà perché non ci riesce e allora Inutile dirlo, tra me e Valerio non è che ci fosse tanto diventa brusca, cattiva. Ma le mamme sono sem- feeling. Lui sapeva che non avrei fatto il suo gioco. E pre innamorate un po’ dei loro figli, e lo vedo ogni sono convinto che mi temeva, potevo smentire le sue volta che fa finta di non guardarmi quando sta per pagliacciate quando volevo. affrontare una discussione – s’imbarazza – o quando Per non parlare della sua Punto tutta impolverata è felice nel vedermi ridere. che faceva tanto on the road... ci aveva girato il Ma non la rimprovero. Non mi piace dare lezioni ai mondo a sentirlo. miei, però so come prenderla. Un giorno mi ringra- Eppure a infastidirmi era il modo in cui tutti si zierà. facevano prendere in giro. Prima o poi si sarebbero Mi annoio, ultimamente. Non riesco a stare al passo

4 con il tempo. Quest’anno non posso credere che dopo è iscritta a medicina, e ogni volta che torna è sia già ricominciato il campionato. Non è possibile. sempre più felice di prima. Senza troppo scalpore, È stressante. Senza che me ne accorgessi la domenica come una cosa naturale. già è tutto un clima pre-partita, coprifuoco e urla a Così bisognerebbe fare. Meno chiacchiere. squarciare i quartieri. Quest’estate forse non è ser- Mio zio è morto due mesi fa. Il fratello di mia nonna, vita a un cazzo. più di ottantacinque anni e un corpo talmente pieno Fortuna che domenica prossima c’è la pausa per la di metastasi che la morte ce l’aveva scritta in fronte. Nazionale; ci vuole una certa predisposizione d’a- E lo sapeva. Era abbastanza lucido da riconoscere nimo anche per il campionato. che quella doveva essere l’ultima settimana della sua Mi devo tenere pronto per l’autunno. Belle le mezze vita. stagioni. Credo che un segno dell’armonia del mondo Ha quattro figli e parecchi nipoti, eppure davanti a sia la loro durata; quando una inizia ad abbando- tutti non si è mostrato debole, anzi, faceva il simpa- narci, l’inizio dell’altra si annuncia sempre con la tico, ci rideva su, per quanto poteva. stessa carica di sorpresa. Tutti che non vedono l’ora Mia sorella doveva seguire mio padre al ristorante di infilarsi il pulloverino di filo. Le prime piogge a e ubbidire, disse in una specie di benedizione, mio sorprenderci goffi nell’usare l’ombrello. fratello avrebbe accumulato soldi a palate, mentre Non ho ancora buoni propositi per l’inverno. Eppure io… ma non riusciva a trovarmi. Mi ero infatti quasi d’estate si è soliti farne. Ma quest’anno… non mi va nascosto dietro le spalle di mio padre. Quando mi di vedere nessuno. Peccato che non ho le palle di feci vedere credevo non mi avrebbe riconosciuto – la cercare un lavoro e andarmene così su due piedi in maggior parte dei miei parenti a stento ricorda il mio un’altra città. Perché è solo questione di palle, nulla nome – e invece fece gli occhi lucidi, gli riapparve mi trattiene. il countdown sopra la sua testa, e mi disse, con un Dovrei fare come Lucrezia. Quella sì che è in gamba. italiano forzato ma solenne. Finisce la scuola, si trova un lavoro in Spagna e l’anno “Non dargli retta. Goditi la vita”.

5 L’ho detto anche alla mia analista, quella grassona. Che poi non lo è esattamente, è una counsellor, così si fanno chiamare, una da volontariato, mi ci ha costretto Sandra ad andare. Sandra ha detto che dovrei farmi una scopata. Ma lei non si sarebbe fatta avanti stavolta. Che poi non intendeva scopata nel senso stretto, anche un gelato qualora ne avessi voglia. Un viaggio, concluse. Ieri ho trovato un volo low-cost per Oslo. Ma non so se ci vado. Non è che mi faccio dare lezioni di vita così, su due piedi.

Si è da poco laureato in lettere, non in psicologia, ma ha avuto modo di avere a che fare con un counsellor. Aveva un po’ di nostalgia di quelle sedute. Al momento tenta di scrivere un romanzo.

6 via rinaldi 46, ninopoli dei fiori per-nulla-stencil, e di fuori delle foglie ver- di francesca ballarini dissime e mai finite, in un balconcino prima grigio che s’affacciava su un parcheggio altrettanto grigio. C’era passato tanto fiume d’amicizia dentro, e di 18 anni fa vivevo in questa città. gioia, pura, adolescente (“che comincia a crescere”) e Per 10 anni ho vissuto in una casa, in questa città, che pulita. E pure i dolori, che cominci a conoscere. se penso alla felicità abitata penso a quelle mura, e le Poi finì, poi dovemmo lasciarla, con le foglie lasciate mura in realtà non c’erano. Ogni volta, di fronte alle a metà, il non-stencil sulla porta, i bauli da rifare, i persone vicine a me – le presenti sempre, le andate, le poster attaccati con lo scotch dipinti da mia sorella nuove – penso se sono passate o no in quelle stanze, per scenografare il mio compleanno dei 13 anni. come fossero stanze del mio cuore ché per cono- Preso sottobraccio il gatto, siamo tornati alla casa scermi sarebbe stato bello fossero state camminate di sempre, io comunque lontana, a finire l’università da ognuno di loro. In Via Mura Occidentali 33. urbinate, e così via. Non ho voluto più parlare tanto di quella casa, per Era un porto allegro, di passaggio, senza vernice, ma quanto fitto era entrato dentro ogni istante, da cui di fiori freschi. Senza lampadari, ma coni di carta o non ci si poteva muovere, era stato come traslocare di stoffa che Grace aveva improvvisato. Un improv- dalla felicità, e questo a un cuore non si fa; anche viso fresco e infinito. fossi stata agli antipodi, il pensiero non era mai riu- Un non-lampadario in particolare – veramente scito a contenere quel distacco. Era un addio silen- brutto e per questo così amabile – era un foulard, zioso, un ritorno rimandato all’infinito. eredità degli anni ottanta, dalle stelle gialle fluore- Qualche anno fa son riuscita a passar lì sotto, senza scenti che spenzolava giù dal filo come i fantasmini cambiare strada per non vedere: sono entrata nel che si fingono ad Halloween. pianerottolo, col portone eccezionalmente aperto, Attorno ad alcuni stipiti delle porte avevamo dipinto ad annusare quell’odore di tappezzeria che ricordavo

7 così, e sentirmi quindicenne in quella felicità abitata, Un 2012 magmatico, fin quando, mentre sotto ribolle di quando fai gli scalini 3 a 3, e corri non si sa per quello che hai sempre sentito, arriva un piccone che dove non si sa per che. spacca la crosta ed ecco che fuoriesci ed esplodi. E macerie e spiegazioni che non si ascoltano. E fenici In questo ultimo anno, tornando da Parigi, sono dalle ceneri, e quelle cose lì. Una strada accidentata, cambiate tante cose. Sono cambiate, hanno girato pure dentro, lontana da Via Mura Occidentali 33, ma l’angolo, la boa, superato la linea d’ombra, non lo so; per riavvicinarsi proprio a lei. Difficile spiegare più un po’ come sei anni fa, via da Bordeaux, tornando di questo, se non hai già capito. sceglievo una “sliding door”. A dirla tutta, ogni volta che torno dalla Francia capita qualcosa che mi fa Così allo scadere dell’anno ho cercato casa. In que- curvare la strada (è difficile capire cos’è, ma dev’es- sta città, che fisica poteva essere anche altrove, ma sere strada). che fosse la ninopoli di bambina. Un improvviso che profumasse di fresco e infinito, senza pareti, una casa gialla per la felicità che immagini dentro, per sentire l’odore del mare pure da lontano.

E ho trovato lei, che gialla lo è per davvero, da sola, ma non sola. Sento il fiume che ci passa attraverso e ci riconosco il futuro, di quando il “rimandare all’in- finito” non ti appartiene più. Più.

Dopo essere uscita da quel portone, anni fa, a sen- tir di nascosto l’odore di tappezzeria in Via Mura Occidentali, avevo guardato in alto, al secondo

8 piano, e una finestra era aperta, abitata non so da chi, e il lampadario con le stelle fluorescenti era ancora lì, appeso storto alla lampadina.

Le cose, quelle che s’impregnano di vero e di tuo, aspettano sempre il tuo ritorno.

(Vi scrivo da Ninopoli, Via Rinaldi 46, prima pagina, e la prossima volta ve la racconto la mia casa gialla).

Francesca Ballarini, per brevità chiamata Nina (colpa del suo blog “Io & Nina” sinfo- nina.blogspot.com) è illustratrice e visual designer. Si occupa a tempo pieno di figure, e a tempo perso pure. In questo mare navi- ga e disegna i pesci che prende nella rete, e le conchiglie che la mareggiata le porta.

9 quelli che sanno si salvano desistito persino il Papa, è successo meno di un mese Due esistenze dismesse raccontate da Roberto Bolaño fa nel momento in cui scrivo. Questa guerra è fatta di di marco montanaro sopravvivenza fisica – mettere insieme il pranzo con la cena, si dice così? – e mentale. Quando avremo finito di preoccuparci di come smaltire i rifiuti mate- Per F., che ha compreso riali che produciamo, toccherà a quelli mentali (le (e per V., perché comprenda) informazioni, le chiacchiere, gli eventi, i tormentoni, le dichiarazioni a mezzo stampa). “Un poeta può sopportare di tutto. Il Se mi capita di scrivere meno – in giro dico abitual- che equivale a dire che un uomo può mente che non scrivo più – non è per quel fascino sopportare di tutto. Ma non è vero: sono che ho sempre subìto nei confronti di chi smette di poche le cose che un uomo può soppor- far qualcosa. C’è un libro di Ágota Kristóf in cui un tare. Sopportare veramente. Un poeta, immigrato con una storia complicatissima alle spalle invece, può sopportare di tutto. Siamo smette, a un certo punto, di fare due cose sempli- cresciuti con questa convinzione. Il cissime: aspettare una donna che non arriverà e primo enunciato è vero, ma conduce alla scrivere. Il libro si conclude con tre frasi: con due la rovina, alla follia, alla morte”. Kristof ci dice che Tobias si è sposato con una par- RB rucchiera che scopava per noia e che ci ha fatto dei figli (intuiamo che è felice) e con la terza, molto sem- Sono convinto che ci sia una guerra, là fuori, mentre plicemente, che non scrive più. “Non scrivo più”: con scrivo. Se mi concentro sento i fischi delle bombe e queste tre parole si conclude quel libro. le mitragliate. Diciamo pure che scrivo in uno dei Se non scrivo più, allora, è perché la guerra senza pochi momenti di calma concessi dalla guerra senza guerra bisogna pur combatterla. Le parole servono a guerra che sento di vivere. Diciamo anche che ha poco, forse a niente in questo momento. C’è anche il

10 fatto – una premessa di questa guerra – che le parole facendo opinione in favore dei tedeschi. Il direttore sono in conflitto con le immagini; avendo smesso di di un giornale collaborazionista contatta il nostro accompagnare le mie parole con la mia brutta faccia, Henri Simon Leprince e gli offre un incarico di pre- pare anche che le mie parole abbiano perso valore; stigio all’interno della microgalassia dei risentiti. Lui questo si vedrà; sappiate solo che questa introdu- ci pensa una notte (in quelle successive non dormirà zione è necessaria per comprendere quanto segue, o avrà gli incubi), comprende che nessuno gli ha mai cioè il racconto di due vite che ho trovato nel libro dato quel tipo d’importanza, infine rifiuta. Chiamate telefoniche di Roberto Bolaño . Adesso siamo in Spagna, a Girona, sul finire degli La prima vita si agita in Francia prima, durante e anni ’70. Arturo Belano è cileno, convive con una dopo la Seconda Guerra Mondiale. Henri Simon messicana. La coppia non attraversa un buon periodo. Leprince è un pessimo scrittore. “Scapolo, di Lei è fuori di testa, o forse sta solo male, in ogni caso mezz’età, abituato all’insuccesso”, pubblica poesie la coppia ha qualcosa di terribile che tiene lontano che nessuno legge su giornali altrettanto scono- qualsiasi straccio di amico dal loro appartamento, sciuti. Lui persevera. Arriva l’occupazione nazista e, a eccezione di tale Enrique Martìn. Quest’ultimo è a quanto pare, la società letteraria francese non ha un pessimo poeta che tenta di scrivere in spagnolo di meglio da fare che frantumarsi in microgalassie e in catalano, lingua con cui ha evidenti problemi che, in un modo o nell’altro, si riparano sotto due con la grammatica; per il resto, dice Belano, Enrique bandiere: quella della Resistenza e quella dei col- Martìn si limita copiare quel tipo di autori, uno su laborazionisti. C’è chi resiste in maniera blanda, tutti Miguel Hernàndez, che piacciono molto ai pes- chi in modo più aggressivo (per quanto possa esser simi poeti (“Hernàndez parla del e dal dolore, e i aggressivo un letterato), e così c’è chi è filonazista cattivi poeti generalmente soffrono come animali da con convinzione e chi decide, molto più umilmente, laboratorio, soprattutto durante la loro prolungata di cercare un posto al sole nella letteratura francese gioventù”), oltre a pubblicare le sue poesie su rivi-

11 ste che non vengono lette da nessuno. Ovviamente fondo si rifiutano con tutte le loro forze di accet- Enrique Martìn appare animato da una tenacia, dice tarlo. Hanno forse sentore che Leprince è rimasto sempre Belano, feroce e acritica. “Voleva essere un per molti anni nel “purgatorio delle pubblicazioni poeta”. Adesso tenete a mente questo: il nome della povere e di infima qualità e sanno che da lì non si rivista, di nessun successo, che Martìn fonda è Soga salva persona o animale o che si salvano solo quelli blanca, ovvero La corda bianca. che sono molto forti e brillanti e bestiali”.

Torniamo a Henri Leprince. Superato il delirio Molti anni dopo, Soga blanca non resisterà a una dell’avvicinamento ai collaborazionisti, lui continua prima fallimentare uscita né alle velleità del suo ide- a scrivere e, in un modo o nell’altro, finisce dalla atore. In compenso, Enrique Martìn e compagna parte dei letterati veri, o meglio, dalla parte della sono ben visti dalla messicana che sta con Arturo Resistenza. Comincia piano, con piccole scaramucce Belano. Le due coppie si frequentano. Si vedranno o attività di spionaggio; nel giro di poco tempo si per cinque volte, cinque cene, e in una di queste, con ritrova a scortare prigionieri e a liberare altri “resi- estremo e annoiato stupore di Belano (suscitando stenti”. Spesso accompagna e mette al sicuro degli invece la tenerezza delle due donne), Enrique Martìn scrittori veri e propri – quelli di Parigi, come si suol afferma di non scrivere più poesie – non parla di pes- dire. Alcuni lo riconoscono, altri gli chiedono se non sime poesie, o imitazioni, solo di poesie. Ha avuto abbia mai pubblicato qualcosa, in un primo tempo una promozione nella ditta in cui lavora sin da ado- gli chiedono qualche riferimento, ma quando lui cita lescente ed è convinto della scelta tanto da esibire i posti tristi in cui è apparso il suo nome, ecco che un sorriso del tipo “sono adulto, ho capito che per scatta il disinteresse, a volte la tristezza. Quando i godere l’arte non c’è bisogno di fare figure da scemo, letterati – cui Leprince ha salvato la vita – si conge- non c’è bisogno di scrivere né di strisciare”. dano da lui, la sensazione è quella di una “repulsione Durante un’altra cena Enrique Martìn dirà che desi- inclassificabile”. Sanno che è dalla loro parte, ma in dera un figlio, non solo per il figlio in sé quanto per

12 l’esperienza di portarlo in grembo per nove mesi gine, lui con la mancanza di un interesse puro per se come una donna. L’ultima volta che le coppie cene- stesso. Così parlano tutta la notte, solo l’indomani ranno insieme, l’ex poeta e compagna ammetteranno comprendendo che si sono innamorati, quando di scrivere insieme articoli di fantascienza per una Leprince sarà andato via. Comunque, si tratta di rivista da due soldi, articoli che scrivono dopo lun- un incontro determinante, per lui: funziona proprio ghe escursioni in luoghi d’avvistamento di ufo. Una così, del resto, ci sono persone importanti e altre settimana dopo questa cena, Belano e la messicana si determinanti, nella vita, e probabilmente per tutti lasciano definitivamente. noi sono soprattutto le seconde a cambiare il corso degli eventi. Nel 1943 Leprince conoscerà una donna. Prima, avrà perso il lavoro come giornalista e avrà salvato la pelle Ad ogni modo, per uno o due anni Belano perde a un critico che aveva avuto parole di fuoco per i suoi le tracce di Enrique Martìn. Siamo negli anni scritti e che, dopo il salvataggio, non riconoscerà ’80, lui vive da solo con una cagna e dei gatti. Un neppure Leprince. giorno riceve una lettera. Nella busta c’è l’invito a Leprince si domanda se non siano “la sua buona edu- un cocktail party per la presentazione del suo primo cazione, o il suo volto, o le sue letture i responsa- libro a Barcellona, a cui lui non è andato. Sul retro bili del rifiuto”. Scrive un poema di seicento versi sui dell’invito ci sono scritti dei numeri, si tratta di una tormenti e sul martirio dei poeti minori, comprende crittografia. C’è poi una mappa che indica il percorso di non essere un poeta minore e, privo di curiosità per raggiungere una grotta. Belano pensa subito a circa se stesso, brucia il poema, senza sperimentarsi Enrique Martìn. Nel giro di poco tempo riceve oltre. In un modo o nell’altro, come detto, finisce a un’altra lettera molto simile, c’è ancora un invito casa di una scrittrice francese, dove resta una e una con dei numeri e una mappa che completa la prima. sola notte. Devono avere una disperazione simile, Finché un giorno Enrique Martìn non va a trovare addosso, lei la cela con l’eleganza delle letterate pari- Belano. L’indirizzo glielo ha dato un cileno amico

13 o nemico comune. L’incontro è teso, Belano invita È ancora l’amico o nemico comune a dare le ultime Martìn a entrare. Martìn non vuol saperne, è lì per notizie circa Enrique Martìn a Belano: un giorno consegnare un plico a Belano. Anticipa ogni tipo l’ex compagna è entrata in libreria, non lo ha visto di supposizione: non sono poesie, specifica. Belano subito, è andata nel retro e lo ha trovato appeso a una conserverà il plico chiuso per qualche tempo. trave. Soga blanca. Per giorni Belano pensa ad almeno due improbabili ipotesi di omicidio, poi propende Per mesi le uniche informazioni su Enrique Martìn per il suicidio; sul muro della libreria Martìn aveva Belano le riceve dall’amico o nemico comune. Martìn segnato una serie di numeri simili a quelli delle due ha lasciato il lavoro alla ditta, ha aperto una libreria lettere ricevute da Belano. (che va molto bene) in cui ha assunto l’ex compagna dei tempi delle cene con Belano e la messicana. La Il giorno in cui decide di lasciare Girona e la casa in verità è che Martìn ci vive, in quella libreria, sul cui cui viveva da recluso con la cagna (i gatti li lascerà retro coltiva gelsomini, gigli, nontiscordardime. ai vicini), Arturo Belano apre il plico consegnatogli Dopo un po’ Belano riceve finalmente una lettera da Enrique Martìn. Dentro non c’è nessuna mappa da Enrique Martìn, una lettera confusa come una o messaggio cifrato, solo quelle poesie alla Miguel delle sue pessime poesie, in cui l’ex poeta o presunto Hernàndez che evidentemente Martìn non aveva tale parla di uno scrittore francese (autore di fanta- mai smesso di scrivere (“Hernàndez parla del e dal scienza, anche se Martìn, che scrive ancora per quella dolore, e i cattivi poeti generalmente soffrono come rivista di ufo, tiene a precisare che a lui non interessa animali da laboratorio, soprattutto durante la loro la fantascienza); questo scrittore francese avrebbe le prolungata gioventù”). Il racconto dalla viva voce di prove che gli extraterrestri sono tra noi e che con Belano si conclude invece con queste parole: “Quella molta probabilità gli stessi terrestri sono alieni. La notte non riuscii a dormire. Adesso toccava a me lettera si conclude con queste parole: “Quelli che fuggire”. sanno si salvano”.

14 Per la verità, la scrittrice parigina ci ha messo un po’ a nali. In un modo o nell’altro pensa di essersi guada- riconoscerlo. Aveva visto Leprince accanto a qualche gnato sul campo (aiutando e salvando altri letterati scrittore vero e doveva essersi chiesta cosa ci facesse durante la guerra) il diritto di continuare a scribac- lì uno con quella faccia, con quell’aspetto dimesso, chiare. Ogni tanto incontra gli scrittori di Parigi, da maggiordomo più che da letterato. Per la prima non molto spesso come avrebbe desiderato qualche volta allora Leprince si mette a nudo, parla delle sue anno prima, ma adesso lo riconoscono – non sem- frustrazioni, della sua esistenza da estraneo, sempli- pre – e qualcuno ha persino letto qualcosa di suo. cemente marginale. La scrittrice ci pensa un po’, poi In fondo, conclude Bolaño, per gli scrittori di Parigi espone con crudezza la sua opinione: qualcosa in lui “la presenza di Leprince, la sua fragilità, la sua spa- – il modo di parlare, la faccia, lo sguardo – provoca ventosa superiorità, ad alcuni serve da stimolo o da ripulsa. “La soluzione è evidente: deve scomparire, monito”. essere uno scrittore segreto, fare in modo che la sua letteratura non richiami il suo volto”. Una soluzione così puerile, per Leprince, da essere vera. Un consi- glio che comunque lui non seguirà. Il giorno dopo un’auto della Resistenza viene a prendere Leprince, la scrittrice piange, ma da sola, entrambi compren- dono di amarsi. Non si rivedranno più. Nel 1946 Leprince fa il maestro in un piccolo e sconosciuto paese della Francia settentrionale. Ha accettato la sua condizione di cattivo scrittore e sa che i bravi scrittori hanno bisogno di quelli cattivi come “scudieri o anche solo lettori”. Continua a Marco Montanaro fa parte della redazione scrivere, qualcosa pubblica su piccole riviste o gior- di inutile.

15 the mars volta: bisogno di più corde” spiegherà a carriera inoltrata). una storia di confini di fabio deotto Alle fine degli anni ‘80 a El Paso si è coagulata una sparuta quanto attiva nicchia di poeti, pittori, musi- cisti e artisti di strada, è qui che Omar conosce quelli Quella dei Mars Volta è la storia di un miracolo cre- che diventeranno i suoi compagni di band e di vita: ativo fiorito su una precaria linea di demarcazione , Julio Venegas, Jeremy Ward e Cedric tra generi e culture da sempre considerati inconcilia- Bixler-Zaval. È con loro che, dopo aver girato gli bili, un azzardo che per dodici anni ha frantumato Stati Uniti in autostop ed aver covato una pericolosa stilemi alimentandosi delle proprie stesse contraddi- dipendenza da oppiacei, il mingherlino e occhialuto zioni. Ma prima ancora di essere una storia di confini portoricano fonderà gli At The Drive-In. violati, quella dei Mars Volta è una storia di confine. Gli anni novanta sono appena entrati nel loro vivo, Il confine, a voler essere precisi, è quello tra Messico nel resto del continente le band grunge spuntano e Texas. El Paso è una metropoli aggrappata alle rive come funghi, i Nirvana stanno bruciando in fretta del Rio Grande, una sorta di oasi urbana circondata la loro candela e il punk comincia a mostrare i primi dal deserto texano e situata a uno sputo da Ciudad segni di resurrezione nei tour di Rancid e NOFX. A Juarez (per capirci, è il posto in cui Tarantino ha El Paso va in scena tutta un’altra pellicola, gli At The ambientato il casus belli di Kill Bill). La storia dei Drive-In stanno letteralmente riscrivendo la storia Mars Volta comincia qui, probabilmente in un del post-hardcore, e i loro concerti sono talmente pomeriggio del 1990, quando un ragazzino di quin- esplosivi e isterici da far sembrare Iggy Pop un dilet- dici anni di origini portoricane, Omar Rodríguez- tante ingessato. Ma il successo non basta, come non López lascia perdere lo studio del basso elettrico e bastano i tour, le recensioni, le interviste e le ton- imbraccia per la prima volta una chitarra (“Avevo nellate di crack ed eroina che Omar e Cedric dili-

16 gentemente assumono. Nel 2001 la band si scioglie. Un disco di fantascienza O forse sarebbe meglio dire che Omar e Cedric se Nell’estate del 2003 è difficile trovare persone che ne vanno. I due insieme lavorano bene, hanno quella abbiano apprezzato il primo, spiazzante lavoro dei forma di sintonia telepatica che nella musica è merce Mars Volta. Di De-Loused in The Comatorium si parla assai rara, hanno deciso che comunque vada a finire, da tempo, i fan degli At The Drive-In lo aspettano qualunque band fiorisca dalle ceneri, loro ne saranno da anni nella speranza che possa diluire un po’ dell’a- il fulcro creativo. maro che trattengono tra i denti dopo l’inspiegabile scioglimento che ha chiuso Mentre i fan cominciano il tour di Relationship of a disperarsi per lo sciogli- Command (ancora oggi con- mento degli ATDI, Omar e siderato un disco-miracolo Cedric chiamano a rapporto del post-hardcore). Poca i membri di un loro progetto gente è riuscita ad arrivare parallelo dub-reggae, i De in fondo ai 60 minuti di Facto, si inventano un nome De-Loused, tanti però hanno che combini la loro passione avuto l’occasione di vedere i per il cinema di Fellini e ragazzi di El Paso dal vivo quella per la fantascienza, e le reazioni non sono pro- e si chiudono in sala di prio entusiastiche. Capita di registrazione per registrare sentire persone che, a live un EP. I Mars Volta sono finito, liquidano l’esibizione appena nati. con un rassegnato “Si sono bolliti. Un’ora di live, tre canzoni in tutto e quaranta

17 minuti di improvvisazione di cui non si capiva una Il disco inizia con una breve intro in cui Venegas madonna di niente”. si è appena iniettato il mix letale, in sottofondo la Gli anni ’70 sono lontani, troppo lontani, la gente tastiera di Ikey Owens disegna il suono di un’ambu- non è più abituata ai concept , all’utilizzo smo- lanza, mentre la batteria di scandisce dato dei tre quarti o alla mutua presenza di bonghi quelle che sembrano le scariche di un defibrillatore. e chitarre saturate di delay, ed è ancora meno dispo- Comincia così la descrizione del viaggio di Venegas sta a vedere una band stravolgere canzoni fresche di attraverso il coma. Nelle nove canzoni che seguono, conio trasformandole in contorte suite da un quarto si srotola un intrico di situazioni talmente surreali d’ora l’una. Ci vuole un po’ perché il pubblico capisca e caleidoscopiche che al confronto l’Alice di Lewis cosa De-Loused effettivamente sia, ma quando accade Carrol sembra un film neo-realista sceneggiato da il successo di De-Loused diventa esplosivo. C’è chi lo un commercialista astemio. ascolta perché sa che quell’intrico di suoni e tempi dispari è stato miscelato da Rick Rubin, chi per Si tratta né più e né meno di un’opera letteraria (o improvvisarsi snob, chi invece l’ha comprato a sca- cinematografica, per certi versi), una storia scritta a tola chiusa perché ha saputo che ci hanno suonato dieci mani che dipinge l’intangibile panorama senso- e dei . riale che indugia tra la vita e la morte, chiamando in causa generi apparentemente inconciliabili. Mentre La realtà è che De-Loused in The Comatorium è un disco decine di band stanno voltando le spalle all’oriz- come non se ne sono mai ascoltati prima. Alla base zonte cercando di spremere un altro po’ di sangue c’è un concept fulminante: la storia di Julio Venegas, dalla generosa rapa degli anni ’80 (è il 2003, e da un poeta e artista di El Paso che dopo aver tentato il giorno all’altro tutti si sono riscoperti estimatori dei sucidio ingerendo morfina e veleno per ratti, finisce Joy Division), i Mars Volta fanno di tutto per uscire in coma, solo per svegliarsi sette giorni dopo e suici- dalla loro comfort zone, nella speranza di trovare una darsi lanciandosi da un cavalcavia nell’ora di punta. sedia abbastanza scomoda da scongiurare il rischio

18 di piaghe da decubito creativo. In soldoni questo Michael Ward viene trovato morto dal suo coin- vuol dire saccheggiare il blues di Jimi Hendrix, il quilino. E siccome la realtà spesso è molto meno dub dei De Facto, il punk della New York anni ‘80, il originale dell’arte che cerca di descriverla, Ward rock anni ’70 dei , il country e la salsa, finisce nella tomba all’età di 27 anni, per overdose, il prog dei , le sinfonie western di come una qualunque rock star. È così che, dopo aver Morricone, il post-hardcore degli At The Drive-In, passato una dozzina d’anni a consumare oppiacei lo sperimentalismo vocale di Björk, e poi ancora la pesanti, Omar e Cedric mollano il colpo e si danno psichedelia, il math rock, la fusion, il minimalismo una ripulita. Ma non è tanto l’addio alle droghe a acustico, e siccome è meglio non farsi mancare nulla, sottrarre benzina dal serbatoio creativo dei Mars andrà a finire che qualcuno sceglierà per loro l’eti- Volta, quanto la non calcolata assenza di Ward, vera chetta “emo”, genere che all’inizio degli anni 2000 e propria musa ispiratrice, nonché autore di alcune poteva ancora essere confuso con la musica decente. delle più geniali intuizioni sonore del primo disco. Ogni genere viene gettato nel calderone e va a per- dersi in un amalgama indistinguibile. Anche in que- Da lì in avanti, i Mars Volta imboccano senza indugi sto caso, nessun confine viene mai completamente la strada dello sperimentalismo, aggiungendo nuovi oltrepassato. strumenti e nuovi membri, e cominciando a pro- dursi dischi da soli. I live si fanno ancora più con- Un regista senza macchina da presa che odia fusionari e criptici, e se gli aficionados continuano le chitarre ad adorarli, il grande pubblico si allontana sempre Nonostante il successo del primo disco abbia già di più, al punto che nel 2006, mentre suonano a un assicurato ai Mars Volta uno stuolo di inflessi- festival al White River Amphitheatre di Auburn, bili seguaci, il declino della band è già cominciato. Washington, la gente in platea (in gran parte persone Nel maggio del 2003, un mese prima dell’uscita di che sono venute per vedere band molto più potabili De-Loused, quando il gruppo era già in tour, Jeremy come i Wolfmother) si spazientisce e comincia a lan-

19 ciare oggetti sul palco, tra cui alcune bottiglie piene Cedric si produce in acrobazie da contorsionista, di piscio. Omar passa metà dei live girato verso batterista e bassista, le sue mani volano sulla chitarra in totale L’ormai evidente incapacità di replicare il successo di autonomia e lui intanto scandisce pause e tempi. Più De-Loused non impensierisce minimamente i due lea- che un musicista, ormai, è un direttore d’orchestra. der della band. Dopotutto loro l’hanno sempre detto: Anche se, considerato come si comporta in studio, il “questa band non termine più corretto dovrebbe nemmeno sarebbe “regista”. esistere. Ci sarebbe da stupirsi se non Omar scrive i pezzi fallisse.” Come il in totale solitudine, protagonista del confrontandosi di loro primo concept tanto in tanto con album, i Mars Volta l’amico Cedric, saltellano sull’orlo quando è pronto del baratro, in un chiama in studio gli meraviglioso quanto altri membri, uno a inspiegabile equili- uno, e chiede loro brio, senza preoc- di incidere le pro- cuparsi di fare nulla prie parti senza aver per non finire in modo di ascoltare pezzi. Eppure la band sopravvive, Omar tiene salde quelle degli altri componenti, un po’ come farebbe le redini del baraccone e nei concerti diventa ormai un regista con i suoi attori. Roba che non si vedeva evidente che è lui a tenere in piedi la band. Mentre dai tempi di . “Una volta che i musicisti

20 hanno finito le singole parti, non permetto a nessuno La vera guerra di confine di entrare in studio finché il disco non viene pubbli- Certo, a sentire loro, i Mars Volta stanno combat- cato” spiega lui “Lo ascolteranno solo alla fine, come tendo una guerra con i propri strumenti, mezzi tutti gli altri fan.” Sulle riviste di mezzo mondo viene espressivi troppo concreti e limitati per veicolare descritto come uno dei migliori chitarristi viventi (o un’urgenza espressiva che appare ogni disco meno se non altro come il più creativo), ma a vederlo suo- contenibile. L’impressione reale, però, è che la band nare sembra che la chitarra sia per lui un intruso, un abbia sempre meno da dire. Dopo aver sfiorato il cane rabbioso da tenere buono a furia di riff isterici. numero massimo possibile di note compresse in una “Non mi sono mai considerato un chitarrista, e non sola battuta (la batteria di in certi mi è mai piaciuta la chitarra” dichiarerà alla rivista pezzi ricorda il frastuono di un frullatore), Omar e Guitar World poco dopo l’uscita di “Per Cedric provano a cambiare paradigma e nel 2009 questo ho sempre cercato di lottarci, distruggerla, mandano alle stampe Octahedron, un disco sostan- sporcarla aggiungendo effetti, o semplicemente cer- zialmente acustico, scoordinato, a tratti noioso, così care di farla suonare come qualsiasi altra cosa.” Anche poco energico che in alcuni punti viene il dubbio Cedric vive una contraddizione simile. Nel 2008, in che il duo Omar-Cedric abbia deciso di ridurre al un’intervista a The Aquarian Weekly, parlando della minimo le percussioni per sbarazzarsi delle frullate produzione di De-Loused, Cedric dichiarerà: “[Rick dell’ingestibile Pridgen. Rubin N.d.A.] ha questa tendenza a compiacere l’o- recchio dell’uomo comune. Io preferirei invece che Che qualcosa non funzioni è ormai chiaro, e non è lo pugnalassimo, quell’orecchio, perché se non lo fac- un caso se è proprio durante la promozione di que- ciamo, non arriveremo mai nel luogo dove la musica sto disco che comincia ad affacciarsi la possibilità di del futuro esiste.” una reunion degli At The Drive-In. Nel 2012, con un certo ritardo, la band pubblica quello che sarà il suo ultimo lavoro, Noctourniquet. Il disco è così

21 poco a fuoco che riesce a scontentare anche i fan I panni sporchi si lavano su Twitter più accaniti. Il nuovo batterista, , Nel frattempo, Omar Rodríguez-López, da tempo suona come se fosse nel garage di casa sua, a jam- impegnato in innumerevoli progetti paralleli (solo mare in un ensamble di sperimentale, andando con la band solista sforna qualcosa come sette dischi così a spezzare quella fluidità che aveva sempre con- all’anno), ha scoperto che fare il “regista” non gli piace traddistinto i Mars Volta. Per colpa sua, i 13 brani di più, vuole tornare ad essere il membro di una band Noctourniquet, già di per sé poco brillanti, diventano che non dipenda al 100% da lui. L’occasione arriva a tratti inascoltabili. Cedric vorrebbe che questo proprio durante lo striminzito tour di Noctourniquet, disco piantasse la bandiera di un nuovo genere musi- quando uno dei suoi innumerevoli progetti solisti cale, il “future punk”. Ascoltando Noctourniquet però finisce per trasformarsi in una band alternative-pop: si ha l’impressione che oltre a non aver più molto i . Il progetto assorbe talmente da dire, i Mars Volta abbiano già gettato la spugna. Omar da indurlo ad amputare il tour di Noctourniquet Quando nel giugno del 2012 il tour europeo arriva in per chiudersi in studio. Italia, l’impressione viene confermata. Durante l’ese- cuzione di The Widow, pezzo imprescindibile tratto Ormai è evidente a tutti: dopo 12 anni di esistenza, da , sul palco Omar suona composto i Mars Volta si trovano sullo stesso lettino di ospe- e annoiato, fissa il pubblico, alle sue spalle intanto dale dove il loro percorso creativo è iniziato. Questa Deantoni Parks fa il cazzo che gli pare, piazzando volta, però, non ci sarà nessun viaggio onirico, nes- controtempi e rullate senza senso in mezzo a quella sun concept album a indorare la pillola letale. A for- che dovrebbe essere una lisergica ballata dal sapore malizzare il suicidio ci pensa Cedric, che in un qual- morriconiano. Ormai è ufficiale: la lotta dei Mars siasi pomeriggio di gennaio, decide di singhiozzare Volta per superare i confini dello steccato musicale, su Twitter lo scioglimento ufficiale: che ai tempi di De-Loused sembrava già per metà “Le ho provate tutte per fare in modo che andas- vinta, è ferma a un punto morto. simo in tour, ma quello che ho ricevuto in cambio

22 sono i Bosnian Rainbows. E allora, cosa dovrei fare? Difficile capire perché. Forse lo scioglimento è un Fingere di essere una casalinga progressive che non altro confine su cui si divertono a indugiare. O forse, ha problemi nel vedere il suo compagno scoparsi come l’imperituro Julio Venegas, aspettano solo di altre band? No. È finita.” risvegliarsi all’obitorio.

Pochi giorni di attesa e Omar risponde. È pacato, sereno, apre già alla possibilità di una reunion, come un santone che non è più abituato ad azzuffarsi nelle piazze terrene, fa sapere che “finché c’è positività” lui collaborerà con chiunque lo voglia.

Finisce così, tra un tweet al vetriolo e un’alzata di spalle, la storia dei Mars Volta. Siamo ancora a El Paso, dove sia i Bosnian Rainbows che gli Anywhere (il nuovo progetto di Cedric), si apprestano a sfor- Nato nel 1982 nella parte più grigioverde nare il disco di debutto. Quello che doveva essere un della Brianza, Fabio Deotto ha una laurea in litigio da divorzio, però, si è concluso come un bistic- biotecnologie che usa impropriamente per cio da nozze d’argento. A differenza di tutte le band accalappiare lavori precari come giornalista che hanno fatto la storia del rock, questa volta non ci freelance e traduttore. Nel tempo libero pic- sono di mezzo chitarre sfondate, mogli rubate, trip chia le pelli in una band progressive-punk, andati a male, pozze di vomito e legioni di avvocati. gli Ul Qoma. Nel tempo liberato, invece, I due ragazzi di El Paso sembrano essersi chiusi in scrive. Segretamente, progetta una rivolu- cameretta a smaltire la rabbia. zione anarchica docile ispirata ai cazzotti di Tolstoj e all’altruismo di Max Stirner.

23 micronarrativa Toni, vigile urbano, dice ai turisti: “Roma è una giun- di andrea maggiolo gla, in tanti si perdono”. Ma non è il traffico. Pensa al figlio, eroinomane, morto nel ’90.

Massimo, turista a San Paolo, Brasile, ha una paura Orazio, traslocatore, ex rapinatore, 5 anni a Rebibbia, infinita di tutti quelli che incrocia per strada. Il pros- non ha un momento libero. Lavora un sacco, tutti gli simo viaggio lo farà in Islanda. dicono di sì al primo preventivo.

Michela, portalettere, ormai divide il mondo in due: I suoi avevano una macelleria sul lungomare. Lei ha chi ha paura della posta (bollette, fisco) e chi l’aspetta aperto una gelateria su in montagna. “Sono viva solo con ansia (pochi innamorati). quando sono fuori luogo” dice Simona.

Smette di provare ad addormentarsi alle 5 di mattina, Senza dire nulla ai figli Pio ha usato 50.000€ della alle prime ombre chiare. Donald, ex agente della CIA liquidazione per comprare un monolocale a Piera, la ora in pensione, è al capolinea. prostituta che frequenta dal 1976.

Si è presentata in ospedale ieri. Non ricorda nemme- Carlo è sommelier in un ristorante italiano in Finlan- no il suo nome. Ripete agli infermieri la stessa frase dia; a Roma era bidello. Neve, ghiaccio, la nostalgia. come un mantra: “Quando partiamo?” Ma lui ha trovato la sua America.

“Svegliarsi all’alba in una città straniera, dove nessuno Nato a Torino, vive a Roma dove si guadagna da sa chi sei” pensa Corrado, ex ministro, implicato in vivere in una redazione. Gli piacerebbe lavorare una brutta storia di tangenti. come copyeditor, ma deve ancora capire bene cosa vuol dire. Scrive su micronarrativa.com.

24 digitale quando ho urgenza di legge- Non potrei vivere di sola scrittura, re qualcosa e non ho tempo per an- diciamo che mi piacerebbe tanto ma intervista dare in libreria. non me lo posso permettere. Quindi sì, faccio un altro lavoro: un mode- Una maggiore quantità di soldi fareb- sto, onorato, lavoro impiegatizio. ad andrea be bene alla tua scrittura? Moltissimo. Non ho mai creduto Hai mai fatto il ghostwriter? Quanto alla storia che solo lo scrittore de- hai preso? pomella presso e squattrinato crea capolavo- Sì, l’ho fatto, in ambito politico. ri immortali. Avevo un contratto: cinquecento Quanti soldi hai nel portafoglio in que- euro lordi al mese. sto preciso momento? Qual è la cifra più alta che hai guada- Settantaquattro euro, più un buono gnato grazie alla scrittura? Scriveresti mai un libro con l’unico sco- pasto da sette che scade a giugno. Un anticipo di seicento euro a cui po di non dover restituire l’anticipo? togliere la ritenuta d’acconto e la Impossibile. Ma non per il motivo Se ne hai, quanti ne spenderai in libri? quota per l’agente. che stai immaginando. Gli anticipi Di solito spendo una trentina di ormai, quando va bene, li versano a euro a settimana in libri. Dentro Una persona a cui vuoi bene si am- pubblicazione avvenuta. Quindi sa- però c’è di tutto, anche gli attacca- mazza. Decidi di raccontare la sua rebbe più onesto che incominciassi- stacca di Peppa Pig per mio figlio storia in un romanzo. Il romanzo va mo a chiamarli “posticipi”. che ha due anni e mezzo. molto bene e guadagni parecchio. Ti senti in colpa? Hai un ebook reader? Se sì, qual è il No. Perché il difetto più grande di criterio secondo cui compri un libro uno scrittore è l’essere un animale in edizione digitale e non in edizione onnivoro, una bestia che si nutre cartacea? delle storie degli altri senza guarda- Andrea Pomella è nato a Roma nel 1973. Scrive su IlFattoQuotidiano.it Ho un ebook reader. All’inizio re in faccia nessuno. e sulle pagine culturali dell’Unione compravo solo libri digitali, costa- Sarda. Ha pubblicato monografie no meno e non occupano spazio in Fai altri lavori che non c’entrano con su Caravaggio e su Van Gogh, il la scrittura? Se no, è perché ti basta la saggio sulla povertà 10 modi per casa. Poi pian piano ho ricominciato imparare a essere poveri ma felici con la carta. Adesso ho un mio equi- scrittura, perché sei ricca di famiglia o (Laurana, 2012) e il romanzo La mi- librio, diciamo che scelgo l’edizione perché non trovi altro? sura del danno (Fernandel, 2013).