STORIA DELLE RELIGIONI (Raffaele Pettazzoni)
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STORIA DELLE RELIGIONI A CURA DI ' RAFFAELE PETTAZZONI VOLUME RAFFAELE PETTAZZONI \ \ PROFESSORE INCARICA'TO DI STORIA DELLE RELIGIONI NELLA R. UNIVERStTA DI BOLOGNA LAMELIGIONE' 'Tt \ T^\ A' 'TF^T-TT T r^ 'Tr>,T^ A ZARl HUS i RA ; STORIA ' REUGiOgA \ i.-KEL'L^', '' " ' "' ' -i" '- * -. ., ','*'' ''>?''-?''.''-' ''', c,''' DELL* IRAN Le anime del credenti> ... le anime delle credent! ...del paesi ariani, ...turani, ...sarmatici, ...sinici, ...daci, ... di tutti i paesi noi veneriamo. YAST 13. 143-4. BOLOGNA NICOLA ZANICHELLI EDITORS 764817 PREFAZIONE Questo libro ha origine 'da un corso di lezioni che io tenni nell' Universita di Bologna il primo anno (1914-15) che fui incaricato di professarvi la storia delle religioni. La storia "delle religioni e disciplina di data I recente: in Italia, recentissima . Per varie cause. Alcune, dipendenti da particolari condizioni di ordine i Le prime catted re di 'storia delle religion!' sorsero in ' Olanda (1876) e in Svizzera (specialmente dal 1877). P' ln Francia (1880, al 'College de France': ptimo titolare A. Reville, fino al 1906; poi J. Reville, fino al 1909; poi A. Loisy) e altrove (Inghilterra; America; anche nel Giappone [Universita di Tokyo, I in s' la 9?3])- Solo pifr tardi Germania, dove impose questione pregiudiziale della posizione della storia delle religioni rispetto alle Facolta di teologia (A. Harnack, Die Aiifgabe der theolo- gischen Fakultaten und die allgemeine Religionsgeschichte, Berlin 1901; poi risolta [1914] con I' assegnazione della storia r delle religioni alle Facolta di filosofia [A., Deissmann, Der Lehrsluhl fur Religionsgeschichte, Berlin 1914]), e dove i primi professor! ordinari di storia delle religion! furono degli stranieri nel lo (il danese E. Lehmann 1910 a Berlino, svedese - N. Soderblom dal .1912 al 1915 a Lipsia). A Lipsia nel 1914 fu di storia fondato un Istituto comparata delle Religioni (' Leipzir VIII *^ PREFAZIONE interno, nazionale *. Altre, connesse con lo sviluppo generale degli studi, il quale ha pure i suoi momenti. Altre, infine, inerenti allo studio stesso delle reli- gion!, e pr.ecisamente al carattere di quella sua ma- teria sacra che sembra non possa senza scrupolo essere indagata allo stesso modo delle cose profane. Questa specie di tabu fu sentito gia dagli antichi, p. es. dai Greci: per lo meno in quanto di taluni ger Forschungsinstitut fur vergleichende Religionsgeschichte ')> - suddiviso iti tre sezioni : storico religiosa in senso speciale, antico-testamentaria, nuovo-testamentaria). - A Parigi nel 1919 ' ' e sorta la Societe Ernest Rehan per gli studi di storia delle religioni. Una cattedra di storia delle religioni e stata intro.dotta dal Governo Francese nell' Universita di Strasburgo. Un insegnamento ufficiale di storia delle religioni fu isti- - tuito per la prima. volta a Roma nel 1886; ma fu di fatto e, a partire dal 1888, anche di nome - insegnamento di storia, del Crisiianesimo. - Ancora nel 1909, a proposito di un libro di L. H. Jordan e B. Labanca, The study of religion in the Itali&n Uni- versities (Oxford 1909), un autorevole studioso belga pote scri- vere che esso libro meglio avrebbe dovuto intitolarsi : La mancanza degli studi religiosi nelle universita italiane (Goblet ' d'Alviella, nella Revue des etudes ethnographiques et sociolo- ' giques 1909, p. 383). - Nel 1912-13 un incarico ufficiale di storia delle religion! fu istituito nella R. Accademia Scientifico-Letteraria di Milano; un'altro nel 1919-20 ne.1 R. Istituto di studi superior! - in Firenze. I progress! degli studi religiosi in Italia, anche per cio che si riferisce all' insegnamento universitario, sono seguiti attentaniente all'estero (L. H. Jordan, The' study of religion in Italian Universities; a half-century' s survey, The American of cfr. de Journal Theology, 23, Chicago 1919, 41 sgg. ; Revue I'histoire des ecc. religions, 1912, I, 405; ecc., ; 1919, I, 243; 1920, i, 203). i ' Per 1' Italia, vedi.: Jordan-Labanca, op, cit. F. Tocco, Rivista d' 6. 62 S. Italia, 1903, n, sg. ; Minocchi, La Cultura Con- 18 R. Nuova temporanea, 3. 1911, i, sg. ; Pettazzoni, Antologia, i E. Nuova nov.-dic. maggio 1912 ; Buonaiuti, Antologia, 1919. PREFAZIONE IX culti, qua e Ik nella Grecia praticati, certi autori deli- beratamente evitarono di parlare -.perche appunto la religione in modo speciale lo vietava (Erodoto 2. 51; Paus. i. 14, 3; 38, 6; 4. 33, 5) -, mentre di altri piu liberamente trattarono e ancor liberamente si ; piu x occuparono delle religioni di altri popoli . - Questo interesse descrittivo per i fatti religiosi etnografico piuttosto che storico, superficiale (se cosi posso esprimermi) anzi che approfondito nel senso di della terz'a dimensione -,. mentre ai tempi Erodoto era gi& diffuse (anche il lidio Xanthos), crebbe poi molto piu in seguito a quell' ampliarsi degli orizzonti geografici che fu effetto delle conquiste di Alessandro. - Nel vasto disegno concepito da Aristotele e in - gran parte da lui e dai suoi discepoli attuato di un ordinamento sistematico di tutto il sap ere, dovette essere compresa anche la sistemazione di cio che si sapeva su le religioni e la religione: tanto e vero che - uno scolaro appunto di Aristotele Teofrasto o, piut- tosto, Eudemo di Rodi e ricordato come autore di una TOOV jtsQi to -Qmov latooia (Diog. Laert. 5, 48). Fu quello, forse, il primo tentativo di una enciclopedia religiosa: certo non fu ancora una storia delle reli- gioni. Ne poteva essere. Mancava, fra 1' altro, il cri- terio della comparazione) e quindi 1' attitudine a - ravvicinare i fatti disparati e nello spazio o nel - c ' tempo lontani. I primi riconoscimenti e ravvicina- menti comparativi furono opera di credenti piuttosto che di studiosi. Li fecero - anzi: li sentirono - co- loro che in questa o in quella divinity di un qual- i Ma anche del misteri egiziani Erodoto ha scrupolo di parlare (2. 170-171). X PREFAZIONE , che culto straniero riconobbero taluna delle divinita proprie. Questa tendenza, che ha origin! remo.te e ragioni cultuali profonde, si accentuo poi sempre piu nel corso dell' et ellenistica, e finl per conferire al paganesimo decadehte quella sua nota religipsa caratteristica ch' e il sineretismo. Dal quale riuscl a svincolarsi il Cristianesimo, vincendo contro la Gnosis. E fu vittoria dell' esclu- sivismo. Nel concetto 'antico non c' erano religioni vere e religion! false, ma soltanto la propria jeligione ele altrui. Nel concetto cristiano la religione propria fu anche T unica vera, e false tutte le altre. Nel- - 1'antichita le religion! altrui piu ancora che la pro- - pria avevano potuto essere oggetto di osservazione uniformemente interessata e indifferentemente curiosa. Nel Cristianesimo soltanto la vera religione meri- tava, in principio, di essere conosciuta: le altre, fin che rappresentavano un pericolo, meglio valeva che - fossero ignorate; oppure ad un solo patto e ad un solo fine impbrtava conoscerle : per oppugnarle e dimostrarne la falsitk (Apologetica). Invertita, in certo qual modo, la sfera d' azione, era pur sempre lo stesso tabu che ostacolava il sorgere di uno studio integrate delle religioni. Le altre religioni furono considerate come falsificazioni diaboliche dell' unica x e rivelata . religione vera E quando ( scomparso Rom. i. 25 [xeTr| Malay TTJV d^'O-eiav TOV -frecD EV - . al gA,aTQevcrav tf) jtrioei Jtapd TOY %Ttaavta. August. Retractat. i. 13 res ipsa quae nunc Christiana religio nuncupatur , erat et apud antiques, nee defuit ab initio generis humani, quousque Christus veniret ... unde vera religio, quae jam ' erat, coepit appellari Christiana; de civiiate Dei, 2. 29 non sunt dii, maligni sunt spiritus isti daemones quos adhuc deos putas. PREPAZIONE XI ormai il pericolo) lo studiarle fu consentito, o anche pote essere consigliato (ai fini delle Mission!), un tale studio non andd disgiunto, in generale, da scopi di edificazione, ch' e quanto dire pratici, extra-scientifici. Le grandi scoperte geografiche dell' eta moderna - ebbero per eJGfetto come nelP antichita le conquiste - di Alessandro di allargare gli orizzonti geografici; con questa differenza : che allora i Greci avevano preso contatto con popoli di civilta antica e antichis- c sima, mentre ora furono specialmente popoli senza ' storia e senza civilta che si offersero all'osservazione degli Europei. Insieme con la raccolta abbondantis- sima delle nuove osservazioni religiose, si ebbero anche i primi saggi e tentativi di una indagine com- parativa delle religioni. Nel sec. xvn John Spencer col suo De legibus Hebraeorum rituahbus et earum rationibus (1685), in cui le istituzioni cultuali ebraiche sono studiate in rapporto con le egizie e le sab6e, appare come un precursore. E precursore, in un certo senso, e ancora nel sec. xvm, il De Brosses eon la sua opera Du culte des Dieux Fetiches ou 1 Parallele de I' andenne Religion de I Egypte avec la Religion actuelle de la Nigritie (1760). In vero, per quanto i tempi ormai fossero ma- turi, tuttavia prevaleva presso i pensatori una teoria che, pur opponendosi alia dottrina della religione rivelata, insisteva pur sempre, in taltmi punti.fonda- mentali, sulle antiche posizioni della Ghiesa. Era la filosofia dei deisti, dei razionalisti, dei simbolisti. Al posto della religione rivelata ( sopra- naturale ) questi filosofi ponevano la, religione naturale: da prima chiara e distinta, e poi via via oscuratasi nella coscienza delle genti per il prevalere di simboli, i XII PREFA5IONE quali, escogitati dai sacerdoti per un fine pedagogico, - fraintesi poi dal volgo, avrebbero dato luogo per - un processo, dunque, di degenerazione al formarsi delle varie religion! positive. II Voltaire si trovava piu vicino ch' egli non pensasse ai Padri della Chiesa " quando scriveva: J' ose croire... qu' on a commence d'abord par reconnaitre un seul Dieu, et qu'ensuite la faiblesse humaine en a adopte" plusieurs... (Diction- e naire .artt 2" philosophique [1764], Religion ', que- stion). Dell' atteggiamento voltairiano di fronte alle religioni positive vale la pena di produrre qui un saggio relative a quella religione ch' e oggetto del " nostro libro : On ne peut lire deux pages de 1'abo- minable fatras attribud a ce Zoroastre, sans avoir piti6 de la nature- humaine.