'Viaggi' Delle Conoscenze, Delle Collezioni E Degli Edifici Delle
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‘Viaggi’ delle conoscenze, delle collezioni e degli edifici delle Esposizioni Internazionali e Universali I percorsi di viaggio compiuti dagli ecclesiastici per raggiungere le città di destinazione/missione erano solitamente viaggi felici, ma il percorso transoceanico o attraverso il Mediterraneo poteva trasformarsi pure in un naufragio, in una tragedia: un terribile ed emozionante scenario di malattia o di morte, che la presenza di ecclesiastici o di autorità religiose poteva attenuare sul piano dell’assistenza spirituale/materiale. La raccolta di scritti che segue intende analizzare testimonianze scritte o iconografiche, cercando di evidenziare anche aspetti istituzionali, rituali, comparativi, interdisciplinari, iconologici che questa eterogenea documentazione presenta. Chi sono i protagonisti di queste relazioni di viaggio? Quali gli itinerari, gli scenari marittimi, le città di partenza e quelle di destinazione? Tali relazioni trasmettono solo una immagine tragica e di morte? Come favorire il felice successo del viaggio? Ana Cardoso de Matos, Maria Margaret Lopes 311 Viaggi virtuali. La circolazione dei modelli architettonici delle expo nella stampa illustrata europea del XIX secolo Anna Pellegrino Università di Bologna – Bologna – Italia Parole chiave: esposizioni, riviste illustrate, architettura, città, Parigi, viaggi, lettori. 1. Milano 2015 L’ultima grande esposizione universale, tenutasi a Milano nel 2015, ha giocato gran parte della sua capacità di attrazione sul tema delle architetture espositive. Expo 2015 era chiamata ad una sfida difficile. A parte la crisi politica determinata dagli episodi di malversazione, si avanzavano forti dubbi sulla capacità di attrazione di un evento il cui messaggio (“nutrire il pianeta”) presentava una certa ambiguità fra il versante “verde”, ambientalista e terzomondista, volto a combattere la fame nel mondo, e l’esaltazione delle produzioni di qualità del “Made in Italy”. La campagna di stampa nel periodo immediatamente precedente e durante Expo 2015 si è quindi concentrata di fatto sulle architetture, facendo anzi valere il ritardo con cui si allestivano e si rendevano quindi visibili i padiglioni come un elemento di suspense e di curiosità. L’architettura come tema caratterizzante dell’Expo, e la circolazione quindi dei modelli architettonici attraverso la stampa e i media è risultato quindi un elemento centrale ancora ai giorni nostri, riprendendo uno schema già presente fin dall’inizio del fenomeno espositivo. Nel caso di Milano 2015 in realtà erano presenti due varianti di questo schema. La prima era relativa alle capacità di irraggiamento di alcuni elementi architettonici fortemente simbolici (come l’«albero della vita») dall’esposizione verso il pubblico esterno, come elemento emblematico e caratterizzante dell’evento; l’altra era invece l’arrivo entro l’esposizione di modelli di altri paesi, fortemente caratterizzati in senso nazionale o comunque riferito al contesto di provenienza, e quindi con un movimento inverso, dall’esterno all’interno dell’esposizione. Storicamente questi due aspetti si riscontrano entrambi nella evoluzione del fenomeno espositivo nel corso del XIX secolo. Per tutta la seconda metà del secolo l’architettura è stata un elemento fondamentale e caratterizzante del loro impatto sull’opinione pubblica; questo giustifica anche il fatto che per lungo tempo la storiografia delle esposizioni ha visto in primo piano, quasi in situazione di monopolio, gli studi che venivano dal versante disciplinare dell’urbanistica e dell’architettura, anche se il fenomeno in sé, per la sua portata economica, culturale e sociale, è non meno importante su questi versanti che su quello architettonico. Ma proprio questo è un nodo fondamentale, su cui oggi è tornata l’attenzione e da cui parte anche il taglio di questo mio contributo, centrato sulla presenza delle architetture espositive nella stampa illustrata europea: come cioè circolavano e venivano comunicate le architetture delle esposizioni, e quali valori e significati venivano veicolati attraverso questo tipo di circolazione1. 2. L’archetipo del Crystal Palace Tornando al duplice movimento di circolazione delle immagini e dei modelli architettonici da e verso le esposizioni, il punto di partenza è naturalmente il Crystal Palace del 1851. Esiste tutta una ampia letteratura ormai consolidata sul valore anche simbolico del palazzo di cristallo. Mi sembrano particolarmente interessanti una serie di studi, che a partire da Tony Bennet e ancor più da lontano da Walter Benjamin, hanno evidenziato come la capacità del palazzo di cristallo di attrarre masse enormi di visitatori fosse correlata al fatto che questa architettura rendeva possibile la visione di una enorme quantità e varietà di merci, rovesciando l’ottica benthamiana del panopticon2. 1 Si vedano tra gli altri P. van Wesemael, 2001; Ph. Hamon, 1995; A. Baculo, S. Gallo, M. Mangone, 1988; C. Mathieu, 2007. 2 T. Bennet, The exhibitionary complex, «New formations», Spring 1988; A. Pellegrino, 2015. 313 La logica delle esposizioni, secondo questo tipo di approccio, infatti non è panottica, bensì «sinottica»: non è più l’uno a guardare in permanenza i molti sorvegliandoli, ma sono i molti a dirigere i loro tanti sguardi sull’uno della merce che si mette in mostra. Il tema della visione, ovviamente centrale nelle esposizioni, dal momento che, in ultima analisi, questi eventi si configurano come dispositivi eidetici, destinati a «far vedere», diviene in questo modo tale da inserire il tema delle architetture espositive in un contesto in cui il tradizionale approccio di storia dell’architettura e dell’urbanistica si lega con un approccio di storia culturale, con un approccio di tipo politico-economico-sociale e soprattutto con un approccio legato alla dimensione comunicativa. Come ha affermato Massidda, è il modus operandi dell’impresa capitalistica e l’incremento conseguente del mercato dei beni consumo che costituisce «il principale dei fattori che favoriscono il laico pellegrinaggio ai feticci della merce (Benjamin) messi in mostra nelle grandi esposizioni universali. Un pellegrinaggio che riflessivamente alimenta e si alimenta proprio attraverso il cortocircuito innescato sui nuovi mezzi di comunicazione di massa (soprattutto giornali e riviste) dalle logiche meta-mediali proprie del contenitore espositivo»3. In effetti, al Crystal Palace, due sono i protagonisti degli immaginari che vengono costruiti e fatti circolare attraverso le grandi riviste illustrate europee. Il primo sono i prodotti; il secondo è il pubblico stesso. L’architettura, il palazzo di cristallo, non è in realtà trasmessa come immagine standardizzata, riconoscibile: le sue rappresentazioni sono incerte fra riprese frontali, laterali, parziali. La sua capacità simbolica è legata al nome (cristallo) alla sua capacità evocativa della trasparenza e della visione, alle capacità di attrarre e orientare gli sguardi e l’attenzione da tutto il globo, come mostra la celebre vignetta di Cruickshank. Fig. 1: Cruikshank, All the World Going to See the Great Exhibition of 1851 3 L. Massidda, 2011, p. 43. 314 3. Le architetture delle esposizioni nelle riviste illustrate In questo saggio prendiamo in esame le quattro maggiori riviste illustrate europee della seconda metà del XIX secolo: «The Illustrated London News» per il Regno Unito, «L’Illustration» per la Francia, la «Illustrierte Zeitung» per la Germania, e «L’Illustrazione Italiana» per il Regno d’Italia4. Ho elaborato le informazioni relative alle immagini pubblicate, desunte dalle didascalie e dagli indici delle riviste stesse, formando una base di dati relativa a tutto il corpus di immagini pubblicate dalle quattro riviste per le dieci esposizioni considerate (3.252 in tutto). Su questa base di dati ho condotto tutte le elaborazioni di tipo quantitativo presentate nelle due tabelle che seguono, relative sia alla “copertura” illustrativa delle varie esposizioni nelle singole riviste e quindi nelle singole nazioni, sia alle tipologie principali di soggetti presentati5. Tab. 1: Distribuzione delle illustrazioni per anni, nelle quattro riviste, 1851-1900 The Illustrated L’Illustration Die Illustrierte Illustrazione anno London News Zeitung italiana Totale 1851 777 126 903 1855 22 150 172 1862 406 47 453 1867 251 109 360 1873 41 12 81 134 1876 32 17 42 41 132 1878 63 114 51 63 291 1889 13 154 18 68 253 1893 1 32 46 50 129 1900 6 303 46 70 425 Totale 1612 1064 284 292 3252 Tab. 2: Distribuzione delle illustrazioni per soggetti nelle quattro riviste, 1851-1900 1. Ufficialità e cerimonie 129 2. La città espositiva – architetture e padiglioni 743 3. L’organizzazione 257 4. I prodotti 1542 5. La socializzazione 418 6. Le vedute 157 7. Altri 6 Totale 3252 Come si può notare, la gerarchia dei soggetti rappresentati dalle riviste vede le architetture espositive in primo piano, subito dopo la rappresentazione dei prodotti esposti. Questa importanza è anche maggiore di quanto appaia dal quadro statistico riassuntivo, perché la rappresentazione degli aspetti 4 Utilizzo qui una base di dati realizzata da un gruppo di ricerca di cui faccio parte presso il Dipartimento di Beni culturali dell’Università di Bologna, sotto la direzione scientifica del prof. Luigi Tomassini. Le esposizioni considerate sono precisamente quelle di Londra (1851), Parigi (1855), Londra (1862), Parigi (1867), Vienna (1873), Filadelfia (1876), Parigi (1878), Parigi (1889), Chicago (1893), Parigi (1900). 5 Per la scelta dei soggetti ci siamo basati di regola, quando possibile, sulle scelte operate dalle