RELATIVITY MEDIA E VOLTAGE PICTURES Presentano Un
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
RELATIVITY MEDIA e VOLTAGE PICTURES Presentano Un produzione hiRECord FILM e RAM BERGMAN Un film di Joseph Gordon-Levitt Distribuzione Durata: 90 min Uscita 28 Novembre 2013 CAST ARTISTICO Jon “Don Jon” Martello Jr. JOSEPH GORDON-LEVITT Barbara Sugarman SCARLETT JOHANSSON Esther JULIANNE MOORE Jon Martello, Sr. TONY DANZA Bobby ROB BROWN Angela Martello GLENNE HEADLY Monica Martello BRIE LARSON Danny JEREMY LUKE CAST TECNICO Regia di JOSEPH GORDON-LEVITT Prodotto da RAN BERGMAN Scritto da JOSEPH GORDON-LEVITT Produttore esecutivo NICOLAS CHARTIER RYAN KAVANAUGH TUCKER TOOLEY Co-prodotto da JEFF FRANKS Produttore di linea BRUCE WAYNE GILLIES Produttore associato NIKOS KARAMAGIOS Direttore della Fotografia THOMAS KLOSS Montaggio di LAUREN ZUCKERMAN Musiche di NATHAN JOHNSON Scenografia di MEGHAN C. ROGERS Costumi di LEAH KATZNELSON Casting VENUS KANANI CSA, MARY VERNIEU CSA Ufficio Stampa * Via Pierluigi Giovanni Da Palestrina, 47 * 00193 Roma ☎ +39 06916507804 @ www.alerusso.it Alessandro +39 3493127219 [email protected] Valerio +39 3357081956 [email protected] 2 DON JON Jon Martello (Joseph Gordon-Levitt) è un ragazzo bello e aitante, un tipo vecchio stampo. I suoi amici lo chiamano Don Jon per la sua particolare abilità nel “rimorchiare” ogni fine settimana una donna diversa. Eppure, anche la più sublime scappatella non può competere con l’infinito piacere che Jon prova in solitaria, davanti al computer, quando consuma materiale pornografico. La bella Barbara Sugarman (Scarlett Johansson) è una brillante ragazza anche lei vecchio stampo. Cresciuta sognando le storie d’amore hollywoodiane, è risoluta nel trovare un giorno il suo Principe Azzurro per fuggire insieme a lui nel tramonto. Protagonisti di questa inconsueta commedia scritta e diretta da Joseph Gordon-Levitt, Jon e Barbara devono misurarsi con le ancestrali aspettative che si hanno sull’altro sesso e, al contempo, con una società mediatica piena di falsi miti per raggiungere, infine, un’intimità autentica. NOTE SULLA PRODUZIONE “Ho pensato che la relazione tra un maniaco del porno e una fanatica di film d’amore fosse esilarante per una commedia romantica, centrava il punto. Così è cominciato tutto”. Joseph Gordon-Levitt Stavolta Joseph Gordon-Levitt non tira pugni a nessuno, ma scrive, dirige e interpreta questa gradevole commedia, insieme provocatoria e onesta, distribuita negli Stati Uniti con un divieto ai minori. Don Jon affronta, infatti, temi spinosi: la tendenza a considerare le altre persone come oggetti, l’intimità, il valore dei media oggi, per citarne solo alcuni, e lo fa con la tenace schiettezza che contraddistingue tutte le interpretazioni del suo autore, sia l’inconsolabile outsider innamorato senza speranze in (500) Giorni Insieme, sia il sopravvissuto al cancro in 50 e 50 o il poliziotto inflessibile de Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno. Don Jon, è una commedia esilarante, ma anche una dissertazione genuina e frizzante sul moderno machismo americano. Anche se il film si presenta sulla carta come la prima commedia americana tradizionale sulla pornografia (i motivi per cui ne facciamo uso, perché continuiamo a guardarla), Gordon-Levitt si affretta a puntualizzare che il suo Don Jon non si concentra affatto sul porno: «Volevo raccontare una storia romantica», dichiara. «Ma ho notato che spesso quello che si frappone all’amore è la tendenza a trasformare l’altra persona nell’oggetto dei nostri bisogni». Gordon-Levitt recita sin da quando era bambino e la sua celebrità è in costante ascesa, conosce quindi per esperienza la stravaganza di diventare un oggetto anche, in particolare, nelle mani della stampa: «Ma capita a chiunque, anche ai miei amici al di fuori di Hollywood. Mettiamo le nostre aspettative gli uni negli altri e piuttosto che impegnarci con qualcuno, ascoltare ciò che ha da dire, vivendo il momento, chiudiamo le persone dentro a delle scatole con sopra un’etichetta». «La mia intenzione era anche quella di equiparare la pornografia al resto dei media, anche ai prodotti generalmente convenzionali», prosegue Gordon-Levitt. «Lo vediamo continuamente nei film, in TV o nelle pubblicità, specialmente nelle pubblicità. Una persona – spesse volte una donna – è ridotta a una cosa, a un oggetto sessuale. Non importa se l’immagine sia vietata ai minori o accessibile al grande pubblico, il messaggio è lo stesso. Ecco volevo parlare proprio di questo, scherzarci su in qualche modo». Se da un lato Jon tratta le donne come oggetti attraverso la pornografia, d’altra parte Barbara, che ha il volto di Scarlett Johansson, si perde nelle proprie fantasie. Una bellezza mozzafiato, cattolica ma affatto puritana, Barbara ha elaborato idee molto particolari su come debba essere una relazione, molte derivate dai vari film d’amore in stile hollywoodiano. «Le donne crescendo hanno già un’idea chiara di come dovrebbe essere un uomo, magari ispirata a un film o ai genitori, oppure alle favole», afferma Johansson. «Quindi, al pari di Jon, che si è creato un mondo fittizio per sottrarsi alla realtà dei fatti, Barbara crea un’immagine sua del futuro ideale, della vita perfetta, dell’uomo e della famiglia perfetti. Le sue fantasie non lasciano spazio all’umanità di una relazione». «Impariamo ad avere o a subire queste aspettative ovunque», aggiunge Gordon-Levitt. «In famiglia, dagli amici, nella nostra parrocchia. Le assorbiamo dai media. Una cosa che mi ha sempre affascinato». Questa oggettivazione reciproca costituisce il cuore della storia d’amore che sta al centro di Don Jon, secondo Gordon-Levitt: «Ho pensato che la relazione tra un maniaco del porno e una fanatica di film d’amore fosse esilarante per una commedia romantica, andava dritta al punto. Così è cominciato tutto». Se ci sono voluti quattro anni per la realizzazione di Don Jon, il desiderio di diventare un filmaker in Gordon-Levitt risale a molto tempo prima. «Ho sempre avuto con me una videocamera, anche quando ero bambino. Poi, per i miei ventun anni, ho comprato la mia prima copia di Final Cut, il software di video editing. Da allora, ho montato un mucchio di corti e di video. Un’infinità, forse un centinaio. Onestamente, non credo sarei stato capace di dirigere un film se non fosse stato per questa mia esperienza». Dopo aver scritto una serie di sceneggiature che non hanno portato a nulla, Gordon-Levitt è approdato all’idea centrale di Don Jon e si è reso subito conto che questo era il progetto migliore per il suo debutto dietro la macchina da presa. Commenta: «Questo film è, di fatto, uno studio sui personaggi. Non ci sono inseguimenti d’auto o esplosioni, non ci sono scene in un’altra dimensione. Sembrava qualcosa alla mia portata e ho deciso pian piano di ottenere un totale controllo creativo». Sono trascorsi due anni di meditazioni sulla storia, poi è arrivata l’idea del personaggio mitologico di Don Giovanni. La figura tragica di Don Giovanni non si pente mai del suo atteggiamento libertino e tale mancanza determina abitualmente la sua rovina. Gordon-Levitt preferiva una conclusione più positiva: «Sarà che sono un ottimista. Penso sempre che le persone possano cambiare. E poi mi piace che un film abbia il giusto equilibrio tra luce e ombra. Volevo che il film mostrasse una luce alla fine del tunnel, che ci fosse speranza». Ma è stato a Vancouver, durante le riprese della commedia 50 e 50 insieme a Seth Rogen e a Evan Goldberg che Gordon-Levitt ha finalmente individuato il tono appropriato al suo progetto. «L’approccio di Seth e Evan in 50 e 50 è stato di grande ispirazione. Era un vero spasso, ma l’umorismo non nasceva tanto dalle gag, quanto dai personaggi. Inoltre, il fatto che fosse vietato ai minori di 17 anni ha permesso al film di essere più autentico, la gente poteva dire quello che avrebbe detto veramente e fare ciò che avrebbe fatto nella realtà. Ho trovato allora il tono giusto per la mia commedia e ho cominciato a immaginare Jon come un palestrato della East Coast, con i capelli gelatinati. L’idea di interpretare un personaggio del genere mi faceva ridere, così ho continuato». L’unico punto fermo durante tutta la progettazione è stata l’immagine di Scarlett Johansson nel ruolo di Barbara Sugarman. Grande estimatore delle sue interpretazioni in Lost in Translation – L’Amore Tradotto e Vicky Cristina Barcelona, Gordon-Levitt ha preso un aereo per Albuquerque per incontrarla sul set di The Avengers e avere l’occasione di discutere sulla sceneggiatura prima che lei la leggesse. «Abbiamo chiacchierato a lungo sugli uomini e sulle donne, l’amore e la passione, sui legami e l’oggettivazione, e poi i mezzi di comunicazione, la famiglia, la religione, ogni cosa», ricorda Gordon-Levitt. «Poco tempo dopo, ha letto la sceneggiatura e, fortunatamente, le è piaciuta. Non so che cosa avrei fatto se non avesse accettato». Racconta Johansson: «Sono cresciuta a New York e quando ho letto la sceneggiatura ho pensato, questo personaggio lo conosco. È una bella ragazza a modo. Ha carattere. Seppure totalmente assorbita da ciò che immagina sia suo di diritto, resta cieca davanti alle dinamiche di coppia. In questo senso non è realista». L’altra donna nella vita di Jon, forse ancora più stravagante, è Esther, sua compagna alle scuole serali, interpretata da Julianne Moore (“Game Change”, Lontano dal Paradiso, The Hours, Il Grande Lebowski). Quando Esther lo sorprende a guardare un film porno sul cellulare durante una lezione, si accende una scintilla e inizia un sincero, a volte travagliato, rapporto. Con il tempo, Esther mostra a Jon una mentalità nuova e lo sostiene in un inaspettato percorso di crescita. La Moore ammette che all’inizio era piuttosto reticente a leggere la sceneggiatura di Gordon-Levitt; non voleva comparire di nuovo in un film sulla pornografia, dopo aver interpretato un ruolo, decisivo per la sua carriera personale, come quello di un’attrice hard in Boogie Nights – L’Altra Hollywood.