Pianeta Giovani Indice
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REGIONE MARCHE A.U.S.L. n 9 di Macerata Università degli Studi di Macerata Dipartimento di Mutamento Sociale Comuni di Macerata, Tolentino, Corridonia, Pollenza, Mogliano Professione giovane Indagine sociale sui gruppi giovanili spontanei e gruppi associazione Da un progetto per la prevenzione dei comportamenti a rischio di: Patrizia Sgarzini Coordinamento scientifico: Nedo Fanelli Docente Università degli Studi di Macerata Laura Germani Dirigente Ser.T. Ausl 9 Macerata Gianni Giuli Direttore Ser.T. Ausl 9 Macerata Patrizia Sgarzini Dirigente Ufficio Qualità Ausl 9 Macerata Unità Mobile Territoriale: Carla Scarponi Patrizia Monti Paolo Nanni Lucia Vesprini Curatori della pubblicazione: Gianni Giuli Laura Germani Patrizia Sgarzini Paolo Nanni 1 Pianeta Giovani Indice: - Ringraziamenti - Prefazione - La prevenzione nei gruppi giovanili Dott. Giovanni Serpelloni - Incontrare i giovani per capire come intervenire Dott. Leopoldo Grosso 1. Obiettivi dell‘indagine 2. Linee di intervento percorribili 3. La prevenzione nelle politiche giovanili 4. Il protocollo d‘intesa: strumento di lavoro tra Enti Pubblici 5. Gli strumenti di ricerca - Metodologia dell‘indagine Prima Parte - I giovani nelle associazioni 6. Risultati della ricerca 6.1. L‘associazione e il giovane 6.2. Il giovane e il mondo 6.3. Macerata 6.4. Tolentino 6.5. Corridonia 6.6. Pollenza 6.7. Mogliano Seconda Parte - I giovani nei gruppi informali 7. Risultati della ricerca 7.1. Cos‘è il gruppo 7.2. I ragazzi nei gruppi 7.3. Macerata 7.4. Tolentino 7.5. Corridonia 7.6. Pollenza 7.7. Mogliano 8. Conclusioni - Bibliografia 2 Ringraziamenti Si ringraziano tutti coloro che hanno collaborato al nostro progetto, in particolare: - Il Dipartimento Affari Sociali, ora Ministero del Welfare, che nel 1998 ha contribuito ad avviare il Progetto. - Il Comune di Macerata che ha sostenuto lo sviluppo del Progetto con molte risorse. - L‘Assessorato alla Sanità della Regione Marche, e i suoi funzionari. - L‘Università degli Studi di Macerata; il Dipartimento di Mutamento Sociale. - I Comuni firmatari del Protocollo d‘Intesa: Mogliano, Corridonia, Pollenza, Tolentino, Urbisaglia, Sarnano, Loro Piceno, Treia. - Le associazioni che con la loro collaborazione hanno permesso di raggiungere la popolazione di giovani associati del nostro territorio; i loro operatori, presidenti, associati. - Leopoldo Grosso, Coordinatore dell‘Università di Strada di Torino e Vicepresidente del Gruppo Abele. - Giovanni Serpelloni, Direttore del Dipartimento delle Dipendenze della Usl 20, Verona. - Gli operatori dell‘U.M.T.: Carla Scarponi, Patrizia Monti, Lucia Vesprini, Paolo Nanni. - Il personale dell‘Unità Dipendenze Patologiche di Macerata. - Un ringraziamento speciale a Patrizia Sgarzini per il suo entusiasmo e la sua tenacia. 3 - Prefazione - Questo progetto ha avuto inizio con l‘obiettivo principale di fare prevenzione nel territorio, fuoriuscire da un ambito, le strutture dell‘ASL, al quale accedono persone già con problemi, e raggiungere tutte le persone a rischio, in particolar modo le fasce giovanili. Dal 1995 attraverso il Servizio Tossicodipendenze (ora Unità Operativa Dipendenze Patologiche) e le sue Unità interne (Gruppo C e U.MT.) abbiamo investito molto nel campo della prevenzione, soprattutto primaria rivolta a giovani e giovanissimi. Cioè in quella fascia d‘età in cui come dice Pietropolli Charmet —si attraversa il labirinto della crescita“, insito di trasformazioni, crisi, ostacoli, esperimenti. E‘ in questa fase che i comportamenti a rischio legati all‘uso di droghe, alcol, alla trasmissione dell‘HIV, ma anche disturbi del comportamento alimentare, tendenze depressive, sono pericoli reali per ogni categoria di ragazzo, per interi gruppi e singoli. In questo senso un‘azienda sanitaria deve chiedersi se è meglio intervenire con la prevenzione sul ragazzo di oggi, o, con la cura sull‘adulto malato di domani. La scelta è ovvia. Lavorare con la prevenzione però vuol dire agire nel Territorio, raggiungendo i giovani nei luoghi che frequentano di più, quali la scuola, la discoteca, i bar, le sale gioco, i ritrovi di gruppi informali, le associazioni. Quindi l‘utilizzo di unità flessibili, agili, che siano in grado di muoversi con efficacia, coinvolgendo le agenzie educative, le istituzioni che ruotano attorno ai giovani e coordinandosi con queste. E con tale modus operandi ora, subito, dobbiamo agire in una seconda fase di interventi capaci di prevenire i comportamenti a rischio. Questo l‘intento, questo l‘auspicio. Ringrazio la Regione Marche, i Comuni, l‘Università di Macerata, in particolar modo il Prof. Nedo Fanelli, le Associazioni, gli operatori di tutte le istituzioni coinvolte, in particolare il personale dell‘Unità Operativa Dipendenze Patologiche dell‘Azienda. Dott. Giancarlo Veronesi Direttore Generale dell‘AUSL9 Macerata 4 Incontrare i giovani per capire come intervenire Dott. Leopoldo Grosso Vicepresidente del Gruppo Abele œ Coordinatore dell‘Università di Strada di Torino. Aiutare i ragazzi nell‘assunzione di comportamenti più consapevoli, nel porre più attenzione e razionalità nelle loro decisioni, spesso improvvise e subordinate a situazioni contingenti, richiede di tener conto dei loro vissuti, agire dall‘interno delle loro rappresentazioni delle varie situazioni, capire il significato, per loro vitale, attribuito all‘azione intrapresa. La conoscenza della percezione da parte degli adolescenti e dei giovani delle trasgressioni da loro agite e dei rischi in cui incorrono costituisce un indispensabile punto di partenza, prerequisito senza il quale qualsiasi intervento va incontro ad alte probabilità di fallimento. —Il modo in cui i giovani percepiscono il mondo intorno a loro è la base su cui ideare gli interventi, evitando la tentazione di inoculare condotte morali, cercando invece di rispettarne valori e libertà di autodeterminazione“, si legge nelle conclusioni finali dell‘indagine; e dalle cinque città marchigiane in cui gli operatori preposti hanno incontrato i ragazzi, aggregati nei gruppi informali o nelle associazioni giovanili, emerge una ricchezza di informazioni significative rispetto a ciò che i giovani pensano, alle loro idealità, alle loro esigenze, oltre che alle loro rigidità e confusioni. La ricerca-intervento ha consentito di raggiungere due obiettivi: innanzitutto l‘incontro dei giovani nei loro territori, nei loro luoghi di aggregazione. Ciò è avvenuto a partire dalle indicazioni dei ragazzi stessi, che, a cascata, fornivano agli intervistatori l‘opportunità di incontrare altri giovani ed altri gruppi. Inoltre, tramite un sapiente coordinamento con servizi anche molto diversi, si è risaliti ad alcuni gruppi giovanili sulla base delle loro tracce lasciate sul territorio. L‘indizio delle bottiglie vuote gettate tra una panchina e l‘altra, ammucchiate nel cestino, o diventate pericoloso vetro rotto, ha rivelato dove e come alcuni gruppi giovanili si aggregano e passano il loro tempo. Così le siringhe, ormai utilizzate ad abbandonate dalle persone tossicodipendenti, lasciate in alcuni luoghi particolari, hanno fornito utili indicazioni su dove e come effettuare interventi di riduzione del danno. Il secondo obiettivo riguarda la conoscenza dei bisogni scoperti e inevasi di cui gli stessi ragazzi non sono sempre consapevoli. La ricostruzione di vere e proprie —mappe mentali“ di gruppo riguardo alle modalità del divertimento, ma anche rispetto al rapporto con le famiglie, la scuola e il lavoro, i servizi e le istituzioni, hanno consentito di ricavare proposte più plausibili e di maggiore gradimento. Ciò è stato utile non solo per l‘aiuto ad un percorso di crescita ma per la comprensione di atteggiamenti e modalità tramite cui tali proposte potevano essere meglio veicolate. Tre aspetti che emergono con forza dall‘indagine debbono essere ben evidenziati: la centralità delle pratiche di consumo; il valore attribuito alla libertà personale; le modalità —atipiche“ delle richieste di aiuto. Il fenomeno che emerge, in particolare rispetto alle nuove droghe, verso cui si dirige la parte prevalente delle trasgressioni giovanili, riguarda il consumo e non la dipendenza. Quest‘ultimo si iscrive in un registro di assoluta integrazione e non di emarginazione quale siamo stati abituati con gli eroinomani. Il consumo è assolutamente compatibile con la vita di tutti i giorni e costituisce una variante od un integratore del divertimento. I rischi del consumo sono diversi da quelli delle dipendenze e proprio per questo (—drogato io? Drogato è quello che non sta in piedi, che prende eroina“ sostengono i giovani consumatori), negati e banalizzati. L‘informazione torna ad assumere di nuovo un ruolo rilevante, ma dev‘essere —mirata“ , colloquiata, portata avanti da interlocutori credibili, che non siano né una sbiadita fotocopia dei loro genitori , né operatori da anni abituati a lavorare con gli eroinomani. La libertà personale rappresenta, trasversalmente a tutti i gruppi intervistati, il valore più sentito e praticato. E‘ il metro a cui si devono rapportare tutte le scelte, gli altri stessi valori. Ne è seconda solo la lealtà, comportamento —obbligato“ per essere accettato nel gruppo dei pari. Ciò significa che poco spazio rimane alle iniziative imposte e calate dall‘alto. Qualsiasi proposta deve essere autogenerata, in qualche modo prodotta dal gruppo stesso. Ciò significa, nel lavoro di strada, contaminazione continua, molto ascolto, offerta di strumenti per iniziative che altrimenti rischiano di essere velleitarie, frustranti e rimanere su un piano unicamente autoconsolatorio. Ciò