REGIONE A.U.S.L. n 9 di

Università degli Studi di Macerata Dipartimento di Mutamento Sociale

Comuni di Macerata, Tolentino, , ,

Professione giovane Indagine sociale sui gruppi giovanili spontanei e gruppi associazione

Da un progetto per la prevenzione dei comportamenti a rischio di: Patrizia Sgarzini

Coordinamento scientifico: Nedo Fanelli Docente Università degli Studi di Macerata Laura Germani Dirigente Ser.T. Ausl 9 Macerata Gianni Giuli Direttore Ser.T. Ausl 9 Macerata Patrizia Sgarzini Dirigente Ufficio Qualità Ausl 9 Macerata

Unità Mobile Territoriale: Carla Scarponi Patrizia Monti Paolo Nanni Lucia Vesprini

Curatori della pubblicazione: Gianni Giuli Laura Germani Patrizia Sgarzini Paolo Nanni

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Pianeta Giovani Indice:

- Ringraziamenti

- Prefazione

- La prevenzione nei gruppi giovanili Dott. Giovanni Serpelloni

- Incontrare i giovani per capire come intervenire Dott. Leopoldo Grosso

1. Obiettivi dell‘indagine

2. Linee di intervento percorribili

3. La prevenzione nelle politiche giovanili

4. Il protocollo d‘intesa: strumento di lavoro tra Enti Pubblici

5. Gli strumenti di ricerca - Metodologia dell‘indagine

Prima Parte - I giovani nelle associazioni 6. Risultati della ricerca 6.1. L‘associazione e il giovane 6.2. Il giovane e il mondo 6.3. Macerata 6.4. Tolentino 6.5. Corridonia 6.6. Pollenza 6.7. Mogliano

Seconda Parte - I giovani nei gruppi informali 7. Risultati della ricerca 7.1. Cos‘è il gruppo 7.2. I ragazzi nei gruppi 7.3. Macerata 7.4. Tolentino 7.5. Corridonia 7.6. Pollenza 7.7. Mogliano

8. Conclusioni

- Bibliografia

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Ringraziamenti

Si ringraziano tutti coloro che hanno collaborato al nostro progetto, in particolare:

- Il Dipartimento Affari Sociali, ora Ministero del Welfare, che nel 1998 ha contribuito ad avviare il Progetto. - Il di Macerata che ha sostenuto lo sviluppo del Progetto con molte risorse. - L‘Assessorato alla Sanità della Regione Marche, e i suoi funzionari. - L‘Università degli Studi di Macerata; il Dipartimento di Mutamento Sociale. - I Comuni firmatari del Protocollo d‘Intesa: Mogliano, Corridonia, Pollenza, Tolentino, , , , . - Le associazioni che con la loro collaborazione hanno permesso di raggiungere la popolazione di giovani associati del nostro territorio; i loro operatori, presidenti, associati. - Leopoldo Grosso, Coordinatore dell‘Università di Strada di Torino e Vicepresidente del Gruppo Abele. - Giovanni Serpelloni, Direttore del Dipartimento delle Dipendenze della Usl 20, Verona. - Gli operatori dell‘U.M.T.: Carla Scarponi, Patrizia Monti, Lucia Vesprini, Paolo Nanni. - Il personale dell‘Unità Dipendenze Patologiche di Macerata.

- Un ringraziamento speciale a Patrizia Sgarzini per il suo entusiasmo e la sua tenacia.

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- Prefazione -

Questo progetto ha avuto inizio con l‘obiettivo principale di fare prevenzione nel territorio, fuoriuscire da un ambito, le strutture dell‘ASL, al quale accedono persone già con problemi, e raggiungere tutte le persone a rischio, in particolar modo le fasce giovanili. Dal 1995 attraverso il Servizio Tossicodipendenze (ora Unità Operativa Dipendenze Patologiche) e le sue Unità interne (Gruppo C e U.MT.) abbiamo investito molto nel campo della prevenzione, soprattutto primaria rivolta a giovani e giovanissimi. Cioè in quella fascia d‘età in cui come dice Pietropolli Charmet —si attraversa il labirinto della crescita“, insito di trasformazioni, crisi, ostacoli, esperimenti. E‘ in questa fase che i comportamenti a rischio legati all‘uso di droghe, alcol, alla trasmissione dell‘HIV, ma anche disturbi del comportamento alimentare, tendenze depressive, sono pericoli reali per ogni categoria di ragazzo, per interi gruppi e singoli. In questo senso un‘azienda sanitaria deve chiedersi se è meglio intervenire con la prevenzione sul ragazzo di oggi, o, con la cura sull‘adulto malato di domani. La scelta è ovvia. Lavorare con la prevenzione però vuol dire agire nel Territorio, raggiungendo i giovani nei luoghi che frequentano di più, quali la scuola, la discoteca, i bar, le sale gioco, i ritrovi di gruppi informali, le associazioni. Quindi l‘utilizzo di unità flessibili, agili, che siano in grado di muoversi con efficacia, coinvolgendo le agenzie educative, le istituzioni che ruotano attorno ai giovani e coordinandosi con queste. E con tale modus operandi ora, subito, dobbiamo agire in una seconda fase di interventi capaci di prevenire i comportamenti a rischio. Questo l‘intento, questo l‘auspicio. Ringrazio la Regione Marche, i Comuni, l‘Università di Macerata, in particolar modo il Prof. Nedo Fanelli, le Associazioni, gli operatori di tutte le istituzioni coinvolte, in particolare il personale dell‘Unità Operativa Dipendenze Patologiche dell‘Azienda.

Dott. Giancarlo Veronesi Direttore Generale dell‘AUSL9 Macerata

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Incontrare i giovani per capire come intervenire Dott. Leopoldo Grosso Vicepresidente del Gruppo Abele œ Coordinatore dell‘Università di Strada di Torino.

Aiutare i ragazzi nell‘assunzione di comportamenti più consapevoli, nel porre più attenzione e razionalità nelle loro decisioni, spesso improvvise e subordinate a situazioni contingenti, richiede di tener conto dei loro vissuti, agire dall‘interno delle loro rappresentazioni delle varie situazioni, capire il significato, per loro vitale, attribuito all‘azione intrapresa. La conoscenza della percezione da parte degli adolescenti e dei giovani delle trasgressioni da loro agite e dei rischi in cui incorrono costituisce un indispensabile punto di partenza, prerequisito senza il quale qualsiasi intervento va incontro ad alte probabilità di fallimento. —Il modo in cui i giovani percepiscono il mondo intorno a loro è la base su cui ideare gli interventi, evitando la tentazione di inoculare condotte morali, cercando invece di rispettarne valori e libertà di autodeterminazione“, si legge nelle conclusioni finali dell‘indagine; e dalle cinque città marchigiane in cui gli operatori preposti hanno incontrato i ragazzi, aggregati nei gruppi informali o nelle associazioni giovanili, emerge una ricchezza di informazioni significative rispetto a ciò che i giovani pensano, alle loro idealità, alle loro esigenze, oltre che alle loro rigidità e confusioni. La ricerca-intervento ha consentito di raggiungere due obiettivi: innanzitutto l‘incontro dei giovani nei loro territori, nei loro luoghi di aggregazione. Ciò è avvenuto a partire dalle indicazioni dei ragazzi stessi, che, a cascata, fornivano agli intervistatori l‘opportunità di incontrare altri giovani ed altri gruppi. Inoltre, tramite un sapiente coordinamento con servizi anche molto diversi, si è risaliti ad alcuni gruppi giovanili sulla base delle loro tracce lasciate sul territorio. L‘indizio delle bottiglie vuote gettate tra una panchina e l‘altra, ammucchiate nel cestino, o diventate pericoloso vetro rotto, ha rivelato dove e come alcuni gruppi giovanili si aggregano e passano il loro tempo. Così le siringhe, ormai utilizzate ad abbandonate dalle persone tossicodipendenti, lasciate in alcuni luoghi particolari, hanno fornito utili indicazioni su dove e come effettuare interventi di riduzione del danno. Il secondo obiettivo riguarda la conoscenza dei bisogni scoperti e inevasi di cui gli stessi ragazzi non sono sempre consapevoli. La ricostruzione di vere e proprie —mappe mentali“ di gruppo riguardo alle modalità del divertimento, ma anche rispetto al rapporto con le famiglie, la scuola e il lavoro, i servizi e le istituzioni, hanno consentito di ricavare proposte più plausibili e di maggiore gradimento. Ciò è stato utile non solo per l‘aiuto ad un percorso di crescita ma per la comprensione di atteggiamenti e modalità tramite cui tali proposte potevano essere meglio veicolate. Tre aspetti che emergono con forza dall‘indagine debbono essere ben evidenziati: la centralità delle pratiche di consumo; il valore attribuito alla libertà personale; le modalità —atipiche“ delle richieste di aiuto. Il fenomeno che emerge, in particolare rispetto alle nuove droghe, verso cui si dirige la parte prevalente delle trasgressioni giovanili, riguarda il consumo e non la dipendenza. Quest‘ultimo si iscrive in un registro di assoluta integrazione e non di emarginazione quale siamo stati abituati con gli eroinomani. Il consumo è assolutamente compatibile con la vita di tutti i giorni e costituisce una variante od un integratore del divertimento. I rischi del consumo sono diversi da quelli delle dipendenze e proprio per questo (—drogato io? Drogato è quello che non sta in piedi, che prende eroina“ sostengono i giovani consumatori), negati e banalizzati. L‘informazione torna ad assumere di nuovo un ruolo rilevante, ma dev‘essere —mirata“ , colloquiata, portata avanti da interlocutori credibili, che non siano né una sbiadita fotocopia dei loro genitori , né operatori da anni abituati a lavorare con gli eroinomani. La libertà personale rappresenta, trasversalmente a tutti i gruppi intervistati, il valore più sentito e praticato. E‘ il metro a cui si devono rapportare tutte le scelte, gli altri stessi valori. Ne è seconda solo la lealtà, comportamento —obbligato“ per essere accettato nel gruppo dei pari. Ciò significa che poco spazio rimane alle iniziative imposte e calate dall‘alto. Qualsiasi proposta deve essere autogenerata, in qualche modo prodotta dal gruppo stesso. Ciò significa, nel lavoro di strada, contaminazione continua, molto ascolto, offerta di strumenti per iniziative che altrimenti rischiano di essere velleitarie, frustranti e rimanere su un piano unicamente autoconsolatorio. Ciò che viene più apprezzato, negli operatori, è la disponibilità, il non giudizio, una presenza discreta e flessibile. Qualcuno che non si presenta come preposto all‘aiuto ed in quanto tale etichettante, ma —acchiappabile“ informalmente, che non sottenda una relazione operatore-utente, ma consenta, come in una ordinaria conversazione, un chiarimento, offra informazioni utili, fornisca suggerimenti, delinei orizzonti possibili e praticabili. Ne esce una indicazione preziosa rispetto alle caratteristiche degli animatori di potenziali centri di aggregazione o per interventi in strada. Ciò che i ragazzi chiedono è un adulto (magari non troppo), che stia al loro fianco senza impossessarsi del loro territorio e che, in maniera discreta, —ci sia“ al momento del bisogno. La ricerca-intervento ha il grande merito di mettere assieme i diversi soggetti che operano a vario titolo sul territorio. ASL, Comuni, Associazioni del Privato Sociale e l‘Università, insieme con diverse competenze, rappresentano lo strumento più appropriato per cogliere la complessità dei problemi che sottendono ai fenomeni di aggregazione e di trasgressione giovanile. Al tempo stesso un lavoro condotto insieme costituisce una base comune e —sicura“ di riferimento per riuscire a coordinare gli interventi necessari. Anche da questo punto di vista l‘indagine

5 rappresenta un primo importante esperimento di coordinamento tra squadre diverse con diversi compiti istituzionali e diverse competenze, nella consapevolezza che il livello di sfida che ci pongono i nuovi problemi può essere raccolto solo da questa nuova capacità di lavorare con modalità integrate.

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La prevenzione nei gruppi giovanili. Dott. Giovanni Serpelloni Direttore Dipartimento delle Dipendenze Usl 20 Verona

Quando si progettano interventi di prevenzione è fondamentale conoscere l‘oggetto e l‘ambito su cui si va ad operare, questo consente di evitare un inutile spreco di risorse sia umane che finanziarie. Un aspetto particolarmente vincente di questo progetto è proprio quello di voler conoscere prima di intervenire. Tale metodologia permette sia di definire in modo abbastanza preciso i problemi e gli obiettivi da raggiungere sia di verificare, attraverso l‘uso di procedure che possono essere condivisi da altri, una base per confrontare i risultati di differenti strategie di intervento. Se il criterio della conoscenza rappresenta in generale uno dei punti nella progettazione degli interventi, esso diventa fondamentale quando si decide di lavorare su una fascia d‘età particolarmente delicata e importante come quella adolescenziale. La scelta di andare a conoscere gli adolescenti nel loro territorio e nei loro modi di stare insieme, attraverso strumenti che consentono una raccolta uniforme dei dati, permette di ottenere un quadro reale della loro situazione, dei loro vissuti e dei loro problemi. I risultati sono incoraggianti e ripagano degli sforzi fatti tutti gli attori coinvolti ma il ritorno maggiore è per gli adolescenti che potranno usufruire di un aiuto nel faticoso compito a cui sono chiamati: la crescita. Uno dei compiti dell‘adolescenza riguarda proprio la costruzione di legami affettivi e sociali fuori dalla famiglia. I gruppi sia quelli spontanei sia quelli legati alle associazioni permettono agli adolescenti la possibilità di sperimentarsi offrendo loro la possibilità di avere nuove relazioni e nuovi legami. L‘acquisizione di questi nuovi ruoli avviene tramite diversi processi di sviluppo e di apprendimento sociale ed è legato alle norme e alle attese vigenti in un determinato ambiente. Mai come nella fase dell‘adolescenza gli individui hanno bisogno di sentire tanti voci per avere termini di paragone ed elementi di giudizio differenti che consentono loro di crearsi delle opinioni personali. E‘ per questo che si rivolgono, oltre ai genitori, ad altri adulti significativi che possono costituire importanti elementi educativi. Questo trova conferma nelle interviste ai ragazzi dove è emerso come gli allenatori, i responsabili d‘associazione rappresentino dei modelli a cui fare riferimento. Come Gruppo C-Servizio di Screening HIV da anni ci occupiamo di prevenzione dell‘HIV e abbiamo visto come alcuni fattori, come la percezione e l‘attitudine al rischio, più di altri, siano determinanti nell‘assunzione di comportamenti a rischio. Tali fattori sono variamente rappresentati nella popolazione: l‘attitudine al rischio è più elevata nei più giovani e in alcuni giovani più di altri, rendendo alcuni soggetti particolarmente vulnerabili. Il dato che emerge dalle interviste ai ragazzi sull‘importanza attribuita all‘uso del preservativo nei rapporti sessuali da una parte conferma come le informazioni in tema di HIV e malattie a trasmissione sessuale abbiano fatto centro dall‘altra è necessaria molta cautela perché la sola informazione non basta per l‘assunzione di comportamenti preventivi. Diventa indispensabile, perciò, offrire ai giovani la possibilità di conoscere i servizi presenti nel territorio e ciò che essi possono dare. Questo rappresenta una possibilità di aggancio per quei ragazzi o per quei gruppi di ragazzi che difficilmente vi giungerebbero spontaneamente.

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1. OBIETTIVI DELL‘INDAGINE 1.1. Obiettivi sociosanitari dell‘indagine Pag. 10

1.2. Dall‘ipotesi di partenza alle tecniche di studio Pag. 10

1.3. Consultazione della pubblicazione Pag. 10

1.1. Obiettivi sociosanitari dell‘indagine

Questo studio nasce grazie al progetto elaborato dal Ser.T. di Macerata per la prevenzione della tossicodipendenza, alcoldipendenza, HIV e per la riduzione dei comportamenti a rischio tra i giovani. Tali comportamenti dipendono da motivazioni legate sia a fattori individuali, sia socio-ambientali. Per questo per progettare e attuare strategie di intervento mirate occorre innanzi tutto studiare la popolazione del territorio in cui si opera. Tra i vari interventi compiuti nel corso degli anni dal Servizio Tossicodipendenze dell‘A.U.S.L. n. 9 dedicati alle fasce giovanili questo è senz‘altro il più ambizioso, e come gli altri è motivato dalla necessità di rivolgersi ai giovani che rappresentano, per carenza di informazioni, per un atteggiamento individuale e sociale ancora non maturo e consapevole, i soggetti maggiormente a rischio della popolazione. Per l‘indagine oggetto di questa pubblicazione nel 1998 è stata appositamente istituita l‘Unità Mobile Territoriale (U.M.T.), organo deputato ad attuare i metodi d‘indagine progettati, a stabilire una connessione con lo strato giovanile del territorio, a fornire informazioni ai gruppi giovanili contattati, a raccogliere dati riguardo il loro modo di vivere, in special modo rilevare la presenza di indizi sintomatici di un disagio, che siano o no sfociati in situazioni di comportamenti a rischio, malattia, devianza. Per effettuare la ricerca è stato stipulato un protocollo d‘intesa tra l‘A.U.S.L. ed i Comuni di Macerata, Tolentino, Mogliano, Corridonia, Pollenza (i territori di ricerca), l‘Associazione Provinciale Antidroga, la Cooperativa —La Meridiana“ e la Cooperativa —Il Sentiero“. Un secondo protocollo d‘intesa è stato sottoscritto con l‘Università degli studi di Macerata dalla quale è arrivato il decisivo supporto scientifico alla ricerca. Gli obiettivi sociosanitari della ricerca sono: A. Avere a disposizione uno studio descrittivo generale e territoriale della realtà giovanile nell‘AUSL 9, cioè avvicinarsi ai giovani per conoscere la loro situazione, le dinamiche, le difficoltà, le esigenze e le prospettive, e in base a questi dati elaborare progetti di intervento sociosanitario e stimolare le istituzioni preposte ad incrementare o creare i servizi che appaiono carenti; B. Entrare in contatto con le situazioni sommerse del consumo di droga e dei comportamenti a rischio, cioè la grande fetta di popolazione che pur nel disagio e nella devianza non si relaziona con strutture di recupero, informazione e prevenzione, quali il Servizio Tossicodipendenze, il Gruppo C ed altre; (Il Gruppo C è un‘unità formatasi all‘interno del Ser.T. collegata al Network nazionale Gruppo C di Verona, e si occupa di counselling e screening dell‘HIV, cioè offre la possibilità di fare il test in modo gratuito e anonimo, fornisce informazioni e sostegno.) C. Restituire alle istituzioni, alle associazioni, alle famiglie, ai giovani, in definitiva a tutti gli interessati, un quadro dei risultati fruibile e facilmente consultabile; D. Instaurare rapporti di collaborazione con gli enti e le istituzioni del territorio, instaurare con questi le premesse per futuri interventi da realizzare in sinergia. E. Investire nella conoscenza e nella prevenzione per evitare in futuro spese maggiori per arginare fenomeni ormai troppo espansi di espressione del disagio.

1.2. Dall‘ipotesi di partenza alle tecniche di studio

La teoria: Basi dello studio e ipotesi

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Ogni studio che voglia spiegare il mondo dei giovani, per quanto descrittivo voglia essere, deve primariamente dare risposte per abduzione ad alcune domande fondamentali. Da queste risposte prendono corpo l‘ipotesi, quindi gli strumenti di ricerca. Cos‘è il disagio giovanile? Da dove proviene? Cosa sono i comportamenti a rischio? Da dove provengono? Una volta risposto a queste domande se ne pongono altre che possiamo anticipare: C‘è legame tra disagio e comportamento a rischio? Se c‘è legame, e questo legame è di consequenzialità, è possibile intervenire per far diminuire i comportamenti a rischio?

Cosa sono i comportamenti a rischio? I comportamenti a rischio sono azioni che contengono una potenziale minaccia alla propria salute. Ogni giorno, ogni momento, compiamo azioni che comportano rischi: fumiamo, giochiamo a tennis, ci sottoponiamo ad inquinamenti vari; anche il semplice gesto di attraversare la strada ci mette a rischio di essere investiti. E‘ la società stessa, così come è configurata, che comporta un ventaglio di rischi. Sapere che esistono può non bastare ad evitarli, per esempio guidiamo la macchina anche se sappiamo che sulle strade in Italia muoiono ogni anno più di 6.000 persone. Dovendo rispondere alla seconda domanda —Da dove provengono?“ si può dunque rispondere che i comportamenti a rischio derivano in modo diretto da un certo stile di vita di una certa società in un certo momento storico. Chiunque di noi quotidianamente agisce calcolando il rapporto rischio/beneficio che ogni azione comporta. Nei giovani œ e questa è una nostra considerazione - è generalmente alta la propensione al beneficio, in altre parole la ricerca di divertimento, agio, relazioni soddisfacenti ecc.; e nel contempo minore l‘informazione riguardo i rischi. Come del resto ci sono numerose difficoltà legate alla crescita, difficoltà che di solito sono unite sotto la definizione —disagio giovanile“.

Cos‘è il disagio giovanile? Il disagio è un fenomeno sociale che caratterizza l‘adolescenza. Partiamo da una definizione di quest‘ultima: l‘adolescenza nasce con la società moderna, in concomitanza con lo sviluppo del sistema scolastico, quando tra il fanciullo e l‘adulto si pone una fase di transizione. Negli anni, prima gli studi e poi i luoghi comuni, hanno definito disagio giovanile lo stato di malessere fisico, psicologico e sociale che colpisce gli individui durante l‘adolescenza (diciamo dai 13 ai 18 anni) e che si manifesta in vari modi. Il gruppo di studio (l‘Unità Mobile Territoriale) dell‘AUSL 9 di Macerata, è convinto che il disagio è connaturato all‘adolescenza, poiché si tratta di un periodo di profondo mutamento fisico e psicologico, di progressiva iniziazione alla vita adulta, di sperimentazione, di definizione della propria identità. C‘è un mondo fuori, il contesto sociale in cui si vive, e uno dentro, la struttura cerebrale del ragazzo; dall‘interazione dei due mondi si avvia una scoperta e contrattazione continua che ha come traguardo la definizione di ciò che egli sente di essere e di quello che percepisce essere il suo ruolo, con le relative aspettative, nelle strutture sociali in cui ognuno è immerso: la famiglia, i gruppi, le istituzioni. Attenzione: non vogliamo guardare alla vita dell‘adolescente come ad un complicato processo di —adultificazione“. L‘obiettivo di un adolescente, l‘assoluta maggioranza delle volte, è semplicemente quello di divertirsi e vivere bene, in armonia con gli altri e con se stessi. Ma ognuno di noi, prima dell‘età adulta, deve capire cose importanti del tipo: com‘è fatta la società in cui vive, come integrarsi ad essa, cosa desidera fare all‘interno di essa. Questo percorso si compie nell‘andirivieni tra due ambiti fondamentali: la famiglia e il gruppo di amici. Nel secondo il ragazzo mette in gioco se stesso: vive nuove esperienze, confronta se stesso con gli altri, cerca affettività, cerca divertimento. Per fare queste cose il ragazzo esercita libertà, guadagnate più o meno faticosamente, e, come dice Baraldi, quando aumentano le libertà aumenta anche il ventaglio di azioni a rischio disponibili. Il gruppo è il luogo dove maggiormente si esercita la libertà del giovane, dove ha più senso sperimentare novità. Di conseguenza è ambito potenziale di comportamenti a rischio. La parola —potenziale“ è centrale, poiché spesso nelle convinzioni comuni è sostituita da —tipico“. Infatti, nonostante numerosi studi dicano il contrario, resiste nell‘opinione pubblica l‘idea, rinforzata da fatti di cronaca, che generalmente il gruppo abbia capacità molto forti di omologare i suoi membri, condurli a condotte trasgressive, devianti; in altre parole che lo stare in gruppo riduca il pensiero autonomo e il buon senso dei singoli. Possiamo già anticipare che i dati della nostra ricerca controvertono questa tesi, evidenziando che nel gruppo coesistono spesso comportamenti diversi. Quindi se è vero come è vero che persone dalla condizione sociale simile hanno comportamenti diversi, c‘è da chiedersi quale sia l‘origine della differenza. C‘è da chiedersi perché dal disagio giovanile può scaturire un‘alta o al contrario bassa propensione al rischio. Per farlo occorre concentrarsi sul collegamento che c‘è, se c‘è, tra disagio e comportamenti a rischio.

Quale collegamento tra disagio e comportamenti a rischio? La teoria delle scelte. Le azioni a rischio: abbiamo visto sono presenti (leggi possibili) nel momento stesso in cui ci sono libertà da esercitare. D‘altra parte se non ci fossero libertà non ci sarebbe alcun processo di crescita. Il disagio: è il fardello più o meno pesante dell‘adolescenza. Tutti gli ambiti in cui il giovane esperisce quotidianamente sono spesso fonte di difficoltà, non potrebbe essere altrimenti quando in gioco ci sono la comprensione del sé e degli altri, la definizione dei propri valori, dei rapporti affettivi da instaurare e proteggere, della relazione con le 9 strutture sociali, con le istituzioni, le figure adulte. Per questo non possiamo aspettarci che sia un periodo privo di crisi, noia, sperimentazioni e di sbagli, delusioni, ripensamenti anche dolorosi. Il collegamento tra disagio e azioni a rischio è nell‘utilizzo delle libertà decisionali. Infatti queste ultime servono a compiere due tipi fondamentali di scelta : 1. Scelte di reazione ; 2. Scelte di azione . 1. Scelte di reazione . Ad ogni situazione problematica il ragazzo oppone una risposta. Cioè —reagisce“ in modo di risolvere il problema, oppure aggirarlo, dimenticarlo ecc. Il ragazzo compie dunque una o più scelte tra un ventaglio di azioni possibili. Dal nostro punto di vista - non dimentichiamo che il nostro approccio nasce e rimane sanitario - queste scelte si dividono in due tipi: scelte di tipo positivo , quelle che non comportano pericoli per la salute psicofisica. Scelte di tipo negativo , che al contrario comportano pericoli per la salute, a breve o lunga scadenza. Di queste seconde scelte fanno parte i comportamenti a rischio, quali abusi alcolici, devianza, droghe, ma anche disturbi del comportamento alimentare ed altri ancora. Lo schema teorico semplice appena descritto, si riflette nella realtà in modo complicato. Una scelta negativa può derivare da fattori diversi, simultanei, più o meno rilevabili, l‘uno conseguenza dell‘altro; che formano infine un groviglio inestricabile di cause e conseguenze, tanto da rendere vani i molti tentativi che nel tempo ci sono stati di ricondurli a categorie specifiche di persona. 2. Scelte di azione Non esistono solo problemi da affrontare ma anche obiettivi da raggiungere. Allo stesso modo delle scelte di reazione per raggiungere alcuni obiettivi, per esempio il divertimento (oppure migliori risultati in campo lavorativo, scolastico, relazionale, sportivo), si agisce, si prendono scelte (sempre positive o negative). Basta poco per accorgersi che il confine tra azioni e reazioni è assai labile. Nel senso che nel nostro quotidiano compiamo azioni che allo stesso tempo rispondono a stimoli esterni e tendono a raggiungere obiettivi. Del resto spesso c‘è altrettanta sovrapposizione tra cause e effetti: un comportamento può essere sia conseguenza di un malessere, sia fattore di un altro ulteriore (es. l‘abuso alcolico dovuto ad una serie di cause, può essere a sua volta causa di problemi nel lavoro, in famiglia ecc.). Una precisazione da fare è la seguente: Le scelte che abbiamo chiamato positive e negative, non lo sono rispetto ad una condotta morale ideale, ma œ lo ripetiamo œ rispetto ad una tutela della salute personale. Di conseguenza non possiamo e non vogliamo imporre scelte positive, poiché le scelte (così come le abbiamo teorizzate) sono per definizione libere, ma più sensatamente vogliamo che i ragazzi possano compierle senza condizionamenti provenienti da una mancanza di informazioni e serenità. E per fare questo occorrono interventi di sostegno e promozione dei diritti.

Come si possono sostenere i giovani? Secondo noi scelte d‘azione e reazione positive sono le più probabili da parte dei giovani, a patto che essi non si trovino in condizioni sfavorevoli di dal punto di vista relazionale (isolamento, disagio). Il compito di chi vuole aiutare i giovani è quello di sostenerli e promuoverne le azioni positive. Chi si proponesse di farlo non può e non deve puntare a risolvere per conto dei ragazzi le situazioni che debbono essere affrontate, ma neanche dichiararsi disarmato. Semplicemente il bisogno maggiore che hanno i ragazzi, come del resto anche gli adulti, è quello di vivere a contatto con gli altri comunicando in modo soddisfacente. Avere cioè alcune persone con cui instaurare un rapporto paritario, leale, altre da cui ottenere affetto, con cui confidarsi, da cui sentirsi accettati. Ciò in ogni sfera in cui ci si muove: in famiglia, nei gruppi di amici, a scuola, a lavoro. Quando manca una comunicazione soddisfacente, soprattutto quella intima (amici, famiglia), allora aumenta il rischio che situazioni problematiche siano affrontate dai ragazzi con azioni non positive, determinate dalla mancanza di informazioni, di consigli adeguati, di sostegno e coraggio. In questo senso ci stiamo rifacendo ai concetti base della Teoria Riflessiva Radicata del Prof. Claudio Baraldi dell‘Università di Urbino, centrata intorno alla frequentazione . I comportamenti a rischio sono per Baraldi collegati ad una frequentazione, comunicazione non soddisfacente all‘interno del gruppo. Esemplificando in modo banale, in mancanza di una reale e profonda intesa che permetta ai membri del gruppo di confidarsi e sostenersi a vicenda, è facile che ci sia da parte di uno o più membri il ricorso a sostanze psicotrope che fanno sentire uniti, che allontanano la noia. Anche nel campo della psicologia la comunicazione intima ha avuto importanza in questo campo di studio. Già Eric Berne negli anni ”50 aveva elaborato una teoria, che ha dato il via ad un filone di ricerca di enorme sviluppo, basata sulle —carezze“. Le carezze per Berne sono attenzioni positive (dal semplice saluto a gesti d‘amore) e negative (rimproveri, litigi) di cui ognuno di noi ha un certo fabbisogno. Detto questo il compito di chi vuole aiutare i ragazzi dovrebbe essere quello di fare in modo che il terreno diventi fertile per socializzare. Un terreno non fertile è quello che pone di fronte ai ragazzi famiglie disattenti, o al contrario oppressive, istituzioni indifferenti, rigide, punitive o inaccessibili, strutture sportive e luoghi per aggregarsi non presenti, inadeguati, o lontani. Dunque il primo obiettivo che ci siamo posto è stato proprio quello di indagare sulle mancanze, i nodi problematici percepiti dai ragazzi nei vari ambiti della loro vita quotidiana: all‘interno della famiglia, nel gruppo di amici, a scuola, nel tempo passato da soli. Il secondo obiettivo, dipendente dal primo, è stato indagare sull‘eventuale mancanza di comunicazione soddisfacente negli ambiti sopra descritti, e se questa mancanza c‘è, verificare che effettivamente essa sia causa di comportamenti a rischio e devianza.

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La pratica: Tecniche di rilevazione e ambito territoriale

Abbiamo scelto due livelli di ricerca: associazionismo e gruppi di amici spontanei; così da realizzare uno studio che osserva i giovani nei due ambiti principali dove trascorrono il tempo libero. Il tempo libero è il luogo in cui il giovane si esprime in modo più autonomo e sincero, dunque un luogo ideale per rilevarne atteggiamenti e idee. Il territorio in cui si è svolto lo studio è composto dai comuni di Macerata, Tolentino, Corridonia, Pollenza, Mogliano, vale a dire 5 dei principali centri del territorio AUSL 9. L‘aspetto territoriale è un livello ulteriore e trasversale dello studio, poiché molti sforzi sono stati indirizzati per realizzare una mappa su cui posizionare gruppi formali e informali. Nel capitolo che segue (Strumenti di ricerca) saranno esplicate le modalità utilizzate per la raccolta dati. Gli strumenti più importanti sono stati due modelli di intervista: - un questionario da far compilare nelle associazioni la prima; - una traccia per un colloquio con gruppi spontanei la seconda.

1.3. Consultazione della pubblicazione

La struttura della pubblicazione è organizzata in modo tale da poter esser consultata anche solo per comparti. Nel capitolo 4 vengono presentati nel dettaglio gli strumenti di ricerca utilizzati. I capitoli 5 e 6 rappresentano le due parti principali del libro: il primo dedicato ai risultati riscontrati riguardo i gruppi formali (associazioni), il secondo riguardo i gruppi informali (spontanei). Entrambe la parti iniziano con un‘analisi generale, per poi presentare i dati territorialmente, cioè per comune di raccolta. Ciò per venire incontro a chi, per esempio, fosse interessato esclusivamente ai dati relativi ad un particolare comune, o alla parte dedicata alle associazioni, ai gruppi informali ecc. Inevitabilmente è comunque necessaria una lettura convenzionale per ottenere il quadro completo dello studio poiché l‘andamento del testo rimane parzialmente sequenziale: alcune argomentazioni sono basate su dati già presentati precedentemente, e altre non vengono ripetute per evitare ridondanza.

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2. LINEE DI INTERVENTO PERCORRIBILI 2.1. Considerazioni sullo studio effettuato Pag.11

2.2. Cosa fare per le associazioni Pag.11

2.3. Cosa fare per i gruppi spontanei Pag.11

2.1. Considerazioni sull‘indagine effettuata

Lo studio oggetto di pubblicazione è iniziato nel 1998. Nonostante che fino ad oggi il nostro gruppo di studio si sia impegnato ad aggiornare le rilevazioni, si pone a chi scrive il dubbio che i dati pubblicati non corrispondano alla realtà di oggi. Tanto più che una delle forti caratteristiche emerse dal fenomeno giovani, così come a noi è apparso, è la grande velocità con cui i gruppi giovanili si trasformano. Però seppure cambiano luoghi di ritrovo, composizione del gruppo, ciò che rimane sono le dinamiche alla base di questi mutamenti. In questo senso l‘indagine mantiene una forza descrittiva inalterata, la prima di questo tipo realizzata nella Provincia di Macerata, una —fotografia“ utile a chiunque voglia operare nel settore dei giovani a livello sanitario, associativo, educativo ecc. E‘ un fatto noto che spesso si interviene sui giovani senza conoscere esattamente la loro realtà, rischiando di sprecare risorse e connotare agli occhi dell‘opinione pubblica la prevenzione come qualcosa di impossibile. Il nostro è un primo tentativo di capire il fenomeno e per questo l‘abbiamo impostato sui due livelli: sia comportamentale che cognitivo. Osservando quello che il giovane fa, cioè le sue abitudini e i suoi atteggiamenti, e quello che il giovane pensa, come percepisce se stesso e il mondo che gli ruota attorno. Ciò raccogliendo dati sia quantitativi, sia qualitativi (per la spiegazione si rimanda al paragrafo 5.1.1. riguardo la metodologia dell‘indagine) All‘inizio dei capitoli 6 e 7 sono riportati i risultati generali dello studio e i risultati per ogni comune. Sia nell‘associazionismo, sia nel gruppi informali ci sono alcuni nodi problematici che lo studio ha permesso di mettere in evidenza, nodi che devono essere messi al centro di una strategia di intervento. Questo capitolo è dedicato appunto agli interventi che sulla base della ricerca ci appaiono necessari per migliorare .

2.2. Cosa fare per le associazioni

Se Macerata e i comuni limitrofi hanno poche associazioni, poco variegate tra loro, non sempre ben distribuite nel territorio, è dovuto a vari fattori. Nel capitolo 6, dedicato appunto ai risultati riguardo le associazioni, ci si concentra soprattutto sul funzionamento interno delle associazioni. In questa parte possiamo invece tirare le fila del discorso e sintetizzare i principali fattori interni e esterni: 1. la tendenza storica all‘accentramento di strutture e servizi; 2. la scarsità di risorse economiche e strutture dedicate all‘associazionismo; 3. una collaborazione e un coordinamento tra associazioni spesso insufficiente, a volte inesistente. 4. i rapporti con Enti locali carenti. 5. all‘interno delle associazioni mancanza di un‘autentica politica per attirare i giovani, e, soprattutto, mantenere la loro adesione. 6. I ragazzi hanno poco tempo libero a disposizione tenuto conto di tutti gli ambiti in cui sono impegnati (famiglia, scuola o lavoro, gruppo di amici)

Su tre tipi d‘azione si dovrebbe secondo noi puntare per aumentare il numero di associazioni, aumentarne la capacità d‘attrattiva e nel contempo intervenire al loro interno a favore dei ragazzi: 1. Investire nuove risorse. E‘ necessario un maggiore sforzo degli Enti locali, in special modo dei comuni, per non lasciare isolate le associazioni esistenti. Spesso le associazioni non ricevono alcun contributo economico, alcun aiuto per la ricerca di una sede. Queste condizioni di certo non favoriscono la nascita di nuove associazioni. Altro impegno degli Enti locali deve essere quello di impiegare risorse per la costruzioni di strutture o la riconversione di quelle esistenti. Mancano gli impianti sportivi, tanto che i pochi disponibili sono sovraffollati oppure sono, cosa grave e diffusa, detenuti in esclusiva da associazioni —forti“ che poi decidono a chi e a quali condizioni 12 metterli a disposizione. Sintetizzando occorrono più strutture, soprattutto nei luoghi peggio serviti (le periferie), ma occorre pure che vengano gestite con oculatezza per consentire il massimo pluralismo nell‘utilizzo. Questo discorso vale soprattutto per aumentare la varietà e non solo il numero delle associazioni. Gli sport minori per fare un esempio non hanno spesso alcuna possibilità di radicarsi se non ci sono strutture adeguate ad accoglierli. Lo stesso discorso vale per associazioni nel campo del volontariato, dell‘espressione artistica, culturale, che non possono nascere e svolgere attività senza un aiuto da parte degli enti riguardo le strutture e attrezzature necessarie. Attualmente si apre una nuova prospettiva per ottenere risorse economiche adeguate: grazie alle legge n. 328/2000 si viene a creare un fondo unico per gli interventi socioassistenziali, evitando le sovrapposizioni di leggi regionali e nazionali che in passato hanno determinato una dispersione delle risorse.

2. Rendere i giovani protagonisti delle attività Per quanto riguarda il funzionamento delle associazioni esistenti, l‘unica nota gravemente dolente, è l‘abbandono più o meno cospicuo che si registra dai 16-17 anni in poi. Un abbandono spesso dovuto all‘insorgenza di nuovi impegni, ma anche alla mancanza di considerazione a livello decisionale. Da questo punto di vista è necessario una riorganizzazione da parte delle associazioni che tenga in maggior conto i giovani aderenti, un impegno da parte degli operatori a coinvolgere di più i ragazzi nelle decisioni, responsabilizzarli per le attività dell‘associazione.

3. Formare gli operatori delle associazioni, coinvolgere opinion leaders Lo studio ha dimostrato che in genere gli operatori sono sensibili e disponibili verso i ragazzi, anche al di là delle attività, pronti œ sono loro a dirlo œ a intervenire nel momento in cui ravvisano situazioni problematiche tra i loro ragazzi. Formare gli operatori consentirebbe di trasformare azioni che spesso sono per forza di cose improvvisate e a volte inadeguate, in azioni più ortodosse, in grado di fronteggiare le varie situazioni di disagio, e inviare eventualmente al Servizio competente. Inoltre rispetto ai gruppi formali, in una buona percentuale di associazioni (dal 35 al 50, a seconda del comune), i ragazzi ravvisano la presenza di leaders tra loro. Leaders connotati da doti positive: maggiore abilità o capacità organizzativa, simpatia, entusiasmo per le attività ecc. Ecco che oltre agli operatori sembra sensato cercare il coinvolgimento di questi che sono pure o potrebbero divenire autentici opinion leaders. Avere la loro collaborazione per informare e lanciare messaggi preventivi potrebbe dare un contributo sostanziale all‘efficacia dell‘intervento tra gli associati. Naturalmente il soggetto che dovrebbe farsi carico di queste azioni è l‘AUSL. In previsione per il 2002 c‘è già un progetto in cui sono previste queste modalità operative.

2.3. Cosa fare per i gruppi spontanei

Una delle motivazioni più forti che ha dato origine a questa ricerca consiste proprio nel bisogno di capire come avvicinare i giovani in questo ambito non formale. Il target principale sono naturalmente i gruppi in —difficoltà“, cioè quei gruppi dove alta è la propensione al rischio, dove frequenti sono gli abusi alcolici e di sostanze, ma anche i gruppi —normali“ dove la prevenzione trova la sua dimensione ideale. Diverso è il discorso delle bande, tema non centrale nella nostra indagine sia per la scarsità di elementi rilevabili, sia per la grande differenza nella composizione dei gruppi. La convinzione di partenza è che sono gli interventi a doversi adattare al target - e mai il contrario -, attraverso una conoscenza reale di ciò che pensano e fanno i giovani. Se non si rispetta questo principio, molte azioni meritevoli dal punto di vista dei contenuti e delle risorse impiegate possono essere rifiutate dal target e naufragare. Se prima potevamo solo ipotizzare le dinamiche, il modo di percepire e agire dei ragazzi del nostro territorio, ora, grazie ai dati raccolti, possediamo alcune consapevolezze immediatamente utili alla definizione di una strategia d‘intervento: 1. i gruppi del nostro territorio si trasformano e si spostano con frequenza; 2. l‘organizzazione gerarchica è invisa ai giovani, tanto che all‘interno dei gruppi non esiste quasi mai un leader riconosciuto, di conseguenza sarebbe una strada probabilmente infruttuosa quella di cercare di intervenire attraverso opinion leader; 3. prevalentemente i giovani vivono alla giornata programmando poco o nulla del loro futuro anche a breve scadenza; 4. la noia è il pericolo maggiore per un gruppo; 5. ci sono false credenze, carenze d‘informazioni riguardo le droghe, la pericolosità di taluni comportamenti; 6. sono la maggioranza i gruppi nei quali i comportamenti a rischio sono presenti o probabili, ma, fortunatamente, sono pochi i gruppi nei quali costituiscono il modo di agire quotidiano; 7. l‘intolleranza verso il modo di pensare, le esigenze e i comportamenti dei giovani, è il capo d‘imputazione che più spesso questi ultimi si attribuiscono all‘adulto; 8. Esiste una fetta di popolazione giovanile che non ha un gruppo di amici (e che quindi corre il rischio di crescere senza confronto e amicizie); 9. sulle istituzioni grava una profonda sfiducia (specie quelle politiche e di ordine pubblico, ma anche istituzioni di servizi quali quelli per le tossicodipendenze, la Scuola ecc.).

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Di conseguenza, partendo da quest‘ultimo punto, avrebbero scarsa probabilità di successo interventi marcatamente identificabili con le istituzioni che li realizzano. Tanto meno sarebbero accettati progetti che vedono la presenza di figure autoritarie o, agli occhi dei ragazzi, intrusive, che minacciano la loro facoltà di autodeterminazione.

Tenendo conto di questi punti ecco come si potrebbero configurare tre proposte d‘intervento: 1. Creazione di servizi, strutture e occasioni di svago e socializzazione per i giovani Nella provincia di Macerata le strutture dedicate ai giovani sono troppo poche, e pensate a misura d‘adulto. E‘ ovvio che sono necessari investimenti per —servire“ meglio la popolazione giovanile: - attraverso la creazione di sportelli informativi promuovere opportunità e diritti; - attraverso la creazione e la seria manutenzione, anche nelle periferie, di strutture sportive quali campi di calcetto, volley, basket; - attraverso maggiori investimenti per realizzare occasioni di socializzazione, di divertimento quali feste, concerti, cineforum, usando sempre l‘accortezza di decentrare queste occasioni su tutto il territorio e con il coinvolgimento delle associazioni e dei giovani stessi. Quest‘ultima è un tipologia di proposta emersa mille volte nel corso delle interviste ai ragazzi.

2. Centri di Frequentazione Vista la mobilità dei gruppi e la peculiarità che già li caratterizza di mischiarsi, di condividere spazi comuni, c‘è la possibilità di creare e istituzionalizzare centri di frequentazione giovanile che permettano ai ragazzi di incontrarsi, fare attività. Centri forniti di attrezzature quali computer collegati ad internet, strumenti musicali, biblioteca ecc., che trasmettano stimoli non solo ai gruppi già esistenti, ma anche a ragazzi che non hanno una comitiva fornendo loro le occasioni per entrare in relazione con altri coetanei. Centri ospitati in strutture più grandi dei canonici centri di aggregazione, e diversi anche dal punto dal punto di vista dell‘approccio ai ragazzi: non si può replicare il funzionamento di molte associazioni o di centri di aggregazione in cui ci sono operatori —direttivi“, o addirittura vere e proprie figure di educatori, perché rischiano di naufragare quelle operazioni che non tenessero conto dell‘ordine di idee liberitario dei ragazzi, del loro rifiuto verso posizioni autoritarie e intrusive. All‘opposto neanche l‘autogestione andrebbe bene, poiché l‘intervento si spoglierebbe dei contenuti preventivi che vogliamo veicolare, e ci sarebbe il rischio concreto che il centro venga caratterizzato e infine monopolizzato da un determinato gruppo di persone. La presenza di operatori è fondamentale, ma non nel ruolo di —educatori“, ma in quello di —testimoni“, cioè che non impongano la propria guida e una certa condotta morale, bensì che intervengano e consiglino su richiesta dei ragazzi stessi. Il nostro scopo non può essere quello di obbligare i ragazzi a starci a sentire e tanto meno quello di sovvertire il loro ordine di idee. I nostri messaggi devono arrivare a bersaglio attraverso canali obliqui, cioè attraverso i testimoni, attraverso materiale informativo sempre disponibile e aggiornato nel luogo da noi creato per la loro frequentazione. Esistono già realtà positive di questo tipo che spesso gli studiosi portano ad esempio. A chi scrive si pone una domanda: Perché queste realtà tanto decantate rimangono quasi sempre esperienze uniche e isolate? Non sono replicabili? Preferiamo credere che le resistenze siano all‘interno di chi è chiamato a confrontarsi ed attuare azioni.

3. Campagna d‘informazione nei gruppi attraverso Unità Mobile Le conoscenze dei ragazzi riguardo i rischi e i pericoli legati ad alcuni comportamenti è in alcuni casi più che discreta, in altri, confusa, parziale o addirittura inesistente (specie riguardo le nuove droghe sintetiche). Il compito delle istituzioni è certamente quello di fornire ai ragazzi informazioni veritiere e dettagliate, nella consapevolezza che a fare le scelte poi sono loro. La necessità è che l‘informazione raggiunga i ragazzi direttamente nel territorio dove si muovono, utilizzando approccio e linguaggio adeguati. Si tratta di una modalità acquisita in tutto il territorio nazionale. La nostra ricerca ci ha permesso di conoscere i luoghi in cui intervenire. Attraverso l‘‘istituzione di una Unità Mobile possiamo raggiungere i vari punti di incontro, i locali (discoteche, pubs, bar, feste) dove molti comportamenti a rischio hanno luogo. Ma anche luoghi formali: di lavoro, scuole superiori e inferiori, scuole guida, per microinterventi di informazione. Il materiale informativo da utilizzare deve sfruttare i canali più vicini ai giovani (musica, cinema, tv, computer) evitando contenuti che puntino a squalificare le loro idee. Ad esempio con la creazione di opuscoli riguardo l‘aids, la droga ecc. informativi ma non moralistici, distribuiti insieme a cd musicali o cd rom con contenuti appetibili per i ragazzi (ultimi successi dance, rock, oppure giochi, programmi ecc.).

E‘ infine da sottolineare l‘atteggiamento negativo che i ragazzi hanno verso le istituzioni. Sappiamo che spesso sono percepite come inefficaci, punitive e lontane. Ci sono sicuramente responsabilità da parte delle istituzioni stesse, ma d‘altra parte c‘è da dire che si tratta molto spesso di una sfiducia a priori, basata su ignoranza o confusione riguardo attività e competenze, generalizzazioni arbitrarie. Ad esempio i servizi per le dipendenze, nelle interviste ai ragazzi, vengono spesso associati alle forze dell‘ordine: per i ragazzi indirizzare un amico tossicodipendente al Servizio Tossicodipendenze equivarrebbe a 14 denunciarlo; non sanno che il Servizio è tenuto al riserbo assoluto. Occorre un vero e proprio lavoro di promozione d‘immagine dei servizi che il territorio ha a disposizione per i giovani, cha passi attraverso una pubblicizzazione, visibilità e trasparenza delle attività che si svolgono. Per questo lavoro è fondamentale la collaborazione degli organi di informazione. Il contributo decisivo dovrebbe però arrivare dal contatto diretto coi ragazzi, quello messo in atto nei Centri di Frequentazione attraverso i testimoni, e negli altri luoghi attraverso l‘Unità Mobile Territoriale, sfruttando una intermediazione rivolta a promuovere i vantaggi e gli aiuti che si possono ottenere.

Tornando specificatamente al Servizio Dipendenze (ora denominata Unità Operativa per le Dipendenze Patologiche), crediamo che sia per certi versi da riformare. Per le strategie che richiede la prevenzione, si può ipotizzare l‘istituzione di Unità che operino in modo sistematico e continuo, non più dipendenti da contributi occasionali , capaci di recepire le necessità provenienti dal Territorio e coordinarsi con le altre realtà sociali.

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3. La prevenzione nelle politiche giovanili Dott. Vittorio Gianangeli Dirigente dei Servizi Sociali del Comune di Macerata

Fare prevenzione tra i giovani per un Comune è molto diverso dal farla per un Ente sanitario. Per noi si tratta di un lavoro ad ampio raggio che riguarda non solo i comportamenti a rischio, ma il disagio in ogni sua manifestazione ivi compresi emarginazione, povertà, situazioni familiari non ottimali, devianza, immigrazione. Alla nostra porta bussa tutta una popolazione, e ad ognuno dobbiamo saper dare una risposta. Quel —lavoro sociale“ che per gli enti sanitari si svolge a progetti, a target, a interventi, per noi è un‘attività quotidiana. Due mondi e modi di operare distinti dunque, ma tutt‘altro che incompatibili. Anzi, pur con stili diversi, non esiste una via diversa ed efficace che non sia il lavorare a stretto contatto. Il Comune non può fare a meno dell‘Ausl, come del resto è vero il contrario. Da questa consapevolezza nasce la nostra politica che da sempre sostiene i progetti dell‘Ausl, in special modo quelli del Servizio Dipendenze, con cui c‘è piena intesa. Insieme stiamo per dare il via a nuovi interventi, quali —Ragazzi di spirito“ dedicato alla prevenzione dell‘abuso di alcolici, e —Giovani e indipendenti“ centrato sulle droghe. Ora da questo libro, dalla ricerca che ne costituisce l‘oggetto, emergono nuove priorità d‘intervento, nuove idee su come e dove attuarli. Ne siamo già coinvolti, pronti ad attuarli insieme come abbiamo fatto in passato. Però come si sostiene nelle conclusioni di questo libro, per un progresso degli interventi, ci deve pure essere un progresso nel modo in cui vengono attuati. Tra i Servizi Sociali e l‘AUSL abbiamo a disposizione equipe di operatori assai diversi per competenze e modi operativi, e questa è una ricchezza che favorirà senz‘altro un confronto utile a mettersi in discussione, verificare l‘efficacia di quel che si fa, correggere ciò che non funziona.

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4. Il Protocollo d‘intesa: strumento di lavoro tra Enti pubblici Prof. Nedo Fanelli Docente di Istituzioni Giuridiche e di Sociologia del Lavoro - Università di Macerata Presidente del Comitato Tecnico-Scientifico del Sistema Statistico - Regione Marche

L‘indagine contenuta nel presente volume ha una rilevante importanza per i futuri interventi da parte dei Servizi Sociali sui giovani. Non solamente di tipo sanitario o terapeutico, ma anche di carattere sociale e quindi anche di prevenzione. L‘esigenza conoscitiva del mondo giovanile è ovviamente il presupposto per qualsiasi programmazione d‘intervento, per una realtà molto mutata negli ultimi decenni. E‘ questo un settore che ha così grande bisogno di studi ed analisi, per i forti mutamenti intervenuti, che torna facilmente alla memoria un famoso —pensiero“ che il Presidente cinese Mao aveva ripreso dalla tradizione filosofica del suo paese: —chi non ha fatto indagini non ha diritto di parlare“. Non si può interpretare una realtà sociale nuova, con strumenti diversi da quelli dell‘indagine sul campo, al di là delle tecniche adottate, oggi numerose e consolidate. E‘ partendo da questi presupposti che alcuni dirigenti del Sert della Ausl n. 9 hanno ritenuto di investire risorse economiche finalizzate alla prevenzione per il fenomeno della tossicodipendenza, in un‘ indagine a tappeto sui giovani, abitanti il territorio della stessa Ausl. La ricerca non è nata quindi da semplici esigenze di studio, ma dalla necessità di conoscere per poter operare. Il passo successivo è stato altrettanto significativo, quando si è scelto di chiedere all‘Università di collaborare per raggiungere tale obiettivo. Gli enti pubblici ( e tra questi le Ausl) hanno strumenti e personale per leggere la realtà; se così non fosse rappresenterebbero organismi con molte braccia ma senza testa. Non ne hanno però per svolgere indagini così rilevanti, quando cioè si sceglie di avviare un‘indagine completa, che deve essere un punto fermo per oggi e per il futuro, per il quale non ci possono essere discussioni in merito a validità metodologiche e sicurezza dei risultati. Si è quindi individuato insieme lo strumento giuridico che consentisse alla Ausl n.9 di delegare i compiti di gestione ad esperti ricercatori dell‘Università e contemporaneamente di lasciare il gruppo di ricerca, che si andava a costituire, libero ed autonomo nel proprio lavoro. Alla fine di questo breve percorso di ricognizione il Prof. Alberto Febbrajo (Rettore dell‘Università) ed il Dott. Giancarlo Veronesi (Direttore Generale della Ausl n.9) hanno sottoscritto un —Protocollo d‘intesa“ finalizzato alla collaborazione tra i due Enti per ricerche, studi, pubblicazioni, per realizzare interventi coordinati rivolti agli studenti universitari ed alla popolazione della fascia giovanile, per avviare studi e ricerche e tutte quelle azioni ritenute idonee a fare acquisire informazioni e abilità preventive. Il testo della convenzione elenca i vari tipi di interventi prevedibili, sottolineando che l‘esecuzione dell‘accordo —non comporta spesa tra le parti“. Sulla base di tale Protocollo si sono subito realizzati interventi di prevenzione per le migliaia di studenti universitari di Macerata: iniziative di prevenzione e comunicazione nell‘uso di sostanze stupefacenti e per abuso di alcool; per prevenzione dall‘Aids; con l‘installazione in locali frequentati di distributori di profilattici; realizzando un ambulatorio medico in un Collegio dell‘Ersu, con la presenza continua di operatori sanitari di base e di una psicologa; ecc…. Il protocollo è però stato anche lo strumento che ha consentito l‘avvio dell‘indagine. Lo stesso Protocollo individua il centro di Ricerche all‘interno del quale si sarebbe operato ( il Dipartimento di Studi su Mutamento Sociale, Istituzioni Giuridiche e Comunicazione) ed il docente responsabile (il sottoscritto). La convenzione è stata firmata dalle parti il 24-2-1998 e subito dopo sono state effettuate alcune riunioni di lavoro, tra il responsabile della ricerca ed i dirigenti del Sert, per definire gli obiettivi , individuare le risorse e scegliere le procedure . Le finalità emergono molto chiaramente dai risultati presentati nel volume: si è scelto di leggere la realtà dei gruppi formali ed informali nei quali i giovani rivolgono le proprie scelte di vita, attraverso due tipologie d‘indagine, alla cui modalità si è arrivati dopo studi di ricerche già effettuate, leggendo e discutendo nel gruppo di ricerca tutta la letteratura recente sull‘argomento. Il gruppo ha inoltre preso parte a numerosi seminari, anche fuori Macerata, ed a visite di Centri di realtà avanzate di intervento (a Modena, a Ferrara, a Pesaro, ecc….). Due incontri importanti sono stati quelli realizzati, come seminari, con due ricercatori esperti: il Prof. Claudio Baraldi dell‘Università di Urbino ed il Prof. Ennio Pattarin dell‘Università di , i quali avevano già operato nel settore come ricercatori in aree diverse della Regione e fuori. Le risorse erano già parzialmente individuate in un finanziamento della Regione Marche per la realizzazione di interventi di prevenzione per le tossicodipendenze, rivolti quindi al mondo giovanile. Si sono aggiunte successivamente altre risorse, al fine di completare il lavoro, per la sensibilità che il direttore generale della Ausl ha espresso, mostrando così di aver compreso l‘importanza del completamento, anche territoriale, della ricerca. In merito alle procedure, il referente dell‘Università si è fatto carico di formare la squadra dei ricercatori, all‘interno della quale era necessario fossero presenti soggetti culturalmente preparati e con esperienza di ricerca e di interventi nel settore.

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Il gruppo di ricerca, che ha sempre lavorato in totale armonia e con ottimi risultati, è risultato alla fine composto da: Carla Scarponi, laureata in Psicologia, con rilevante esperienza di lavoro nei gruppi di recupero ed in ricerche empiriche; Patrizia Monti, laureata in Sociologia, esperta in interventi di prevenzione sociale ed in ricerche empiriche; Lucia Vesprini, laureata in Scienze Politiche, con competenze di ricerche sulla devianza e per studi ed indagini di tipo teorico-pratico; Palo Nanni, diplomato in Giornalismo, esperto quindi nel settore della comunicazione, in particolare rivolta ai giovani. Come si vede, si è scelto di dotare il gruppo di competenze diversificate, per le esigenze diverse, necessarie alla ricerca, sia nella fase preparatoria che in quella operativa. Il tempo della ricerca, inizialmente previsto in un anno, è stato successivamente allungato per consentire di concludere l‘indagine dei gruppi informali. Subito dopo la conclusione della ricerca e la consegna del rapporto finale alla Ausl, è stata realizzata una prima sintesi dei risultati, che è stata pubblicata nel n.13 (novembre 1999) della rivista Prisma, al fine di far conoscere gli aspetti più interessanti emersi e proporli così ad un primo dibattito pubblico allargato (vedere gli articoli di P.Monti, P.Nanni, L.Vesprini). La tappa finale dell‘indagine è però ovviamente questa: la pubblicazione dei risultati in maniera più ampia e completa possibile, per mettere a disposizione degli operatori sulla realtà maceratese tutte le conoscenze emerse dalla ricerca.

E‘ forse a questo punto utile elencare gli aspetti importanti che sul piano metodologico si possono segnalare, a conclusione di questo lavoro comune: - la presenza nell‘indagine di un soggetto —di garanzia“ (Università œ Dipartimento œ Ricercatore esperto), che ha consentito un percorso in cui i dubbi scientifici venivano facilmente risolti, che è stato quindi anche il garante dei risultati finali; - la presenza di uno strumento giuridico di ratifica dei compiti nel rapporto tra Enti (il Protocollo d‘intesa); - la scelta di collegare funzionalmente la ricerca empirica all‘utilizzo ampio, anche esterno agli Enti interessati. L‘auspicio finale è che questo studio sia sempre presente nelle scelte dei prossimi anni per le politiche giovanili nel territorio; ciò anche in considerazione degli obiettivi contenuti nel Piano Socio Assistenziale della Regione Marche: l‘intervento a sostegno dei giovani, in particolare dell‘età adolescenziale, è uno dei tre punti previsti come prioritari. Rispetto a tale settore, gli enti pubblici territoriali, con le modalità previste dal Piano, avranno nella presente ricerca le basi già elaborate di riferimento: la costruzione di progetti d‘intervento, e quindi della richiesta dei finanziamenti, sarà così enormemente facilitata e resa più certa, rispetto alla realtà sociale d‘intervento. Si incentiva in questo modo anche la spinta ad evitare di applicare gli interventi economici —a pioggia“, il cui unico parametro di riferimento sia la lettura semplicistica e statica dei dati della popolazione residente. E così si torna a ricordare che —chi non ha fatto inchieste non ha diritto di parlare“, o meglio ancora: non si può pensare di intervenire su una realtà che non si conosce, oppure che si conosce male perché letta con strumenti del passato, seppure non troppo remoto, o con modalità troppo semplicistiche. Le iniziative di chi cerca di dare una base solida agli interventi sociali, attraverso l‘impiego di risorse per conoscerla in modo certo, vanno quindi sostenute ed elogiate. E‘ la direzione verso la quale devono andare gli Enti pubblici, che a livello decentrato (Comune, Provincia, ecc.) sono ormai i soggetti principali dell‘intervento sociale.

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5. GLI STRUMENTI DI RICERCA 5.1. Metodologia dell‘indagine Pag. 10

5.1.1. Quantitativo e qualitativo Pag.11

5.2. I gruppi associazione Pag.11

5.2.1. Questionario giovani associati Pag.11

5.2.2. Questionario operatori/educatori Pag.11

5.3. I gruppi spontanei Pag.11

5.3.1. Individuazione dei gruppi spontanei Pag.11 nel territorio: interviste individuali

5.3.2. Individuazione dei gruppi spontanei Pag.11 nel territorio: Schede per gli operatori ecologici Pag.11 5.3.3. Interviste ai gruppi spontanei

5.4. Gli strumenti di rilevazione Pag.11

5.4.1. Questionario per associati Pag.11

5.4.1. Questionario per operatori Pag.11

5.4.2. Intervista semi-strutturata Pag.11

5.1. Metodologia dell‘indagine

La mancanza di studi precedenti nel nostro territorio ci ha indotto alla scelta di campi estesi e diversificati, in modo da realizzare uno studio descrittivo completo: l‘ambito di indagine scelto è stato quello dei gruppi giovanili sia formali sia informali, cioè associazioni e aggregazioni spontanee di ragazzi. La fascia d‘età considerata è stata quella dai 13 ai 24 anni, dunque dall‘adolescenza alla piena maturità. I due principali strumenti d‘indagine utilizzati sono: - questionario di tipo quantitativo distribuito agli aderenti delle associazioni ed agli operatori e dirigenti - intervista semi-strutturata audio-videoregistrata ai gruppi informali

5.1.1. Quantitativo e qualitativo

Per questionario di tipo quantitativo si intende un elenco di domande a modalità di risposte prefissate (ad esempio —sì“ e —no“, oppure —molto“, —abbastanza“, —poco“), domande da cui naturalmente si ottengono dati espressi in percentuale utili ad elaborare statistiche. Un questionario di tipo qualitativo, nello specifico un‘intervista semistrutturata, consiste in una intervista faccia a faccia (o di gruppo come nel nostro caso) su una serie di argomenti, ma senza domande prefissate.

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Nel campo dell‘associazionismo, la prima fase è consistita nella realizzazione di una lettura territoriale delle associazioni, cioè nella rilevazione e nella disposizione su mappa dei gruppi formali che hanno a che fare con giovani della fascia d‘età considerata. Da questo compendio abbiamo selezionato un campione di associazioni all‘interno delle quali sono stati distribuiti due questionari individuali di tipo quantitativo: uno per giovani dai 13 ai 24 anni, l‘altro per gli operatori. Le domande riguardavano la —vita d‘associazione“, famiglia, amici, comportamenti a rischio, tolleranza, valori ecc. Sul versante dei gruppi informali, si è operato all‘incirca allo stesso modo, realizzando una lettura territoriale usata nella seconda fase per raggiungere i gruppi e somministrare interviste semi-strutturate di gruppo con l‘ausilio di audioregistratori e, in un caso, della telecamera. La ricerca è dunque composta da due rami principali: il primo per la raccolta di dati di tipo quantitativo, il secondo per la raccolta di dati di tipo qualitativo. Due modi di operare che ci hanno consentito di ragionare sia su dati statistici sia su dati approfonditi basati su conoscenza e interrelazione. Quest‘indagine multifronte ha richiesto l‘uso di metodologie anche assai differenti tra loro. Per elaborarle è stata necessaria una fase di preparazione. Ci sono state occasioni d‘approfondimento e confronto molto importanti: la visita dell‘U.M.T. al Centro di Documentazione sulla condizione giovanile del Comune di Modena; gli incontri con il Prof. Ennio Pattarin dell‘Università di Ancona ed il Prof. Claudio Baraldi dell‘Università di Urbino, entrambi impegnati in passato in ricerche riguardanti i gruppi giovanili; il corso di analisi di comunità tenuto dalla Dott.ssa Simona Cudini dell‘Università La Sapienza di Roma.

5.2. I gruppi associazione

In tutti i comuni dove si è operato, l‘U.M.T. ha svolto, preliminarmente, una raccolta di informazioni riguardo le associazioni presenti, il profilo demografico, avvalendosi della collaborazione delle amministrazioni. Le associazioni sono state contattate in modo diretto. La nostra esigenza era quella di ottenere informazioni aggiornate e precise, e l‘unico metodo che garantiva questi risultati era il colloquio diretto con i responsabili dei vari gruppi. La raccolta delle notizie è stata effettuata attraverso una scheda di rilevazione che ha consentito di andare ben oltre una semplice lettura territoriale. Sono state selezionate dal compendio le associazioni effettivamente attive e che operavano in alcun modo in ambiti giovanili, ovvero che non avevano soci tra i 13 e i 24 anni. Le associazioni rilevate sono state divise e rappresentate in mappa secondo le seguenti tipologie: 1) Assistenza e volontariato 2) Ambientaliste 3) Culturali 4) Religiose 5) Socio-ricreativo-culturali 6) Sportive Grazie ad un‘accurata schedatura le mappe realizzate sono corredate da notizie riguardanti le attività, il numero di tesserati, il numero di soci —giovani“, il numero soci —attivi“ (vale a dire assiduamente presenti), gli orari di apertura, la frequenza degli incontri. Da questi dati è emersa una fotografia piuttosto attendibile di quella che è l‘offerta associativa nei comuni di Macerata, Tolentino, Corridonia, Mogliano e Pollenza. Dall‘elenco stilato per ogni comune abbiamo estrapolato un campione in cui svolgere l‘indagine di tipo quantitativo, campione formato dalle associazioni più rappresentative dal punto di vista numerico dei soci giovani. Le associazioni cui si è stata richiesta quest‘ulteriore collaborazione hanno generalmente prestato la propria disponibilità. Abbiamo portato nelle loro sedi due questionari da autocompilare: uno dedicato ai giovani aderenti dai 13 ai 24 anni, l‘altro agli operatori con cui i ragazzi sono in contatto. Il primo è composto da 48 domande, la maggior parte delle quali chiuse, vale a dire con modalità di risposta predefinita. Si è chiesto ai ragazzi una disamina piuttosto articolata della loro —vita d‘associazione“, dei rapporti con gli altri aderenti, amici, adulti, dei loro atteggiamenti riguardo comportamenti a rischio, tolleranza, valori ecc. Se si considera che mediamente noi operatori abbiamo verificato un tempo di compilazione di oltre mezz‘ora, dobbiamo essere grati alle associazioni e agli intervistati per il tempo che ci hanno dedicato. Il questionario rivolto agli operatori è composto da 42 domande ed è più limitato dal punto di vista degli argomenti toccati. Quello che interessava era avere un —controllo“ riguardo alle affermazioni dei ragazzi sulla —vita d‘associazione“, ma soprattutto descrivere con accuratezza l‘operatore, figura che a volte i ragazzi assumono come esempio o guida (allenatore, educatore o capo scout che sia). I questionari compilati sono stati in totale circa 700.

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5.2.1. Questionario giovani associati

Il questionario è diviso per aree tematiche visivamente contrassegnate da un titolo per permettere all‘intervistato una compilazione il più possibile logica e ordinata. La prima parte, intitolata —Dati personali“, è composta da domande riguardanti la condizione socioanagrafica del rispondente e dei suoi familiari: età, occupazione, titolo di studio, condizione economica ecc. Tutte informazioni indispensabili per avere un quadro delle tipologie familiari nel territorio ed inquadrare in un ambiente sociale le risposte che seguono nel questionario. La seconda parte, —Vita d‘associazione“, è incentrata sull‘esperienza del rispondente nel gruppo formale. Si tratta dell‘area più ricca di domande (20), così impostata per raccogliere un quadro completo di come l‘intervistato vive le attività. Particolare attenzione è stata dedicata al tipo di rapporto che i ragazzi stabiliscono con l‘operatore e con gli altri aderenti. La terza parte, intitolata —Gruppi informali“, è composta da domande riguardanti la percezione e la frequentazione dei gruppi spontanei da parte degli intervistati. La quarta e ultima parte è la più impegnativa. Al rispondente sono state poste molte domande a risposta multipla che richiedono una certa riflessione, a volte sono trattati argomenti che possono essere percepiti come imbarazzanti o compromettenti. In effetti, sotto il titolo generico —Relazioni sociali“ ci sono domande che vanno a verificare la percezione personale dei giovani su temi importanti: valori, mondo adulto, tolleranza, disagio, trasgressione. La delicatezza e la complessità degli argomenti ci ha fatto temere un alto tasso di rifiuto a rispondere a questo blocco di domande, cosa che fortunatamente non è avvenuta. Questa buona percentuale di compilazione è già un primo dato: i giovani hanno risposto positivamente al nostro interesse, nonostante si chiedesse loro uno sforzo impegnativo: la compilazione del questionario ha richiesto mediamente 20-30 minuti. (Questionario riportato a fine capitolo).

5.2.2. Questionario operatori/educatori

Il questionario dedicato agli operatori è più breve rispetto a quello dei ragazzi e molto meno complesso. Le domande sono principalmente chiuse tranne le ultime in cui si chiedono giudizi personali sulla situazione generale dei loro ragazzi. Il questionario non è diviso in aree tematiche, visto che tutti i quesiti ruotano intorno al tema associazione, ma sono in ogni modo presenti due argomenti principali: l‘attività dell‘associazione (anni d‘esistenza, attività, collaborazioni ecc.) e il rapporto tra operatori e ragazzi. Quest‘ultima è naturalmente la parte più estesa e impegnativa dal punto di vista della compilazione. All‘operatore si chiede in più riprese di raccontare e giudicare i ragazzi e il rapporto che con loro s‘è stabilito. Molte domande si ritrovano specchiate nel questionario per i giovani aderenti. Ciò ha consentito di mettere a confronto la percezione dei due schieramenti (operatori e ragazzi) su vari argomenti: presenza o non presenza di leader e sottogruppi, partecipazione effettiva o non effettiva, litigi, confidenze ecc. (Questionario riportato a fine capitolo).

5.3. I gruppi spontanei

Determinati gruppi di ragazzi scelgono di ritrovarsi abitualmente in un dato luogo. E‘ un rito naturale, con componenti casuali rilevanti, a volte gli stessi gruppi non ne ricordano origine e motivazioni. Per muoverci verso il nostro oggetto di ricerca, il gruppo —naturale“, è stato necessario individuarlo nel territorio.

5.3.1. Individuazione dei gruppi spontanei nel territorio: interviste individuali

Il Primo metodo utilizzato per l‘individuazione dei gruppi di ragazzi nel territorio, il principale, è consistito in una serie di interviste individuali a ragazzi appartenenti ai comuni e alla fascia d‘età oggetti di ricerca. Il campionamento è avvenuto a valanga. Ogni ragazzo incontrato ci forniva nominativi di amici e conoscenti. Questo modo di operare ci ha permesso di stilare una prima mappa dei luoghi di ritrovo dei gruppi informali, e inoltre, di avere la prima occasione di conoscere i giovani del territorio, le loro caratteristiche e problematiche. Molti ragazzi si sono mostrati assai stimolati dall‘intervista, e hanno parlato a lungo, di come percepiscono se stessi e la città

21 in cui vivono, delineata nei suoi gravi limiti, disegnata per gli adulti, in base a una mentalità restrittiva ed etichettante, che loro non sopportano.

5.3.2. Individuazione dei gruppi spontanei nel territorio: schede per gli operatori ecologici

Per il Comune di Macerata, un altro momento della ricerca ha visto il coinvolgimento della S.M.E.A. (l‘impresa ecologica locale), nelle persone degli operatori ecologici. Spesso non serve elaborare laboriose strategie di rilivazione, a volte sono già operanti nel Territorio potenziali indicatori. E‘ il caso degli operatori ecologici che meglio di ogni altro conoscono eventuali punti di abbandono di bottiglie di birra vuote e siringhe, indizio le prime di aggregazioni improvvisate, le seconde di estremo disagio e tossicodipendenza. Abbiamo ipotizzato che i posti ove più di frequente erano rinvenute bottiglie vuote, costituissero ritrovi abituali di gruppi informali, ipotesi che si è dimostrata molte volte azzeccata. La rilevazione è avvenuta tramite la distribuzione di schede in cui si chiedeva all‘operatore dove trovava più spesso, o di solito, bottiglie. Si dovevano specificare il luogo preciso della via o della piazza in cui avveniva il ritrovamento (per esempio: vicino al bar, supermercato, giardini, ecc.) e la quantità ( poche, da 2 a 5; molte, oltre 5). I dati riguardo le siringhe non sono immediatamente funzionali agli scopi della ricerca, ma utilizzabili per eventuali futuri interventi diretti a eroinomani e cocainomani.

5.3.3. Interviste ai gruppi spontanei

Per la fase di lavoro sul campo la metodologia utilizzata è stata quella della ricerca intervento, cioè una metodologia che non vuol essere un semplice strumento di rilevazione, ma un modo per creare i presupposti per interventi mirati, che si basino non su teorizzazioni, bensì sulla conoscenza diretta della realtà dei gruppi spontanei. Nella scelta degli strumenti di indagine si è deciso di privilegiare l‘intervista semistrutturata di gruppo con audioregistratore o videocamera, in modo da permettere ai giovani di esprimersi secondo le loro modalità, soffermandosi su quegli argomenti che più li interessavano. L‘intervista è stata condotta da due intervistatori, che hanno introdotto una serie di temi sulla base di una traccia prestabilita di discussione. Le tematiche proposte avevano il fine di —conoscere“ il gruppo sotto due aspetti: la sua vita interna ed il suo rapportarsi con l‘esterno. La griglia di intervista era incentrata sui seguenti argomenti: - storia del gruppo - abitudini e divertimenti del gruppo - rapporti all‘interno del gruppo (la comunicazione tra maschi e femmine, sottogruppi, leadership ecc.) - rapporti con l‘esterno (scuola, famiglia, forze dell‘ordine, il paese ecc.) - comportamenti a rischio (uso di alcool e sostanze stupefacenti, HIV e uso del preservativo). Questo al fine di raccogliere informazioni più dettagliate ed approfondite sui valori, atteggiamenti e comportamenti dei giovani, difficilmente ottenibili attraverso l'uso del questionario somministrato nei gruppi formali. I colloqui individuali con campione a cascata preliminari alle interviste di gruppo hanno consentito, come detto, una prima individuazione dei luoghi frequentati dai giovani. Bisogna anche dire che la realtà che abbiamo trovato, spesso si discostava dalle informazioni possedute. Ciò a dimostrazione che le aggregazioni giovanili sono in continua trasformazione.

22

5.4. Gli strumenti di rilevazione

5.4.1. Questionario per associati

QUESTIONARIO INDIVIDUALE (autocompilato dagli aderenti 13-24 anni)

Non scrivere nello spazio sottostante

Questionario n. ______

Nome associazione______

Data questionario______

NOTA BENE: A. Dove non specificato, barrare sempre una sola casella. B. Negli spazi liberi scrivere esclusivamente in stampatello

◊◊◊ ◊◊◊

DATI PERSONALI

1. SESSO: M F

2. ETA‘ : ………

3. ABITAZIONE : Via/Piazza:

4. STATO CIVILE : 1. Celibe/nubile 2. Convivente 3. Coniugato/a 4. Separato/a, divorziato/a

5. CON CHI ABITI? 1. In famiglia 2. Da solo 3. Con amici 4. Con partner

6. DA CHI E‘ COMPOSTA, ATTUALMENTE, LA TUA FAMIGLIA, E QUAL E‘ L‘ETA‘ DI OGNI COMPONENTE (compreso te)? Età 1. Padre …… 2. Madre …… 3. …… 4. …… 5. …… 6. …… 7. ……

7. ATTUALMENTE I TUOI GENITORI : 1. Vivono insieme 2. Sono separati/divorziati e vivono soli 3. Sono separati/divorziati e uno o entrambi convivono con altro partner

23

4. Il padre è vedovo 5. La madre è vedova 6. Altro (specificare)______

8. PROFESSIONE O CONDIZIONE DEI GENITORI (anche se separati) :

Padre Madre

1. Imprenditore/dirigente

2. Lavoratore autonomo (commerciante, artigiano)

3. Libero professionista

4. Agricoltore

5. Impiegato, insegnante

6. Operaio

7. Lavoratore precario

8. Casalinga

9. Disoccupato

10. Pensionato 11. Altro (specificare)______

9. TITOLO DI STUDIO DEI GENITORI (anche se separati):

Padre Madre

1. Licenza elementare

2. Licenza media inferiore

3. Diploma media superiore

4. Laurea

10. A QUALE LIVELLO ECONOMICO TU PENSI APPARTENGA LA TUA FAMIGLIA? 1. Alto 2. Medioalto 3. Mediobasso 4. Basso

11. QUAL E‘ LA TUA CONDIZIONE LAVORATIVA? 1. Imprenditore 2. Lavoratore autonomo (commerciante, artigiano…) 3. Libero professionista 4. Agricoltore 5. Impiegato 6. Insegnante 7. Operaio 8. Lavoratore precario 9. Casalinga 10. Disoccupato 11. Studente 12. Studente lavoratore 13. Altro (specificare) ______

12. ECONOMICAMENTE, SEI A CARICO DELLA FAMIGLIA? 1. Totalmente a carico (La mia famiglia provvede a tutte le spese maggiori) 2. Parzialmente (Provvedo da solo alle mie spese personali) 3. Sono autosufficiente (Mi mantengo da solo o partecipo alle spese della famiglia)

13. HAI LA DISPONIBILITA‘ DI UN‘AUTOMOBILE E/O DI UN MOTORINO? (Barrare la casella corrispondente al mezzo più utilizzato) 1. No 2. Sì, un‘automobile di mia proprietà 3. Sì, un motorino di mia proprietà 4. Sì, un‘automobile di proprietà della mia famiglia 5. Sì, un motorino di proprietà della mia famiglia

(Solo per chi ha risposto —Sì“ alla domanda precedente) 14. PUOI USARLA/O QUANDO VUOI? 1. No 2. Sì, ma con il permesso dei miei genitori

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3. Sì, quando voglio

15. CHE TITOLO DI STUDIO POSSIEDI? 1. Licenza elementare 2. Licenza media 3. Attestato scuola professionale 4. Diploma scuola media superiore 5. Laurea

16. QUAL E‘ L‘ULTIMA CLASSE CHE HAI FREQUENTATO? (scrivere nello spazio sottostante) ______

17. NEL CASO IN CUI TU NON ABBIA TERMINATO GLI STUDI INTRAPRESI, INDICA I MOTIVI PRINCIPALI PER CUI LO HAI FATTO? (Barrare massimo due caselle) 1. Non mi piaceva studiare 2. Non mi sentivo in grado 3. Per delusione nei confronti della scuola 4. Per condizionamenti familiari e/o sociali 5. Per problemi economici 6. Per cercare indipendenza economica 7. Altro (specificare)______

◊◊◊◊◊◊◊◊ ◊◊◊◊◊◊◊◊

VITA D‘ASSOCIAZIONE

18. OLTRE A QUESTA A CUI ADERISCI, FAI PARTE DI ALTRE ASSOCIAZIONI?

1. Sì (Se si barra il —Sì“ passare alla 20) 2. No

19. SE NO, PERCHE‘? ______

20. A QUALI TIPI DI ASSOCIAZIONE PARTECIPI (compresa questa), E CON QUALE FREQUENZA? (Barrare una casella per ogni risposta)

Molto abbastanza poco per niente

1. Politico/sindacale

2. Religioso

3. Assistenza e volontariato

4. Sportivo (praticante)

5. Sportivo (tifoso)

6. Ambientalista

7. Culturale

8. Musicale

9. Artistica

10. Altro (specificare)______

21. SE FREQUENTI PIU‘ DI UN‘ASSOCIAZIONE, NEL FARLO CHE TIPO DI DIFFICOLTA‘ HAI INCONTRATO? (Barrare massimo due caselle) 1. Nessuna 2. Sovrapposizione d‘orari 3. Spinte da parte di una associazione a lasciare l‘altra/le altre 4. Gli impegni mi occupano troppo tempo 5. Gli impegni sono troppo pesanti 6. Non riesco a seguire le attività con assiduità 7. Altro (specificare)______

25

22. PERCHE‘ FAI PARTE DI UNA O PIU‘ ASSOCIAZIONI? (Barrare massimo due caselle) 1. Per avere la possibilità di maturare 2. Per fare amicizia 3. Per divertirmi 4. Per fare esperienze nuove 5. Per volontà della mia famiglia 6. Altro (specificare)______

23. SEI SODDISFATTO DI COME TRASCORRI IL TUO TEMPO LIBERO ALL‘INTERNO DI QUESTA ASSOCIAZIONE? Molto Abbastanza Poco Per niente    

24. CI SONO MAI STATI LITIGI ALL‘INTERNO DEL GRUPPO? 1. Sì  2. No (Se si barra il —No“ passare alla domanda 26) 

25. COME SI SONO RISOLTI? 1. Per intervento dell‘operatore  2. I ragazzi hanno trovato un punto d‘accordo  3. Sono rimasti rancori  4. Altro (specificare)______

26. ESISTE UN LEADER NEL GRUPPO? 1. Sì  2. No (Se si barra il —No“ passare alla domanda 28) 

27. COME LO IDENTIFICHI? (Barrare massimo due caselle) 1. E‘ quello che propone di più  2. E‘ quello che si impone  3. E‘ quello che è capace di trascinare il gruppo  4. E‘ quello che noi ragazzi consideriamo il più degno di considerazione  5. Altro (specificare)______

28. ESISTONO SOTTOGRUPPI? 1. Sì  2. No 

29. SE CI SONO RAGAZZI CHE ABBANDONANO L‘ASSOCIAZIONE, SECONDO TE, PERCHE‘ LO FANNO? (Barrare massimo due caselle) 1. Per disinteresse riguardo le attività delle associazioni  2. Per delusione nei confronti dell‘associazione  3. Per incompatibilità con gli operatori  4. Per incompatibilità con gli altri aderenti dell‘associazione  5. Per mancanza di tempo  6. Per seguire altri interessi  7. Per età  8. Altro (specificare)______

30. QUALI QUALITA‘, SECONDO TE, SONO NECESSARIE ALL‘OPERATORE PER TRATTARE CON VOI RAGAZZI? (Barrare una casella per ogni risposta) Molto Abbastanza Poco Per niente 1. Capacità d‘immedesimazione     2. Pazienza     3. Autorità     4. Disponibilità     5. Fiducia     6. Motivazione     7. Altro (specificare)______   

31. COSA PENSI DEL —TUO“ OPERATORE? (Barrare massimo due caselle)

26

1. E‘ molto bravo  2. Non è abbastanza preparato  3. Non è abbastanza motivato  4. E‘ interessato all‘attività dell‘associazione, ma poco ai nostri problemi  5. E‘ un modello da seguire  6. E‘ severo  7. Altro (specificare)______32. SE HAI UN PROBLEMA PERSONALE, DI SOLITO, TI CONFIDI CON IL —TUO“ OPERATORE? Sempre Qualche volta Mai   

33. VOI RAGAZZI PARTECIPATE ALLE DECISIONI DA PRENDERE CIRCA LE ATTIVITA‘ DA SVOLGERE E LE MODALITA‘ IN CUI SVOLGERLE? 1. Per niente  2. No, ci vengono solo sommariamente spiegati gli obiettivi delle attività  3. No, possiamo esprimere idee, ma non sono realmente prese in considerazione  4. No, però siamo informati dettagliatamente su obiettivi e attività  5. Sì, le nostre opinioni sono seriamente prese in considerazione  6. Sì, le decisioni vengono condivise con noi ragazzi  7. Sì, siamo noi ragazzi a proporre e a decidere obiettivi e attività  8. Sì, siamo noi ragazzi a proporre, poi coinvolgiamo gli adulti nelle decisioni 

34. LE ATTIVITA‘ SI SVOLGONO SEMPRE ALLA PRESENZA DELL‘OPERATORE? Sempre Qualche volta Mai   

35. COSA SUCCEDEREBBE SE L‘OPERATORE PER UN PERIODO NON FOSSE PRESENTE ALLE ATTIVITA‘? 1. L‘attività non subirebbe modifiche  2. Noi ragazzi non sapremmo autogestirci  3. Altro (specificare)______

36. OLTRE CHE DELLE COSE RIGUARDANTI L‘ASSOCIAZIONE, DI COS‘ALTRO PARLATE IN GRUPPO? (Barrare una casella per ogni risposta)

Molto abbastanza poco per niente

1. Del più e del meno

2. Di altre persone (Pettegolezzi)

3. Di quello che accade all‘interno del nostro gruppo

4. Di sport

5. Di politica e/o di problemi sociali

6. Di lavoro

7. Di scuola

8. Di sesso

9. Del nostro futuro

10. Dei nostri problemi personali

11. Di questioni familiari

12. Di motori

13. Di moda

14. Di musica

15. Altro (specificare)______

37. SE HAI UN PROBLEMA PERSONALE, DI SOLITO, TI CONFIDI CON I TUOI AMICI DELL‘ASSOCIAZIONE? 1. Sempre 2. Qualche volta 3. Solo con alcuni 4. Mai

38. SE TI CONFIDI, DI SOLITO, TI SENTI CAPITO ED AIUTATO DAI TUOI AMICI DELL‘ASSOCIAZIONE? 1. Sempre 2. Qualche volta 3. Solo da qualcuno del gruppo 4. Mai

◊◊◊◊◊◊◊◊ ◊◊◊◊◊◊◊◊

27

GRUPPI INFORMALI

39. COSA PENSI DEI GRUPPI SPONTANEI DI AMICI? 1. E‘ una cosa utile ai ragazzi  2. E‘ una cosa che può spingere i ragazzi sulla cattiva strada  3. E‘ una cosa naturale  4. Altro (specificare)______

40. ATTUALMENTE FREQUENTI UN GRUPPO DI AMICI AL DI FUORI DELL‘ASSOCIAZIONE? 1. Nessun gruppo 2. Nessun gruppo, solo uno o due amici 3. Sì, ho un gruppo di amici (più di tre) 4. Sì, più di un gruppo

◊◊◊◊◊◊◊◊ ◊◊◊◊◊◊◊◊

RELAZIONI SOCIALI

41. COME PASSI IL TUO TEMPO LIBERO?

Molto abbastanza poco per niente

1. Attività individuali in casa (leggere, computer, tv ecc.)

2. Attività individuali fuori casa (shopping, gite, sport)

3. Attività in famiglia in casa (parlare, aiutare in casa)

4. Attività in famiglia fuori casa (gite, visite a familiari)

5. Attività in gruppi associativi

6. Attività in gruppi spontanei di amici

7. Altro (specificare)______

42. QUALI OSTACOLI HAI INCONTRATO PER UN UTILIZZO PIU‘ SODDISFACENTE DEL TEMPO LIBERO? (Barrare tutte le caselle necessarie) 1. Scarsità di attrezzature 2. Poche opportunità 3. Difficoltà ad incontrarsi 4. Poco tempo libero 5. Non conosco iniziative 6. Non ho il gruppo —giusto“ 7. Poco denaro 8. Pigrizia 9. Nessun ostacolo 10. Altro (specificare)______

43. QUANTO TI FIDI DELLE SEGUENTI FIGURE ISTITUZIONALI? (Barrare una casella per ogni risposta)

Molto abbastanza poco per niente

1. Funzionari dello stato (impiegati pubblici…)

2. Insegnanti

3. Datore di lavoro

4. Dirigenti di associazioni

5. Allenatori

6. Forze dell‘ordine locali (vigili urbani, poliziotti…)

7. Sacerdoti

8. Educatori religiosi

9. Uomini politici

10. Magistrati

11. Giornalisti

44. NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI, QUANTO SONO IMPORTANTI PER TE LE SEGUENTI COSE? (Barrare una casella per ogni risposta) Molto abbastanza poco per niente

28

1. Possedere un mezzo di locomozione (auto, moto…)

2. Avere buoni voti a scuola

3. Avere il —posto fisso“

4. Essere approvato dal gruppo

5. Essere se stesso anche a rischio di disapprovazione

6. Avere tanti amici

7. Possedere ciò che si desidera

8. Pensare solo a sé stessi

9. Avere successo con i/le ragazzi/e

10. Vestire nel modo giusto

11. Ubbidire ai genitori

12. Aiutare gli amici

13. Possedere un computer

14. Mantenere la linea

15. Sentirsi in forma praticando sport

45. QUALI TIPI DI PERSONA NON AVRESTI PROBLEMI AD AVERE NEL TUO GRUPPO DI AMICI? (Barrare tutte le caselle necessarie)

1. Persone con precedenti penali 2. Persone di razza diversa (immigrati) 3. Estremisti politici (di sinistra, di destra) 4. Alcolisti 5. Omosessuali 6. Persone con problemi neuro-psichiatrici 7. Membri di sette religiose o di religioni poco diffuse 8. Spacciatori di droga 9. Consumatori di droga 10. Persone violente 11. Pedofili 12. Prostitute 13. Persone con handicap

46. RITIENI AMMISSIBILI LE SEGUENTI AZIONI? (Barrare una casella per ogni risposta)

Molto abbastanza poco per niente

1. Viaggiare nei trasporti pubblici senza pagare

2. Fumare marijuana

3. Prendere ecstasy

4. Divorziare

5. Ubriacarsi

6. Assentarsi dal lavoro anche se non si è realmente ammalati

7. Prendere qualcosa in un negozio senza pagare

8. Avere rapporti sessuali senza essere sposati

9. Avere una relazione con una persona sposata

10. Vivere insieme (convivere) senza essere sposati

11. Fare a botte per far valere le proprie ragioni

12. Avere esperienze omosessuali

13. Avere rapporti sessuali non protetti (senza preservativo)

14. Prendere droghe pesanti (eroina, cocaina…)

15. Abortire

16. Suicidarsi

17. Dichiarare al fisco meno di quanto si guadagna

18. Produrre danni a beni pubblici (cabine telefoniche,

lampioni, fioriere…)

19. Fare la dieta ad oltranza per mantenere la linea

47. SECONDO TE, QUALI SONO LE RAGIONI DEL DISAGIO GIOVANILE? (Barrare una casella per ogni risposta)

Molto abbastanza poco per niente

1. Violenze fisiche e/o psicologiche subite

2. Disoccupazione

3. Carenze affettive

4. Incomunicabilità

5. Noia

6. Carenza di servizi 29

7. Difficoltà economiche

8. Il troppo benessere economico

9. Essere malato (psicofisico)

10. Conflitti all‘interno della famiglia

11. Conflitti con la scuola 12. Altro (specificare)______

48. QUANTO SONO IMPORTANTI PER TE, I SEGUENTI VALORI NELLA VITA? (Barrare una casella per ogni risposta)

Molto abbastanza poco per niente

1. La famiglia

2. Il lavoro

3. L‘amore

4. L‘amicizia

5. La fede religiosa

6. L‘altruismo

7. La salute

8. L‘istruzione

9. Il denaro

10. La realizzazione personale

11. La posizione sociale

12. La felicità

13. L‘onestà

14. Il divertimento

15. La trasgressione

16. L‘intelligenza

17 La giustizia

18. L‘eguaglianza

19. La responsabilità

20. L‘ambizione

21. La creatività

22. La libertà

23. Il potere

24. La democrazia

30

5.4.2. Questionario per operatori

QUESTIONARIO INDIVUDALE OPERATORI (autocompilato da operatori/educatori) NON SCRIVERE IN QUESTO SPAZIO

Intervista n. ______

Nome associazione______

Data intervista______

Nome dell‘intervistato (se consenziente)______

Ruolo dell‘intervistato______

◊◊◊ ◊◊◊

1. In quale ambito opera la sua associazione? 1. Assistenza e volontariato  2. Ambientalista  3. Parrocchiale  4. Culturale  5. Socio-ricreativo  6. Sportivo 

2. Da quanti anni opera la sua associazione? 1. Fino a 5 anni  2. Da 6 a 10  3. Da 11 a 15  4. Oltre 15 

3. Vi sono collaborazioni con altre associazioni del territorio? 1. Sì  2. No (Se si barra il —No“ passare alla domanda 5) 

4. In quale ambito operano? 1. Assistenza e volontariato  2. Ambientalista  3. Parrocchiale  4. Culturale  5. Socio-ricreativo  6. Sportivo 

5. Gli enti pubblici si interessano alle vostre attività? Molto Abbastanza Poco Per niente    

6. Ricevete contributi pubblici? 1. Sì  2. No 

7. Da quanto tempo è impegnato in questa associazione? 1. Fino a 5 anni  2. Da 6 a 10  3. Da 11 a 15  4. Oltre 15 

8. Ha fatto dei corsi inerenti l‘attività che svolge nell‘associazione? 1. Sì  2. No (Se si barra il —No“ passare alla domanda 10) 

9. Quali?

31

______

10. Quanto tempo dedica all‘associazione settimanalmente? 1. Meno di 3 ore  2. Da 3 a 6 ore  3. Oltre 6 ore 

11. E‘ retribuito? 1. Sì  2. No 

12. Quali qualità sono necessarie nel rapporto con i ragazzi? Molto Abbastanza Poco Per niente 1. Capacità d‘immedesimazione     2. Pazienza     3. Autorità     4. Disponibilità     5. Fiducia     6. Altro (specificare)______

13. Le attività che si svolgono nell‘associazione sono divise per fasce d‘età e/o per sesso? 1. Sì  2. No 

14. L‘attività si svolge tutto l‘anno? 1. Sì  2. No 

15. Quante volte si incontra con i ragazzi? 1. Meno di una volta a settimana  2. Una volta a settimana  3. Più volte a settimana 

16. I ragazzi partecipano alle decisioni da prendere circa le attività da svolgere e le modalità in cui svolgerle? 1. Per niente  2. No, ma vengono spiegati loro gli obiettivi delle attività  3. No, ma le loro opinioni sono ascoltate  4. No, ma sono informati dettagliatamente su obiettivi e attività  5. Sì, le loro opinioni sono seriamente prese in considerazione  6. Sì, le decisioni vengono condivise con i ragazzi  7. Sì, sono i ragazzi a proporre e a decidere obiettivi e attività  8. Sì, sono i ragazzi a proporre, poi coinvolgono nelle decisioni gli adulti 

17. Le attività si svolgono alla presenza dell‘operatore? Sempre Qualche volta Mai   

18. Cosa succederebbe se non ci fosse l‘operatore? 1. L‘attività non subirebbe modifiche  2. I ragazzi non saprebbero autogestirsi  3. Altro (specificare)______

19. Le famiglie sono coinvolte nelle attività dell‘associazione? Molto Abbastanza Poco Per niente    

20. Come entrano i ragazzi nell‘associazione? 1. Attraverso tesseramento  2. Attraverso la presentazione di un socio e tesseramento  3. Liberamente (senza nessun atto formale)  4. Altro (specificare)______

21. Secondo lei quali sono i motivi per cui i ragazzi partecipano alle attività dell‘associazione? (Barrare massimo due caselle) 1. Per divertirsi 

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2. Per stare insieme ad altri ragazzi  3. Per maturare e formarsi  4. Per interesse alle attività dell‘associazioni  5. Per volontà della famiglia  6. Altro (specificare)______

22. Ci sono mai stati conflitti all‘interno del gruppo? 1. Sì  2. No (Se si barra il —No“ passare alla domanda 24) 

23. Come si sono risolti? 1. Per intervento dell‘operatore  2. I ragazzi hanno trovato un punto d‘accordo  3. Sono rimasti rancori  4. Altro (specificare)______

24. E‘ mai successo che qualcuno sia stato allontanato dall‘associazione? 1. Sì  2. No (Se si barra il —No“ passare alla domanda 26) 

25. Per quali motivi? 1. Non rispettava le regole dell‘associazione  2. Incompatibilità con gli operatori  3. Incompatibilità con gli altri aderenti  4. Altro (specificare)______

26. Esiste un leader nel gruppo? 1. Sì  2. No (Se si barra il —No“ passare alla domanda 28) 

27. Come lo identifica? (Barrare massimo due caselle) 1. E‘ quello che propone di più  2. E‘ quello che si impone  3. E‘ quello che è capace di trascinare il gruppo  4. E‘ quello che i ragazzi considerano il più degno di considerazione  5. Altro (specificare)______

28. Esistono sottogruppi? 1. Sì  2. No 

29. Parlate di temi d‘attualità quali l‘Aids, la droga, l‘alcool...? 1. Sì  2. No 

30. I ragazzi si rivolgono a Lei quando hanno dei problemi personali? Sempre Qualche volta Mai   

31. Ci sono ragazzi che abbandonano l‘associazione? 1. Sì  2. No (Se si barra il —No“ passare alla domanda 33) 

32. Secondo Lei perché lo fanno? (Barrare massimo due caselle) 1. Per disinteresse riguardo le attività delle associazioni  2. Per delusione nei confronti dell‘associazione  3. Per incompatibilità con gli operatori  4. Per incompatibilità con gli altri aderenti dell‘associazione  5. Per mancanza di tempo  6. Per seguire altri interessi  7. Altro (specificare)______

33. E‘ a conoscenza di forme di disagio e/o devianza all‘interno del suo gruppo? 1. Sì  2. No (Se si barra il —No“ passare alla domanda 35) 

33

34. Come affronta queste situazione? (Barrare tutte le caselle necessarie) 1. Non intervengo  2. Ne parlo con l‘interessato o gli interessati  3. Offro aiuto all‘interessato o agli interessati  4. Ne parlo in gruppo  5. Ne parlo con la famiglia dell‘interessato o degli interessati  6. Mi rivolgo a persone competenti che lo/li possano aiutare  7. Altro (specificare)______

35. Cosa pensa dei —suoi“ ragazzi? (Barrare massimo due caselle) 1. Sono dei bravi ragazzi  2. Sono immaturi  3. Sono poco partecipi alle attività dell‘associazione  4. Hanno poco spirito d‘iniziativa  5. Sono attivi e partecipi  6. Altro (specificare)______

36. Cosa pensa dei gruppi informali (i gruppi d‘amici)? 1. Sono forme di aggregazione utili ai ragazzi  2. Sono forme di aggregazione che possono spingere i ragazzi sulla cattiva strada  3. E‘ una cosa naturale e spontanea  4. Altro (specificare)______

37. E‘ soddisfatto delle strutture che la città offre ai giovani? Molto Abbastanza Poco Per niente    

38. Secondo lei i giovani del luogo sono in generale soddisfatti di come vivono? 1. Sì  2. No 

39. Se no, perché? 1. ______2. ______3. ______

34

5.4.3. Intervista semi-strutturata

TRACCIA INTERVISTA GRUPPI INFORMALI

Dati generali Ha un nome il vostro gruppo? Che età avete? Attività prevalente dei genitori Da quante persone è composto il gruppo? E' un gruppo misto? Quanti ragazzi e quante ragazze sono presenti nel gruppo. Studiate o lavorate? Che attività svolgono i vostri genitori? Quali sono i vostri luoghi di ritrovo invernali ed estivi? Perché proprio quelli? Con che frequenza e con quali orari vi vedete? Da quanto tempo esiste il gruppo? come si è formato e come si è modificato dalla sua nascita (storia del gruppo)?

Vita di gruppo Cosa fate quando vi incontrate? e durante il fine settimana? Di cosa parlate tra voi? Definireste i discorsi che fate intimi e spontanei? Se no, perché non c'è questo tipo di comunicazione tra voi? In particolare parlate con alcuni all'interno del gruppo? Di che cosa? Vi sentite voi stessi nel gruppo? Avete dovuto smussare angoli della vostra personalità per vivere in gruppo? se si Quali? Come vi divertite? Descrivete una volta in cui vi siete divertiti da pazzi. Vi capita mai di annoiarvi quando siete in gruppo? cosa fate in quei casi? Descrivete un momento particolarmente noioso della vita gruppo Vorreste che ci fosse maggiore confidenza tra di voi? Cambia il rapporto e il modo di comunicare tra ragazzi e ragazze? Tra ragazza e ragazzi nel gruppo vi amalgamate? Sono differenti i comportamenti nel gruppo di ragazzi e ragazze? Le regole sono uguali per entrambi? Cosa vi aspettate dal gruppo? Ci sono idee comuni ne gruppo? Quali? Se qualcuno non la pensa alla stessa maniera cosa succede? Ci sono delle regole particolari da rispettare all'interno del vostro gruppo? Come si entra nel vostro gruppo? Vi è mai capitato di mandar via qualcuno? Se sì, perché? Come avete preso questa decisione, come l'avete vissuta? Litigate mai tra voi? Per quali motivi? Cosa è successo poi? Se ce un conflitto tra due o più membri gli altri che fanno? Chi prende le decisioni nel gruppo? C'è un leader nel gruppo? Se qualcuno del gruppo fa delle cose che non condividete come reagite? In caso di disaccordo su come trascorre la serata come riuscite ad accordarvi? Vi separate mai? Vi aiutate tra di voi?

Rapporto con gli altri Cosa credete che gli altri pensino di voi? Come vi definireste? Cosa pensate degli adulti? Cosa pensate delle forze dell'ordine? Cosa pensate del gestore del bar che frequentate (se ne frequentate uno)? Come vi rapportate agli altri gruppi: in maniera conflittuale o no? Che differenza c'è tra voi e gli altri gruppi? Si creano problemi di convivenza? Come vi differenziate dagli altri gruppi? Cosa pensano le famiglie del vostro gruppo e delle vostre amicizie? Come impiegate il tempo libero al di fuori del gruppo? Siete aderenti a qualche organizzazione o associazione?

Devianza Vi è mai capitato di fare delle cose che all'esterno (famiglie, forze dell'ordine, adulti in genere) non sarebbero approvate? Se sì, perché l'avete fatto? Qualcuno di voi ha mai commesso atti vandalici? Qualcuno di voi ha mai avuto problemi con la giustizia? Come considerate la droga? Come considerate chi usa sostanze stupefacenti? Avete qualche amico o conoscente che fa uso di droga? Se sì, secondo voi perché lo fanno? Sapete cos'è il Ser.T.?

35

Vi è capitato di ubriacarvi? Se sì, in quali occasioni?

Rapporti con le istituzioni Che rapporti avete con le vostre famiglie? Che rapporti avete con il lavoro? Che rapporti con la scuola (insegnanti e compagni) Ci sono strutture che usate nel vostro quartiere? Cosa vorreste di diverso o di più? Quali opportunità ed iniziative offre la vostra città? le usate? cosa vorreste di diverso o di più? L'Amministrazione si occupa di voi? Cosa è stato fatto per i giovani? Se voi foste gli amministratori quali sarebbero le iniziative che attuereste per i giovani? Siete a conoscenza di esperienze fatte in altre città che vi piacerebbe fossero ripetute qui? Qui funzionerebbero? Se sì o se no, perché? Cosa cambiereste nella vostra città e nel vostro quartiere? Come impieghereste il denaro pubblico? Vi piacerebbe formare una giunta giovanile? Quali proposte presentereste al Comune? Di che cosa avete bisogno? Cosa ne pensi della politica? Se fossi in difficoltà ti rivolgeresti ad una struttura pubblica? Se no Perché? Se sì, quali? Cosa vorreste dagli adulti in genere? Ci sono persone nel mondo adulto a cui vi affidereste? Votate? da quali fattori è influenzato il vostro voto?

Sfera personale e di gruppo Cosa vi aspettate dal gruppo? Ci sono idee comuni ne gruppo? Quali? Se qualcuno non la pensa alla stessa maniera cosa succede? Che cos'è l'impegno per voi? Cosa comporta? In questo momento vi sentite delle responsabilità? Quali? Vi pesano? In quali valori credete? In quali valori invece non vi identificate? Cosa significano per voi i concetti di... (i primi tre concetti espressi in ogni domanda) Cosa è necessario avere per un futuro positivo? Cosa è necessario fare per un futuro positivo? Per cosa sareste disposti a sacrificarvi o a rinunciare a qualcosa? Cos'è che vi unisce? Come vi vedete tra dieci anni? Che differenze ci sono tra voi? Vi creano problemi di convivenza? Credete in Dio? C'è qualcosa che cambiereste in voi stessi? Cosa? Cosa potreste dare al mondo adulto? Quale grado di soddisfazione avete della vostra vita? In gruppo aumenta o diminuisce? Ricevete una paghetta settimanale o mensile? La ritenete giusta (nelle dimensioni e nel gesto in sé)? Come la spendete? E sufficiente a soddisfare i vostri bisogni? Date più importanza all'apparenza o alla sostanza di una persona? Vorreste occupare il vostro tempo libero con un lavoretto o col volontariato? Quali tipi di lavoro vorreste svolgere nel tempo libero? Tutti hanno pregiudizi. Quali soni i vostri? Che lavoro sognereste fare? Che lavoro realmente credete di dovervi aspettare nel futuro? Cosa vi preoccupa di più del futuro?

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- PROFESSIONE GIOVANE -

PRIMA PARTE

I GIOVANI NELLE ASSOCIAZIONI

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6. RISULTATI DELL‘INDAGINE NELLE ASSOCIAZIONI 6.1. L‘associazione e il giovane Pag.11

6.2. Il giovane e il mondo Pag.11

6.3. Macerata Pag.11

6.3.1. Lettura territoriale Pag.11 dell‘associazionismo

6.3.2. Risultati dell‘indagine sui giovani Pag.11 associati

6.3.3. Gli operatori nell‘associazione e il Pag.11 loro rapporto coi ragazzi

6.4. Tolentino Pag.11

6.4.1. Lettura territoriale Pag.11 dell‘associazionismo

6.4.2. Risultati dell‘indagine sui giovani Pag.11 associati

6.4.3. Gli operatori nell‘associazione e il Pag.11 loro rapporto coi ragazzi

6.5. Corridonia Pag.11

6.5.1. Lettura territoriale Pag.11 dell‘associazionismo

6.5.2. Risultati dell‘indagine sui giovani Pag.11 associati

6.5.3. Gli operatori nell‘associazione e il Pag.11 loro rapporto coi ragazzi

6.6. Pollenza Pag.11

6.6.1. Lettura territoriale Pag.11 dell‘associazionismo

6.6.2. Risultati dell‘indagine sui giovani Pag.11 associati

6.6.3. Gli operatori nell‘associazione e il Pag.11 loro rapporto coi ragazzi

6.7. Mogliano Pag.11

6.7.1. Lettura territoriale Pag.11 dell‘associazionismo

6.7.2. Risultati dell‘indagine sui giovani Pag.11 associati

38

6.7.3. Gli operatori nell‘associazione e il Pag.11 loro rapporto coi ragazzi

6.1. L‘associazione e il giovane

Ci sono luci e ombre nell‘associazionismo così come è emerso nel nostro studio. Almeno in relazione ai giovani, l‘associazionismo nel nostro territorio (Macerata e gli altri comuni in cui si è condotta la ricerca) appare deficitario. Ci sono poche associazioni, poco variegate. L‘offerta è limitata a causa dell‘assenza di alcune tipologie, per esempio è sì numerosa la presenza di gruppi sportivi, mentre gruppi ambientalisti o di assistenza e volontariato sono quasi assenti. Inoltre neanche all‘interno di una stessa tipologia c‘è molta varietà: Nelle numerose associazioni sportive sono prevalenti quelle che si occupano di calcio, assai meno rappresentati altri sport (basket, volley, ginnastica, atletica, tennis), assenti o quasi molti sport minori (pallamano, calcio femminile ecc.). Più ci si sposta nei piccoli centri più le associazioni presenti diminuiscono, in modo non proporzionale al numero di abitanti. Così se Macerata (37.000 abitanti) ha 107 associazioni che hanno al loro interno associati 13- 24enni, a Tolentino (19.000 abitanti) sono già meno della metà: 43. La distribuzione sul territorio delle associazioni presenti non è uniforme cosicché i ragazzi delle periferie sono svantaggiati, specie i più giovani i quali spesso non hanno possibilità di spostarsi con facilità. Per questi gli unici luoghi dove strutturare il tempo libero rimangono il gruppo di amici e il bar. La colpa, se vogliamo assegnarla, oltre che alla politica delle associazioni stesse deve essere in parte assegnata alle varie istituzioni che hanno potere d‘azione nel territorio. Basti pensare che quasi tutti i gruppi rilevati non ricevono finanziamenti, e i pochi che ne ricevono sono del tutto inadeguati alle necessità. Sono scarsi gli investimenti per la creazione di strutture sportive, ricreative sociali. E‘ normale dunque che le associazioni debbano accentrarsi nei luoghi già serviti. Consideriamo ancora che la maggior parte degli operatori di cui le associazioni si avvalgono non sono pagati in alcun modo, o solo attraverso un rimborso spese. Ciò nonostante abbiamo trovato operatori nella maggioranza dei casi molto preparati, che vantano corsi e specializzazioni. Dal canto loro i giovani intervistati hanno un opinione in genere alta degli operatori. Come si vedrà nei dati cittadina per cittadina per molti ragazzi essi sono dei veri e propri punti di riferimento. Di frequente i ragazzi arrivano a chiedere consigli, a confidarsi. Gli operatori costituiscono un utile filtro del mondo adulto, spogliati come sono da ruoli —istituzionali classici“ quali sono genitori o insegnanti. Da parte loro gli operatori di solito prendono a cuore anche ciò che i ragazzi fanno anche all‘esterno delle attività e si dicono pronti a fare qualcosa quando vengono a conoscenza di forme di disagio. In definitiva il rapporto operatore-ragazzo è in molti casi ideale. Grazie anche a questo rapporto ben funzionante i ragazzi nel nostro territorio sono tendenzialmente soddisfatti del tempo passato in associazione. Ma non è il raggiungimento degli obiettivi dell‘associazione il primo motivo che li spinge ad aderirvi: per i giovani il gruppo formale è primariamente un luogo in cui divertirsi, fare nuove amicizie, fare nuove esperienze e (di conseguenza) maturare. La popolazione associativa è formata prevalentemente da studenti (cioè quelli con più tempo libero) e i maschi sono quasi il doppio delle femmine. Pochi hanno fonti di reddito, quasi nessuno è indipendente. Il tempo passato in associazione è giudicato più che soddisfacente dai ragazzi. Ma questa condizione non dura nel tempo visto che dai 17-18 anni in poi la percentuale di associati subisce un calo drastico. Di certo l‘aumentare degli impegni legati per molti all‘Università o al lavoro è uno dei fattori, ma non l‘unico. A monte di questa —crisi“ c‘è secondo la nostra impressione un cambiamento delle aspettative degli associati i quali ad una certa età cominciano ad avere bisogno di maggiore considerazione e/o potere decisionale. Invece molte associazioni non garantiscono una reale —partecipazione“: i ragazzi sono —oggetto“ d‘attività, non partecipano alle decisioni che riguardano gli obiettivi del gruppo, le attività, le modalità con cui svolgerle; per esempio non hanno voce sugli orari, o non possono proporre variazioni e novità sulle attività. Quando con la maturazione si afferma l‘identità del ragazzo, cresce il bisogno di protagonismo e autodeterminazione; se un‘associazione non recepisce tali esigenze aumenta la possibilità di un distacco. Altro problema che può condurre al distacco è la mancanza di tempo libero. Proviamo ad enumerare gli ambiti in cui un giovane-tipo è impegnato: scuola, famiglia, comitiva di amici, associazione. Ci accorgiamo che ognuno di essi è un importante luogo di maturazione, un ambito a cui il ragazzo è chiamato ad assegnare una fetta della sua giornata. Non è una scelta facile, tanto più quando si è tirati per la manica da una parte e dall‘altra, con il rischio di tradire le aspettative degli amici, della famiglia, degli insegnanti, degli operatori. Meno equilibrata è la ripartizione, maggiori saranno i problemi. Qualcuno giunge ad escludere uno di questi ambiti: non ha amici, oppure non passa tempo in famiglia, ovvero tralascia la scuola. E‘ ovvio che si tratta delle situazioni di più grave disagio. All‘interno dell‘associazione il tipo di frequentazione e dinamiche variano da gruppo a gruppo ma solitamente esistono due livelli di interrelazione: il primo, molto superficiale e saltuario, si instaura con tutti i membri dell‘associazione, il secondo è più intenso e si instaura non con tutti. Solo in questa seconda ipotesi si può parlare di

39

—gruppo associazione“ definibile come quell‘aggregazione caratterizzata da intensi e frequenti rapporti interpersonali, che si forma all‘interno di un‘associazione a causa della sua organizzazione o per spontanea iniziativa dei soci. All‘interno del gruppo associazione si instaura un rapporto che ha parecchie similitudini con quello che caratterizza i gruppi spontanei informali: si parla di un po‘ di tutto, da argomenti superficiali come la vita di tutti i giorni, lo sport, la musica, i pettegolezzi ad altri più personali quali il sesso, le confidenze, evitando quasi sempre aree impegnative o fastidiose quali la politica o la scuola. Una differenza fondamentale con le comitive spontanee d‘amici è la figura del leader, ravvisata in circa un terzo delle associazioni esaminate, mai presente nei gruppi spontanei. Per affinità all‘interno del gruppo associazione si formano sottogruppi, e all‘interno dei sottogruppi ogni associato tendenzialmente ha uno, due o tre persone con le quali instaura un vero e proprio rapporto di amicizia, a volte anche intima, cioè che arriva alla confidenza. Del resto dai dati emerge che uno spicchio cospicuo di ragazzi afferma di non avere all‘esterno del gruppo comitive da frequentare, bensì solo due-tre amici, quindi è logico che per loro, più che per gli altri, l‘associazione è un luogo fondamentale di interrelazione.

6.2. Il giovane e il mondo

Interessante, e non del tutto inaspettato, è l‘uso che i ragazzi dicono di fare del tempo libero: al primo posto non c‘è l‘associazione; i ragazzi prediligono la comitiva d‘amici e, subito dopo - qui sta la mezza sorpresa - viene il tempo passato da soli. La TV non ha perso il suo ascendente sui più giovani, in forte crescita sono i videogiochi, il computer, ma anche i libri e così aumenta il tempo passato soli con se stessi. Purtroppo il tempo passato con la famiglia è poco, e non sempre per scelta del giovane. La comitiva d‘amici è senz‘altro il luogo in cui maggiormente il giovane affronta il processo di crescita personale e sociale. La comitiva è il luogo in cui ci si confronta con gli altri, ci si forma un‘identità. E infatti in apparente incoerenza i ragazzi affermano sia importante sia l‘essere approvato dal gruppo sia l‘essere se stesso anche a rischio di disapprovazione. E‘ in questo tira e molla tra affermazione delle proprie caratteristiche e omologazione a quelle dominanti che si gioca il tempo passato nel gruppo, il divertimento, l‘amicizia superficiale e profonda, la crescita. Un livello intimo di comunicazione si raggiunge quasi sempre solo con poche persone, che sono anche le più importanti, poiché ad esse i ragazzi demandano il sostegno in casi di difficoltà e problemi. Le priorità nella vita dei ragazzi sono spesso squisitamente materiali: il mezzo di locomozione prima di tutto, il telefonino. Anche il computer, ritenuto più importante dai maschi che dalle femmine. A ben vedere sono esigenze direttamente funzionali a rapportarsi con gli altri in modo migliore: telefonino computer e motorino, sono strumenti utili a conoscere nuove persone, a relazionarcisi con facilità. Per i ragazzi è soprattutto fondamentale avere successo col sesso opposto, mentre per le ragazze avere tanti amici. Amici o conquiste, è necessario avere un‘immagine vincente da spendere con gli altri; da qui la rincorsa ad un modello ideale nel vestire, nel fisico e nel comportarsi. In questa rincorsa ci sono pericoli: per esempio la condanna da parte delle ragazze al comportamento della —dieta ad oltranza“ è risultata assai fiacca, e infatti problemi legati all‘alimentazione, che non sono solo l‘anoressia, sono un fenomeno che per le fasce d‘età dell‘adolescenza ha raggiunto una forte espansione, forse sottovalutata. Rispetto al —mondo adulto“ il giudizio unanime dei giovani è che ci sia troppa chiusura mentale. Però neanche loro dimostrano di essere così tolleranti visto che verso alcune categorie di persone persistono percentuali di rifiuto consistenti: per gli omosessuali ad esempio, per i disabili, per persone che appartengono a religioni poco diffuse. Nella vita di ogni giorno i ragazzi spesso semplicemente evitano i contatti con queste ed altre categorie di persone. La filosofia dei ragazzi, così come l‘abbiamo vista emergere soprattutto nelle interviste individuali, e ne parleremo nel prossimo paragrafo, è senz‘altro idealista, aperta, basata sul riconoscimento fondamentale della libertà personale. Tale filosofia però si traduce in un atteggiamento più pratico e semplificato, fatto di preconcetti non diversi da quelli ravvisati negli adulti. Anche per quanto riguarda i comportamenti a rischio si scorgono paradigmi a prima vista poco compatibili, che da una parte condannano, dall‘altra assolvono. Così se l‘eroina e l‘ecstasy subiscono una condanna quasi unanime, lo stesso non è per la marijuana e l‘alcol. I più sono a favore del divorzio ma decisamente contrari all‘aborto. Il luogo comune imperante vuole i giovani sempre più privi di valori, specie di quelli tradizionali, eppure noi li abbiamo trovati legati ai concetti di amicizia, amore, e ancor prima a quello di famiglia. La famiglia è al primo posto, non c‘è alcuna minaccia al suo ruolo centrale, infatti per i giovani rappresenta il porto sicuro a cui fare ritorno e da cui staccarsi temporaneamente per sperimentare il —fuori“. L‘unico attentato all‘istituzione famiglia viene da essa stessa, così come viene percepita non solo nella sua dimensione positiva: Infatti è proprio la famiglia il luogo in cui i ragazzi dicono di ravvisare le principali cause del disagio giovanile: conflitti di idee, conflitti per contrattare gli spazi d‘autonomia, difficoltà a comunicare, a capirsi, carenze affettive, violenze fisiche o psicologiche.

40

6.3. Macerata

6.3.1. Lettura territoriale dell‘associazionismo

Il rilevamento delle associazioni è stata realizzata prendendo contatto diretto con le associazioni stesse. Ciò ci ha consentito di scartare dal compendio tutti quei gruppi ormai inattivi o sciolti e le associazioni tra i cui aderenti non figuravano giovani tra i 13 e i 24 anni. Al termine del lavoro di rilevazione la nostra mappatura contava 107 associazioni su un totale di circa 150. Di queste 107, 32 hanno sede nella Circoscrizione n. 1 (quartieri Pace, Santa Lucia, Vergini, Cairoli, Marche), 50 nella n. 2 (Centro Storico, Manzoni, Marche, Cavour, Velini), 14 nella n. 3 (Santa Croce, Via Roma, Collevario, Colleverde, Spalato), 7 nella n. 4 (Villa Potenza), 2 nella n. 5 (Sforzacosta), 2 nella n. 6 (Piediripa).

50

40

30

20

10

0 Circ. 1 Circ. 2 Circ. 3 Circ. 4 Circ. 5 Circ. 6

Osservando i dati ci si accorge dell‘alta concentrazione di associazioni in alcune aree e della quasi loro assenza in altre. Quasi metà delle associazioni totali hanno la propria sede nella circoscrizione 2. Al di là della divisione in circoscrizioni (piuttosto arbitraria, a parte che per le frazioni), territorialmente emerge cha tra il Centro Storico (della circ. 2) e il quartiere Cairoli (circ. 1), si concentrano ben più della metà di tutte le associazioni del Comune. Ciò è determinato da quella che è stata la tendenza storica di Macerata, come di altre città, di accentrare servizi, uffici, scuole, e di conseguenza tutto il resto delle attività. Una tale situazione comporta chiaramente una riduzione dell‘offerta associativa per chi non risiede nei pressi del Centro storico e ha difficoltà a raggiungerlo con mezzi propri. I giovani delle parti più periferiche, prima ancora di essere soggetti a rischio, sono soggetti deboli che hanno vicino casa poco o niente. Per usufruire delle attrezzature e delle attività di un‘associazione sono spesso costretti a spostarsi. Per chi non ha motorino o genitori disposti ad accompagnarli, l‘alternativa rimane il servizio di trasporto urbano, secondo parere diffuso scarso in frequenza di corse e flessibilità d‘orario, o scoraggiarsi e rinunciare a frequentare associazioni. Dalla nostra divisione in tipologie emerge che le associazioni maggiormente presenti sono quelle di tipo sportivo (sono 34, il 31% del totale). Sono molte anche le associazioni di tipo culturale (31, cioè il 29%) seguite da quelle di assistenza e volontariato (19), socio-ricreativo-culturali (15), religiose (4) ed ambientaliste (4).

41

Assistenza e volontari ato Macerata - Associazioni 18% Sportive divise per tipologia Religiose 31% 4% Ambientali- ste 4%

Socio- Culturali rcreativo- 29% culturali 14%

le associazioni sportive, le più numerose, sono pure le uniche in qualche modo presenti in tutto il territorio. E‘ forse anche per questo che raccolgono quasi il 50% del totale di tutti gli aderenti ad una associazione. I dati demografici consentono di arricchire e completare il quadro territoriale. I giovani (13 -24 anni) di Macerata rappresentano il 13% della popolazione totale. Sono circa 5.100 (su un totale di 42.000 residenti). In media c‘è un‘associazione ogni 50 ragazzi. Andando ad analizzare la popolazione degli associati risulta che il 44% è formato da giovani. Le associazioni in cui i ragazzi rappresentano la maggioranza dei soci sono quelle religiose, le sportive e le culturali, nelle quali costituiscono rispettivamente il 18%, il 57% ed il 55% dei soci. Minore è la loro partecipazione ai gruppi di assistenza e volontariato (17% degli aderenti), ai gruppi socio-ricreativo-culturali (22% dei giovani) e ai gruppi ambientalisti dove il 93% dei soci è costituito da adulti. Per quanto riguarda la —grandezza“ delle associazioni nel territorio (grafico sotto), l‘aspetto più interessante è che su 107 associazioni, 42 hanno meno di 10 giovani (cioè 13-24enni) tra i loro aderenti. Quindi circa il 30% delle associazioni non ha una grande attrattiva sui giovani.

Da 301 in su 3 Macerata - Associazioni Da 101 a 300 11 divise per presenza di Da 41 a 100 18 soci 13-24 anni

Da 21 a 40 12

Da 11 a 20 21

Da 1 a 10 42

0 10 20 30 40 50

Nel rapporto tra abitanti e associazioni presenti la situazione di Macerata è più favorevole rispetto agli altri comuni in cui si è svolta la ricerca (grafici sotto). Un dato positivo che non cancella le considerazioni fatte. In definitiva l‘offerta associativa è considerevolmente insoddisfacente in numero, varietà, uniformità di articolazione sul territorio.

42

Macerata Numero di associazioni presenti a confronto Tolentino

Corridonia ASSOCIAZIONI

Pollenza

Mogliano

0 20 40 60 80 100 120

Macerata Numero di abitanti a confronto Tolentino

Corridonia ABITANTI

Pollenza

Mogliano

0 10000 20000 30000 40000 50000

6.3.2. Risultati dell‘indagine sui giovani associati

Caratteristiche del campione - dati socioanagrafici

Chi sono i giovani nelle associazioni? La prima parte del questionario consente di stilare il profilo socioanagrafico del fenomeno associazionismo giovanile. Il campione di ricerca nel comune di Macerata è formato da 26 associazioni, per un totale di 361 intervistati, di cui i ragazzi sono 234 e le ragazze 123. Su 26 totali , 9 associazioni sono esclusivamente legate ad attività di tipo maschile (ad es. calcio), 4 a quelle esclusivamente femminili (ad es. volley), le restanti 13 sono miste. Questi dati mettono in risalto due elementi oggettivi dell‘associazionismo maceratese (e come vedremo più avanti anche di quello degli altri comuni), elementi che completano la lettura territoriale del paragrafo precedente: 1. le adesioni maschili sono quasi doppie rispetto alle femminili; 2. l‘offerta associativa del territorio è sbilanciata a favore del genere maschile, cioè i maschi hanno un maggiore numero di associazioni a loro esclusiva disposizione, di conseguenza una scelta più ricca. Comunque anche nelle associazioni —miste“ la preponderanza maschile è tipica. Difficile dire quale sia l‘effetto e la causa tra la povertà di scelta per le ragazze e lo scarso numero di adesioni femminili. Le percentuali più alte di rispondenti al questionario si concentrano nella fascia d‘età tra i 14 ed i 18 anni. Dai 19 ai 24 anni è un dato di fatto dunque che l‘adesione ad associazioni è assai minore, segno probabilmente che ragazzi più grandi hanno di frequente attività e/o interessi (studiare fuori, lavorare, frequentare pub o discoteche ecc.) poco compatibili con l‘associazionismo. Del resto l‘età della patente è un crocevia essenziale che porta al dischiudersi di nuove possibilità di impiego del tempo libero sia individualmente che con gli amici.

43

Gli intervistati risiedono prevalentemente nelle circoscrizioni 1, 2 e 3, l‘incidenza di intervistati appartenenti alle frazioni è minima. La causa e l‘effetto qui invece sono ovvi: le associazioni sono generalmente addensate al centro, così che per i ragazzi delle circoscrizioni 5, 6 e 7 frequentarle è difficile. Gli intervistati sono esclusivamente celibi o nubili, nessuno di loro abita da solo. I genitori hanno un‘età compresa tra i 41 e 56 anni per il padre e tra i 36 ed i 50 per la madre e la percentuale di separazioni (divorzi o convivenze compresi) si aggira attorno al 7%. La professione dei genitori è legata, per la maggior parte, all‘attività impiegatizia e/o di insegnamento. Secondariamente, i genitori sono impegnati nel lavoro autonomo (commercianti, artigiani) per i padri e nell‘attività di casalinga per le madri. I padri sono più istruiti delle madri : il 30% di uomini laureati contro il 25% delle donne. I ragazzi percepiscono e definiscono la condizione economica della propria famiglia come appartenente ad un livello medio-alto. L‘82% dei rispondenti studia, il 6% appartiene alla categoria di studenti-lavoratori, il restante 12% lavora. Il 97% è totalmente o parzialmente a carico della famiglia. Solo il 3% è autosufficiente e provvede da solo al proprio mantenimento. Più della metà dei ragazzi ha a disposizione un mezzo di trasporto, di sua proprietà o della famiglia, di questi però circa 1/3 non possono usarlo autonomamente e ogni volta che vogliono. In sintesi 1 ragazzo su 2 ha un mezzo e la possibilità di muoversi con una certa libertà. Per contro, sempre 1 ragazzo su 2, ha difficoltà di spostamento, e sappiamo bene quanto grave sia percepito questo limite da un giovane. Riguardo il rapporto con la scuola c‘è da rilevare che il 9% del campione ha interrotto gli studi. I motivi principali indicati sono stati: —non mi piace studiare“ (27%) e —voglio essere indipendente“ (21%). Alta la percentuale anche di chi si dice —deluso“ dalla scuola ed è tasto che verrà toccato più volte nelle interviste ai gruppi sponatnei (Seconda parte del libro).

Vita d‘associazione

Cosa significa essere socio per un giovane? Quali intenti persegue? Come giudica il tempo trascorso nelle attività? Il grado di soddisfazione del tempo passato in associazione è di certo alto (solo il 4% risponde poco o per niente soddisfatto). Del resto il 60% dei ragazzi frequenta società sportive, in cui il divertimento è un aspetto preponderante. Il 44% degli intervistati frequenta più d‘una associazione, al restante abbiamo chiesto per quale motivo non partecipa ad altre: il 63% del campione ha risposto —per mancanza di tempo“, il 26% non ha interesse o non ne sente il bisogno. La mancanza di tempo emerge come più frequente e gravosa difficoltà dei giovani nel loro approccio all‘associazionismo. Tra chi frequenta più di una associazione, 6 intervistati su 10 hanno dichiarato di incontrare disagi sempre a causa di questo motivo, per via soprattutto dei troppi impegni (scuola e/o lavoro quasi sempre) e, per il 30% dalla sovrapposizione d‘orari tra un‘associazione e l‘altra. Tendenzialmente i giovani di Macerata sono dunque attirati dalle associazioni, ma le difficoltà con cui devono confrontarsi scoraggiano la frequentazione di più gruppi e in molti casi anche uno solo è troppo, ciò sempre a causa della mancanza di tempo, indicata, tra l‘altro, anche tra i motivi principali di abbandono dell‘associazione (17%). Si tratta della punta di un iceberg di un problema assai esteso, così come emerge anche dalle intervsite della seconda parte del libro, quello di riuscire a coniugare i diversi settori della vita del giovane: scuola e/o lavoro, associazione, amici, vita familiare. Succede allora che ci si può trovare di fronte alla scelta pericolosa di mettere in secondo piano o addirittura rinunciare ad uno di questi fondamentali ambiti di maturazione. Uno stato di cose che mette il giovane maceratese sotto pressioni opposte: da una parte le istanze della famiglia a non trascurare gli studi, gli orari familiari, e, alle ragazze, la casa, dall‘altra il richiamo degli amici; da una parte la scuola carica i ragazzi di lavoro, dall‘altra, alcune associazioni pretendono la presenza assidua degli associati. Di fronte a questa situazione una personalità iperattiva è in grado di destreggiarsi, meno gli altri. L‘etichetta che vuole l‘adolescente spesso apatico e refrattario è in parte da rivedere. Non basta stimolare il giovane, bisogna anche porgli di fronte impegni compatibili col suo tempo libero. Cosa cercano i giovani nelle associazioni? Di fronte a un ventaglio di possibili risposte gli intervistati hanno mostrato di essere abbastanza consapevoli degli stimoli e delle prerogative che riserva loro questo ambito. Prevale il divertimento, ma anche il fare amicizie, le esperienze nuove e la possibilità di maturare, sono importanti. Solo il 2% frequenta un‘associazione per volontà della famiglia. Tutti questi dati disegnano un quadro di come la maggioranza dei giovani scelga l‘associazionismo liberamente e con cognizione, per perseguire vari obiettivi: (riassumendo) l‘occasione di divertirsi, allacciare rapporti con gli altri (tra l‘altro regolati il più delle volte in modo severo), sperimentare e maturare. L‘associazione è un‘autentica palestra sociale.

Il gruppo associazione

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Cos‘è il gruppo associazione? Il gruppo associazione è quell‘aggregazione, caratterizzata da intensi e frequenti rapporti interpersonali, che si forma all‘interno di un‘associazione a causa della sua organizzazione o a causa della spontanea iniziativa personale dei soci. Naturalmente il numero e la varietà dei componenti, il tipo di rapporti e il livello d‘intimità, sono altamente variabili, dipendenti come sono dal tipo d‘associazione: la sua struttura, gli obiettivi, la divisioni per fasce d‘età, il rapporto con gli operatori. Si va dalla squadra di calcio, al coro, dagli scout al dojo di karate. Ciò nonostante ci sono dei punti caratteristici che li accomuna. In linea generale il —gruppo associazione“ è un incrocio tra il —gruppo classe“ e il gruppo informale. Ci sono sia elementi del primo (competizione, rapporti istituzionali, operatori), sia del secondo (spontaneità, libertà). Altro punto fondamentale è che le associazioni si formano per perseguire un obiettivo, e non necessariamente tale obiettivo coincide con quello del —gruppo associazione“. Abbiamo infatti già visto quali sono i motivi indicati dagli intervistati per il tempo passato in associazione. Essenzialmente motivi —personali“ relativi soprattutto alla possibilità di socializzare con altre persone. Ciò suggerisce che il principale obiettivo del —gruppo associazione“ sia l‘autofrequentazione, cioè la frequentazione dei suoi membri, obiettivo e mezzo attraverso il quale ottenere opportunità conseguenti, quelle che abbiamo già visto: divertimento, esperienze, confronto con gli altri, maturazione. Come è strutturato il gruppo associazione? Vedremo nella seconda parte del libro che i gruppi informali rifiutano nella stragrande maggioranza dei casi la presenza di un leader. Nei gruppi formali la situazione è assai diversa: 4 intervistati su 10 ne ravvisano la presenza. Del resto in molte associazioni, quelle sportive o di scout per esempio, i rapporti sono blandamente gerarchizzati. Il leader è indicato quale il soggetto più attivo e stimolante, cioè quello capace di trascinare il gruppo. Competenze probabilmente apprezzate perché utili a migliorare l‘attività associativa. In 4 associazioni su 10 i giovani si dividono spontaneamente in sottogruppi nelle fasi più rilassate e —libere“ dell‘attività. E‘ in questi sottogruppi che, possiamo ipotizzare, il legame tra i membri si approfondisce per divenire intimo.

Rapporti con l‘operatore

Come giudicano i ragazzi gli operatori che li —guidano“ nelle attività dell‘associazione? Oltre il 75% del campione (sommando le percentuali di chi lo giudica —bravo“ e —un modello da seguire“) è molto soddisfatto del proprio operatore. La qualità che i ragazzi hanno indicato come più necessaria nell‘operatore è la disponibilità, seguita dalla fiducia, dalla pazienza e dalla motivazione. Decisamente più basso il risultato della capacità d‘immedesimazione e dell‘autorità. Dunque sostanzialmente bocciate sia l‘eccessiva vicinanza sia l‘eccessiva distanza, a riprova che i giovani nell‘operatore non cercano un altro amico, né tanto meno un genitore o un professore. L‘operatore è utile probabilmente proprio se si mantiene ibrido, in grado di consigliare e filtrare il mondo adulto, senza però far pesare la propria capacità normativa. La disponibilità, dimostrarsi cioè pronto ad assumere questo ruolo nei confronti dei ragazzi, è l‘elemento di maggiore importanza. 5 intervistati su 10 arrivano a confidare, almeno qualche volta, i propri problemi all‘operatore. Quello che se ne ricava è dunque un‘impressione abbastanza definita di come il rapporto tra ragazzi e operatore sia generalmente amichevole, a volte confidenziale. Le aspettative dei ragazzi sono a conti fatti elevate, fortunatamente quasi sempre soddisfatte. Ma sui motivi che spingono alcuni ragazzi ad abbandonare l‘associazione, un 10% di preferenze riguarda l‘incompatibilità con l‘operatore. Non sempre si tratta comunque di aspettative disattese da parte dell‘operatore, spesso sono le eccessive pretese nei suoi confronti, specie quando si richiede la presenza assidua degli associati (accade in molte squadre sportive). Ma ancora più spesso accade che l‘abbandono delle associazioni sia dovuto a delusioni e disinteressi riguardo le attività dell‘associazione. Abbiamo ipotizzato che ciò possa avvenire per una scarsa presa in considerazione dei soci giovani come membri attivi. Abbiamo provato a misurare quanto gli intervistati sono soggetti e non solo oggetti delle attività con una scala di partecipazione. Quanto sono i giovani veri protagonisti delle attività dell‘associazione? Per verificare il livello e la qualità della partecipazione dei ragazzi nelle decisioni riguardo le attività e il modo di articolarle abbiamo elaborato una Scala della Partecipazione composta da 8 gradini posti a livello crescente (domanda 33), fino al quarto non vi è reale partecipazione, all‘ottavo livello il ruolo dei giovani associati è preponderante. Ebbene poco meno della metà del campione si pone in questi primi quattro gradini. Per la precisione il 47% degli intervistati frequenta associazioni (per la maggior parte ad alta partecipazione giovanile) che non li tiene in considerazione per quanto riguarda gli obiettivi, le attività e il modo in cui svolgerle. Ma ecco le percentuali più significative rilevate: l‘11% degli intervistati dichiara di non partecipare in alcun modo a decisioni inerenti l‘attività. Questa è una situazione altamente negativa. Il 24% non partecipa alle decisioni ma è almeno dettagliatamente informato riguardo le stesse. Il 37% (per contro) sostiene che le decisioni sono condivise con i ragazzi. Situazione ideale dal punto di vista del coinvolgimento. Anche incamerando quest‘ultimo dato c‘è da dire che è troppo frequente un modo di operare che

45 non tiene in giusta considerazione le istanze, le capacità, l‘inventiva di quelli che spesso sono i soci su cui si fondano le attività. E i ragazzi quanto si sentono in grado di assumersi la responsabilità delle attività svolte? Abbiamo proposto la situazione ipotetica dell‘assenza dell‘operatore chiedendo quanto questo avrebbe inciso nelle attività. Il 60% degli intervistati sostiene che l‘attività non subirebbe variazioni in negativo. La restante percentuale si divide tra chi ammette che sarebbe impossibile l‘autogestione (circa 30%), e chi ha indicato altre difficoltà oggettive (10%). In conclusione vi è una capacità presunta di ideare e gestire, che si scontra con lo scarso peso decisionale concesso ai giovani, ciò può creare nei ragazzi sensazioni di sottovalutazione, frustrazione, disamoramento, e infine un rischio di abbandono. Come già detto questa chiave di lettura appare plausibile soprattutto per le fasce d‘età maggiori: fino ad una certa età si accetta con più facilità un ruolo prettamente passivo nell‘associazione, le cose cambiano quando con la maturazione crescono le aspettative di considerazione, aspettative a cui non corrisponde un‘evoluzione, un aumento delle prerogative.

Il rapporto tra i ragazzi

Di che cosa parlano i ragazzi? Che tipo di rapporto si crea tra loro? Ad eccezione delle cose riguardanti l‘associazione, gli argomenti di cui si parla maggiormente tra giovani associati sono lo sport (indicato con —molto“ dal 45% del campione), il parlare del più e del meno (34%), gli avvenimenti e i fatti interni al gruppo (27%), il sesso (23%), la musica (22%), i pettegolezzi (20%) ma anche i problemi personali (15%). A ben vedere comunicazione intima e superficiale convivono, proprio come accade (lo vedremo poi) nei gruppi informali, si parla di sesso, di problemi, ma si parla anche solo per parlare, a seconda dei momenti, la prevalenza passa da un argomento all‘altro. L‘analogia con i gruppi spontanei è un‘altra ancora: anche nei gruppi associazione si cerca di lasciare da parte argomenti come la scuola e il lavoro, ma anche questioni relative alla famiglia e a tematiche troppo impegnate (politica, società ecc.). Certo nei gruppi formali possibile che, per l‘attività dell‘associazione, una frequentazione più personale sia difficile, sia per via di rapporti troppo strutturati, sia per la mancanza di momenti —di pausa“ in cui parlare e conoscersi. Un‘altra similitudine è il fatto che, come nei gruppi allargati nelle associazioni con molti iscritti si creano vari sottogruppi che hanno caratteristiche assai diverse. Probabilmente in molte associazioni è presente un‘amicizia superficiale estesa, e la frequentazione più intima è riservata al sottogruppo o, ancora più probabilmente, solo ad uno o due amici. Ecco che si compone un quadro coerente, su come gruppo associazione e gruppo informale siano realtà molto più vicine di quanto si possa credere, per i giovani hanno dinamiche simile e la stessa utilità: il divertimento, le nuove esperienze, l‘amicizia; obiettivi indicati come prioritari nella frequentazione dell‘associazione, gli stessi che ci saremmo aspettati indicati per la frequentazione di un gruppo spontaneo di amici. Queste considerazione non cancellano le sostanziali differenze: il fatto che all‘associazione si aderisce attraverso un iter formale, che esistono regole imposte dall‘alto a cui sottostare, che la presenza dell‘operatore è una guida anche in questo senso. Quanto intima è l‘amicizia nel gruppo associazione? Il 76% degli intervistati dichiara di confidarsi all‘interno dell‘associazione in questi termini: l‘11% sempre, il 29% qualche volta, e il 36% solo con alcuni (a conferma che la frequentazione personale è spesso circoscritta a un ventaglio di pochi individui). Il 91% di chi si confida, si sente in qualche modo capito e aiutato, a testimonianza della buona qualità del rapporto che si crea tra i ragazzi. Se il 76% del campione trova all‘interno dell‘associazione la possibilità di confidarsi, possiamo ipotizzare abbia trovato di conseguenza amici su cui appoggiarsi e con cui confrontarsi. Il restante 23%, no. Per quali motivi? Ecco tre ipotesi: 1. perché non ha trovato le condizioni per creare rapporti di confidenza; 2. perché frequenta l‘associazione solo per le attività (demandando magari al proprio gruppo informale altre esigenze); 3. Perché rapporti di confidenza, per indole, non li cerca né dentro né fuori l‘associazione.

Gruppi informali

Cosa pensano i giovani associati dei gruppi informali? Per il 47% sono —utili ai ragazzi“, per il 37% è un ambito —naturale“, il 14% dichiara che è una cosa —pericolosa, in quanto può spingere i ragazzi sulla cattiva strada“. Il luogo comune che vede il gruppo come —luogo di rischio“ ancora resiste tra i ragazzi (ed è probabilmente ancora la percezione più frequente tra i genitori), nonostante molte ricerche in varie parti del territorio nazionale abbiano dimostrato che la dinamica del gruppo non è esemplificabile con lo stereotipo —il gruppo spinge a...“; all‘interno dello stesso gruppo possono esistere comportamenti anche diametralmente opposti, e le aggregazioni avvengono sulla base di similitudini già presenti.

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Quanti sono i ragazzi che frequentano un gruppo spontaneo di amici? Frequenta un gruppo di amici il 49% degli intervistati, il 25% frequenta più di un gruppo, ma ben il 26% non frequenta gruppi o al massimo ha due o tre amici. Qui ci troviamo di fronte ad un dato inatteso, preoccupante. Ci si deve chiedere se sia un fenomeno dovuto a problemi di socializzazione, a difficoltà nel coltivare amicizie al di fuori dell‘associazione, senza l‘appoggio di strutturazioni e attività formali. Il problema è comunque più ampio, si sta assistendo ad una maggiore individualità nella strutturazione del tempo delle nuove generazioni. Per gli adolescenti attuali è aumentato vertiginosamente il tempo dedicato ad attività quali i videogiochi, internet, e ancora la tv. Qualcuno parla di passatempi che conducono all‘alienazione, certo è che rubano tempo ad altre attività.

Relazioni sociali

Cosa pensano e fanno nella vita di tutti i giorni i giovani? Che rapporto hanno con il tessuto sociale? Come giudicano loro stessi, gli atri, il —mondo adulto“? Agli intervistati sono state sottoposte alcune domande piuttosto impegnative per sondare orientamenti, valori, la rilevanza che hanno alcune cose nella vita di tutti i giorni, l‘ammissibilità di certe azioni, la tolleranza nei confronti di categorie di persone, la fiducia che ispirano determinate figure istituzionali e non del mondo adulto. Quali sono le priorità nell‘impiego del tempo libero? Rispondere a questa domanda permette di verificare quali ambiti hanno maggiore-minore rilevanza nello schema di vita degli intervistati. Il tempo libero viene passato prevalentemente in compagnia del gruppo di amici (—molto“ per il 39%); seguono le attività individuali fuori casa (shopping, gite, sport) e in casa (leggere, computer, tv) entrambe attestate col 32% di —molto“; poi le attività nei gruppi associativi (—molto“ per il 23% dei casi); assai inferiore il tempo passato in famiglia (tra il 7 e il 10% di —molto“). Gli amici sono l‘ambito preferito dai giovani per la strutturazione del tempo libero, e al secondo posto non ci sono le associazioni, né tanto meno la famiglia, bensì il tempo passato da soli, in attività quali lo shopping o sport in solitudine, utilizzare il computer, guardare la tv. Soprattutto il computer, internet e videogiochi, anche su consolle come la playstation 2, sono divenuti in breve tempo il principale passatempo delle nuove generazioni. Sono in fase di studio le implicazioni che si celano dietro il fenomeno dei videogiochi, ancora di più della chat e della navigazione in genere. Come detto l‘implicazione più ovvia è che sottraggono tempo ad altri possibili impieghi. Alla domanda sugli elementi che ostacolano un più soddisfacente uso del tempo libero, di nuovo è la mancanza di tempo ad essere lamentata dai rispondenti, più della mancanza di strutture o di soldi. Quali sono le priorità dei ragazzi nella vita di tutti i giorni? Per primo di nuovo ci sono gli amici: avere tanti amici è molto o abbastanza importante per il 91% degli intervistati; essere approvato dal gruppo per l‘87%. Notevole rilevanza è data anche al fatto di aiutare gli amici (per il 48% è molto importante, per il 43% lo è abbastanza), questo fa presupporre che nei momenti di difficoltà le persone cui ci si rivolge più facilmente sono i pari, con i quali il confronto e la comunicazione sono più agevoli. Ciò è tanto più vero per le ragazze (20% in più rispetto ai ragazzi). L‘87% dei rispondenti afferma la necessità dell‘essere se stessi anche a rischio di disapprovazione. Questo è un dato interessante, in apparente contraddizione con quello precedente sull‘essere approvato dal gruppo (stessa percentuale). Qui emergono chiaramente le due forze contrastanti, chiave dell‘adolescenza e spesso nodo del disagio: da una parte la necessità di affermare, di esaltare la propria individualità, dall‘altra quella di sentirsi parte omologata del gruppo, di confrontarsi con gli altri e non sentirsi diverso. Il consenso dei pari si ottiene attraverso modi di comunicare se stesso, modi sia superficiali sia sostanziali, tra i primi c‘è il vestire. Vestire nel modo giusto è importante (molto o abbastanza) per il 62% degli intervistati (le ragazze cinque punti percentuale in più dei ragazzi). Solo il 10% del campione afferma che non è per nulla importante. A quanto pare il confronto con gli altri, di cui il primo gradino è l‘apparenza, è un banco di prova da cui non si può prescindere. Mantenere la linea è giudicato (molto o abbastanza) importante dal 69% delle ragazze. La percentuale di ragazzi che condivide la stessa opinione, il 37%. Senza speculare troppo su un dato comunque atteso, è lecito affermare che esiste un modello fisico, un modo di comunicazione vincente, inseguito dai giovani, soprattutto dalle ragazze. Più avanti nel questionario abbiamo chiesto quanto si ritenesse ammissibile fare la dieta ad oltranza per mantenere la linea . —Per niente ammissibile“ è stato indicato dal 50% del campione. Ma la differenza percentuale tra ragazzi e ragazze è di nuovo rilevante: 58% i ragazzi, 37% le ragazze. Più di 6 intervistate su 10 non escludono questo modo d‘agire potenzialmente assai pericoloso per la propria salute, pur di raggiungere l‘obiettivo. I motivi sono quelli già visti in precedenza: l‘accettazione personale passa attraverso il confronto con le altre. Altro momento di confronto sono i rapporti maschio-femmina: il successo con l‘altro sesso è giudicato molto o abbastanza importante dal 77% del campione. Ancora la differenziazione tra generi è assai ampia: in termini percentuali i ragazzi sono il doppio delle ragazze. Sintetizzando: per le ragazze è auspicabile soprattutto avere un corpo longilineo, per i ragazzi, l‘essere popolare tra le ragazze. Per quanto riguarda invece il possedere oggetti, il mezzo di locomozione (nel caso della maggioranza dei

47 rispondenti, il motorino) è un elemento indispensabile, un bisogno primario, ed è interessante rilevare come le percentuali di ragazzi e di ragazze che danno valore al possesso di un motorino o di un‘automobile si equivalgano. Le differenze tra maschi e femmine a livello di schema di valori, interessi e prerogative, sembrano a volte assottigliarsi, come in quest‘ultimo caso. Perdurano in altri, come nel peso dato al computer, ritenuto dalle ragazze meno importante che dai ragazzi; computer comunque in generale indicato come necessario da meno della metà del campione. Contrario alle attese il risultato —dell‘ubbidire ai genitori“, che sorprendentemente è più importante per i ragazzi che per le ragazze (ben 16 punti percentuali). Un dato da interpretare in che modo? Si tratta di voglia di trasgressione maggiore da parte del genere femminile? Più probabilmente è una reazione alle restrizioni dei genitori che a tutt‘oggi penalizzano di più le ragazze. In totale il 31% del campione giudica poco o per niente importante ubbidire ai genitori. Ottenere buoni voti a scuola è importante per l‘84% degli intervistati. Per le ragazze (90%) è più importante che per i ragazzi (81%). Riguardo al posto fisso le percentuali si invertono: ha più valore per i ragazzi (83%) che per le ragazze (71%). In generale (79%) il posto fisso sembra mantenere attrattiva sui giovani. Quanto sono tolleranti le nuove generazioni? La domanda 45 si proponeva di testare l‘apertura degli intervistati: si è chiesto quali tra le categorie di persone elencati con situazioni a rischio di emarginazione sociale l‘intervistato avrebbe accolto nel proprio gruppo amici. I ragazzi si sono mostrati per la larga maggioranza disposti a far entrare nella loro cerchia persone disabili e persone di razza diversa (rispettivamente per il 62% e per il 72%). Per certe categorie era lecito attendersi un esplicito rifiuto (es. spacciatori) per via della loro pericolosità sociale. Per altre categorie, quali gli omosessuali, membri di sette religiose poco diffuse, persone con problemi neuro-psichiatrici, ci si attendeva una maggiore apertura. Il dato più grave è quello sull‘omosessualità che appare come una diversità tutt‘altro che integrata: sono soprattutto i ragazzi a rifiutare gli omosessuali (84%), ma comunque più della metà delle ragazze (58%) è dello stesso avviso. Come interpretare questi dati? La domanda elaborata è davvero un buon indicatore per la tolleranza? La ragione di una ipotesi così formulata —Quali categorie di persone non avresti problemi ad accettare nel tuo gruppo di amici?“, era quella di proporre al campione una situazione di —vera“ relazione, diversa da quella del compagno di scuola o del vicino di casa che nella realtà dei fatti possono essere tranquillamente ignorati. D‘altra parte mettere di mezzo il gruppo di amici può aver creato un moto di difesa anche eccedente i reali atteggiamenti del campione. Infatti è ipotizzabile che soggetti quali quelli proposti hanno rappresentato per il campione un‘ipotesi di minaccia per l‘equilibrio e l‘armonia del gruppo di amici, in poche parole un rischio. All‘opposto non viene percepito, o non è ritenuto tale, il vantaggio, l‘arricchimento in termini di idee e di esperienze che il —diverso“ può portare ad un gruppo. Dividendo in tre categorie d‘età il campione, 13-15, 16-20, 21-24 anni, è curioso notare come la percentuale più alta d‘accettazione stia sempre nella fascia 16-20 anni. Seguono i 13-15enni, mentre i più grandi sono anche i più —intolleranti“. I ragazzi dai 16 ai 20 anni attraversano una fase tipica di sperimentazione, di maggiore apertura verso il nuovo, e di conseguenza anche verso la —diversità“. Dai 21 ai 24 è poi possibile tirare le somme delle esperienze fatte, e forse il rifiuto maggiore conferma il timore che le problematiche legate ad alcune delle categorie di persone proposte, possono compromettere le dinamiche e le relazioni preesistenti nel gruppo. Quanto accettano i giovani i limiti imposti dal mondo adulto? Quanto ritengono giusto trasgredire? Nella domanda 46 agli intervistati è stato chiesto quanto ritenevano ammissibili i diversi comportamenti elencati. Il 46% degli intervistati ha dichiarato che è per niente ammissibile evadere le tasse; Il 35%, ritiene che tale azione sia poco ammissibile, abbastanza l‘11% e molto il 7%. Per il 69% dei rispondenti prendere qualcosa in un negozio senza pagare è inammissibile, il 22% lo considera poco ammissibile, il 4% abbastanza, ed il 5% molto. Per ciò che riguarda la sfera professionale, il 36% ritiene per niente ammissibile astenersi dal lavoro senza essere realmente ammalati, il 40% poco, il 15% abbastanza, , ed il 9% molto. Da questi risultati si evidenzia una cosa principalmente: tutti questi comportamenti disonesti non subiscono una condanna perentoria da parte degli intervistati. Cosa pensano delle droghe? Dai dati emerge l‘inammissibilità dell‘assunzione di droghe pesanti (cocaina, eroina ecc.) e di ecstasy per più di otto ragazzi su 10 (rispettivamente 85% e 81%). Le percentuali molto simili, nonostante i due items fossero stati posti strategicamente agli estremi dell‘elenco, dimostrano che gli intervistati equiparano l‘ecstasy alle altre droghe pesanti (eroina, cocaina). Il fenomeno dell‘uso dell‘ecstasy è quello che attualmente più preoccupa. Difficile dire che livello di diffusione abbia raggiunto nella provincia di Macerata. E il dato in nostro possesso non può dare indicazioni in questo senso. Precisamente i dati dicono che il campione si divide in questo modo: inammissibile 81%; poco ammissibile 21%; abbastanza 5%; molto ammissibile 3%. Dunque l‘8% (molto + abbastanza) degli intervistati non ne condanna l‘uso ed è un fatto che può preoccupare. Assai diverso è l‘approccio verso la marijuana molto ammissibile per quasi l‘8%, abbastanza per 10%, per il 21% poco, per il 61% lo è per niente. Come era logico aspettarsi le droghe leggere hanno una percentuale di accettazione più alta delle altre. La percentuale di rifiuto dell‘uso di droghe è in tutti i casi maggiore per le ragazze, anche se solo per pochi punti percentuali. Ubriacarsi è per niente ammissibile per il 49% dei rispondenti (31% poco, 12% abbastanza e 7% 48 molto) e di nuovo la condanna delle ragazze supera di qualche punto quella dei ragazzi. L‘alcool, come ci si aspettava, raccoglie la percentuale di rifiuto minore tra le sostanze che creano dipendenza. Eppure i dati sanitari le conferiscono lo status di sostanza più pericolosa per la salute, e ciò è dovuto principalmente proprio all‘accettazione sociale diffusa di cui è purtroppo investita, e così è anche per il nostro campione. Devianza e comportamenti a rischio. Più di due terzi dei rispondenti, per precisione il 70%, condanna senza appello il —commettere atti vandalici“ (le altre percentuali: il 19% poco, il 5% abbastanza ed il 6% molto). Il 53% ritiene inammissibile l‘uso della violenza per far valere le proprie ragioni, il 27% la ritiene poco ammissibile (mentre il 13% abbastanza ed il 7% molto). Agli intervistati sono poi state fatte domande riguardanti la sfera dei rapporti sessuali. Il 55% ha dichiarato che l‘avere rapporti sessuali non protetti è un‘azione per niente ammissibile, per il 30% lo è poco (contro il 10% di abbastanza ed il 5% di molto). Naturalmente questa risposta è legata sia alle gravidanze indesiderate sia alle malattie a trasmissione sessuale. Quale etica? Alcuni items di quelli sopra descritti ed altri che vedremo ora, sono utili a osservare la concezione morale e pratica del campione. La linea etica ne che scaturisce è molto interessante. Riguardo il rapporto di coppia, il 27% del campione ritiene molto ammissibile convivere con il proprio partner senza averlo sposato, il 41% abbastanza. Circa il 68% considera molto o abbastanza ammissibile l‘avere rapporti sessuali senza essere sposati, (contro un 19% di poco, ed un 13% di per niente). l‘11% degli intervistati ritiene molto ammissibile avere una relazione con una persona sposata, per il 18% abbastanza (il 26% lo è poco, il 44% per niente). Il dato relativo al divorzio è molto significativo: il divorzio è giudicato inammissibile dal 38%, e poco ammissibile dal 33% (il 22% abbastanza, il 6% molto). L‘aborto subisce una condanna senza appello da parte del 63% del campione. Dunque oltre 6 intervistati su 10 non ammettono l‘aborto in nessun caso. Il suicidio viene rifiutato in proporzioni più ampie (80% per niente). Ma il dato è tutt‘altro che confortante: ben il 7% ritiene molto o abbastanza plausibile questo gesto estremo, il 13% poco. Da una parte dunque inaspettatamente si condannano severamente il divorzio e soprattutto l‘aborto, dall‘altra solo 4 ragazzi su 10 escludono relazioni con persone già sposate, e 2 su 10 esprimono apertura al suicidio. Quello che ne scaturisce è uno schema di pensiero liberale molto idealista caratterizzato da diverse sfaccettature. La libertà personale è un valore fondamentale a cui si possono sacrificare regole tipicamente morali (la fedeltà coniugale), ma non i diritti personali altrui (per es. quelli bambino in gestazione) e neanche istituzioni fondamentali della società (il matrimonio). E se parte del campione non condanna il suicidio, non è perché lo ritenga —desiderabile“, ma perché ancora lo annovera tra le espressioni delle libertà personali. Tra i ragazzi non è diffuso il concetto di una società che difende i cittadini da loro stessi. Quali sono le cause del disagio giovanile? Abbiamo posto il quesito direttamente agli intervistati. Dalle risposte è emerso che il carattere del disagio è percepito come pluridimensionale. Infatti gli intervistati hanno attribuito alte preferenze a quasi tutti i fattori proposti, ma così diviene difficile individuare i più rilevanti. In crescendo sono indicate come cause —molto importanti“ del disagio giovanile:

Conflittualità all‘interno della famiglia 50%. Carenze affettive 43% Stato di malattia psico-fisica 43% Incomunicabilità 37% Violenze fisiche e/o psicologiche subite 37% Disoccupazione 36% Noia 29% Difficoltà economiche 28% Conflittualità all‘interno della scuola 23% Il troppo benessere economico 22% Carenza di servizi 15%

In sintesi è importante notare che nessun fattore viene bocciato; assumono poco spessore alcuni luoghi comuni quali il benessere economico e, all‘opposto, le difficoltà economiche; meno del previsto anche per la scuola e i servizi; emerge la centralità della famiglia come causa, e probabilmente, anche luogo del disagio. Perché la famiglia? Nell‘età in cui si tende ad uscire dalla famiglia, è normale che quest‘ultima divenga ambito di frizione genitore-figlio, di contrattazione, di faticoso equilibrio tra diritti e doveri, libertà e regole. Ma questo, che è certo un aspetto tipico, forse non è l‘unico nella mente dei rispondenti: le carenze affettive, ma anche le violenze fisiche e psichiche subite, dove si svolgono se non all‘interno della famiglia? Forse a scuola, ma allora non si spiegherebbe perché le —conflittualità all‘interno della scuola“ siano state indicate tra le ultime cause. Quali valori? A bilanciare la connotazione della famiglia come luogo del disagio sono gli intervistati stessi, che le attribuiscono per l‘80 % il ruolo di valore —molto“ importante per la loro vita. 49

Elencati una serie di valori abbiamo chiesto di indicare l‘importanza attraverso le 4 possibilità proposte: molto; abbastanza; poco; per niente. Ecco i risultati delle preferenze assegnate a —molto“:

La salute 81% La famiglia 80% L‘amore 77% L‘amicizia 74% La felicità 73% La libertà 73% L‘onestà 66% La giustizia 64% La realizzazione personale 59% La responsabilità 58% L‘eguaglianza 57% Il lavoro 51% La democrazia 49% L‘istruzione 48% Il divertimento 46% L‘altruismo 45% La fede religiosa 35% Il denaro 33% La posizione sociale 32% L‘ambizione 26% Il potere 23% La trasgressione 16%

La famiglia, superata in percentuale solo dalla salute, è tra gli ambiti di vita dei giovani il più importante, più dell‘amicizia (74%), più dell‘amore (77%), ed assai di più del lavoro, dell‘istruzione, del denaro. In una visione generale dei risultati si conferma una concezione diffusa tra gli intervistati idealistica, addirittura romantica: ottimi i risultati di valori etici quali la libertà, l‘onesta, la giustizia, l‘amore mentre non arrivano a 3 ragazzi su 10 coloro i quali giudicano molto importanti valori come il denaro, la posizione sociale, il potere. La libertà è il valore —bandiera“ degli intervistati, il concetto di fondo da cui conseguono gli altri concetti. La trasgressione ha grande attrattiva per il 16% del campione, un risultato basso se confrontato agli altri, ma rilevante in senso assoluto. Un altro valore fondamentale per i giovani è l‘amicizia. Una domanda così formulata, con valori proposti a bruciapelo, eravamo consapevoli implicasse il rischio che i ragazzi rispondessero in modo arbitrario, senza rifletterci troppo. Se anche ciò fosse accaduto i dati ottenuti sono in linea con quello che è il comportamento abituale dei ragazzi nella vita nei gruppi (vedi seconda parte del libro).

6.3.3. Gli operatori nell‘associazione e il loro rapporto coi ragazzi

Le associazioni che hanno collaborato al questionario sono state 21 con 66 operatori che hanno risposto al questionario. La suddivisione è la seguente: - 3 associazioni di assistenza e volontariato con 14 operatori, - 2 associazioni culturali con 8 operatori, - 2 associazioni socio-ricreativo-culturali con 3 operatori, - 14 associazioni sportive con 41 operatori. Gli operatori hanno fornito dati che consentono di tracciare un profilo delle associazioni in campione e le dinamiche che le caratterizzano. Sono quasi tutte associazioni che operano da molto tempo, per la maggior parte da oltre 15 anni (per il 52% del campione), inoltre sono ben inserite nel tessuto sociale, in quanto oltre al 69% ha collaborazioni con altre associazioni del territorio. Purtroppo le cose non vanno altrettanto bene nei rapporti con le istituzioni, infatti il 61% degli intervistati lamentano uno scarso interesse degli enti pubblici alle attività delle loro associazioni. La metà di queste ultime non usufruisce di contributi pubblici. Come funzionano le associazioni? Nei confronti dell‘apparato dirigenziale, gli operatori affermano che esistono rapporti di collaborazione, solo il 3% dichiara di essere in conflitto con i dirigenti. Il 64% del campione si avvale della collaborazione di altre persone che in diverse maniere influiscono sull‘andamento dell‘associazione e comunque in maniera fattiva, specialmente nei momenti di maggiore necessità. Questi interventi sono appropriati e non ostacolano le normali attività, anzi, in alcuni casi, le sostengono moralmente ed anche economicamente. Dai dati emerge un profilo di —buon“ operatore: serio e professionale, che svolge il suo lavoro con impegno e passione. Infatti molti di loro (il 33%) sono impegnati nell‘associazione da più di sei anni ed hanno frequentato corsi

50 inerenti all‘attività che svolgono nell‘associazione. Vi dedicano, in media, più di sei ore la settimana. Tutto questo prevalentemente a titolo gratuito, solo il 23% dichiara di essere retribuito. Per quanto concerne gli aspetti più specificamente legati alle varie attività, queste sono differenziate per fasce di età, si svolgono prevalentemente per tutto l‘arco dell‘anno, più volte a settimana. Il rapporto tra gli operatori e i ragazzi. Secondo gli operatori con i ragazzi è necessario essere disponibili (83%), pazienti (70%), avere fiducia (58%), essere autoritari (52%) e capaci d‘immedesimarsi (per il 44%). La disponibilità, cioè la capacità di venire incontro alle richieste dei ragazzi è la dote più importante. Anche gli operatori confermano che i ragazzi generalmente partecipano poco alle fasi decisionali dell‘associazione: le scelte vengono condivise con loro nel 40% dei casi. Abbiamo di nuovo proposto il caso in cui i ragazzi si trovassero in assenza dell‘operatore: 4 intervistati su 10 ritengono che l‘attività non subirebbe modifiche (erano invece 6 su 10 i ragazzi). Le associazioni e le famiglie. Le famiglie dei giovani associati hanno un ruolo realisticamente importante: sono spesso loro ad acconsentire o non acconsentire, a selezionare, a rendere possibile la copertura della distanza che separa la casa dai luoghi d‘attività. Ma solo il 5% degli operatori dichiara che questi ultimi vengono coinvolti in maniera significativa nell‘attività che svolgono i propri figli. Secondo gli intervistati le aspettative che i genitori nutrono nei confronti delle associazioni sono prevalentemente la maturazione sociale e personale del ragazzo. Per accedere all‘associazione è quasi sempre necessario il tesseramento. I ragazzi visti dagli operatori. Secondo gli allenatori/educatori i motivi che spingono i ragazzi a far parte di un‘associazione sono soprattutto il divertirsi e lo stare insieme ad altri coetanei. Eppure non mancano momenti di frizione tra loro, a volte ci sono contrasti o veri e propri litigi, e in questi casi l‘operatore si sente chiamato a fare da mediatore. Allontanare un ragazzo dall‘associazione è un fatto raro, ciò può avvenire per il mancato rispetto delle regole del gruppo. Succede più spesso che siano i ragazzi di loro iniziativa ad abbandonare l‘associazione quando l‘età si avvicina ai 18 anni, molti giovani tendono a lasciare il gruppo associativo; è un fenomeno che caratterizza un po‘ tutte le associazioni. I motivi sono diversi: nelle associazioni sportive spesso avviene una sorta di selezione —naturale“ che privilegia i più competitivi tra gli associati. Infatti a fasce d‘età superiore corrisponde quasi sempre un aumento dell‘agonismo, un concentrarsi più su obiettivi tecnici e meno su fini associativi puramente sociali. Nello scoutismo l‘abbandono è un fenomeno ancora più rilevante. In definitiva si può certo sintetizzare che l‘abbandono avviene per seguire altri interessi, per la diminuzione del tempo libero a disposizione, spesso poi, a questi fattori, va aggiunto uno scemare dell‘interesse verso le attività delle associazioni. Che struttura ha il gruppo associazione? Esiste la figura del leader? Secondo l‘opinione degli operatori, all‘interno del gruppo vi è la presenza di un leader, identificato quale il ragazzo capace di trascinare gli altri. Sempre secondo la percezione degli operatori, il gruppo associazione è di norma assai coeso, tanto di più quanto più piccolo numericamente, mentre in gruppi di grandi dimensioni avviene la divisione in sottogruppi. Quanto l‘operatore si pone a guida dei ragazzi? Abbiamo visto quanto importanti siano le aspettative che i ragazzi nutrono. Per molti di loro gli operatori sono modelli di cui seguire l‘esempio, persona con cui confidarsi, capaci di dare il consiglio giusto, una visione adulta dei problemi, ma senza porsi in modo normativo. Gli operatori dimostrano di essere consapevoli di questo ruolo che spesso sono chiamati a compiere, infatti hanno in massa indicato come qualità più necessaria all‘operatore proprio la disponibilità nei confronti dei ragazzi, una presenza che trascende le attività e gli obiettivi formali dell‘associazione. Molti di loro prendono l‘iniziativa nel ruolo di guida. Poco meno della metà degli operatori dichiara di affrontare in gruppo argomenti quali l‘AIDS, la droga, l‘alcool. Naturalmente associazioni di una certa tipologia favoriscono tali tematiche come altre le sfavoriscono. Meno di 1 operatore su 10 non riceve mai confidenze o richieste d‘aiuto riguardo problemi personali dei ragazzi. 2 operatori su 10 dichiarano di essere a conoscenza di forme di disagio o di devianza nel gruppo. E di nuovo qui viene fuori il senso di responsabilità degli operatori: nessuno degli intervistati lascia le cose come stanno; tutti intervengono (o dicono di intervenire) in qualche modo, per lo più parlando e offrendo aiuto al diretto interessato, ma anche rivolgendosi alla famiglia; più raro è il parlarne in gruppo e il rivolgersi a persone competenti che lo possano aiutare. Riguardo i gruppi spontanei gli operatori dimostrano di avere minori preconcetti dei ragazzi stessi. Meno di 1 operatore su 10 vede il gruppo dei pari come una forma di aggregazione che può spingere i ragazzi sulla cattiva strada. Dagli operatori arriva un atto di accusa alle strutture che la città offre ai ragazzi: nessuno di loro ne è molto soddisfatto, il 11% è abbastanza soddisfatto, il 68% poco, l‘11% per niente. Abbiamo chiesto agli operatori, in qualità di osservatori privilegiati se i ragazzi sono soddisfatti della vita che conducono: il 61% ha risposto di sì, il 38% di no. Gli operatori essenziali per i giovani. Gli operatori, così come scaturiscono da questa ricerca, sono figure importantissime per i giovani. Assai competenti, nonostante questo sono quasi sempre pagati poco o affatto per via della scarsa disponibilità di risorse dell‘associazione. Sulle loro spalle gravano gli intenti delle associazioni e le aspettative dei giovani associati, ed anche 51 quelle della famiglia. Sono guide importanti che con il loro esempio, le loro parole, il loro aiuto possono supportare i giovani in una fase delicata quale è la maturazione dell‘adolescente.

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6.4. Tolentino

6.4.1. Lettura territoriale dell‘associazionismo

Le associazioni rilevate sono state 42. 25 sono di tipo sportivo, 11 culturale, 4 assistenza e volontariato, 1 socio-ricretivo-culturale, nessuna religiosa, nessuna ambientalista.

Assistenza Religiose e vol. 0% 2% Tolentino - Associazioni Ambientali- divise per tipologia ste 0% Culturali 29% Sportive 59%

Socio- rcreativo- culturali 2%

La distribuzione delle associazioni è uniforme sul territorio del Comune, con una frequenza maggiore in prossimità del centro storico. Da un confronto tra le situazioni di Macerata e Tolentino, emerge primariamente la scarsa diversificazione delle associazioni presenti: delle 42 totali, 25 sono sportive, cioè circa 6 su 10. Inoltre se a Macerata il numero di gruppi sportivi e culturali è quasi equivalente, a Tolentino le associazioni culturali sono meno della metà di quelle sportive. 17 associazioni su 42 (vedi grafico sotto), cioè il 40%, sono caratterizzate da una presenza di soci giovani assai limitata (1-10). Comunque sono presenti anche —grandi associazioni“: sono 6 che superano i 100 tesserati (2 sorpassano i 300). Si tratta di una situazione analoga a quella nel comune di Macerata.

Da 301 in su 2 Tolentino - Associazioni Da 101 a 300 4 divise per presenza di Da 41 a 100 6 soci 13-24 anni

Da 21 a 40 5

Da 11 a 20 8

Da 1 a 10 17

0 5 10 15 20

Nel settore sportivo, la percentuale di tesserati che fa parte del nostro campione d‘indagine (13-24 anni) sono intorno del 30% del totale, un risultato molto inferiore a quello di Macerata che si attesta sul 50%. Il rapporto abitanti/associazioni è di nuovo più sfavorevole rispetto alla situazione di Macerata (vedi grafici sotto): Tolentino possiede il 45% dei residenti di Macerata, mentre le associazioni presenti sono il 39% sempre rispetto a Macerata, e sono in media di dimensioni più piccole.

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Macerata Numero associazioni presenti a confronto Tolentino

Corridonia ASSOCIAZIONI

Pollenza

Mogliano

0 20 40 60 80 100 120

Macerata Numero di abitanti a confronto Tolentino

Corridonia ABITANTI

Pollenza

Mogliano

0 10000 20000 30000 40000 50000

Sintetizzando tutte questi dati, si può affermare che la realtà di Tolentino è caratterizzata dalla presenza di associazioni medio-piccole, per la maggior parte sportive, distribuite nel territorio, ma poco differenziate tra loro e non in grado di attrarre un grande numero di tesserati.

6.4.2. Risultati dell‘indagine sui giovani associati

Caratteristiche del campione œ dati socioanagrafici

Le associazioni inserite nel campione sono state 8. 5 sportive, 2 culturali ed 1 socio-ricreativo-culturale. I rispondenti sono stati 118, 86 ragazzi e 32 ragazze. La fascia d‘età più rappresentata è quella dai 14 ai 18 anni. L‘80% degli intervistati frequenta la scuola o l‘università, il 7% è operaio (minime le percentuali delle altre professioni) e un 6% di loro è disoccupato. Le attività prevalenti dei padri sono l‘impiegato-insegnante (28%), il lavoratore autonomo (26%) e l‘operaio (19%). Relativamente bassa tra le madri la percentuale di casalinghe (22%), circa la metà rispetto alla categoria delle impiegate-insegnanti (40%). La condizione economica della famiglia, indicata dai ragazzi, è per il 63% medio-alta e per il 31% medio-bassa, trascurabili le altre percentuali. Il grado di istruzione dei genitori è molto simile. Le donne prevalgono nelle lauree (17% contro 13%), mentre gli uomini nei diplomi (40% contro 34%), abbastanza alte sono anche le percentuali dei titoli di studio inferiori. I dati ci dicono che è molto diffuso il tipo di famiglia dove entrambi i genitori lavorano, garantendo un reddito più che sufficiente. Si tratta di lavori per la maggior parte impiegatizi, legati a titoli di studio di medio-basso livello.

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La percentuale di rispondenti totalmente a carico della famiglia è dell‘81%, il 12% partecipa al proprio mantenimento economico, il 7% è completamente autosufficiente. I giovani di Tolentino ritengono molto importante l‘indipendenza economica o comunque il non pesare troppo sulla famiglia. Tra i motivi più frequenti che portano ad abbandonare gli studi (10% del campione) ci sono però —Non mi piaceva studiare“ e —Non mi sentivo in grado“; indicato in percentuale minore il motivo dell‘indipendenza economica. Il 20% del campione non possiede alcun mezzo di locomozione, neanche di proprietà della sua famiglia. Nella restante percentuale c‘è comunque un 20% che, pur avendo a disposizione un mezzo, subisce qualche tipo di limitazione per l‘utilizzo.

Vita d‘associazione

Quasi il 50% dei rispondenti è molto soddisfatto del tempo che trascorre in associazione, un altro 40% lo è abbastanza. Solo il 10% trova le attività o l‘ambiente dell‘associazione insoddisfacente. Generalmente l‘esperienza associativa dei giovani appare positiva e ciò è confermato dal fatto che circa il 40% degli intervistati frequenta più d‘un‘associazione. Per questi un impegno del genere non sembra provocare grossi problemi: oltre la metà di loro ha indicato di non avere avuto difficoltà, un 36% si è invece lamentato della sovrapposizione d‘orari tra un‘associazione e l‘altra o del troppo tempo che questi impegni richiedono. Il motivo che più spinge all‘adesione ad un gruppo formale è, anche a Tolentino, il divertimento (39%), segue la possibilità di fare esperienze nuove (22%), fare amicizie (20%) e maturare (17%). Chi lascia l‘associazione, secondo le opinioni fornite dai ragazzi, lo fa principalmente per disinteresse dell‘attività (21%) o per seguire altri interessi (27%). Circa il 10% ha pure indicato le difficoltà nel rapportarsi con l‘operatore.

Il gruppo associazione

Il 36% del campione ha affermato di ravvisare la presenza di un leader, identificato come quello capace di trascinare il gruppo (28%), che si dimostra più propositivo (24%) o che si impone (24%). Questi dati, in linea con quelli di Macerata, confermano che all‘interno di un gruppo formale è difficile ci sia una situazione di perfetta uguaglianza tra gli aderenti. Il 30% degli intervistati ravvisa la presenza di sottogruppi. La partecipazione dei ragazzi alle decisioni appare, dai nostri dati, in qualche caso limitata. Sulla nostra scala della partecipazione (8 gradi che vanno dalla partecipazione nulla alla partecipazione ideale - domanda 33) Circa il 20% del campione, ha scelto il primo gradino, cioè ha risposto di non partecipare in alcun modo alle decisioni riguardo alle attività (e sono in percentuale il doppio rispetto a Macerata). A questa fetta se ne aggiunge un‘altra intorno al 35% (gradino 2, 3 e 4 sommati tra loro) che ugualmente non può influenzare le decisioni ed al massimo è informata sugli obiettivi e le modalità con cui perseguirli. Più della metà del campione (55%), quindi, non ha voce all‘interno delle associazioni. Se si considera che molte associazioni hanno come perno proprio i giovani (per es. le sportive, i cori ecc.) questo dato risulta tra i più negativi nel fenomeno associazionismo così come emerge nel nostro studio.

Il rapporto con l‘operatore

Nei confronti dell‘operatore prevale una considerazione assai buona. Il 52% lo giudica molto bravo, il 14% lo considera un modello da seguire. Ma gli altri giudizi non sono altrettanto lusinghieri, e vanno bene valutati visto che si tratta di un terzo del campione. Il 10% ha risposto che il proprio operatore non è abbastanza preparato, il 5% che non è motivato, il 7% che non è interessato ai problemi dei ragazzi. Dobbiamo dunque rilevare che 1 associato su 3 boccia il proprio operatore, per scarsa competenza e impegno, o nel rapporto umano. Questo è una dato importante che, nella generale soddisfazione incontrata dai ragazzi nell‘associazionismo, ci invita a riflettere su quali siano le componenti più influenti. Un dato incontrovertibile è quello riguardante il grado di confidenza con gli operatori. Solo il 3% del campione confida sempre all‘operatore eventuali problemi personali, il 40% qualche volta, il 57% (ben più della metà) mai. Le qualità che i ragazzi indicano come necessarie nell‘operatore sono soprattutto la pazienza (63% di molto), la motivazione (62%) e la disponibilità (60%). E‘ da sottolineare che motivazione e disponibilità erano proprio due mancanze imputate agli operatori da parte del campione. Le attività nell‘80% dei casi si svolgono sempre in presenza dell‘operatore. Nel caso in cui questi mancasse, la metà degli intervistati afferma che l‘attività non subirebbe modifiche, il 37% ha invece ammesso che l‘autogestione del gruppo sarebbe impossibile.

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Il rapporto tra i ragazzi

Abbiamo chiesto ai ragazzi con quale frequenza parlano tra loro di alcune tematiche. Abbastanza significativo il fatto che l‘argomento di maggiore successo sia —il più e il meno“, così proposto da noi per indicare un —chiacchericcio“ senza costrutto. Poi vengono lo sport, il sesso, più distanti la musica e ciò che accade all‘interno del gruppo. Argomenti trattati assai poco sono scuola, lavoro, questioni familiari. Hanno poco successo anche argomenti come il futuro o la politica. In generale sembra dominare una conversazione di tipo superficiale, ed è ipotizzabile che anche la frequentazione lo sia. Si lasciano da parte argomenti —pesanti“ e personali, per lasciare spazio a quelli leggeri e standard che non richiedono impegno intellettuale ed emotivo. Il 30% dei rispondenti dichiara di non confidare in alcun caso i propri problemi ad amici dell‘associazione. Del restante 70%, che si confida sempre o in qualche caso, 1 su 10 afferma di non sentirsi comunque capito ed aiutato. Sono dati che confermano come per molti ragazzi tolentinati non sia facile trovare amicizie profonde nelle associazioni e intesa con gli operatori. Verosimilmente alcuni ragazzi vedono positivamente le associazioni solo per le attività che vi si svolgono.

Gruppi spontanei

La percentuale di ragazzi che non frequenta gruppi spontanei è del 19%. Più bassa di quella riscontrata a Macerata, ma in termini assoluti di nuovo molta alta. Il 59% ha un gruppo di amici, il 22% più di un gruppo. La considerazione che gli intervistati hanno dei gruppi spontanei è comunque positiva. La metà circa del campione riconosce loro un‘utilità per i ragazzi. Il 9% pensa invece che possano condurre i ragazzi sulla cattiva strada.

Relazioni sociali

Il tempo libero degli intervistati si spende soprattutto per se stessi e gli amici. Le risposte riguardo all‘impiego della giornata hanno privilegiato il gruppo di amici e le attività individuali (leggere, guardare la tv, fare shopping ecc.). Meno tempo si dedica alla famiglia e all‘associazione. Chiedendo quali tipi di difficoltà limitassero un uso del tempo libero soddisfacente, su tutti gli argomenti ha prevalso decisamente la scarsità del tempo libero a disposizione, indicato da più della metà del campione. Seguono piuttosto distanti la disponibilità di denaro, la pigrizia, la mancanza di attrezzature e la difficoltà ad incontrarsi. Abbiamo proposto agli intervistati alcune figure del mondo adulto, più o meno vicine al loro contesto di vita, chiedendo quanto di loro si fidassero. La visione che ne emerge sembra premiare l‘ambito associativo. Le figure di cui i ragazzi hanno più fiducia sono gli allenatori (35% di molto), i dirigenti d‘associazione (17%). Tra le altre figure ottengono percentuali relativamente positive solo le forze dell‘ordine (13%) e i sacerdoti (17%). E‘ curioso come i ragazzi si fidino di più di questi ultimi che degli educatori religiosi (13% di molto), i quali in teoria dovrebbero essere più affini ai ragazzi. In generale gli intervistati denunciano una grande sfiducia verso gran parte del mondo adulto. Il 47% del campione non ripone alcuna fiducia negli uomini politici, il 37% nei giornalisti, il 32% nei funzionari dello Stato, il 31% nei magistrati e il 24% negli insegnanti. La diffidenza espressa verso molte di queste figure è di riflesso una sfiducia espressa nei confronti delle istituzioni. Di sicuro maggiore è la fiducia nei confronti dei coetanei visto che l‘amicizia appare dai nostri dati quale uno dei valori fondamentali degli intervistati. Tra le cose importanti nella vita di tutti i giorni i ragazzi hanno giudicato molto importante l‘avere tanti amici (56%) ed aiutarli nel bisogno (53%), essere approvato dal gruppo (46%). Ma anche essere se stessi anche a rischio di disapprovazione riceve molte preferenze (49%). Le altre cose importanti sono: il successo con l‘altro sesso (50%), stare in forma praticando sport (55%), avere un posto di lavoro fisso (51%). La necessità sentita come più rilevante, il bisogno primario, stando ai dati, è il possesso di un mezzo di locomozione (57%). E‘ un fatto interessante il modo in cui con questa domanda emerga in qualche modo la reale scala di valori di questi ragazzi. E così scopriamo che il motorino (o la macchina) è importante al pari dell‘amicizia o quasi, forse proprio perché è considerato un accessorio indispensabile per la socializzazione. Distanti, ma comunque con buone percentuali d‘approvazione sono l‘ubbidire ai genitori e l‘ottenere buoni voti a scuola. Dal punto di vista della tolleranza, il campione ha mostrato un‘apertura al —diverso“ solo parziale. Abbiamo proposto una serie di categorie di persone a rischio di emarginazione chiedendo quali avrebbero accettato senza problemi nel proprio gruppo d‘amici. Le uniche categorie che hanno avuto un consenso superiore alla metà del campione sono state le persone di razza diversa (69%) e le persone con handicap (66%). Percentuali d‘accettazione non altissime ma superiori ad altre che appaiono davvero basse: gli omosessuali 32%, i consumatori di droga 22%, i membri di sette religiose poco diffuse 27%. I rifiuti più netti sono nei confronti di spacciatori, pedofili, persone violente. Posti di fronte ad una serie di comportamenti i rispondenti sono poi stati chiamati a giudicarne l‘ammissibilità.

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Per quanto riguarda il consumo di droga il 77% condanna senza appello le droghe pesanti (cocaina ed eroina). La percentuale si abbassa un poco con l‘ecstasy (67%). Si abbassa ancora di più con la marijuana (54%). Il minimo si raggiunge con un‘altra sostanza, che però non è una droga ma può causare dipendenza: l‘alcool (33%). E‘ da specificare che il comportamento proposto non era la semplice assunzione, ma esplicitamente l‘ubriacatura. Dal punto di vista del comportamento sessuale è da sottolineare l‘inammissibilità espressa nei confronti delle esperienze omosessuali (78% di per niente), una bocciatura pensiamo morale. Il campione si mostra più aperto riguardo alle relazioni con persone sposate o i rapporti prematrimoniali e la convivenza. Per quanto riguarda i temi tipicamente etici: il 69% giudica inammissibile il suicidio, il 56% l‘aborto, il 32% il divorzio. Da sottolineare il risultato sull‘aborto: oltre la metà del campione è in ogni caso contraria. Invece l‘avere rapporti sessuali non protetti (cioè senza preservativo) è un comportamento bocciato dalla larga maggioranza del campione. Interrogato sui motivi del disagio giovanile, il campione ha scelto il valore —molto“ nelle percentuali seguenti:

Conflittualità all‘interno della famiglia 51% Conflittualità all‘interno della famiglia 50%. Carenze affettive 36% Carenze affettive 43% Incomunicabilità 31% Stato di malattia psico-fisica 43% Violenze fisiche e/o psicologiche subite 31% Incomunicabilità 37% Stato di malattia psico-fisica 29% Violenze fisiche e/o psicologiche subite 37% Conflittualità all‘interno della scuola 28% Disoccupazione 36% Disoccupazione 25% Noia 29% Noia 22% Difficoltà economiche 28% Difficoltà economiche 18% Conflittualità all‘interno della scuola 23% Carenza di servizi 16% Il troppo benessere economico 22% Il troppo benessere economico 14% Carenza di servizi 15%

I dati di Tolentino, rispetto a quelli di Macerata (a destra in grigio), rispettano sommariamente la stessa gerarchia, ma i valori sono tendenzialmente assai più bassi. Ma la cosa più sorprendente e significativa è la percentuale di nuovo con la metà del campione ottenuta dalla famiglia. Un ulteriore conferma che è la famiglia il luogo in cui si origina lo —star male“, molto di più che nella scuola. Come detto commentando i dati relativi a Macerata secondo la percezione dei ragazzi sembrerebbero predominanti le difficoltà all‘interno della famiglia (incomprensione generazionale, lotta per maggiore libertà ecc.), piuttosto che fuori. I valori giudicati più importanti, si tratta dell‘ultima domanda del questionario, sono l‘amore e l‘amicizia. Ma anche la libertà e la famiglia. Rispetto a queste assai penalizzati sono il denaro, l‘ambizione e il potere. La trasgressione è un valore molto o abbastanza importante per il 47% del campione.

L‘amore 86% La salute 81% La salute 84% La famiglia 80% L‘amicizia 84% L‘amore 77% La libertà 81% L‘amicizia 74% La famiglia 80% La felicità 73% La felicità 73% La libertà 73% La giustizia 64% L‘onestà 66% L‘onestà 64% La giustizia 64% L‘eguaglianza 60% La realizzazione personale 59% La responsabilità 57% La responsabilità 58% La realizzazione personale 57% L‘eguaglianza 57% Il divertimento 50% Il lavoro 51% L‘istruzione 49% La democrazia 49% La democrazia 49% L‘istruzione 48% L‘altruismo 47% Il divertimento 46% Il lavoro 40% L‘altruismo 45% La fede religiosa 35% La fede religiosa 35% Il denaro 30% Il denaro 33% L‘ambizione 30% La posizione sociale 32% La posizione sociale 22% L‘ambizione 26% La trasgressione 19% Il potere 23% Il potere 18% La trasgressione 16%

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6.4.3. Gli operatori nell‘associazione e il loro rapporto coi ragazzi

Le associazioni che hanno collaborato al questionario sono state 6 con un totale di 34 operatori. Quattro associazioni sono di tipo sportivo con 21 operatori e due di tipo culturale con 13 operatori. Sono associazioni che operano per lo più da quasi 10 anni (il 18%) e quasi tutte, per il 94%, hanno collaborazioni attive con altre associazioni del comprensorio. Nonostante la lunga esperienza, gli operatori denunciano che gli enti pubblici si interessano poco alle attività associative, ma in compenso il 68% delle associazioni riceve contributi pubblici. Passando invece allo staff, gli operatori dicono che esiste un clima altamente collaborativo con l‘apparato dirigenziale (94%) e che, per le loro attività, si avvalgono di altre figure che facilitano e sostengono i loro compiti, sia da un punto di vista morale sia materiale con aiuti economici a favore dell‘associazione. Generalmente chi opera nelle associazioni lo fa da quasi 5 anni ma, più della metà (il 59%), non ha effettuato corsi inerenti all‘attività che svolge. Questo non preclude minimamente l‘impegno, che va dalle 3 alle 6 ore settimanali, senza retribuzione per il 65% degli operatori contattati. L‘attività dell‘associazione si svolge per quasi tutto l‘arco dell‘anno e gli incontri con i ragazzi avvengono più volte a settimana nel 59% dei casi. Gli operatori, interpellati sulle qualità che è necessario avere per instaurare un buon rapporto con i ragazzi, dichiarano che occorre essere disponibili (91%), pazienti (62%), avere fiducia (44%), essere capaci di immedesimarsi (32%) e, solo in ultimo, autoritari (15%). Per quel che riguarda la partecipazione dei ragazzi alle scelte sulle attività da svolgere, le decisioni sono condivise nel 40% dei casi. Per il resto, sembra che i ragazzi abbiano un ruolo marginale nei momenti decisionali dell‘associazione. Le attività si svolgono sempre in presenza degli operatori i quali affermano che in loro assenza i ragazzi non saprebbero gestire la situazione. Per quanto riguarda il coinvolgimento delle famiglie, il 15% degli operatori dichiara che non collaborano all‘attività dell‘associazione, che viene considerata dai genitori come un modo per occupare il tempo libero dei ragazzi (per il 18%), mentre altri operatori credono che le famiglie confidino nell‘associazione per far raggiungere al ragazzo una maggiore maturazione sociale (anche qui per il 18% dei casi). I ragazzi, secondo gli operatori, frequentano le associazioni perché interessati alle loro attività e solo una piccola percentuale lo fa per volontà della famiglia (il 3% dei casi). La partecipazione è legata comunque alla possibilità di divertirsi (68%) e allo stare insieme agli altri coetanei (15%). Gli operatori affermano che il clima all‘interno del gruppo è buono: non esistono divisioni in sottogruppi (85%) e non ci sono stati litigi tra i ragazzi; nei rari casi in cui è successo è dovuto intervenire l‘operatore in qualità di mediatore. Gli allontanamenti dal gruppo sono stati rari e dovuti al non rispetto delle regole dell‘associazione. Nel caso in cui è stato il ragazzo a lasciare il gruppo non è stato a causa di incompatibilità con lo staff o con i coetanei, ma per seguire altri interessi (53%). Secondo la maggioranza degli operatori non esiste la figura del leader all‘interno del gruppo (62%), negli altri casi lo identificano come colui che è capace di trascinare il gruppo, che i ragazzi reputano come più degno di considerazione. A volte i ragazzi si rivolgono all‘operatore per problemi personali, non di grave entità, all‘interno del gruppo in genere non ci sono difficoltà tali da essere definite di disagio e/o devianza. Gli operatori, chiamati a dare un giudizio sui ragazzi che frequentano la loro associazione, dichiarano che sono tutti dei —bravi ragazzi“, che sanno essere solidali tra loro e che sono attivi e partecipi. Dei gruppi spontanei di amici affermano che sono aggregazioni utili (44%) ed un fenomeno naturale e spontaneo (44%), solo il 3% di loro pensa che possano essere —pericolosi“. Nonostante Tolentino offra ai giovani poche strutture (53%), la loro impressione è che i ragazzi vivano bene nella loro città (73%).

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6.5. Corridonia

6.5.1. Lettura territoriale

Corridonia conta circa 13.800 residenti di cui 1.800 hanno un‘età compresa tra i 13 e i 24 anni. A Corridonia la maggior parte delle associazioni sono situate nel centro storico o nei suoi pressi, ma non mancano associazioni con sedi più periferiche, vicino alla zona industriale al confine col comune di Macerata. Le associazioni rilevate (che hanno cioè a che fare con la fascia di popolazione dai 13 ai 14 anni) sono 20, di cui 10 di tipo sportivo, 8 culturali, 1 socio- ricreativo-culturali e 1 religiosa. Assistenza Religiose e volontari 5% ato Corridonia - Associa zioni 0% divise per tipologia Ambientali- ste 0% Culturali 40%

Sportive 50% Socio- rcreativo- culturali 5%

La presenza di gruppi sportivi e culturali è preponderante su tutte le altre categorie e la scelta per i ragazzi di Corridonia ne è di conseguenza limitata. la situazione in questo senso è molto simile a quella di Tolentino. Ma rispetto a Tolentino si tratta di gruppi che generalmente aggregano un numero di ragazzi (tra i 13 e i 24 anni) relativamente basso (grafico in basso). Sono solo 2 le associazioni a vantare una presenza giovanile superiore alle 100 unità. Mentre a Tolentino sono 6, nonostante il numero di abitanti non sia molto superiore.

Da 301 in su 0 Corridonia - Associazioni Da 101 a 300 2 divise per presenza di Da 41 a 100 3 giovani 13-24 anni

Da 21 a 40 3

Da 11 a 20 6

Da 1 a 10 6

0 1 2 3 4 5 6

Considerando il totale delle associazioni presenti, il rapporto tra abitanti e gruppi è di nuovo sfavorevole a Corridonia, sia rispetto a Tolentino, sia, ancora maggiormente, rispetto a Macerata (grafici in basso).

59

Macerata Numero associazioni presenti a confronto Tolentino

Corridonia ASSOCIAZIONI

Pollenza

Mogliano

0 20 40 60 80 100 120

Macerata Numero di abitanti a confronto Tolentino

Corridonia ABITANTI

Pollenza

Mogliano

0 10000 20000 30000 40000 50000

Appare evidente già da ora che spostandosi in centri più piccoli l‘offerta associativa diminuisce in modo non proporzionale. Dunque un giudizio finale sul numero, la varietà, la distribuzione delle associazioni nel territorio di Corridonia non può che essere negativo.

6.5.2. Risultati dell‘indagine sui giovani associati

Caratteristiche del campione œ dati socioanagrafici

Al termine del lavoro di rilevazione, abbiamo selezionato 4 associazioni che si sono rese disponibili alla compilazione del nostro questionario. Ai questionari distribuiti nei gruppi formali, hanno risposto in totale 49 associati, di cui le femmine costituiscono il 71% di presenza e i maschi il 28%. Dato in controtendenza dovuto alla presenza di due associazioni ad alta componente femminile..

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Rispetto all‘età, i rispondenti vanno ricompresi in una fascia che va dagli 11 ai 20 anni. Dato il loro stato anagrafico, sono celibi o nubili e vivono in famiglia. Il padre ha un‘età tra i 41 ed i 50 anni, mentre la madre tra i 36 ed i 45 anni. Il livello di separazioni, divorzi e convivenze si aggira attorno al 4%. La professione dei genitori è legata al lavoro autonomo e di dipendenza (operaio, impiegato/insegnante) per il padre e a quello di casalinga per la madre. I giovani intervistati dichiarano di appartenere ad un livello economico medio-alto. I padri risultano essere più istruiti delle madri, i laureati sono il 6% contro il 4% delle madri. Il 90% dei ragazzi studia ed è totalmente a carico della famiglia. Coloro che hanno abbandonato gli studi, indicano come cause: il non sentirsi in grado (50%), delusione nei confronti della scuola (25%), cercare indipendenza economica (25%). Per ciò che riguarda il tempo trascorso in associazione, i ragazzi sono —abbastanza“ soddisfatti (53%). La loro partecipazione alla vita d‘associazione è dovuta al desiderio di divertirsi (56%), di fare nuove esperienze (48%), di fare amicizia (54%). Come si può dedurre, lo scopo primario è quello di allacciare rapporti interpersonali in una struttura, quella dell‘associazione, in cui rimane più facile all‘adolescente poter incontrare e conoscere nuove persone. Solamente il 4% dichiara di far parte dell‘associazione —per volontà della mia famiglia“. In linea con i risultati di Macerata e Tolentino i dati confermano che i giovani che aderiscono alle associazioni traggono vantaggi positivi e costruttivi. Il 52% dei ragazzi dichiara di non appartenere a più di un‘associazione, a causa della sovrapposizione di orari e degli impegni che occupano troppo tempo. C‘è da sottolineare il fatto che il 52% ha risposto che non incontra —nessuna difficoltà“ a aderire a più di un‘associazione e che, quindi, la sua assenza da altre strutture associative, può essere ricondotta probabilmente ad un disinteresse personale o ad un non avvertito bisogno.

Rapporti con l‘operatore

Il 90% dei ragazzi considera l‘operatore —un modello da seguire“. Le qualità che, secondo i ragazzi, deve avere sono quelle della disponibilità (per il 79%) seguita dalla pazienza, dalla fiducia e dalla motivazione. Più bassi sono i valori attribuiti all‘autorità e alla capacità d‘immedesimazione. Da come si può dedurre, il ragazzo non ricerca nell‘operatore né un amico né un genitore, ma solamente una figura che deve interporsi tra il mondo dei giovani e quello degli adulti, sapendo gestire con equilibrio le varie situazioni che gli si presentano. La capacità dell‘operatore, deve poi essere quella di saper coinvolgere il ragazzo nelle attività, motivandolo e stimolandolo a partecipare. Infatti, alla base dell‘abbandono dell‘associazione da parte del ragazzo, c‘è il disinteresse per ciò che viene svolto all‘interno della struttura associativa. Per quanto riguarda la scala di partecipazione del soggetto, il 21% ha dichiarato di non essere interpellato nelle decisioni da prendere circa le attività da svolgere e le modalità in cui svolgerle. Il 18% esprime l‘idea che le loro opinioni sono seriamente prese in considerazione e il 10% dichiara che sono i ragazzi stessi a proporre ed a coinvolgere gli adulti. Nello svolgimento delle attività dell‘associazione, l‘operatore è sempre presente, al punto che i ragazzi dichiarano di non sapersi autogestire in caso di sua assenza (51%).

Il rapporto tra ragazzi

All‘interno dell‘associazione il 58% dei ragazzi non rileva la presenza di un leader. Tuttavia, per il 42% che ne ravvisa la presenza, tale figura viene ad assumere una connotazione positiva, e cioè come colui che è capace di trascinare il gruppo e che viene considerato il più degno di considerazione. Gli argomenti di cui parlano i ragazzi, oltre a riguardare l‘associazione, hanno carattere più personale. Si conversa su ciò che accade all‘interno del gruppo (43%), del loro futuro (46%), dei loro problemi personali (32%) e del più e del meno (34%). Si parla poco di sport, di motori, di moda, di sesso, di scuola, di questioni familiari e di politica o di tematiche sociali. La conversazione superficiale sembra, quindi, lasciare il posto a quella più intima. Anche le confidenze vengono fatte all‘interno dell‘associazione, ma solo ad alcuni membri, dai quali si cerca aiuto e comprensione. Questo sta a sottolineare l‘importanza che riveste il gruppo di amici per gli adolescenti che viene a configurarsi come momento di confronto e di crescita per i ragazzi. Tale carattere è ancora più accentuato se si pensa che l‘individuo avverte il bisogno di circondarsi di amici anche all‘interno di una struttura come quella dell‘associazione, dove il perseguimento degli obiettivi della medesima, rende difficile instaurare rapporti relazionali intimi.

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Relazioni sociali

Ai ragazzi è stato chiesto quanta fiducia hanno di alcune figure istituzionali: si sono avute percentuali abbastanza alte per insegnanti, educatori religiosi, sacerdoti, allenatori. Per quanto riguarda l‘impiego del tempo libero del ragazzo al di fuori dell‘associazione: il 73% frequenta un gruppo di amici, svolge attività individuali fuori casa (71%). Molto più basse sono le percentuali di coloro che affermano di trascorrere il loro tempo libero all‘interno della famiglia o fuori con la famiglia. Nella qutidianetà i ragazzi affermano abbia molto valore (per il 94%) avere tanti amici, aiutarli (per il 93%) e godere dell‘approvazione del gruppo (per il 77%).Tuttavia, il bisogno di manifestare e di esprimere la propria personalità ed il proprio io, non vengono soffocati, tant‘è che l‘87% dichiara di —essere se stesso anche a rischio di disapprovazione del gruppo“. Gli ostacoli che i ragazzi incontrano nell‘utilizzo del tempo libero sono dovuti alla scarsità di denaro, al non avere il gruppo giusto ed alle poche attrezzature a disposizione. Per quanto riguarda il rapporto con la scuola, il 90% afferma l‘importanza di aver buoni voti: probabilmente, perché l‘istruzione viene a rappresentare lo strumento necessario ed indispensabile per poter avere un buon lavoro che permetta la realizzazione personale e quella economica. Disapprovate sono le sostanze stupefacenti sia leggere sia pesanti: la marijuana dal 76%, le droghe pesanti dall‘89% e l‘ecstasy dall‘85%. L‘alcol ottiene invece una percentuale più bassa di rifiuto: il 63%. Anche l‘avere rapporti sessuali non protetti (53%), è un‘azione che è stata condannata, probabilmente per evitare la trasmissione di malattie a carattere sessuale e gravidanze indesiderate. E‘ stato espresso anche un giudizio negativo per ciò che riguarda il suicidio (82%), l‘uso della violenza per far valere le proprie ragioni e la trasgressione. La tolleranza dei ragazzi nei confronti di alcune categorie di persone è scarsa. Soprattutto nei confronti degli omosessuali che come negli altri Comuni della ricerca subiscono percentuali di rifiuto simili a quelle di spacciatori. Maggiore l‘accettazione verso immigrati e persone disabili. Ecco da dove proviene il disagio per i giovani di Corridonia

Conflittualità all‘interno della famiglia 36% Conflittualità all‘interno della famiglia 50%. Incomunicabilità 34% Carenze affettive 43% Carenze affettive 32% Stato di malattia psico-fisica 43% Violenze fisiche e/o psicologiche subite 31% Incomunicabilità 37% Stato di malattia psico-fisica 24% Violenze fisiche e/o psicologiche subite 37% Difficoltà economiche 23% Disoccupazione 36% Conflittualità all‘interno della scuola 18% Noia 29% Noia 12% Difficoltà economiche 28% Disoccupazione 29% Conflittualità all‘interno della scuola 23% Carenza di servizi 9% Il troppo benessere economico 22% Il troppo benessere economico 6% Carenza di servizi 15%

Di nuovo, come a Macerata e negli altri comuni, le cause del disagio giovanile sono ravvisate soprattutto all‘interno della famiglia, per via di carenze affettive, conflitti, incomunicabilità.

La famiglia 85% La salute 81% La libertà 82% La famiglia 80% L‘amicizia 79% L‘amore 77% La salute 74% L‘amicizia 74% La giustizia 70% La felicità 73% L‘onestà 70% La libertà 73% La felicità 67% L‘onestà 66% L‘eguaglianza 67% La giustizia 64% L‘amore 65% La realizzazione personale 59% La responsabilità 63% La responsabilità 58% L‘istruzione 61% L‘eguaglianza 57% La fede religiosa 58% Il lavoro 51% L‘altruismo 56% La democrazia 49% La realizzazione personale 51% L‘istruzione 48% Il divertimento 50% Il divertimento 46% L‘altruismo 45% 62 La fede religiosa 35% Il denaro 33% La posizione sociale 32% L‘ambizione 26% Il potere 23% La democrazia 46% Il lavoro 32% La posizione sociale 28% Il denaro 28% Il potere 22% L‘ambizione 11% La trasgressione 9%

Nonostante questo dato, la famiglia rappresenta comunque il valore più importante.

6.5.3. Gli operatori nell‘associazione e il loro rapporto coi ragazzi

La particolarità del lavoro effettuato a Corridonia riguardo agli operatori è rappresentata dal fatto di essere riuscite a raccogliere soltanto tre questionari. Ë evidente che questi dati non possono essere rappresentativi, ma è comunque importante analizzare ciò che questi operatori pensano della vita associativa. Essi provengono da un‘associazione cattolica che opera a Corridonia da più di 15 anni, ma non hanno delle significative collaborazioni con gli altri gruppi del territorio. L‘associazione di cui fanno parte non usufruisce di nessun contributo da parte di enti pubblici, i quali si disinteressano anche delle attività che vengono svolte. All‘interno del gruppo ci sono rapporti collaborativi, ma non sempre è così, in quanto emergono, anche se in minima parte, dei conflitti con l‘apparato dirigenziale. Sono operatori che sono impegnati nell‘associazione da circa 10 anni ed hanno seguito dei corsi per svolgere, con maggiore capacità, le attività cui dedicano circa 3 ore a settimana, senza essere retribuiti. E‘ un‘attività che si svolge per tutto l‘anno e che permette di incontrare i ragazzi almeno una volta a settimana, in cui è sempre presente l‘operatore, che si avvale anche della collaborazione di altre persone. Per costruire un rapporto significativo con i loro ragazzi, gli operatori credono che, per prima cosa, bisogna essere disponibili, pazienti ed essere autoritari serve a poco. Rispetto alla partecipazione attiva dei ragazzi, hanno risposto in maniera differente: qualcuno afferma che non sono coinvolti nelle fasi decisionali, mentre qualcun altro crede che le decisioni vengono condivise con loro. Comunque non si fidano pienamente dei ragazzi, affermando che, se lasciati soli, non saprebbero portare avanti l‘attività. Le famiglie sono coinvolte nelle attività che, da una parte, vengono percepite come occupazione del tempo libero dei figli, dall‘altra come un modo per farli responsabilizzare. I ragazzi entrano in associazione attraverso un tesseramento e vi partecipano sia per stare insieme sia per seguire la volontà della famiglia. All‘interno del gruppo si denota una certa suddivisione in sottogruppi. A volte si verificano dei litigi in cui deve intervenire l‘operatore per mediare tra le parti. Questi piccoli screzi non hanno però mai causato l‘allontanamento di qualcuno dal gruppo. Nel caso in cui sia stato il ragazzo ad abbandonare l‘associazione lo ha fatto per disinteresse alle attività svolte. Secondo gli operatori esiste un leader che, a loro parere, è colui al quale i ragazzi danno maggiore considerazione e che s‘impone maggiormente al gruppo. I temi di discussione affrontati nel gruppo riguardano anche temi quali l‘AIDS, la droga. Nel caso in cui i ragazzi abbiano dei problemi personali si rivolgono all‘operatore, che comunque non è a conoscenza di problematiche così serie da essere definite di disagio. I ragazzi sono considerati molto solidali tra loro anche se un po‘ immaturi, in quanto hanno poco spirito di iniziativa e non partecipano attivamente alle attività che vengono proposte. Il gruppo dei pari è considerato una cosa naturale nell‘esperienza dei ragazzi. Due operatori su tre hanno affermato che i ragazzi sono soddisfatti di come vivono. Il terzo come causa di insoddisfazione ha indicato l‘apatia dei ragazzi stessi.

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6.6. Pollenza

6.6.1. Lettura territoriale dell‘associazionismo

Pollenza possiede circa 5.700 abitanti. Con le sue frazioni, ha una realtà associativa composta da 12 associazioni di cui 2 di assistenza e volontariato, 3 culturali, 1 socio-ricreativo-culturale, 1 religiosa e 5 sportive.

Ambientali- Assistenza ste e volontari 0% ato Pollenza - Associazioni 18% divise per tipologia

Religiose 9% Sportive 46%

Culturali Socio- 18% rcreativo- culturali 9%

Si tratta di gruppi di piccole dimensioni (vedi grafico sotto) tanto che la maggior parte non supera i 40 associati giovani, e tutte insieme aggregano circa 300 ragazzi. Nessun gruppo ha più di 100 associati.

Da 301 in su 0 Pollenza - Associazioni Da 101 a 300 0 divise per presenza di Da 41 a 100 2 soci 13-24 anni

Da 21 a 40 1

Da 11 a 20 6

Da 1 a 10 3

0 1 2 3 4 5 6

Il totale dei residenti è di circa 5.700 individui, di cui circa 650 hanno tra i 13-24 anni. Se ne ricava che solo mediamente solo 1 ragazzo su 3 frequenta un‘associazione. Rispetto ai residenti il rapporto col numero di associazioni è ancora più sfavorevole rispetto a realtà già non ideali quali Tolentino, e ancora maggiormente, Macerata.

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Macerata Numero di associazioni presenti a confronto Tolentino

Corridonia ASSOCIAZIONI

Pollenza

Mogliano

0 20 40 60 80 100 120

Macerata Numero di abitanti a confronto Tolentino

Corridonia ABITANTI

Pollenza

Mogliano

0 10000 20000 30000 40000 50000

Come già detto più ci si allontana dal centro maggiore (Macerata) più l‘offerta associativa per i giovani si impoverisce, in maniera non proporzionale al numero di abitanti.

6.6.2. Risultati dell‘indagine sui giovani associati

Caratteristiche del campione œ dati socioanagrafici

Le associazioni scelte come campione sono 4 ed hanno risposto al questionario 29 ragazzi in prevalenza di sesso femminile (il 70%) di età compresa tra i 14 ed i 21 anni. Vista la loro giovane età sono quasi tutti celibi/ nubili, e vivono presso la loro famiglia di origine. La famiglia è composta da genitori di età compresa tra i 36/40 anni per la madre e tra i 41/45 anni per il padre. Per la maggior parte i genitori vivono insieme, il 3% circa sono separati/divorziati che vivono da soli, un altro 3% convivono con un altro partner. I genitori lavorano entrambi, la madre come impiegata, insegnante o operaia (per il 27% dei casi), o come casalinga (il 24%), mentre il padre svolge prevalentemente l‘attività di operaio (28%). Hanno, per la maggior parte, la licenza media inferiore e risultano più istruite le mamme (45% per le madri e 41% per i padri). La tendenza rimane stabile anche con il diploma di scuola media superiore (35% per le madri e 28%

65 per i padri), mentre si capovolge con l‘Università in cui sono di più i padri laureati (10%) rispetto alle madri (3%). I ragazzi dichiarano che la loro famiglia appartiene ad un livello economico medio-alto. Sono prevalentemente studenti (72%) e disoccupati (7%) e sono totalmente a carico delle loro famiglie per il 76% dei casi, mentre il 7% di loro è completamente autosufficiente. Per la maggioranza, hanno a disposizione un mezzo di trasporto (auto o motorino), e possono disporne come vogliono. Rispetto al titolo di studio in considerazione della loro giovane età, i ragazzi hanno conseguito la licenza di scuola media inferiore. Sono proprio pochi i ragazzi che hanno abbandonato gli studi e la motivazione è legata al fatto che non piaceva studiare o alla delusione nei confronti della scuola.

Vita d‘associazione

Quasi tutti i ragazzi fanno parte di più associazioni, che per la maggior parte sono di tipo sportivo e sembrano non avere difficoltà nel frequentarne più d‘una. L‘unico problema è dettato dal sovrapporsi degli orari. Il motivo principale per cui i ragazzi partecipano alle associazioni è dovuto alla possibilità di divertirsi (21%) e fare amicizie (7%) e si ritengono molto soddisfatti delle attività che vi svolgono. Chi abbandona l‘associazione, secondo gli intervistati, lo fa prevalentemente per disinteresse nei confronti delle attività che si svolgono oppure per seguire altri interessi.

Il gruppo associazione

Rispetto al clima di gruppo si equivale quasi la posizione di chi afferma che all‘interno non ci sono litigi (55%) con quelli che dicono il contrario (45%) e comunque sono stati i ragazzi stessi, senza interventi esterni, ad aver risolto le situazioni critiche. Nel gruppo non s‘identifica la presenza di un leader, ma se ci fosse sarebbe quello che è considerato dai ragazzi come il più degno di considerazione, la persona più capace di trascinare il gruppo. All‘interno del gruppo non ci sono suddivisioni in sottogruppi.

I rapporti con l‘operatore

All‘operatore dell‘associazione che segue i ragazzi durante lo svolgimento delle attività, vengono richieste principalmente motivazione e disponibilità; la fiducia e la capacità d‘immedesimazione vengono in secondo luogo. La maggior parte dei ragazzi giudica il proprio operatore come —molto bravo“ tanto che per il 14% di loro diventa anche un modello da seguire. Che il rapporto instaurato tra ragazzi e operatore è buono, si denota anche dal fatto che se qualcuno ha dei problemi accade che si rivolge all‘operatore per avere un suo parere. La partecipazione dei ragazzi alle decisioni da prendere sulle attività dell‘associazione è alta, in quanto le loro opinioni sono prese in seria in considerazione. L‘operatore è sempre presente agli incontri del gruppo, ma nel caso in cui dovesse essere assente, l‘attività non subirebbe modifiche.

Il rapporto tra i ragazzi

Gli argomenti più discussi nel gruppo sono riferiti prevalentemente a ciò che accade all‘interno del gruppo stesso, si parla di musica, di sport e si fanno un po‘ di pettegolezzi. I rapporti di confidenza ed intimità si hanno solo con alcuni amici, di argomenti personali non se ne parla con tutto il gruppo, anche perché si ha paura di non essere capiti ed aiutati.

I gruppi informali

L‘associazione è importante come lo è il gruppo dei pari, infatti sono in molti a frequentare gruppi di amici e più gruppi contemporaneamente.

Relazioni sociali

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Il tempo che si passa con il gruppo di amici (41%) è minore rispetto a quello che si passa in casa (48%). Coloro che hanno dichiarato di essere insoddisfatti di come trascorrono il tempo libero lo addebitano prevalentemente alla mancanza di attrezzature e all‘essere troppo impegnati. Rispetto al mondo adulto, i ragazzi ritengono che le figure più significative, esclusa la famiglia, sono quelle che in realtà frequentano di più. Infatti si fidano molto del loro allenatore (72%) e dei dirigenti delle associazioni (62%), poi, via via, troviamo i funzionari dello stato e gli insegnati (entrambi al 28%) e gli uomini politici (24%). Le cose che i ragazzi ritengono importanti nella vita di tutti i giorni non sono legate al possesso di oggetti, ma ai rapporti con gli altri. Infatti, come si può vedere dalla seguente scaletta, al primo posto troviamo gli amici (79%), poi essere se stessi anche a rischio di disapprovazione (76%), di seguito indicano il dare aiuto agli amici (62%), il sentirsi in forma praticando lo sport, l‘ubbidire ai genitori (con la stessa percentuale del 59%) e l‘avere buoni voti a scuola (55%). Quasi alla fine mettono l‘avere un mezzo di locomozione (45%). Il grado di tolleranza rispetto a persone —diverse“ da loro è alto per gli immigrati (97%) e per i portatori di handicap (69%) e diminuisce, a mano a mano, per pedofili, spacciatori di droga, persone violente (tutti con il 3%), alcolisti (7%), prostitute e per chi ha avuto precedenti penali (10%). Rispetto all‘ammissibilità o meno di alcune azioni, i ragazzi si sono espressi in questo modo: l‘azione che ha raggiunto l‘unanimità di condanna è il suicidarsi (100%), considerano gravissimo l‘uso di sostanze psicotrope (prendere droghe pesanti ed ecstasy 97%), invece è leggermente più tollerato chi fuma marijuana (83%); sono inammissibili anche azioni quali il prendere qualcosa in un negozio senza pagare, il produrre danni a beni pubblici e l‘avere una relazione con una persona sposata (tutti al 97%), così come il fare a botte per far valere le proprie ragioni (93%) o l‘avere esperienze omosessuali (90%). E‘ meno grave avere rapporti sessuali non protetti (38%). I motivi che vengono reputati come causa del disagio personale e sociale di un giovane sono imputabili prevalentemente all‘ambito familiare nel caso in cui ci siano molti conflitti (52%) e troppo benessere economico, anche la difficoltà di comunicare (41%) può portare al disagio, come le carenze affettive ed i conflitti con la scuola (entrambi al 31%).

Conflittualità all‘interno della famiglia 52% Conflittualità all‘interno della 50 Il troppo benessere economico 48% famiglia %. Incomunicabilità 41% Carenze affettive 43% Disoccupazione 34% Stato di malattia psico-fisica 43% Carenze affettive 31% Incomunicabilità 37% Conflittualità all‘interno della scuola 31% Violenze fisiche e/o psicologiche subite 37% Noia 28% Disoccupazione 36% Violenze fisiche e/o psicologiche subite 28% Noia 29% Difficoltà economiche 21% Difficoltà economiche 28% Carenza di servizi 18% Conflittualità all‘interno della scuola 23% Stato di malattia psico-fisica 17% Il troppo benessere economico 22% Carenza di servizi 15%

La famiglia 100% La salute 81% La libertà 90% La famiglia 80% L‘amicizia 90% L‘amore 77% La giustizia 86% L‘amicizia 74% Il lavoro 86% La felicità 73% La salute 83% La libertà 73% L‘onestà 83% L‘onestà 66% La felicità 76% La giustizia 64% La democrazia 72% La realizzazione personale 59% L‘amore 72% La responsabilità 58% La realizzazione personale 69% L‘eguaglianza 57% L‘eguaglianza 65% Il lavoro 51% L‘istruzione 62% La democrazia 49% La responsabilità 55% L‘istruzione 48% La fede religiosa 38% Il divertimento 46% L‘altruismo 45% L‘altruismo 45% Il divertimento 48% La fede religiosa 35% La posizione sociale 31% Il denaro 33% Il denaro 28% La posizione sociale 32% L‘ambizione 24% L‘ambizione 26% La trasgressione 21% Il potere 23% La trasgressione 16% 67

Il potere 3%

Questa scaletta smentisce chi etichetta i ragazzi come superficiali e privi di valori, lo dimostra il fatto che la famiglia sia al primo posto delle preferenze mentre, il divertimento è nella seconda metà dell‘elenco. I ragazzi credono poco alla posizione sociale, al denaro ed al potere e danno molta più importanza alla libertà e all‘amicizia.

6.6.3. Gli operatori nell‘associazione e il loro rapporto coi ragazzi

Gli operatori che hanno risposto al questionario sono stati 14, appartenenti a 3 associazioni, due di tipo sportivo ed una culturale. La maggioranza delle associazioni (57%) opera nel settore da 11 a 15 anni, vi è però anche una percentuale considerevole (29%) di associazioni che opera da 5 o meno anni. C'è una collaborazione con altri gruppi formali appartenenti di solito alla stessa tipologia. Gli enti pubblici si interessano abbastanza (71%) alle attività svolte dalle associazioni ed erogano loro dei contributi nel 57% dei casi. Dai risultati del questionario emerge che l'operatore —medio“ è impegnato nell'associazione da non più di 5 anni (57%) e non ha fatto dei corsi inerenti l'attività che svolge (43%). Questo probabilmente è dovuto al fatto che nella maggioranza dei casi si trova a diventare operatore chi per "anzianità" non è più un associato. Il tempo dedicato settimanalmente alle attività è, nel 50% dei casi, superiore alle 6 ore, mentre il 36% da tre a sei ore. Una quantità di ore considerevole, visto che il 79% dichiara di non essere retribuito. Le attività delle associazioni sono, nella maggior parte dei casi divise per fasce d'età e non si svolgono in tutto l'anno, generalmente vengono sospese durante il periodo estivo. Gli operatori incontrano i ragazzi più volte la settimana nel 64% dei casi, una volta a settimana il 14%, meno di una volta a settimana il 14% e principalmente non si avvalgono della collaborazione di altre persone (64%), rapportandosi sempre con lo stesso gruppo affidatogli, creando quindi continuità. Abbiamo chiesto loro quali fossero le qualità necessarie per interagire al meglio con i giovani associati e dai risultati emerge che l'operatore deve avere soprattutto pazienza, disponibilità e capacità d'immedesimazione, anche se un 43% non disdegna l'autorità. Penalizzata rimane la fiducia. Il più delle volte (42%) le opinioni dei ragazzi riguardo lo svolgimento delle attività vengono prese in seria considerazione, ma solo nel 25% dei casi le decisioni vengono condivise con loro. Anche le attività non sono libere e si svolgono alla presenza dell'addetto nel 79% dei casi, non subirebbero modifiche in sua assenza. Ci troviamo quindi in presenza di gruppi formali molto strutturati, con tesseramento quasi sempre obbligatorio (71%), in cui anche le famiglie trovano poco spazio e coinvolgimento, abbastanza per il 29%. Questo accade probabilmente perché gli operatori stessi presuppongono disinteresse da parte della famiglia, che, a detta dei rispondenti, vede nell'associazione solo un'occupazione del tempo libero dei figli (43%) e non magari un momento di maturazione personale o sociale (7%). Il motivo per cui i ragazzi partecipano alle attività sono principalmente il divertimento (64%) e lo stare insieme ad altri ragazzi (29%). Quindi anche gli operatori, come i giovani associati, vedono, nel gruppo formale un momento per incontrarsi , socializzare e soprattutto divertirsi. Il 57% dichiara che non ci sono mai stati litigi all'interno del gruppo, ma nel caso in cui si fossero verificati, l'operatore si è trovato a dover mediare le opposte posizioni (21%). All'interno dei gruppi non tutti notano la presenza di un leader, anzi le opinioni su questo punto si dividono quasi equamente, il 43% afferma la sua esistenza, il 50% no. Gli operatori che identificano un leader all'interno del gruppo, lo descrivono come la persona che propone di più ed è capace di trascinare il gruppo. Non sono molto frequenti gli abbandoni dell'associazione da parte dei giovani (36%), nel caso si fossero verificati sono dovuti, probabilmente, all'incompatibilità con gli altri aderenti (29%) o per disinteresse riguardo le attività (50%). Relativamente all'apparato dirigenziale, il rapporto degli operatori con le "alte sfere" e di solito collaborativo (86%), è conflittuale solo per il 7%. Le persone esterne all'associazione, probabilmente i genitori dei ragazzi, se intervengono nelle attività lo fanno esclusivamente per collaborare in caso di necessità o per sostenerle moralmente ed economicamente. Non ci sono generalmente influenze negative che provengono dall'esterno. Gli operatori di solito non ricevono le confidenze dei ragazzi ("qualche volta" 43%), questo ad ulteriore conferma di quanto detto dai ragazzi. I ragazzi di Pollenza che frequentano le associazioni, da quanto affermano gli operatori, non sembrano avere particolari problemi, non esistono forme di disagio e/o devianza e sono visti come dei bravi ragazzi, attivi e partecipi, soddisfatti, per il 57% dei rispondenti, di come vivono. Anche i gruppi spontanei di amici sono visti in maniera positiva, come utili (36%), un'esperienza naturale (50%). Basso è invece il grado di soddisfazione espresso nei confronti delle strutture che Pollenza offre: il 29% si dichiara abbastanza soddisfatto, il 50% poco ed il 14% per niente.

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6.7. Mogliano

6.7.1. Lettura territoriale

Mogliano possiede circa 4.800 abitanti. Le associazioni da noi rilevate a Mogliano sono 10. Per la maggior parte sono situate nel centro storico o nei suoi pressi. A differenza degli altri centri, dove le associazioni sportive prevalgono sulle altre, a Mogliano la situazione è più equilibrata: vi sono 3 associazioni di assistenza e volontariato, 4 di tipo sportivo, 2 socio-ricretivo-culturali e 1 culturale.

Religiose Assistenza 0% e volontari ato Ambientali- Mogliano - Associazioni 30% ste divise per tipologia 0%

Sportive 40% Culturali 10% Socio- rcreativo- culturali 20%

I gruppi che abbiamo rilevato sono tutti di piccole-medie dimensioni: Solo un‘associazione supera i 40 associati giovani. A vantare il maggior numero di aderenti, come negli altri centri, sono sempre i gruppi di tipo sportivo.

Da 301 in su 0 Mogliano - Associazioni Da 101 a 300 0 divise per numero di soci Da 41 a 100 1 13-24 anni

Da 21 a 40 5

Da 11 a 20 3

Da 1 a 10 1

0 1 2 3 4 5

Come si nota nei grafici sotto, il rapporto tra associazioni presenti e numero di abitanti è più sfavorevole rispetto ai centri maggiori (Tolentino e Macerata).

70

Macerata Numero di associazioni presenti a confronto Tolentino

Corridonia ASSOCIAZIONI

Pollenza

Mogliano

0 20 40 60 80 100 120

Macerata Numero di abitanti a confronto Tolentino

Corridonia ABITANTI

Pollenza

Mogliano

0 10000 20000 30000 40000 50000

Con Mogliano completiamo una serie di letture territoriali che mettono in evidenza la scarsa diffusione di gruppi formali, soprattutto nei piccoli centri come Mogliano.

6.7.2. Risultati dell‘indagine sui giovani associati

Caratteristiche del campione œ dati socioanagrafici

Il campione è formato da 4 associazioni (1 assistenza e volontariato, 1 sportiva, 2 socio-ricreative-culturali), per un totale di 56 rispondenti. I genitori di questi ragazzi hanno un'età compresa tra i 41 e i 55 anni per il padre e tra i 36 ed i 50 per la madre. Generalmente i genitori vivono insieme, la percentuale di separazioni, divorzi o convivenze è del 4%. Le madri sono prevalentemente operaie (36%), casalinghe (25%) o impiegate/insegnanti (20%). I padri sono generalmente lavoratori autonomi (37%) o operai (23%). In riferimento al titolo di studio le madri sono più istruite rispetto ai padri: il 39% ha il diploma di scuola media superiore, contro il 34% dei padri. Il 9% dei padri (5 persone) è però laureato. Il 45% dei ragazzi definisce la condizione economica della propria famiglia come appartenente ad un livello medio alto, il 39% medio basso. L'87% del campione è studente, il 7% appartiene alla categoria di studenti-lavoratori.

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Nessuno è esclusivamente lavoratore, di conseguenza la maggior parte è totalmente a carico della famiglia (87%), il 11% provvede parzialmente alle sue spese e il 2% è autosufficiente. Il 46% dei rispondenti ha a disposizione un mezzo di trasporto, di sua proprietà o della famiglia, che può usare quando vuole solo nel 29% dei casi. Il 54% possiede il diploma di scuola media inferiore in quanto sta frequentando le scuole superiori. La percentuale di chi ha abbandonato gli studi non è significativa. Il 52% dei ragazzi interpellati fa parte anche di altre associazioni e nel farlo non ha generalmente incontrato nessun tipo di difficoltà. Le associazioni più frequentate sono quelle di tipo sportivo (32% molto) e di assistenza e volontariato (14% molto). Il fatto che i ragazzi frequentino molto le associazioni sportive si ritrova costantemente anche negli altri paesi presi in esame. Le associazioni di assistenza e volontariato non incontrano in genere i favori dei giovani, soprattutto dei più giovani. A Mogliano invece la tendenza cambia, perché vi è un gruppo scout che raggruppa gran parte dei giovani tra i 13 e i 16 anni. I ragazzi si associano principalmente per divertirsi e per fare nuove esperienze e dichiarano di essere molto (32%) o abbastanza (41%) soddisfatti di come passano il loro tempo nel gruppo formale. C'è però un 9% che si dichiara per niente soddisfatto. La vita associativa si svolge non molto tranquillamente visto che nel 39% dei casi ci sono stati dei litigi, i quali però, la maggior parte delle volte, sono stati risolti senza l'intervento dell'operatore: nel 29% sono stati i ragazzi a trovare un punto d'accordo. Anche all'interno dell'associazione, come nei gruppi informali, è spesso negata l'esistenza di un leader (59%). Nel 36% dei casi invece "il capo" esiste e viene identificato dai ragazzi come quello che propone o si impone di più. Gli abbandoni dell'associazione vengono giustificati principalmente col disinteresse nei riguardi delle attività svolte (43%) o per l'incompatibilità con gli altri aderenti (23%). Nel corso del questionario abbiamo chiesto di fare un identikit dell'operatore modello ed i risultati sono stati che l'operatore dovrebbe essere paziente, disponibile e fiducioso nei confronti dei ragazzi. In linea di massima i ragazzi hanno comunque molta stima di lui, visto e considerato che il 59% lo considera molto bravo ed il 14% lo vede come un modello da seguire. Nonostante l'alta considerazione di cui gode, i ragazzi non lo scelgono come confidente (80% dei rispondenti). Le attività e le modalità con cui i ragazzi devono svolgerle non vengono calate dall'alto, ma vengono prese in seria considerazione le loro opinioni (21%) o addirittura le decisioni vengono concertate tra operatori e ragazzi (39%), evitando una partecipazione passiva. Generalmente è comunque considerata utile la presenza dell'operatore durante svolgimento delle attività, anche se la sua assenza non provocherebbe notevoli disagi: nel 62% le attività non subirebbero modifiche. Gli argomenti di cui si parla maggiormente tra i ragazzi, ad eccezione delle cose riguardanti l'associazione, sono la musica (per il 59%), lo sport (31%), i problemi personali (il 45%). Più penalizzate rimangano le questioni riguardanti la famiglia, la politica e le problematiche sociali. In questo si riscontra una forte corrispondenza con i gruppi informali. La stessa analogia si ritrova nel caso in cui i ragazzi decidano di confidarsi con gli altri dell'associazione: non lo fanno indistintamente con tutti, ma solo con alcuni (36%), che ritengono capaci di capirlo ed aiutarlo. Anche nei gruppi formali si ritrovano le stesse modalità usate nei gruppi di amici: si selezionano le persone con chi parlare di cose intime, mentre agli altri si riserva un rapporto piuttosto superficiale. Solo il 44% pensa che il gruppo di amici possa spingere i ragazzi sulla cattiva strada; dagli altri è vissuto in maniera positiva e dichiarano di frequentarne uno o più di uno al di fuori dell'associazione, dedicandogli la maggior parte del proprio tempo libero Questo comporta che vengano penalizzate le attività svolte in famiglia. Se si passa del tempo in casa, lo si dedica ad attività individuali, altrimenti si preferisce uscire ed incontrare gli amici (85%). I ragazzi non riscontrano particolari problemi nell'utilizzo del loro tempo libero ma ne lamentano solo la scarsità. Per quanto riguarda la fiducia ispirata da varie figure istituzionali, a sorpresa, in controtendenza con gli altri paesi, i ragazzi scelgono i rappresentanti delle forze dell'ordine (il 29%). I più bersagliati dalle critiche rimangono i funzionari dello Stato, gli uomini politici, i giornalisti ed i magistrati. Un caso "anomalo" è quello dei sacerdoti, in cui le opinioni dei ragazzi si dividono quasi equamente: il 20% si fida molto, il 25% abbastanza, il 25% poco, il 29% per niente. La predominanza del gruppo informale è ulteriormente evidenziata dalle risposte che hanno dato alla domanda "Nella vita di tutti i giorni, quanto sono importanti per te le seguenti cose?", dove avere tanti amici è importante per il 93% ed essere approvato dal gruppo per il 62%. Rispetto a quest'ultimo dato sembra contraddittorio il fatto che il 56% ammetta che è molto importante essere se stessi anche a rischio di disapprovazione. Probabilmente l'individualità ricopre, nonostante tutto, notevole importanza. Dalle interviste fatte ai gruppi informali è emerso che uno degli aspetti salienti dell'amicizia è l'aiuto reciproco ed anche nelle risposte date al questionario, ritroviamo questa opinione. Per il 54% è molto importante aiutare gli amici, considerando poco importante pensare solo a se stessi (44%). Il possedere un motorino è una necessità per il 65% dei ragazzi, mentre il computer è ritenuto importante solo dall‘11%. L'esteriorità non sembra rivestire un ruolo primario, vestire nel modo giusto, mantenere la linea è considerato abbastanza importante da poco meno del 40% degli intervistati, che considerano invece abbastanza importante (l‘81%) il sentirsi in forma praticando sport. Andando a testare la tolleranza degli associati moglianesi, questi si sono rivelati meno tolleranti. Mentre negli altri Comuni più del 60% si è dichiarato favorevole ad accettare nel proprio gruppo persone con handicap e più del 70% persone di razza diversa, a Mogliano i risultati sono stati più "soft", le opinioni si sono divise quasi equamente. Nel caso dei portatori di handicap i favorevoli ad accettarli sono il 59%, percentuale che si abbassa al 54% nel caso degli 72 immigrati. I membri delle altre categorie (omosessuali, pedofili, prostitute, alcolisti, tossicodipendenti, ecc..), non trovano posto nei gruppi di amici di Mogliano, in questo sono in linea con gli aderenti delle altre associazioni extracomunali prese in considerazione. Per quanto riguarda l'ammissibilità di determinati comportamenti trasgressivi, dai dati emerge che i ragazzi non accettano per niente l'assunzione di droghe, sia leggere (62%), che pesanti (77%) e d'ecstasy (70%). Più ammissibile sembra l‘ubriacarsi, in questo caso la percentuale di chi lo ritiene inammissibile scende al 52%. Questo a dimostrazione che l'alcool è una sostanza più accettata, forse perché fa parte di una cultura conviviale. Riguardo la sfera dei rapporti sessuali, il 77% dei ragazzi ha dichiarato "per niente o poco" ammissibile avere rapporti sessuali non protetti. I giovani sono "abbastanza" favorevoli alla convivenza nel 38% dei casi; per il 37% sono altrettanto ammissibili i rapporti sessuali senza essere sposati, per il 20% lo sono "molto". I rapporti di coppia sembrano così essere vissuti liberamente, all'interno però della "legalità" e della continuità, infatti non sono ammesse relazioni con persone sposate (per 39%) e divorzi (per 43%). Parimenti condannati dai giovani sono l'aborto (54%), il suicidio (72%), la dieta fatta ad oltranza (36%). Interpellati ad esprimere un giudizio sulle cause del disagio giovanile, si è evidenziata la multidimensionalità di questo malessere, riconducibile alla sfera personale, sociale ed economica. Le maggiori responsabilità ricadono sulla famiglia o su quelle persone che si occupano della crescita dell'adolescente, infatti il 78% attribuisce il malessere ai conflitti all'interno della famiglia e il 76% alle carenze affettive. Anche la scuola, istituzione preposta allo sviluppo culturale del ragazzo, sembra avere la sua importanza: i conflitti con la scuola sono ritenuti responsabili del malessere giovanile per il 20%. Anche la disoccupazione e di conseguenza le difficoltà economiche, sono parti chiamate in causa: per oltre il 66% dei rispondenti sono entrambe responsabili del disagio.

Conflittualità all‘interno della famiglia 41% Conflittualità all‘interno della famiglia 50%. Carenze affettive 36% Carenze affettive 43% Incomunicabilità 34% Stato di malattia psico-fisica 43% Stato di malattia psico-fisica 32% Incomunicabilità 37% Disoccupazione 28% Violenze fisiche e/o psicologiche subite 37% Violenze fisiche e/o psicologiche subite 26% Disoccupazione 36% Noia 26% Noia 29% Difficoltà economiche 24% Difficoltà economiche 28% Conflittualità all‘interno della scuola 20% Conflittualità all‘interno della scuola 23% Il troppo benessere economico 19% Il troppo benessere economico 22% Carenza di servizi 18% Carenza di servizi 15%

I giovani, invitati a rispondere a domande relative i valori in cui credono, molta importanza è stata data alla sfera sentimentale e lavorativa. Relativamente all'ambito affettivo l'amicizia e l'amore vengono considerate molto importanti da oltre il 93% dei rispondenti. Le stesse cifre vengono eguagliate dall'importanza data al lavoro e alla realizzazione personale importanti per l'87%. Quindi, teoricamente, la soddisfazione trovata in questi ambiti dovrebbe portare alla felicità, per il 93%. Altrettanto valore è dato al divertimento dall'87%, che non sembra però associato dalla maggior parte alla trasgressione, molto importante per il 18%. Dal quadro generale emerge quindi una voglia di stabilità sia a livello lavorativo sia affettivo, supportato dal fatto che anche la famiglia ha molto rilievo nel 77% dei casi.

L‘amicizia 82% La salute 81% La famiglia 78% La famiglia 80% L‘amore 78% L‘amore 77% La salute 71% L‘amicizia 74% La libertà 66% La felicità 73% La responsabilità 61% La libertà 73% La giustizia 60% L‘onestà 66% L‘onestà 60% La giustizia 64% La felicità 58% La realizzazione personale 59% Il divertimento 57% La responsabilità 58% La realizzazione personale 51% L‘eguaglianza 57% L‘istruzione 50% Il lavoro 51% L‘eguaglianza 48% La democrazia 49% La democrazia 45% L‘istruzione 48% Il lavoro 38% Il divertimento 46% L‘altruismo 45% 73 La fede religiosa 35% Il denaro 33% La posizione sociale 32% L‘ambizione 26% Il potere 23% La fede religiosa 31% L‘altruismo 31% Il denaro 31% Il potere 24% L‘ambizione 18% La posizione sociale 17% La trasgressione 9%

6.7.3. Gli operatori nell‘associazione e il loro rapporto coi ragazzi

Le associazioni scelte a campione per la ricerca sono state quattro: una sportiva, una culturale, una di assistenza e volontariato ed un‘altra di tipo socio-ricreativo-culturale, tutte operanti da più di 15 anni e che collaborano attivamente con altre organizzazioni del territorio. Gli operatori che hanno dato la loro disponibilità nel rispondere al questionario sono stati 13. Gli operatori denunciano che, purtroppo, gli enti pubblici si interessano poco alle attività dell‘associazione e che non ricevono neanche i contributi. Facendo una media, gli operatori sono impegnati nell‘attività dell‘associazione da circa 5 anni. Non hanno fatto dei corsi specifici, ma l‘impegno non ne viene meno in quanto dedicano all‘associazione più di sei ore a settimana, senza essere retribuiti. Le attività sono divise per fasce di età e si svolgono per tutto l‘anno. Gli incontri con i ragazzi avvengono più volte a settimana ed affinché si crei un buon rapporto con loro, gli operatori dichiarano che principalmente occorre disponibilità e fiducia (entrambe per il 70%), non occorre fare appello all‘autorità. Un aspetto altrettanto importante, sottolineato dal 31% degli operatori, è che le opinioni dei ragazzi debbono essere prese in considerazione, anche se non viene lasciata loro la piena autonomia decisionale. L‘operatore è sempre presente durante lo svolgimento delle attività e, se così non fosse, i ragazzi non riuscirebbero ad organizzarsi. Le famiglie sono abbastanza coinvolte nell‘attività dei propri figli, ma la loro preoccupazione è quella di saperli occupati, durante il tempo libero, in attività —controllate“. I ragazzi entrano nell‘associazione attraverso il tesseramento ed il motivo della loro partecipazione è legato prevalentemente alla possibilità di divertirsi (62%) ed allo stare con altri coetanei. Nei gruppi, a volte, i ragazzi litigano fra di loro (77%) e l‘operatore deve intervenire per mediare tra le parti. A volte è capitato che qualcuno è stato allontanato dall‘associazione per il fatto che non rispettava le regole del gruppo. Il 69% degli operatori identificano la presenza di un leader all‘interno del gruppo, che, secondo loro, è la persona capace di trascinare i ragazzi, anche se a volte capita che si creino dei sottogruppi. Quando un ragazzo abbandona l‘associazione lo fa perché la sua età non gli consente più di svolgere certe attività. Pensiamo ad esempio alle società sportive le cui attività sono rigorosamente divise per fasce di età. Quando l‘associato ha superato l‘età massima si trova costretto a lasciare il gruppo. A volte, invece, capita che i ragazzi siano oberati di impegni, quindi abbandonano per mancanza di tempo oppure perché insorgono altri interessi. Con l‘apparato dirigenziale non esistono conflitti, i rapporti sono approntati alla massima collaborazione. Nello svolgimento delle attività quasi tutti gli operatori intervistati hanno dichiarato di avvalersi di collaboratori (il 77%) che danno un valido contributo per un migliore raggiungimento degli obiettivi. Raramente all‘interno del gruppo si affrontano argomenti quali l‘AIDS, la droga o l‘alcool, ma il buon rapporto instaurato con i ragazzi permette loro di rivolgersi all‘operatore in casi di difficoltà. Questa conoscenza un po‘ più profonda di alcuni dei partecipanti, fa sì che qualche operatore sia a conoscenza di situazioni di disagio (23%). Quando la situazione di malessere viene a galla, l‘operatore preferisce adottare diverse strategie: è lui stesso che si offre in aiuto, in altri casi il problema è affrontato con il gruppo oppure ci si rivolge a persone competenti che possano aiutare il ragazzo. La famiglia di solito non viene coinvolta. Gli operatori definiscono i ragazzi che frequentano la loro associazione come dei —bravi ragazzi“, che riescono ad essere solidali tra loro anche se a volte mancano d‘iniziativa. Rispetto al gruppo dei pari, sono dell‘opinione che è una cosa naturale e spontanea anche se qualcuno teme che possano essere forme di aggregazione pericolose. Gli operatori sono poco soddisfatti delle strutture che la città mette a disposizione dei giovani ed affermano che i ragazzi sono insoddisfatti del loro modo di vivere.

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- PROFESSIONE GIOVANE -

SECONDA PARTE

I GIOVANI NEI GRUPPI INFORMALI

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7. RISULTATI DELL‘INDAGINE NEI GRUPPI GIOVANILI 7.1. Cos‘è il gruppo Pag.11

7.2. I ragazzi nei gruppi Pag.11

7.3. Macerata Pag.11

7.3.1. Lettura territoriale Pag.11

7.3.2. Analisi delle interviste raccolte Pag.11

7.3.3. Le interviste: stralci significativi Pag.11

7.4. Tolentino Pag.11

7.4.1. Lettura territoriale Pag.11

7.4.2. Analisi delle interviste raccolte Pag.11

7.4.3. Le interviste: stralci significativi Pag.11

7.5. Corridonia Pag.11

7.5.1. Lettura territoriale Pag.11

7.5.2. Analisi delle interviste raccolte Pag.11

7.5.3. Le interviste: stralci significativi Pag.11

7.6. Pollenza Pag.11

7.6.1. Lettura territoriale Pag.11

7.6.2. Analisi delle interviste raccolte Pag.11

7.6.3. Le interviste: stralci significativi Pag.11

7.7. Mogliano Pag.11

7.7.1. Lettura territoriale Pag.11

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7.7.2. Analisi delle interviste raccolte Pag.11

7.7.3. Le interviste: stralci significativi Pag.11

7.1. Cos‘è il gruppo

Il gruppo informale di amici è definibile come quella forma di aggregazione spontanea caratterizzata da una frequentazione di tipo continuativo. Per la verità il termine —gruppo“ è usato più da noi che da loro. Per i ragazzi è più spesso la —comitiva“, o la —compagnia“, e già l‘uso di questo termine offre uno spunto sulle caratteristiche di —casualità“ che per i ragazzi ha questa forma d‘aggregazione. In effetti nella nostra zona i gruppi hanno peculiarità differenti da quelle osservate in altri studi in altre parti d‘Italia: la presenza del leader è assolutamente episodica, l‘identità non è fortemente connotata tanto che non usano darsi un nome, non esiste quasi mai un territorio da difendere, un punto di ritrovo immutabile, non si contrappongono ad altri gruppi, sempre ci si tollera, e spesso c‘è scambio tra un gruppo ed un altro o addirittura unione. le storie sono assai variabili: si formano per interessi comuni, o perché si abita vicini, per disgregazione di altri gruppi o per unione di due preesistenti; alcune comitive hanno una aspettativa di vita che può essere anche di poche settimane o una stagione, altri resistono da anni, magari con un zoccolo duro che si conosce dall‘età infantile. A differenza dei gruppi formali (le associazioni) i gruppi di amici (questi sì) sono distribuiti nel territorio in maniera uniforme. I punti di ritrovo variano a seconda della stagione e possono cambiare anche molte volte. Alcuni luoghi sono più ospitali di altri (giardini, piazze) e vedono passare molti gruppi. A fronte di questa mobilità ogni tentativo di posizionare sulla mappa del territorio può avere solo un valore transitorio. Il problema principale per le aggregazioni giovanili è il fatto che in alcune zone non ci sono a disposizione strutture e attrezzature di tipo sportivo o sociale, o se ci sono, non sono liberamente utilizzabili. E‘ chiaro che queste zone sono spesso le periferie, le frazioni; luoghi indicati come a rischio di delinquenza minorile. Il collegamento è elementare: se si offre poco o nulla ai giovani aumenta la probabilità che essi cadano nei comportamenti a rischio.

7.2. I ragazzi nei gruppi

Il gruppo è un ambito fondamentale per la vita del giovane. Al suo interno i ragazzi si divertono, conoscono nuove persone, affrontano esperienze, scordano alcuni problemi e trovano sostegno per altri. Sono vari gli elementi catalizzatori che permettono la genesi di un gruppo, tanto che spesso all‘interno di uno di essi accade che i membri siano del tutto disomogenei per comportamenti e interessi. Il progetto comune, come ha osservato Gustavo Pietropolli Charmet nella sua ultima pubblicazione, è autoreferenziale: i ragazzi non stanno insieme per cercare nemici, un territorio da conquistare, bensì ha come fine il benessere proprio, il benessere della vita psichica del gruppo, cioè stare insieme e condividere esperienze, divertimenti, stati emotivi. Il gruppo è la più qualificata istituzione d‘accompagnamento che il giovane possiede nel corso della crescita capace di erogare affettività, opportunità di relazione coi coetanei. Del tutto confermata anche dai nostri dati, com‘era del resto atteso, il luogo comune che resiste purtroppo da molto che vede il gruppo come potenzialmente pericoloso, capace di traviare ecc. Vale la pensa soffermarsi sulle dinamiche che caratterizzano i gruppi riguardo gli aspetti della trasgressione e della devianza. L‘aggregazione di ragazzi avviene sulla base di similitudini già presenti, e non è credibile che di lì in poi ci sia un percorso in comune dei membri del gruppo. Infatti è assolutamente raro, ad esempio, che un gruppo di tossicodipendenti si formi per percorso unitario di un gruppo sano, si forma invece per aggregazione spontanea di soggetti già dipendenti dalla droga; è assolutamente raro che all‘interno di un gruppo di tossicodipendenti venga accettato un soggetto —sano“ per poi essere —traviato“, è invece tipico che il gruppo si allarghi annettendo altri tossicodipendenti. Questo succede in gruppo gravemente deviante. In tutti i gruppi diciamo così normali (cioè l‘assoluta maggioranza) possono coesistere invece le situazioni personali più diverse. L‘importante è che tra i membri ci sia intesa e rispetto reciproco. Una relazione esclusivamente paritaria: ognuno all‘interno del gruppo ha voce a seconda delle proprie competenze e in questo senso la disomogeneità è spesso una ricchezza, nello stesso tempo è più difficile accordarsi, per esempio decidere come passare la serata. Non esistono leaders, e allora il tempo dedicato alla democratica decisione può dilatarsi enormemente. E non è infrequente che proprio per seguire idee diverse (specie nei gruppi numerosi) ci sia una divisione in sottogruppi. La divisione in sottogruppi nelle comitive di amici avviene per due principali motivi: 1. nel caso si seguano interessi diversi, per cui una parte del gruppo decide per esempio di andare in discoteca, e l‘altra al pub; 2. Per parlare di

77 argomenti particolari che interessano solo una certa fetta del gruppo. Ad esempio potrebbero essere argomenti quali il calcio, la moda, la musica, oppure per confidenze e problemi personali. Naturalmente il sottogruppo —delle confidenze intime“ non è lo stesso della —moda“. Il primo nasce da una selezione ferrea. La scelta delle persone con cui confidarsi (spesso non più di 2-3 persone) spesso cade sulle persone che si conoscono da più tempo, persone dello stesso sesso. Generalmente il gruppo allargato, al completo, è perfetto per soddisfare il bisogno di divertimento, mentre al sottogruppo si demanda l‘esigenza di —intimità“ dei diversi componenti. Nel sottogruppo le (poche) regole che i gruppi dicono di avere sono decisamente più importanti: non si accettano slealtà, non si accettano tentativi di prevalere, si evitano le tensioni e le gelosie. Queste sono le caratteristiche —normali“ di un gruppo, quelle che più spesso consentono di raggiungere il progetto collettivo e il progetto personale riassumibili nelle parole sperimentare, relazionarsi, vivere in benessere. La frequentazione all‘interno della comitiva vive due fasi fondamentale che possiamo semplificare in questi titoli: 1. —Il divertimento; 2. —Lo stare insieme“. Il rito del —divertimento“ si svolge solitamente nei week-end, consiste nel cercare e trovare un modo d‘intrattenimento particolarmente efficace, con aspettative più elevate, che possono non far bastare, tanto per intenderci, una serata al cinema, e possono portare, specie per i gruppi di età maggiore, anche molto lontano da casa. Nei giorni feriali c‘è invece il rito dello —stare insieme“, che prevede il ritrovarsi al solito posto alla solita ora e restare lì a parlare, oppure partire ad una certa ora per le solite mete: lo —struscio“ in Centro, le giostre, la sala giochi, i giardini, il campo di calcetto, la gelateria, il pub ecc. E‘ durante lo —stare insieme“ che il giovane mette in campo se stesso, nei vari argomenti che si affrontano in gruppo, nello scherzare, nel flirtare col sesso opposto. Di solito i comportamenti a rischio sono più connaturati con il rito del —divertimento“ quando non si è disposti ad accettare la noia. Il divertimento è una mèta di importanza variabile, a una distanza variabile, a seconda del gruppo, dell‘individuo. Il costo che si è disposti a pagare anch‘esso è variabile, sia in termini monetari, sia in termini di esposizione al rischio. In generale, se l‘intesa nella comitiva è alta ogni occasione, anche se apparentemente poco stimolante, produrrà ottimi risultati, di conseguenza non ci sarà bisogno di investimenti particolari. Invece se esiste lo sballo del sabato è proprio perché molti gruppi hanno bisogno di un —aiuto“: succede che non ci si diverte, gli amici, il locale non bastano, ci vogliono additivi che facilitino le relazioni, il divertimento. Secondo recenti rilevazioni sul territorio nazionale in un week-end, un ragazzo può arrivare a —bruciare“ fino a 300.000 lire tra alcol, pasticche ecc. L‘uso di sostanze psicotrope facilità la relazione, il rilassamento, non fa sentire la stanchezza. —Fumare“, —bere“, e, da qualche anno, —calare“, sono i modi artificiali per sentirsi in armonia con se stessi e con gli altri, essenziali fautori dell‘intesa con gli amici, e della capacità di fare nuove conoscenze. Secondo le interviste che abbiamo raccolto la sostanza il cui uso è il più preoccupante è l‘alcol, molto diffuso, anche tra i giovanissimi, e sappiamo quanto potenzialmente dannoso possa essere. Segue la marijuana, il cui uso è diffuso (anche tra i più giovani), ma spesso più sporadico che usuale. Preoccupante anche l‘utilizzo della cocaina, che si sta diffondendo tra i più grandi (oltre i 20 anni), tra coloro che lavorano. Ancora difficile capire invece l‘andamento del fenomeno ecstasy e delle altre droghe da discoteca poiché le voci dei ragazzi sono discordanti, ma di certo in alcuni locali c‘è un uso già diffuso. Quando comportamenti quali abuso di alcolici e stupefacenti sono tipici anche dello —stare insieme“, allora ci troviamo in casi di disagio grave. Ecco che ci troviamo di fronte ad una dipendenza che probabilmente è già fisica, ed è ormai senz‘altro psicologica, al rischio di cronicità e di gravi danni per la salute. In tali situazioni, fortunatamente in base alle interviste non sono moltissimi i gruppi in cui ci sono ragazzi a questo livello di disagio, oltre alla prevenzione di ulteriori rischi si deve intervenire anche per la riduzione del danno. Ancora una volta è utile ribadire che il comportamento a rischio a volte si agisce in gruppo, molte altre volte invece è la scelta solo di alcuni componenti. Ma anche quando il disagio è manifesto solo per alcuni membri, il —problema“ è di tutti, poiché a monte c‘è una difficoltà di comunicazione che riguarda tutto il gruppo, i cui sintomi sono: mancanza di sostegno reciproco, ignoranza o menefreghismo sui pericoli impliciti in alcuni comportamenti, noia frequente, scarsa o assente progettualità. Apriamo una parentesi: se anche all‘interno della famiglia non c‘è un‘interrelazione soddisfacente può succedere che il giovane si trovi in un particolare stato di isolamento, non fisico, ma comunicativo. Situazione ideale per affrontare cambiamenti e scelte nel peggiore dei modi; in balia non solo dei comportamenti a rischio —tipici“ (devianza, uso di alcolici o droghe, sesso senza precauzioni), ma anche di altre formule del disagio più subdole e altrettanto pericolose quali le psicosi: nevrosi, esaurimenti, depressioni, che possono condurre a scelte deflagranti quali tentati suicidi, anoressia ecc. Queste ultime sono situazioni più spesso riconducibili a quei giovani che non frequentano gruppi (e secondo i nostri dati sono di certo una percentuale maggiore del 10%) e che spesso vivono un forte disagio ma in modo intimista, dunque invisibile . Tornando ai gruppi, un modo di aiutarli a cambiare è di intervenire informando, e, soprattutto, promovendo possibilità di stare insieme in modo più appagante: con centri di aggregazione, strutture sportive ad accesso libero, feste ecc. Nonostante la fragilità che noi osserviamo, i gruppi si percepiscono come uniti. Al loro interno la filosofia imperante è quella della libertà e del rispetto reciproco. Da questo sentimento deriva per esempio il rifiuto del leader, al posto del quale vige una democrazia che molto spesso è sbilanciata o caotica o poco funzionale. Spesso faticano a decidere quando e cosa fare, concretizzano poco rispetto alle idee di partenza, non recepiscono stimoli esterni, ma questa formula è preferibile al predominio di uno o pochi sul resto del gruppo. Anche nei rapporti tra membro e membro è fondamentale la parità, prima e unica regola: la lealtà, cioè non tradire, non parlare alle spalle. 78

Non si tratta di una matura riflessione sociale, ma della semplice messa in pratica del principio base in cui tutti i ragazzi credono: noi siamo tutti uguali, sullo stesso livello. In contrapposizione agli altri ambiti sociali ove vigono gerarchie (le quali di solito li vedono sul gradino più basso): la famiglia, la scuola, l‘associazione ecc. A questo senso d‘uguaglianza si affianca la necessità di formarsi un‘identità propria, ed ecco che si genera l‘apparente contraddizione in cui i ragazzi vivono quotidianamente: desiderio di uniformarsi e allo stesso tempo di emergere con le proprie peculiarità. L‘apertura mentale è un‘altra costante tra le caratteristiche che si attribuiscono (contrapposta alla chiusura che invece attribuiscono ai genitori e agli adulti in genere), eppure non sono mancati discorsi di tipo razzista, per non parlare dell‘atteggiamento quasi sempre discriminatorio e preoccupato che hanno riguardo gli omosessuali. Arrivando ai comportamenti a rischio dobbiamo sfatare con forza il luogo comune che vuole il gruppo capace di condizionare e portare sulla cattiva strada. Le decisioni relativamente ai comportamenti a rischio avvengono secondo i nostri dati e la nostra opinione in modo autonomo e cosciente. D‘altro canto è logico che non esisterebbero comportamenti a rischio senza relazioni con gli altri. Il confronto con i coetanei è una forza importante che può tirare in questa o in quella direzione: la moda, le necessità, il tempo libero di ogni ragazzo sono influenzati dai suoi ambiti di interrelazione. Il desiderio comune di ragazzi e ragazze è naturalmente quello di avere un‘immagine vincente da spendere con gli altri. La trasgressione - dai tatuaggi, al piercing, ma anche i comportamenti a rischio - secondo la percezione dei ragazzi, a volte può essere lo strumento per guadagnare nel confronto con gli altri, a scalare gradini nella loro considerazione. L‘elemento che comunica e caratterizza la propria persona, l‘elemento che completa. Si tratta di un atteggiamento comunicativo non diretto solo al proprio gruppo, o solo ai coetanei, bensì a tutto il contesto sociale, compresi gli adulti (la famiglia in primis). Altro motivo comune nella filosofia di vita dei ragazzi è il vivere alla giornata, senza progettualità, anzi a volte rigettandola. La scuola infatti è vissuta come un ostacolo nella vita del giovane non certo come un‘opportunità. La scuola fa parte di quegli argomenti che in genere si preferiscono non toccare quando si sta in gruppo. A parte alcune eccezioni Il primo ostacolo in assoluto che i ragazzi dicono di incontrare è però molte volte la loro stessa famiglia: i genitori, responsabili di non riuscire a capire le esigenze, il modo di vita dei figli. Così succede che non ci sia comunicazione: i figli raccontano poco o nulla della loro giornata, dei loro problemi, soprattutto ai padri. Ma quasi mai una situazione simile è attribuibile esclusivamente ai ragazzi: aumentano le famiglie disattente, dove entrambi i genitori lavorano, e i figli sono lasciati a se stessi, o al contrario resistono le famiglie oppressive, che non lasciano spazi autonomi, in questo modo incitando alla trasgressione o dando adito a sentimenti di inadeguatezza. Proviamo ora a guardare il Mondo adulto dal punto di vista e in base alla filosofia dei ragazzi: il sistema in cui vivono è —adultocentrico“, impegnato a giudicare, etichettare, controllare, farcito di regole che limitano troppo la libertà individuale, idealista a parole ma retto su compromessi, impegnato nello —standardizzare“ i giovani e renderli produttivi. L‘atteggiamento che proviene da questa percezione è di completa sfiducia. Non si fidano dei politici, delle forze di polizia, dei giornalisti, dei magistrati e neanche delle Aziende Sanitarie, dei Servizi Tossicodipendenze, e tutto ciò per noi comporta che sia molto difficile poter parlare ai ragazzi facendosi ascoltare. Dalla sfiducia e dal profondo spirito antigerarchico che caratterizza i ragazzi, è facile prevedere che anche un‘iniziativa realizzata con tutti i crismi se percepita come gestita dai piani alti potrebbe fallire. Per questo le proposte da noi avanzate nel capitolo 2 (ad esempio i Centri di frequentazione) cercano vie alternative rispetto all‘utilizzo di figure esclusivamente normative.

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7.3. Macerata

7.3.1. Lettura territoriale

Dai dati raccolti attraverso le interviste individuali e di gruppo abbiamo avuto un quadro di come i gruppi di pari vivono la città. I gruppi spontanei non hanno bisogno di attrezzature particolari, le loro sedi sono improvvisate e possono durare per tutta la durata della vita del gruppo o cambiare dopo pochi giorni. Bar, panchine, giardinetti, scalinate, sono tutti luoghi adatti ad accoglierli. Per questo i gruppi di ragazzi e ragazze sono un po‘ ovunque, articolati abbastanza uniformemente su tutto il territorio. I luoghi di ritrovo —esclusivi“ (la particolare panchina, il tale bar) sono caratteristici delle zone più periferiche, in quartieri come Collevario, la Pace, Santa Croce, Velini, e nelle frazioni (Piediripa, Sforzacosta e Villa Potenza). Il luogo di ritrovo difficilmente è sempre lo stesso durante l‘anno: cambia dall‘estate all‘inverno, per esempio dalla panchina vicino al semaforo di viale indipendenza, dall‘altra parte della strada del bar —Mattiacciu“. Ma può cambiare addirittura a seconda del giorno, dell‘ora, ed ha sempre un rapporto di causalità con le dinamiche interne del gruppo: nel giro di pochi mesi il gruppo si può trasformare, dividersi, o unirsi ad altri. E così cambiano orari, luoghi di ritrovo, attività. C‘è da precisare a questo proposito che la storia un gruppo è quanto di più variabile esiste: ha una aspettativa di vita che va dalle poche settimane agli anni, e in questo tempo si muove nel territorio in modo non sempre prevedibile. A fronte di questa mobilità ogni tentativo di posizionamento dei gruppi su mappa, può avere solo un valore transitorio, e di questo ci siamo resi conto quando a mesi di distanza dalla prima stesura siamo andati a cercare i gruppi lì dove li avevamo sistemati. Ma di positivo c‘è che i luoghi di ritrovo che più si prestano ad ospitare gruppi sono in un certo senso ereditati, passano da gruppo a gruppo, cosicché se le aggregazioni sono sfuggenti, i luoghi di ritrovo sono invece sempre gli stessi. Inoltre ci sono luoghi particolarmente —attraenti“ in cui si ritrovano più gruppi e in cui comunque quasi tutti i gruppi passano prima o poi: li abbiamo soprannominati punti di ritrovo multigruppo. Anch‘essi variano con le stagioni. I giardini Diaz, offrono spiazzi erbosi durante l‘estate, i pub Le 4 porte , Il Pozzo sono i principali punti di partenza o mete durante le serate invernali, e il corso della Repubblica, luogo del consueto struscio, è frequentato in ogni stagione, ma meno rispetto a come lo era nel recente passato, forse a causa della nascita del Centro Commerciale di Piediripa. Comunque sono ancora tanti i gruppi che si ritrovano direttamente lì o nelle vicinanze, ed altri raggiungono Corso della Repubblica dopo essersi riuniti altrove. Invece il Centro Commerciale pur essendo davvero divenuto un luogo di passeggiata oltre che di acquisto non è ancora un luogo privilegiato dai gruppi. Ci sono anche gruppi (specie quelli con età media più bassa) che si ritrovano nel proprio quartiere, in certi bar, panchine ecc.,ma la tendenza generale indica un accentramento. Questo atteggiamento tradisce una mentalità: molti gruppi non si sentono particolarmente legati ad un quartiere, l‘ identità territoriale è per loro un valore secondario, come del resto pare essere anche l‘identità del gruppo, visto che non usano darsi nomi, non si contrappongono ad altri gruppi, e si trasformano con facilità. I giovani di Macerata si ritrovano quasi tutti negli stessi posti, a volte si mischiano, sempre si tollerano. E‘ significativo il fatto che i posti di frequentazione multigruppo sono quasi tutti al centro. I ragazzi stessi hanno interiorizzato il concetto di doversi accentrare per incontrarsi, vedere i negozi, ascoltare musica, divertirsi. Ma dopo essersi incontrati, dopo lo stare insieme a parlare, l‘obiettivo diviene la partenza per il divertimento. Le mete preferite sono (in ordine di lontananza) i pub e altri locali del territorio subito fuori Macerata, le discoteche della fascia costiera (Green leaves, Lola, Tiburon ecc.), le discoteche di Rimini e Riccione. La fase prima della partenza (cioè il ritrovarsi in un dato posto) può essere anche l‘unica della serata, specie in estate quando si esce spesso anche nei feriali. Per questo si è pensato, in accordo col Comune, di effettuare una rilevazione su dove vengono ritrovate bottiglie vuote di birra e altro dagli operatori ecologici. LA lettura effettuata ci dice che l‘abbandono di bottiglie vuote nelle zone vicine al centro è sporadico; tranne in Piazza Mazzini, specie nel periodo estivo in concomitanza con la stagione lirica e una maggiore afflusso di gente. Diversa è la situazione al di fuori della mura di cinta. In corso Cairoli (sala giochi) e nei pressi del Circolo Scacco Matto, entrambe segnalati come luoghi di ritrovo dei ragazzi, sono state spesso trovate molte bottiglie, sia rotte, lasciate in strada, sia nei cestini. Lo stesso al Parcheggio Paladini, anch‘esso punto di incontro di un gruppo da noi intervistato. In linea di massima gli abbandoni sono più ingenti in prossimità dei bar o dei circoli più frequentati al di fuori del centro storico (via Panfilo, viale Trieste in prossimità del Palace, Giardini Diaz, piazza Garibaldi). Le siringhe vengono abbandonate esclusivamente in luoghi di notte poco illuminati, al di fuori delle mura di cinta. Limitatamente al periodo estivo, vengono trovate anche in Piazza Mazzini. Le zone con più ritrovi sono quelle limitrofe ai Giardini Diaz (via Trieste, viale Puccinotti) e a Corso Cairoli, in particolare nei parcheggi e in prossimità di bagni pubblici e monumenti. Nelle frazioni i ritrovamenti sono sporadici.

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Le interviste ai gruppi. I Giardini Diaz sono risultati essere il luogo migliore per contattare ed intervistare i gruppi; il centro storico, con il rumore del traffico e la possibilità di essere visti da conoscenti, limita notevolmente la spontaneità degli intervistati. I gruppi contattati sono stati 30; solo 14 hanno accettato l‘intervista (7 misti e 7 monosessuati). Hanno partecipato alle interviste 121 giovani (84 maschi, 37 femmine). L‘ampiezza dei gruppi è stata variabile, da 3-4 unità a oltre 20. La maggioranza degli intervistati è formata da maschi, i quali, nei gruppi misti, rappresentano il nucleo abituale del gruppo. Il gruppo tipo è formato da 5-6 persone, prevalentemente maschi, di un‘età di 16-17 anni, e che frequentano le scuole superiori.

7.3.2. Analisi delle interviste raccolte

Storia del gruppo

L‘origine dei gruppi risale prevalentemente alle amicizie precoci, instaurate tra abitanti dello stesso palazzo o quartiere, o alla creazione di legami nell‘ambiente scolastico, dalle elementari e alle medie superiori. Non di rado la formazione dei gruppi avviene attraverso la disgregazione di altri gruppi, la qual è dovuta prevalentemente al cambiamento di interessi dei componenti o a causa di conflitti originati da interessi diversi, mancanza di intesa o lealtà nei rapporti. Un‘ulteriore modalità di nascita dei gruppi consiste nella condivisione di un medesimo hobby, come ad esempio a Macerata, il gruppo degli skatisti. Il nucleo del gruppo è formato da persone che si conoscono solitamente da molto tempo, anche fin dalle elementari, alle quali se ne sono aggiunte altre conosciute a scuola, a lavoro, nei luoghi più disparati, o portate da altri componenti del gruppo. I ragazzi affermano che nuovi membri sono accettati senza iter particolari, ma bisogna sottolineare che, nella maggioranza dei casi, i nuovi sono —introdotti“ da qualcuno la cui presenza all‘interno del gruppo era già consolidata.

SCHEDA 1 Macerata, Giardini Diaz,Gruppo di 4 maschi. Età 16-20 anni. ... Descrivete il vostro gruppo, cosa fate solitamente? Non facciamo niente di particolare, siamo tutto il giorno, non studiamo un gran ché. Andiamo a scuola, ma facciamo il minimo indispensabile. Comunque non facciamo tutti la stessa scuola. Come vi siete e conosciuti, come siete diventati amici? Ci siamo conosciuti casualmente, la città è piccola. Siamo di posti diversi: io del convitto Io di Santa Croce Io di Villa Potenza E io di Collevario. ... E dove vi incontrate solitamente? Sempre qui ai giardini oppure in piazza. Cosa fate quando di incontrate? Niente di particolare. Parliamo Di cosa parlate? Di droga! e di tutto... E le ragazze fanno parte del vostro gruppo? Ne frequentate? Siamo tipi fugaci, una botta e via, poi scappiamo via. Cos'è che vi unisce? Abbiamo gli stessi interessi, lo stesso modo di pensare. Cioè? Ci dobbiamo divertire il più possibile... il modo di intendere la vita è lo stesso, siamo contro il sistema. Quale l‘ideale che più vi unisce? Il nostro vivere la libertà personale. Io ho una certa libertà, entro quei limiti devo poter fare tutto quello che mi pare.

Rapporti interni al gruppo

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Nel corso delle interviste ai gruppi, si è posta l‘attenzione sulla presenza interna di sottogruppi, sul modo di prendere decisioni, sulla comunicazione di gruppo e, nel caso di gruppi misti, sulla comunicazione tra maschi e femmine. Generalmente i gruppi affermano di essere uniti, ma al loro interno si formano dei sottogruppi nel caso si debbano seguire diversi interessi o si debba parlare di problemi personali. Per quanto riguarda il seguire interessi diversi, il gruppo si divide principalmente durante il sabato sera, perché l‘andare in discoteca non è un‘abitudine condivisa da tutti. La modalità di parlare di cose intime e personali solo con alcune persone, è invece più frequente, ma non sembra creare spaccature all‘interno del gruppo, anzi è vissuta in maniera naturale e compatibile con la vita del gruppo. La selezione delle persone con cui confidarsi avviene principalmente in base alla conoscenza e, nel caso dei gruppi misti, in base al sesso. Il fenomeno dei sottogruppi sembra più frequente nei gruppi molto ampi (10-20 persone) e nei quali ci sia la componente femminile. Infatti, quasi esclusivamente nei gruppi monosessuati e di dimensioni abbastanza ristrette (5-8 persone), i problemi dei singoli componenti rappresentano tranquillamente argomento di discussione. In base alle esperienze emerge che il gruppo allargato soddisfi il bisogno di divertimento, mentre il sottogruppo risponda all‘esigenza di —intimità“ dei diversi componenti. E‘ probabilmente questo, la soddisfazione di due diversi bisogni sentiti dalla quasi totalità del gruppo, che permette il convivere di gruppo e sottogruppi. Tutti i gruppi intervistati si percepiscono come uniti, malgrado, come detto prima, gli interessi dei componenti siano spesso diversi. I litigi, anche se presenti, non incidono più di tanto sulla compattezza. I motivi per cui si litiga sono considerati —stupidi“, non di grossa entità e si risolvono parlandone. L‘unione del gruppo, secondo i ragazzi, è data dall‘amicizia. Questo ci ha spinto a chiedere che significato attribuivano a questo concetto. Le risposte che abbiamo avuto si riferiscono alla fiducia, all‘aiuto reciproco, al rispetto, al saper ascoltare e consigliare. Qualcuno ha affermato che non tutti i componenti del gruppo rispondono a queste caratteristiche, quindi pur non manifestandolo apertamente, non tutti sono considerati come amici veri, bensì semplici conoscenti. Questo ad ulteriore conferma del fatto che i rapporti più intensi non sono estensibili a tutti i componenti del gruppo. Opinione comune è che l‘unica regola che si deve rispettare per preservare —l‘amicizia“ all‘interno del gruppo, è la lealtà, il non tradire, il —non parlare alle spalle“. Relativamente alla vita interna al gruppo, altri argomenti trattati sono stati la leadership ed i processi decisionali. Secondo le affermazioni degli intervistati, le decisioni relative al gruppo vengono prese —democraticamente“, mostrando la chiara volontà di ascoltare le opinioni di tutti, negando la presenza di un leader. Ognuno deve essere libero di fare le sue scelte. Comunque, durante l‘intervista di gruppo si è potuto osservare che il comportamento di alcuni risultava predominante, o più propositivo, più trainante, mentre gli altri assumevano un ruolo marginale.

SCHEDA 1 Macerata, Giardini Diaz,Gruppo di 4 maschi. Età 16-20 anni. ... Vi è mai capitato di mescolarvi ad altri gruppi? Sì, ormai ci conosciamo un po' tutti. La città è piccola e più o meno abbiamo tutti gli stessi interessi. Oltre agli amici a chi altri fate riferimento? Io, alla famiglia e a me stesso. Gli amici, la famiglia e me stesso. Anche e per me (non tutti rispondono). Tra di voi parlate anche di problemi personali? Sì, io sì. Anch'io. Vi sentite amici veri? Sì! (tutti d'accordo) Quando avete un problema personale nel parlate in gruppo oppure magari solo a una persona del gruppo? Di solito solo a una persona. (tutti d'accordo)

Rapporti con l‘esterno

Oltre ai rapporti interni al gruppo, siamo andati a testare il rapporto dei ragazzi con la famiglia. In questo caso le opinioni non sono state di gruppo, ma personali e differenti, relative alle singole esperienze dei componenti. In generale i ragazzi parlano di un rapporto —buono“, —tranquillo“, ma alcuni si lamentano della mancanza di libertà e dello scarto generazionale che porta ad una scarsa comunicazione. In molti hanno denunciato il problema della diversità generazionale. I ragazzi pensano che la loro realtà sia talmente diversa rispetto a quella vissuta in gioventù dai loro genitori, che li considerano incapaci di capirla, ma soprattutto incapaci di capire le nuove esigenze che scaturiscono

82 dal vivere in un‘epoca diversa. Evitano così di parlare delle loro amicizie, delle loro esperienze, perché sanno di non essere compresi in partenza. Qualcuno di loro ha cercato un dialogo, ma vedendosi frainteso, ha escluso altri tentativi. I genitori sono stati spesso accusati di avere un atteggiamento di iper protezione e controllo, denunciando così una mancanza di fiducia nei confronti dei figli, che il più delle volte vorrebbero una maggiore elasticità degli orari di rientro. Rimane quasi sempre esentato dal controllo dei genitori il gruppo di amici del figlio. Nel corso delle interviste è emerso che quando il rapporto con la famiglia è —buono“ e —tranquillo“, nella maggioranza dei casi lo è perché i ragazzi —filtrano“ le cose da dire. In questa maniera evitano che i genitori si preoccupino troppo e che creino loro dei problemi. Oltre ai mancati rapporti comunicativi tra genitori e figli, si è notevolmente ridotto anche il tempo che i giovani dedicano alla famiglia. Questa situazione trova ulteriore conferma nei risultati dei questionari distribuiti nei gruppi formali. Come detto prima, la quasi totalità degli intervistati appartiene alla popolazione studentesca, di conseguenza l‘argomento scuola ha avuto un buon successo nell‘intervista. L‘ambiente scolastico è visto in maniera positiva per quanto concerne i rapporti con gli altri alunni, ma non tutti gli intervistati concordano sull‘utilità della formazione che la scuola italiana offre. Le critiche riguardano diversi aspetti: conflittuale è il rapporto con gli insegnanti, alcune materie vengono considerate inutili, l‘organizzazione della scuola non tiene conto delle opinioni degli studenti. I professori, visti il più delle volte come —ingiusti“, sembrano essere la causa della demotivazione degli studenti, che affermano di sentirsi delle —vittime del sistema“. Inoltre gli insegnanti sono anche accusati di non saper interessare gli alunni, preoccupandosi solo di portare a termine il programma ministeriale. Nonostante i gruppi si siano infervorati nel parlare dell‘argomento scuola, la maggior parte di loro ha però affermato che non ne discutono di solito in gruppo, perché — ... finite le 5 ore, la scuola si lascia lì“. Generalmente le ragazze dedicano più tempo allo studio, pensando che una buona istruzione, una laurea, siano delle garanzie per un buon futuro lavoro. Per la maggioranza dei ragazzi l‘iter scolastico non è visto in funzione di un lavoro futuro, ma come —parcheggio alternativo“ all‘attività lavorativa, troppo impegnativa per i ragazzi della loro età (16-17 anni). Al momento dell‘intervista quasi tutti hanno affermato di vivere la vita giorno per giorno, cercando di divertirsi finché possono. Tutto questo porta alla ribalta il problema della non progettualità della maggioranza dei giovani, soprattutto dei maschi. Questo è probabilmente giustificato dal fatto che vedono il futuro in maniera molto incerta, quando decidono di pensarci, preoccupandosi soprattutto per il lavoro. Come dichiarato in partenza, la parte di ricerca condotta nei gruppi spontanei aveva il fine di conoscere sia la vita interna al gruppo, sia le loro relazioni con il proprio contesto sociale. Lo Stato italiano, e in particolare i politici, sono bersaglio di molte critiche. C'è un diffuso disamore nei confronti della politica, vista come un ambiente in cui non si tutelano i diritti del cittadino, ma del politico. La maggioranza degli intervistati dice di non interessarsene e di non volerci capire niente. Anche le forze dell'ordine sono viste in chiave negativa e non viene loro assegnata la funzione di difesa del cittadino, anzi. La condivisione di uno spazio comune quali i Giardini Diaz, non crea tra i diversi gruppi particolari problemi. Alcuni mostrano un comportamento di indifferenza nei confronti degli altri gruppi, ma la maggior parte interagiscono e si mischiano. Hanno buoni rapporti, in occasioni particolari (25 aprile, 1° maggio, Capodanno) collaborano per l‘organizzazione di feste, alcuni ragazzi affermano di frequentare anche più gruppi. Questo modo di comportarsi dimostra tolleranza reciproca. A detta dei ragazzi la stessa tolleranza è estesa anche agli extracomunitari. Alla domanda —Accettereste un extracomunitario nel vostro gruppo?“, tutti istintivamente rispondono che la razza non ha importanza, —...dipende da come si comporta, se è una persona a posto non avremo problemi... come con chiunque“. I pregiudizi saltano però fuori quando si parla dell‘immigrazione in generale. Solo 4 gruppi su 14 si sono mantenuti sulla posizione iniziale. Nei restanti 10 gruppi, andando avanti nel discorso, si sono palesate opinioni contrastanti: alcuni riaffermano che ogni persona deve essere valutata in quanto persona (soprattutto le ragazze) e non in base alla nazionalità, altri invece vedono gli immigrati come un pericolo perché —...rubano il lavoro agli italiani, non hanno voglia di lavorare, la maggioranza, portano droga e delinquenza“. Sono gli albanesi a suscitare gli asti maggiori. La tolleranza e la libertà di azione e di opinioni sembrano gli ideali realmente condivisi, almeno a parole, da tutti i giovani, indipendentemente dall'età e dal sesso. Tale comportamento interessa anche tematiche più "scottanti" come il suicidio. Infatti la maggioranza, pur non condividendo questa scelta, la giustificano e la ritengono ammissibile, riconducibile alla libera gestione della propria vita. I motivi che spingono a questo gesto potrebbero essere seri problemi a livello personale o familiare. In un gruppo di ragazze intervistato, due di loro (di 18 anni) hanno ammesso di aver tentato il suicidio per delusioni amorose. Sembra tranquillo il rapporto che le ragazze hanno col cibo, anche se la quasi totalità dice di avere almeno un'amica o una conoscente che ha, o ha avuto, problemi legati a disturbi alimentari, seppure in maniera passeggera. In generale affermano di piacersi, ed ammettono che in definitiva non si imporrebbero particolari restrizioni per cambiare la loro immagine. A differenza delle nostre aspettative, più frequentemente abbiamo incontrato dei ragazzi che hanno ammesso di non piacersi e di non avere successo con le ragazze.

SCHEDA 1 Macerata, Giardini Diaz,Gruppo di 4 maschi. Età 16-20 anni. ... Cosa cambiereste di questo sistema? Vorrei più libertà. Libertà di fare cosa?

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Per varie cose, per esempio siamo a favore della liberalizzazione delle droghe leggere. Poi mi dà fastidio che gli sbirri rompono le scatole a noi quando ci sono problemi più importanti. Quali sono i problemi più importanti? Per esempio la gente che fa realmente casino, invece vengono da noi che siamo sempre tranquilli. E poi in generale non ci piace la mentalità della gente di Macerata, è chiusa! Nessuno si fa i cazzi suoi. Che tipo di ostacoli hai da questa mentalità chiusa? La gente si fa un casino di pregiudizi su di noi. No, la gente si fa pregiudizi su tutto. una mentalità proprio bigotta, la gente che non ha niente da fare e allora giudica e chiacchiera. Allora voi siete stati oggetto di pregiudizi da parte di qualcuno? Io no! Io sì invece! sul gruppo che frequentato prima il prete della parrocchia ha fatto addirittura una predica: siamo vandali, siamo senza religione, delinquenti, diceva a messa! Me lo ha riferito mia madre. E con i genitori, come va? Con i genitori ho un buon rapporto. Anche a scuola pensate che sia poca libertà? No per me la scuola va bene così. Non è vero per me non va bene così. Anche a scuola c'è la stessa mentalità ristretta, chiusa che hanno quasi tutti. Voi fate qualcosa per superare questa mentalità ristretta? Noi non possiamo fare niente. Quello che facciamo è stare tra di noi e parlare il meno possibile con chi non capisce. Frequentiamo solo una ristretta cerchia di persone. Siamo sempre noi. Ci andate alle feste? Sì, alle feste sì. In discoteca no! Adesso comunque i ragazzi non hanno una mentalità come quella degli adulti. In definitiva alle feste ci divertiamo e parliamo con tutti. Sono gli adulti che non vanno, comprese le istituzioni. Cosa intende per istituzioni, a chi vi riferite? A tutto, alla legge, ai poliziotti, ai politici. C'è una burocrazia che fa schifo, è tutto una merda. Per fare un documento devi fare milioni di giri, è appunto uno schifo, non c'è niente di positivo. ...

Uso ed abuso, comportamenti a rischio

Attraverso gli incontri con i gruppi abbiamo tentato di capire quale fosse l‘atteggiamento degli adolescenti nei confronti dell‘uso di alcool e droga, l‘eventuale ricorso a queste sostanze, il loro livello di informazione sui comportamenti a rischio. Tutti i gruppi intervistati (tranne uno composto da sole tredicenni) consumano alcool abitualmente durante il fine settimana, soprattutto il sabato. Spesso alcuni hanno ammesso che —...il sabato è sbornia fissa!“. L‘uso o abuso di alcool avviene quasi esclusivamente in gruppo, nessuno decide di prendersela se gli altri non bevono con lui/lei, questo li manderebbe —in paranoia“. Tale modalità non cambia in base all‘età dei componenti del gruppo o in base alla presenza femminile. La motivazione più frequente adottata per giustificare l‘uso di alcolici in gruppo è quella del divertimento, dell‘allegria. L‘alcool non pare però essere uno strumento per rompere la noia, a quanto affermano, perché riescono a divertirsi, ridere e scherzare anche senza bere. Le occasioni in cui capita di esagerare col bere sono soprattutto le feste e le cene. Tutti i gruppi sembrano assumere una posizione comunque molto tollerante nei confronti dell‘alcool e di chi ne usa e abusa. Quasi nessuno fa uso di droghe pesanti (eroina, cocaina, acidi, ecstasy), il consumo sporadico di hashish e marijuana è invece abbastanza diffuso (7 gruppi su 14). Solo pochi ammettono che senza l‘uso di alcool e droghe non riuscirebbero a divertirsi durante il fine settimana, ma dai loro racconti emerge che per quasi tutti costituisce un tipo di, o forse l‘unico, diversivo al tran-tran quotidiano. Prospettando loro l'evenienza che uno del gruppo potesse diventare tossicodipendente, la quasi totalità dei ragazzi risponde che tenterebbe di convincerlo a smettere, sostenendolo, standogli vicino, non lo allontanerebbero dal gruppo. E' ovvio che se la persona non si vuol fare aiutare, gli lascerebbero la libertà di continuare a drogarsi, perché "... tanto se non vuole smettere lui, io non posso fare niente". Comunque quasi tutti non si rivolgerebbero ai servizi pubblici o ai genitori del ragazzo, perché sarebbe come tradirlo. Al limite illustrerebbero il problema ad una persona più grande di cui si fidano. Di solito chi afferma che si rivolgerebbe ai servizi competenti ha un'età minore (13-15 anni) ed è di sesso femminile. Giustificano questo loro orientamento dicendo che sono troppo giovani ed inesperte per gestire una situazione così problematica. Per quanto riguarda i comportamenti a rischio, in particolare i rapporti sessuali non protetti, la quasi totalità dei ragazzi dichiara che usa o userà il preservativo nei rapporti occasionali, principalmente per paura di gravidanze indesiderate. Il pericolo di contrarre malattie a trasmissione sessuale, in particolare il virus dello HIV, è comunque sentito e sembra preoccupare principalmente le ragazze.

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SCHEDA 3, MACERATA, Piazza Oberdan, Gruppo di 15 maschi. Età 15-16 anni.

... A voi non è mai capitato di far uso di droghe leggere? No. Io l‘ho provata con degli amici e poi basta. Siete favorevoli alla legalizzazione? No, io sono contro per due motivi: il primo è che molti ragazzi sono stupidi, si fanno le canne per farsi grandi e se la legge legalizza le canne, poi questi passano alle pasticche; il secondo motivo è che io tra 30 anni avrò un figlio dell‘età mia, forse, io come faccio a non pensare che lui quando andrà dal tabaccaio, anziché comprare un pacchetto di sigarette —Marlboro“ non si compra le canne? La maggior parte è contraria o favorevole alla legalizzazione delle droghe? Contraria. Visto che uno dei vostri argomenti preferiti sono le ragazze, come state messi? Tante amiche, però rapporti sessuali no, purtroppo. Nel caso in cui vi capiti una storia di una sera, voi lo usereste il preservativo? Sì, per evitare gravidanze indesiderate. Io no, perché a 15-16 non ci può avere l‘AIDS... A me il film —Philadelfia“ mi ha fatto capire il problema.

Opinioni e proposte per Macerata

Le opinioni su Macerata sono contrastanti: c'è chi desidera andarsene in una città più grande, c'è chi invece la considera una cittadina a misura d'uomo. Chi appartiene alla prima fazione denuncia che a Macerata non c'è niente: non vengono organizzati concerti perché non ci sono luoghi adatti per farli, non ci sono discoteche che facciano musica decente, non ci sono sufficienti strutture sportive, ecc.. comunque tutte lamentele riguardanti le opportunità inesistenti per un consumo diversificato del tempo libero (delle uscite serali in particolare). Questo li obbliga a continui spostamenti, e chi non ha la patente con relativa auto (la maggior parte), si vede obbligato a fare le stesse cose, a frequentare sempre gli stessi locali. Altre persone si trovano bene a Macerata perché, non essendo particolarmente grande, hanno tutto a portata di mano senza grandi spostamenti. Molto apprezzata è anche la sua tranquillità, grazie alla quale anche le ragazze possono liberamente girare di notte. C'è anche da dire però che questa schiera di persone è molto esigua. Opinione comunque diffusa è che la mentalità del maceratese medio adulto è molto ristretta.

7.3.3. Le interviste: stralci significativi

SCHEDA 1 Macerata, Giardini Diaz, Gruppo di 5 maschi. Età 16-20 anni.

(uno dei presenti si allontana prima che l‘intervista cominci dicendo che tornerà poi) Descrivete il vostro gruppo, cosa fate solitamente? Non facciamo niente di particolare, stiamo insieme tutto il giorno, non studiamo un gran ché. Andiamo a scuola, ma facciamo il minimo indispensabile. Comunque non facciamo tutti la stessa scuola. Come vi siete e conosciuti, come siete diventati amici? Ci siamo conosciuti casualmente, la città e piccola. Siamo di posti diversi: io del Convitto Io di Santa Croce. Io di Villa Potenza. ...E io di Collevario. E dove vi incontrate solitamente? Sempre qui ai giardini oppure in Piazza. Cosa fate quando di incontrate? Niente di particolare. Parliamo. Di cosa parlate? Di droga! e di tutto... E le ragazze fanno parte del vostro gruppo? ne frequentate? Siamo tipi fugaci, una botta e via, poi scappiamo via. Cos'è che vi unisce? Abbiamo gli stessi interessi, lo stesso modo di pensare.

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... Quali sono gli interessi che vi uniscono? Quale il modo di pensare? Ci dobbiamo divertire il più possibile... il modo di intendere la vita è lo stesso, siamo contro il sistema. Cosa cambiereste di questo sistema? Vorrei più libertà. Libertà di fare cosa? Per varie cose, per esempio siamo a favore della liberalizzazione delle droghe leggere. Poi mi dà fastidio che gli sbirri rompono le scatole a noi quando ci sono problemi più importanti. Quali sono i problemi più importanti? Per esempio la gente che fa realmente casino, invece vengono da noi che siamo sempre tranquilli. e poi in generale non ci piace la mentalità della gente di Macerata, è chiusa! Nessuno si fa i cazzi suoi. Che tipo di ostacoli hai da questa mentalità chiusa? La gente si fa pregiudizi su di noi. No, la gente si fa pregiudizi su tutto. Una mentalità proprio bigotta, la gente che non ha niente da fare e allora giudica e chiacchiera. Allora voi siete stati oggetto di pregiudizi da parte di qualcuno? Io no! Io sì invece! Sul gruppo che frequentavo prima il prete della parrocchia ha fatto addirittura una predica: siamo vandali, siamo senza religione, delinquenti, diceva a messa! Me l'ha riferito mia madre. E con i genitori, come va? Con i genitori ho un buon rapporto. Anche a scuola pensate che ci sia poca libertà? No per me la scuola va bene così. Non è vero per me non va bene così. Anche a scuola c'è la stessa mentalità ristretta, chiusa che hanno quasi tutti. Voi fate qualcosa per superare questa mentalità ristretta? Noi non possiamo fare niente. Quello che facciamo è stare tra di noi e parlare il meno possibile con chi non capisce. Frequentiamo solo una ristretta cerchia di persone. Siamo sempre noi. Ci andate alle feste? Sì, alle feste sì. In discoteca no! Adesso comunque i ragazzi non hanno una mentalità come quella degli adulti. In definitiva alle feste ci divertiamo e parliamo con tutti. Sono gli adulti che non vanno, comprese le istituzioni. Cosa intende per istituzioni, a chi vi riferite? A tutto, alla legge, ai poliziotti, ai politici. C'è una burocrazia che fa schifo, è tutto una merda. Per fare un documento devi fare milioni di giri, è appunto uno schifo, non c'è niente di positivo. Ma avete un ideale che vi unisce? Il nostro modo di intendere la libertà personale. Io ho una certa libertà, entro quei limiti devono poter fare tutto quello che mi pare. Esercitando questa libertà vi è mai capitato di dare fastidio a qualcuno? No, a me non è mai capitato. Neanche a me.

Siamo alle battute iniziali dell‘intervista e il Gruppo 1 l‘ha autonomamente centrata sulla conflittualità con il mondo adulto: le istituzioni, la scuola, la gente in genere. La mentalità della gente è giudicata ristretta ed etichettante, una mentalità che non può non contrapporsi alla loro visione che al contrario si fonda su una libertà individuale —ideale“, sulla tolleranza e sull‘indipendenza.

... Quando dovete prendere delle decisioni su cosa fare, come le prendete? La maggioranza vince. Siamo disorganizzati al massimo. Le cose che facciamo le decidiamo all'ultimo minuto. Alla fine ci si mette sempre d'accordo... Sì, ha alla fine sì. L'importante è che stiamo tutti assieme. Vi capita mai di dividervi? No. Vi divertite? Sì. Cosa fate quando andate fuori, descrivete una serata a tipo? (ridono). Qualcuno ha la patente? 86

Si ce l'ha lui. Quindi tu —scarrozzi“ tutti gli altri? Sì. Dove è che andate, vi piace rimanere qui intorno o andate anche fuori? Andiamo spesso fuori. Alle feste. Che tipo di feste, organizzate da chi? Spesso andiamo al centro sociale. Sì, al centro sociale. Ma anche dentro le case. Quelle feste in cui ti diverti, fai quello che ti pare, casino. No... Sì invece, in fondo cerchiamo quello. Ci piace la musica...

Non esiste un leader che prende le decisioni per gli altri, e non ne troveremo quasi mai in alcun altro gruppo. L‘obiettivo del gruppo è il divertimento ma prioritariamente si deve restare assieme (è un elemento che nei gruppi più grandi non è invece indispensabile), infatti si tratta di un gruppo di appena 5 o 6 elementi che hanno interessi e carattere molto simile e ciò ha senz‘altro favorito un‘estrema coesione. Il processo decisionale è democratico anche se caotico, e naturalmente deriva da quella visione libertaria che li caratterizza. La libertà vuol dire non essere inquadrato in certe regole, anche a rischio di totale disorganizzazione. Interessante notare però che i ragazzi sono sì affezionati a questa libertà caotica (evitiamo di dire anarchia), ma nello stesso tempo si lamentano della disorganizzazione, dell‘inefficienza delle istituzioni. Spesso gli intervistatori si sono trovati di fronte a discorsi inconcludenti, che saltano passaggi logici. Appare evidente che non solo la linea di comportamento, ma anche l‘atteggiamento mentale dei ragazzi è molto spesso istintivo. Riflettono sì su varie questioni, ma il più delle volte a comparti stagni, così che coesistono spesso contraddizioni (es. si dicono aperti, ma poi hanno preconcetti verso gli immigrati o gli omosessuali).

... Vi è mai capitato di mescolarvi ad altri gruppi? Sì, ormai ci conosciamo un po' tutti. La città è piccola e più o meno abbiamo tutti gli stessi interessi. Oltre agli amici a chi altri fate riferimento? Io, alla famiglia e a me stesso. Gli amici, la famiglia e me stesso. Anche e per me (uno non risponde). Tra di voi parlate anche di problemi personali? Sì, io sì. Anch'io. Vi sentite amici veri? Sì! (tutti d'accordo) Quando avete un problema personale ne parlate in gruppo oppure magari solo a una persona del gruppo? Di solito solo a una persona. (tutti d'accordo)

Rispetto ad altri studi compiuti in Italia, sembrano non essere realtà del nostro territorio gruppi a forte identità, chiusi in se stessi e contrapposti a gruppi rivali. L‘atteggiamento prevalente è quello di mescolarsi senza problemi ad altri gruppi. L‘atteggiamento non solo del Gruppo 1 ma dei giovani di Macerata in generale. Di nuovo, se vogliamo, possiamo ricondurre il comportamento a quell‘idea di fondo così libertaria che tanto è connaturata all‘atteggiamento dei ragazzi. Il fatto di mescolarsi, come nel caso del gruppo 1, non impedisce che tra i membri si instauri una forte coesione, che permetta di raggiungere un‘intima confidenza. Il —noi“ contrapposto a —loro“ è una dinamica che già in molti hanno descritto come processo utile alla creazione d‘identità del gruppo, alla coesione. Orfani di una, i nostri gruppi ne hanno trovata un‘altra: la dinamica di contrapposizione non avviene verso altri gruppi, bensì nei confronti degli adulti.

In famiglia parlate di problemi personali? Io sì. Io di solito si. Io parlo solo con mia madre, con mio padre meno. Non perché è cattivo, è una questione di mentalità. Come mia madre, se le racconto qualcosa mi sta a sentire, invece mio padre da un orecchio gli entra e dall'altro gli esce. Non è stupido, non vuole sentire, è che ha quella mentalità che a Macerata ha il 90% della gente: ristretta. Se ha un'idea, su quell'idea rimane, non si smuove più. Mettiamoci anche il fatto che mamma ha studiato, papà no. Ë una cosa che bene o male dice. Sì, è vero (interviene l'amico). In che senso, volete dire che apre la mente? 87

Sì (entrambi d'accordo). Studiare non piace a nessuno, però la mente te la apre. Quindi voi, ritenete importante la scuola? No la scuola! Basandosi solo sul sistema scolastico non si cresce. Si tende solo a considerare il voto. Però indirettamente la mente te la apre. Basandosi solo sulla scuola non si arriva da nessuna parte. Sì! La scuola è solo un punto di partenza. In fondo penso che con la mente aperta ci si nasce, anche se studi se sei fatto in un modo non cambi. Per te l'apertura mentale è una cosa innata dunque? Studiare, esercitare la mentre aiuta. Però è una cosa innata l'apertura mentale. Si è vero. C'è tanta gente che non riesce a entrare dentro certe cose. Se una persona non ci passa dentro determinate cose non riesce proprio a capirle. Del resto la vita serve a farsi delle esperienze. Non capisco perché... io per esempio, a scuola non ho fatto mai niente, le situazioni di altre persone le capisco anche se non ci sono passato. Invece gente, diciamo così, istruita certe cose non le capisce.

Per il Gruppo 1 la mentalità della gente di Macerata è il problema percepito come maggiore. Come loro la pensano molti gruppi che se la prendono con la mentalità —contadina“ della gente. La stessa mentalità riconosciuta anche nei propri genitori. Sono infastiditi da come gli adulti li etichettino, senza entrare nel loro punto di vista, giudicandoli con processi sommari. Succede eppure che alcuni ragazzi abbiano un rapporto buono, anche confidenziale con i genitori, ma in questi casi, come il ragazzo del gruppo 1, succede spesso che si scelga solo un genitore per parlare (di solito è la mamma sia per le ragazze sia per i ragazzi).

… Suonate strumenti, fate parte di gruppi musicali? Sì, io suonavo, adesso ho smesso. Io faccio parte di un gruppo Anch‘io. Io sono in cerca... Che strumenti suonate? Io il basso. Anch'io. Io suonavo la chitarra . Io la batteria. Che tipo di musica fate? Mi piacerebbe fare grunge mischiato a Crossover, hardcore. A me piacciono gruppi tipo i Nirvana, gli Slayer… Un interesse comune è quindi anche la musica? Sì, ci scambiano le cassette, ce le duplichiamo. Condividiamo anche i generi. Al di là degli interessi e delle idee che vi uniscono, sentite qualcosa di profondo che vi lega l'uno all'altro? Sì. E' il modo di vedere le cose, che bene o male abbiamo tutti uguale. Il modo di intendere la vita. Il modo di pensare più o meno è lo stesso. Ed è capitato che qualcuno di voi ha cominciato a pensarla diversamente? Come vi siete comportati? Tranquillamente. Tranquilli, Rispettando le decisioni. Con tolleranza. Siamo tolleranti al massimo. Noi per esempio non ci facciamo problemi se una persona va in giro nuda. Mica uno deve avere sempre le stesse idee. Se le cambia è giusto che porti avanti le idee sue. Voi siete molto liberi e tolleranti, ma ci sono regole da rispettare nel vostro gruppo? (non rispondono, semplicemente fanno no con la testa) Se uno manca di rispetto agli altri? Se ne parla. Non c'è nessuna regola? Neanche una stupidata tipo la puntualità? No. No. Non esistono regole. Anche perché decidiamo sempre all'ultimo momento, siamo caotici. Però penso che la lealtà sia importante per voi. Quella sì. Sì (tutti d'accordo). 88

Se uno è amico con una persona certe cose le pretende. Se qualcuno vi fa uno sgarbo come reagite? Sgarbo di che tipo? Se è grave lo ammazzo di botte. Oppure con un passamontagna nero e una mazza da baseball gli entro dentro casa e distruggo tutto. Tipo parlare dietro, far girare voci sul vostro conto. Queste cosa non succedono. Se sono amici veri non succedono. Non vi è mai capitato un amico che poi non si è rivelato tale, vi ha in un certo senso tradito? Sì questo sì. Come vi siete comportati? L'ho preso e l'ho "attaccato" contro un palo della luce, quando ho visto che si metteva a piangere l'ho lasciato andare. Io non ci parlo più, lo saluto, ma se posso lo evito. A me è successo, che poi usciva insieme a noi e toccava starmi zitto. Adesso non più fortunatamente. Io lo considero una merda, ma in fondo tutti lo considerano una merda.

Come detto, il senso di libertà prevarica qualsiasi altro elemento, così che non esistono regole nel gruppo. Unica eccezione: la slealtà, mai tollerata, anzi provoca in alcuni una reazione violenta. L‘uso della violenza è un comportamento che purtroppo è visto come possibile soluzione a situazioni di conflittualità. La violenza è quasi esclusivamente maschile e scaturisce anche per motivi futili (un litigio, tifo sportivo, questioni di ragazze). E non è solo verso gli altri: accade che sia diretta pure contro se stessi. I ragazzi (ma anche le ragazze) a volte reagiscono a situazioni negative con azioni contro la propria persona, si fanno del male in vari modi: con le sostanze psicotrope, con l‘alimentazione, colpendosi, ferendosi, tentando il suicidio.

… Se si creano tensioni tra di voi ne parlate? Sì. Anche se veramente tensioni tra di noi proprio non se creano. No infatti. Da quando esco con loro tensioni non ce ne sono mai state. No tensioni non ce ne sono, però a me pare che tutta la gente non sa che cazzo vuole, una banda di dispersi che aspettano qualcosa che non si sa che cazzo è. Anche voi aspettate qualcosa? No. Niente. Io mi accontento di come sto. Alla fine stai bene, le giornate le passi bene, ti diverti. Pensate mai a quello che sarete tra 10 anni? Io sempre. E 'na madosca! io ci penso dalla mattina alla sera! Ed è una preoccupazione? A volte come preoccupazione a volte come curiosità. Io penso che bisogna vedere, non è che te lo formi da prima il futuro. non mi metto a pensare: "adesso studio così da grande posso fare quel mestiere". Non me ne frega niente! Io penso che sarà quel che sarà. Allora tu, se non te ne frega niente, come giustifichi il fatto che hai scelto il linguistico invece che un'altra scuola? Ho scelto il meno peggio. E tu che hai vent'anni, hai già finito? Sto facendo il quarto al commerciale. Prima facevo lo scientifico. Ora quello che voglio è solo arrivare al diploma per poter lavorare. Io non lavorerei neanche con quello, col liceo classico. Infatti io ho cambiato scuola proprio perché con lo scientifico sarei stato costretto a fare l'università, e la voglia di fare tutti questi studi non ce l'ho. Io faccio ragioneria, ma non lo so perché, mi pare che vivo alla giornata. Dite di pensare al futuro, ma vivete alla giornata, no? Sì, alla fine sì. E' una cosa paurosa! Ma lo fate perché vi piace? Si ci piace. Sappiamo che chi si accontenta gode, chi c'ha troppo pretese alla fine si trova male. No, non si tratta di vivere alla giornata per scelta, è una cosa naturale, stiamo bene così. (Uno si gira e vede una volante, esclama: —guarda gli sbirri, vengono su pure contro mano!“)

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Io due anni mi sono fatto bocciare e non me ne fregava niente. Non c'andavo più, un giorno stavo per menare mio padre che mi rompeva i coglioni insistendo che dovevo andare a scuola. Ma perdere due anni di scuola per te non è un "problema" che ti pesa? No. Perché mi girava così in quel periodo, sicuramente c'era qualcosa che andava male. Però io sono il tipo che quando qualcosa non va non cerco di tirarmi su, anzi mi butto via. Sono fatto così. E come fai a superare queste fasi? Ci pensa il destino. Uno mica deve pensare al futuro, pensa alla giornata...

Quest‘ultima frase è del ragazzo che pure ha perso vari anni di scuola, intervenuto a giustificare la condotta dell‘amico. La filosofia di questi ragazzi è disarmante. Il futuro per loro è, almeno qualche volta, una preoccupazione, ma non credono di dovere in alcun modo occuparsene: non c‘è nessuna progettualità o obiettivo anche minimo. Come si diceva prima non c‘è logica in questo modo di pensare, non c‘è logica, ma senso sì: come dice il ragazzo del gruppo 1 —viene naturale così“. Sembra non esistere un problema (la scuola prima di tutto) che abbia abbastanza importanza dall‘essere affrontato. E‘ normale che se l‘unico obiettivo, l‘unica fonte di soddisfazione o gratificazione, è il divertimento, diviene normale che ci si lasci andare quando le cose non vanno bene.

... Magari con l'aiuto di un amico ci si può tirare su... (il ragazzo continua a raccontare). Due estati fa mi girava male, ho passato l'estate ubriaco perso dalla mattina alla sera. L'estate dopo sono stato per una anno intero con la ragazza e con loro non ci sono uscito più. Sono fatto così, dove arrivo arrivo, e non me ne frega niente. Stare insieme ad una ragazza ti faceva sentir meglio? Ero costruttivo al massimo. Pensavo di poter fare qualunque cosa. In questo momento cosa ne pensate tutti della possibilità di mettervi con una ragazza? Non me ne frega niente. La possibilità di mettermi con altre ragazze ce l'ho avuta, e non me ne è fregato niente. Per adesso sto bene così A 18 anni non posso pensare a cose serie... ad una età come la nostra ci si deve divertire. E come fate se vi piace qualcuna? Una botta e via. Avventure? Sì (tutti d'accordo). Usate precauzioni tipo preservativi? Sì. Anche perché se adesso mi nasce un figlio mio padre mi mette carcerato. A me proprio non me ne va di fare un figlio. Io non mi pongo tanto il problema, non ho mai pensato stasera esco, vado a comprare i preservativi. E se ti servono come fai? Usi la retromarcia! Ma cha cazzo me ne frega, mi lancio pure! Non avete paura di qualche malattia? Sì... (ma poi tutti sembrano far capire che non è una cosa che importa). Usate precauzioni solo per evitare gravidanze? Comunque a me è sempre capitato di averli (parla un altro ancora). Non so come mi comporterei se non ce l'avessi. A me mi fa ridere gente come il mio amico, che, dovevamo andare in gita, si è comprato pacchetti di preservativi. (Interviene uno: in Inghilterra però a me sono serviti). A me sono serviti per coprire le bocchette del fumo nella stanza d'albergo, sennò mi facevano la multa: fumavo 60 sigarette al giorno. Nel vostro gruppo non ci sono ragazze, perché? Beh ci sono gruppi di ragazze come il nostro. Io conosco le ragazze all'esterno del gruppo. Comunque non è tantissimo che usciamo insieme. Meno di un anno. Io sto con voi da non più di 5 mesi, da quando mi sono lasciato con ********. Li conoscevo anche prima, ma quando stavo con la ragazza, è come se fossi partito per una altro paese. Stavo sempre e solo con lei. Ma è stata una cazzata (interviene uno: "quando uno c'ha la ragazza non dovrebbe eliminare gli amici"), perché alla fine ci siamo stufati, dopo un anno. Ci piaceva stare insieme... Gli altri storie lunghe le hanno avute? No. (tutti d'accordo). Io massimo un mese. 90

Comunque la storia è andata a finir male per una stronzata: dopo 7 -8 mesi avevamo capito che non potevamo stare sempre insieme, ci vogliamo bene, ma stiamo per i cavoli nostri, ognuno fa quello che cazzo gli pare. Passato un po' di tempo le ho detto: "se a me capita la possibilità di divertirmi con qualcun'altra ci vado, insieme non ci stiamo, come devo fare...". Preciso! Alla festa di capodanno sono andato con un'altra, e quando le ho detto la faccenda s'è incazzata come una bestia. Beato te, porco dinci, io a capodanno stavo steso per terra, in coma etilico. (ridono)

I comportamenti a rischio per il Gruppo 1 sono all‘ordine del giorno. L‘uso del preservativo, almeno per uno di loro, è un optional. Le malattie sessualmente trasmesse non sono in alcun modo un problema, preoccupano solo le gravidanze indesiderate.

Come le vedete le ragazze? Non lo so. Non c‘è un'idea generale. Come i maschi, c'è chi bene e c'è chi male. Non si può generalizzare, però penso che le ragazze della nostra età in tante si facciano troppo influenzare dalle amiche, in tante sono stupide e bigotte, tante vanno con 10 finanzieri al giorno. Ce n'è di tutti i tipi. Ma vanno così forte i finanzieri? Che schifo... Sti uomini grigi che camminano, Macerata è invasa. Comunque tornando alle ragazze, ce ne sono di buone e di cattive, come i ragazzi. Ma vi capita spesso di esagerare col bere? Esagerare no. Di solito no. Io e lui non ci sborniamo più ormai (indica uno dei presenti). E' vero, si bevono una bottiglia di brandy, porco dinci, stanno precisi! Io invece non bevo per niente, al massimo qualche sorso. A parte tu che non bevi, voi riuscireste a fare senza? Avoglia! Sì, l'abbiamo fatto. Quindi per voi non è necessario "sentirsi fuori" per divertirsi? Se stai fuori di diverti. Alle feste o all'ultimo dell'anno bevi, fumi, e ti diverti, tanto è così. Ma tra di noi anche senza, bene o male, ci si diverte lo stesso.

Da rilevare che mentre dicono questo uno dei ragazzi ha in mano una bottiglia di liquore.

... Vi capita di fumare canne? Sì, capita. A me parecchio. Tutti fumano, a Macerata non pare, ma il 90% dei ragazzi la mattina già ti chiede le cartine. Ma fumate anche davanti a persone che non fumano, vi fate problemi? No, ieri sera sono andato a chiedere il fumo a due fichette di 14 anni. Noi non ci facciamo problemi, il problema è l'altra gente. Si perché pensa male. Il 1° maggio siamo andati a Bologna, una città grande, e vedi che lì non ti rompe le palle nessuno. Vedi alle 4 del mattino anziani in bicicletta, gente che si mette a rullare le canne per le vie, e nessuno che ti rompe. E' tranquillo. Non è che devi fumare per forza, ma se lo fai la gente anche adulta lo considera una cosa normale, invece qua poco poco ti vedono è la fine. I poliziotti si mettono a far footing per mimetizzarsi Sì, e poi mettono le telecamere nei vicoli, nelle vie. Telecamere? A voi vi hanno ripreso? No, o se mi hanno ripreso stavo preciso. Sono cose che abbiamo saputo. A Bologna i poliziotti fronteggiano problemi seri, qua invece la polizia e i carabinieri sta dietro a chi si fa una canna, proprio una merda. Siete quindi a favore della legalizzazione delle droghe leggere? Sì. Non è tanto essere a favore... è che se io mi faccio i cazzi miei, a te che te ne frega. E' la mentalità che è sbagliata. Non è solo la canna. Vieni qua con una lattina di birra, ed ecco un vecchio che ti guarda come un alcolizzato. E riguardo droghe più pesanti come eroina, trip, acidi, che ne pensate? Siamo contro. Pero gli acidi piglia bè! 91

No! io personalmente sono contro. No ho mai calato in vita mia, fumato sì, ma calare fa veramente male. Ci sono persone a Macerata che vanno avanti con l'eroina, tutti a dire che sono merde, degli scoppiati, invece per me uno bisogna conoscerlo prima di giudicarlo. Tu che ne sai sul perché è arrivato a quel punto. Se quello sta contento, può essere finito, che non si tenga ritto, ma sta contento. Vi è capitato di avere un amico con problemi di eroina? lo aiutereste o cosa? A me non è capitato, lo aiuterei. Io ce l'avevo un amico che si faceva, uno che quando si ripigliava poi era una persona intelligente, davvero in gamba, fenomenale. Comunque non puoi fare niente, però se vedi che arrivato a quel punto...Un po' è colpa della famiglia. Tu puoi cercare di aiutarlo ma finché non gli scatta una molla dentro la capoccia, non gli puoi fare niente. Bisogna cercare di fargli capire se quello che sta facendo lo vuole veramente oppure no. Lo indirizzereste a qualche servizio pubblico? No, è un macello. Un servizio pubblico che gli fa, lo scheda come tossicodipendente, gli ritira la patente, gli rompe le palle e basta. Non avete fiducia nei servizi pubblici nelle istituzioni? No, basta che osservi, c'è qualche cosa dello stato che funziona bene? Penso proprio di no, dalla sanità, al sistema giuridico... tutto va male, non c'è organizzazione. Non c'ho proprio fiducia nelle istituzioni. Basta che guardi i poliziotti, tutte marionette dal primo all'ultimo. Quando vai a votare, non sai cosa fare visto che fanno tutti schifo. Ai vostri genitori ne avreste parlato di questo amico in difficoltà? No. Io ne avrei parlato a mamma... No, su queste cose ci sappiamo far meglio noi dei genitori, perché abbiamo una mentalità più aperta. Noi possiamo consigliarlo. (ritorna uno che si era allontanato un attimo e gli viene riferito quello di cui stavamo parlando) Per me se uno si vuol fare, si faccia. Mi può dispiacere se è un amico, ma è una sua libera scelta. Io ho scelto di non farlo, lui sì. Io spesso ho pensato a chi fa scelte di questo tipo, e sinceramente non so dire chi fa bene tra chi sceglie la famiglia e tutto il resto e chi invece fa una scelta di questo tipo. Alla fine ognuno ha le sue ragioni. Se scegli quello vivrai 15- 20 anni in meno, ma devi vedere ciò che veramente vuoi.

In queste battute abbiamo il concentrato sulla filosofia che caratterizza il Gruppo 1 e anche molti altri ragazzi, magari in maniera meno estrema,: la libertà personale si estende fino al poter farsi del male, fino all‘autodistruzione; un amico può consigliare, preoccuparsi, però non deve andare oltre per rispettare la scelta dell‘altro. Le istituzioni non aiutano, anzi. Non meritano fiducia, tanto sono disoneste e disorganizzate. Gli adulti sono pronti sempre a giudicare ed etichettare senza conoscere, senza aprirsi a concezioni diverse. Tra tutti questi capi d‘accusa emerge come per questi ragazzi le responsabilità non esistono, a ben vedere neanche verso se stessi e verso la propria famiglia. C‘è anche una carenza a livello informativo: si dicono convinti che le canne non fanno male, a differenza di altre droghe pesanti che comunque qualcuno di loro non disdegna (—però gli acidi piglia bè!“).

Ma cos'è che vuole secondo te uno che si fa le pere? O è disperato, o cerca la felicità... Oppure lo fa perché gli piglia bè e basta. tanta gente fa così. I motivi possono essere tanti, però se il motivo per cui non fai quella scelta è perché pensi al fatto che campi 20 anni in meno è una cazzata, non ti puoi basare su questo, se invece non lo fai perché hai altre cose che ti piacciono ben di più allora sì. Non è detto che bisogna fare le cose che ti fanno vivere di più: la famiglia, la moglie, i figli, il lavoro. Può essere giusto o sbagliato. Mio padre ha cominciato a lavorare a 16 anni, lavorava e non tornava neanche a pranzo. Adesso c'ha 58 anni, parte alle 8 torna alle 13, riparte alle 15, e torna alle 9.30 o 10 di sera, si fa un culo così! Lui ha scelto così, un altro può scegliere diversamente, non so chi fa meglio. Lui ha dedicato la vita a spaccarsi il culo per noi. Io non lo farei, alla fine che si ritrova. Ha lavorato per la famiglia certo, però che a 60 anni ancora si fa un culo così! Non si tratta di una scelta che giudico male, anzi, ci vogliono due palle così per affrontarla, però io non lo farei. Non ho voglia, e perché credo che la vita uno se la deve pure godere... babbo invece sta incazzato dalla mattina alla sera. Torniamo alla droga... in definitiva anche se un vostro amico fa quello che voi giudicate una cazzata lo lasciate fare? Il potere di decidere ce l'ha solo lui e la scelta spetta a lui. Tornare sulla strada giusta o andare avanti su un'altra dipende solo da lui.

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SCHEDA 4 , MACERATA , Giardini Diaz, Gruppo di 7 ragazzi. Età 15-16 anni.

... Che cosa fate quando state insieme? (Risata generale)Parliamo. E di che cosa? Di un po' di tutto, della scuola della politica. Vi interessate della politica? Bè sì, parliamo di quello che succede oggi, lui (rivolto ad un amico) è un grande esperto di politica. In che senso, spiegati? Legge sempre i giornali. E solamente lui se ne interessa maggiormente? No, un po' tutti. E‘ una cosa rarissima che si parli di tematiche politiche. No, invece, ci sta la gente che parla di politica, di comunismo, delle varie forme di governo. Avete un‘idea politica comune? Siamo tutti comunisti. E lo sai che cosa significa essere comunisti? Sì, è che abbiamo tutti gli stessi diritti e gli stessi soldi. ... E che partito votereste? Pannella. Perché Pannella? Perché legalizza la marijuana (risata) Bè, tra Pannella e il comunismo c‘è un po' di differenza, perché il comunismo bene o male pone molte regole. Voi come vi definireste più radicali o comunisti? Siamo liberali.

In questo gruppo la maturità delle concezioni personali e degli argomenti trattati è davvero sorprendente per ragazzi di solo 16 anni. I ragazzi si definiscono prima comunisti e poi liberali, ma non c‘è contraddizione perché è evidente che si rispecchiano per aspetti diversi in entrambe le ideologie.

... Quindi, siete tutti a favore di droghe leggere? Sì. E anche di quelle pesanti? No, quelle non ci interessano. Quando state insieme vi fate qualche spinello? Bè, ogni tanto. (risata), lui no, è l‘unico sano. Perché cosa pensi che chi si fa le canne non è sano? No, vabbè, così... Quanto costa farsi una canna? Non lo so, (interviene un altro) £.5.000 E tu sai dove prenderla (la marijuana)? Sì, un po' da tutti, amici e amici degli amici. ... Qual è il motivo per cui bevete e fumate le canne? E‘ difficile rispondere, nel mio caso è per uscire dalla realtà. Non mi piace andare a scuola, ho quei piccoli problemi, e quindi il sabato sera mi piace stare un po‘ sopra le righe. A me invece piace proprio! (ride) Ma senza vi annoiereste? Beh, abbastanza. Sì dai, è un modo per stare allegri. Senza non dico che c‘annoieremmo, però è un‘extra per divertirsi di più.

Il gruppo 4 fa uso saltuario di marijuana e d‘alcol, ma un solo componente è ai livelli d‘abuso del gruppo 1. E il motivo che tanto ricerchiamo viene fuori dalle stesse parole dei ragazzi: il fumo e l‘alcol sono strumenti di divertimento —extra“ lì dove evidentemente il divertimento è giudicato insufficiente. ... Oltre alla politica e a temi di attualità, di che cosa parlate insieme?

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Ci raccontiamo le cose che capitano, quello che pensiamo delle ragazze, dei professori se ci stanno antipatici, ma non ci facciamo confidenze. ... di problemi tra di voi ne parlate poco, allora a chi li confidate? alla famiglia? No A nessuno? Ad esempio, se avete bisogno di un consiglio a chi vi rivolgete? A me finora non è mai capitato. ... Non capita mai che non diciate o non facciate qualcosa perché potrebbe essere disapprovato dagli altri? Sì, può capitare. Sì, qualche volta. Per esempio se in certi casi non mi va di bere, alla fine succede che bevo, se c‘è da fumare fumo. Ma la vostra è un‘amicizia profonda? Uscirete ancora insieme tra 5 anni? Sì. E‘ una vita che stiamo assieme. Ci conosciamo da tanti anni. Comunque in effetti, rispetto a 20 anni fa, noi conosciamo meno gente rispetto a ragazzi di 20 anni fa, che andavano in giro in 30 -40 persone. Questo è vero. Il fatto è che la nostra generazione è più chiusa. Si sono d‘accordo. Non si va a fare amicizia perché manca la voglia e il coraggio. In parte ha ragione.

Nello stralcio precedente uno dei ragazzi affermava che il sabato era l‘occasione per stare un po‘ sopra le righe e scordarsi i piccoli problemi che vive. Quest‘ultimo collage di risposte ci dice che effettivamente i problemi del gruppo 4 non hanno sfogo. Sono loro stessi ad ammettere che tra loro non si fanno confidenze, eppure affermano con sicurezza che la loro amicizia resisterà agli anni. La mancanza di comunicazione intima è la causa del bere e del fumo per il gruppo 4? Di certo questi ragazzi sentono la mancanza di comunicazione intima, tanto che loro stessi abbozzano una teoria sulla presunta chiusura che caratterizzerebbe la loro generazione (o loro stessi?). Da notare come la sorprendente maturità critica dei ragazzi del gruppo 4, non li esenta però da una situazione di disagio.

... E tu che non bevi e non fumi come fai, non ti senti condizionato? No, per adesso non mi interessa, in futuro si vedrà. A me piace star sano, magari invece di spendere i soldi per il fumo mi ci compro un pezzo di pizza, preferisco. E‘ un po‘ tirchio lui! (ride) ... Vi aiutate quando uno di voi ha un problema? Dipende dal problema. Mettiamo il caso che uno di voi diventi eroinomane, lo aiutate? (un attimo di titubanza) Sì, l‘aiutiamo. Ma è una cosa impossibile. Gli parleremmo... Ma ognuno fa quello che gli pare, io gli do un consiglio, ma poi lui fa quello che gli pare. Io cercherei di farlo stare insieme a noi più tempo possibile. Ne parlereste alla sua famiglia o lo indirizzereste al Servizio Tossicodipendenze? No. Se sta tanto male forse sì. Se lo fai prima lui ti porterà sicuramente rancore, pensando che l‘hai tradito. Ma poi è difficile che ci sia solo uno che si buca. Di solito sono tutti o nessuno in un gruppo.

Assolutamente esemplari la situazione e le parole di questi ragazzi. Per un ragazzo che prima diceva di adeguarsi al gruppo se c‘è da bere o fumare, l‘altro vive tranquillamente all‘interno del gruppo senza alcol né canne. Diverso è per un eroinomane: —difficile che ci sia solo uno che si buca“ dice il ragazzo —O sono tutti o nessuno“. Sfatato anche tra i ragazzi il luogo comune che vuole il gruppo capace di traviare; infatti nei gruppi —normali“ coesistono situazioni personali spesso disparate, inoltre chi ha gravi problemi (eroina, devianza) solitamente non ha la capacità di traviare nessuno, è spesso isolato, o si stacca volontariamente per unirsi magari a gruppi dove tutti hanno lo stesso problema.

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Che cosa pensate della scuola? Ci fa soffrire. In che senso? Sei obbligato (tono rassegnato), ci devi andare. Ma sei obbligato da chi ad andare a scuola? Vabbè, uno ci va, ci devi andare è la società che ti ci obbliga, perché se non hai il Diploma non fai niente. Voi quando parlate di politica, non vi viene in mente che la scuola di riflesso è importante per conoscere? No, non ci pensiamo. Cioè, avere istruzione non credete che sia un mezzo per avere in futuro un buon lavoro? Sì, l‘istruzione è importante: infatti, io l‘altro giorno stavo parlando con un amico mio che è di una ignoranza spaventosa e dà fastidio parlare con certa gente qua, perché non sa niente niente e sei fuori dal mondo e allora mi rendo conto che se non sai un minimo di storia non riesci ad impostare con gli amici un discorso. E gli altri come vivono la scuola, il rapporto con compagni e professori? Bisogna studiare. E non ti va? E no, però, sai se è il fatto che bisogna imparare, allora uno ci andrebbe, però ci stanno i compiti in classe, le interrogazioni e allora uno la scuola la vive come tutto un esame. E con i professori? Alcuni non sono male, ci parli, ci scherzi.

Il problema non sono i professori, bensì la scuola in generale, il sistema che la caratterizza non raccoglie altro che lamentele da parte dei ragazzi. Spesso la scuola non solo non riesce a stimolare la curiosità dei ragazzi, ma addirittura ha il non invidiabile merito di rendere l‘istruzione indesiderabile. Come dice uno degli intervistati: se non hai cultura vivi al di fuori del mondo, ma quanti sono i ragazzi che se ne rendono conto?

... Voi ci credete nelle strutture che combattono la droga? No, per niente. In generale nelle istituzioni? Io, forse sarò credulone, ma un po‘ ci credo. Nei partiti, negli uomini politici? No per niente. Rubano tutti. Fanno sempre i propri interessi, come è stato per esempio... vi ricordate quando hanno eletto il Presidente della Repubblica? Alla fine hanno indicato tutti lo stesso nome. Però è stata una scelta giusta, Ciampi non è un uomo politico, è un economista. E‘ uno sopra le parti. Sì ma io non critico la persona, critico il sistema con cui si sceglie, quello che fa più comodo, che magari fa parte della massoneria. Delle forze dell‘ordine vi fidate? No, ma va! Soprattutto la polizia è prepotente. Si nascondono dietro una divisa. I finanzieri sono peggio pure, mi stanno antipatici. Carabinieri e vigili? I carabinieri sono stupidi. (ridono) I vigili se ti possono fare una multa non ci perdono tempo.

Anche questo gruppo, molto preparato rispetto alla media sulla vita politica e sociale, nutre pochissima fiducia nelle istituzioni. Interessante il discorso sull‘elezione del Presidente della Repubblica perché è un perfetto esempio del modo di interpretare il mondo che hanno i ragazzi. L‘intervistato non criticava Ciampi, ma il compromesso da cui è scaturito il suo nome, l‘idealismo dei ragazzi - spesso davvero —romantico“ - si scontra con la realtà adulta percepita dai ragazzi come caratterizzata di pragmatismo imperante.

... Cosa pensate degli immigrati? Ben vengano. Sono d‘accordo. Io no. Rubano i posti di lavoro. Io credo che se un immigrato è più bravo di me ha tutto il diritto di lavorare al posto mio. Ma gli albanesi non hanno la nostra cultura. 95

Questo è un pregiudizio. Vengono in troppi, non c‘è controllo... Facciamo i controlli, ma hanno il diritto di lavorare, se sono criminali non devono entrare, ma chi ha le possibilità deve poter entrare e lavorare. Però magari poi non trovano lavoro e sono costretti ad andare a rubare. Se fosse possibile separare gli onesti dai disonesti io ci starei, ma è impossibile quindi bisogna mettere un freno. Secondo me c‘è da limitarla questa immigrazione... anche perché succede che molti contadini cercano braccianti, ma gli immigrati quando s‘accorgono che il lavoro dei campi è duro mollano. No, secondo me devono avere gli stessi diritti... Lo accettereste un extracomunitario nel vostro gruppo? Sì. (tutti d‘accordo) Anzi sarebbe una persona da ascoltare visto che proviene da un ambiente ed una cultura diversi dai nostri.

Ancora una considerazione assai matura che non ci saremmo aspettati: lo straniero come ricchezza per il gruppo, che porta in dote tanto sapere sul suo paese, sulla sua cultura. Bisogna anche dire, e la conferma l‘avremo sulle altre interviste, il gruppo 4 è stato l‘unico a fare simili asserzioni.

... Nel vostro gruppo mancano le ragazze, come mai? Con le ragazze abbiamo un po‘ di problemi. (ridono) Anche a scuola vedo che certi ce ne hanno tante, certi altri, come noi hanno un sacco di difficoltà. Siamo più timidi, poco intraprendenti. Non andate nei locali per —socializzare“ con qualche ragazza? In discoteca non ci andiamo, io la odio. Sia l‘ambiente e la musica. Preferisco centri sociali e pub. Nel caso di un‘avventura usereste il preservativo? Il problema non si pone, non le abbiamo! (ridono) Dipende dalla persona, se ti fidi, se sai chi è... Ma lo usereste per evitare malattie o gravidanze? Tutti e due. Ma conoscete bene il modo d‘utilizzo? Quello lo conosciamo, è che non sappiamo quando verrà la nostra ora! (ridono)

Preparati in tutto.

... Con chi parli quando ti senti in difficoltà? Con mia madre, con i miei amici. Hai un buon rapporto con tua madre? Sì. E con tuo padre? Con mio padre un po' di meno. Perché? Perché lui è un tipo un po' chiuso e siccome sono chiuso anch‘io allora ci parliamo poco, mentre mia madre è un po' più aperta e allora mi viene un po' di più da confidare. E voi? Io non mi confido con i miei genitori, non ci parlo quasi mai. Perché? Perché rompono. In che senso? Non ti fanno fare niente, vogliono che studi sempre. Tu, cos‘è che vorresti fare e che loro non ti permettono di fare? Bè, loro lo vietano, ma io lo faccio lo stesso. Mi fai un esempio? Che ne so, se esco la sera e se esco con certe persone. Con loro? No, loro sono brava gente. In generale, i genitori vi hanno mai detto niente a proposito dei vostri amici di questo gruppo? Nel mio caso, sì. (gli altri fanno cenno di no) Si interessano a quello che fate? Sì, dai, sì, però non devono stare troppo addosso a noi. Come volete che sia la figura del genitore? 96

Non ti deve stare addosso, però quando torni a casa ti gusta che i genitori si interessano a te e poi se fai qualcosa di male dentro casa non ti deve far fare la figura con gli amici.

Esiste un rapporto direttamente proporzionale tra rigidità dei genitori e rigidità dei figli. Più i genitori sono percepiti come normativi e pressanti meno i ragazzi sono disposti ad aprirsi, a confidarsi, chiedere consigli ecc. E‘ così, come si può ben comprendere, che si può innescare un circolo vizioso molto pericoloso: genitori sempre più pressanti perché non coinvolti nella vita del figlio, e figlio sempre più sfuggente a causa della pressione soffocante dei suoi.

... Cos‘è che vi manca? La ragazza. (ride) E‘ importante avere la ragazza? Beh, certo. Anche perché le ragazze hanno proprio un altro modo di vedere le cose... Sì, un po‘ più stupido però... più superficiale, troppo alla moda. Sì sono troppo all‘americana. Siamo bombardati dai mass media di modelli americani e tutti gli vanno dietro. Voi badate più all‘apparenza o alla sostanza? Forse all‘apparenza. Conta di più l‘apparenza. No, la sostanza è più importante. Dipende. Con una ragazza brutta non mi ci metterei mai. Con altre persone invece conta il conoscersi, il parlare. Anche se oggi si sta perdendo la comunicazione, va di moda la discoteca dove non si può parlare, poi ci sono tutti quei mezzi americani che sostituiscono la comunicazione, tipo la televisione. Noi siamo l‘America anni 70, tra 20 anni saremo l‘america anni 90.

Questi ragazzi per certi versi idealisti, per altri si dimostrano perfettamente disincantati. Criticano il superficialismo e l‘ americanizzazione , dunque la società dei consumi, ma sono loro stessi ad ammettere che l‘apparenza può avere il sopravvento sulla sostanza. Interessante come siano tanti, forse più del previsto i ragazzi che criticano le discoteche per motivi assai ragionevoli: musica non di qualità, impossibilità di parlare.

... Un‘ultima domanda, vi soddisfa Macerata? No. (tutti d‘accordo) E‘ troppo piccola. E‘ noiosa, non ci sono locali. E poi la mentalità della gente è troppo ristretta, una mentalità ancora di tipo contadino.

E infatti per chi odia le discoteche il Territorio offre ancora meno: sono rari i locali da ballo dove la musica sia diversa dalla dance-commerciale. Poi c‘è la mentalità troppo chiusa che è sempre motivo di preoccupazione, di pressione per i ragazzi. Ma l‘aspetto più importante è che il 4 è il classico gruppo che manifesta un disagio non grave, causato dalla mancanza di una comunicazione intima, dalla mancanza di divertimento, che quindi riceverebbe di certo molto aiuto da una politica di promozione sociale.Situazioni in cui conoscersi e divertirsi, come loro stessi indicano, con centri di aggregazione, locali, attrezzature sportive, feste ecc.

SCHEDA 2: 4 femmine e 3 maschi (15-20 anni) Luogo: Macerata, Giardini Diaz

Da quanto tempo state insieme? Due anni, quasi due anni. Siete tutti di Macerata avete detto, che fate? lavorate, studiate... facciamo un giro. Studiamo. Studiamo tutti. Che età avete? Diciotto. Quindici. Diciotto. Venti. Diciassette. Diciannove. 97

Diciotto. Dov‘è che vi trovate di solito quando uscite? D‘inverno in piazza, generalmente. D‘estate qui ai Giardini. Tutti i giorni? Sì. Di sera quando uscite dove vi trovate? In Via Cioci. E‘ il punto di ritrovo. Davanti a Geometri ci sono delle panchine e ci troviamo tutti lì. Ma abitate tutti lì? No, nessuno. Uno che non c‘è. Poi da lì dov‘è che andate? Pub. Qualche festa. Sì. ... Vi capita mai di dividervi? Sì. Perché? Loro vanno dove gli piace. Perché adesso siamo 6, però di solito siamo di più. Minimo 10. Però dopo abbiamo interessi diversi, quindi in piazza stiamo tutti insieme, poi ognuno va dalla parte che gli interessa di più. Per esempio domani alla festa della Spada andiamo tutti insieme, però se ci sono delle indecisioni ci dividiamo. E ci sono altri che si uniscono a voi e che non fanno parte del gruppo? Di amici ce ne stanno tanti, anche più di 20 persone però ognuno ... Tante volte usciamo con conoscenti che si uniscono a noi e andiamo nei posti insieme. C'è un altro gruppo che si unisce tante volte, tipo il 25 aprile, Capodanno...

Ecco esemplificate le più classiche dinamiche dei gruppi. Tutti al punto di ritrovo, scelto arbitrariamente o quasi, e poi da lì verso le mete scelte, a volte dividendosi a seconda degli interessi.

Diresti che c‘è amicizia profonda tra di voi? Sì. Lui non mi sembra tanto convinto, quando ha detto (Paolo) amicizia profonda mi è sembrato un po‘ titubante. Profonda con loro ragazze un po‘ di meno. E‘ va bene, però .... Perché con loro ragazze? Perché noi usciamo da meno insieme, lui ed Andrea che adesso non c‘è, sono da piccoli che escono insieme, sono proprio più attaccati, anch‘io con loro (le ragazze) sono più attaccata. Da quanto tempo è che uscite insieme? Io con lei (una ragazza) 3 anni, con lei 4-5 anni. Noi ( i ragazzi) con loro ( le ragazze) da 2 anni. Beh, però un tempo discreto. Sì, dai non è un‘amicizia che uno dice è da quando sono piccolo che ti conosci, però ...... Beh, appunto. Eh, alla fine si condivide tutto. ...però se c‘è un problema ne posso parlare con lui. Sì, sì, però .... E alla fine è diventata amicizia profonda. Forse loro con me ci parlano di più (ragazzo), io di meno, forse perché sono io. Marco proprio non parla. Ma con nessuno o con loro? Beh, no con loro ... Con Andrea...... con Andrea già di più. Scegli lui. 98

Che ne so, sì. Perché lo conosce da più tempo. E‘, lo conosco da più tempo...... Però mi sembra che tra maschi e femmine le cose non siano proprio uguali. Il problema è che loro è da quando sono piccoli che sono cresciuti insieme, noi ci siamo incontrati dopo quindi bene o male nonostante noi parliamo tranquillamente dei problemi nostri .... Però con Andrea ci parlo sempre. Andrea l‘altro ce le racconta le cose. Quindi voi parlate dei vostri problemi in gruppo? Sì (tutti). Di qualsiasi problema? Sì. Sì, tranquillamente. Alla fine ci si scherza pure. Non è che c‘è qualcuno che ti giudichi, qualsiasi cosa dici è tutto tranquillo.

Nei gruppi misti è difficile che tra ragazzi e ragazze ci sia esattamente lo stesso rapporto. Anche nel gruppo 2 dove il sostegno reciproco e la confidenza è certamente ad un ottimo livello, almeno uno o due ragazzi del gruppo hanno un confidente particolare e preferiscono non parlare dei loro problemi in seno al gruppo, specie in presenza delle ragazze.

... Non c‘è qualcosa che fondamentalmente tutti e 10 condividete? Che vi fa stare insieme? (Silenzio). Ma sì ce ne abbiamo tante che ci fanno stare insieme .... La musica ..... anche il tipo di ambiente che ci piace frequentare, nel senso che se uno dice andiamo al Centro Sociale va bene a tutti, se dici andiamo al Mamamia va bene a tutti, non è che c‘è qualcuno che dice andiamo al Tartaruga. ... C‘è qualche idea comune che vi unisce, un‘ideale? Silenzio. Ma sì ..... Non so, per esempio, voi avete tutti quanti la stessa visione della vita? No. Sì. Ci differenziamo, ognuno di noi ha una prospettiva per la vita completamente diversa. In che vi differenziate? A me piacerebbe tantissimo lavorare in banca, quindi vorrei fare Economia bancaria, fare la mantenuta. Invece voi ragazzi? Io non lo so proprio. Lui è sempre indeciso per natura .... Sì Marco è così, se gli dici andiamo al cinema lui ti risponde —Non lo so, vediamo“, se glielo dici la sera stessa devi dirglielo minimo 20 minuti prima. Ma perché, vuoi fare il prezioso? No (tutti). Perché non ho voglia di pensare. Ma per qualsiasi cosa. Anche per una sigaretta lui dice —Boh!“ Ti piace vivere alla giornata? Sì. E il futuro non ti preoccupa? Sì, abbastanza, però boh! (Gli altri ridono) Cioè ci penso. E come ti vedi fra 10 anni? Boh, non lo so. E‘ stato un trauma per il gruppo che lui ha deciso di tagliarsi i capelli. Ah, avevi i capelli lunghi? Sì, abbiamo deciso tutti insieme per tagliarli. No, me li ho tagliati perché si erano rovinati tutti. Sì erano tutti rasta. 99

No, poi io e lei abbiamo in comune che vogliamo andare a vivere insieme a Bologna finite le superiori. Quindi ne parlate di quello che farete. Penso che sarà una convivenza molto difficile. Si parla sempre di Bologna, del Messico, che vogliamo andare in Messico. Tu che vuoi fare da grande? (all‘altro ragazzo che fino ad adesso non ha quasi mai parlato) L‘elettricista. Di che genere? No, perché mio padre ha una ditta. Anche tu condividi il suo punto di vista di vivere alla giornata? Ah, no no. Io la vivo in un altro modo. Lui per esempio è sempre indeciso, io invece no, io la organizzo la giornata.

I ragazzi sono un po‘ spiazzati quando si domanda loro quali sono gli interessi che li uniscono. Il motivo è che non ce ne sono, non così peculiari. Sono simili, perché amano divertirsi più o meno nello stesso modo, parlano volentieri di certi argomenti, ma hanno visioni della vita diverse, prospettive diverse. Due ragazze hanno già pianificato come attrezzarsi per l‘università, una sa già che lavoro le piacerebbe. Invece il ragazzo non sa neanche se vuole o no andare al cinema la sera. Di nuovo viene fuori questa assenza di progettualità che caratterizza molti ragazzi e interi gruppi (non questo).

... Come gruppo avete un‘antipatia particolare nei confronti di un altro gruppo, ho capito male? No, no, no. Solo nei confronti di una persona. Sì, una determinata persona che capita con noi, però non fa parte del nostro gruppo, quindi .... Perché non lo accettate, o perché non vuole lui? In un certo senso non vuole neanche lui. Sì, è un carattere un po‘ strano, è una persona un po‘ così, però sta con una nostra amica, quindi bene o male ci comportiamo di conseguenza, non possiamo essere neanche tanto scortesi, perché essendo il ragazzo di una nostra amica, non è giusto. Cosa c‘è che vi dà fastidio? Dei comportamenti che ha avuto con noi ... Molto snob. E‘ un tipo tanto snob. E‘ un tipo tanto particolare, un momento sta con te, un momento dopo no. E‘ un tipo falso, comunque non c‘entra niente con noi, è l‘esempio sbagliato. ... Vi aiutate tra di voi? Sì. In che modo? Fatemi un esempio concreto. Boh, non lo so. Se qualcuno sta depresso ... Quando io ho iniziato ad uscire con loro mi ero appena lasciata col ragazzo loro non mi conoscevano per niente, però lei ci aveva iniziato ad uscire e mi ha detto di uscire con loro. Loro tranquillamente sono stati con me, hanno saputo quello che mi era successo, mi facevano ridere. Non è che dicevano —Si è lasciata col ragazzo e viene a rompere a noi“. Ti hanno accolto. Mi hanno accolto tranquillamente, senza farmi problemi.

Ecco due casi di approccio al gruppo con due risultati opposti. Nel secondo la ragazza si è integrata perfettamente grazie all‘accoglienza che ha ricevuto, e ciò le è servito a superare il momento di sconforto causato dalla delusione sentimentale (senza il gruppo avrebbe reagito in modo positivo?), nel primo invece c‘è un rifiuto anche se non manifesto. Qual è il motivo del rifiuto? La causa è sicuramente da addebitare alla presunta falsità che i ragazzi del gruppo 2 percepiscono nel nuovo. Da tutte le interviste effettuate emergono sempre e solo due difetti che impediscono l‘integrazione: la slealtà e il voler comandare.

A voi che cosa vi da' uscire un gruppo, oltre al divertimento, oppure se c'è solo divertimento? Ci trovi l'amicizia. No, perché sai che con determinate persone ti puoi fidare. Io per esempio non ho un rapporto con la mia famiglia, quindi se ho un problema non ne parlo con la famiglia mia, ne parlo con loro. Come mai non hai un rapporto con la tua famiglia? Per tua scelta o perché i tuoi genitori non ti ascoltano? 100

Cioè una scelta obbligata diciamo, perché siamo persone talmente diverse che non riusciamo mai a trovare un punto comune. Tu ci hai mai provato? Sì, io ci ho provato, a me dispiace anche 'sto fatto, però non vedo la risoluzione. Gli altri hanno un buon rapporto, parlano tranquillamente di qualsiasi cosa? Sì. Oddio, qualsiasi cosa proprio no. Io fino a poco tempo fa no, adesso sì. Io no, il rapporto è buono, però non gli dico niente. E' buono perché non gli dici niente. No è buono perché li rispetto, ci vado d'accordo su quello di tutti i giorno, però di problemi no. Hai provato a parlarci di qualcosa ... No perché ormai sono abituato così, non riesco neanche io a parlarci, magari se ci provo, ci posso riuscire, ma non mi viene proprio. ... Ma i vostri genitori vi hanno mai fatto problemi per gli amici con cui uscite? No. A te sì? Beh, adesso no, prima. Perché avevi altri amici o perché prima ti controllavano di più? Eh, mi controllavano di più. Cioè quando eri più piccolo. Sì. Sì, anch'io quand'ero più piccola uscivo con gente più grande che mamma se li vedeva con una birra mi diceva che uscivo con gli alcolizzati, però adesso no.

Ecco che la comunicazione in famiglia molte volte non affatto intima. Si creano situazioni in cui i ragazzi si sentono lontani, poco compresi dai genitori, dunque evitano di confidare fatti e problemi. Infatti un ragazzo dice che solo in gruppo parla dei suoi problemi, e se non avesse il gruppo, cosa che a molti ragazzi capita, si troverebbe in un isolamento comunicativo molto pericoloso. Una situazione di poca confidenza con i genitori di solito è determninata dall‘eccessiva pressione che quest‘ultimi esercitano sui figli: se fin da piccoli i genitori si dimostrano troppo protettivi riguardo le amicizie, ma anche altri ambiti, imponendo divieti, giudicano, etichettano, è facile che per autodifesa del proprio spazio d‘azione l‘adolescente si abitui ad evitare molti temi. E‘ assai difficile, naturalmente, recuperare un dialogo quando le posizioni sono già cristallizzate, come dice il ragazzo del gruppo 2 —non riesco a parlarci, non mi viene proprio“. Prima che le cose si compromettano sarebbero utili interventi di formazione per le famiglie su come essere partecipi della vita dei figli senza farsi percepire come opprimenti

... Se una sera conoscete qualcuno o qualcuna, può capitare un'avventura? Sì. In quel caso come vi comportate a livello di precauzioni, le prendete o ve ne fregate? (Risate) No, dipende. Se lo conosco è chiaro che non le prendo. Le pretendi oppure .... (Risate) Siete bastarde ... se non lo conosco le pretendo, però ... Se so come si chiama ... no scherzo, scherzo. Beh, va bene, è capitato quella volta lì, un paio di volte, con un ragazzo che sapevo chi era, e più o meno mi potevo fidare. (Risate) Hai la coda di paglia. I ragazzi invece come si comportano? Ma io sinceramente non l'ho mai fatto, perciò ... E per ipotesi? No, sempre meglio le precauzioni. Per quale motivo, per evitare gravidanze, oppure ... Eh sì, soprattutto (maschio). Anche le malattie. (femmina) Dai le malattie Marco. (femmina) E va bene. (maschio). A me delle malattie non me ne frega niente (maschio). Beh, insomma. 101

Non me ne frega niente perché se vado, vado con gente che conosco (maschio). E', infatti (maschio) Io se lo uso è perché ho paura che rimanga incinta. A me è capitato con una ragazza, che ero ubriaco e ci sono andato. Quando sono tornato a casa non mi ricordavo bene certe cose, allora ci sono stati 20 giorni di suspense.

L‘uso del preservativo è tutt‘altro che una battaglia vinta. Sia ragazzi sia ragazze di questo gruppo sono caduti in comportamenti a rischio, e hanno un atteggiamento aproblematico, come se l‘aids non fosse un rischio concreto per ragazzi giovani. Dicono che con persone conosciute il pericolo non c‘è, ma questa fantomatica conoscenza spesso è solo sommaria. In effetti abbiamo dovuto constatare che molti giovani, come i ragazzi del gruppo, sono esclusivamente preoccupati dalle gravidanze. Gravidanze o malattie, è certo che quando si beve o si prendono sostanze, come nell‘esemplare situazione con protagonista il ragazzo del gruppo 2, la scarsa lucidità comporta rischi molto alti.

... Voi di solito bevete in compagnia, cioè in gruppo? Sì. vi capita spesso di esagerare col bere? Ogni sabato. No, non tanto. Sì, però ci sono capitati dei periodi bruttissimi. Domani lei non prende la macchina per andare alla Festa della Spada. Esagerare significa che capita raramente che una sta fuori, che vomita, capita raramente proprio. Si conta sulle dita di una mano le volte che sono successe. Siccome noi andiamo spesso a cena alla —Nina“, succede che a cena si beve il vino, magari se ne beve un po' di più ... Il gestore ce lo offre. ... è, ce lo offre, magari una sera è capitato che eravamo di fretta perché dovevamo andare ad una festa a San Lorenzo, io, lei e lei, quando siamo arrivate lassù abbiamo vomitato anche l'anima, lì sull'erba. C'era una sera che Federica nella macchina di Marco stava con la faccia fuori dal finestrino ... e vomitava sporcando tutta la fiancata. Però sono scesa, ho pulito tutto, mi sono lavata le mani e sono tornata a casa tranquillamente. Ma vi divertite di più quando state bevuti, così? No. Cioè, magari ridi di più, però noi ridiamo tanto tanto. Ci divertiamo sempre uguale. Cioè scherziamo sempre su tutto, è indifferente. Infatti è parecchio tempo che non succede ... non è che uno dice "Oh, madonna, lo devo fare!". Ne sentite la mancanza? No. Ma qual è la molla? sono serate che avete già programmato oppure perché... ditemelo voi. No, no. Beh, se c'è qualche festa che ci si sa che bene o male ... Eh sì. Tipo la festa della Spada. Quando abbiamo festeggiato 18 anni io e lei è stato tragico (ridono). Per me sabato sera significa divertimento all'esagerazione. Tu che intendi per divertimento all'esagerazione? Fammi un esempio. Intendo divertirmi stando anche un po' fuori di testa. Ti bevi anche l'anima? Se c'è la possibilità sì. In che senso la possibilità? Perché da solo non ce la faccio mai. Quando una sera ci troviamo tutti amici che il giorno dopo non lavoro ... perché io la domenica faccio il cameriere. Domenica lavoro quindi sabato prossimo non me la posso prendere la nuttola (sbornia), me la prendo leggera. Magari succede che andiamo in qualche posto in particolare, magari uno si prende una birra ed è finita lì, però magari capita quella festa che stai lì, cominci a bere non si sa per quale motivo, insieme. Soprattutto comunque quando andiamo a cena. Più che altro ai compleanni noi, io ci ho fatto caso, anche il compleanno tuo, cioè bene o male le feste dove ci siamo tutti quanti noi, lì è proprio ... Non è un rimedio alla noia? No. No, no. Ma qualche volta forse sì. 102

Un diversivo... Sì qualche volta se stai lì e non sai che fare, incominci a bere alla fine ridi. Per me l'alcol e qualsiasi altra droga non è un rimedio. Anche secondo me, anzi se sto triste proprio non faccio niente, non sto in vena, magari se stiamo in compagnia e siamo tutti felici capita, se no per me vado in paranoia.

Contrastanti le versioni fornite dai ragazzi. E‘ certo che la —sbornia“ (e l‘abuso di altre sostanze) come abbiamo più volte detto è vissuta spesso come rito del —divertimento“ cioè prevalentemente il sabato, alle feste ecc. Alcuni sembrano accettare l‘idea suggerita dall‘intervistatore che il bere sia un rimedio per evitare la noia, la maggior parte la respingono, ma alla fine tutti sembrano concordare sul fatto che il bere amplifichi il divertimento, o come qualcuno dice, permette di stare sopra le righe. Raccontati non senza divertimento episodi sullo star male a causa del bere, prova di come certe situazioni hanno un proprio fascino, per trasgressione, per lo stacco dalla routine.

... In generale vi fidate delle istituzioni? No. No, per niente. Non ho fiducia né nella politica né nella scuola perché da quello che mi ricordo io che ho 20 anni, non ha mai mantenuto niente. Se dovessi andare a votare per un politico non saprei chi votare, non saprei a chi dare fiducia perché cambiano idea tutti i giorni. ... Le forze dell'ordine? Assolutamente no. No. Le forze dell'ordine in sé e per sé non hanno colpe. Come no, sono meschine, si sentono forti perché hanno la divisa, se gliela tolgono sono tutte merde. E' il loro lavoro ... Certo, menano i negri perché magari sono neri, sono bravi! No, no, no è tutti. Mica tutti però ci stanno. Però gli albanesi vengono qui a fare i testacoda, vai al paese tuo a fare i testacoda. (Ridono tutti) Hai fatto un paragone ... mi puoi paragonare un poliziotto che mena ad un negro, con un albanese che fa un testacoda? Ti pare la stessa cosa? Avete fiducia nella politica? Io sono proprio contro. Lei è un'anarchica, una squatter. Allora contro le regole in generale. Contro quello che gli altri vogliono imporre. Per esempio tu saresti favorevole alla legalizzazione delle droghe leggere? Sì, sarei favorevole solo se non venisse usato come uno strumento ... se si perdesse il valore che ha la droga leggera secondo me e che venisse usato come uno strumento per ... Per farci i soldi lo Stato? No. Che fosse come un'istigazione. ... secondo me comunque perderebbe il suo valore. Se fosse legalizzata, più che altro per le persone, perché secondo me ognuno dovrebbe essere libero di fare qualsiasi cosa. Sei favorevole anche all'eutanasia al suicidio ... Sì. Ognuno dovrebbe essere libero di fare quello che vuole? Cioè se io mi voglio vendere un organo la società mi deve consentire di farlo? Sì. Tutti sono d'accordo sul fatto che ognuno deve avere la massima libertà di gestire la propria persona? Libertà, fintanto che la mia libertà non va a nuocere ad un altro. Va bene che c'entra non è che dico ... Libertà nei limiti della libertà di tutti. Va bene, per quello che riguarda me stessa. Voi come fate a valutare fino a che punto la vostra libertà va ad incidere sulla libertà dell'altro? E' una valutazione difficile. Non penso che sia questo.

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Infatti secondo me non può esistere un posto senza regole assolutamente, perché è difficile valutare quando uno va ad incidere sulla libertà di un altro. Io cerco di non farlo, ma so che lo faccio, ma non di proposito. Però non deve essere una cosa imposta, devo essere io a capirlo e a rendermene conto. Se a te venisse in mente di andare in giro nuda per i Giardini, secondo te ti deve essere consentito di farlo? Secondo me sì. Quindi tu credi che un esibizionista non lede alcun diritto? No, è un discorso difficile. Alcuni elementi devono essere trattenuti dalle regole. Io, a mia coscienza, non verrei qui in giro nuda perché so che ci sono delle persone a cui potrebbe dare fastidio e me ne sto da sola su un campo all'aria aperta, da sola. Non mi deve essere proibito niente, devo essere io a prendere coscienza di quello che devo fare, dopo capisco che tutti non hanno questa coscienza. Tutti d'accordo? Secondo me la libertà vale per quello che riguarda la propria persona, cioè il suicidio, l'eutanasia, però una cosa come lei che ti parla di anarchia ... Perché secondo me un minimo di regole ci deve essere. ... perché ci sono delle persone che non hanno il controllo, non puoi mandarli allo sbaraglio. L'anarchia no. Tu come le vedi le regole? Eh, sì anch'io ... la maggior parte sono sbagliate. Più che altro uno deve rispettare gli altri.

Il gruppo 2 dà un saggio pienamente esplicativo delle concezioni che più caratterizzano i giovani. Nei riguardi delle istituzioni c‘è una piena sfiducia. Le regole sono percepite come paletti imposti in modo antilibertario. Come già detto nella filosofia dei ragazzi la libertà personale è il primo valore, irrinunciabile. Addirittura una ragazza si dice favorevole all‘eutanasia, al suicidio, alla vendita degli organi. Il tentativo dell‘intervistatore di inserire problematicità in questa visione ha poco successo. Per i ragazzi le regole sembrano esistere solo per opprimere, e non come strumenti di garanzia, di difesa dagli altri e da se stessi.

... Cosa ne pensate degli immigrati, siete tolleranti? Sì. Io pure. Lo accettereste nel vostro gruppo? C'è da vedere com'è lui. Come si presenta, magari come si comporta. Non c'entra niente se sono immigrati o no. Non è il problema dell'immigrato o no, è il problema del comportamento che uno tiene verso di noi, cioè se viene con un tono di sfida, per me può essere anche una persona famosa, ma non mi interessa proprio. No, più che altro se è un tipo compatibile con noi. Che ne so, basta che è un tipo che si può divertire insieme a me non c'è nessun tipo di problema. Tutti la pensate così? ... Io a vedere gli immigrati che vengono a fare i casini, a sporcare i muri dei giardini ... Ma che c'entra. C'entra perché ce bbocca. Ci stanno pure gli italiani che sporca. Io preferisco che imbratto i muri io che un albanese. Allora sei bravo. Eh, gli immigrati la sera dopo cena acchiappano te qui ai Giardini. Ma anche tu potresti acchiapparmi e violentarmi, tu o un altro italiano. Tu prendi quelli che stanno a Macerata, non sono tutti bravi, non tutti. Non è che sono razzista.

Il gruppo 2 appare aperto agli stranieri, soprattutto le ragazze del gruppo, mentre uno dei ragazzi commenta in modo molto critico la loro presenza, e chiama in causa uno dei popoli che più spesso abbiamo sentito nominare nelle rimostranze sull‘immigrazione: gli albanesi.

... Vi succede di —categorizzare“ le persone? Sì, ma per scherzo. E voi siete —categorizzati“? A me dà fastidio il fatto che la gente ti mette addosso delle etichette perché fai quello che ti senti di fare. Ma è una cosa diffusa? 104

Qui sì. Secondo me sì. Mi dà fastidio che uno che la pensa diversamente da me mi dia un'etichetta, solo perché io faccio quello che è giusto per me. Che tipo di etichetta avete voi? Magari non lo so, però so perfettamente di persone che giudicano quello che faccio, come mi diverto, se dico una cosa, cioè noi scherziamo su tutto, anche sul sesso, uno che viene da fuori potrebbe dire "Guarda queste che stupide", invece noi facciamo una battuta su di un film, ci facciamo un ricamo incredibile e la gente ti giudica per questo. Tu dici che tutti siete etichettati, tu che tipo di etichetta ti ritrovi addosso? Che ne so tantissime persone dicono che sono troia, ma in tanti tanti, sinceramente non mi ci sento, però ce l'ho. Perché loro due parlano sempre di sesso allora chi le sente ... Io non riesco a trovare pace, mi metto con uno ci esco tre volte poi mi stufo, poi esco con un altro, allora le persone vedono così però non sanno che io sto cercando, però non lo trovo. Ma non sanno neanche che ci stai male. Dalle persone con cui è uscita lei e sono uscita io abbiamo imparato delle cose, però la gente non va a pensare che hai capito qualcosa. Non vedo perché sono una troia, io non ce l'ho il ragazzo e sono libera di uscire con chi voglio. Qualcun'altro ha qualche etichetta? Tu quando portavi i capelli rasta? Magari sì, ma non mi sono mai posto il problema. Magari sei un drogato perché hai i capelli lunghi. Ma ci siete stati male per l'etichetta che vi hanno dato? Eh, sì, soprattutto quando lo senti dire da persone che ti conoscono. Però alla fine se penso di agire bene me ne frego. Pensate di vivere una situazione di disagio? Io adesso come adesso per scuola, perché ho gli esami che mi pesano da paura, se no per il resto sono contenta. Gli altri? Io sto male per la città, mi mette angoscia, voglio andarmene. E' una città chiusa; puoi andare in giro alle 4 di notte che nessuno ti dice niente, e questo è un punto a favore, ma se una va con i ragazzi è una troia, se uno ha i capelli lunghi è un drogato. E' molto provinciale. E poi non offre niente, a livello di giovani. La gente universitaria che viene da fuori forse si trova pure bene. Sì ma comunque sia vita universitaria all'interno delle case, perché a livello di locali che hanno?

E così si completa la visione che i ragazzi hanno del Mondo adulto, caratterizzato da una mentalità ristretta, non tollerante. I ragazzi si sentono etichettati, e di certo non hanno tutti i torti. Da notare però che questo etichettamento a cui si riferiscono, come si intuisce, e come altri diranno, non è esclusiva degli adulti: anche molti coetanei esprimono giudizi e categorizzano in modo sommario. Di sicuro Macerata, come le altre cittadine in cui si è svolta la ricerca, è una realtà abbastanza chiusa dove gli unici impulsi progressisti provengono dalla presenza di universitari e stranieri.

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7.4. Tolentino

7.4.1. Lettura territoriale

I gruppi informali di Tolentino si ritrovano soprattutto nei bar o nelle sale giochi, è quasi assente, a differenza di Macerata, il rito di ritrovarsi in piazza. Quasi tutti i bar hanno uno o più gruppi che vi si ritrovano. Non c‘è, come a Macerata, una particolare concentrazione delle aggregazioni al centro storico, ma si concentrano in quelle zone in cui trovano bar, sale giochi o strutture sportive. Tutti preferiscono un locale, dove potersi sedere, giocare a carte o con i video games. In estate però il Parco Isola d‘Istria diventa un luogo di ritrovo multigruppo. I gruppi contattati a Tolentino sono stati 8, quelli intervistati 5 (4 misti, 1 monosessuale). L'età dei componenti va dai 13 ai 19 anni. Due gruppi sono stati intervistati al Parco Isola d'Istria, già stato segnalato come luogo di ritrovo multigruppo; altri due vicino alla Sala giochi Happy Days, anch'essa sede di incontro multigruppo; uno nei pressi della Stazione Ferroviaria. Hanno partecipato alle interviste 43 giovani (24 maschi, 19 femmine). L'ampiezza dei gruppi, da quanto affermano i ragazzi, durante il fine settimana può arrivare fino a 50 persone. Il numero di chi studia o lavora è quasi equivalente; gli studenti frequentano prevalentemente le scuole medie superiori di Tolentino o di San Severino. Questa tendenza cambia nei paesi limitrofi di Macerata, dove i ragazzi dei gruppi intervistati sono prevalentemente lavoratori/trici, o se studenti, seguono un iter formativo che permette un rapido inserimento nel mondo del lavoro.

7.4.2. Analisi delle interviste raccolte

Storia del gruppo

L'origine di questi gruppi è relativamente recente e si sono formati dalle disgregazione di altri, che si sono sciolti prevalentemente per antipatie e litigi. Solo l'unico gruppo monosessuale risale ad amicizie instaurate durante il periodo delle scuole medie inferiori, ma questo è anche comprensibile, data la giovane età dei componenti (14 anni). In questi gruppi i nuovi componenti non hanno alcuna difficoltà ad inserirsi, anche perché "... il gruppo è in continuo cambiamento", l'uscita o l'entrata degli elementi non è regolamentata, esprimendo chiaramente la "fluidità" di queste aggregazioni, specialmente in estate. Gli incontri sono generalmente quotidiani compatibilmente con altri impegni. Durante la settimana passano il tempo parlando di cose superficiali, giocando a carte o a pallone o " ...stando semplicemente insieme". Gli argomenti dei loro discorsi sono ragazze, musica, motorini per i ragazzi, pettegolezzi e ragazzi per le femmine. Il sabato sera frequentano le discoteche dei paesi limitrofi (Egizya, Jolly) o vanno nei pubs.

Rapporti interni al gruppo

A Tolentino i gruppi non affermano di essere uniti, anzi, dichiarano sin da subito la presenza di sottogruppi al loro interno, sottogruppi dovuti alla diversità di interessi o alla maggiore confidenza instaurata. Si dividono soprattutto il sabato sera, perché o a qualcuno non piace la discoteca o perché altri devono rientrare presto; il gruppo rimane unito per tutta la sera solo nel caso in cui decida di partecipare ad una festa. La forte presenza di sottogruppi è probabilmente dovuta all'elevato numero dei suoi componenti ed alla presenza dei due sessi. Infatti alla domanda "Parlate dei vostri problemi in gruppo?" molti ragazzi hanno risposto negativamente. Generalmente nel gruppo si discute di "cose leggere" per ottenere un parere dagli altri. Per le questioni importanti ci si rivolge in genere alle amicizie più sincere, che non necessariamente sono quelle che si hanno da più tempo, all'amico/a del cuore. Di solito i ragazzi sono più restii a parlare con le ragazze di cose più profonde, a meno che non ci sia un legame sentimentale. Secondo le affermazioni dei ragazzi, in genere, le decisioni vengono prese ascoltando l'opinione di tutti, negando la presenza di un leader. Alcuni hanno però evidenziato che talvolta il fatto di discutere su tutto porta ad una situazione statica, non si agisce: si frequentano sempre i soliti posti, si fanno sempre le stesse cose. Sottolineiamo che dai discorsi emerge che le decisioni da prendere sono esclusivamente relative ai posti da frequentare, non ad altri tipi di controversie. Fondamentalmente comunque ognuno è libero di andare e fare quello che vuole. Il leader, nei rari gruppi

106 dove esiste, è visto negativamente, come un soggetto che vuole monopolizzare le persone, che vuol fare quel che vuole: il più delle volte "... chi ci prova viene schiacciato!".

Rapporti con l‘esterno

Per quanto riguarda i rapporti con la famiglia, questi sono scarsi. Il gruppo dei ragazzi tredicenni, non dice di parlare con loro, ma ".... gli dico le cose, altrimenti se le scoprono da soli mi danno le botte". I ragazzi degli altri gruppi, in generale, non parlano dei loro problemi in famiglia, a causa dello scarto generazionale. Le ragazze qualche volta parlano con le madri, mai con i padri, soprattutto di cose superficiali, o "filtrate", per evitare problemi. Chi invece ha un fratello o una sorella maggiore, ci si confida tranquillamente, perché è sicuro di essere capito. Comunque abbiamo notato che i rapporti con le famiglie diventano più distesi quando il ragazzo/a raggiunge l'età di 20 anni, quando cioè i genitori danno una quasi completa fiducia al figlio. In questo caso si limitano le restrizioni, di conseguenza sembra che il rapporto migliori, abbandonando la conflittualità ma mantenendo la superficialità. A differenza di Macerata, l'argomento scuola non ha suscitato molto interesse. Si è palesato un quasi totale disamore nei confronti dello studio, anche da parte delle ragazze; alcuni hanno affermato che sono costretti dai genitori ad andare a scuola, mostrando piuttosto la propensione a trovare un lavoro per guadagnarsi subito l'indipendenza economica. Il titolo di studio non rappresenta quindi una garanzia per un futuro e redditizio posto di lavoro. Al momento dell'intervista quasi nessuno ha saputo collocarsi ed immaginarsi in un ipotetico futuro, solo alcune ragazze hanno affermato di avere la speranza di essere sposate con dei figli. E‘ emerso che l‘attenzione e l‘interesse è notevole solo per le discussioni aventi per oggetto argomenti che toccano la loro sfera personale. In questo senso il problema dell'immigrazione è molto dibattuto tra i ragazzi, poiché a Tolentino ci sono molti immigrati. Tutti i gruppi interrogati sul fatto di accettare o no un extracomunitario, si sono mostrati titubanti. Coesistevano opinioni contrastanti: alcuni affermavano che non si può valutare una persona a priori, ma in base al suo comportamento; altri, sulla base di alcune vicende accadute a Tolentino, li vedono come persone moleste, che si ubriacano facilmente, provocando risse e portando delinquenza. Di solito a Tolentino, come pure a Macerata, quando si parla di extracomunitari si fa esclusivamente riferimento agli albanesi. Molti problemi nascono anche nell‘accettare nel gruppo un amico tossicodipendente in quanto c‘è sfiducia in un suo possibile cambiamento e comunque sarebbe lui stesso ad escludersi dal gruppo per la notevole incompatibilità d‘interessi che si verrebbe a creare. Per aiutarlo non si rivolgerebbero al Servizio della Ausl, perché sarebbe come denunciarlo. Alcuni, ma non tutti, credono che sarebbe però giusto avvertire i genitori.

Uso ed abuso, comportamenti a rischio

L'uso di droghe leggere sembra poco diffuso all'interno dei gruppi contattati, anche se alcuni denunciano la presenza di molta droga a Tolentino. Frequente e tollerato è invece l'abuso di alcool, soprattutto il sabato, ma a quanto sembra è una "abitudine" diffusa soprattutto fra i ragazzi. Si beve per stare un po' più allegri, qualche volta anche per salvare un sabato sera piuttosto noioso. L'abuso di alcool non viene però connotato come rimedio alla noia. Per quanto riguarda i comportamenti a rischio, nello specifico i rapporti sessuali non protetti, quasi tutti affermano di essere correttamente informati sulle modalità di trasmissione del virus dello HIV. Ciò nonostante, nei rapporti occasionali, si userebbe il preservativo principalmente come metodo contraccettivo.

Opinioni e proposte per Tolentino

Essendo Tolentino una piccola città, non offre molti divertimenti ai giovani. Le loro proposte sono l'apertura di una bella discoteca e di altri locali dove si facesse soprattutto musica dal vivo e concerti. Un'altra proposta, portata avanti da due gruppi, è stata quella di eliminare gli albanesi, causa di molti problemi di Tolentino.

7.4.3. Le interviste: stralci significativi

SCHEDA 34: Gruppo di 3 maschi. Età 14 anni. Luogo: TOLENTINO, Zona Stazione,

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... E per il fatto che tu a scuola non vai alla stragrande che ti dicono? Che devo migliorare. Io lo posso fare ma non me ne va, sennò alle medie andavo bene. Ma tu hai intenzione di lasciarla la scuola, appena puoi, oppure no? No, soprattutto per i professori, perché si stanno certi che ti condizionano. Ti mettono paura, ti dicono certe cose che poi tu ci pensi e allora ...... Come, ti mettono pressione, oppure ti dicono delle cose che ti scoraggiano? Ti scoraggiano. Per esempio, quale professore? La professoressa di italiano. Mi penalizza, per esempio, interroga a qualcun‘altro, io non faccio niente, mi chiede sempre qualche cosa. Avrai fatto tu qualcosa all‘inizio dell‘anno, oppure ti senti proprio un agnellino? No, un agnellino no, non ho fatto niente, ci stanno quelli peggio di me, che nonostante tutto non gli dice niente. Qualcuno di voi va a scuola insieme? Io e lui sì. E tu ti trovi solo, allora. Anche voi siete d‘accordo con lui, i professori hanno questo atteggiamento di prendersela con persone in particolare? (domanda diretta agli altri due) No, io mi trovo bene con i professori. Sì. Secondo voi perché hanno questo comportamento? Forse se sono abituati a vedere un ragazzo che parla durante tutta l‘ora, allora quando sbaglia non è che lo incoraggiano, lo demoralizzano. E‘ capitato mai che ti hanno detto cose anche più umilianti? (domanda diretta di nuovo al ragazzo) Meglio che non lo fanno. Beh, allora ti tartassano, ma non è che sono proprio cattivissimi. Ci hanno provato, però dopo non ha finito a dirlo. Ti sei arrabbiato? Che cosa gli hai detto? Tanto e tutto. Allora forse è per questo che ti hanno preso sott‘occhio. Eh, ma questo qui alla fine!

Nonostante una buona dose di reticenza il racconto del ragazzo che si sente sott‘occhio fa capire che la scuola è per lui un serio problema, e stavolta la causa prima è rappresentata dal rapporto coi professori. Il ragazzo era visibilmente turbato e infatti alla domanda —E‘ capitato mai che ti hanno detto cose più umilianti?“ praticamente risponde in seconda battuta (Ci hanno provato, però dopo non hanno finito a dirlo). L‘intervistatore prova a muovere il sentimento critico del ragazzo anche verso il proprio comportamento, ma lui, pur mantenendosi sempre vago senza riferire esattamente episodi accaduti, dice chiaramente di essere perseguitato ingiustamente. Qualunque sia l‘accaduto, la percezione che il ragazzo ha maturato compromette i suoi risultati scolastici, il suo impegno. Come afferma egli stesso: —lo posso fare, ma non me ne va“.

... La vostra attività preferita è giocare insieme a calcetto o altro? La play station.

Vi ritrovate insieme a casa di qualcuno a giocare o ce l‘avete tutti? Ce l‘abbiamo tutti.

Vi capita di passare il tempo libero da soli, o appena potete uscite insieme. A me capita, capita spesso. Non me la sento di uscire perché magari sono stanco, allora rimango a casa, guardo la TV. Noi usciamo, che stiamo a fare a casa.

Il computer, le consolle di gioco (playstation 1 e 2, Dreamcast ecc.) rappresentano l‘elemento nuovo più importante a disposizione della nuova generazione. I videogiochi e internet (soprattutto la chat) oramai assorbono gran parte del tempo libero dei ragazzi, e questo significa che aumenta il tempo che i ragazzi passano soli, diminuisce quello passato in famiglia, ma anche quello dedicato al gruppo di amici. Al contrario, e come in fondo conferma il ragazzo del gruppo 34 che è troppo stanco per uscire, la televisione non ha subito contraccolpi mortali dalla diffusione dell‘intrattenimento Hitech. Tra questi ultimi, uno dei preferiti dei ragazzi, è la cosiddetta chat. Gli elementi di questo tipo di socializzazione —virtuale“ stanno scatenando molti studiosi. Di certo per i ragazzi è un modo di conoscere nuove persone, soprattutto del sesso opposto, mantenendosi in una sorta di trincea protettiva. 108

C‘è un rischio di crescente alienazione dietro l‘utilizzo dei nuovi strumenti tecnologici? L‘unico elemento che abbiamo in proposito pare rispondere affermativamente: dalle interviste effettuate nelle associazioni, appare evidente che sono in aumento i ragazzi che non hanno un gruppo di amici e che sono soliti passare il tempo libero in solitudine.

SCHEDA 37: 3 maschi e di 5 femmine. Età 15-19 anni. Luogo: TOLENTINO, Parco Isola d‘Istria

Qual è la storia del vostro gruppo? Io sono l‘ultima arrivata. In tutto siamo una ventina... dipende. Ci ritroviamo qui o al bar Matisse, vicino al centro. Cosa fate quando vi incontrate? O giochiamo a carte, come i vecchi... Andiamo a ballare, in qualche pub... Quando è caldo, veniamo qui, giochiamo a pallone, facciamo a botte... (ridono) Chi ci rimette sono sempre io, la più piccola! Quanti anni avete? Nel gruppo totale ci sono persone che vanno dai 14 anni fino ai 27. (si aggiunge un ragazzo all‘intervista) Siete più ragazzi o ragazze? Le ragazze sono di più. Più ragazze. A ballare dove andate? All‘Egizya... qualche volta al Green Leaves o all‘Odissea. Piace a tutti ballare? Eh sì... quelli che ci possono venire... Ci stanno quelle più grandi che ci vanno tutti i sabato sera. E come fate, vi separate? Insieme si va ai pub... E poi si parte nell‘ora in cui le più piccole vanno a casa, quindi non rimangono sole.

L‘età dei ragazzi e delle ragazze del gruppo 37 copre un ampio spettro, dai 14 anni ai 27, il che da una parte conferma la sensatezza da parte nostra di scegliere un campione di ricerca così vasto (13-24 anni). A causa della differenza d‘età la dinamica del —divertimento“ del gruppo 37 cambia a seconda all‘orario consentito, non solo in base ai gusti.

.... Fate parte di qualche associazione ? Solo lei. Se uno non lavorasse tutto il giorno forse avrebbe pure il tempo di frequentarne ! Ma tu che lavoro fai ? Lavoro in fonderia. Lavorare ai forni è pesante, laggiù fa piuttosto caldo ! Ai laboratori c‘è l‘aria condizionata, il problema però è che passi da una temperatura di 20 gradi ad una fino a 50.

Su 8 intervistati solo uno frequenta un‘associazione e il motivo è certo quello che per chi lavora il tempo libero è poco, ma non può essere l‘unica spiegazione.

... Parlate mai in gruppo dei vostri problemi personali? Non tutti insieme... Di problemi personali si parla con l‘amico del cuore o comunque con la persona con cui si parla di più, invece dei problemi del gruppo se ne parla sempre tutti insieme. Quelli familiari per esempio con determinate persone. Maschi o femmine? No anche con i maschi, io per esempio mi ci trovo anche meglio... Non siamo un gruppo dove le femmine stanno da una parte e i maschi dall‘altra. Può succedere che i maschi organizzino una cena solo per loro... Ma voi ragazzi parlate con le ragazze dei vostri problemi personali? No. Difficilmente Magari con la ragazza, oppure con alcuni amici. Perché non con le ragazze? 109

Perché pensano che siamo pettegole (ride). No, perché magari di carattere siamo più riservati... Diventa tutto rosso come un peperone quando parla... Di che parlate in gruppo? Di macchine, di calcio, di camel trophy (è una ragazza a parlare). Anche delle cose riguardanti i giovani, discoteca... droghe. ... Succede mai che qualcuno venga escluso dalle vostre conversazioni? Dipende dal discorso. Se non è una cosa personale... Comunque qui si butta sempre sullo scherzo. Si parla anche di cose serie, ma alla fine si ride sempre...

Come per l‘altra intervista al gruppo misto di Macerata si ripropone la situazione in cui ci si confida con altre persone dello stesso sesso, soprattutto i ragazzi. Non solo: nel gruppo 37, per stessa ammissione di uno degli intervistati, c‘è spesso una netta separazione tra ragazzi e ragazze. In effetti nei gruppi misti difficilmente il rapporto tra i sessi è completamente paritario. All‘interno dei gruppi misti, a differenza di quelli monosessuali, si nota che spesso si crea un clima più favorevole a gelosie, pettegolezzi, ma nello stesso tempo c‘è maggiore equilibrio, c‘è più divertimento e minore incidenza di comportamenti a rischio. Probabilmente è proprio la differenza di carattere tra generi che permette ad ogni appartenente al gruppo di ricevere un maggior numero e varietà di input utili. Prima di tutto c‘è tra ragazzi e ragazze che aiuta a capirsi vicendevolmente, a superare paure e preconcetti, anzi ottenere consigli su come comportarsi con l‘altro sesso, avere un parere su come appare fisicamente e caratterialmente ecc.

... Siete a favore della legalizzazione delle droghe leggere? Sì (ridono). Tanto gira ugualmente, meglio sia legale così non è più un reato. Però se è legale la gente fuma di più. A me non piace l‘idea che ci guadagnerebbe lo Stato... Tanto ci guadagna anche adesso. A me non me ne importa niente perché non le uso. ... Avete mai usato droghe leggere? (titubanza) Io personalmente no. Neanch‘io. Se mi spieghi cosa sono le droghe leggere! E dai! è anonima l‘intervista... i nomi rimangono coperti. No non li dire i nomi. Non siamo della Digos, e i nomi non ci interessano. Si, insomma succede di fumare. Però lo si fa una volta l‘anno, non è come chi ci parte per andare a cercarla, non ci serve quello per divertirci. ... E vi capita di esagerare col bere? Sì, però sempre le persone che non devono guidare. Adesso siamo piuttosto calmi. (due ragazzi però fanno facce istrioniche, come a dire che non sono sempre calmi) Anche per il lavoro che faccio, non posso quasi mai bere, facendo il cameriere si lavora spesso nei festivi. ... Vi capita di annoiarvi in gruppo ? A volte sì, capita E come reagite ? Niente, si rimane lì a rompersi le palle e basta, tanto se si propone c‘è sempre quello che dice che non gli va di farlo... allora non si fa niente... anche magari per non lasciare da solo qualcuno.

Secondo la nostra opinione (maturata anche dal resto dell‘intervista) il gruppo 37 si può considerare piuttosto sano ed equilibrato. Alcuni hanno sperimentato sì le sostanze, le usano magari saltuariamente, ma il gruppo in genere non le cerca e non ne sente il bisogno, il che non significa che non ci sia mai noia, ma non sono le sostanze la risposta a quest‘ultima.

Capitano mai litigi? 110

Sì. (tutti in coro) Magari c‘è chi se la prende un po‘ più degli altri. A volte un litigio può nascere da uno scherzo, ma non sempre, anzi... Da tensioni o gelosie? Sì, può darsi... Ci sono persone che vogliono mettere l‘uno contro l‘altro. Ho capito di chi parli. Sì, gente che va a dire che questo ha detto male di te, e invece magari si stava solo scherzando come si fa sempre. E‘ mai successo che abbiate allontanato qualcuno dal gruppo? Sì, quando tu fai cerchi di far capire che un tal comportamento è sbagliato, e quello non lo capisce o non lo vuole capire alla fine l‘allontani. Perché nuoce pure al gruppo. Se non è deficiente lo capisce da solo che se ne deve andare. Si però, tu sai a chi mi riferisco, certi non lo capiscono e li devi mandar via esplicitamente. C‘è anche Marco che adesso non esce più con noi. Non è vero. Beh, qualche volta viene qui e sta con noi, ma la sera... questo è un tipo che beve troppo, già alle 2 del pomeriggio lo vedi mezzo ubriaco. Ma... E dai è vero. Però non è vero che l‘abbiamo escluso. Però la sera quando si esce si dice: —****** (dice il nome) con chi monta?“. E tutti: —io non ce lo voglio, io nemmeno“ ecc. perché è una responsabilità averlo in macchina, più d‘una volta s‘è addormentato...

Ma voi glielo avete detto esplicitamente che sbaglia? Sì, spesso. Sempre. Anche sabato scorso, ma lui non sente... gli dici: non bere che ti fa male, e lui ti risponde: no, devo bere. Ti risponde: ma che mi fa male! Ma che mi fa male! Però ha dei problemi... Chi non è ha, io non li sfogo così! Avete mai tentato di aiutarlo in altro modo, oltre a dirgli di smettere di bere? Ma lui è maggiorenne, e la vita è la sua. Rischi di farti rifiutare se ti impicci troppo della sua vita privata. E poi comunque lui ti dà anche ragione, gli dici allora di buttare via la lattina, e lui: ma che butto via! Oppure se gli dici che fa disperare i suoi genitori, lui ti risponde: ma che! Mi dispiace come si comporta, però dopo che glie lo dici, anche più d‘una volta, hai fatto la tua parte perché non bisogna immischiarsi... sono fatti suoi. E‘ una sua scelta, certo non può pretendere poi che io lo porto con me. C‘è da dire che lui comunque non è mai stato in confidenza col gruppo, non ha raccontato i suoi problemi, si è tenuto sempre un po‘ in disparte. Non vuole essere aiutato, è il suo carattere.

Per molti versi esemplare il racconto del gruppo 37 che si presta ad una serie di considerazioni: Innanzi tutto i ragazzi hanno subito confermato la nostra ipotesi: in gruppo misto si creano più tensioni, le quali sfociano in litigi, ma in un certo senso sono spesso litigi terapeutici, utili a sfogare problemi anche personali, e che fanno parte del —gioco“ delle interrelazioni adolescenziali. l‘interessantissimo racconto su ***** (dice il nome), un ragazzo che ha seri problemi col bere, e, come abbiamo sentito, non chiede, e quindi non ottiene aiuto dal gruppo. Gli altri trovano sostegno, modo di parlare dei loro problemi, ma lui, per motivi che non conosciamo, non riesce a fare lo stesso. Sfatato il luogo comune della mela marcia che mette sulla cattiva strada gli altri, poiché al contrario gli altri componenti del gruppo sono esasperati dal suo comportamento, non certo attirati. Ancora una volta, ormai è un dato di fatto, torna alla ribalta l‘atteggiamento libertario dei giovani che anche se si tratta di amici tende a non —immischiarsi“ delle scelte, dei problemi altrui.

... Vi considerate tolleranti, lo accettereste un extracomunitario nel vostro gruppo? Sì. Con noi per un periodo è uscita Nadia, una ragazza di colore, la famiglia è a Tolentino da tanti anni... C‘era chi la sfotteva ma non con cattiveria. La gente la guardava male (All‘esterno del gruppo), qui a Tolentino è normale. Ma a lei neanche tanto visto che abita qui fin da piccola. 111

No, la gente la guarda male lo stesso. Per esempio una ragazza s‘era messa col fratello di lei, e il giorno dopo lo sapevano tutti: Ah! quella sta con un negro! Cose così. Io questo non lo tollero. Ma questo pregiudizio è diffuso anche tra i giovani? Beh, non a tutti, c‘è anche chi non gli importa delle razze. Noi facevamo battute tipo: accidenti che bell‘abbronzatura, ma lo facevamo appunto perché non davamo peso alla differenza di colore. Anch‘io come carattere mi considero tollerante. Dell‘immigrazione in generale cosa ne pensate? Ad esempio degli immigrati albanesi? Penso che sarebbe meglio restassero là, però... se stanno qua non me ne frega niente. Secondo me se ne appropriano un po‘ troppo della nostra nazione. Bisognerebbe sì aiutarli, ma magari nella loro nazione. Comunque non sono tutti uguali, io in classe ho una compagna albanese che è simpaticissima, disponibile, altri sopra casa mia salutano sempre, sono molto cordiali. Però è anche vero che una ragazza non può uscire dopo le dieci perché ci sono gli albanesi che ti infastidiscono. Sabato scorso sono uscita dalla stazione alle 5 del pomeriggio e ci sono sempre gli albanesi che stazionano lì davanti a offrirti un passaggio, ti rompono le scatole. Come in tutte le cose, ci sono le brave persone e quelle che non lo sono. Da un punto di vista del lavoro io sono convinto che questi vanno a fare lavori umili che magari gli italiani non sono più disposti a fare. La retribuzione che prendono qui è comunque alta rispetto là, e possono quindi mandare soldi alla famiglia. C‘è anche chi non avendo altre vie diventa delinquente. Ma io credo che loro comunque hanno una mentalità con cui è difficile andare d‘accordo. Ho fatto caso, da quello che mi hanno raccontato, che anche all‘interno della famiglia, da piccoli diverbi si può finire ad ammazzarsi, anche per una cavolata sono capaci di andar via di casa, poi là già a dieci anni portano la macchina.

Da un atteggiamento come quello dimostrato verso il formarsi di una coppia mista (con lui nero) appare chiaro purtroppo che a Tolentino anche tra i giovani sopravvivono pregiudizi razzisti. Denotano invece più apertura e senso critico i discorsi fatti dal gruppo 37, i quali si basano più sull‘esperienza personale che sui preconcetti.

... Che rapporto avete con i genitori? Io non ci parlo. Alcuni di noi hanno genitori che li capiscono di più. I genitori spesso non ricordano quello che hanno fatto alla nostra età, è questo il problema! Un po‘ c‘è da capirli, loro avevano molte meno possibilità rispetto a noi... Io ho un buon rapporto con i miei, anche perché ormai ho vent‘anni, e non ci sono più restrizioni per me pesanti da sopportare. Non sono apprensivi, si fidano di me. Se avete un problema ne parlate prima agli amici o ai genitori? Dipende. Prima agli amici. Spesso con gli amici. Vi aiutate tra voi? Sì, nel limite del possibile. Se uno di voi cominciasse ad assumere droghe pesanti come lo aiutereste? (titubanza) Boh. Cercando di farglielo capire parlando. Parlereste con i suoi genitori? No. Beh, a seconda di quanto sei intimo. Alla fine bisogna dirglielo. Se hanno un figlio che rischia di morire è giusto che lo sappiano. Alla AUSL vi rivolgereste? No. (tutti d‘accordo) Se è una persona tanto intima credo si sì. No, semmai è il genitore che deve decidere. Quando arrivano i carabinieri i nomi non si fanno e questo deve valere sempre. I carabinieri sono una cosa e l‘AUSL un‘altra. Per te contattare la AUSL equivale a denunciarlo? Sì, per me sì, perché tanto finisce lì. No, non lo farei. Ai genitori sì, se serve sicuramente.

L‘atteggiamento del gruppo 37 equivale a quella di molti altri: non c‘è fiducia nei confronti dei servizi sanitari, pochi evitano di equipararli alle forze dell‘ordine. Diciamo che il passo più ardito che i ragazzi farebbero per un amico 112 in difficoltà sarebbe appellarsi alla sua famiglia. Nessuno risponde mai che lo convincerebbe, o lo accompagnerebbe ad esempio al Servizio Tossicodipendenze. Di certo è necessario cambiare la percezione che i ragazzi hanno del Servizio Sanitario, e delle istituzioni in genere.

Voi vivete alla giornata o fate progetti sul futuro? I progetti si fanno sempre, poi quello che accade il giorno dopo non lo puoi sapere. E vero, è cosi. Uno ce la mette tutta, ma non c‘è niente di sicuro. Il mio progetto è che nel 2003 vado in America. Eccoli i nostri progetti! Già è un problema organizzarsi per il sabato! Tra 10 anni come vi vedete ? Boh, spero laureata, spero di conoscere tante lingue, tante culture. Io spero di avere un sacco di soldi visto che adesso mi sto facendo il culo (A parlare è il ragazzo che lavora in fonderia) Io spero di avere il ragazzo! (ride)

Anche in questo aspetto il gruppo 37 si dimostra migliore di altri: anche se a volte non riescono a organizzarsi per il sabato, c‘è progettualità, alcuni hanno obiettivi molto precisi.

... Cosa manca a Tolentino per i giovani? Cosa manca? Tutto! A Tolentino manca tutto. A Tolentino il problema è che se non hai un gruppo non sei nessuno... No più che altro non sai che fare senza un gruppo. Se hai una comitiva... in due o tre non si fa niente. Ci vorrebbero dei locali, un pub scheggiato... Ma non ci sono già pubs a Tolentino? Ma io ne voglio uno di 100.000 metri quadri! Sono sempre gli stessi... Sarebbe carino un locale dove vai a mangiare e si può anche ballare... un discopub. Per esempio quello di San Severino è carino. Un locale dove c‘è musica dal vivo. Ma non ti diverti... Come no ! Incontri gente, ti diverti, invece noi stiamo sempre tra di noi.

SCHEDA 40: 6 maschi e 4 femmine. Età 15-22 anni. Luogo: TOLENTINO , sala giochi Happy Days.

Da quanto tempo vi frequentate? Io sono una delle new entry: esco con loro da circa un anno, comunque il gruppo è abbastanza recente... Sì anch‘io ci sono da poco; il gruppo è in continuo cambiamento: si spacca, in caso di litigi, o perché qualcuno si allontana per via della ragazza o del ragazzo. Il gruppo totale può arrivare fino a 50 persone, quando ci ritroviamo il sabato sera, noi siamo solo una frazione. Dove vi incontrate? O qui in sala giochi o al bar Every Day, comunque poi il gruppo è in realtà diviso in tanti gruppetti distinti... Tipo sottogruppi. Il nostro è iniziato da pochi compagni di classe, poi piano piano s‘è allargato. Studiate o lavorate? Quasi tutti studiano. Molti frequentano Itis e Ragioneria. Chi lavora adesso non c‘è, deve ancora staccare. Io lavoro. E la vostra età? Dai 15 anni fino ad un massimo di 21-22 anni. Dove andate dopo che vi siete ritrovati? Prima aspettiamo che vanno a dormire le ragazze (ridono)... poi si va a ballare o nei pubs. Che locali frequentate? Dipende... Al Jolly Club. 113

Sì d‘estate.. Qualcuno —mattegghia“ e arriva a Giulianova, o parte alle 3 di notte per andare a Rimini. Noi due (indica un amico) ogni tanto lo facciamo, con la nostra macchinina (ridono). Spesso comunque è difficile mettersi d‘accordo su dove andare. Ci sono diversi interessi. Sì e poi c‘è la diversità d‘età. Non la diversità d‘età non c‘entra. Noi sul gruppo dove stavamo prima uscivamo sempre tutti insieme... la disponibilità economica c‘era, sapevamo come muoverci, come divertirci... Perché l‘avete lasciato allora? Perché come in ogni gruppo c‘erano persone che trascinavano, quando queste persone, vuoi perché trovavano la ragazza, o per il lavoro, o per partire militare, si staccavano un po‘ dal gruppo, siamo andati avanti ancora un po‘ e poi ci siamo sgretolati. Si è formato poi un gruppo più piccolo, composto soprattutto da coppiette, ma per via di litigi alla fine s‘è diviso anche quello. C‘erano certi che volevano un po‘ comandare. In questo gruppo ci sono trascinatori o persone che cercano di essere leader? No, questo è un gruppo tranquillo. Le decisioni si prendono insieme. Questo è un gruppo tanto tranquillo, infatti si sta sempre al bar senza fare niente invece con l‘altro si partiva, anche con i motorini e si andava in piscina o a fare i wargames (Giochi tipo esercitazione militare). Prima che venissi tu, io e altri 4 andavo sempre in motorino.

Ecco la genesi di un gruppo, com‘è evidente, originata dalle frequenti trasformazioni di altri, da disgregazioni, unioni, o dall‘allargamento costante di un nucleo di poche unità.

... In gruppo di cosa parlate? Di pettegolezzi, di cose che succedono...(dice una ragazza) Ci sono questi elementi che portano avanti i pettegolezzi ! (ride) E i ragazzi partecipano ai pettegolezzi? Ah, i ragazzi sono più pettegoli delle ragazze. Parlate dei vostri problemi personali in gruppo? No, in gruppo no. Più a quattrocchi (tutti d‘accordo). Alle amicizie più sincere. Preferite confidarvi con quelli che conoscete da più tempo? No. Dipende quello che si deve confidare, e poi se con quella persona è stato instaurato un certo rapporto di fiducia. Se il problema è grave ti confidi solo con la persona di cui hai più fiducia... Sì, se invece ti serve un parere... Se è una cosa leggera se ne può parlare più liberamente. Tra voi c‘è un‘amicizia profonda? Tra tutti no, tra alcuni sì (tutti d‘accordo). Tra tutti c‘è un‘amicizia più superficiale, poi dipende dalle persone... Specie quando siamo tanti è normale che tra alcuni l‘amicizia sia molto superficiale.

L‘elemento più spesso indicato per scegliere le persone con cui confidarsi è stato quello temporale. Gli amici di più vecchia data sono spesso i confidenti. Il gruppo 40, come hanno fatto anche altri gruppi, indica invece fattore squisitamente qualitativo: il confidente è la persona che si percepisce come più qualificata o degna di fiducia, indipendentemente dal tempo da cui si conosce.

... Le ragazze si trovano in difficoltà per il fatto che i ragazzi sono più grandi? No (tutte d‘accordo). Anzi, a 19 - 20 ani è meglio, quelli più piccoli sono un po‘ stupidelli! Ci sono mai stati conflitti nel gruppo? Sì. Di solito per le donne! Cioè vi mettete in competizione? No, non perché ce le contendiamo...

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E‘ che molti cambiano il loro modo di fare quando trovano la ragazza, uno può cambiare radicalmente le sue idee... Nel vecchio gruppo è successo che delle persone si sono allontanate completamente, senza neanche rivolgere più la parola, da una parte è ammissibile però... Succede anche di essere in competizione per una ragazza, però il vero amico si fa da parte, finge di non essere interessato, invece certi vanno avanti, se ne fregano e ti rubano la ragazza. Ci sono regole implicite o esplicite che siano nel vostro gruppo? No, regole fisse no; solo le normali regole per vivere pacificamente... Poi bisogna mettere impegno nel gruppo, se si decide di ritrovarsi, ma nessuno viene alla fine il gruppo finisce, ci vuole continuità... No, e se uno non può venire un giorno...? Che c‘entra se ci si mette d‘accordo bisogna rispettare l‘accordo.

Gli elementi fondamentali indicati dai gruppi per la sopravvivenza dell‘amicizia e della coesione sono principalmente due: 1. la lealtà (mai parlare alle spalle o tradire); 2. non cercare di prevaricare gli altri. Il gruppo 40 (come alcuni altri gruppi) indica un terzo fattore: la continuità, cioè non far mancare mai il proprio apporto al gruppo e per il gruppo. I tre elementi sono facilmente riconducibile ad un unico valore, il solo a cui si è disposti a sacrificare la libertà personale: il rispetto reciproco.

... Coi vostri genitori parlate dei vostri problemi? Dipende. Sì, dipende, problemi tanto intimi no, magari le cose più superficiali, con mamma però, con babbo non se ne parla. Sono loro soprattutto a chieder, magari perché mi sentono litigare col ragazzo al telefono, sennò io certo non vado a cercarli. Perché preferisci parlare con tua madre? Beh credo che sia normale per una ragazza. Le ragazze in genere si confidano molto di più con i genitori. Anch‘io parlo meglio con mia madre (dice un ragazzo). Comunque, semmai le confidenze preferisco farle a mia sorella maggiore, con lei davvero parlo di tutto, coi genitori filtro parecchio. I genitori sono grandi, quadrati, magari si arrabbiano o non capiscono. Per esempio se fai uno sbaglio una sorella ti capisce, ti consiglia, invece i genitori magari ti mettono in punizione. Meglio stare zitti allora! Parlate mai di tematiche sociali o politiche? Sì. Sì. Soprattutto si parla di immigrazione... Però dipende da chi c‘hai davanti: con loro si riesce a parlare di cose serie... A volte ci sono conflitti parlando di politica. Io non ne capisco niente, invece. Io ne capisco solo un minimo, però c‘è lui che se ne intende molto di più.

E‘ vero che nella maggior parte dei gruppi tematiche —serie“ non sono mai o quasi mai al centro delle discussioni, specie in sede di gruppo allargato (cioè nel suon numero massimo di elementi). Ma anche altri argomenti percepiti come —fastidiosi“, quali la famiglia o la scuola spesso sono lasciati da parte.

... Riguardo gli immigrati, voi siete tolleranti o no? Dipende dai punti... Si dai punti di vista. No volevo dire dai punti in cui bisogna essere tolleranti e da quelli in cui non bisogna esserlo. I clandestini non vanno bene, se uno è regolare sono molto tollerante. No, anche se uno è clandestino ma è una persona tranquilla, può starsene in pace qui in Italia per me! No! Perché devi entrare clandestinamente in Italia... bisogna rimandarli a casa. Ma se è una brava persona... Se lavora e paga le tasse guarda che io sono per dargli il voto amministrativo. Lo accettereste un extracomunitario nel vostro gruppo? Sì, per me non ci sarebbero problemi. Dipende. Noi ce l‘avevamo in classe. Se si comporta bene non ci sono problemi. La stessa cosa in fondo è per gli immigrati da altre zone d‘Italia come me ed un altro che adesso non c‘è. Se non fa danni e non ruba non vedo che problemi ci dovrebbero essere. Il colore della pelle non mi blocca. 115

Se uno si comporta male poi, anche se non è un immigrato lo cacciamo. Anzi no cacciare, glie lo facciamo capire.

Fase1: il gruppo 40 si dimostra aperto verso gli immigrati.

... Un‘ultima domanda, che cosa manca a Tolentino, o cosa togliereste? (commenti e risa) A Tolentino c‘è un problema grande... Gira tanta droga. Non volevo dire quello... ci sono problemi con gli extracomunitari. Cioè delinquenza legata agli extracomunitari? No, la delinquenza sta proprio entrando insieme agli extracomunitari. Tutti i paesi dell‘entroterra, Macerata, Tolentino, Corridonia ecc. sono stati sempre posti tranquilli. Ma con questa immigrazione di massa: albanesi... Soprattutto... Che girano coi coltelli. Ci sono risse, questa sala giochi è rimasta chiusa per una settimana per via di una rissa terribile: c‘erano degli albanesi che si sono messi a dar fastidio ad una ragazza e il tipo che stava con lei a detto loro di non rompere le scatole e di andarsene via, uno allora gli butta addosso la birra e gli altri gli vanno contro, ma lui che non è un tipo tanto mingherlino (fa body building), li ha fronteggiati, addirittura ha cavato un occhio ad uno di quei 4 o 5. Poi alla rissa si sono uniti altri 10 albanesi che stavano fuori mentre altri difendevano il tipo. Il proprietario del locale s‘è impressionato: volavano persone e tavolini. Poi ci sono stati altri episodi in cui sono volate anche coltellate... Il fatto è che i carabinieri li proteggono. Questo mi sembra strano! Posso fare un esempio. Vicino casa mia c‘è una famiglia albanese che ha preso la cittadinanza. Hanno sempre avuto tutti i benefici, sono 9 anni che ricevono vitto e alloggio, più i sussidi del Comune, e in più lo stipendio del padre che guadagna sui 3 milioni al mese. Il padre è sempre sembrato uno che ha voglia di lavorare, ma un giorno questo rischia una denuncia per sequestro perché stava portandosi via una bambina dell‘asilo, rischiava 10 anni di galera. Ma i carabinieri hanno impedito alla famiglia della bambina di fare la denuncia, non impedito, diciamo sconsigliato, altrimenti avrebbero dovuto rimpatriarlo. Adesso questo sta ricoverato al reparto psichiatrico dell‘ospedale, e dovrebbe uscire a giorni. Se l‘avevo fatto io, mi avrebbero denunciato. Sì, c‘è molto protezionismo. E‘ successo pure che 5 albanesi dentro una macchina, appartati, hanno risposto ai carabinieri che chiedevano loro cosa stavano facendo : —quello che cazzo ci pare!“. Se lo dicevo io mi sbattevano dentro, invece a loro non hanno fatto niente. Ammesso che ci sia, da cosa è giustificato questo protezionismo? Per far veder che Tolentino è una città tollerante... No, è una cosa a livello nazionale. Ci sono cose pazzesche. In Germania è ben diverso, gli dicono quello è il vostro posto, non rompete i coglioni, e quelli se ne stanno zitti e buoni. Deve essere maggiormente regolata la presenza di extracomunitari. Ma non capita anche che gli immigrati siano oggetto di razzismo a Tolentino? Beh, gli albanesi sì. No, il fatto è che un italiano si deve sentire protetto dal suo Paese... io sono nato in Italia e ci morirò pure, eppure non lo sento più come il mio paese... perché un immigrato deve passare prima di me all‘ospedale, per le case popolari... chi cazzo sei, perché deve comandare a casa mia, io ti prendo a calci in culo. A me gli albanesi hanno fregato 10 milioni! Ma non si deve generalizzare! Non puoi generalizzare! Io dico che l‘80% degli albanesi sono delinquenti. Anche tanti italiani lo sono. Si ma se me li fregava un italiano i soldi era meglio! (scatenati alcuni commenti di disapprovazione) Ma che discorsi... Questa è proprio una cazzata! Aiutare è giusto, ma dare lavoro o altro, prima sarebbe da fare con gli italiani piuttosto che con gli immigrati. Di quelli che dormono sulle stazioni, che non hanno casa e lavoro, muoiono di freddo, di quelli ci ricordiamo solo a Natale con un pasto gratis. Ma neanche dei terremotati ci ricordiamo più! Io ho una nonna a , e casa sua sta messa malissimo. 116

Io ci passo sempre in quelle zone, ci sono scenari da guerra. E poi qui ci vogliono fare la moschea, io ho messo una bella croce sul no. Sul problema degli immigrati si vede poi quanto l‘unione europea sia solo qualcosa di economico. Politico ed economico. Neanche politico, solo commerciale. Tolentino funziona come una piccola Italia, dove domina una mentalità ristretta e l‘interesse personale. Così che se qualcuno trova profitto a far entrare un albanese nel Consiglio comunale, allora lo fa. Tante persone vanno a partito preso, per esempio se sono dalla parte di un certo pezzo grosso tutto quello che fa lui è fatto bene. E grazie al fatto che la gente non controlla qui ci si fa la villa, la macchina sportiva coi soldi di Tolentino, tutti lo sanno ma nessuno lo dice. Posso dire una cosa sull‘immigrazione: ci sono i neri e i marocchini che si fanno un culo così (a parlare è il ragazzo che ce l‘aveva con gli albanesi), lavorano duro, in fonderia magari. I neri e i nord africani sono persone che si impegnano (sembrano tutti d‘accordo). Beh, i marocchini non tanto, fanno sempre le risse nei locali.

Fase2: Questo stralcio è la parte finale dell‘intervista, in cui il gruppo 40 ha riportato il problema immigrazione stavolta però mostrando minore apertura. In base alla loro esperienza legata alla presenza di immigrati c‘è una delinquenza che prima Tolentino non aveva. Una novità assoluta sono le accuse fatte alle istituzioni colpevoli a loro dire di aver fatto favoritismi ingiustificati. L‘astio dei ragazzi del gruppo 40, come quello di molti altri gruppi, è quasi sempre centrato su albanesi e qualche volta slavi. Sembra più accettata la presenza di nordafricani.

... Sapreste accettare nel vostro gruppo anche persone —delicate“ come portatori di handicap o tossicodipendenti? Per i portatori di handicap non ci sarebbero problemi, per i tossicodipendenti è diverso... E‘ facile dire sì, ma bisognerebbe trovarcisi per saperlo. Dipende da com‘è la persona, bisognerebbe conoscerlo. Siete a favore della legalizzazione delle droghe leggere? Contro! Decisamente! Le droghe sono tutte da combattere, qualunque tipo. Bravo! (un amico applaude provocatoriamente) Io la penso così... la maggior parte qui la pensano così. Legalizzarla sarebbe un errore... E di chi esagera nel bere cosa ne pensate? Lo assecondiamo (ride). Mi tocca portarlo a casa. Qualcuno di voi la fuma la marijuana? Beh solo qualcuno. In modo continuo soltanto una persona dei 50 fuma. In modo continuo... diciamo in modo stupido! Sì perché lo fa soltanto per essere accettato un po‘ di più, lo fa per quello. Fare in questo modo è proprio da stupidi. Ma se voi non fumate perché lui dovrebbe essere accettato fumando? E‘ un controsenso. E‘ che in questa maniera ci si fa grandi: io fumo, io c‘ho la roba...allora sono forte. Io mi sono contrapposto ad un ragazzo che alla festa dell‘ultimo dell‘anno si voleva portare il fumo; mi sono contrapposto perché nel gruppo ci sono ragazze di 14 anni, e lui non può coinvolgerle, lui ne ha 18, se vuole farsi una canna va da un‘altra parte, non certo davanti a loro. Se c‘è una retata ci rimettono tutti poi. C‘è anche il rischio di farle iniziare a fumare.. Sì, a 14 anni sei una bambina che si può far trasportare... Ci sono dei gruppi dove se tu non fumi non puoi starci, a Tolentino è così. Ma anche in altre parti credo. Secondo me è un fatto d‘insicurezza, quelli che non hanno un carattere forte possono caderci facilmente. Non ci sono secondo voi altre cause oltre l‘insicurezza? Non lo so. Ci sono anche i problemi familiari. Ci sono genitori che se infischiano, ti danno 50 mila e tu fai quello che ti pare. Secondo me è sbagliatissimo. Gente che guadagna bene, figli viziati con tanti soldi in tasca. Io ho visto un bambino di 11-12 anni che girava con 150 mila nel portafogli. Finché sei piccolo magari li butti nei videogiochi, poi però cominci a uscire con ragazzi sbagliati, come infatti è successo, e un ragazzino se lo portano a rubare e vengono tutti arrestati. La colpa non è certo del ragazzino, ma dei genitori che non l‘hanno controllato, che gli hanno permesso di frequentare ragazzi più grandi, che usano stupefacenti. Così finisci in mezzo alla strada, a meno che non hai la testa, ovvio! Se uno sa reagire, ha la testa, può uscirne. Ma anche se hai un amico vicino che ti consiglia per il meglio... E‘ sempre il carattere della persona la cosa fondamentale. A me per esempio mi è stato fatto di tutto davanti alla faccia, dalla canna a tutto il resto, eppure non ho mai provato niente... Non hai pensato mai a provarla! Non è che non c‘ho pensato, non l‘ho fatto mai. 117

Io pure non l‘ho mai provata, in gita mi rullavano le canne in camera, ma io sono contraria, sono forte, e non l‘ho provata, so di persone invece che si sono fatte una tirata e adesso fumano regolarmente. La legalizzazione delle droghe leggere non farebbe che peggiorare la situazione. Adesso i ragazzi iniziano a fumare le sigarette a 14 anni, soprattutto le ragazze per farsi vedere, per sembrare più grandi, o perché è è un po‘ meno carina dell‘amica e allora così ha qualcosa in più. Per farsi vedere più disinibita. Alcuni vanno ad Amsterdam, poi quando tornano raccontano dei coffee shop: —sai stavamo ad Amsterdam, sai ci siamo divertiti...“ e sembra finita lì. Li rincontri dopo un po‘ di tempo e vedo che ancora fumano! Io essendo un amico l‘ho fatto notare anche in un modo piuttosto duro, ma credo d‘aver fatto bene. Penso che un domani mi ringrazieranno. E se un vostro amico avesse problemi con droghe più pesanti, come ad esempio l‘eroina, come l‘aiutereste? Credo che ormai non ci sarebbe nulla da fare... Una persona adulta che si fa l‘eroina è sicuramente difficile d‘aiutare... puoi dire di lasciar perdere, ma è facile che ti escluda dalle sue amicizie. Specie se tu ti metti in contrapposizione di quella che è la sua fonte di vita... Non c‘è niente da fare dunque? No, una mano gli si può dare, ma se è molto tempo che usa eroina, da solo non riuscirei ad aiutarlo, a meno di passarci notte e giorno. Dipende anche da chi è che fa uso d‘eroina, se si tratta di uno che conosci da tanto tempo e che ha cominciato da poco probabilmente puoi fare di più... Se invece ti lasci per un periodo, l‘amicizia non è più forte e la tua parola gli entra da un orecchio e gli esce dall‘altra. Credo che tanto non darebbe retta nemmeno ad un amico molto vicino. Mi ricordo che in terza media c‘erano miei compagni che giudicavano deficienti o poco di buono le ragazze che fumavano sigarette o si truccavano, le giudicavano montate. Li ho rincontrati dopo tre anni, e quelle stesse persone che erano contro tutto, adesso stanno sempre con la sigaretta sulla bocca, e se il sabato non vanno in discoteca e non calano non sono contenti. Questo mi fa pensare o che quelli sono imbecilli oppure che non hanno carattere, perché se oggi giudico stupido buttare soldi per la cocaina, domani non posso cambiare idea. Io sono stato sempre in pace con me stesso, ho camminato sempre per conto mio. Nel nostro gruppo però c‘è da dire che tanti in realtà hanno fumato solo occasionalmente, oppure una volta ogni due tre mesi, e hanno una vita tranquillissima senza nessun problema. Si però se uno fa uso di questa roba, qualcosa che non va c‘è. Non si tratta di un diverso modo rispetto al tuo di divertirsi. Tu quando bevi, ti ubriachi lo fai per divertirti. Ma quando ci ripenso la mattina dopo mi rendo conto di aver fatto l‘imbecille... Bevo fino all‘allegria. Vedi che è un modo per divertirti? Anche se ti ubriachi i problemi non spariscono, io ho un motto: quando il vino passa i problemi galleggiano. (l‘amico applaude per schernire) C‘è anche chi no c‘ha problemi e beve lo stesso. Sicuramente è sbagliato ubriacarsi per stare allegri, bisogna sapersi divertire comunque. Io mi devo sapermi divertire con i miei amici... sobrio! Dipende anche dal gruppo dove esci, se la gran parte delle persona usano drogarsi o bere... lo farai pure tu, soprattutto se devi integrarti nel gruppo. Qual è la differenza tra un gruppo come il vostro, e uno in cui si usa abitualmente ubriacarsi e fumare canne? La presenza magari di una persona più grande che propone, e se trova gente con disponibilità economica che ha voglia di provare, allora vanno avanti, insomma la classica mela marcia. Non è secondo voi un modo per uscire dalla routine? Diviene routine anche farsi le canne, una fa presto a diventare due e via dicendo... io ho visto gente che rullava tutta la sera. E poi il sabato, visto che la canna è la normalità, si fa ancora di peggio, tipo uno, che ho visto, che si è messo a fare inalazioni di benzina sul suo motorino per un ora, e poi è andato a ballare con due occhi così! Poi in discoteca pasticche ecc. Conosco gente che cerca sempre esperienze nuove, anche la coca... Anch‘io... Conosco anche amici di famiglia che hanno avuto figli morti per overdose. Anch‘io.

Il gruppo 40 è assai vivace, e si accende parlando di droghe: nel dibattito che nasce ci sono molti luoghi comuni, come lo stereotipo (secondo noi non realistico) della mela marcia che travia tutto il gruppo, ma anche osservazioni interessantissime e originali. Per esempio il discorso sulle famiglie che lasciano a loro stessi i ragazzi è una realtà, e non solo di Tolentino, ma anche di altre cittadine dove c‘è un settore produttivo molto vitale. E‘ frequente che entrambi i genitori lavorino, di conseguenza ci sono più soldi e meno attenzioni. Anche l‘escalation descritta nell‘ultima domanda appare realistica: il pericolo, sempre sottovalutato o ignorato, dell‘uso di droghe è la dipendenza. 118

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7.5. Corridonia

7.5.1. Lettura territoriale

A Corridonia i gruppi contattati sono stati 6 di cui solo 4 hanno accettato l‘intervista di cui 1 formati esclusivamente da femmine, 2 composti da soli maschi ed 1 misto. In totale sono stati intervistati 29 ragazzi appartenenti alla fascia di età 15-23 anni. La distribuzione dei gruppi informali si concentra nel centro della città, presso le sale giochi e le gelaterie, aree che ci erano state segnalate come luoghi di ritrovo multigruppo. Eravamo a conoscenza anche dell‘esistenza di gruppi di giovani anche a Villa Fermani, parco della città però, quelli da noi contattati, hanno rifiutato l‘intervista. Tutte le interviste sono state audioregistrate per la presenza di alcuni minorenni. A Corridonia i gruppi si sono mostrati abbastanza aperti e disponibili nel parlarci di loro.

7.5.2. Analisi delle interviste raccolte

L‘età degli intervistati va dai 15 ai 23 anni e sono in maggioranza studenti. Gli studenti dichiarano di avere un buon rapporto con la scuola e considerano importante l‘istruzione per trovare un buon lavoro in futuro: non hanno espresso il desiderio di occupare un‘alta sfera sociale che permetta di acquisire un buon livello economico, perché credono che —i soldi non risolvono tutto, occorre avere la salute“. Si riuniscono quasi tutti i giorni nel tardo pomeriggio e soprattutto il fine settimana nei bar, nelle sala giochi o al parco di Villa Fermani del paese. Nonostante la giovane età, solo alcuni manifestano il loro interesse per la discoteca. La loro comunicazione é superficiale: parlano di tutto, dei loro interessi (sport, musica, ragazzi/e). I discorsi intimi si fanno tra le poche persone del gruppo che si conoscono da più tempo e con le quali si ha un rapporto di fiducia. La ragione é che non sempre si risolvono situazioni spiacevoli facendo chiarezza col confronto delle parti, cosicché alla fine —se si accumulano altre cose, allora si scoppia e viene fuori tutto“. Anche a Corridonia, come in altri paesi, se si ha un problema, i primi a saperlo sono gli amici, che si adoperano per cercare una soluzione, ma se la situazione si rivela essere alquanto seria, allora vengono coinvolti i genitori del ragazzo in questione. Il rapporto con la famiglia è piuttosto superficiale. La confidenza è riservata alla madre, col padre —non scende mai nei minimi particolari“. I ragazzi hanno poi dichiarato che i loro genitori si interessano alle loro amicizie, esprimendo giudizi anche negativi sugli amici, ma questo non li influenza minimamente. Alcuni componenti dei gruppi bevono sostanze alcoliche e fumano marijuana per divertimento: questo però non si presenta mai come categorico per chiunque, é una scelta personale perché —noi stiamo in gruppo per divertirci, non per essere tutti uguali“. Sebbene alcuni ragazzi facciano uso di droghe leggere, essi dichiarano di essere contrari alla legalizzazione —perché si finirebbe con l‘usare quelle pesanti“. Dimostrano di essere tolleranti verso chi consuma droghe pesanti: in ogni caso, il gruppo continuerebbe ad accettare quel soggetto per aiutarlo, —facendogli capire che sbaglia“ e ne parlerebbe con qualche adulto, un familiare o qualche responsabile di associazione che loro frequentano. Non si rivolgerebbero, in nessun caso, ai Servizi dell‘A.U.S.L., perché tale decisione spetta alla famiglia del ragazzo. Il Servizio Tossicodipendenze è visto, in alcuni casi, positivamente perché —ci lavorano persone che hanno più esperienza di noi“. Hanno, quindi, consapevolezza del fatto che —é difficile che il gruppo riesca a farlo smettere“. In caso di un rapporto occasionale userebbero precauzioni —per sicurezza“, ovvero per evitare malattie e gravidanze indesiderate. Le informazioni riguardo l‘AIDS le hanno ricevute dai mass-media o dai loro genitori: qualche familiare raccomanda al proprio figlio di —starci attento, guarda se la ragazza può andar bene o se é un po' —fuori“. L‘unica regola che impedisce l‘accesso al gruppo é il voler comandare: non si accetta chi vi entra per fare il leader. Il gruppo non accetta volentieri la presenza di extracomunitari per paura di essere etichettato dagli adulti del paese come —quel gruppo con gli extracomunitari.....e il giudizio della gente é importante“. Nonostante la città di Corridonia presenti un alto tasso di stranieri, pakistani e albanesi, non c‘è stata integrazione con la popolazione locale: —hanno dei centri quaggiù (i pakistani) dove si ritrovano, ma con la gente di qui non é che hanno tanta amicizia“. La

120 maggior parte dei ragazzi crede che gli immigrati dovrebbero trovarsi un lavoro onesto —vengono qui con armi e droga“ e non pretendere l‘assistenza pubblica. Le opinioni sono però contrastanti: c‘è chi sostiene che bisogna aiutare gli immigrati perché provengono da situazioni tragiche e chi invece è favorevole agli aiuti portati nei loro paesi di origine. I ragazzi di Corridonia si lamentano della mentalità chiusa del paese che porta le persone a crearsi pregiudizi e idee negative e false sulle persone. Per quanto riguarda i problemi legati ai disturbi alimentari, i ragazzi dei gruppi intervistati hanno dichiarato di avere un buon rapporto col cibo e credono che —privarsi del cibo é sbagliato come esagerare, occorre fare un‘alimentazione giusta ed equilibrata“. Il problema dell‘anoressia è imputato a problemi familiari, scolastici, lavorativi o al semplice esibizionismo (così come ha simulato una loro amica). Alla domanda —Che cosa vorreste che ci fosse a Corridonia?“, i ragazzi hanno risposto che vorrebbero che fosse costruita una piscina. Molti si dicono soddisfatti di quello che c‘è.

7.5.3. Le interviste: stralci significativi

SCHEDA 11: 10 femmine.Età 15-16 anni. Luogo: CORRIDONIA, davanti sala giochi —Mille luci“.

Quanti sono i componenti del gruppo? Siamo tutte, quasi tutte. Ne mancano due o tre. In tutto siamo 15, però senza i maschi. E con i maschi? Con i maschi siamo tanti, però noi femmine siamo massimo 15. Con i maschi arriviamo a 30, anche di più. Però con i maschi non usciamo sempre, spesso sì, ma non sempre. Quanti anni avete? Io 15. Io 16. Andiamo dai 15 ai 16 anni. I maschi, invece, ne hanno circa 18.

Un gruppo di sole femmine è molto meno frequente di quelli di soli maschi. Tipica poi, la differenza d‘età tra ragazzi e ragazze che rimarca anche il gruppo 11.

Cosa fate nella vita? Studiamo. Abbastanza. Andiamo a scuola, non è che studiamo.... Che scuola frequentate? Istituto tecnico femminile. Istituto Pannaggi. Liceo scientifico. Come va la scuola? Bene. Bene. In fondo bene! Chi fa la storia del gruppo? All'inizio eravamo quattro o cinque. Andavamo all'azione cattolica, poi si sono unite altre ragazze. Piano piano il gruppo si è allargato sempre di più. Si sono aggiunti i compagni di scuola suoi, i compagni di scuola miei, e via via siamo diventate questo numero. Ma adesso cosa è che vi tiene unite? La sala giochi. Ah Ah! Stiamo sempre qui, ci ritroviamo qui. No, è che andiamo negli stessi posti, stiamo sempre insieme. Restate sempre qui? Adesso che c'è più caldo andiamo anche in altri posti. Per esempio alle corse dei cavalli. La discoteca? Spesso andiamo alla Tenda Rossa, al Gialù. Piace a tutte la discoteca? 121

No, non a tutte. Infatti, quando andiamo a ballare, ci dividiamo. Come andate a ballare? I genitori. Con miei amici. Anche col motorino, tanto sono tutti locali vicini. Definireste la vostra amicizia profonda? Abbastanza. In che senso? Ci sono i gruppetti. Sì, i sotto gruppi. Io non sono amica amica con tutte, ognuna di noi ha amiche preferite. Questa situazione ha mai causato gelosie? Sì. Molto spesso. A me no, sono in questo gruppo da soli due anni. Di solito, sono solo stupidaggini. Fin da bambine. E queste gelosie, come le avete risolte? Parlando. Alcune sono uscite dal gruppo. Ë vero. Volontariamente? Cacciate! No, no non è vero. Alcune volontariamente. Succede spesso che si passa sopra una cosa. Però andando avanti se si accumulano altre faccende, allora si scoppia e viene fuori tutto. Allora nel posto gruppo ci sono delle regole da rispettare? Beh! Prima di tutto non parlare male una dell'altra. Questo è logico! Anche da chi non fa parte del gruppo. Comunque adesso siamo cresciute e non è più un problema.

Altro fatto tipico è la presenza di maggiori tensioni nei gruppi di sole ragazze, specie se numeroso. In questo caso la presenza dei ragazzi rappresenta un correttivo, riequilibrando col loro istintivo pragmatismo situazioni di eccessiva emotività.

Per i ragazzi capita di litigare? Abbastanza! Sì! Specie ultimamente! In che modo? Che facciamo, raccontiamo la storia? No! Sì, raccontatemi un episodio? Lei è stata con un ragazzo per un anno. Poi si sono lasciati. Ma dopo pochi giorni una ragazza che adesso non c'è, ma che fa parte del gruppo, ha avuto un piccolo inciucio con il tipo senza dirle niente. Poi quando abbiamo scoperto, né dalla previdenza. Per questo ci siamo arrabbiate.

Ma voi vi siete schierate con lei? Loro non si sono schierate dalla mia parte. Però hanno capito che si è comportata male, e quindi l'hanno fatto capire anche a lei. Comunque non l'abbiamo incolpata di niente. Ora avete un atteggiamento diverso nei suoi confronti? Loro no, io sì! No, anche noi. Un po' tutte. Forse anche perché lei è cambiata. Ë strana. Sembra più superficiale.

E‘ chiaro che in caso di divergenza il gruppo di solito si schiera, anche se in modo non esplicito. Purtroppo questa dinamica qualche volta crea un distacco definitivo di alcuni elementi, a volte molto traumatico e difficile da superare. Non è il caso del gruppo 11 che comunque si è implicitamente schierato dalla parte della ragazza presente all‘intervista.

... Parlate dei vostri problemi in gruppo? 122

Sì! Però ognuna ne parla con un'altra di solito. Per esempio io lei la conosco meno, quindi mi confido con lei piuttosto. Poi magari superficialmente lo vengono a sapere più o meno tutte le altre. Però la confidenza è di solito ad una sola o ad un gruppetto.

Anche in un gruppo di sole ragazze la dinamica della confidenza non cambia: ci si confida e si chiede sostegno solo ad una o poche persone, le più fidate, quelle con cui c‘è un‘amicizia più profonda. Però, a differenza di altri gruppi, nel gruppo 11 la confidenza può circolare.

... Che discorsi fate quando siete insieme? Discorsi cretini. Scherzi a parte, si parla di tutto.Dipende da quello che succede. I discorsi seri quali sarebbero secondo voi? Se c'è qualche problema se ne discute, si parla di quello che succede sia a casa, sia a scuola, sia con gli altri amici. Vi capita mai di parlare di politica? No (coro di no), no la politica no, assolutamente. Dei problemi più attuali. La politica non mi interessa. E tematiche che riguardano la salute, come l'AIDS? Si, qualche volta. In caso di un'avventura lo usereste il preservativo? Logico! Innanzi tutto non so se avrei un'avventura con chi non conosco. E comunque se non lo conosco chissà cosa potrebbe avere, chissà forse l'AIDS. Ma anche altri imprevisti.... Si sa che Corridonia ha una percentuale alta di ragazze incinte. Parlate mai della tossicodipendenza, vi è capitato mai di uscire con un tossicodipendente? Beh! Con qualcuno che fa uso di droghe leggere. Siete favorevoli all'uso di droghe leggere? No! (Tutte d'accordo) Alla loro legalizzazione siete favorevoli? No! (di nuovo tutte d'accordo) E vi è capitato di farne uso? No! (quasi tutte) Si! Cioè si! ma solo leggere e poche volte (sono due le ragazze a dirlo) Lo accettereste nel gruppo qualcuno che abitualmente fa uso di droghe leggere? Sì, infatti ce ne è più di uno tra i maschi. E uno che fa uso di droghe più pesanti tipo l'eroina? Beh... Lo accetterei per aiutarlo. Facendogli capire che è sbagliato. Almeno provarci. Poi se non capisce... Se non ce la fai mica puoi ammazzarlo. Ne parlereste a qualcuno per aiutarlo? Si.

A chi? Alla sua famiglia, al prete, a un professore? Ai professori no! A qualche adulto che ha esperienza. Dato che andiamo all'A.C.G., forse ne parleremmo a qualcuno lì. E ai Servizi pubblici vi rivolgereste? No. Assolutamente no! In comunità sì.

Queste ragazze hanno un atteggiamento molto positivo. Evitano i comportamenti a rischio legati all‘aids e le droghe, ma non per questo si dimostrano intolleranti verso chi fa uso di droghe, anzi si dicono disposte ad aiutare ed accettare tossicodipendenti. Nonostante ciò anche il gruppo 11 è decisamente contraria a riporre fiducia nel Servizio pubblico (se non la comunità).

... Parlate mai dell'anoressia o della bulimia? Qualche volta. 123

Ma quando? Ti ricordi alla festa della donna. Ah! Com'è il vostro rapporto col cibo? Va anche troppo bene (ridono) Meglio sorvolare! Non avete qualche amica che ha avuto un problema riguardo l'alimentazione? Amica amica no... conoscenti. Eh sì conoscenti. A me era venuto il dubbio riguardo una mia amica però... Io avevo un'amica che stava prendendo quella strada... poi i fortunatamente ne è venuta fuori. Quali sono secondo voi i fattori che portano le ragazze della vostra età su questa strada? Gli stereotipi diffusi. Senti quella! La psicologa! Secondo me perché uno non si piace. Non solo per piacere agli altri ma anche per piacere a se stessi. C'è una ragazza in classe mia che si vede che non mangia niente, io le chiedo spesso perché non mangia, lei risponde "sono grassa, sono grassa!". Però ci sono le ragazze che dicono di essere grasse solo per sentirsi dire che non è così! Un‘ altra cosa sono invece quelle a cui davvero sembra di esserlo, perché ormai è ce l'hanno nella testa. Per esempio a me è capitato che una mia compagna di classe lo faceva solo per attirare l'attenzione degli altri. Ad una cena di classe dopo aver mangiato la pizza era andata in bagno, io pure sono andata in bagno e ho visto che teneva la porta aperta, ha sollevato la tavoletta del Water, una vera anoressica non lo farebbe certo. Questo significa che voleva farsi vedere! Poi ci abbiamo parlato, lei lo ha ammesso poi ha detto che non si era confidata perché pensava che non c'importasse niente. Non ci possono essere altri fattori oltre a quello estetico, per esempio problemi in famiglia? Sì (tutte d'accordo). Se una di voi avesse questi problemi, le altre cosa farebbero per aiutarla? Di certo cerchi di aiutarla, di parlarci, però si capisce.. è difficile! Per esempio io con la mia amica, anche se gli dicevo di andare a prendere un gelato, rispondeva che non le andava. Metteva scuse del tipo che aveva mangiato tanto a pranzo, poi magari venivi a sapere che non era vero.

Sono sempre più diffusi i disturbi legati all‘alimentazione tra gli adolescenti, fenomeno a cui fa da contraltare un‘ignoranza riguardo le cause e gli effetti di taluni comportamenti. Si tende, sia tra i ragazzi, sia tra gli adulti, ad avere in mente solo l‘anoressia, tra l‘altro semplificando grossolanamente gli elementi che caratterizzano questa malattia. E‘ per tutti la malattia di —chi vuole dimagrire perché si sente brutto“, trascurando di considerare altri fattori. Inoltre dentro al termine di —anoressia“ si tendono a comprendere tutti i comportamenti problematici legati all‘alimentazione. Queste considerazioni ci servono per dare una base ad una severa critica nei confronti delle scuole dove il problema dell‘alimentazione è trattato poco, e quando viene trattato lo si fa in modo superficiale o con approccio esclusivamente problematico; manca un‘autentica educazione all‘alimentazione.

... Ma voi siete soddisfatte del vostro aspetto? Così! Mica tanto! (tutte sono evasive, abbassano lo sguardo) Insomma vi piacete o no? No! (quasi tutte d'accordo). Cosa sareste disposte a fare per migliorare? Diventare anoressica di certo no, non ci riuscirei a non mangiare! Forse più in sport, visto che faccio una vita sedentaria. Interventi di chirurgia estetica? No! (tutte d'accordo)

Il confronto con le altre ragazze è una dinamica fondamentale per il formarsi della propria identità. Per questo ci saremmo aspettati maggiore possibilismo riguardo interventi estetici e diete ad oltranza.

Vi capita mai, specie il sabato sera, in discoteca, di esagerare col bere? No! 124

A me no. A me sì, è capitato. Però solo nelle feste, all'ultimo dell'anno, solo in qualche occasione particolare. In discoteca no! Ai compleanni. A me è successo una volta, e non succederà mai più! E chi lo fa abitualmente, secondo voi perché lo fa? Perché non ha niente da fare, o perché vuole attirare l'attenzione. Per mettersi in mostra. Per esempio un mio amico, cioè amico, ieri sera, non è vero che era ubriaco, però faceva finta, per farsi notare, diceva "Ah che sbornia che porto". Mi sembra di notare che siete voi due quelle ad aver fatto più —esperienze“, le altre perché non le hanno fatte, che differenza c‘è tra voi? (Rimangono a lungo in silenzio, ci sembra di capire che per loro non c‘è nessuna differenza) Perché noi siamo brave ragazze e loro no! (Scherzano) Dite sul serio? No, non c‘entra niente. (tutte d‘accordo) Non è che capita sempre... (interviene una delle due ragazze a cui ci si riferiva) Certo, volevamo solo capire se c‘è un motivo particolare per cui voi avete voluto fare certe esperienze e le altre no, magari solo la curiosità? Sì, probabilmente noi siamo più curiose. Sì, l‘abbiamo fatto per curiosità. O forse perché vi gustava... (ride) comunque è normale: quando sono stata in gita, insieme ai miei compagni ho bevuto, non da ubriacarmi, però... Io non ho mai bevuto, ma in quell‘occasione era gustoso bere tutti insieme, già tanti bevevano, e io cosa stavo a fare la baccalà! Mi gustava bere con loro e l‘ho fatto. Quindi l‘hai fatto perché lo facevano anche gli altri? No, perché mi piaceva l‘idea! E dai, che se gli altri non lo facevano non l‘avresti fatto neanche tu. Si, ma non l‘ho fatto perché mi sono sentita costretta. A me è capitato una volta in cui tutte le mie amiche stavano bevendo, ma io non l‘ho fatto. Che c‘entra, anch‘io se una cosa non la sento non la faccio. In un‘altra occasione dei miei amici fumavano tutti (canne), ma io mi sono rifiutata, e non me ne fregava niente, anzi mi sono sentita superiore, perché se a loro per divertirsi serve fumarsi le... (ridono) io allora preferisco una barzelletta. Secondo voi dunque non è essenziale farsi accettare dal gruppo in ogni caso? No, se uno è fatto in una data maniera, perché deve cambiare? Noi stiamo in gruppo per divertirci tutte insieme, non per essere tutte uguali! Ma vi interessa l‘opinione che le altre del gruppo hanno di voi, o ve ne fregate? Beh, fregarsene no! (tutte d‘accordo)

Ancora l‘atteggiamento di molte ragazze del gruppo 11 appare molto positivo e disincantato. Sanno che spesso è la curiosità, la voglia di sperimentare a portare verso le sostanze, e nello stesso tempo non sottovalutano i rischi, condannando chi ne fa uso. Sanno che il gruppo non ti può spingere da nessuna parte se non vuoi. Anche il gruppo 11, senza essere imbeccato dagli intervistatori, lega l‘uso delle sostanze alla incapacità di sapersi divertire senza.

Vi sentite tolleranti? (rimangono tutte titubanti) Per esempio nel vostro gruppo accettereste qualsiasi tipo di persona? No. Dipende, non c‘è mai capitato, non lo so. Un immigrato lo accettereste? Dipende. Boh! Io l‘accetterei. Dipende da che persona è. Però diciamo la verità: quando vediamo un extracomunitario in sala giochi... No io commento solo se mi dà fastidio, se mi dice qualche cosa... Va bè, però tu stai in sala giochi, appena entra un albanese cos‘è che... E‘ vero la prima impressione che ti fa è quella! Però è perché ti sei fatta quell‘idea, ma se conosciamo una persona che non ha idee negative, che è simpatico, io non avrei nessun problema. Io sinceramente sono razzista nei confronti dei pakistani. I negri invece ci piacciono (ride). Io non riuscirei mai ad andarci a parlare. C‘è Franco qua sotto con cui ci parliamo, è simpatico (si riferiscono ad un centroafricano che staziona poco lontano insieme alla famiglia), i figli sono tanto carini... 125

E invece i pakistani e gli albanesi cos‘hanno? I pakistani hanno la faccia cattiva. Nessuna di noi ha preso mai l‘iniziativa di andarci a parlare. Io non ce la farei mai! Una volta con un‘amica, ci hanno corso di dietro, da quella volta non li ho sopportati più. Ti sono corsi dietro? Si ci seguivano, poi quando abbiamo accelerato il passo, lo hanno fatto anche loro. In generale che pensate degli immigrati che vengono in Italia? Io non ho niente in contrario, però si devono dare una regolata. Bisogna aiutarli là dove sono! Siamo diventati più albanesi che italiani. Io credo che si dovrebbero comunque accontentare di quello che viene dato loro, invece alcuni pretendono sempre. Per esempio c‘è chi si accontenta di andare a lavorare in fabbrica, e chi invece pretende troppo. Pensano che qui ci sia la bella vita, come l‘America era per noi una volta. Voi nei loro confronti vi sentite più fortunati o no? Sì, più fortunati, certo (tutte d‘accordo). Stiamo in un ambiente diverso, stiamo a casa nostra, è chiaro che siamo più fortunati. Cos‘è che vi preoccupa dell‘immigrazione, il fatto che ci sia poco lavoro? Sì, già non c‘è lavoro per noi, bisogna ora trovarlo pure per loro. Non ti preoccupare che i lavori che fanno loro sono quelli che gli italiani non vogliono più fare. Li mandano a cogliere i pomodori a 3000 l‘ora. Sì, però a fare quei lavori ci vanno solo i più umili, altri pretendono di aprire negozi... Che devono fare, morire di fame? Vorrei vedere se fossi tu a vivere in Albania con la fame e tutto il resto. Va bé, ma pretendono troppo, io mi adatterei a quello che trovo. Non è vero. Dai non riesci neanche a immaginartela la loro situazione. Ma se vieni nel nostro paese non puoi pretendere di avere più di quello che abbiamo noi. Guarda che gli italiani sono emigrati ovunque, in America, pure in Albania…

Rispetto a Tolentino, a Corridonia c‘è una colonia abbastanza numerosa di pakistani, e le ragazze, anche a causa di qualche esperienza personale, mostrano di nutrire timore.

SCHEDA 43: gruppo di 5 femmine. Età 15 anni Luogo: CORRIDONIA, sala giochi, centro storico.

Quindi in generale siete soddisfatte, non cambiereste niente, o c‘è qualcosa che cambiereste? Sì. Mi annoio, le cose, le persone sono sempre quelle, dove vai? Che tipi di strutture mancano a Corridonia? La città è piccola, ci si conosce tutti, i posti ci sono, c‘è il cinema, la sala giochi dove li vuoi mettere i locali, se la città è piccola. Per esempio Villa Fermani è un po‘ lasciata all‘abbandono ..... E‘ che la danno in appalto solo per l‘estate, quindi quelli che la prendono non ci investono più di tanto, non la migliorano. Lei ha detto che a Corridonia vi conoscete tutti, questo vi crea problemi? A volte sì. I pregiudizi della gente. Più la città è piccola più è peggio. Le notizie si sanno alla velocità della luce. Se vuoi fare qualcosa... potresti cambiarti i capelli, metterti a nuovo, ma subito direbbero —Ma che ha fatto quella, come è diventata, che schifo“ Basta cambiarsi i capelli e succede una tragedia. Notizie sempre vere o anche false? False. Soprattutto false. Soprattutto. La mentalità è un po‘ chiusa, gretta. Tante volte mi piacerebbe andare a vivere da qualche altra parte. Anche a me. Fare un viaggio tanto per staccare la spina. Voi criticate questo, ma voi come vi comportate, vi piace fare i pettegolezzi? 126

Beh certo. Ci siamo nate qui, perciò.... io cerco di frenarmi, però....

Anche a Corridonia, e non poteva essere altrimenti, la mentalità chiusa e che tende a etichettare, pesa sui giovani. Ma l‘intervistatore cerca di far notare che lo stesso comportamento può appartenere anche ai ragazzi.

SCHEDA 42: 10 maschi. Età 15-20 anni. Luogo: CORRRIDONIA, Centro storico.

... Qual è la storia del gruppo? Inizialmente eravamo 5 e successivamente si sono uniti anche altri, in tutto siamo più di dieci, tutti maschi e se vogliono si uniscono le ragazze degli amici. Che cosa avete fatto l‘ultima sera insieme? Niente, abbiamo parlato perché ci stiamo organizzando per andare in campeggio a Rimini. Chi l‘ha deciso? Io prendo l‘iniziative ed un altro organizza. ... C‘è un leader nel gruppo? No, si decide tutto insieme.

Quasi sempre esistono persone più attive, più trascinanti e propositive, ma anche il gruppo 42 chiarisce che non ci sono capi e che ognuno partecipa alle decisioni.

... L‘ambiente della discoteca vi piace? Sì. Tanti dicono che in discoteca non si riesce a parlare, voi cosa dite? Se uno vuole parla. ... Nell‘occasione di una sera con una ragazza, usate il preservativo? Sì, per evitare tante rotture, regalini in futuro e poi per evitare malattie come l‘AIDS. Oltre che dai giornali e dai mass-media in genere, dove ne avete sentito parlare? Io a casa dai miei genitori: mi dicono di starci attento, di guardare se la ragazza può andare bene o se è un po' —fuori“. Anche a me dicono di fare attenzione.

Che cosa fate per divertirvi? Qualche volta quando andiamo a ballare siamo allegrotti e capita una volta ogni due mesi. Perché bevete? Per divertirci. Perché vi annoiate? No, mica siamo alcolizzati! Quando state in gruppo dovete smussare alcuni angoli della vostra personalità per stare insieme, oppure siete molto spontanei? Siamo spontanei, se non lo sei con gli amici... Avete mai avuto problemi con gli adulti del quartiere, con i vigili, le forze dell‘ordine in generale? Sì, sono riuscito a prendere una multa da pedone: giocavo a carte in mezzo alla strada quando il semaforo era rosso.

Il gruppo 42 non appare come gruppo a rischio. Sicuramente questi ragazzi hanno fatto alcune esperienze, specie con gli alcolici, ma non ne abusano abitualmente.

Ci sono delle regole per entrare a far parte del vostro gruppo? Non devi comandare. Vi è mai capitato di dover mandare via qualcuno perché si comportava male? Detto esplicitamente no, ma forse l‘ha capito. Era successo che appena arrivato voleva rendersi superiore agli altri e noi l‘abbiamo lasciato un po' da parte e ha capito che se ne doveva andare via. Se nel vostro gruppo, un vostro amico diventasse tossicodipendente, voi avreste problemi ad accettarlo?

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Sì, cambierei atteggiamento, cercherei di aiutarlo ma facendo attenzione a parlare di certe cose, di argomenti sulla tossicodipendenza, se tende ad essere leader io lo lascerei da parte perché da tossicodipendente e da leader cercherebbe di trascinarti sulla cattiva strada. Per me non farebbe differenza. Io gli parlerei per fargli cambiare idea. Gli consigliereste di rivolgersi ad una struttura pubblica, come il Servizio Tossicodipendenze? All‘inizio no, poi sì perché ha più esperienza di noi. Se nel vostro gruppo entrasse a far parte un extracomunitario, voi come vi comportereste? Sarebbe tutto normale. Beh, io avrei paura che la gente identificasse il gruppo di cui faccio parte come il gruppo in cui ci sono albanesi e pakistani, perché è come ti vedono gli altri che è importante. Si sono integrati con la gente di Corridonia? In parte, ma è anche colpa loro, perché ad esempio alla ragazza di un nostro amico che lavora in un supermercato, un marocchino o pakistano o albanese dava fastidio nonostante lei gli dicesse che era fidanzata. A Corridonia ci sono tanti pakistani ed albanesi, per voi rappresentano un problema? Per adesso no. Io saluto un pakistano che abita di fronte casa mia e non gli do mai fastidio. Il giudizio della gente vi influenza? Sì Che cosa pensate che gli adulti del quartiere pensino di voi? Che siamo bravi ragazzi. A me interessa di più il giudizio dei miei coetanei, ma anche quello degli adulti è importante. Ci sono professori o adulti di cui voi vorreste avere la stima? Sì, ma mi interessa di più il giudizio dei ragazzi.

Le risposte del gruppo 42 denotano lucidità e razionalità. I temi proposti sono trattati dai ragazzi per i loro risvolti immediatamente pratici senza appellarsi come hanno fatto molti gruppi a principi generali o valori assoluti. Sono perfettamente coscienti riguardo l‘importanza, l‘influenza che riveste il giudizio della gente, soprattutto dei coetanei. E‘ grazie a questo disincanto che probabilmente il gruppo 42 è tra i pochi che ripongono una qualche stima e fiducia nel Servizio pubblico nella situazione proposta di un amico tossicodipendente.

... Siete soddisfatti della vita che fate o vi manca qualcosa? A parte le ragazze, i soldi. Lui ha detto i soldi perché adesso si è comprato la macchina nuova e deve pagarla. Io penso che averne tanti risolve, ma non tutto, occorre avere la salute. Voi studiate tutti quanti? Sì, io ho il Diploma di maturità e lavoro. La maggior parte di noi frequenta l‘ IPSIA. Che rapporto avete con la scuola? Io ottimo, mi trovo bene, mi diverto coi compagni. Voi ritenete importante la scuola? Pensate che sia utile al futuro? Sì. Io vado a lavorare, farò il meccanico. Io appena ho finito la scuola e ho preso la Maturità in elettronica, prima ancora che finissi avevo già il lavoro da informatico che mi è stato trovato dalla scuola che qui funziona in questo modo, è la scuola che ti cerca lavoro. Io non ho idea di quello che farò. C‘è qualcosa che qui a Corridonia vi manca? Sì, la piscina. Qui c‘è anche il Kartodromo che è frequentato perfino da gente straniera. Voi siete tutti motorizzati? Sì, macchina o motorino e non abbiamo problemi a spostarci.

Il gruppo 42 sembra affiatato, positivo. In più i suoi elementi hanno scelto per la maggior parte un percorso di studi immediatamente utile a lavorare e questo di certo li ha aiutati ad avere disponibilità di soldi, mezzi con cui muoversi, così che non ci sono problemi per divertirsi. L‘unica richiesta che fanno, tra l‘altro non impossibile da realizzare, è la presenza di una piscina. Anche altri gruppi hanno fatto richieste per creare strutture sportive o di socializzazione. Un gruppo ha pure rimarcato che spesso neanche l‘esistente viene sfruttato a dovere, criticando per esempio l‘utilizzo esclusivamente commerciale che si fa di Villa Fermani (c‘è il bar, ma il resto è un po‘ lasciato all‘abbandono).

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7.6. Pollenza

7.6.1. Lettura territoriale

I gruppi informali contattati nel territorio comunale di Pollenza sono stati 4, di cui due nella frazione di Casette Verdini. A Pollenza, sono stati intervistati un gruppo misto ed uno esclusivamente maschile: al primo, formato da 5 maschi ed 1 femmina, il secondo da 5 maschi. La fascia di età degli intervistati va dai 15 ai 19 anni. A Casette Verdini, abbiamo intervistato un gruppo misto (9 maschi e due femmine) ed uno prettamente maschile (9 maschi). Qui la fascia di età é più alta: dai 15 ai 26 anni. In totale, sono stati intervistati 32 giovani. Tutte le interviste sono state audioregistrate per la presenza dei minorenni, tranne una: un gruppo di ragazzi è stato ripreso con la telecamera. Ciò è stato possibile grazie al fatto che erano tutti maggiorenni e soprattutto desiderosi di sentirsi —protagonisti“. I luoghi di incontro dei ragazzi di Casette Verdini sono i giardini e la chiesa, segnalati come luoghi di ritrovo mutilgruppo, mentre per i ragazzi di Pollenza sono rappresentati dalle panchine appena fuori le mura del paese. I gruppi di Pollenza hanno affermato che chi appartiene ad una fascia di età più elevata (sopra i vent‘anni) si riunisce nella Piazza della città, ma quando ci siamo presentati per le interviste non vi abbiamo trovato nessuno. A Pollenza, nessuno dei gruppi da noi contattati ha rifiutato l‘intervista. I ragazzi hanno dimostrato una gran voglia di parlare, di esprimere ciò che sanno, ciò che pensano, ciò che provano di fronte alle situazioni.

7.6.2. Analisi delle interviste raccolte

I gruppi di ragazzi intervistati a Pollenza appartengono alla fascia di età 15-20 anni. In maggioranza sono misti e sono costituiti da studenti e la parte restante svolge lavori nel settore idraulico, metalmeccanico, ecc. In media i gruppi sono formati da una decina di ragazzi che si riuniscono davanti la Chiesa, ai giardini o sotto le mura della città, tutti i giorni nel tardo pomeriggio. I giovani si ritrovano insieme in paese, oppure vanno alle feste, al bowling di , o in discoteca, nonostante la preferenza sia per i luoghi meno affollati. Quando sono insieme non hanno argomenti in particolare di cui parlare, chiacchierano di ragazze, di sport, di musica, di amicizia. La tematica sesso é discussa tra ragazzi e ragazze per ottenere consigli sulla tattica giusta da adottare per sedurre —la preda“. Nella maggior parte dei gruppi, le confidenze vengono fatte a pochi membri e solo in un caso si è riscontrata un‘apertura totale: —Ci si confida tutti nel gruppo, perché quello che hai tu lo sanno tutti; se un amico ha un problema lo vedi subito e gliene parli, noi ci adoperiamo per risolverglielo“. I problemi personali vengono prima confessati agli amici, dai quali ci si aspetta di ottenere un aiuto che da soli in quel momento non si trova. Anche a Pollenza, quindi, il gruppo sembra svolgere la funzione di sostegno e di punto di riferimento per l‘adolescente in difficoltà. In caso di problemi gravi e di non facile soluzione ci si rivolge agli amici o ai genitori, in particola modo alla mamma, vista come la persona in grado di ascoltare, di comprendere e di dare validi consigli. Ciò che frena il ragazzo nel rivolgersi più spesso alla famiglia è la troppa differenza di età e di mentalità rispetto ai propri genitori. I ragazzi non fanno uso di sostanze alcoliche, se non quando vanno a qualche festa, e non consumano droghe leggere. Si dichiarano però favorevoli alla loro legalizzazione perché —si eliminerebbero gli spacciatori dalla strada“, —ci sarebbe più tranquillità, si fumerebbe le canne per il solo gusto di trasgredire“. In caso di rapporti occasionali, userebbero precauzioni per evitare il contagio di malattie a carattere sessuale e gravidanze indesiderate. Le informazioni sull‘Aids le hanno ricevute dalla scuola e dalla pubblicità. I gruppi sono a conoscenza dei modi con cui si può contrarre questa malattia e affermano che nel caso in cui un loro amico ne venisse colpito, il loro atteggiamento nei suoi confronti non cambierebbe. Se loro stessi ne fossero contagiati, i primi a saperlo sarebbero gli amici, e successivamente i genitori. I ragazzi di Pollenza non hanno mostrato un atteggiamento di chiusura nei confronti dei tossicodipendenti che vogliono entrare a far parte del loro gruppo: sebbene si rendano conto della gravità della situazione, li aiuterebbero. Non sanno se in tal caso si rivolgerebbero ai genitori dei loro amici; in ogni caso escludono la richiesta di aiuto ai Servizi A.USL, perché —sarebbero solo guai“. 129

Un gruppo d‘intervistati ha manifestato un rifiuto totale nei confronti dell‘omosessualità, affermando che avrebbero meno problemi ad accettare un malato di Aids che un omosessuale perché —so come si contrae l‘Aids e io con un uomo non ci farei mai niente, mentre non so che cosa gli può scattare ad un omosessuale“. Hanno anche espresso parere favorevole alla proposta di impedire agli omosessuali di essere maestri delle scuole elementari, perché — potrebbero proporre nuove idee rispetto al sesso“. Nei confronti degli extracomunitari sono piuttosto tolleranti se svolgono lavori onesti, non hanno pregiudizi sul colore della pelle, perché —ciò che più conta é il carattere“. I gruppi intervistati sono risultati abbastanza tranquilli, non hanno mai avuto problemi con le forze dell‘ordine. Se si annoiano preferiscono ascoltare la musica o andare a dormire. Sono soddisfatti della vita che conducono perché hanno gli —amici, la famiglia e l‘istruzione“. Quest‘ultima viene considerata importante dalla maggior parte dei ragazzi, perché rappresenta uno strumento per trovare un lavoro che permette di realizzarsi sul piano personale ed economico. Della scuola è criticato il metodo d‘insegnamento di alcuni professori. Chi lavora ha abbandonato la scuola anche per questo motivo (oltre che per il fatto che a loro non piaceva studiare) e quelli che sono studenti hanno intenzione di andare a lavorare dopo aver ottenuto il Diploma di maturità. I primi vivono pianificando il proprio futuro, a cominciare dal risparmio per comprare un‘auto, una casa, mentre i secondi vivono alla giornata. Sebbene conducano stili di vita diversi, ciò che li tiene uniti è l‘amicizia e la mancanza di altre opportunità di divertimento: —Ci sono pochi posti dove andare“. A Pollenza, come nelle altre cittadine, i ragazzi si lamentano della mentalità ristretta degli adulti, un gruppo la definisce —chiusa a chiave“. Quando si chiede loro cosa vorrebbero che offrisse di più il loro Paese le proposte sono soprattutto incentrate su occasioni di divertimento, quali feste della birra, concerti ecc. Invece l‘amministrazione viene accusata di dare spazio soprattutto a manifestazioni dedicate agli adulti.

7.6.3. Le interviste: stralci significativi

SCHEDA 54: 5 maschi e 1 femmina. Età 15-19 anni. Luogo: POLLENZA, fuori le mura.

... Il gruppo è composto solo da voi? No, siamo una quindicina E gli altri dove sono ora? C‘è chi studia e chi lavora, ci incontriamo tutti quanti dopo cena e il Sabato e la Domenica ai bar del paese. Che cosa fate, studiate o lavorate? Studiamo, chi all‘Ipsia, ragioneria, io, invece, faccio l‘idraulico. Quando state in gruppo, che cosa fate? Ci divertiamo. Andate in discoteca? No, non ci piace. Vi capita mai di dividervi per trascorrere una serata? Sì, perché non tutti hanno le stesse opinioni, e ci sono anche le macchine.

C‘è un trascinatore? No. Tu, non mi sembri molto convinto. Sì, c‘è, è lui. No, è che tu non fa mai quello che ti dico io. Mi dici sempre —vieni con me, forza“, sempre così.

Il gruppo 54 è uno dei pochi che ha probabilmente al suo interno un autentico leader. In effetti il ragazzo in questione non si sente un capo, ma anche gli intervistatori hanno percepito che con il suo carisma fa da autentica guida agli altri.

Quali locali frequentate? Soprattutto bar e feste della birra. Avete interessi in comune? Ci piace la musica, il calcio, e anche alle ragazze. Quindi, il vostro rapporto con le ragazze è abbastanza buono, visto che loro condividono i vostri stessi interessi.

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Sì. Vi confidate con loro? Sì, io ho un‘amica fidata a cui dico tutto, i problemi di ragazze, di famiglia. Ma questo succede con chiunque nel gruppo.Capita che io parlo sempre con lui e domani con un‘altra persona del gruppo. Vi confidate in gruppo o con alcuni? Con tutti, perché quello che hai tu lo sanno tutti. Se un amico ha un problema o lo vedi subito o gliene parli. Vi siete mai adoperati per risolvere il problema di qualcuno? Sì, sempre.

Altra eccezione, è la dinamica della confidenza, che, a differenza della maggior parte degli altri gruppi, non si svolge tra pochi, bensì è estesa a tutti gli elementi del gruppo. Parlare dei propri problemi in seno al gruppo dimostra estrema coesione e spontaneità nei rapporti.

... Non capita mai che se uno si fa la ragazza, lascia poi il gruppo? No, di solito è sempre lui che si porta la —bardascia“ nel gruppo. Litigate mai tra di voi? Sì, per qualsiasi motivo, poi passa tutto e la colpa si capisce che è a metà di ciascuno Ci sono delle regole particolari per entrare a far parte del vostro gruppo? No, anche perché non siamo noi che ti chiediamo di entrare, sei tu che vieni nel nostro gruppo e ti devi adeguare a noi. E‘ mai capitato che qualcuno abbia fatto qualcosa che a voi non è piaciuto e per questo è stato allontanato dal gruppo? No, perché gusta a tutti quello che facciamo. Io prima facevo parte del gruppo di quello lì e li ho lasciati per questo gruppo perché lui è troppo forte, ci divertiamo. Per divertirvi, fate uso di sostanze alcoliche? Se stai ad una festa ti gusta bere, ma non è una cosa che facciamo sempre. Io bevo perché mi piace, mi sento più allegro, mi diverto di più. La marijuana la fumate ? No. Voi sareste a favore della legalizzazione delle droghe leggere? A me non me ne frega niente. Per me sarebbe meglio perché si eliminano gli spacciatori dalla strada, e poi la canna è come una sigaretta. Alla festa a Camerino uno che conosciamo è andato a chiedere ad un carabiniere se ci aveva una canna e questo gli ha risposto che doveva andarlo a chiedere a quello lassù. Avreste problemi ad accettare un tossicodipendente nel vostro gruppo? E‘ un problema grave. Noi cercheremo di aiutarlo parlandogli. Secondo voi perché un ragazzo ricorre all‘eroina? Io non riesco a capire quale possa essere un problema così grosso che ti porta a bucarti. Voi ragazzi se avete qualche problema, oltre a parlarne tra di voi, a chi altro vi rivolgete? Alla famiglia se il problema è grosso. Io parlo con entrambi i miei genitori. Anch‘io ho un buon rapporto con i miei genitori. Io no, perché non approvano quello che faccio io, loro mi dicono di fare come dicono loro, ma a me non mi gusta dargli retta e allora ci litigo. Vi è mai capitato in gruppo di andare in giro con la voglia di spaccare qualcosa? Sì. Ma che dici? Ma quando mai? Dimmi dove? Dicci quando! Forse eri con l‘altro gruppo. Io non ho rotto mai niente, se lo ha fatto lui sono affari suoi.

Solitamente c‘è stata da parte dei gruppi intervistati molta spontaneità e sincerità. Il gruppo 54 è uno dei pochi che non ha convinto del tutto gli intervistatori. I ragazzi si contraddicono, è evidente che alcuni del gruppo vogliono tenere nascosti alcuni comportamenti.

... Che rapporti avete con la scuola? Io ho il Diploma di maturità e ora lavoro come idraulico: il mio rapporto con la scuola è stato brutto perché i professori che stanno in cattedra pensano di essere intoccabili: in primo ti si mangiano, in secondo hanno paura che puoi rispondere loro e che li puoi picchiare fuori alla scuola, in terzo, in quarto e in quinto ti 131 parlano di politica e c‘è chi si arruffiana con la professoressa facendole complimenti sugli orecchini e ottiene otto, mentre a me mi fa sputare sangue per avere sei e poi se tu glielo dici ci vai a litigare. Per me l‘istruzione è importante, però la scuola non ti insegna niente, e se ti chiedo spiegazioni tu me le devi dare, no che mi dici —tu non mi stai a sentire e io mi sono stufata!“. E il rapporto con i compagni? Per me non esisteva. Per me fa schifo, ti picchi a vicenda e poi senza motivo, lasciamo perdere. Che cosa pensate di fare dopo la scuola, di continuare gli studi ? No, per carità, io mi sono stufato. Io ho sbagliato scuola, perché sono un‘artista e ora non posso cambiare perché è troppo tardi. Io faccio gli esami del terzo e poi vado a lavorare Che progetti avete per il futuro? Io vivo alla giornata. Anch‘io: per esempio domani io ho l‘interrogazione ed è importante perché sennò vengo bocciato, però sto qui e non ho studiato, domani vedrò come andrà.

Abbiamo già visto molte opinioni sul sistema scuola, sui professori, opinioni diverse che dimostrano come non ci sia un‘idea generale, bensì molti ragazzi hanno problemi così come molti altri si trovano bene. Il rapporto con la scuola di questi ragazzi è a dir poco conflittuale. Le esperienze negative vissute sia con i professori sia con i compagni, hanno creato in molti di loro un senso di scoramento. Ancora domina l‘assenza di progettualità; disarmante è l‘atteggiamento del ragazzo che pur avendo una interrogazione fondamentale il giorno seguente sceglie di stare con gli amici. Questo ragazzo rappresenta un perfetto esempio di come ad alcune difficoltà (rapporto coi professori, coi compagni ecc.) si possa rispondere in modo estremamente negativo. Altro punto fondamentale toccato dal gruppo 54 è il rendersi conto di aver sbagliato scuola. I ragazzi a 13 anni, all‘ingresso delle superiori, si trovano a scegliere su un percorso di studi che durerà ben 5 anni, fondamentale per lo sbocco universitario o lavorativo. Una scelta fatta indubbiamente con pochissima cognizione delle opzioni a disposizione, delle proprie aspirazioni, e per la stragrande maggioranza dei casi indotta dai genitori. Il ragazzo che si renda conto di trovarsi in un corso inadeguato alle proprie inclinazioni vive un‘enorme disagio che spesso è causa di tensioni all‘interno della famiglia, anni di scuola persi, ripercussioni sull‘autostima e il senso di adeguatezza.

... Voi avete detto di essere tolleranti, accettereste anche un extracomunitario nel vostro gruppo? Sì, io tra l‘altro lavoro con dei macedoni. A me dà fastidio se mi fregano il lavoro. Ma se tu vieni per spacciare droga, allora te ne stai dove stai, ma se vieni con la voglia di lavorare allora non c‘è problema, ad esempio nelle industrie di scarpe di gli extracomunitari lavorano come assassini, invece quelli che vengono qui e non lavorano, gli diamo £30.000 al giorno, gli passiamo la casa e mi accoltelli, allora te ne stai a casa tua.

Forse grazie alla presenza di uno o due elementi che già lavorano il gruppo 54 è tra i pochi a inserire nell‘argomento immigrazione un apprezzamento per il lavoro duro che molti extracomunitari prestano alle imprese delle nostre zone.

... Il vostro gruppo è numeroso, com‘è il rapporto con gli altri gruppi? Con quelli che hanno 2 o 3 anni più di noi è di indifferenza e di conflittualità perché loro quando noi eravamo più piccoli volevano che facessimo quello che ci dicevano loro, mentre con quelli dai 17 ai 19 anni è di aggregazione. E come è il rapporto con gli adulti di Pollenza? Non si fanno i cazzi loro, dice che siamo trasgressivi perché vogliamo divertirci giocando a pallone qua o andando in giro col motorino e chiamano sempre i carabinieri, anche ieri sera che poi i carabinieri si sono messi a lavare l‘auto con l‘acqua del Comune e non possono perché è di sera, e allora io la prossima volta telefono ai carabinieri e gli dico che i loro colleghi stanno al momento facendo una cosa che non devono fare. Che cosa manca a Pollenza? Tutto. Bravo. Io direi di fare la festa della birra, di eliminare tutte le operette che stanno in piazza e di fare un concerto, no la discoteca, perché sennò gliela distruggo. ... Come vivete a Pollenza? Bene. Siete soddisfatti della vita che fate? 132

Sì. Io vorrei più soldi.

Nonostante i ragazzi del gruppo 54 si lamentino della scuola, degli adulti, delle carenze di Pollenza, portando esempi concreti delle difficoltà che hanno vissuto e che vivono in vari ambiti, dicono di essere soddisfatti della vita che conducono. C‘è qualcosa che nell‘intervista non ha funzionato, alcune reticenze dei ragazzi hanno impedito una comprensione più approfondita del loro comportamento e della loro percezione.

SCHEDA 55: 6 maschi, 15 - 19 anni. Luogo: POLLENZA, fuori le mura.

... Quindi vi è capitato spesso di non fare niente, di annoiarvi? Sì, non avevamo la spontaneità, ci trovavamo il pomeriggio, organizzavamo, la sera la passavamo lì. Poi c‘è stato un periodo in cui avevamo fatto tutto, avevamo passato tutti i locali qua attorno e allora è stato un periodo abbastanza noioso. Quindi per forza di cose e ci siamo deteriorati. Comunque anche adesso, per quello che mi riguarda, non abbiamo un gruppo preciso, ci ritroviamo tutti insieme con gli altri, si sentono le varie proposte, ci stiamo sempre più avvicinando ad un altro gruppo. Qualcuno di voi fa parte di un gruppo altro gruppo in cui magari c‘è più unione? Siamo sempre tutti amici. Anche se siamo gruppi diversi… Io vedo anche gli altri… C‘è sempre l‘amicizia di fondo tra tutti, non c‘è rivalità. Forse nell‘altro gruppo c‘è un po‘ più di ristrettezza, anche perché esco con ragazze più grandi di me, quindi ci sono cose più diverse, prima erano tempi diversi, quindi… Io sono unito a tutti e due i gruppi, non ho problemi.

Le interviste effettuate nel corso dell‘indagine dimostrano che in tutto il territorio di ricerca i gruppi giovanili sono entità che si trasformano con facilità, che possono cambiare, anche radicalmente, elementi, abitudini, divertimenti, punti di ritrovo. Insomma il gruppo è una forma d‘aggregazione tutt‘altro che stabile, tanto più se non c‘è amicizia profonda, se non c‘è divertimento, se non c‘è affiatamento. Il gruppo 55 è stato preso dagli intervistatori in piena fase di crisi da cui probabilmente entro qualche settimana uscirà un nuovo equilibrio, quale è difficile dirlo: un rinsaldamento del gruppo, il definitivo sgretolarsi, l‘unione ad un altro gruppo, la perdita di alcuni elementi ecc. Il gruppo 55, che come vedremo più avanti non ha ancora comportamenti pericolosi, fa parte di quel target in cui sarebbero certamente utili interventi di prevenzione promuovendo occasioni, strutture per il divertimento e la socializzazione.

... Voi in gruppo riuscite ad essere voi stessi? Oppure per andare d‘accordo con tutti siete costretti certe volte a cambiare atteggiamento o a non dire ciò che veramente pensate? No, no. Anche perché il paese è piccolo e ci conosciamo tutti, anche da parecchio tempo.... Quindi lo sanno come siamo fatti, non si riesce neanche a nascondere quello che siamo. Voi ci tenete al giudizio degli amici? Sì, è importante. Condiziona, influenza? Beh, non è che influenza, è una cosa importante perché con gli amici, se sei legato ad un amico cerchi sempre di non fare puttanate, e cercare di aiutarlo quando deve essere aiutato e farti aiutare quando ti serve un aiuto. Voi siete mai stati aiutati? Mi raccontate? Sì, è una cosa reciproca. Magari tirarti su quando prendi una brutta palata da una ragazza. Poi, boh. Insomma aiutarsi nei problemi dei ragazzi della nostra età, ecco. Siete tutti d‘accordo? Sì, sì. Ci copriamo a vicenda. Coprite, quando fate qualcosa? Eh, sì, qualcosa di piccolo, se la cosa si deve scoprire se l‘ha fatto l‘amico mio non sono di certo io che lo vado a dire. Hai mai coperto qualcuno? In quale occasione? 133

So di un mio amico che sala, me lo viene a chiedere il padre, io dico che non so niente. Piccole cose che non creano grandi problemi. Capitano mai grandi tradimenti? Di che tipo? Tipo uno che si riteneva amico, poi in realtà va a parlare dietro ... Già dal fatto che è amico, queste cose non le fa. Appunto è un tradimento, non succede questo tra di voi? No, che ti prendi in giro è una cosa reciproca, non come offesa, come per farsi una risata, però sai che è sempre un amico e quindi... No, io dicevo, cose più serie. No, cose più serie no. Più o meno siamo tutti amici e ci sono gli amici più stretti e quelli meno, però non è che ti tradisci, anche perché le cose più serie le racconti all‘amico di cui sai che ti puoi fidare, e quindi sai che non ti tradisce.

I ragazzi spesso parlano di lealtà, di rispetto. Ma la base su cui poggia l‘amicizia è meglio definibile con la parola —solidarietà“, così come emerge chiaramente dalle parole del gruppo 55. Solidarietà vuol dire conoscersi, trattare gli amici con rispetto, aiutare ed essere aiutato.

... Nel caso in cui vi capitasse l‘avventura di una sera, usereste precauzioni? Penso che non ce ne sia bisogno perché ancora non si presentano... E in futuro? Beh sì, penso che le userei Per quali motivi? Malattie. Poi diventare padre a 18 anni non è una bella cosa. Malattie che intendi tu? Aids. Voi pensate di avere delle conoscenze giuste sull‘Aids? Sì. Da parte di chi? Scuola. Pubblicità. Con i vostri genitori ne parlate? No. Non provo il bisogno di fare un dialogo su queste cose, ancora non mi interessa. Se aveste timore di aver contratto l‘Aids, lo direste ai vostri genitori? Beh, sì. Sì. E agli amici? Sì. Sarebbero i primi a saperlo. Perché i primi gli amici? Sono più vicini, capiscono meglio..... Hanno una mentalità più vicina alla tua. Nel caso in cui tu venissi a sapere che lui è un malato di Aids, cambieresti atteggiamento nei suoi confronti, pur essendo un tuo amico? Cercherei di essere sempre lo stesso, perché tanto so come si prende l‘Aids, e quindi non ha problemi di cambiare rapporti, perché so come si contrae. Sai che non correresti rischi? Sì, so che non avrei problemi ad essere quello che sono stato sempre. A livello di tolleranza pure, non ti darebbe fastidio? Non è che mi darebbe fastidio, sarei un po‘ più pauroso, però non è che cambierei atteggiamento, anzi ... Anche gli altri? Sì. Sì.

Gli amici sono al primo posto per le confidenze anche di situazioni di assoluta delicatezza quale quella proposta, anzi per affinità sono le persone più capaci di capirle. I ragazzi del gruppo 55 si dicono infromati riguardo l‘Aids di conseguenza il loro comportamento non subirebbe modifiche in presenza di una persona sieropositiva nel proprio gruppo.

... 134

E se vi capitasse di scoprire che un vostro amico o un nuovo amico fosse omosessuale, come gestireste la cosa? Spero di non avere mai questa esperienza. Una della sua vita fa quello che vuole. Veramente il problema è maggiore rispetto a uno che ha l‘Aids, però.... Perché è maggiore? in senso assoluto dovrebbe essere minore il problema. No, per me è maggiore perché tanto so che io con un uomo non ci farò mai niente, quindi con un malato d‘Aids sto tranquillo. Invece con un omosessuale ho più paura perché non so quello che gli può scattare. Gli altri? Sì. Sì, uguale. Avreste paura allora? Sì, un po‘ sì, ma penso anche che ci siano parecchi pregiudizi. Magari poi conoscendolo meglio .... Forse magari sarà meglio di un‘altra persona, sicuramente sarà meglio, però hai sempre un po‘ più di paura, di distacco, rispetto ad un amico normale. Per voi l‘omosessualità è una malattia? No, è un‘idea di una persona. E‘ un‘idea diversa, non è che sia una malattia o un difetto fisico ... ognuno ragiona con la sua testa. La pensate tutti così? Sì. Sì io la penso così. Tempo fa c‘è stata la proposta di AN che voleva impedire agli omosessuali di essere maestri di scuola elementare, voi siete d‘accordo? Sì. Penso di sì. E‘ una minaccia. Perché siete d‘accordo? Perché essendo omosessuale, potrebbe proporre nuove idee rispetto al sesso, potrebbe influenzare diversamente i bambini rispetto ad un insegnante normale, non omosessuale. Tutti siete d‘accordo? Sì.

Riguardo gli omosessuali c‘è da una parte il riconoscimento della libertà di pensarla in modo diverso, ma dall‘altra in modo sincero i ragazzi affermano che avrebbero timori ad ospitare un omosessuale nel proprio gruppo. Abbiamo visto come anche i risultati dell‘indagine nelle associazioni non sia stata favorevole alla presenza di omosessuali nel proprio gruppo. E‘ un dato di fatto che tra i giovani siano tuttora diffusi preconcetti e fobie riguardo l‘omosessualità. L‘adolescenza è un periodo in c‘è la definitiva presa di coscienza dell‘identità sessuale, e l‘omosessualità sembra quasi venga vissuta dai ragazzi come vera e propria minaccia, un‘etichetta la più diffamante possibile, non per niente in testa agli insulti che si scambiano i ragazzi per schernirsi. L‘origine di questo atteggiamento è certo da ricercare sia a scuola sia in famiglia, in quei luoghi dove l‘educazione sessuale o non è presente o carente.

... Se poteste, cosa ci mettereste a Pollenza per i giovani? Persone nuove, aprirgli la testa perché hanno la mentalità chiusa, chiusa a chiave. Vedono una persona con i capelli lunghi già parlano. Parlano in che senso? Già pensano male, si fanno un giudizio sbagliato su questa persona. Magari uno si mette l‘orecchino in un posto che non deve, già pensa male. Poi un‘altra cosa è che se un ragazzo ha un genitore che ha fatto i casini, il ragazzo viene giudicato allo stesso modo del padre. Voi siete sicuri di essere diversi dalla mentalità che hanno gli adulti? Sicuramente, è cambiato molto dai tempi dei nostri genitori. Sì. Siete più aperti? Sì, cerchiamo anche cose più nuove ... Si cerca di cambiare, magari una volta si faceva più o meno sempre quello, più di tanto non si faceva. Infatti anche adesso i genitori ti dicono fai questo, quello e qell‘altro, magari se sgarri un pochino non lo accettano. Quali sono le regole che vi pesa rispettare? Per esempio ti dicono torna alle 11, invece tu torni alle 2, loro si arrabbiano. Ma tre ore di differenza sono tante? Capisco loro, ma anche loro debbono capire noi.

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Alla domanda su cosa sarebbe necessario avere a Pollenza, i ragazzi del gruppo 55 non indicano cose concrete, bensì puntano subito sulla mentalità della gente. Ancora una volta gli adulti sono percepiti dai ragazzi come etichettanti, pronti a giudicare e non a tollerare. Ma c‘è un‘implicazione da non sottovalutare dietro questo modo di pensare: i giovani tengono al giudizio degli adulti, altrimenti non si sentirebbero oppressi ma semplicemente se ne fregherebbero. Non c‘è uno scollamento tra mondo giovane e mondo adulto, pur criticandole i giovani non sono indifferenti alle regole della società.

... C‘è qualcosa che non avete e che vi manca? Di indispensabile niente. Qualcosa che non ha importanza. Cose importanti penso che le abbiamo tutti. Le cose importanti per te quali sono? La casa, i vestiti, quello che necessita ad una persona. Il motorino l‘avete tutti? Sì. E‘ indispensabile il motorino? Sì. Sì. Abbastanza. Fino a qualche hanno fa non sarebbe rientrato nelle cose indispensabili per un ragazzo... Però appena compi 14 anni e puoi portarlo ... e poi quando vedi i tuoi amici che ce l‘hanno ... Prima era indispensabile la bicicletta ... Come vedete il vostro futuro? Per esempio tra 10 anni. Non lo so. Non ci avete mai pensato? Sì, però non lo so perché cambi sempre. Trovi sempre qualcosa che cambia in te. Gli altri? Per quello che mi riguarda non ci ho mai ragionato. Se ho qualche preoccupazione esco, mi diverto, non è che penso a quello che devo fare domani, penso a divertirmi ora.

Tu vivi alla giornata, gli altri? Pure. Tutti alla giornata. No, dipende dalle cose. Per esempio cerchi di farti un futuro risparmiando, spendendo fino ad un certo punto, mettere da parte dei soldi che in futuro ti serviranno per la macchina, per la casa, per una famiglia.

Sono cambiate le priorità dei ragazzi: oggi il motorino è divenuta una necessità. Del resto i ragazzi vivono completamente proiettati nel presente, quindi le cose le vogliono subito o il prima possibile. Pochi fanno progetti per il futuro, ancora meno sono quelli che, come l‘ultimo ragazzo dice, farebbero sacrifici economici per obiettivi quali la casa, la macchina o la famiglia. Di solito, se qualche sacrificio sono disposti a compiere, sono sacrifici finalizzati all‘acquisto a brevissima o breve scadenza: i jeans firmati, alcuni cd musicali o un videogioco ecc. Ma sono molti di più i casi in cui il ragazzo non debba alzare una paglia per avere le cose che desidera, comprese le più costose: la consolle di gioco, il computer, lo scooter.

SCHEDA 30: gruppo di 4 ragazze, età 15-20 anni. Luogo: POLLENZA, Fraz. Casette Verdini, Centro Commerciale Isabella

... Dov‘è che andate quando uscite tutte insieme ? In piazza a Macerata o qui (Casette Verdini). Prendete l‘autobus per andare ? Si. Non avete nessuno che ogni tanto vi dà un passaggio ? Si però mamma non vuole. Perché ? Perché non si fida. Non si fida dei vostri amici ? Prima debbo farglieli conoscere. Tua madre ti influenza nella scelta degli amici ? No, perché comunque li frequento lo stesso. Tua madre ha mai fatto dei commenti sui tuoi amici ? 136

No. I genitori non vi hanno mai detto che certe persone non sono fatte per voi ? No.

... Parlate con i vostri genitori? Io non dico mai le bugie, però tante volte, quando io parlo mia madre non mi ascolta, allora è un periodo che non le racconto più niente. Ma —Non ti ascolta“, perché? E‘ un pensiero che hai tu, o proprio non ti ascolta? Lei pensa a papà, pensa a mio fratello che è più piccolo e a me...dice che sono strana, che le rispondo sempre male, allora lei non mi ascolta. E io non le parlo ! E con chi parli? Con le amiche. Che cosa ti aspetti da loro? Di trovare che cosa? Un aiuto, una soluzione... E la trovi ? Si, sempre. Qualche volta. Che cosa trovate ? Un aiuto, magari una soluzione che in quel momento da sola non trovi. Invece loro te la danno. Si può sempre contare sugli amici ? Sugli amici si. Sui problemi più seri io qualche volta chiedo consiglio a mia zia perché mi confido con lei. Per problemi più seri che intendi ? I rapporti con i ragazzi. Oltre che parlarne con le amiche ne parlo anche con lei.

La condizione ideale per un‘adolescente è avere un rapporto di confidenza sia in famiglia sia nel gruppo di amici. Purtroppo succede invece che ci sia uno sbilanciamento, per cui uno dei due ambiti, più spesso il gruppo di amici, diviene l‘unico referente del giovane.

... Frequentate qualche locale, tipo la discoteca, pub? Siamo abbonate ! Quando ci andate? Il sabato pomeriggio. La domenica pomeriggio. Qualche volta il sabato sera. Anche la sera dopo cena ci andate? Solo la domenica. Noi, il sabato sera. Vi piace l‘ambiente della discoteca? No! Si ! Perché se non ti piace ci vai? Non mi piace perché io non so ballare. E allora che cosa fai? Se ci sono gli amici, sto con loro. Più che altro uno ci va per —socializzare“ (ride). Per quanto riguarda a ragazzi, come vi trovate? Siete voi a farvi avanti? Io non sono quella che fa il passo in avanti, io mi aspetto che lo faccia l‘altra persona.

... Parlate mai di sesso? Di che cosa parlate quando state in gruppo? No, qualche volta ci è capitato di parlarne tra ragazze. Con i ragazzi no! Perché con i ragazzi no? Che rapporto avete con i ragazzi? Con i ragazzi si può parlare di tutto, meno che di questo. Perché? Hanno degli —istinti“ ed è meglio evitare quei discorsi. Sono pericolosi? Si, molto. Qualche ragazzo comincia col dire che le ragazze sono tutte uguali, tutte —facili“. Io mi arrabbio, rispondo, allora ricevo altre risposte....allora do schiaffi o calci e finisce tutto con grandi litigate. Perché usi la violenza per far valere le tue ragioni? No, il fatto è che non sopporto la gente che dice che sono una ragazza —facile“ mentre nella realtà non è vero. 137

Ti dà fastidio l‘etichetta che viene data? No. E‘ che i ragazzi dicono queste cose anche a chi non conoscono. Dicono : —Quella lì è una....“ —Le donne sono tutte così“ e basta. Quindi i ragazzi hanno pregiudizi sulle donne? Però anche noi li abbiamo su di loro. Per noi i ragazzi sono tutti stupidi, non sono seri. Non sono seri né maturi. ... Quindi, nei confronti dei ragazzi che fanno parte del vostro gruppo, non avete una grande amicizia? No. Però con loro ci confidiamo. E‘ una amicizia intima? Vi confidate anche i problemi ? Problemi personali, di scuola... Di scuola no, non parliamo molto di scuola. Di che cosa parlate quando state insieme? Di ragazzi, di ragazze...Come ci dobbiamo comportare con i ragazzi, magari anche loro ci chiedono informazioni... Quindi vi date consigli? Si. E‘ anche giusto.

In alcuni gruppi il rapporto tra ragazzi e ragazze può anche essere di dura contrapposizione, schermaglie dovute alla definizione dei ruoli, alla maturazione sessuale. Ma anche questi sono modi di relazionarsi utili, che pur attraverso scontri portano allo scambio di opinioni e alla comprensione reciproca.

Ma la vostra comunicazione è intima? O le confidenze le fate solo con qualcuno? Bè si, con qualcuno c‘è un rapporto più stretto. Questo da che dipende? Noi, per esempio, andiamo a scuola insieme, quindi ci frequentiamo di più. Lei per esempio la vedo solo di pomeriggio... Tu hai detto che qualche volta sei soddisfatta del gruppo. Perché —Qualche volta...“? Le altre sono d‘accordo nel dire —Sempre“, tu invece dici —Qualche volta“, come mai? Forse perché qualche volta non mi capiscono, sono più grande... Che cosa vorresti di più che non trovi nel gruppo ? Qualità diversa, una maturità diversa... Forse la maturità diversa. Io ho 18 anni, lei ne ha 14... E‘ il tipo di attività o di mentalità che è diversa dalla tua ? Forse la mentalità perché loro non ragionano.

Come nel gruppo 30 in molti altri gruppi c‘è il problema del —fuoriquota“, cioè la presenza di un elemento abbastanza più grande o più piccolo da trovarsi qualche volta fuori sintonia rispetto agli altri. Abbiamo visto nei gruppi miscti le femmine solitamente sono più piccole dei maschi di 2, 3, 4 anni e anche di più. E‘ invece impossibile trovare ad esempio un gruppo in cui ci siano ragazzi di 18 anni e una o più ragazze di 21.

... Vi capita di litigare? Si. Sempre per le stupidaggini. Ultimamente non tanto. Ma in casa o nel gruppo? In entrambi i casi. Vi coinvolgono nei litigi, ci sono schieramenti? No. A parte loro due, nel gruppo si litiga, ci sono gelosie ed invidie, c‘è competizione tra ragazzi e ragazze? Si, competizione si. In quale senso? Competizione quando si esce, si va in discoteca, chi —rimorchia“ di più. Quella è competizione. Ci siamo trovate spesso a litigare per delle idee o comportamenti diversi, che le altre non accettano. Che cos‘è che non accettate? Quando una fa la spiritosa. Non lo sopporto, perché si dà troppe arie. Non sopporto chi cerca di mettersi in mostra e deve far del tutto per stare al centro dell‘attenzione. Ma di chi parlate, di una persona in particolare o di un comportamento generico? No, nel nostro gruppo non c‘è una ragazza così. Però anche a scuola ci sono ragazze un po‘ eccentriche. Per far parte del vostro gruppo, quali sono le regole? 138

Non c‘è una regola. Basta essere amiche, simpatiche, leali, sincere e di non parlar male alle spalle, perché altrimenti esci fuori dal gruppo subito.

La risposta che si incamera sempre a quest‘ultima domanda è immancabilmente: —non parlare alle spalle“. L‘amicizia e la lealtà sono quasi sempre tradotti in questi termini. Sono già una rarità le doti ulteriori nominate dal gruppo 30: simpatia, sincerità. Quasi nessuno poi sostiene che un amico debba, per esempio, essere disponibile, capace di sostenerti. A dimostrazione che le aspettative dei ragazzi solitamente non sono per nulla selettive, almeno per quanto riguarda l‘ingresso nel gruppo.

... Avete mai mandato via qualcuno? Si. Quanto tempo fa è successo e chi era? Un ragazzo, una ragazza...? Erano due o tre ragazze che praticamente ce l‘avevano con me. Perché? Non lo so. Credo invidia rispetto alla scuola. Perché tu vai bene a scuola. Si, andavo bene. Adesso in terza è un po‘ più difficile, quindi adesso sto cercando di recuperare, però fino al secondo superiore andavo bene. Lei non lo sopportava quindi andava dicendo in giro cose brutte e io sono caduta in una forte depressione e ho rischiato la bocciatura in quel periodo. Poi invece mi sono ripresa con l‘aiuto dei professori. Casualmente mia madre ha parlato con i professori che hanno riferito cosa andava dicendo di me questa ragazza. Io lì per lì non ci credevo, poi invece piano piano ho scoperto che era la verità. Ci sono stati litigi tra i genitori e tra di noi, poi lei è uscita definitivamente dal gruppo. Non ne ha fatto più parte. Adesso ci parliamo però non ci confidiamo con lei. Per uscire da questa depressione chi ti ha aiutato? Mia madre. Che ti diceva? Lei mi diceva : —Guarda avanti, non voltarti mai indietro, devi essere forte perché poi nella vita ci sono altre difficoltà, questa è quella più piccola. Più cresci più le difficoltà diventano maggiori“. Come avete reagito voi del gruppo quando sono state mandate via queste ragazze? Eravate tutte d‘accordo? Si.

Ecco una situazione di disagio da cui però la ragazza è uscita con azioni positive, aiutata dalla madre, e anche dalle altre ragazze del gruppo che si sono schierate dalla sua parte. Com‘è evidente in questo racconto esistono molte minacce, per esempio un coetaneo con cui c‘è incomprensione o antipatia, ma anche l‘essere respinti, presi in giro, perché l‘austostima, la fiducia, la serenità degli adolescenti possano essere compromessi. Gli effetti sono distruttivi per ogni ambito di vita del ragazzo: la scuola, gli amici, la famiglia, se stessi.

... Vi annoiate mai quando state insieme? Qualche volta. Oggi no. Ci si annoia quando si rimane a casa e non si sa che fare, non ci stanno i compiti e quindi non si può far niente. Quando poi ho da farli non li faccio. Cosa fate per eliminare la noia? Ascolto la musica. Di tutti i tipi. Mi piace Eros Ramazzotti, gli Offspring, e musica da discoteca. E le altre cosa fanno? Ascoltiamo la musica, vediamo la televisione, giochiamo al computer. Esco col cane. Nel gruppo, nel caso in cui vi siete mai annoiate avete mai pensato di farvi le canne? No, mai. Nel gruppo, qualcuno lo ha fatto? Si, un ragazzo. E secondo te, perché lo ha fatto? Per farsi vedere, eppure nel nostro gruppo i ragazzi non fumano nemmeno sigarette. (una ragazza del gruppo parlotta con le altre: dice che non sapeva che questo ragazzo fumasse marijuana) Allora non siete proprio in confidenza... Sì, io sì, perché lo conosco da più tempo e a me lo ha detto. Ti saresti preoccupata se avessi saputo che lui si fa le canne? Che cosa sai a proposito degli effetti della marijuana? No, è che lo conosco e non credo che faccia stupidaggini, è un ragazzo abbastanza serio. 139

Quindi, voi pensate che chi fuma marijuana è un ragazzo stupido? No, però se è depresso deve confidarsi con noi, non servono a niente le canne e poi noi ragazze non consideriamo chi fuma canne, ti rovina l‘immagine. Vi è mai capitato di rompere qualcosa in giro, così per divertimento? No, non siamo vandali, il massimo che abbiamo fatto è suonare i campanelli e scappare via e fare scherzi telefonici.

Il gruppo 30 dimostra di avere molto buon senso, anzi di non gradire per nulla comportamenti che passano la misura, tanto da dire che non considerano i ragazzi che si fanno le canne.

... Ragazze, come vi vedete nel futuro? Spero che sia bello. ... Tu come lo sogni ? Con un ragazzo con cui costruire una famiglia, avere un lavoro serio e andare via da qua. Perché ? Perché è noiosa e monotona, la gente qui ha dei pregiudizi pazzeschi, del tipo se non vai con tutti non sei apprezzata, se non vai in discoteca, non sei...

Lo dicono tutti oppure solo i ragazzi? Tutti, adulti compresi che non sono serie, fanno gli stupidi con le ragazze E le altre cosa pensano del loro futuro? Io non ci penso. Perché ? Meglio aspettare che arriva. Andare a vivere tutte insieme, a 18 anni fare insieme un viaggio.

Ancora la mentalità della gente è accusata e pesa enormemente sulle spalle di ragazzi e ragazze, fino a fargli desiderare di lasciare per sempre i luoghi d‘origine.

... Siete soddisfatte di come vivete? Quanto basta Che cosa intendi, che cosa è che vorresti e che non hai? No, ci basta poco, abbiamo, la famiglia, gli amici, l‘istruzione. Ritenete che l‘istruzione sia importante? Sì, per trovare lavoro Per realizzarsi? Anche Su quale piano? Quello della realizzazione personale o economica? Dei soldi e soprattutto per se stessi, uno si sente orgoglioso se fa un lavoro buono e se poi ci guadagni i soldi è ancor più gratificante, anche se la cosa più importante ora è il denaro, e senza i soldi non sei nessuno. Voi se aveste i soldi che cosa fareste? Vado via, io comprerei una casa, poi viaggeremo.

E‘ raro sentire usare considerazioni positive sull‘istruzione, certo però finalizzata al lavoro, anzi soprattutto ai soldi, purtroppo. Scandalizzarsi di sentire dire cose del tipo: —la cosa più importante è il denaro, senza soldi non sei nessuno“ sarebbe ipocrita, poiché è questo che la società adulta insegna loro attraverso tutti i sistemi: la famiglia, la tv, la scuola.

... Ragazze, io vedo che voi siete vestite alla moda, ci tenete all‘apparenza? Sì, perché sappiamo che i ragazzi non guardano le ragazze sciatte. Ma voi badate più all‘apparenza o alla sostanza delle persone? Alla sostanza. Però vi vestite per apparire.. non è una contraddizione? Sì ci piace vestirci bene senza mai apparire troppo, non mettiamo mai una maglia trasparente fosforescente, ma per quanto riguarda i ragazzi guardiamo più alla sostanza. ...

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Se aveste, oltre ai soldi, il potere di fare qualcosa per i giovani, che cosa fareste a Sforzacosta, A Casette Verdini, a Macerata? Farei un centro dove far riunire i ragazzi perché a Macerata ci sono solo le sala giochi, bisognerebbe che anche la scuola di pomeriggio facesse qualcosa che coinvolga i ragazzi con cinema, teatro, perché ora molti a 16 anni lasciano la scuola. Anche i tuoi amici? Sì Perché? Perché non gli piaceva, devi sempre studiare e non puoi uscire durante la ricreazione.

Ottime le proposte del gruppo 30 per i giovani. Molto intelligente la considerazione sul fatto che se la scuola non si ingegna a creare situazioni stimolanti per i ragazzi, è destinata ancora ad essere lasciata quanto prima da una larga fetta di giovani.

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7.7. Mogliano

7.7.1. Lettura territoriale

A Mogliano i gruppi contattati sono stati 8, ma solo 3 hanno accettato l‘intervista (di cui due misti ed uno formato da solo maschi). Sono stati intervistati 21 ragazzi (12 maschi e 8 femmine) appartenenti alla fascia di età 14-20 anni. La distribuzione dei gruppi informali é localizzata nei bar e nel parco della città, unici luoghi di ritrovo di un paese dalle dimensioni molto piccole e che ci erano stati segnalati come luoghi di ritrovo multigruppo durante i colloqui individuali tenutisi nella prima fase del progetto. Si ritrovano nei bar perché consentono di sedersi e di giocare a biliardino o ai vari giochi messi a disposizione dal gestore del locale. Il Central Park, il parco del paese, è frequentato soprattutto in estate ed è facilmente raggiungibile con l‘uso dei motorini; grazie alla presenza di un piccolo bar é luogo di attrazione per i numerosi gruppi di ragazzi che vi circolano.

7.7.2. Analisi delle interviste raccolte

A Mogliano i gruppi di ragazzi intervistati sono misti ed appartengono alla fascia di età dei 14-20 anni: oltre agli studenti, ci sono anche lavoratori. Si incontrano quasi tutti i giorni, nel tardo pomeriggio, nei bar del paese, unici luoghi di incontro. I gruppi sono costituiti da numerose persone (in media una decina) che si conoscono da lungo tempo e i cui rapporti sono positivi. I ragazzi trascorrono la maggior parte del tempo stando seduti e chiacchierando di quello che succede e dei loro interessi (moto, macchine, sesso). La comunicazione si sviluppa su livelli superficiali tra tutti i componenti il gruppo, mentre i discorsi più intimi vengono fatti solo con quelle persone con le quali si ha un maggior rapporto confidenziale. In tutti i gruppi incontrati c‘è la presenza di sottogruppi. Le confidenze talvolta vengono fatte anche ad estranei al gruppo stesso, come al barista, figura che si incontra quotidianamente e che —sa ascoltare e non dice niente a nessuno“. Diversa, invece, é la posizione di chi non si confida affatto perché é stato — tradito“ da comportamenti di amici e genitori, che se avverte il bisogno di sfogo, lo fa con persone di altri gruppi. Per quanto riguarda il rapporto con i genitori, la maggior parte degli intervistati ha dichiarato di avere un buon rapporto soprattutto con la madre, ma le confidenze non sono mai totali, c‘è sempre un margine di riservatezza che il ragazzo vuole mantenere. Buono é anche il rapporto con altri componenti della famiglia che dimostrano di avere una mentalità aperta e buona predisposizione ad ascoltare e a comprendere. Comunque, rimane l‘idea che i primi a conoscere i problemi dell‘adolescente é il suo gruppo di amici: il soggetto in difficoltà spera di poter ottenere dai suoi coetanei aiuto e sostegno in momenti critici della sua vita. Il gruppo rappresenta principalmente un punto di riferimento per ciò che riguarda la voglia di stare insieme e di divertirsi. I ragazzi hanno dichiarato che in un rapporto occasionale userebbero il preservativo, innanzitutto per evitare gravidanze indesiderate e poi per evitare di contrarre malattie come l‘Aids. Alcuni hanno dichiarato che tale sindrome si contrae solo se uno va con le prostitute: —Ma uno rischia se va con le prostitute“. Per quanto riguarda il discorso sessuale, le informazioni che i ragazzi possiedono provengono prevalentemente da confidenze amicali. Nei momenti in cui ci si annoia a stare sempre nello stesso posto, decidono di spostarsi con l‘auto e di andare altrove, ci si reca di solito in qualche pub. Talvolta esagerano nel bere perché l‘alcool piace e — fa sentir forti“ e sporadicamente fumano marijuana. Secondo loro il motivo per cui qualcuno fa uso di droghe leggere é legato al fatto di —dimostrare che é grande“ e per la voglia di trasgredire. A proposito dell‘uso delle droghe leggere, alcuni hanno dichiarato di essere sostenitori del Partito di Pannella perché in tal modo —il ragazzo non deve più fare nessun traffico di nascosto“. Per la maggior parte dei ragazzi, invece, tale politica sarebbe sbagliata perché il consumo delle droghe leggere spingerebbe poi il giovane a fare uso di quelle pesanti. Altri, invece, ritengono che tutti i tipi di droghe nuocciano all‘organismo umano. I ragazzi hanno dichiarato che nel gruppo é naturale non essere se stessi, perché se —sei da solo ragioni in un modo e se sei in gruppo ragioni in un altro, il gruppo ti spinge a fare cose che da solo non faresti, positive o negative che siano, sta a te, alla fine, scegliere“. Quando si è in gruppo é capitato che per sfogarsi, alcuni dei ragazzi intervistati, hanno spaccato i vetri di una casa vecchia, hanno spento coi calci i lampioni del Central Park, hanno rovesciato bidoni. Sebbene la politica non interessi quasi nessuno, alcuni ragazzi hanno dichiarato che —c‘è troppa libertà e che occorrono più regole, visto che la gente non é capace di gestire la democrazia“. I ragazzi intervistati sono in prevalenza studenti che definiscono il rapporto con la scuola —pessimo, schifoso“; sottolineano la carenza di strutture adeguate e vivono la scuola come un obbligo loro imposto dalla famiglia e dalla

142 società in genere, unica soluzione per trovare un lavoro in futuro. Vorrebbero che i professori fossero più competenti nelle rispettive materie e che la scuola insegnasse loro —a vivere“. La scuola dovrebbe creare un collegamento col mondo del lavoro ed essere meno gerarchica. I ragazzi chiedono che sia portato maggiore —rispetto a tutti e che…le regole disciplinari devono essere uguali ed anche per il corpo docente ed amministrativo“. Ma la delusione di alcuni ragazzi é riconducibile anche al rapporto con i compagni —ognuno vuole essere migliore di altri e se ti può far dispetto non ci perde tempo, non si guarda in faccia a nessuno, non c‘è né rispetto né amicizia“. I gruppi di ragazzi di Mogliano non sono rigidamente strutturati, nel senso che non presentano delle regole fisse e precise da rispettare: in primis, non bisogna essere leader, ossia non si può entrare a far parte di un gruppo e sperare poi di rimanerci se si vuole comandare. Nel gruppo ogni decisione viene discussa decisa democraticamente. Questo é stato sottolineato da tutti i gruppi intervistati. Alla domanda —Avreste problemi ad accettare un tossicodipendente nel vostro gruppo?“, le risposte sono state diverse. C‘è chi lo escluderebbe perché —ha un comportamento diverso e avremmo sempre addosso i carabinieri —e chi, invece, —cercherebbe di farlo smettere cercando di capire la natura dei suoi problemi“. E‘ stato domandato ai ragazzi se direbbero alla famiglia del loro amico tossicodipendente la sua situazione: la risposta é stata negativa, né i suoi amici consiglierebbero al giovane di rivolgersi ai Servizi A.U.S.L., sarebbero i suoi amici i soli ad aiutarlo. Alcuni ragazzi di Mogliano hanno poi manifestato un atteggiamento di rifiuto anche nei confronti di un‘altra categoria di persone: gli extracomunitari. Con questa affermazione, essi prontamente hanno subito aggiunto che —non significa essere razzisti, é che viene quasi normale tenerli da una parte visto che ci sono certi che rompono le scatole di continuo e tu chiaramente li devi tenere da parte“, — Se fosse una persona tranquilla ci parli, la saluti, poi uno da una parte e uno dall‘altra“. I ragazzi di Mogliano non sono soddisfatti della vita che fanno. Ammettono di essere una generazione che ha avuto parecchi agi, e forse anche per questo: —nei minimi particolari e noi non ci sappiamo divertire e ormai non c‘è più niente di nuovo che ci attiri. Non abbiamo fantasia e non sappiamo mai che fare“. Vorrei che le cose ce le guadagnassimo da soli per apprezzarle di più“. Ritengono che a Mogliano si viva bene —conosci tutti, ti senti a tuo agio, altri posti sono anche peggio“.

7.7.3. Le interviste: stralci significativi

SCHEDA 23: 4 maschi e di 5 femmine. Età 14-17 anni. Luogo: MOGLIANO, Giardino Central Park.

Siete tutti di Mogliano? Sì, tutti, tranne che lei che è di Corridonia Da quante persone è composto il vostro gruppo? Da una ventina, ora siamo la metà, dieci tra maschi e femmine. E gli altri dove stanno? Alle giostre. Quanti anni avete? Il nostro gruppo va dai 14 ai 17 anni. Quante volte a settimana vi incontrate? Non sempre, dipende dalle persone e dai compiti, dal tempo libero e dalla distanza. E che cosa fate, studiate o lavorate? Studiamo, (risata generale), facciamo tutti la terza media Avete tempo libero? Sì, abbastanza. Perché non studiate? Sì e no, ******* (dice il nome di un amico) tu non dire che stai in casa a fare i compiti, perché io e lui abbiamo come migliore amico il telefono. E se non vi piace studiare, perché andate a scuola? Perché ci devi andare per forza, è obbligatorio. Tu preferisci andare a lavorare che andare a scuola? Secondo me la scuola ti porta poi ad avere un lavoro e sicuramente potrai avere più soldi e soddisfazione personale, e poi se io sono laureato e trovo un lavoro umile come se non avessi studiato io lo farei perché bene o male c‘è da andare avanti. E come è il vostro rapporto con la scuola? Male Pessimo, Schifoso, No a me va bene.

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No, schifoso, io voglio dire qualcosa di più: i professori nostri non sono proprio il massimo, si interessano troppo dei fatti nostri personali al di fuori della scuola anche tante volte criticandoci e poi non abbiamo grandi strutture all‘interno della scuola. Che cosa vuoi dire? Forse che i vostri professori sono di Mogliano e vedono quello che fate al di fuori della scuola e vi sentite controllati? Anche, non solo… Sì, infatti abbiamo una professoressa che non è di Mogliano, però chiede ad altre professoresse di Mogliano o ad altre persone di Mogliano che girano al giorno quello che facciamo noi. E perché interessa loro sapere i fatti vostri? Ad esempio, se noi andiamo in giro e loro ci vedono, il giorno dopo a scuola ci dicono “e ...siete andati a spasso!“. Tu che hai detto di avere un buon rapporto con la scuola, anche tu pensi che si intromettono troppo? No, (ma le altre ragazze la richiamano nell‘invitarla ad essere sincera) c‘è solo un professore, che però non è molto fastidioso, fa degli apprezzamenti, ma a me non me ne importa niente.

Da notare come secondo la percezione dei ragazzi l‘atteggiamento dei professori non è affatto visto come interessamento, bensì come intromissione, controllo. E un controllo esteso al dopo scuola per i ragazzi del gruppo 23 è indigesto. La scuola è già stata al centro di diverse accuse da parte dei gruppi intervistati: per il sistema, per le strutture, per gli insegnanti. In questo caso il discorso è pienamente centrato sugli insegnati come fonte di problematicità. Infatti…

Che cosa cambiereste della scuola? Tutto (in coro). A partire dagli insegnanti, alcuni non tutti, quello di *********, ad esempio, lo cambieremmo subito Perché cos‘ha che non va? Io e lei ne siamo le dirette interessate. Perché? Perché per rendere la lezione più interessante ci parla anche dei rapporti sessuali e noi a questa età non è che stiamo a pensare a certe cose.... Ma dice che al posto di Gesù in croce ci dovrebbe stare lui, meriterebbe lui di starci No meriterebbe, è lui quello che sta in croce. Si sente crocifisso da voi? Si, è una fatica per lui voler bene a noi, quando noi gli chiediamo solo di insegnarci.

L‘accusa generica agli insegnati ora si centra su uno in particolare. Proseguendo verranno fuori cose che se vere sono sicuramente criticabili. Ma al di là di quello che succede tra la classe e il professore in questione, è esemplare quest‘ultima frase di uno dei ragazzi: —E‘ una fatica per lui voler bene a noi, quando noi gli chiediamo solo di insegnarci“. Bisogna ribadire che i ragazzi la maggior parte delle volte sanno esattamente cosa vogliono dagli adulti. Nei professori non cercano amici, cercano semplicemente professori. Di certo l‘aspettativa può cambiare: tra ragazzi e insegnante le distanze si possono ridurre, si può creare un autentico rapporto di scambio, in quel caso i ragazzi beneficeranno di uno scambio affettivo e formativo, ma non è una situazione che si può raggiungere per decisione unilaterale.

Perché dice che è una fatica volervi bene, che cosa gli fate? Secondo me è un complessato (risata generale) E‘ vero! Perché? Per i discorsi che fa. (seguono alcuni racconti) ... Così questo professore vi parla di rapporti sessuali. Si, ma non sa cosa issu. Ma che cosa vi dice? (risatine imbarazzate di qualche ragazza) Dice di come avviene un rapporto sessuale con la prima volta con la donna, ad esempio, un giorno ha detto che una ragazza era rimasta incinta perché si era fatto il bagno nella stessa vasca in cui il fratello si era masturbato ...Ecco, oppure che un ragazzo si masturbava dodici volte al giorno ed è svenuto cinque volte in classe. E voi come reagite quando lui vi dà questo tipo di informazioni? Noi ci mettiamo a ridere Che cosa gli vuoi fare se dici qualcosa ti mette la nota e poi ti manda dal preside.

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Il docente più che parlare di sessualità dobbiamo purtroppo registrare che dà voce a ridicole leggende metropolitane. Si tratta di un comportamento da censurare. Ciò di cui gli adolescenti dovrebbero assolutamente fare a meno è proprio l‘essere bersaglio di informazione allarmiste, confuse e non veritiere. Queste —disinformazioni“ provengono spesso dall‘amico —meglio informato“, ma anche dai genitori, dalla Tv. Ma quel che è peggio, come abbiamo appurato, possono venire anche dalle figure più autorevoli e in teoria affidabili nella vita dei ragazzi quali dovrebbero essere i professori.

Voi, ragazzi, che tipo di lavoro vorreste fare? Io, il muratore. Così tu hai deciso che dopo la terza media smetterai di studiare? Si, perché non mi piace la scuola, non me ne va proprio, sono stato bocciato una ventina di volte, per me la scuola è come una galera.. Io o continuo il lavoro di mia madre che ha la ******** (esercizio commerciale) o divento avvocato oppure apro una boutique a Roma. Che cosa vuoi dire che ti manca la libertà? Sì Ragazzi, voi avete parlato di soldi, per voi sono importanti? Sopra il 50% sicuramente perché senza soldi non vai avanti E‘ una cavolata chi dice che i soldi vengono dopo di tutto (tutti sono d‘accordo). Se aveste i soldi, che cosa fareste? Prima di tutto un conto in banca perché sai, se ti spendi tutto, almeno hai quel conto in banca Donne. Giusto! Io apro una boutique a Roma. Siete ambiziosi? Io lo sono nel mondo dello sport. Io se avessi i soldi mi toglierei tutte quelle piccole cose che non ho adesso. Cos‘è che ti manca? Che ne so, ammazzare lei che a 14 anni fa il gioco del pappagallo, no, a parte gli scherzi, io non lo so se adesso i miei genitori mi fanno il motorino, certo dopo quando cresco non mi servirà più, oppure se ci avessi i soldi metterei su una piccola azienda e soprattutto viaggiare e visitare le capitali principali del mondo. C‘è qualcosa che vi manca adesso e che vorreste? I soldi (gli altri ridono) No, il fatto è che Mogliano non ti dà tante aspettative a livello di divertimenti Sì, ma è un paese tranquillo Mancano i negozi, il cinema, ci sono i centri sportivi ma mancano le strutture e le persone che le gestiscono. Che cosa c‘è a Mogliano che funziona davvero per i ragazzi? Per i più piccoli c‘è la ludoteca, che però d‘estate chiude ed una volta al mese facevano prima una festa alla sera per i ragazzi ed ora ci stanno i bar dove ci troviamo e oramai ci siamo abituati di stare allo —Zanzibar“, alla —La Terrazza“, e siamo abituati a trovarci e a parlare e a divertirci. Qui a Mogliano c‘è il campo da calcio, c‘è il palazzetto per giocare a pallavolo, però il basket qui non esiste perché manca la società... C‘è hockey che è gratis. Ma io che ho i roller-blades e non sono un professionista andavo dove ci sono le scuole medie, ma adesso quello spazio lo hanno chiuso.

I soldi sono il veicolo attraverso il quale si possono conquistare gli agi che la società dei consumi ci mette a disposizione e ci fa desiderare. I ragazzi sono figli di questa società. Nonostante questo, dopo la risposta iniziale, sono venute fuori altre esigenze, che non sono le sostanze personali, bensì le risorse che mette loro a disposizione il territorio in cui vivono: il gruppo sente le mancanza di negozi, cinema, luoghi attrezzati, ma anche un maggior numero e varietà di associazioni in grado di offrire attività stimolanti (rientra nel discorso già affrontato per l‘associazionismo; vedi 1 ª parte).

Ragazzi, voi che fate quando state in gruppo? Sì, parliamo (risata) Di che cosa? Di tutto. Spiegatemi meglio. Parlate di problemi di attualità? No, (risata) ce ne abbiamo tanti dei nostri. Noi parliamo di problemi personali. Ma ne parlate tutti insieme in gruppo, oppure ne parlate con qualcuno del gruppo? Dipende dal problema, ad esempio dei problemi familiari ne parli solo con una persona, e poi (interviene un ragazzo) tra maschi parli solo di donne e tra maschi e femmine il dialogo cambia, non tanto, ma cambia. Perché? 145

Perché se a me piace una ragazza non è che non glielo voglio dire ad una mia amica, perché poi lei lo va a dire a tutte le sue amiche Però lei sa consigliarti la tattica giusta da usare. Sì, è vero, ma ne parli con una ragazza, non con tutte. Tu con chi ne parli? Con mia cugina e con lei (si rivolge ad una del gruppo) perché ci conosciamo fin da piccoli.

Gli argomenti più intimi come abbiamo visto nella maggior parte dei gruppi vengono affrontati solo con una o al massimo due persone, che di solito sono delle stesso sesso, ma come dimostra questo gruppo non è una vera e propria regola. La regola, già enunciata più volte in questa pubblicazione, è che nel gruppo il ragazzo persegue due obiettivi principali: 1. Il divertimento, attraverso la totalità del gruppo; 2. Potersi confidare, attraverso solo poche persone fidate. Purtroppo sono tanti i gruppi in cui uno o entrambi i livelli comunicativi sono insoddisfacenti, e in questo caso siamo già in presenza di ragazzi a rischio

... Voi ragazzi avete detto prima che tra di voi parlate di sesso, di donne. Ma che! è troppo presto a quattordici anni (risata generale) A questa età si cambia, si guardano le ragazze e si fanno apprezzamenti su di loro. Voi ragazze di che cosa parlate tra di voi? Dei ragazzi. Io con i ragazzi parlo dei ragazzi. Ragazzi, in rapporti sessuali occasionali, usereste precauzioni? Oddio a me non è successo mai Ma tu che vuoi capire? Dipende se la conosci o no, poi serve sempre il preservativo, perché se non la conosci ti può attaccare le malattie. ...E poi può rimanere incinta e soprattutto per la femmina perché al maschio non gliene frega niente. ...Perché un figlio a questa età non è una bella cosa.

L‘uso del preservativo è un‘idea che sembra appartenere loro. Le considerazioni sono ovvie ma indicano una linea comportamentale precisa, cautelare e non confusa.

Ve le fate le canne? (Alcuni fanno cenno di no con la testa) Le canne mai, si beve di sabato sera. Perché bevete di sabato sera? Per problemi personali. Ma che problemi personali! Zitto! Tu bevi perché ti piace, perché ti senti più forte. E poi quando ti passa la sbornia come ti senti? Mamma mia, come sto male! E allora perché continui a farlo? ****** (dice il nome dell‘amico), glielo posso dire quello che è successo un anno fa? Ma erano tanti anni fa, due anni fa, io non bevevo, mentre loro due sì, e lui stava ubriaco e stava male ed allora per farlo vomitare gli ho dato un cazzotto e c‘era una coppia qui che non si faceva i —cazzi“ suoi ed allora io ho telefonato al padre che è venuto a prenderlo e gli ho detto che era caduto. Per divertirvi, avete mai pensato di andare in giro e spaccare qualche lampione, bucare le gomme delle auto? No, i lampioni di qua, del Central Park li spegniamo coi calci. E poi siamo andati in una casa vecchia. Che cosa avete fatto? Abbiamo spaccato i vetri. E‘ stato lui. Sì ci dovevamo sfogare. Di che cosa dovevate sfogarvi? Guarda lui, che è di Massa e di Mogliano, un giorno si doveva sfogare è andato su quel cestino lìe gli ha dato fuoco e dopo noi siamo andati in quella fontana per prendere acqua e per spegnerlo e lui sai cosa ha fatto? Lui ci ha urinato dentro (risata generale) e ha detto —adesso ci penso io!“. Io tempo fa amavo vedere bruciare le cose, ero un mezzo piromane, e ho dato fuoco ad un bidone che si è sciolto e dopo è andato in giro il carabiniere a chiedere chi era stato e noi gli abbiamo detto che non sapevamo niente (risata) Avete mai avuto problemi con i vigili, la polizia? 146

A me un giorno il vigile ha fatto la multa perché andavo in due in motorino che non era nostro e lo ha ritirato.

Questi episodi di vandalismo sono riconducibili alla scarsità di divertimenti che offre il territorio di Mogliano; l‘uso del verbo —sfogarsi“ indica inoltre uno stato di saturazione legato allo stress oltre che alla noia. Ma l‘elemento più grave del gruppo 23 è l‘abuso di alcolici, rituale del sabato sera. Con l‘alcol ci si sente più uniti, più forti, sopra le righe. Come la marijuana, anche l‘alcol provoca dipendenza psicologica: il rischio concreto è cioè che il gruppo non possa più farne a meno in certe occasioni, pena la mancanza del divertimento.

... Ma a livello di denunce, ne avete mai avuta qualcuna? Per esempio, lui a scuola! (indica un amico che inizia a parlare) Sì, a scuola c‘è un ragazzo che viene dal Marocco e che dà fastidio a tutti, perché siccome è venuto da poco vuole farsi notare, un giorno sugli autoscontri il marocchino ha iniziato ad offendere. Che cosa ti diceva? —Figlio di una mignotta... (interviene un altro) lui è figlio di una mignotta. ...Ma non si può offendere e allora l‘ho picchiato e dopo il marocchino è andato a dirlo al Preside ed il Preside ha sospeso lui per un giorno e non il tipo. (interviene un altro) Tu (rivolgendosi all‘intervistatore) lo sai che uno ha urinato a scuola dentro una lattina di coca-cola perché il professore non gli dava il permesso di andare in bagno e ha fatto vedere il contenuto al professore che è andato dal preside che gli ha dato quindici giorni di sospensione? Ah sì, l‘ho sentito dire anch‘io.

L‘episodio narrato ci parla di una storia di difficile integrazione. Il ragazzo extracomunitario vive con i suoi coetanei situazioni di incomprensione e invettiva. Uno dei ragazzi intervistati, semplificando, dice: —siccome è appena arrivato si vuole far notare“. Di certo il ragazzo in questione è in cerca di amici, di accettazione. Da notare che dal modo in cui ragazzi descrivono l‘episodio ci sembra di capire che hanno ricevuto a scuola l‘input di far integrare il ragazzo o comunque percepiscono che venga usato favoritismo (—ma non si può offendere“; —ha sospeso lui per un giorno e non il tipo“). Dunque le iniziative del corpo insegnante, agite certo con slancio positivo, hanno avuto però effetto contrario rispetto alle intenzioni. Non scordiamoci mai che i ragazzi gli ultimi soggetti da cui vogliono sapere come comportarsi sono le istituzioni scolastiche.

… Ma che cos‘è che vorresti che i tuoi genitori cambiassero nei tuoi confronti? Vorrei che mi capissero, che ne so. Ma tu ci parli con loro? Sì, ci parlo, ma non dei miei problemi, ci parlo così, perché sono i miei genitori … E tuo padre ti capisce, ti ci confidi? Sì E con tua madre? Con mamma non mi sento compresa, i padri capiscono sempre meglio delle madri Ma tu che ne sai? …Io dico solo che mi confido con mio padre che ha la mentalità più aperta, mamma vuole che io faccia il voto di castità. E invece tuo padre? Babbo, invece, no. Io prima stavo con uno e ho detto a babbo che non ce la facevo ad andarci a pomiciare e lui mi diceva —Ma quanto sei stupida!“, lui mi incita, perché lui quando era ragazzo non è che aveva molto, la sua famiglia non era molto ricca e lui viveva in campagna, mentre ora è benestante e lui vuole che io non abbia la stessa vita che ha avuto lui, non vuole che faccia la scema, eh, però vuole che frequento amici e persone a posto. A livello di comunicazione parli molto con lui? Sì, anche se ci sta pochissimo a casa, ma quando ci sta ci parlo sempre. E per gli altri come è il rapporto con le vostre famiglie? Bellooo!!! Bello che significa? Mi confido con mia madre perché mio padre si mette a ridere. Perché? Perché dice che sono scema …perché dice che i miei sono problemi immaginari Io mi confido meglio con mia nonna Sua nonna è una tipa forte, è sporty Io parlo con mio fratello. 147

Ti capisce? Dice che sono stupida. E allora perché ci parli, ti dà consigli quando gli chiedi qualcosa? Sì Che cosa intendi? Che ha la mentalità aperta. Ma voi nella figura adulta cos‘è che cercate? Comprensione, soldi, ma… io non posso parlare con i miei genitori come parlo con mia zia che è giovane. Perché i tuoi genitori quanti anni hanno? Mio padre 46 e mia madre 40, però io non posso dire tutto a babbo e a mamma, invece con mia zia ci parlo anche se non come faccio con i miei amici. Il rapporto con mia madre è abbastanza buono, però non mi capisce, non mi dà tanta libertà di uscire con i miei amici, c‘è ristrettezza di orario, lei vuole che io rincasi a mezzanotte quando i miei amici escono a mezzanotte e mezzo.

Vari esempi di comunicazione con la famiglia. Alcuni sono migliori di altri. Senz‘altro è un padre che fa ancora eccezione quello che incita sua figlia a vivere le proprie esperienze, sempre usando buon senso (—…eh, però vuole che frequento amici e persone a posto“; un padre con cui un rapporto di confidenza diventa possibile, al contrario di quanti si pongono versoi figli solo in modo normativo. Peggiore è il comportamento, come nello stralcio riportato, di quei genitori che tendono a squalificare i problemi dei ragazzi (—…dice che i miei problemi sono immaginari“), in questo modo perdendo a priori la possibilità di comunicare, di comprendere e farsi ascoltare. L‘elemento dell‘età è sempre presente: secondo i ragazzi l‘incomprensione tra genitori e figli è causata principalmente dall‘appartenenza a generazioni diverse, sottovalutando forse l‘appartenenza a ruoli diversi, che fa sì, per esempio, che diventi più facile confidarsi e capirsi con una zia, una nonna, piuttosto che con i genitori.

… Ma voi avete il motorino? No …e poi io non ho il motorino Se non prendo la borsa di studio non me lo fanno Io ce l‘avevo il motorino, poi la gente che non si fa mai i cazzi suoi andava dicendo che ci impennavo e che andavo troppo veloce. Ed era vero? Sì (non è il ragazzo stesso a rispondere, bensì un‘altra ragazza del gruppo) ... Che ne pensate della liberalizzazione delle droghe? (in coro) E‘ giusto, è giustissimo Perché? Perché ormai lo fanno tutti anche se di nascosto Però dipende: da una parte è giusto perché con le droghe leggere, il ragazzo giovane non deve fare più nessun traffico di nascosto, però ci stanno le droghe pesanti Eh quante ne vuoi, legalizziamo pure quelle Occorre una legalizzazione della droga controllata Per me è giusto perché anche lui si canna Per me è sbagliato perché chi comincia con le droghe leggere finisce con l‘usare quelle pesanti. Secondo voi perché i giovani cercano la droga? Per me i ragazzi cercano la droga perché hanno problemi e poi perché sono come i bambini piccoli, più gli dici di non fare una cosa e più la fanno, come mia cugina che le dici di non mettere in bocca il pennarello a spirito e lei lo fa, così i ragazzi hanno lo spirito di contraddizione. E poi, usano le droghe leggere per dimostrare che sono grandi, e poi tutti hanno provato almeno una volta a farsi le canne. Tu hai detto che i ragazzi ricorrono alla droga quando hanno problemi, voi pensate che sia la soluzione migliore? No (risposta in coro) Io ad esempio ho mio fratello che quando ha qualche problema si fa le canne Voi avete detto che avete provato tutti almeno una volta a farvi le canne. Come vi sentite poi? Io normale, ridevo.

La sperimentazione della marijuana è avvenuta in questo gruppo per tutti gli elementi, ed è presumibile che molti di essi non ne hanno fatto più uso mentre altri la usano ancora, in modo più o meno sporadico. Alcuni membri del gruppo hanno uno spirito fortemente critico riguardo l‘utilizzo delle droghe leggere. 148

… Accettereste nel vostro gruppo una persona tossicodipendente? No Ci sono delle regole per entrare a far parte del vostro gruppo? No (in coro) Basta non essere leader. C‘è qualcosa che vi unisce? Sì, la musica, ieri, ad esempio abbiamo comprato delle casse e abbiamo speso 500.000 lire. E dove li avete trovati i soldi? li ha fregati lui al nonno: il nonno aveva messo un sacco di soldi in una borsa e lui la ha aperta e poi ha preso i soldi. Lo matto ci lega. Che cosa intendi per —matto“? Che siamo esauriti, come appiccare il fuoco al bidone, alla mezzaluna del Central Park, la moda. Voi avete mai rubato qualcosa? No Io sì, due anelli e poi a mio fratello ho rubato quattrocentomila lire. E che cosa ci hai fatto coi soldi? Non lo so neanche io come li ho spesi. Mi ci sono divertito.

Forse anche in modo un po‘ sbruffone i ragazzi del gruppo raccontano della propria vena deviante: vandalismo, furti ecc. Al di là delle esagerazioni, si legge chiaramente come per loro trasgressione vuol dire non tanto sfidare le convenzioni degli adulti, bensì le regole di civile convivenza. Pessimo esempio dei principi di rispetto reciproco che spesso sbandierano.

Per voi le ragazze sono molto importanti Sì In quali luoghi andate per cercarle, in discoteca? No, in discoteca no perché non ci piace. Dove capita. Con le ragazze, come vi comportate? Una —botta e via“. Che stronzo! …Perché stare con una ragazza è come stare in galera Oltre al rapporto sessuale, che cosa vi aspettate dalla vostra ragazza? Che non beva e che non fuma Eh sì, allora andiamocene via! (scherzando) Eh, ma tu lo fai... Eh, ma la bardascia non lo deve fa... Ragazzi, come vedete il vostro futuro? Io a 28 anni sposata con due figli Io ultramiliardario con accanto una bella ragazza e che faccio il muratore, Lei sarà parrucchiera, perché ti ci vedo. Qualcuno nel gruppo ha mai fatto qualcosa che a voi non è piaciuto e lo avete allontanato ? Sì Sì, ******* e ******* ******* si ubriacava ma… E tu che hai fatto ieri sera? Ma ******* faceva il matto: saliva col motorino sopra le macchine, e un nostro amico ha telefonato alla madre dicendole che il figlio fumava. Perché lo ha fatto? Perché ******* diceva al nostro amico che lui non aveva le palle di telefonare alla madre e di dirle niente, e un giorno lui si è stufato e l‘ha fatto e adesso la madre non lo fa più uscire. Ma con voi? No, non solo con noi, con tutti gli altri. Le famiglie influenzano le vostre scelte di amici? Sì Ci dicono di cambiare amicizie ma noi ce ne freghiamo, facciamo di testa nostra. … Tutti abbiamo dei pregiudizi, quali sono i vostri? Dipende dalla persona se una parla con tutti è una civetta o... 149

Se io vedo una ragazza che in discoteca va in giro con reggiseno e mutande dico che è una zoccola. Prima avete detto che non accettereste tossicodipendenti nel gruppo… perché? Perché hanno un comportamento troppo diverso Avremmo sempre i carabinieri addosso! Chi decide come trascorrere una serata? L‘idea che sembra più giusta a tutti è quella che poi facciamo. E gli altri s‘accodano? E‘ la maggioranza a decidere... Che cosa ne pensate di Mogliano, vorreste che fosse diverso? No, tanti dicono che è una merda, però dobbiamo renderci conto che è un paese non tanto grande.

Il gruppo 23 nel corso dell‘intervista ha affermato in modo sincero di non volere tossicodipendenti per le conseguenze pratiche che comporta, di avere spesso preconcetti verso gli altri, di non piegarsi alle imposizioni dei genitori che non condividono. Ma la parte più sconcertante è il modo quasi divertito con cui raccontano la punizione toccata ad uno del gruppo. L‘impressione finale è che la solidarietà all‘interno del gruppo 23 sia quasi assente. E questa è una condizione che favorisce il fiorire del disagio e, di conseguenza, dei comportamenti a rischio.

SCHEDA 22: 5 maschi. Età 17-20 anni. Luogo: MOGLIANO, Via Roma .

Quanti siete in totale? Una quindicina Tutti maschi? Sì. Quand‘è che vi trovate tutti? Beh anche oggi eravamo tutti, ma tanti sono andati a Macerata, a noi non andava. Vi capita spesso di separarvi? No. Ci conosciamo da parecchio, abbiamo più o meno gli stessi gusti, però qualche volta si va in posti separati. Di solito ci troviamo in un bar e poi ci spostiamo. Anche a seconda di chi ha la macchina e quanta gente può caricare. Andiamo alle feste, e adesso alle discoteche all‘aperto. D‘inverno frequentiamo l‘Egizya e qualche volta quelle di Ancona. Perché vi piace la discoteca? Ci andiamo sia per la musica sia per le ragazze... Frequentiamo anche i pub, ma sicuramente ci divertiamo di più in discoteca. A che ora rientrate a casa? Verso le 4, le 5. Vi fanno storie i genitori? No. Basta che non facciamo casini, siamo abbastanza liberi. Le solite raccomandazioni quando si esce: vai piano con la macchina, ecc.

Ecco uno dei pochi gruppi che non si lamenta degli orari e delle restrizioni imposte dai genitori. In effetti i ragazzi hanno un orario molto libero in considerazione che ci sono alcuni minorenni. Bisogna dire che una tale libertà è preclusa alla stragrande maggioranza delle ragazze.

… Di cosa parlate quando vi incontrate? Parliamo di un po‘ di tutto, di ragazze... di macchine, di moto. Di quello che succede di quello che non succede. Di problemi personali parlate in gruppo? Sì. In linea generale sì. Vi sentite capiti? Sì. Siamo amici, ci si intende. Ci sono litigi? Sì, chi ha la macchina... succede che si discute se andare là o andare qua. Poi ci sono delle persone che non si comportano bene... che sono grezzi, vogliono decidere loro.

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A volte qualcuno rimane escluso quando si va in un posto perché non ci sono i posti in macchina, per esempio, di solito io insieme a mio fratello e altri andiamo all‘Aqua. Se a certi non va o non c‘è la macchina non ci vengono, però quando discutiamo su dove andare si decide anche per andare tutti insieme ad una festa o a ballare, come ieri per esempio: ci siamo trovati in 10 e tutti e 10 siamo andati al Gialù a ballare. … Vi è mai capitato di mandar via qualcuno dal gruppo? A me è successo. Sul gruppo dove stavo prima avevano un po‘ tutti la mia età, 18-19 anni, però stavano su un‘altra sponda: fumavano, combinavano casini, allora io me li sono tolti da torno. Non dire cazzate... Dai... (il ragazzo che ha interrotto l‘amico non prosegue) Ho capito cosa vuoi dire: sono cose che fate anche voi, forse questi però esageravano troppo? Sì è così.

Ci sono alcuni elementi interessanti in questo stralcio: dalla reazione dell‘amico si è capito che fanno utilizzo almeno di marijuana. Eppure il ragazzo che narrava la sua separazione dal gruppo precedente si è sentito di dire che gli altri —…stavano su un‘altra sponda“. Dove nasce la differenziazione che pone i due gruppi su sponde diverse agli occhi del nostro intervistato? E‘ probabile che la differenza nasca dalla frequenza con cui i due gruppi —trasgrediscono“, per il nostro intervistato non era accettabile una situazione in cui la devianza è un comportamento quotidiano, la —normalità“. Altro aspetto importante di questa storia è che di nuovo, secondo noi, avvalla la tesi che il gruppo non plagia i suoi membri: chi non è d‘accordo con le sue azioni non partecipa, oppure ne fuoriesce.

… Studiate o lavorate? Io studio. Anch‘io. (sono in 3) Io faccio il l‘operaio. Io faccio il metalmeccannico. Parlate mai delle cose inerenti lo studio o il lavoro? Sì, si parla di tutto. Usciamo sempre, quasi tutti i giorni... Io no, solo il venerdì e il sabato, dovendo lavorare... Parlate mai di politica? No, no (tutti d‘accordo). … Cose che vi unisce, perché uscite insieme? Su un paese come Mogliano di solito i ragazzi si conoscono tutti. Si formano i gruppi che raccolgono certe fasce d‘età: per esempio 13-14 anni, quelli di15-17 ecc. Quindi è sempre l‘età quello che unisce i ragazzi. Poi per uscire ti basi su chi ti sta simpatico e chi ti sta antipatico. La vostra è un‘amicizia profonda? Sì ,credo di sì. Sì. Ma vi frequentate più per divertirvi o per stare bene insieme? Tutti e due. Divertirci. Vi succede mai di annoiarvi? Sì, stiamo sempre a Mogliano. Se ci annoiamo prendiamo la macchina e andiamo da qualche parte. A Macerata, a fare un giro... Vi capita spesso di fumare e bere? Qualche volta il sabato. A me raramente. Qual è il motivo di un‘ubriacatura, forse evitare la noia? Sì forse sì. Il fatto è che se ti incontri al bar, che fai... prendi qualcosa da bere, poi si va al pub e pure lì qualcosa si beve. E in discoteca? Sì, anche in discoteca. Noi non tanto, però in generale si beve in discoteca. Siete favorevoli alla legalizzazione delle droghe leggere? Non ce ne importa niente. Che ne pensate dell‘ecstasy? I posti che frequentiamo noi sono abbastanza tranquilli, non c‘è tanta droga. Comunque per me tutte le droghe possono dare danni all‘organismo, eroina, maria, ecstasy... Poi vedi che ci stanno tipi che fumano

151 sigarette ma non prendono le pastiglie, altri che prendono le pastiglie ma non fumano, altri ancora che bevono. All‘Aqua c‘è di tutto. Può essere che mentre balli ti si avvicinano i ragazzi a chiedere se hai da vendere qualcosa... Lo accettereste nel vostro gruppo un ragazzo che fa uso di droghe? Finché fuma solo qualche canna ogni tanto, va beh, cercheremmo di tenerlo... Di aiutarlo. Se piglia cose grosse gli diremmo di smettere, parlandoci, cercando di capire che problemi ha, offrendo il nostro aiuto. Alla sua famiglia ne parlereste? No. Al Servizio Tossicodipendenze ce lo portereste? No, si cerca d‘aiutarlo noi.

Il 23 è un altro di quei gruppi che si può sicuramente definire —a rischio“, poiché anche se giudica le droghe dannose, vive in una situazione di disagio, noia, a cui reagisce, anche se in modo ancora sporadico, attraverso il bere e il fumare.

… Accettereste un immigrato nel vostro gruppo? No. (tutti d‘accordo) Non è questione di razzismo è che ci sono certi che rompono le scatole di continuo, e tu chiaramente li devi tenere da parte. Se fosse una persona tranquilla ci parli, lo saluti, poi uno da una parte ed uno dall‘altra. Nel mio paese (Montappone), ci sono tanti giovani albanesi, se non danno problemi bene, ma ci sono certi che danno fastidio alle ragazze, vanno ad alzare le gonne, dopo è chiaro che la situazione non va e bisogna farglielo capire. Ci sono mai litigi per le ragazze? No. Si formano schieramenti in caso di questioni? No. Beh sì è successo. Quando? Eh, contro ******. Ah! lì perché avevo ragione: questo qui stava spesso insieme a me e mi diceva in continuazione, andiamo qui, andiamo là, fino a farmi stare sempre meno agli altri con cui mi piaceva uscire, e ho capito che stava solo sfruttando la mia macchina. Allora un giorno gli ho detto: levati dalle scatole, mi hai rotto i coglioni. Poi sempre amici, però è finita sta situazione. Lo usate il preservativo quando avete un‘avventura? Sì, per evitare gravidanze indesiderate. E le malattie, tipo l‘Aids non le temete? Ma uno rischia se va con le prostitute, le ragazze... Le prime volte sempre il preservativo, sia per le malattie sia per le gravidanze, poi chiaramente puoi smettere di temere le malattie.

Il punto di vista del gruppo 23 è purtroppo quello di molto ragazzi di questa età: pensano che sia rischioso avere rapporti sessuali solo con certe categorie di persone, non pensano che l‘Aids sia un problema che possa toccare loro e i loro coetanei. Probabilmente questi ragazzi ignorano che ci sono molte persone sieropositive (specie tra i giovani) che non sanno di essere sieropositive. Smettere di usare precauzioni dopo un periodo di conoscenza, anche se abbastanza lungo, è quindi sempre rischioso.

… Che ne pensate di Mogliano, vi soddisfa? E‘ un paese tranquillo, forse troppo. Perché sei di Mogliano, se eri di Macerata avresti detto la stessa cosa. A Mogliano conosci tutti, ti senti più a tuo agio, quando vai fuori ti guardano male... Ci andate alla ludoteca? Qualche volta. Solo quando organizzano qualche festa. Altre associazioni le frequentate? No. Cosa cambiereste in Mogliano se poteste? 152

Vorrei più ragazze. Mogliano in fondo è un paese perfetto, non manca niente, altri posti sono molto peggio.

Il gruppo 23 rispetto ad altri usa parole positive nei confronti del proprio paese. Mogliano è giudicato —troppo tranquillo“. Nel contempo i ragazzi passano il loro tempo libero lontano da occasioni più stimolanti quali sono la ludoteca o le associazioni. E‘ questo un gruppo che è abbastanza allineato al clima poco attivo del luogo in cui vive, in balia spesso della noia.

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8. CONCLUSIONI 8.1. Considerazioni finali Pag.11

8.1. Considerazioni finali

Questo lavoro, fatto da operatori e rivolto ad altri operatori, è servito a descrivere il Pianeta Giovani, a scoprire che la situazione non è drammatica né pericolosa come certi fatti di cronaca indurrebbero a pensare, ma anche a confermare che esistono difficoltà e comportamenti a rischio. L‘ipotesi di partenza è verificata: quei gruppi in cui la comunicazione non è ottimale, non c‘è pieno sostegno, intesa profonda, sono quelli in cui maggiore è la propensione ai comportamenti rischio e ad altre espressioni di disagio. Le fonti del malessere sono in ogni ambito di quel Pianeta: la famiglia, la scuola, il quartiere. Abbiamo pure scoperto però all‘interno di uno stesso gruppo davvero possono esserci persone che hanno comportamenti molto diversi, come diversi sono i problemi e i modi di affrontarli. Non esistono leaders e forse neanche opion-leaders. Dunque, va bene che sia il gruppo l‘interlocutore degli interventi per informare e per promuovere una frequentazione migliore, ma senza scordarsi che il gruppo è un‘entità composta di singoli individui. Ognuno risponde singolarmente agli stimoli positivi e negativi della vita, ma c‘è un idea comune, una grande percezione d‘insieme. Il pianeta giovani non è solo quello visto dall‘adulto, è anche provengono Esiste una grande percezione comune del sistema in cui vivono, un pianeta,. Il modo in cui i giovani percepiscono il mondo intorno a loro è la base su cui ideare gli interventi, evitando la tentazione di inoculare condotte morali, cercando invece di rispettarne valori e libertà di autodeterminazione. Quali interventi allora? Ogni elemento della ricerca è finalizzato a rispondere a questo interrogativo. Le nostre proposte d‘intervento sono descritte nel capitolo 2. Ma altre ne possono nascere visto che Pianeta Giovani vuole essere primariamente uno strumento operativo grezzo, utile ad équipe di lavoro le più varie per metodologia e obiettivi. L‘importante è che prendano vita indicatori di valutazione comuni, che conducano a confrontare le esperienze. Stili di lavoro armonici permetteranno di riflettere sugli interventi effettuati, con la possibilità di ripensarli e perfezionarli, fino a renderli realmente efficaci.

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