Augusta Vittoria Cerutti, Aristide Franchino, Bona Bianchi Potenza, Alberto Fusinaz
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Redazione definitiva novembre 2005 Augusta Vittoria Cerutti, Aristide Franchino, Bona Bianchi Potenza, Alberto Fusinaz IL GHIACCIAIO DI PRE-DE-BARD Introduzione : il massiccio del Monte Bianco 1 - Notizie di morfologia, glaciologia e climatologia 2 - Cronologia del clima europeo e i ghiacciai alpini I Parte : Il ghiacciaio Pré-de-Bard oggi e ieri 1. Il nome del ghiacciaio 2. Posizione geografica del bacino e i suoi caratteri geologici 3. Le caratteristiche del ghiacciaio e del suo apparato morenico Tabella A: Le caratteristiche del ghiacciaio di Pré-de-Bard 4. Il ghiacciaio di Pré-de-Bard nella letteratura e nella iconografia 5. Il ghiacciaio di Pré-de-Bard nella cartografia ufficiale italiana 6. Galleria cartografica: CR II Parte Le variazioni del ghiacciaio dal secolo XVII 1. Tabella B : Fasi climatiche e variazioni glaciali nei secoli XIX e XX 2 Le variazioni del ghiacciaio dal XVIII secolo, in base alle relazioni scientifiche e alla documentazione iconografica, cartografica e fotografica 2- 1 - I secoli XVII e XVIII sono caratterizzati dalle maggiori espansioni storiche 2 - 2 - 1818-1820 Culmina l’espansione che risulta essere la maggiore dopo il neo- glaciale 2 - 3 - 1822- 1842 Contrazione:la lingua valliva si raccorcia di diverse centinaia di metri 2 - 4 - 1843- 1860 Forte espansione: la lingua valliva si avvicina alle dimensioni del 1820 2 - 5 - 1861- 1882 Forte contrazione: la lingua valliva si accorcia di circa 840 metri 2 - 6 - 1883- 1897 Espansione: la lingua valliva si allunga di 140 metri 2 - 7 - 1898- 1914 Contrazione : la lingua valliva di raccorcia di circa 150 metri 2 – 8 - 1914 Viene costituito il Comitato Glaciologico Italiano 2 - 9 - 1915-1923 Espansione: la lingua valliva si allunga di 250 metri 2 - 10 - 1924 - 1939 Contrazione: la lingua valliva si accorcia di circa 250 metri 2 - 11 - 1940 -1945 Breve espansione : la lingua valliva si allunga 60 metri 2 - 12 - 1946-1962 Contrazione : la lingua valliva si raccorcia di circa 500 m 2 - 13 - 1963- 1989 Espansione : la lingua valliva si allunga di circa 250 m 2 -14 - Dal 1990 Contrazione: la lingua valliva si raccorcia mediamente 18 metri all’anno 3 Tabella C: Variazioni annuali di lunghezza del Pré de Bard dal 1960 al 2004 4 Tabella D: Variazioni accertate delle lunghezze planimetriche dal 1818 al 2004 5 L’espansione 1963-1989 nelle Campagne Glaciologiche di A.V. Cerutti 6 L’apparato morenico 7 Galleria fotografica:FT 7 - 1 L’aspetto del ghiacciaio di Pré-de-Bard ( FT da 1 a 3 ) 7 - 2 Le immagini storiche ( da FT4 a FT 15) 7 - 3 Le immagini degli ultimi cinquant’anni ( FT 16 a FT 32) 7 - 4 L’apparato morenico e i massi-capisaldo ( FT da 33 a 51) Bibliografia 1 Redazione definitiva novembre 2005 INTRODUZIONE: IL MASSICCIO DEL MONTE BIANCO 1. Notizie di morfologia, glaciologia e climatologia L’imponente massiccio del Monte Bianco si erge nella cerchia delle Alpi Occidentali fino a raggiungere le più eccelse altitudini del continente europeo: la quota di 4807 m s.l.m. Posto fra 45°44’ e 46°04 di latitudine Nord e 6° 30’ e 7° 06’ di longitudine Est (meridiano internazionale), esso ha una superficie planimetrica di 560 Km quadrati e si presenta come una grandiosa unità morfologica. La cresta spartiacque ha una altitudine media di 3600 m e supera i 4000 e i 4500 m in una trentina di vette ; essa si sviluppa sinuosa per una lunghezza di 65 chilometri seguendo le concavità dei grandi circhi e dei valloni glaciali. Generalmente corre assai più vicina al margine meridionale che a quello settentrionale determinando una notevole dissimetria dei versanti; su quello volto alle valli Veny e Ferret le pendenze sono asperrime, non lontane dal 50%. La forte altimetria della cresta spartiacque determina lunghi versanti, incisi da vasti circhi glaciali, da valloni e da vere e proprie valli interne affiancate da grandiosi contrafforti, come quelle della Mer de Glace, dell’Argentière e del Miage. L’elevatissima altimetria e il clima regolato dai venti atlantici determinano l’ampia copertura glaciale che fa del Monte Bianco il gruppo montuoso più intensamente glacializzato del sistema alpino. Recenti studi ( Cerutti- 2001 ) mettono in evidenza che sul versante italiano, quando in estate il limite delle nevi persistenti si attesta attorno ai 2700 metri, la fascia che resta costantemente coperta di neve rappresenta ben il 25% della superficie dell’ intero versante; inoltre su questo alto territorio anche le precipitazioni estive avvengono sotto forma solida contribuendo così alla formazione di una grande quantità di ghiaccio. Negli anni più caldi il limite delle nevi perenni si innalza fino a sfiorare i 3000 metri; la percentuale del territorio permanentemente innevato scende allora al 20% , il che rappresenta comunque una parte notevole del massiccio , difficilmente eguagliata in altre zone alpine. La posizione geografica del Massiccio del Monte Bianco fa si che sia direttamente esposto ai venti di Ovest. Essi, come è noto, sono venti planetari, quindi costanti, spirano a quote molto elevate e giungono al Monte Bianco dopo aver attraversato l’Oceano Atlantico carichi di umidità in tutte le stagioni. L’impatto con il grandioso massiccio provoca la condensazione del vapor acqueo e in conseguenza copiose precipitazioni nevose. Secondo i meteorologi ogni anno le creste più elevate del Monte Bianco ricevono coltri nevose dello spessore di diverse decine di metri, continuamente sospinte e trasportate dal vento. In questo continuo turbinio i dati registrati dagli strumenti di misurazione non possono che essere parziali. Tuttavia tanto l’osservatorio francese dell’Aiguilles du Midi, posto a 3840 m s.l.m., quanto quello italiano della Punta Helbronner, a 3450 m s.l.m., registrano un equivalente in acqua molto vicino ai 3000 mm all’ anno, che, a detta degli specialisti, rappresenta una quantità grandiosa. Gli effetti di questa abbondante alimentazione nevosa sono evidenti: dalla calotta sommitale del Monte Bianco scendono le correnti di ghiaccio che portano le fronti alle quote più basse che si riscontrano nelle vallate alpine: 1700 m s.l.m. metri per il ghiacciaio del Miage; 1400 m per quello della Brenva, ambedue nella Val Veny e addirittura 1200 m quello dei Bosson nella valle di Chamonix. Ben il 32% della superficie del Monte Bianco è ricoperta da imponenti coltri glaciali che danno luogo a un centinaio di apparati, grandemente diversi per dimensioni e per caratteristiche morfologiche e dinamiche. 2 Redazione definitiva novembre 2005 Secondo le più recenti valutazioni raccolte nel World Glacier Inventory, la coltre glaciale del massiccio si estende su 178 Kmq di cui 47 interessano il versante italiano , meno favorevole al glacialismo. Fra i 26 apparati di quest’ultimo , enumerati dall’ autorevole fonte citata, il ghiacciaio di Pré-de-Bard, con una superficie di Kmq 3,52 risulta il quinto per ampiezza dopo i ghiacciai del Miage ( Kmq 13,02), della Brenva ( Kmq 8,05), del Triolet ( Kmq. 4,61) e della Lex Blanche ( Kmq 4,09). Il paesaggio glaciale che il Monte Bianco offre ora ai nostri occhi è mutato più volte nel corso dei secoli e dei millenni perché più volte è mutato il clima di cui i ghiacciai sono il prodotto. Bibliografia Cerutti A.V. Le oscillazioni della quota della isoterma 0 °C e le variazioni dei ghiacciai del Monte Bianco in Supplemento di Geografia fisica, Dinamica quaternaria V , 2001 Comitato Glaciologico Italiano Il Catasto dei ghiacciai italiai - Vol II: I Ghiacciai del Piemonte-Valle d’ Aosta , Torino 1961 Vivian R. Glaciers du Mont Blanc Montmélian 2001 2. Cronologia del clima europeo e le variazioni dei ghiacciai alpini Prima di trattare, nei capitoli successivi, delle variazioni climatiche dei secoli 19° e 20° con particolare riferimento al ghiacciaio di Pré-de-Bard, riteniamo utile accennare brevemente alla cronologia del clima europeo e in particolare del Monte Bianco. Sulla Guida Regionale della Società Geologica Italiana, n.3, secondo volume ( Milano, 1992) si legge: “ Durante la massima espansione glaciale culminata circa 20.000 anni fa, era presente in Valle d’Aosta un grande sistema glaciale di tipo himalaiano. La lingua della valle principale sboccava nell’alta pianura piemontese formando un grande lobo pedemontano, oggi testimoniato dalla Serra di Ivrea e da un complesso apparato morenico frontale . E’ possibile ricostruire l’estensione e l’altezza raggiunte in questa fase dai ghiacciai delle valle di Courmayeur desumendole dal limite superiore delle forme di modellamento glaciale. Questo ci rivela che a Courmayeur lo spessore del ghiacciaio era allora di almeno 1400 m (CR 2 –Orombelli ) Circa 14.000 anni fa, inizia un marcato riscaldamento, che nel giro di alcuni millenni porta alla deglaciazione delle valli alpine. Questa tuttavia avviene con alternanze di fasi di segno opposto .La citata guida mette in evidenza che “ Sul versante meridionale del Monte Bianco, in tempi sicuramente anteriori agli 8000 anni fa ma fin’ora non ancora databili con precisione, sono state riconosciute due fasi di riavvanzata, indicate da morene terminali e massi erratici . Durante la riavvanzata più antica, denominata “ Stadio di Courmayeur”, la Val Veny e la Val Ferret erano invase da un sistema glaciale la cui fronte era posta presso il capoluogo di Courmayeur. Nella seconda riavvanzata ( stadio di Planpinceux ) la lingua glaciale della Val Ferret terminava nella località di Plampinceux . (CR 3 – Orombelli ) I recenti studi dei glaciologi dell’ Università di Zurigo e di Philip Deline dell’Università di Chambery ( 2003 – 2004 ) permettono di attribuire queste due “riavvanzate” al periodo tardiglaciale probabilmente la prima a circa 13.000 anni fa, la seconda attorno ai 10.000 Malgrado queste pulsazioni fredde, in quei millenni il clima andava via via riscaldandosi e la copertura glaciale riducendosi progressivamente. Una importante prova ci è fornita dalla torba che da qualche anno a questa parte viene alla luce alla fronte del Ghiacciaio del Ruitor, ad una altitudine superiore ai 2500 m .