La Casa Milanese Di Claudia Gian Ferrari Arredi E Opere D'arte
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La Casa Milanese di Claudia Gian Ferrari Arredi e Opere d’arte Moderna e Contemporanea Asta 62 Milano, via Santa Maria Valle, 2 giovedì, 24 marzo 2011 ore 17,00 (lotti 1 – 122) ore 19,00 (lotti 123 – 239) Sede degli uffici Piazza Sant’ Ambrogio 10 20123 Milano Tel. 02 72094708 Fax 02 862440 [email protected] www.porroartconsulting.it Sede delle esposizioni Milano, Via Santa Maria Valle 2 Tel. 02 80505759 (attivo nelle giornate di esposizione e asta) Dipartimenti Dipinti antichi Alessandro Porro [email protected] Dipinti del XIX secolo Umberto Savoia [email protected] Arte Moderna e Contemporanea Kimiko Bossi [email protected] Rudi Cerri [email protected] Mobili e Oggetti d’arte Isabella Balzarini [email protected] Responsabile delle Aste Alessandro Porro [email protected] Catalogo a cura di Kimiko Bossi, Rudi Cerri, Umberto Savoia Isabella Balzarini (Arredi e Oggetti d’arte) Sede dell’esposizione e dell’asta Milano Palazzo Durini via Santa Maria Valle, 2 Tel. 02 80505759 (attivo nelle giornate di esposizione e asta) sabato 19 marzo ore 10.00 – 18.30 domenica 20 marzo ore 15.00 – 18.30 lunedì 21 marzo ore 10.00 – 18.30 martedì 22 marzo ore 10.00 – 18.30 mercoledì 23 marzo ore 10.00 – 18.30 giovedì 24 marzo ore 10.00 – 13.00 Asta Milano Palazzo Durini via Santa Maria Valle, 2 giovedì 24 marzo 2011 Orario dell’Asta ore 17,00 (lotti 1 – 122) ore 19,00 (lotti 123 – 239) Per informazioni Porro & C. Piazza Sant’Ambrogio 10 – 20123 Milano Tel. 02 72094708 – Fax 02 862440 [email protected] www.porroartconsulting.it mestiere che aveva appena intrapreso. Ricordo bene, da quando incominciai a frequentare la Galleria, attorno al 1970, come amico di Claudia, che era poco più giovane di me, che per quanto a Ettore Gian Ferrari fosse riservato da tutti il ruolo di “dominus” incontrastato della situazione, quando arrivava un quadro gli occhi di padre e figlia erano soprattutto attenti a scrutare le reazioni della madre, donna schiva e di poche parole molto “milanesi” (spesso si esprimeva solo annuendo o scuotendo la testa ), ma acuta e sicura conoscitrice. Per quanto Claudia, soprattutto negli ultimi anni e attraverso esperienze di collaborazione con altri mercanti, come Gian Enzo Sperone, avesse significativamente allargato i suoi interessi al contemporaneo, la Galleria Gian Ferrari La famiglia Gian Ferrari in galleria rimane nella nostra memoria soprattutto per la sua linea di promozione e difesa dei La Galleria Gian Ferrari a Milano principali valori del Novecento Italiano, sia di Paolo Baldacci inteso come movimento artistico, sia in senso lato. E questo non in conseguenza Aperta nel 1936 in via Clerici, poi passata della moda esplosa attorno al 1980, ma a nella vicina via Filodrammatici, quindi in via causa di una precisa scelta di qualità. La Gesù, dal 1959 al 1996, e poi in via Fiori moda infatti non è sempre una buona Oscuri e in via Corridoni, la Galleria Gian consigliera perché ci porta da un eccesso Ferrari è stata per quasi settantacinque anni all’altro: alla fine degli anni ’80 non si un punto di riferimento sicuro della vita parlava che di Sironi, de Chirico, Savinio, artistica milanese. Prima sotto la guida di Casorati, de Pisis, ecc. , e lo stesso Fontana Ettore, che da direttore artistico del Teatro era guardato dai collezionisti con sospettoso degli Arcimboldi si era trasformato in timore, mentre oggi accade l’esatto mercante d’arte nella seconda metà degli contrario e i potenziali acquirenti passano anni ’30, e poi di Claudia, la figlia che tutti insensibili di fronte a emozionanti pezzi ricordiamo con affetto per la sua competenza, pittorici di Sironi o di de Pisis mentre si per la sua passione e per la sua generosità. contendono Manzoni e Boetti . Un maggiore Claudia non era solo figlia d’arte: si era fatta equilibrio sarebbe forse opportuno. una preparazione scientifica di livello universitario, affiancando lo studio e la Nel gruppo di opere che viene posto in ricerca all’attività mercantile, ma credo che vendita in quest’asta si ritrovano alcuni dei la terza colonna portante della Galleria, di cavalli di battaglia che costituirono il fiore cui si parla in genere poco, fosse la madre, all’occhiello della Galleria Gian Ferrari: da Alba, figlia dello scultore Timo Bortolotti e Arturo Martini a Mario Sironi, da Filippo de lei stessa pittrice, allieva di Piero Marussig, Pisis a Fausto Pirandello, passando dai realisti che aveva sposato Gian Ferrari nel 1937 magici come Oppi o Cagnaccio e portandogli un patrimonio di conoscenze e arrivando fino a Marussig e a Wildt. di esperienza concreta di grande utilità per il Di Arturo Martini, indubbiamente il più 4 COLLEZIONE CLAUDIA GIAN FERRARI Fausto Pirandello e il Sindaco Aniasi all’inaugurazione della mostra nel 1969 grande scultore italiano della prima metà riconosciuta, fu uno dei pittori a cui Claudia del ‘900, i Gian Ferrari, padre e figlia, sono si dedicò con passione. Due bellissimi vasi di stati da sempre tra i maggiori sostenitori, e io fiori, del 1931 e del 1949, documentano la stesso ho condiviso con Claudia questa felicità voracemente fisica della sua pittura, passione partecipando alla realizzazione del che spazia dagli echi iniziali di Manet e di Catalogo Generale. Oltre alle sculture, Velasquez fino ai sintetici grafismi degli ultimi soprattutto il grande grès della Zingara e i anni coi quali egli compone un alfabeto due bronzi del periodo di Valori Plastici, visivo che non imita la natura ma la ricrea vorrei segnalare alcune opere su carta, mentalmente. ricordando che Martini, soprattutto negli Indubbiamente significativo il gruppo di ultimi anni, quando volle provare a diventare opere di Fausto Pirandello, tra le quali pittore, raggiunse risultati di straordinaria spicca La disputa, del 1939, per la sua espressività, per lo più rimasti ignoti (Figura monumentale impostazione classica seduta, 1942, e Pietà, riferibile credo al ’44). contraddetta dal drammatico espressionismo Mario Sironi è rappresentato da un dipinto dell’esecuzione e dalle luci corrusche e molto caratteristico di grandi dimensioni, taglienti come in una pittura del Greco. monocromo e quasi scultoreo, degli anni ’30 Soffermandoci qua e là in questa (Figura classica), e da un gruppo di opere su eterogenea raccolta notiamo ancora, oltre carta di altissima qualità, tra le quali spicca, al bel gruppo di disegni di Casorati, il a mio parere, il Paesaggio urbano con “difficile” ritratto di Roger Lacombe (1930) di lampione, una china riferibile al 1920, che Savinio, uno dei patroni francesi del più riassume in pochi centimetri tutta la giovane dei de Chirico, di forte introspezione drammatica solitudine delle migliori psicologica per le sue asimmetrie somatiche “Periferie” di quell’epoca. e simbolicamente associato all’iconografia Anche Filippo de Pisis, un artista la cui vera di Socrate, il “brutto” che secondo Platone grandezza, dopo la notorietà raggiunta in diventava bello man mano che ti conquistava vita, non è stata mai adeguatamente con la magia delle sue parole. E poi un paio 5 di opere di Borra provenienti dalla vecchia Claudia collezione di Adriano Pallini, la Figura di di Natalia Aspesi donna del ’29 e Le amiche del 1950, epoca in cui Borra stupì per il coraggio con cui La si aspettava, alle inaugurazioni di mostre seppe coniugare un’impostazione quasi piccole e grandi, con un certo batticuore: quattrocentesca con il cromatismo pop. quel suo sorriso solare che le faceva luccicare gli occhi, quella sua immancabile, In queste opere “rimaste” e selezionate dal ampia risata, sarebbero stati bonari, caso più che dalla volontà (sappiamo tutti, benedicenti, affettuosi, o invece, come tanti infatti, delle generose donazioni di Claudia, sapevano per esserne già stati intimoriti, e che si spogliò ancora in vita del maggiori come un collega aveva descritto come una quadri della sua collezione) spicca vera ‘tromba di guerra’ a cui sarebbe stato comunque un livello di qualità e un impossibile non arrendersi? In ogni caso orientamento di gusti che le rende l’arrivo di Claudia Gian Ferrari, benevolo o estremamente rappresentative dell’eredità no, era sempre rutilante, prorompente, lasciata dai Gian Ferrari, padre e figlia (e indimenticabile: soprattutto colorato più di vorrei aggiungere, come ho detto, anche la un dipinto di Matisse. La bella signora madre) nella storia delle gallerie milanesi e amava i vestiti che moltiplicavano gli del mercato d’arte italiano del ‘900. sguardi su di lei, grandi firme soprattutto giapponesi, che le assicuravano bizzarria e quel momento di attenzione spaesata che obbligava gente chic, gente colta, gente pronta a tutto, a sorprendersi in tempi in cui nulla sorprende più. Se l’abito non bastava c’erano i monumentali gioielli che le serravano il collo, le coprivano il seno e le pesavano giù dai lobi delle orecchie, o si mimetizzavano in un paio di vistosi occhiali, tutto naturalmente opera di artisti più contemporanei della contemporaneità; se non bastavano i gioielli c’erano i cappelli, veri e propri objet d’art, come quelli dell’artista Lucia Sammarco, papaline di perle, corone di piume di pavone, enormi vele ricoperte di rose rosse. Se non bastavano i cappelli, c’erano le scarpe: fu forse l’unica donna al mondo a indossare un paio di ‘small walking sculpture’, un paio di scarpe-opera d’arte (o di opera d’arte a forma di scarpe) di Luigi Ontani, artista contemporaneo tra i suoi prediletti: scarpe- piede, con le dita dipinte molto realistiche. Spesso, soprattutto a New York, arrivava agli appuntamenti in tenuta meno drammaica, completa di ginocchiere, volando da campione sui rollerblade: non c’era occasione insomma in cui non fosse lei l’attrazione, e qualche artista che in quelle La famiglia Gian Ferrari in galleria occasioni doveva essere celebrato, talvolta 6 COLLEZIONE CLAUDIA GIAN FERRARI si irritava, subito pentendosi, perchè poi la tanti amici, ma, lei così attraente e solare, signora portava con sé generosità e storie sentimentali difficili, cui preferiva alla curiosità, e soprattutto una sapienza e una fine una solitudine del cuore, riempita dagli passione che sin dalla prima giovinezza affetti familiari, le sorelle, i nipoti.