La Repubblica Di Lucca a Metà Settecento: Strategie E Prassi Di Conservazione
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View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk brought to you by CORE provided by Electronic Thesis and Dissertation Archive - Università di Pisa UNIVERSITÀ DI PISA FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA Corso di laurea magistrale in Storia e Civiltà TESI DI LAUREA La Repubblica di Lucca a metà Settecento: strategie e prassi di conservazione Relatrice: Prof.ssa Antonella Alimento Correlatore: Prof. Franco Angiolini Candidata: Silvia Zaina ANNO ACCADEMICO 2009-2010 INDICE Introduzione p. 5 I Le relazioni tra gli stati europei del Settecento nel recente dibattito storiografico p. 10 II La Repubblica di Lucca: stato oligarchico in lenta trasformazione p. 20 1. La formazione dello stato oligarchico p. 20 2. La macchina di governo p. 34 3. La lenta trasformazione economica p. 46 III Gli strumenti della politica estera p. 56 1. L’Offizio sopra le Differenza de’ Confini p. 56 2. Le ambascerie p. 66 3. Una vita da ambasciatore: Giovan Battista Sardini p. 72 4. Un patrizio fuor di patria: Ottavio Vincenzo Sardi p. 74 IV Lo sguardo sul mondo p. 79 1. La guerra dei Sette Anni p. 88 2. L’interesse di Lucca per Federico II p. 104 3. Il commercio e la guerra p. 107 4. I timori per l’Italia p. 114 5. Le false notizie p. 121 3 V Strategie e prassi di politica estera (1751-1763) p. 127 1. Libertà e neutralità p. 127 2. Prudenza e nascondimento p. 142 3. Protezione: dai rapporti interstatali ai rapporti interpersonali p. 145 4. «Non disgustare e non recedere dal consueto» p. 157 Conclusioni p. 163 Appendice p. 172 I) Elenco dei testi della biblioteca dell’Offizio sopra le Differenze de’ Confini p. 172 II) Lettera da Vienna di Giovan Battista Sardini (13 giugno 1754) p. 199 Fonti p. 202 Riferimenti bibliografici p. 203 Elenco delle illustrazioni p. 210 Siti internet p. 210 4 INTRODUZIONE Nel corso degli ultimi due anni è nato ed è maturato presso il Dipartimento di storia di Pisa un progetto di ricerca dal titolo Guerra, Commercio e Neutralità nell’Europa d’Antico Regime (1648-1749).1 Tale progetto è scaturito dall’ interesse condiviso da un gruppo di storici per il tema dei rapporti tra imperi e piccoli stati nell’intervallo compreso tra la pace di Vestfalia (1648) e il Blocco Continentale (1806). Questo gruppo, coordinato dalla professoressa Antonella Alimento, intuendo le potenzialità della materia, ha deciso di coinvolgere studiosi di altri dipartimenti e di altre Università. Si è cosi avviato uno studio retto su criteri di convergenza, internazionalizzazione e comparativismo che ha condotto, fin dagli esordi, a risultati di estremo interesse. La partecipazione di storici della facoltà pisana di Scienze Politiche e degli Atenei di Venezia,2 Rotterdam,3 Parigi,4 e Siviglia5 ha portato alla riformulazione dell’oggetto di ricerca. Si è deciso, infatti, di ricostruire le prassi politiche e diplomatiche messe in atto da stati di differente dimensione e di diverso regime al fine di superare gli ostacoli imposti dalla continua condizione di «gelosia» e competitività nel periodo compreso tra la pace di Vestfalia e la caduta dell’Antico Regime. Il percorso di ricerca, scandito da numerosi momenti di discussione, da interessanti workshop e da un convegno riepilogativo, si è mosso tra argomenti di natura economica, giuridica, letteraria, artistica ed ha approfondito tematiche dall’indubbia, ma non scontata pertinenza, quali i porti franchi, i trattati commerciali e la circolazione di uomini, libri e idee. 1 http://www.storia.unipi.it/cooperazioneinternazionale/portifranchi/index.html. 2 Università Cà Foscari. 3 Erasmus Universiteit Rotterdam. 4 Paris I Panthéon Sorbonne e Ecole Pratique de Hautes Etudes. 5 Universidad Pablo de Olavide. 5 Il presente lavoro di ricerca nasce su tale humus e si nutre di suggestioni e d’interrogativi sorti dal confronto tra le riflessioni dei suddetti studiosi e le fonti consultate. Affascinata dall’estrema vitalità del panorama europeo settecentesco e dai riflessi teorici e pratici delle relazioni internazionali, ho ritenuto interessante chiarire se un piccolo stato repubblicano come Lucca avesse, per altrui concessione o in punta di diritto, propri spazi d’azione. Sin dalle prime letture mi è parso chiaro che pur vivendo in un’epoca scandita da grandi conflitti, da pressanti questioni economiche e da diffusi tentativi di riforma, la Repubblica aspirò principalmente a conservarsi. L’inseguimento di quest’antico e primario obbiettivo fu possibile grazie a una serie di strategie che, pur non ben definite, sono state etichettate da diversi studiosi come politiche di neutralità e di nascondimento. Questo lavoro di ricerca si propone di far chiarezza sulla posizione della Repubblica di Lucca in politica estera a metà Settecento. Si cercherà di farlo sia individuando con esattezza le strategie e le prassi adottate, sia verificando se la fama di paese neutrale, e le pratiche corrispondenti, fossero baluardi sufficienti a difenderne l’esistenza. Il periodo indagato si limita a soli dodici anni, esattamente dal 1751 al 1763. La scelta dell’anno d’inizio indagine è da porsi in relazione alla decisione da parte del governo lucchese d’inviare a Vienna Giovanni Battista Sardini, uno dei suoi più abili ambasciatori. La Repubblica attendeva dal 1748 il permesso cesareo per l’ampliamento della strada del Monte di Gragno. Non pervenendo risposte e avendo, inoltre, un credito da riscuotere dalle casse imperiali, Lucca decise di rafforzare la propria posizione a Vienna mediante l’insediamento di una rappresentanza straordinaria. Il Sardini, arguto osservatore e meticoloso narratore, inviò a Lucca lettere ricche d’informazioni circa il procedere degli affari statali, la situazione politica europea e gli umori della corte. In realtà, la prassi del 6 governo lucchese di rivolgersi al passato per identificare le linee di politica estera cui attenersi, mi hanno spinto ad ampliare lo sguardo sino ai primi decenni del Settecento. Al contrario, il 1763 è un significativo termine periodizzante. Oltre a segnare la fine della guerra dei Sette Anni, è la data in cui si diffuse a Lucca la notizia che un membro della Casa d’Asburgo avrebbe lasciato Vienna per reggere in prima persona le sorti del vicino e temuto Granducato di Toscana. Un arco temporale breve, dunque, ma pregno di eventi -dalla morte di Ferdinando VI di Spagna, al terremoto di Lisbona, al rovesciamento delle alleanze, alla guerra dei Sette Anni, agli editti per l’espulsione dei gesuiti- nei quali Lucca, con le proprie vicissitudini, fu coinvolta in qualità di attore e di spettatore. Focalizzare l’attenzione sugli anni compresi tra il 1751 e il 1763, oltre a facilitare la gestione della materia, contenendola, ha consentito di analizzare da vicino un periodo in cui un conflitto internazionale di grande portata era in corso e, contemporaneamente, emergevano contenziosi sempre più aspri tra la Repubblica di Lucca, il Granducato di Toscana e l’Impero, formale protettore di entrambi. La forte competitività politica, economica e commerciale espressa dalle maggiori Potenze durante la guerra dei Sette Anni costrinse gli stati che professavano una «perfetta», ma non completamente e chiaramente codificata neutralità, a valutare minuziosamente ogni concessione, ogni rifiuto, insomma, ogni scelta. Lo scenario geografico di riferimento della ricerca è l’Europa, con particolare attenzione a Lucca, in veste di città e di stato, a Vienna in qualità di corte, ad Amsterdam, come snodo commerciale e alla penisola italiana, poliedrico e instabile mosaico di formazioni statali. Lo sforzo che ha animato l’intero studio è stato quello di analizzare le realtà locali con occhio attento a quanto accadeva in ambito internazionale. In ciò è stato di grande aiuto il confronto con la storiografia. Essa ha facilitato la comprensione dei fenomeni di lungo corso della storia della 7 Repubblica di Lucca e ha consentito a nozioni quali piccolo stato, repubblica settecentesca, neutralità e protezione di divenirmi più familiari. Gli scritti di Venturi,6 Cesa,7 Berengo,8 Sabbatini 9e altri mi hanno dotato, in pratica, di un sistema concettuale propedeutico per l’individuazione e l’analisi delle fonti. Le fonti, infine, tutte facilmente accessibili perché conservate in buono stato presso l’Archivio Storico e la Biblioteca Statale di Lucca, mi hanno fornito un punto di vista privilegiato su fatti, principi, prassi, istituzioni e uomini del governo lucchese. Le testimonianze utilizzate10 sono state principalmente di tre tipi: gli atti amministrativi di natura economica, in particolare la filza relativa ai bilanci della Repubblica e la relazione sulla condizione economica del paese redatta da Giovanni Attilio Arnolfini; i registri dell’Offizio sopra le Differenze de’ Confini, sia quelli chiamati Deliberazioni, che quelli denominati Lettere e le lettere originali spedite a Lucca dagli ambasciatori delle sedi di Vienna, Firenze e Roma; le lettere private inviate al padre da Ottavio Vincenzo Sardi, un giovane mercante impiegato presso il banco di famiglia ad Amsterdam. In sostanza, questo lavoro di ricerca altro non è che uno studio di caso che aspira, attraverso un percorso in cinque tappe, ad approfondire le strategie politiche e diplomatiche proprie della Repubblica di Lucca, ma, in verità, riscontrabili anche in realtà statali simili. Ad un capitolo iniziale dedicato all’approfondimento storiografico sulle relazioni tra gli stati nel Settecento, fa seguito una sezione riepilogativa dei fatti politici, economici e sociali avvenuti a Lucca in età moderna a mio avviso essenziali per la formazione 6 Cfr. F. Venturi, Utopia e riforma nell’Illuminismo, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino, 1970. 7 Cfr. M. Cesa, Alleati ma rivali, Teoria delle Alleanze e politica estera settecentesca, Il Mulino, Bologna, 2007. 8 Cfr. M. Berengo, Nobili e mercanti nella Lucca del Cinquecento, Einaudi, Torino 1965. 9 Cfr. R. Sabbatini, L’occhio dell’ambasciatore. L’Europa delle guerre di successione nell’autobiografia dell’inviato lucchese a Vienna, FrancoAngeli, Milano, 2006. 10 Nella trascrizione dei documenti nel testo, nelle note e in appendice ho utilizzato il criterio diplomatico, senza apportare mutazioni né nella punteggiatura né nelle maiuscole.