Università Degli Studi Di Messina Dipartimento Di Scienze Giuridiche E Storia Delle Istituzioni
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MESSINA DIPARTIMENTO DI SCIENZE GIURIDICHE E STORIA DELLE ISTITUZIONI DOTTORATO DI RICERCA IN STORIA E COMPARAZIONE DELLE ISTITUZIONI POLITICHE E GIURIDICHE EUROPEE (XXVIII CICLO) I “BUONI CUGINI” IN SICILIA NELLE CARTE DELLA DIREZIONE GENERALE DI POLIZIA DEGLI ARCHIVI DI STATO DI NAPOLI E PALERMO (1820-27) Tesi di dottorato della dott.ssa Roberta Parisi Tutor: Chiar.ma Prof.ssa P. De Salvo Coordinatore scientifico del dottorato: Chiar.mo Prof. Andrea Romano anno accademico 2015-16 2 E tu, onore di pianti, Ettore, avrai, Ove fia santo e lagrimato il sangue Per la patria versato, e finchè il Sole Rispenderà su le sciagure umane (Ugo Foscolo, Dei Sepolcri. Carme a Ippolito Pindemonte, vv. 292-295) 3 4 Nota introduttiva Così celati aspetteranno il giorno d’andare incontro al gentil re crociato. Libereranno dalle piote arsite allor la bocca, e il carbon nero al vento prenderà fuoco e brillerà sul filo di mille scuri, e da quel fuoco il fumo a grandi spire salirà nel cielo. Nero il vessillo come carbon nero, e rosso e azzurro come fuoco e fumo, sia nelle vostre mani, o boscaiuoli, o taglialegne nati da fratelli, o carbonari, avanti al re che viene! 1 La carboneria era formata da quella che, recentemente, Luigi Mascilli Migliorini ha definito una generazione “mitica”2. Un gruppo di individui si organizzava segretamente per ottenere l’accesso alle istituzioni e proporre nuovi modelli di governo. In sé, ció non desta particolare sorpresa: la ricerca di innovazioni politiche compiute attraverso l’aggregarsi di gruppi sociali estranei alle logiche di gestione del potere in un dato momento della storia è un fenomeno ricorrente. Questa setta, tuttavia, si è diffusa con una tale rapidità da essere un prototipo dell’associazionismo segreto a carattere 1 G. PASCOLI, “Il Re dei Carbonari”, VI, in Poemi del Risorgimento, opera postuma, Zanichelli, 1913. 2 L. MASCILLI MIGLIORINI, «Carbonari e carboneria come modelli mitici della generazione risorgimentale», in G. BERTI – F. DELLA PERUTA, La nascita della nazione - La carboneria. Intrecci veneti, nazionali e internazionali, Minelliana, Rovigo, 2012, pp. 155-162. 5 politico, non esaurendo la propria esperienza solo nell’ambito dei moti risorgimentali italiani3. L’idea di questa ricerca è nata dal bisogno di capire come un pezzo di società si sia organizzata politicamente e dotata di istituzioni parallele per modificare il più generale assetto giuridico-istituzionale dato. La carboneria è stata una delle società segrete che più hanno influenzato la cultura politica del loro tempo, fomentando il cambiamento attraverso la ribellione all’ordine costituito ed alle dinamiche del legittimo potere dei sovrani. Questa, in un’epoca difficile e condizionata da governi posti sotto l’autorità regia, legittimati dalla tradizione monarchico-religiosa del potere, durante la Restaurazione ha agito con forza e violenza contro il potere costituito. L’idea di abbattere un sovrano, anche attraverso lo spargimento del suo sangue, ha radici certo più antiche rispetto al secolo XIX. Anche il latomismo necessario all’organizzazione della carboneria non era certo un’invenzione dei “buoni cugini” (con questo termine si indicavano gli adepti fra loro) ma derivava i suoi linguaggi dal retaggio massonico dei secoli precedenti. La diffusione delle idee illuministe e le guerre napoleoniche avevano certamente contribuito alla formazione di nuovi modelli di aggregazione, come i clubs, ma la rigidità della Restaurazione, a causa dei governi oppressivi, non aveva consentito alle nuove idee di diffondersi liberamente. La necessità di reprimere ogni possibile tentativo insurrezionale, spesso occasione di un’ossessiva richiesta della costituzione4, aveva di fatto legittimato “forme di resistenza” al dominio assoluto. La ricerca del potere, dunque, potrebbe essere considerata il motore dell’associazionismo segreto del XIX secolo. Tali istanze della carboneria5, spesso “vaghe aspirazioni”, vista la non univocità delle richieste6, erano solo il punto più alto della ricerca di un nuovo modello di stato, più democratico, nei limiti che la concezione del tempo poteva ammettere. Non solo: la 3 Su questi temi si vedano G. M. CAZZANIGA – M. MARINUCCI, Per una storia della carboneria dopo l’unità d’Italia (1861-1975), Gaffi, Roma, 2014 e, degli stessi autori, Carbonari del XX secolo fra rituali adelfici e intransigenza repubblicana, Edizioni Ets, Pisa, 2015. 4 L. MANNORI, «Costituzione», in A. M. BANTI – A. CHIAVISTELLI – L. MANNORI – M. MERIGGI, Atlante culturale del Risorgimento. Lessico del linguaggio politico dal Settecento all’Unità, Laterza, Roma-Bari, 2011, ed. ebook. 5 A. OTTOLINI, La carboneria dalle origini ai primi tentativi insurrezionali (1797-1817), Modena, Soc. Tip. Modenese, 1936. 6 B. MARCOLONGO, Le origini della carboneria e le società segrete nell’Italia meridionale dal 1810 al 1820, Forni, rist. dell’edizione di Pavia del 1912. 6 carboneria agiva costruendo meccanismi istituzionali paralleli a quelli statuali, costituendo un laboratorio per l’ingresso della borghesia nelle dinamiche di governo7. Un’altra principale innovazione, che permise una capillare diffusione della setta, fu l’introduzione di un simbolismo cristiano, che poneva tra i protettori della carboneria San Teobaldo e Gesú Cristo. Questa tesi si ripropone di studiare la carboneria in Sicilia, quindi l’operato dei “buoni cugini” nel territorio dell’isola e la ricerca di connessioni tra essa e le altre organizzazioni segrete, come, ad esempio, la massoneria. La presenza delle vendite, così erano chiamati i nuclei minimi dell’aggregazione carbonara, ha avuto anche in Sicilia una crescita esponenziale soprattutto durante il periodo rivoluzionario del 1820-21. Da questo punto di vista, spesso, come rilevato in altre parti d’Italia, ci sono stati episodi di doppia appartenenza, ma non di coincidenza fra la setta dei “buoni cugini” e quella dei liberi muratori. In questa terra, che prendeva a modello l’amministrazione napoleonica, grazie alle leggi dell’8 e 11 dicembre 1816, come è noto la carboneria assumeva caratteri peculiari, per la naturale compenetrazione delle città di Reggio Calabria e Messina, che consentivano l’ingresso di diplomi e catechismi settari, pur seguendo, per quanto possibile, le dinamiche organizzative già presenti nel napoletano. Soprattutto nella Sicilia occidentale, i rivoluzionari palermitani del 1820 utilizzavano la setta ed il suo modello cospirativo come strumenti per diffondere l’ideale indipendentista8. Allo stesso modo, la Sicilia orientale (le città di Catania e Messina) mostrava un’adesione completa agli ideali della carboneria continentale, anche perché non era stata danneggiata dall’introduzione della riforma amministrativa, a differenza di Palermo che aveva perso il suo status di capitale del Regno e quasi 12.000 abitanti, nel quinquennio 1815-18209. Emergeva qui, infatti, sempre piú quel contrasto con i “Napoletani”, percepiti come 7 C. CASTELLANO, Spazi pubblici, discorsi segreti. Istituzioni e settarismo nel Risorgimento italiano, Tangram Edizioni Scientifiche, Trento, 2013. 8 F. RENDA, Risorgimento e classi popolari in Sicilia (1820-1821), Feltrinelli, Milano, 1968. 9 G. CINGARI, «Gli ultimi Borbone: dalla Restaurazione all’Unità», in Storia della Sicilia, Soc. Ed. Storia di Napoli e della Sicilia, Napoli, 1977, vol. VIII, p. 13. 7 «troppo conosciuti per essere stranieri e troppo stranieri per essere conosciuti», già rilevato da John Rosselli durante la presenza inglese in Sicilia10. L’idea è quella di dedicare, inizialmente, una grande attenzione alle fonti bibliografiche per l’individuazione di ogni possibile riferimento alla carboneria siciliana ed, in particolare, alle relazioni fra le vendite nell’isola e fra queste e le vendite continentali. A parte la ricerca, ormai datata, di Valentino Labate, intitolata “Un decennio di carboneria in Sicilia”11, da cui questo lavoro prenderà le mosse, non è stato facile definire la setta nel quadro storico dell’isola dei primi anni Venti dell’Ottocento. Gli studi che su di essa sono stati condotti, hanno spesso tralasciato di osservare la diffusione della setta nell’isola, inquadrando i moti del 1820 come un episodio marginale della storia isolana12. Di grande stimolo saranno certamente la raccolta di scritti di Renato Soriga, “Le società segrete, l'emigrazione politica e i primi moti per l'indipendenza”13, il libro di Angela Valente “Gioacchino Murat e l’Italia meridionale”14 e quelli di Francesco Renda “Risorgimento e classi popolari in Sicilia (1820-1821)”15 e di Giuseppe Berti “I democratici e l’iniziativa meridionale nel Risorgimento”16. Il riferimento metodologico per la ricerca sarà il volume di Antonino De Francesco “La guerra di Sicilia”17. Lo storico, partendo dalla gran mole di documenti inerenti al distretto di Caltagirone prima e dopo il Nonimestre, soprattutto quelli dell’Intendenza di Catania, ha affrontato il tema della formazione delle élites, del loro alternarsi al potere e delle influenze che anche l’adesione alla carboneria ha avuto in riferimento alle dinamiche di inclusione-esclusione dei principali protagonisti di quella stagione. Inoltre, l’articolo di Giuseppe Rota, “Società, politica e rivoluzione nel Mezzogiorno: la carboneria palermitana (1820-22)”18, ha avuto come oggetto un 10 J. ROSSELLI, Lord William Bentick e l’occupazione britannica della Sicilia, Sellerio Editore, Palermo, 2002, p. 43. 11 V. LABATE, Un decennio di carboneria in Sicilia (1821-31), 2 voll., Società Editrice Dante Alighieri, Roma-Milano 1904-1906. 12 R.