Colui Che Ha Imparato a Comprendere Il Vero Carattere E La Vera
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INDICE Introduzione……………………………………………………………… Avvertenza……………………………………………………………….. Capitolo 1 - Dal cosmopolitismo al nazional-patriottismo Premessa …………………………………………………………………. 1.1 Massoneria , giacobinismo e pensiero democratico………………… 1.2 L’ associazionismo settario carbonico e neocarbonico……………… 1.3 La recezione del pensiero nazional- patriottico e il dibattito politico Capitolo 2 - Oltre la rivoluzione. La riorganizzazione della rete cospirativa siciliana democratica e liberale (1849-1852) Premessa……………………………………………………………………. 2.1 Oltre la rivoluzione per la rivoluzione……………………………….. 2.2 La rimodulazione programmatica e organizzativa alla ricerca di unità nell’azione ………………………………………………………………. Capitolo 3 - I tentativi di azione in senso « italiano » tra il 1853 e il 1856 Premessa……………………………………………………………………. 3.1 La rete cospirativa dentro e fuori l’isola ……………………………… 3.2 L’attivismo patriottico per l’azione in uno stato di polizia ………….. 3.3 Il grande progetto: la Sicilia volano di un moto italiano …………….. Capitolo 4 - Filo piemontesismo e lotta democratica. I siciliani per l’Unità prima e dopo la spedizione dei Mille Premessa …………………………………………………………………………… 4.1 Il filo piemontesismo: un lento prologo………………………………………. 4.2 Alla vigilia della spedizione dei Mille……………………………………….. 4.3 Per l’Italia «una ed indipendente» oltre la spedizione...................................... Appendice ………………………………………………………………………… Fonti e riferimenti bibliografici…………………………………………………. 2 “Colui che ha imparato a comprendere il vero carattere e la vera tendenza delle molte epoche succedutesi nella storia non si allontanerà molto dal vero nel giudicare la propria” (W.E. H. Lecky, The political value of History, 1892) “Tutte le nostre speranze per il futuro dipendono da una corretta conoscenza del passato”. (F. Harrison, The Meaning of History, 1862) Introduzione Lord Acton, celebre storico inglese dell’età vittoriana, anticipando i grandi temi della riflessione moderna e contemporanea sulla storia e sulla politica, nella prolusione accademica di Cambridge sullo Studio della storia, nel 1895, proponeva le sue convinzioni sull’importanza della storia e sulla sua utilità. Egli, richiamando in nota i due autori delle citazioni in apertura, esponeva con assoluta convinzione che solo un’ obiettiva conoscenza del passato potesse essere capace di declinare in modo costruttivo l’inevitabile sua connessione con il potere: “il passato agisce sulla nostra condotta principalmente attraverso le visioni del futuro che esso suggerisce e le aspettative che esso crea”1. Il pensiero actoniano può risultare alquanto attuale soprattutto se si guarda a un particolare passato, come è il momento della nascita di una nazione, il quale dovrebbe, per sua essenza, costituire la memoria condivisa di una collettività e ispirare chi la guida. In Italia i cambiamenti che hanno investito a partire dagli anni Novanta del secolo scorso la 1 Lord. Acton, Storia e libertà , traduzione e postfazione a cura di F. Ferraresi , Laterza, Roma – Bari, 2001. struttura del paese e delineato a nuovo lo scenario politico, hanno influito negativamente sul rapporto della nazione con la propria storia, evidenziandosi nel paese una certa difficoltà a confrontarsi con quel passato, tutto sommato recente, che va sotto il nome di «Risorgimento italiano»2. Eppure le vicende di quel passato possono assumere un valore importante in riferimento al bisogno di patria e di identità nazionale che gli italiani, come altri popoli europei, sembrano avvertire ancora3. In tale contesto il processo risorgimentale, anche se, come afferma lo storico Mario Isnenghi, “i dimissionari e gli increduli rispetto alla storia” sono cresciuti notevolmente4, può ancora fornire la possibilità di un racconto comune scaturente dall’analisi storica di una realtà che è essenzialmente realtà vissuta da una collettività impegnata, con passione ed energia, a realizzare un progetto condiviso: l’unità italiana. Raccontare un passato di generazioni di giovani spinti alla ribellione, alla eversione da qualcosa che allora era solo un ideale, cioè la «nazione», risulta alquanto interessante, soprattutto se si guarda alla Sicilia, dove tali aspirazioni vengono a maturare alla presenza di una forte tradizione patria, quale era quella della nazione siciliana. Giuseppe Berti segnalava la complessità della storia del Risorgimento in Sicilia in quanto realtà contraddistinta da elementi non esistenti in nessun’altra regione italiana: solo l’isola era stata per lungo tempo una regione-nazione; solo in Sicilia si erano registrate forti tendenze autonomistiche5. 2 Adolfo Scotto di Luzio, Il Garibaldi post-moderno di Lucy Riall, in «Contemporanea », n. 2 2009. La crisi d’identità e di scarso senso d’appartenenza statual-nazionale è un problema che va riferito all’Italia, dunque non è un dato solo italiano, ma riguardante tutte quelle aree statuali dove l’attenzione ai processi di state building e di nation building ha dato alla “nazione” una veste negativa, divenendo essa un “residuo reazionario” di cui sbarazzarsi . Sulla nazione e sulla sua tendenza espansiva, più che sullo Stato, sono state caricate le colpe dei grandi conflitti del secolo scorso. L’emergere di processi storici oggettivi hanno poi ulteriormente condizionato la categoria stato-nazione. Oggi, infatti, la politica spinge da una parte verso il riconoscimento politico di entità territoriali subnazionali e dall’altra si orienta verso istituti di regolazione sovranazionale. 3 E. Di Ciommo, I confini dell’Identità. Teorie e modelli di nazione in Italia, Laterza, Roma-Bari, 2005, p.4 L’autrice specifica che sondaggi condotti da alcuni principali quotidiani nazionali hanno evidenziato questo bisogno di patria e di identità nazionale presente in Italia , come in gran parte d’Europa. 4 M. Isnenghi , Storia d’Italia. I fatti e le percezioni dal Risorgimento alla società dello spettacolo, Laterza, Roma- Bari, 2011, p. 3 5 G. Berti, I democratici e l’iniziativa meridionale nel Risorgimento, Feltrinelli, Milano, 1962, p. 545 2 Lo studioso Antonino De Francesco ha ulteriormente posto in risalto la mancanza di studi, di investigazioni diretti a cogliere e distinguere le ragioni profonde che hanno reso lo statuto albertino in Sicilia un’alternativa credibile rispetto al modello costituzionale della tradizione patria6. Chi in Sicilia cospira per la nazione “una ed indipendente”, e soprattutto come l’ideale unitario viene poi a coniugarsi sempre più in filo-piemontesismo? Partendo da questi quesiti di fondo si è avviato il lavoro di ricerca, che si è posto come primo obiettivo lo studio della realtà cospirativa siciliana in relazione al principio unitario. I patrioti isolani, in particolare i democratici, dopo l’esperienza del 1848, mostrano di voler superare quasi del tutto le residuali forme di autonomismo, orientando sempre più la loro azione verso un moto italiano. Nel decennio preunitario il destino della Sicilia veniva così indissolubilmente congiunto a quello della penisola nell’idea che solo nell’unione potesse determinarsi una nazione italiana libera ed indipendente. La coscienza politica siciliana trovava in questi anni nell’orientamento unitario il suo campo d’incontro coincidendo sempre più con “l’orizzonte della coscienza nazionale”7. L’analisi di tutte le manifestazioni eversive definite “criminose” e “sediziose” dal governo borbonico, dei tentativi rivoluzionari posti in essere, degli scambi epistolari tra i patrioti isolani, degli strumenti di propaganda, ecc., offre la possibilità di ricostruire le caratteristiche di una organizzazione cospirativa di rete, ampiamente diffusa sul territorio isolano e strettamente legata da un rapporto di interdipendenza alla numerosa emigrazione dislocata nelle varie sedi d’esilio, ed ancora di registrare il passaggio del respiro cospirativo antiborbonico isolano a respiro per la «nazione» che si attua legandosi definitivamente la “causa siciliana” alla “causa italiana”. In riferimento al secondo importante quesito alla base di questo lavoro di ricerca, si è cercato di indagare per capire quale “quid” 6A. De Francesco, Cultura costituzionale e conflitto politico nell’età della Restaurazione, in AA.VV., Élites e potere in Sicilia dal medioevo ad oggi, a cura di F. Benigno e C. Torrisi, Meridiana libri, Roma. 1995, p. 121 7 R. Composto, La coscienza politica siciliana dalla costituzione del 1812 all’unificazione, estratto Annuario dell’Ist. Magistrale «Pascasino», Marsala. 1961-62, 3 favorì tale svolta e in che misura essa facilitò l’impresa garibaldina e l’adesione plebiscitaria dell’isola allo Stato Sabaudo. Il filo piemontesismo, che per Berti caratterizzò i cosiddetti «anni decisivi»(1856-1860), ebbe in realtà nell’isola un precedente lento prologo, propagandosi poi gradualmente, in corrispondenza con il manifestarsi della crisi della democrazia risorgimentale, fino alla vigilia dell’unificazione quando subisce una forte accelerazione. L’idea di una unificazione guidata dalla monarchia Sabauda trova diffusione nell’opinione pubblica isolana, non solo dunque tra i “demagoghi” conduttori della lotta politica, e manifestazioni, più o meno palesi, investono nella quotidianità diversi soggetti e luoghi, andando oltre alle note aree cittadine di Messina, Palermo, Catania e Trapani, allargandosi nelle periferie e nell’interno isolano. I numerosi arresti, i periodici rapporti sullo “spirito pubblico”redatti dalle locali autorità borboniche e i dispacci che i consoli stranieri presenti nell’isola inviavano ai rispettivi governi ci restituiscono in modo chiaro la