i mille occhi XVIII edizione Teatro Miela Trieste 13_18 settembre 2019 Festival internazionale del cinema e delle arti Festival internazionale del cinema e delle arti I mille occhi / The Thousand Eyes Festival internazionale del cinema e delle arti / International Arts and Film Festival XVIII: La macchina ammazzacattivi Trieste, Teatro Miela, 13‡18 settembre 2019

il festival dell’Associazione Anno uno

main partner con il sostegno di con il patrocinio di

CONSOLATO GENERALE DELLA REPUBBLICA DI CROAZIA A TRIESTE Generalni konzulat Republike Hrvatske u Trstu

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Presidente/Direttore con la collaborazione di Sergio M. Grmek Germani Fuori orario, Roma Archivio Storico del Cinema Italiano, Roma L’Officina Filmclub, Roma Raphaela-Film, München Vicepresidente Archivio Nazionale Cinema d’Impresa, Ivrea AFIC, Associazione Festival Italiani di Cinema Giuliano Abate Hrvatski filmski savez, Zagreb Casa del Cinema di Trieste Restart, Zagreb Alpe Adria Cinema / Trieste Film Festival Consiglieri Non Aligned Films, Beograd Cooperativa Bonawentura / Teatro Miela Marie-Françoise Brouillet Meander Film, Nikšić La Cappella Underground, Trieste Annamaria Camerini Österreichisches Filmmuseum, Wien ERPAC, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Collectif Jeune Cinéma, Paris Comune di Trieste Igor Kocijančič Olaf Möller Alice Rispoli Dario Stefanoni fuori orario Michele Zanetti cose (mai) viste

Raphaela-Film GmbH

in copertina Mary Nolan in una foto di scena di Outside the Law (1930) di Tod Browning English version of the Catalogue on (Collezione Anno uno) www.imilleocchi.com ideazione, ricerche e messa in scena catalogo a cura di Si ringraziano Marko Grba Singh di NON ALIGNED FILMS Jelena Angelovski di MEANDER FILM Sergio M. Grmek Germani Simone Starace tutti i cineasti e i produttori dei film in programma, con contributi di con la collaborazione al programma di tutti gli autori e gli editori dei testi pubblicati, ÖSTERREICHISCHES FILMMUSEUM Cecilia Ermini, Sergio M. Grmek Germani, Mila Lazić, Cecilia Ermini, Mila Lazić, Stefano Miraglia, tutti i partecipanti agli incontri, collezioni Raoul Schmidt Olaf Möller, Enzo Pio Pignatiello, Marina Stefano Miraglia, Olaf Möller, Enzo Pio Pignatiello, Simone Santilli, Marina Silvestri project partners, sostenitori e collaboratori ARCHIVIO STORICO DEL CINEMA ITALIANO Silvestri CINETECA DEL FRIULI – ARCHIVIO CINEMA DEL FRIULI VENEZIA Graziano Marraffa grafica e impaginazione GIULIA consulenza all’organizzazione generale CASA DEL CINEMA DI TRIESTE Cristina Vendramin direttore Livio Jacob Monica Goti, Carolina Stera Mariella Magistri De Francesco, Chiara Omero, amministrazione Annalisa Zanitti traduzione del catalogo in inglese Daniele Terzoli, Thanos Anastopoulos, Guido amministrazione archivio film Elena Beltrami, Alessandro De Zan, Nicole Tonas Cassano, Sergio M. Grmek Germani Federica Rigante Simone Londero, Alice Rispoli, Andrea Tessitore segreteria organizzativa Manuela Marchesan stampa si ringraziano per la collaborazione Piera Patat, movimentazione progetto Esterno/Giorno Cristina Sain Luca Luisa Poligrafiche San Marco, Cormons Giuliana Puppin, Ilaria Cozzutti, Ivan Marin ALPE ADRIA CINEMA / TRIESTE FILM Festival premio Anno uno realizzato da FONDAZIONE CRTRIESTE ufficio stampa presidente Monica Goti Stefano Coluccio, Canestrelli - Venice Mirrors, Venezia presidente Tiziana Benussi Federica Marchesich direzione artistica Nicoletta Romeo, Fabrizio Grosoli segretario generale Paolo Santangelo comunicazione social, video e foto COOPERATIVA BONAWENTURA / TEATRO MIELA FONDAZIONE KATHLEEN FOREMAN CASALI Francesca Bergamasco Miloš Budin, Mariella Magistri De Francesco, presidente Francesco S. Slocovich assistenti media partners Francesco De Luca, Daniele Marzona, Michele Natalie Aleksandrova, Barbara Cecchini, CONSOLATO GENERALE DELLA REPUBBLICA DI CROAZIA A TRIESTE Sumberaz Sotte, Barbara Scarciglia, Alice Bensi, Aysha Ferullo, Anna Loi console generale Nevenka Grdinić Francesco Sacchi, Valentina Molaro ospitalità CENTRO SPERIMENTALE DI CINEMATOGRAFIA – CINETECA Slobodanka Mišković di Art Kino, Rijeka Niccolò Coscia NAZIONALE Ivan Velisavljević di Dom kulture Studentski Grad, proiezioni presidente Felice Laudadio Beograd Paolo Venier direttore generale Marcello Foti food & beverage direttore Gabriele Antinolfi Aleš Doktorić, Mateja Zorn di Zavod Kinoatelje, sottotitoli Azienda agricola Škerk, Duino Aurisina (TS) conservatore Daniela Currò Nova Gorica Betina Lilian Prenz diffusione culturale e programmazione Laura Argento Azienda agricola Zidarič, Duino Aurisina (TS) Sandi Škerk di Azienda agricola Škerk Evelyn Dewald Caporali con Maria Coletti, Domenico Monetti, Luca Pallanch Theresia Mittel Bistrot, Trieste Dario Zidarič di Azienda Agricola Zidarič Edward Catalini MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA Maddalena Giuffrida, Walter Stanissa di Agriturismo sito internet presidente Sergio Toffetti Juna Zenmultimedia archivio Anna Sperone, Stella Dagna si ringraziano inoltre assistenza informatica CINETECA ITALIANA Dario Agazzi, Adriano Aprà, Stefano Barbacini, Stefano Biloslavo direttore Matteo Pavesi Giovanni Barbo, Arianna Boria, Bruno Boschetto, accomodation Helen Brunner, Gerardo Corti, Roberto Cosolini, Dada Rooms&Arts, Le Stanze di Miramare B&B Boutique, CINETECA DI BOLOGNA Sergio Crechici, Gabriella Cucchini, Violetta Ljubica Dai Muli Sonai b&b, B&B Hotel Trieste, B&B Amelie, direttore Gian Luca Farinelli Danone, Théo Deliyanni, Fiaba Di Martino, Stefan Hotel Coppe, Hotel L’Albero Nascosto, B&B Le Cupole archivio Andrea Meneghelli, Carmen Accaputo Djordjević, Cristina D’Osualdo, Massimo Ferrari, EDITORE TICHE ITALIA / FILM TV Beatrice Fiorentino, Martina Ghezzi, Massimo Greco, direttore responsabile Giulio Sangiorgio Federica Gregori, Lucija Ana Ilijić, Paolo Jacob, Chiara Lamonarca, Paolo Lughi, Matteo Marelli, Boris FUORI ORARIO Nelepo, Daniela Pick-Tamaro, Giampiero Raganelli, enrico ghezzi, Roberto Turigliatto, Fulvio Baglivi, Jackie Raynal, Otto Reuschel, Alessia Rosolen, Donatello Fumarola, Lorenzo Esposito Giorgio Rossi, Silvana Silvestri, Gordana Šimić, Dario L’OFFICINA FILM CLUB Stefanoni, Andrijana Stojiljković, Ankica Jurić Tilić, Paolo Luciani, Cristina Torelli, Silvia Vallario Fulvio Toffoli, Gary Vanisian, Giorgia Venturoli, Tijana Višnji ARCHIVIO NAZIONALE CINEMA IMPRESA - CSC ć direttore amministrativo Bartolomeo Corsini e un ringraziamento speciale a responsabile Elena Testa Claudio Magris e Marco Müller per il sostegno laboratorio Diego Pozzato convinto al festival nel momento di massima, e non ancora superata, difficoltà Diana Nenadić di HRVATSKI FILMSKI SAVEZ Oliver Sertić di RESTART La vita invisibile (Il mondo, il cinema e noi) di Sergio M. Grmek Germani

Molto lavoro mi aspetta. Carl Theodor Dreyer Oko nije soko. [L’occhio non è un falco.] Dušan Makavejev De bruit et de fureur. Jean-Claude Brisseau

Qui di fronte appare la foto in cui tre sguardi femminili seguono ciascuno un punto diverso, e in nessuno di essi ci siamo noi, che le guardiamo a 52 anni di distanza. Si tratta di una foto di scena del film di Mark Robson Valley of the Dolls (La valle delle bambole), del 1967. Tra Barbara Parkins e Patty Duke al centro compare Sharon Tate, due anni dopo satanicamente uccisa, ed è forse il suo sguardo a introvertirsi meno dei tre, a guardare effettivamente un’altra presenza fisica. Di Sharon si è scritto molto di recente, per le varie ricostruzioni della serie di delitti che l’hanno designata tra le vittime (preferiamo la damnatio memoriae per i carnefici, il riferimento satanico può bastare) e per il suo rientrare nella vita di Roman Polanski; sono persino riappar- se qualche settimana fa (servizio di Fabio Dorigo su «Il Piccolo» di Trieste) le sue immagini su una nave che transitò da noi proprio per la promozione del film di Robson: che come si ricor- derà fu sbeffeggiato, elencato poi in quelle stupide liste che si credono intelligenti dei film peg- giori di sempre. E qualcuno lo riterrà meritevole solo di aver suscitato il sequel parodico di Russ Meyer. Ma pur amando anche questo film con Edy Williams, riteniamo da tempo il prototipo uno dei film decisivi di una malinconia del cinema americano (quindi del cinema per eccellen- za). Così come, a un livello ancora più alto, il massimo, Lilith di Robert Rossen è qualche anno prima un urlo che eccede tutto il “nuovo cinema” attorno e dopo (peccato che Chiarini a Vene - zia non l’avesse capito nonostante il suo fiuto): e pensiamo soprattutto a quella domanda d’aiu- to finale di Warren Beatty, protagonista con Jean Seberg e Peter Fonda, riuniti nella foto alla fine di questo testo, in un altro di quegli incontri/allontanamenti di sguardi su cui alcune foto di scena riescono a rendere il tempo mobile del film in una sempre impossibile sospensione. Le foto di scena, per quanto mai con autore il regista del film dal cui set provengono, sono bel- lissime espansioni del cinema. E perciò abbiamo scelto sempre tra esse le icone del festival, non tra i fotogrammi estirpati dal movimento ma invece da quel mettersi in posa che concentra il flusso del cinema. Quest’anno icona è Mary Nolan in (o più giustamente “attorno”, “a fianco” di questo film capolavoro) Outside the Law, autoremake sonoro di un film muto del grande Tod Browning. Mi fa piacere cominciare questo testo, che vorrebbe dire qualcosa del programma di quest’an- da La valle delle bambole di Mark Robson no, con riferimenti a un suo margine-sintesi, per usare un ossimoro (la nostra icona in cui prima

7 o poi un #MeToo meno a ridosso dell’attualità e più curioso dovrebbe eleggere un’eroina, visto stensione al mondo, si prolungano negli scambi che avvengono altrove. E anche nei tempi che si giocò la carriera denunciando molestie: e come non vedere nel gesto in posa eppur spo- siamo espansi: siamo alla diciottesima edizione, ed è già qualcosa, ma il nostro sguardo è molto gliato di finzione di questa foto di scena anche un urlo ultra-munchiano per tutti gli orrori – ed più remoto. Giuseppe è stato con chi scrive, e con Annamaria Percavassi, Piera Patat, Marina ecco che essa esalta anche il cinema del grande Browning ai cui margini si costituisce – nel Silvestri, Fulvio Toffoli (con qualcuno ci si ritrova...) e altri che mi scuso di non nominare, a fian- momento stesso in cui seduce lo sguardo?). Di più, queste righe si allontanano apparentemen- co della cattedra di Lino Miccichè, tra i rifondatori del CUC di Trieste a inizio anni ’70, e con te dal programma di quest’edizione evocando Sharon Tate e Jean Seberg. In realtà col sottoti- essi svolgemmo una riscoperta del cinema parallela alla Cappella Underground, unentici anche tolo di questo testo (che ovviamente ama riecheggiare il Dickens, Griffith e noi di Ejzenštejn) le frequentazioni di Rosella Pisciotta, Sergio Crechici e altri ancora, e da questi luoghi si dipar- dichiariamo più chiaramente che mai che questo nostro piccolo festival vuole appartenere al tirà a Gemona Cinepopolare e poi la Cineteca. Qualche anno prima c’erano stati Tino Ranieri, cinema quanto questo appartiene al mondo. Callisto Cosulich, Tullio Kezich, che noi conosceremo più tardi; e subito dopo la generazione Non l’hanno capito, ne siamo certi, quelli che quest’anno, avvalendosi del potere democratico successiva con, attorno ad Alberto Farassino, Paolo Lughi, Salvatore Ambrosino, Adriano Bonaz - da pubblici amministratori, hanno voluto accanirsi sui Mille occhi senza nemmeno conoscerli. za, Enzo Kermol, con cui editammo anche i due numeri di «la cosa vista» prima di prendere stra- Sia chiaro che non c’è ombra di “qualunquismo” in quanto stiamo scrivendo. Che anzi ame- de diverse... e poi Cristina D’Osualdo e altri ancora («faremo un altro film e un altro ancora» dice remmo trontianamente una vera “autonomia del politico” nelle scelte: ma essa deve basarsi sul- la frase sublime di Norma Desmond/Gloria Swanson in Sunset Boulevard). l’umiltà di una conoscenza rossellinianamente (cioè socraticamente) mai rinchiudentesi in se Non vorrei assalire un pubblico che vogliamo anche giovanissimo con ulteriori rievocazioni. stessa, non certo su una smania di “postare” su qualche social quanto è passato per la testa in Devo aggiungere soltanto, per Giuseppe, che quando curò con Codelli le belle retrospettive per un momento di cattiva digestione. Ma, siatene certi, non trasformerete sadicamente il nostro riso il primo Festival di fantascienza, s’impegnò a favorire la parallela fantaScena curata da Farassino dionisiaco (Giulio Sangiorgio, scrivendo su «Film TV» delle scelte di finanziamenti pubblici che e da me, pur sapendola mossa da una mia volontà di integrare la loro Fant’Italia: ma nelle vere ci colpiscono, ha scritto che «fanno ridere») in un riso istericamente rassegnato. amicizie i contrasti non sono mai sgarbi, sono arricchimenti reciproci. E quando venne, per un’u- Siamo ancora qui tra i piedi, come vedete, e ciò grazie a quanti non ci ritengono superflui. Ci nica volta, ai Mille occhi ne amò quella capacità di creare dentro un festival aperto al pubblico fa molto piacere che questo festival, nel suo piccolo, faccia un lavoro sugli archivi non come più largo momenti di simposio platonico (ecco, siamo ancora a Socrate, dunque a Ros sellini). catacombe ma come sprigionamento di bellezze verso il mondo, e si faccia riconoscere sodale Vogliamo solo far sapere a chi non se ne fosse accorto che questo festival appartiene a una lun - da ben più grandi macchine ammazzacattivi quali le Giornate del cinema muto di Pordenone e ga e non ingloriosa vicenda regionale, divenuta poi nazionale e internazionale. Che non ci pos- Cinema ritrovato di Bologna: i festival insomma che come noi non temono di nutrire il presen- siamo far demolire dal primo terremoto di passaggio. te con l’inattuale. Il nostro festival si realizza grazie all’attiva collaborazione di tutti gli archivi Quindi continuare a fare questo festival è per noi un imperativo morale. Stop, passiamo al pro- cinematografici italiani e di molti tra gli esteri, e uno di essi, il più vicino geograficamente e gramma. Ricordando che come sempre quanto in un’edizione riusciamo a realizzare è la piccola nell’amicizia, ci sostiene più concretamente che mai, perché vuole che continuiamo a far parte parte concretamente realizzabile di un’officina di progetti in larga parte rinviati. Ma allo stesso di quel mondo in cui è riuscito a costruire un’altra meravigliosa macchina ammazzacattivi, la tempo ci apriamo volentieri alle offerte altrui: dagli archivi già menzionati agli altri festival come Cineteca del Friuli: nata in reazione al terremoto del 1976 per rilanciare una passione contro quello di Locarno quando le sue retrospettive s’incrociano con le nostre passioni (cosa che certo la distruzione, denominandosi inizialmente Cinepopolare, in una concezione della popolarità avverrà anche per Edwards), alle istituzioni locali. Quest’anno i giorni del festival saranno arric- coniugante De Santis e il grande cartoon americano con l’insegnamento di un maestro socrati- chiti dallo svolgersi di altri quattro eventi a Trieste inseriti nel nostro programma, tra i quali due co come il grande archivista Angelo Raja Humouda. Uno la cui opera oggi qualcuno insulte- iconiche mostre fotografiche, e quella curata da Claudia Colecchia ci consentirà di reincontrare rebbe come “di nicchia”, e invece ha prodotto la vera popolarità, che non è mai un riciclo di in belle foto l’attrice triestina Federica Ranchi che fu nostra ospite, di vedere una sfolgorante sicurezze, di pubblici che si ritengano già esistenti. Come se invece il pubblico stesso non fosse sotto lo schermo del primo Festival di fantascienza, e soprattutto di tor- un’“invenzione senza futuro” (come dissero gli antenati di tutti, i Lumière) da ritrovare volta per nare al nostro omaggio a Tino Ranieri, di cui anche il catalogo della mostra scopre i retroscena volta, e in cui far riunire la moltitudine dei poveri spettatori. creativi del suo lavoro al Comune. A proposito di maestri socratici, quest’anno ne omaggiamo un altro, Giuseppe Lippi. Avremmo Altre iniziative sparse nel mondo ci teniamo almeno a segnalare: l’uscita del gran volume di Tutti preferito vederlo tornare tra noi: una sola volta venne ai Mille occhi, per onorare un’altra mae- gli scritti di Ercole Patti presso La Nave di Teseo; quella di una biografia di Gli Oesterheld pres- stra, Ornella Volta (e su lei, in mezzo tra Bruno Tasso e la coppia Fruttero-Lucentini altro Virgilio so Edizioni 001, in una ricostruzione appassionante nella tragicità delle disapparizioni argentine degli universi fantastici, egli ha scritto su «Robot» degli studi magnifici e sempre affabulanti che colpirono anche la famiglia del massimo autore di fumetti (mai disegnatore: e l’esserne auto- com’era costitutivo delle sue passioni), ogni anno però c’incontravamo a Pordenone e riceveva re, più che con un modello di sceneggiatura pur interessante alla Aurenche-Bost, ha a che fare il nostro catalogo appena pubblicato. Perché I mille occhi non si ritengono un recinto ma un’e- col creare in assenza di cui ci è maestro Rossellini).

8 9 Fuori da scadenze di anniversario, abbiamo molto ripensato anche a Roberto Palazzi, sommo cipata da un piccolo ruolo dello scrittore nel dolomitico Quelli della montagna (in cui compa- bibliofilo ed amico (quando lo definii “grande” in un mio scritto, lui ancora vivo, mi collegò re anche il goldoniano-friulano splendido attore che fu Nico Pepe): e come non ricordare che subito con gesto di sublime umorismo l’aggettivo alla sua corporatura). Cottafavi iniziò come fotografo di montagna, con l’“alpinismo eroico” (in un’accezione tutt’altro Infine ribadiamo che I mille occhi, in quanto realizzati dall’Associazione Anno uno, non si esau- che di regime) di Emilio Comici. Così come sarà scalatore (o meglio viaggiatore di montagna) riscono nell’evento di 6 giorni, si prolungano su tutto l’anno, fanno crescere un archivio (in cui Luc Moullet, che genialmente unì Maria Zef in un double-bill con Ecologia di un delitto di Bava. abbiamo molto volentieri accolto anche una donazione di Claudio Venza), realizzano altre ini- Di questo critico (che si collega nell’amore per la montagna ad altri grandi cineasti: Andrzej ziative (spesso a cura di Mila Lazić) sul territorio... e poi guardano film, leggono, non rifuggo- Munk, Luciano Emmer... tanto per non accorgersi solo di Herzog) ospiteremo spero uno scritto, no dagli inferni della rete, talvolta viaggiano, coltivano amori... niente finisce qui. insieme a un altro di Michel Mourlet che elesse Cottafavi a re della messinscena (spiazzando Alcuni progetti varati negli anni scorsi alfine si realizzano. Per Franco Piavoli siamo felici delle Aprà), in un volume cottafaviano in preparazione, che vorrà anche ricostruire la costellazione altrui attenzioni, non chiediamo esclusive, vogliamo anzi che il festival possa rilanciare sempre del regista con il poeta carnico Siro Angeli e la scrittrice veneta Paola Drigo, proseguendo le verso conoscenze ulteriori. Ma stavolta ci godremo noi, il pubblico di questo festival, la presenza eccellenti ricerche di Ermes Dorigo, Gianfranco Ellero, Marika Bilia (notevole il suo volume su di Franco e dei suoi film. Che per noi è chiaramente anche uno sviluppo dell’attenzione per Angeli poeta), e per la scrittrice di Rossana Melis che ci raggiunge alla proiezione. Ermanno Olmi. Ma, a scanso di equivoci, si tratta di cineasti diversissimi (il che chi scrive non Avremo l’onore di proiettare anche alcuni dei viaggi in Italia dell’austriaco Peter Schreiner: oltre considera un ostacolo ad accoglierli entrambi), come è diverso ancora De Seta, o altri che fil- a Bellavista, ambientato a Sappada, new-entry dal Veneto nel Friuli Venezia Giulia, vedremo il mano eventi naturali, figure nel paesaggio ecc. suo precedente film su una popolazione germanica della penisola, sul cui nome Cimbri può Di Franco Piavoli non può non convincerci l’essere divenuto cineasta da un percorso di uomo bastare una citazione da Wikipedia per un primo affascinante assaggio: «L’origine del nome non («il mestiere più difficile» secondo Rossellini), e di aver attratto nel suo mondo poetico, in tutta è conosciuta. Un’etimologia possibile è *tk´imk-ro- “abitante”, da tk´oi-m- “casa” (> ing. home), a libertà, la moglie Neria Poli, e poi il figlio, di aver coinvolto amici e conterranei, tra cui il padre sua volta una derivazione da tk´ei- “live” (> greco κτίζω, lat. sino¯); e quindi il germanico *χim- di Cecilia Ermini, Sergio, e lei stessa, tra gli attori (nel senso forte del termine) di un cinema che bra- trova un esatto legame con lo slavico sębrъ “fattore” (> croato, serbo sebar, russ. Sjabër). appare senza attori. Altro che “documentarista”! Si tratta di un cinema che eccede barriere tra A causa della somiglianza dei nomi i Cimbri sono spesso associati con i Cymry, il nome con cui realtà e finzione (anche se ben ha fatto Cinéma du réel a omaggiarlo). La nostra proposta non i Gallesi chiamano se stessi. Tuttavia questa parola è generalmente fatta derivare dal celtico si teme una ripetizione di altre già avvenute o avvenenti (compresa l’elezione ammirativa di *Kombroges, nel significato di Compatrioti, ed è difficile pensare che i Romani abbiano registrato Silvano Agosti o Marco Bellocchio). Riteniamo che questa rassegna ai Mille occhi ne farà sco- questa forma come Cimbri (la forma Cambri è neo-latino). Il nome dei Cimbri è stato anche prire bellezze non ancora percepite. E che ad esempio su un film centrifugo come Nostos si posto in relazione con la parola kimme nel significato di “bordo”, cioè il popolo della costa, ma potranno avere sorprese nel rivederlo in sala. questa ipotesi è incompatibile con l’associazione di Cimbri con Himmerland giacché kimme Ci attrae poi il fatto di immergere Piavoli in un programma che contiene molti viaggi nei pae- non mostra gli effetti della legge di Grimm. Ed infine dall’antichità il nome era stato accostato a saggi italiani. quello dei Cimmeri». È da qui che è partito il nostro ulteriore omaggio a Vittorio Cottafavi e Siro Angeli, oltre che dal E insieme ai Cimbri diamo un benvenuto in Italia e in Europa a tutte le popolazioni che si dice- voler cogliere al balzo la riproposta del film restaurato digitalmente per Venezia. Noi ne vedre- vano jugoslave e nel cui vagare oggi in una geografia frantumata forse proprio il cinema riesce mo stavolta la copia d’epoca, che come quella di Un anno di scuola di Giraldi l’anno scorso sarà a dare una casa. La terza e ultima puntata (ma ovviamente così come la ricerca ebbe dei pre- arrossata dal deperimento... potrebbe essere l’ultima volta che questa copia si vedrà, quindi sia cedenti avrà anche dei seguiti) dei Castelli di sabbia ci permetterà di incontrare cineasti soprat- benvenuta la digitalizzazione, purché restiamo consapevoli che la perdita del corpo pellicolare tutto serbi e croati (con a fianco la piccola onda montenegrina) a cui proprio i festival offrono da parte di un film rappresenta una direzione più incorporea per la sua immagine. preziosi luoghi d’incontro, insieme all’intreccio di coproduzioni che ne nascono. Insieme al film carnico Maria Zef programmiamo altri film del regista immersi nelle mille geo- Un altro cineasta germanico che ama l’Italia, e i suoi corpi femminili, è il monacense Eckhart grafie della penisola italiana (con l’espansione iberico-mediterranea di I cento cavalieri e la Schmidt, di cui quest’anno ospitiamo un secondo programma. Inutile nasconderci che l’anno grande-opera di Roman Vlad su libretto di Giuseppe Berto – di cui uscì anche un volume con scorso la nostra scommessa sull’ampia rassegna è stata solo in parte ripagata nell’attenzione del illustrazioni del geniale cantante-artista Herbert Pagani – La Fantarca appunto, cosmogonica pubblico. Ma, dato che di Rossellini amiamo anche la testardaggine delle proprie convinzioni, cartografia peninsulare): rinviamo per ragioni tecniche l’insieme delle Langhe, mentre presen- rilanciamo, sicuri che la capacità di dividere del cinema di Eckhart è un suo valore aggiunto. tiamo il maremmano Il taglio del bosco dove è notevole che la fonte narrativa di Carlo Cassola Per dirla con Amadeo Bordiga: «io posso aspettare». Quello che di sicuro non aspetta è Eckhart, (uno di quelli che, come Bassani, un’affrettatamente autoreferenziale avanguardia liquidò come per cui il fare cinema è un flusso continuo: ha girato anche un film l’anno scorso durante I mille rétro: ma non ci cascarono i grandi cineasti, e Cottafavi come Zurlini li frequentarono) sia anti- occhi e quest’anno lo vedremo. Ma non arriveremo mai a vedere tutto di lui, che ci mette nelle

10 11 condizioni del rapporto coi libri manifestato in una delle grandi regie di Massimo Troisi: loro in troverso di Pietro Germi, quel Le castagne sono buone che il suo esegeta Mario Sesti osa liqui- tanti a scriversi, io uno solo a leggere, in una corsa non meno impossibile che quella di Achille dare come «imbarazzante»? Infatti, accanto a Gianni Morandi e Stefania Casini, in quel film s’in- con la tartaruga. cunea una sequenza (tagliata in riedizione e mancante nel 16mm dell’anno scorso) di un “tea- Quest’anno in tanti si occupano del trentennale di Fuori orario. Da amici e concreatori da una trino” romano in cui la magnifica Nicoletta Machiavelli recita con Memè Perlini. Vogliamo allo- vita non possiamo essere di meno, e anzi sottolineiamo un Expanded Fuori orario, program- ra dire che tutto in questo film di Germi (certo meno bello dei grandi Il testimone e L’immorale) mando due film (che per la prima volta lo scrivente osa accogliere nel festival che dirige tra i può restare incompiuto, ma che tuttavia si tratta di un film da amare incondizionatamente? Sì, da lui firmati) in cui si ritrovano presenze anche divisesi in opposte direzioni, come i frati che lo diciamo. cadono verso tutte le direzioni del mondo nel finale di Francesco giullare di Dio: scena tra le Di Germi quest’anno presentiamo anche il trittico di fine anni ‘50, unito non solo dalla collabo- più giustamente amate anche da enrico ghezzi, che l’ha molto acutamente unita a quella della razione (segretaria di edizione, ma il ruolo sconfinava di fatto in un’aiutoregia amicale) della trie- freccia che Stanlio e Ollio prendono in mano in Noi siamo le colonne, sicuri della direzione che stina Anna Gruber (su cui si sofferma Marina Silvestri, anche con un contatto con Linuccia Saba), gli farà seguire. Fuori orario ha anche più di trent’anni se a essi uniamo la “preistoria” di «Il fal- ma dal fatto di essere forse il momento di più sofferta gestazione del cinema germiano, non a cone maltese», una delle riviste italiane di cinema più inventive, nella quale enrico ghezzi e Mar - caso nel doppio ruolo regista/protagonista, poi ancora più brillantemente ripreso nel cinema di co Giusti furono ancora uniti anche in Stanlio e Ollio, e con essi Teo Mora sbrigliò la sua vena Damiano Damiani. Di questo trittico siamo particolarmente affezionati al terzo film, che se non orrorifica, e Mauro Bocci un sottovalutato eclettismo. Nella rassegna, oltre a proporre la con- poté non scontentare Carlo Emilio Gadda (del quale Il palazzo degli ori è la geniale riscrittura giunzione astrale tra i frati di Rossellini e la freccia laurelhardyana, vedremo enrico nell’opera del proprio Pasticciaccio e di cui è sublime la paura di accogliere l’invito di Germi sul set per prima assoluta dello scrivente, prodotta nell’ambito della sperimentazione per l’avvio della Terza paura di esservi assassinato: basterebbero questi due gesti, l’ultralettristico cinema senza cinema Rete RAI, nonché un film ideato da enrico, realizzato per il Salso Film Festival di Adriano Aprà del Palazzo e il designare il set del cinema come luogo del delitto, a rendere Gadda uno dei e Marco Melani, in cui Marco Giusti ed io entriamo confliggendoci nel rapporto col porno. massimi cineasti), e tuttavia quantomeno nella presenza sacrificalmente incompromessa di E a proposito di «Il falcone maltese», se quello tra «Filmcritica» e «Cinema & Film» fu uno scon- Eleonora Rossi Drago la versione di Germi è profondamente gaddiana: se Gadda ricorda della tro tra potenziali padri, attorno vi furono tanti figli di nessuno, e tra la citata rivista genovese e lettura di Dostojevski il trauma dell’uccisione di un gatto, allora in questo film di Germi la divi- la meteora triestina di «la cosa vista» nacque un’impresa di lucida follia come «Fiction» dove col na Eleonora (quanto la Duse per me) si manifesta in una gattitudine femminile assoluta. carissimo Michele Mancini e con Alessandro Cappabianca e Renato Tomasino s’incuneò il gran- Tanto altro andrebbe detto del programma. Ma vogliamo che lo scoprano gli spettatori. Quasi de anarca Ellis Donda. In una di quelle cene-simposio a casa di Michele, presente Cristina nulla abbiamo detto di Laurel e Hardy, e per fortuna l’acribia di Enzo Pio Pignatiello ci aiuterà Cristini, ricordo come Ellis ci spiazzò tutti eleggendo Luchino Visconti a vetta assoluta del cine- a colmare la lacuna. Qui basti dire ancora una volta che, seppur nati dal già immenso Leo ma. Per enrico ghezzi, che a malapena ama L’innocente (e io preferisco ancora Appunti su un McCarey, i nostri non diverranno solo i due massimi attori comici di sempre (e sia Chaplin che fatto di cronaca, il più breve e intenso Visconti) sarebbe impossibile accettarlo. Ma vedendo Jerry Lewis l’hanno capito) ma due massimi cineasti tout-court. Il delizioso Il villaggio incanta- oggi, per la prima volta in Italia, il film di diploma di Ellis, vi troviamo ciò che solo nei cineasti to dimostra l’infondatezza di quanti li ritengono sminuiti nei film di cui non sono protagonisti. di profonda convinzione si trova: il sottofondo dell’amore per Visconti fa incrociare Rilke e In realtà la distopia pre-antihitleriana di quel film si esalta proprio grazie all’attraversamento di Schönberg, in un set vagante tra Duino e l’interno in cui si esalta la splendida voce corporea di quei due corpi, che rendono la presenza stessa un valore ribelle. Ricordate, spettatori del festi- Rossella Or. L’abbiamo sinora visto solo su uno schermo da computer, ma pregustiamo la proie- val, quel film amatoriale che proiettammo alcuni anni fa (e un importante cineasta italiano, Luca zione del 16mm su grande schermo. Ferri, venne a vederlo con noi, e come non pensare ai suoi Curzio e Marzio, o anche all’atto di E, avendo trovato nel film di Ellis la splendida Or (il cui stesso nome tronco esige mille com- cinema assoluto che unisce due tombe nel finale di Abacuc) ricordate quello Stan Visits Ollie in pletamenti, da orecchio a oro a orgasmo), come non volerla subito alla proiezione? per rilan- cui il primo va a visitare il secondo malato? Abbiamo sempre pensato che quel piccolo film è ciare con una personale di Nico d’Alessandria, che nel suo ultimo film l’ebbe coprotagonista uno dei luoghi ordetiani centrali di tutta la storia del cinema. (con la parimenti sublime Magali Noël). Di Nico, uno dei più inventivi cineasti italiani, che s’in- Laurel e Hardy, nelle finzioni (anche del reale) mariti e genitori (anche di se stessi), hanno gene- contrò col poeta greco Stavros Tornes, spero che Silvana Silvestri riesca a realizzare una perso- rato nel cinema italiano alcune splendide coppie di voci (che talvolta Croccolo ha provato a nale davvero completa dopo la nostra. Noi abbiamo riunito tutto il fondo dei suoi film alla riunire in una), e tra esse Mauro Zambuto e Alberto Sordi hanno creato un metacinema di livelli Cineteca Nazionale, che lo ebbe tra gli allievi al CSC, per il quale furono realizzati i suoi due abissali. Con invenzioni sublimi quale quella che in Venti anni dopo slitta da un infinitamente primi corti, e nel secondo vi è un grande Carmelo Bene preregistico. rinviato «in un baleno» al suo spiegarsi con la balena. E qui non resta che dire che Sordi-Zambuto E, data la presenza in questi (e nel parallelo Garrone) di alcuni grandi esponenti delle avan- s’inseriscono con Totò e Walter Chiari tra i massimi inventori della lingua italiana, sulla scia da guardie romane, teatrali e poetiche, come non voler richiamare in convergenza il film più con- Dante a Tommaseo a Gadda (rispetto ai quali i nostri, intendendosi in senso triestino, Svevo e

12 13 Premio Anno uno

Saba hanno capito che la lingua si può anche eludere, lasciando il lavoro da fabbri a Joyce e Pound). Ci resta da ricordare i cineasti che dall’edizione precedente del festival sono scomparsi (oltre a quelli che omaggiamo già nel programma e nei suoi margini, quali foto, exergo e titoli di per- corso – Not Yet Evening è il titolo internazionale dell’incompiuto ultimo Marlen Huciev, che spe- riamo ancora si renda visibile). Cominciamo però da alcuni contemplatori di cinema: Guido Ceronetti, Andrea Camilleri (che fu amico e collaboratore del nostro Siro Angeli), Michel Serres. Alojz Rebula (che forse ignorava il cinema ma fu tra i miei indimenticabili insegnanti), Piero Del Giudice. Una scrittrice che dobbiamo in gran parte ancora leggere che però nel cinema di Oliveira (e recentemente di Rita Azevedo Gomes) si è resa mente assoluta di cinema: Agustina Bessa-Luís. Un Premio Anno uno purtroppo accolto a distanza, eppure da noi molto amato: Dimos Theos. Milena Dravić che fu più volte ospite da noi, anche come ambasciatrice di Makavejev. E, restando ai nostri exergo, Brisseau che una vicenda di fraintendimenti ci ha im - pedito di avere tra i premiati, non perché non fossimo propensi a osare ma perché speravamo di poter attendere. Registi da riscoprire: Nicolas Roeg, Kazimierz Kutz, Jonas Mekas, Stanley Donen, Luis Rosenberg Filho, Jean-Pierre Mocky, Richard Williams, Agnès Varda. Creatori da altri ruoli come il musicista Michel Legrand e il produttore Artur Brauner. Grandi attori come Albert Finney, Bruno Ganz, Carlo Giuffré, Raffaele Pisu, Cosimo Cinieri, oltre al Peter Fonda qui in foto. Alcune attrici la cui presenza ha turbato e continuerà a turbare i nostri sogni: Bibi Andersson, Machiko Kyo, Isabel Sarli, Edith Scob, , , Alessandra Panaro, Barbara Nascimbene, Julia Adams, Nadja Regin.

14 Divenuto cineasta ai margini della macchina del cinema italiano, per Franco Piavoli, la sola esigenza personale di guardare il mondo, Franco Piavoli si vi - de riconoscere un ruolo sintomatico (seppur a contrario) dentro il al primo soffio cinema italiano in una sorta di inchiesta in più parti (o puntate), inti- tolata La macchina cinema, firmata da quattro autori tra cui i due (Agosti e Bellocchio) che più sistematicamente avrebbero continuato del cinema a sostenerlo. Era anche il periodo in cui Jean-Luc Godard scopriva un cineasta contadino. E qualche anno prima era iniziata in Italia la riscoperta di un cineasta del tutto ai margini della produzione com- merciale, Augusto Tretti. In entrambi i casi si trattò di cineasti lom- bardo-veneti, contrapposti da qualche ammiratore al cinema divenuto esclusivamente romano, quale non era stato né all’epoca del muto né all’inizio del secondo dopoguerra. Forse vi erano delle semplificazioni in queste attenzioni. Ci si dimen- ticava sia di Luca Comerio che del ruolo mai irregimentato di Roberto Rossellini. Per Franco Piavoli, che non ha mai giocato su una propria immagine, ma ha creduto a ogni film solo in quello che faceva, dare un premio rievocante Rossellini come il nostro rappresenta forse un’attenzione diversa dalle consuete. Sia lui che Tretti sfuggono a categorizzazioni come professionista e artigiano. Sono ciascuno un vero e proprio mondo. Come nel caso di un altro Franco, Giraldi, che premiammo l’anno scorso, si tratta di cineasti alieni a qualsiasi presunzione, e non alieni invece al desiderio di rivolgersi veramente a un pubblico. Sarebbe anche frettoloso dichiararlo un poeta, come sottintendendo che invece il cinema è qualcos’altro. Anche se naturalmente Franco Piavoli si è confrontato con la creazione poetica in senso stretto, da Omero a Umberto Bellintani. Altri l’hanno collegato di più alla musica, alla sinfonicità. Ma il suono così essenziale dei suoi film non si conclude mai in una composizio- ne, consiste di un’apertura alle irruzioni della vita (non solo umana). Franco Piavoli per noi è un magnifico enigma.

Associazione Anno uno settembre 2019 17 LA BELLEZZA È QUALITÀ ESSENZIALE. IL CINE- spettatore ad osservare il mondo con si consuma lentamente a ogni crepu- ti: non professionisti; origine: Italia, MA RAPSODICO DI FRANCO PIAVOLI occhio lucignolo e con la più alta dispo - scolo, che regala alla notte e alla Luna 1962; formato: 8mm, col.; durata: 12’. di Cecilia Ermini nibilità ricettiva. Dopo l’apprendistato quello sfolgorio che fa compagnia alle Copia digitale (da 8mm) dall’autore. da cineamatore negli anni Sessanta, con «Mi piace costruire un cinema che stelle. Ultimo atto, per ora, Al primo sof- una Paillard 8 millimetri incapace di «Si riporta la motivazione del primo pre - richiami i valori della musica e della fio di vento dove il pomeriggio afoso di contenere quel desiderio irrefrenabile mio assoluto al XIII concorso nazionale pittura più che le regole del teatro. Un una domenica d’agosto qualsiasi è lo di opera-mondo, a partire dal poema del film d’amatore di Montecatini: Per cinema che non segua una linea specchio perfetto dei moti dell’animo lucreziano Il pianeta azzurro, sinfonia l’acuta osservazione di alcuni aspetti di narrativa tradizionale ma che crei il di una famiglia – padre, madre e due impregnata di laica religiosità dove ato - costume colti con intensa partecipazione racconto attraverso la concentrazione figlie – alla ricerca di quella lieve brez- mi aggregati in forma vegetale, umana poetica, che ha preso forma, tra l’altro, di diverse voci, di diverse immagini, di za d’erotica vitalità nelle fresche stanze e animale creano un sogno (pagano) con un sensibilissimo uso del colore». diversi frammenti, per trarne un di una dimora me dievale, nelle fratte lungo un giorno, il regista bresciano in - mosaico policromo, un concerto ristoratrici, nelle dita su un pianoforte Assegnato ad un film in augura la sua personalissima gramma- Ferrania-Color il trofeo FEDIC, polifonico». Franco Piavoli che rievoca Ravel. Es sere e tempo hei- tica, composta da un alfabeto mondano deggariano in soli quat tro lungometrag- «Ferrania», settembre 1962 Che cosa ci mostra dunque il cinema di capace di trascendere la celluloide per gi, dove la bellezza è qualità essenziale Franco Piavoli? Quello che la prosa della reificarsi in una sorta di fotosintesi clo- e la vera sfida gia ce nel coraggio di fil- «La giuria ha scelto fra le opere presen- vita non è più capace di farci vedere: rofilliana filmica dove tutto è autoge - marne la naturale poesia. tate la più completa, la più affascinan- l’industria sempre operosa della natura, stito e autarchico (Piavoli dirige, scrive, te, e bene ha fatto a non tener conto l’anima dionisiaca sepolta da secoli di firma la fotografia, il montaggio, il so no - della circostanza che fosse stata realiz- corone di spine, il tripudio dei sensi ro) in attesa di un miracolo d’ispirazio- LE STAGIONI zata nel più umile dei formati ridotti, eccitati umani e animali, i lucidi ingan- ne solare che faccia scattare il processo quell’8mm che è quasi sempre riserva- Regia, fotografia, montaggio, suono: ni dell’atomo opaco del male. L’ecce - creativo e organico. Il passo successivo to ai ricordi familiari». Franco Piavoli; interpreti: non profes- zione dunque alla tirannia di quel mi - non poteva che essere il Mi to, canale Sergio Frosali, sionisti; origine: Italia, 1961; formato: nimalismo d’accatto di tanto cinema preferenziale tra l’esperienza particolare «La Nazione», 9 luglio 1962 contemporaneo che difetta spesso di e il generale, e, con Nostos. Il ritorno, 8mm, col.; durata: 25’. afflato corale e rapsodico, che riduce a Piavoli abolisce l’enfasi di tanta tradi- Copia digitale (da 8mm) dall’autore. qualche scaramuccia psicologica i “per- zione omerica per dipingere un Ulisse EMIGRANTI «Non piccolo merito dell’autore è stato ché” dell’esistenza, che dimentica gli senza nome e antieroico, schiavo più Regia, sceneggiatura, fotografia, mon- sconfinati tesori evocati dalle rughe di della bellezza delle onde che della sua quello di essere riuscito a trattare un tema tanto semplice ed abusato, come taggio, suono: Franco Piavoli; interpre- una foglia. Cineasta per eccellenza della Penelope, impegnato dis peratamente a ti: non professionisti; origine: Italia, sineddoche, come il suo amato Robert prendere parte al dialogo fra cielo, ter- è quello del normale evolversi delle stagioni [...]. I bei toni cromatici della 1963; formato: 8mm, col.; durata: 11’. Bresson, dove ogni particolare tende ra e mare. Il successivo Voci nel tempo Copia digitale (da 8mm) dall’autore. all’universale, allergico alle parole, all’in- sceglie invece la via crucis dell’ordina- fotografia, accoppiati ad una fascinosa treccio, “vero e proprio anti Disney” rietà della vita umana nel paese di Ca - varietà di rumori ambientali, fanno del film un delicato poemetto sulla natura». «Piavoli, fra i cineamatori, significa lin- come lo definì Andrej Tarkovskij; nel- stellaro Lagusello, in un concatenarsi di guaggio cinematografico di primo ordi- l’ormai consolidata pratica della narra- scene madri e topoi nell’incedere inar- Leonardo Autera, I documentari, «Cinema Ridotto», n. 7, luglio 1961 ne, significa sensibilità, attenzione. Pia - zione fluida, Franco Piavoli sceglie la restabile del tempo che passa. Trasfi- voli è il cineamatore che ha dato un cristallizzazione dell’immagine, sfida i gurando la realtà dei semplici abitanti calcio ai barocchismi, al paternalismo e secoli e i millenni con volti universali del locus amoenus mantovano, Piavoli DOMENICA SERA alla melata ipocrisia». solcati dalle pieghe del tempo, dichiara immerge nella calura estiva di tanta pit- Wladimiro Settimelli, amore eterno all’atomismo e al sensi- tura impressionista francese il dolcissi- Regia, sceneggiatura, fotografia, mon- Umanità degli “Emigranti”, smo di scuola epicurea, invitando lo mo dolore per la vita che si placa, che taggio, suono: Franco Piavoli; interpre- «L’Unità», 13 luglio 1963 18 19 «Un’adesione che si manifesta ora in IL PIANETA AZZURRO cromatici e fonici si fondono in un aperture liriche, ora nelle contenute e affresco di arcana e remota malinconia. misurate annotazioni relative all’indif- Regia, sceneggiatura, fotografia, mon- Il suo panteismo è caldo di stupore e di ferenza degli occasionali spettatori di taggio: Franco Piavoli; assistente alla pietà per gli ospiti della vita». regia: Neria Poli; montaggio del suono: quell’esodo, ora nel giudizio che scatu- Giovanni Grazzini, risce dallo squallore dell’intera sequen- Giuliana Zamariola; interpreti: non pro- Gran poema contadino, za finale». fessionisti; produzione: Silvano Agosti «Corriere della Sera», 13 marzo 1983 per la 11 marzo cinematografica; origi- Leonardo Autera, XIV Concorso Nazionale del Film d’amatore. ne: Italia, 1982; formato: 35mm, col.; La riconferma di Franco Piavoli, durata: 89’. NOSTOS, IL RITORNO «Ferrania», settembre 1963 Copia 35mm da Cineteca Italiana. Regia, sceneggiatura, fotografia, mon- taggio, suono: Franco Piavoli; collabo- «Il pianeta azzurro: poema, viaggio, razione artistica: Neria Poli; costumi, EVASI concerto su la natura, l’universo, la vita. sculture: Ferruccio Bolognesi; musiche Un’immagine diversa da quella sempre Regia, sceneggiatura, fotografia, mon- originali: Luca Tessadrelli, Giuseppe vista. Vero e proprio anti-Disney». taggio, suono: Franco Piavoli; interpre- Mazzucca; interpreti: Luigi Mezzanotte, ti: non professionisti; origine: Italia, Andrej Tarkovskij Giuseppe Marcoli, Alex Carozzo, Nico - 1964; formato: 8mm, col.; durata: 12’. la Colella, Davide Forghieri, Alessandra Copia digitale (da 8mm) dall’autore. «Potrei arrischiare l’iperbole encomiasti- Agosti, Ginevra Alighieri, Neria Poli; ca dicendo che Il pianeta azzurro è il origine: Italia, 1989; formato: 35mm, «Piavoli è un solitario per costituzione film di un poeta. Dirò, invece, che è il col.; durata: 87’. e non per acquisizione, [...] al fatto so- film di qualcuno che vive in simbiosi Copia 35mm da Cineteca Italiana. ciologico si aggiunge quello narrativo e con la natura e per il quale un albero è così l’opera acquista una complessità un albero, un essere vivente come lui, «Nostos, il ritorno come già Il pianeta da Il pianeta azzurro che non ha precedenti nel cinema e non qualcosa per fare degli zoccoli. azzurro è cinema sinfonico. In esso la d’amatore e che si innesta nell’indirizzo C’è chi ha scritto un libro viaggiando narrativa perde rilievo. In primo piano sociale del nostro cinema migliore». nella propria camera: Piavoli ha fatto stanno invece le immagini e l’immedia- Giorgio Trentin, Montecatini ’64, un film intorno a casa sua e ne ha trat- ta forza emotiva del loro reciproco rap- «Filmcritica», n. 146, giugno 1964 to immagini e suoni che sono ora fami- porto. È qui la chiave per avvicinarsi al liari e carichi di memorie, ora remoti e film godendone l’originale bellezza: «Piavoli integra la ritmica suggestione insoliti, che suggeriscono l’idea di lon- Semmai si potrebbe parlare di affinità non preoccuparsi di capire, di recupe- delle immagini con una colonna sono- tane ere geologiche, oppure paesaggi ideale con Robert Flaherty, il più ama- rare le tracce di una precisa vicenda, ra di altrettanto esemplare essenzialità, di terre esotiche». toriale dei grandi registi del cinema ma lasciarsi andare, una volta tanto affidata esclusivamente a voci, grida, Morando Morandini, Il pianeta mondiale...». usare gli occhi come se fossero orecchi rumori che lievitano, contrappuntati da della poesia, «Il Giorno», 29 agosto 1982 Callisto Cosulich, Le stagioni della nostra e gli orecchi come se fossero occhi». ampie zone di silenzio». terra: un amore da non dimenticare, Roberto Escobar, Dentro di noi Giulio Cattivelli, Le due strade «A quale modello si è ispirato Franco «Paese Sera», 21 dicembre 1982 un eroe e nell’eroe un bambino, dei cineamatori, «Cinema Nuovo», Pia voli per realizzare il suo magnifico «Il Sole 24 ore», 27 maggio 1990 n. 170, luglio-agosto 1964 film? A nessuno, poiché Il pianeta az - «Il pianeta azzurro è un elegante docu- zurro giunge incontaminato sullo scher - mentario naturalista, che però a poco a «Un universo simbolico e concettuale di mo direttamente dal mondo fantastico poco assume il sapore di una partitura miti e di archetipi: ma dove ci sono i e reale di questo ispirato cineamatore. lirica perché i vari elementi figurativi, personaggi c’è anche una storia ed è 20 21 nei suoi personaggi e nel racconto che plativo, per la sua ricerca musicale e «Una casa di campagna nel caldo soffo- il film ritrova la sua concretezza di dis- sonora. Queste voci nel tempo, senza cante dell’estate, un uomo chino sui corso...». mai ricorrere a un dialogo pienamente suoi libri, una donna persa nelle sue Alberto Farassino, A nuoto verso la luna, comprensibile (il film non ha bisogno fantasie, una ragazza che scopre l’amo- «La Repubblica», 8 agosto 1989 di sottotitoli) creano una sensazione di re. E fuori, osservati e osservanti, due presenza umana in cui l’emozione e la africani spingono grandi balle di paglia: «Ciò che differenzia Nostos dai tanti film tenerezza sono costantemente controlla- sono loro i nuovi sfruttati, l’ultima “con belle immagini” è però l’elemento te dalla distanza dello sguardo poetico». chance per il rinnovamento del mondo? sonoro, le cui tre componenti (musica, Jean A. Gili, «Positif », Franco Piavoli non dà risposte, ma la dialoghi, rumori) creano una comples- n. 443, gennaio 1998 sua macchina da presa, consapevole di sa partitura che non si limita ad accom- Lucrezio e della scienza contempora- pagnare o completare la serie visiva, ma nea, sa dare il giusto valore ad ogni sin- la penetra intimamente, le dona pro- da Nostos, il ritorno AL PRIMO SOFFIO DI VENTO golo gesto. Sa raccontare l’incanto della fondità e dinamismo, la apre ad oriz- Regia, sceneggiatura, fotografia: Franco natura e il suo sotterraneo dolore, sa zonti interiori ancora più vasti, vive in Piavoli; scenografia, costumi: Neria caricare un sospiro di sottilissimo eroti- perfetta simbiosi con essa per giungere Poli; montaggio, suono: Mario Piavoli; smo e sa esprimere l’ambivalenza, fra alla realizzazione di una vera “video- interpreti: Primo Gaburri, Mariella Fab - attrazione e timore, di uno sguardo. E sinfonia”». bris, Ida Carnevali, Alessandra Agosti, tutto senza sprecare parole. Un film in - Alberto Rossini, «Buscadero», Bianca Galeazzi, Lucky Ben Dele; ori- tenso, da vedere e ascoltare con grande n. 101, luglio-agosto 1990 ta d’obbligo per tutti coloro che ogni cura». tanto avvertono il disagio della vita che gine: Italia, 2002; formato: 35mm, col.; durata: 85’. Luca Mosso, «La Repubblica» fugge senza lasciarci il tempo di guar- («TuttoMilano»), 2 ottobre 2003 Copia 35mm da Cineteca Italiana. VOCI NEL TEMPO darla in faccia». Tullio Kezich, Un capolavoro Regia, sceneggiatura, fotografia, mon- «Il soffio è quello di una emozione inti- snobbato, «Corriere della Sera», AFFETTUOSA PRESENZA taggio, suono: Franco Piavoli; assistente 4 settembre 1996 ma, una vibrazione del corpo sempre alla regia, scenografia, costumi: Neria maggiore, al punto da essere stordito Regia, sceneggiatura, fotografia: Franco Poli; montaggio del suono: Giuliana «Vogliamo chiamarlo un poema audio- come una foglia, al primo sbadiglio di Piavoli; assistente alla regia: Neria Poli; Zamariola; interpreti: gli abitanti di Ca - visivo, un cinema polifonico? È un film- vento. Medea, sola nel bosco, attende montaggio: Mario Piavoli; voce: Mario stellaro Lagusello; produzione: Franco fiume che scorre lento senza vortici Giasone, prima di essere fatalmente ra - Artioli; interpreti: Umberto Bellintani, Piavoli e Laura Cafiero per Zefirofilm né cascate e ha per tema il fluire del- pita e trasportata lontano. È da questo Marino Bellintani, Alessandro Parron- e Immagininazione in collaborazione le cose e il corso del tempo, entrambi verso di Apollonio Rodio, contenuto nel chi; produzione: Zefirofilm in collabo- con RAI; origine: Italia, 1996; formato: senza fine. Per lo spettatore che abbia terzo libro delle Argonautiche, che Fran - razione con Comitato Premio Bellintani 35mm, col.; durata: 87’. la pazienza del cuore, l’acutezza del- co Piavoli, l’autore di Voci nel tem po, e Comune di Mantova; origine: Italia, Copia 35mm da Cineteca Italiana. l’occhio, l’attenzione dell’orecchio, è un ha tratto la suggestione iniziale per gi - 2004; formato: DV, col.; durata: 65’. bellissimo film». rare questo suo lavoro, sulla solitudine Copia digitale dall’autore. «La parola capolavoro si spende sempre Morando Morandini, «Il Giorno», di una famiglia e sul rapido svanire dei passati molti anni. Anche noi, sul punto 4 settembre 1996 brevi tremori della carne il cui ricordo «Il cinema di Franco Piavoli incontra la di pronunciare l’imbarazzante parola, la vive per tutta la vita in chi ne fu attra- poesia di Umberto Bellintani e la sposa, mettiamo prudentemente da parte per il «Voci nel tempo affascina per le sue im - versato». innamorato, dopo un lungo corteggia- futuro. Ma, capolavoro o no, vorremmo magini raffinate, che non cadono mai Giancarlo Mancini, «Sentieri mento. Nasce così Affettuosa presenza, che Voci nel tempo diventasse una visi- nell’estetismo, per il suo ritmo contem- selvaggi», 25 settembre 2003 frutto dell’armonia di due sensibilità 22 23 Ecologia di un delitto. artistiche estasiate dinnanzi allo spetta- voli con Fondazione Cineteca Italiana; colo dell’uomo che, vivendo, ammira e origine: Italia, 2016; formato: HD, col.; Siro Angeli e Paola Drigo affronta la natura. Piavoli, da sempre durata: 40’. amante della polifonia, nel film lascia lo Copia digitale dall’autore. spazio a una voce solista, sostenuta dal nella geografia infinita contrappunto delle immagini che si «Non c’è nessun senso di cronaca in tutto alternano in un montaggio calibrato, ciò, solamente un lavoro di immaginari, di Vittorio Cottafavi, I attento a non rubare la scena ai sussur- un ritratto comportamentista al confine ri del poeta...». dei luoghi che ancora possono essere Paolo Fossati, radice, quelli in cui la (auto)rappresen- «Duellanti», maggio 2005 tazione è quotidiana, e lo svelarsi è solo l’affermazione di un gran (piccolo) «Un mondo di silenzi e di contempla- teatro del mondo. Tra la giovane gin- zioni, di voci lontane, di rumori attutiti, nasta che volteggia nell’azzurro e l’an - di nuvole e di nebbie e di piogge, ma ziano dallo sguardo assente che infilza anche di sole e di verde, e di luna e del gli spaghetti non esiste differenza qua- grande fiume, e di insetti moribondi e litativa né tanto meno quantitativa del- di fiori in boccio. E in certi momenti l’essere, solo l’esigenza di esistere e del l’immagine si fa commento puntuale ai mostrarsi, la possibilità di un incontro versi di Umberto, o meglio: traduce e che squarci la solitudine interiore che trasfigura in poesia visiva la poesia ver- ci appartiene. Perché come in tutte le bale: accompagna Umberto nel bosco, feste c’è chi alla Festa non partecipa e con lui si fa albero tra gli alberi; o con (l’uomo chiuso in casa) e chi non può lui reinventa il tragitto della grande partecipare (quello in carrozzella), che luna tra le nubi, il prorompere del sere- dal vetro di una finestra ne intuisco- no...; e allora sembra perfino che sia la no lo scorrere, ne percepiscono l’eco parola di Umberto a commentare le po- sapendo che quella stessa festa proba- eticissime immagini dell’amico Franco». bilmente è la stessa, e nessuno si accor- Giorgio Bernardi Perini, gerà se loro vi ha partecipato o meno, 3 dicembre 2004 perché nessuno è veramente lì. Come in ogni festa, anche in questo film pare che l’attimo possa esistere solo nel mo - FESTA mento dell’essere girato». Erik Negro, «Cinelapsus», Regia, sceneggiatura, fotografia: Franco 14 agosto 2016 Piavoli; suono: Francesco Liotard; mon- taggio: Mario Piavoli; interpreti: Jacopo Castellani, Cecilia Ermini, Carlo Malac- chini, Primo Gaburri, Silvia Migliorati, Petra Veneziani, Fiammetta Alighieri, Oliva Andreoli, Roberta Brunelli, Gian - carlo Zanoni; produzione: Mario Pia -

24 25 «Oggi Cottafavi non rischia più di essere MARIA ZEF rapporto affettivo tra le due sorelle, per Castellani negli anni in cui debuttò denigrato come avvenne qui a Venezia rendere umanamente più comprensibi- Cottafavi, venisse ripreso con la con - per la proiezione del suo primo capo- Regia: Vittorio Cottafavi; soggetto: dal le, se non giustificabile, il gesto finale di sapevolezza antropologica del cinema lavoro postbellico, Fiamma che non si romanzo di Paola Drigo; sceneggiatu- Mariute. Abbiamo di proposito escluso contadino anni Settanta (il riferimento a spegne, o come per le prime proiezioni ra: Siro Angeli, V. Cottafavi; fotografia: dai moventi possibili la paura di esse- L’albero degli zoccoli è evidente). E in in Friuli di Maria Zef, che spiazzò molti Nando Forni; montaggio: Paolo Mer - re stata contagiata e la ripetizione della più il regista immette nell’operazione spettatori. Oggi che possiamo ricono- candini; interpreti: Renata Chiappino, violenza, mentre abbiamo inserito ex la sua ricca esperienza di rivisitatore scerlo come uno dei massimi cineasti Neda Meneghesso, Anna Bellina, S. An - novo alcune scene incentrate sul Natale, televisivo dei classici, la capacità di italiani, tuttavia ci accorgiamo che c’è geli, Maurizio Scarsini, Cesare Bovenzi; alla cui ricorrenza l’autrice non dedica scandagliare il buio delle coscienza di ancora tanto da scoprire nella sua produzione: RAI Sede Regionale per il neppure una riga, sebbene la storia si personaggi rozzi solo in apparenza. opera. La Cineteca del Friuli, che col Friuli-Venezia Giulia; origine: Italia, svolga nei mesi invernali. Probabilmente Vedrete come si trasforma, si illumina e Museo nazionale del cinema, RAI Te- 1981; formato: 16mm, col.; durata: 122’. avrà riversato sul personaggio il proprio si spegne il volto di Renata Chiappino, che e Fuori orario è lieta di partecipare Copia 35mm da Cineteca del Friuli. confessato agnosticismo, dimenticando che sembra quello di una montanara a questa riedizione digitale di Maria che nei Carnici il sentimento religioso qualsiasi; nel finale, quando innalza Zef, vorrebbe far scoprire la stratifica- «Per Vittorio Cottafavi Maria Zef doveva non è meno vivo che altrove perché l’accetta sullo zio addormentato la pro - zione di creazioni artistiche che Cotta- significare qualcosa che va al di là del rifugge da ostentate manifestazioni tagonista diventa addirittura una versio- favi è stato in grado di realizzare: l’o- suo riconosciuto valore letterario, se ha esterne. Lo è anche in Barbe Zef, che ne ladina di Elettra. Si potrà trovarla pera dimenticata di una grande scrittri- potuto covare per quarant’anni il pro- patisce le sue colpe più di quanto fa - vecchio stile, ma noi abbiamo ammira - ce veneta, Pao la Drigo, la sua riscrittu- getto di trarne un film. Io mi rammari- tichi ad ammetterle, e lamentando l’as- to la discrezione con cui Cottafavi fa ra in friulano del grande poeta carnico cavo di non aver avuto occasione di senza di Dio, ne invoca la presenza, svolgere fuori scena gli episodi brutali: Siro Angeli, che si mette in gioco anche leggere il copione, a suo tempo, anche magari con le bestemmie. Devo la parte dopo tanto falso sangue nei film, sor - come attore nel personaggio tragica- perché lo si diceva ispirato a una vicen- di protagonista maschile, in Maria Zef, prende riscoprire la terribilità del segno mente perdente di Barbe Zef, e, intrec- da realmente accaduta in Carnia. Mi all’amichevole sopraffazione del regista, allusivo. E il personaggio di Barbe Zef, ciata ad essi, la messinscena sublime di interessava tra l’altro constatare se l’au- il quale vedeva in me le phisique du affidato con scelta geniale allo stesso Vittorio Cottafavi. La Cineteca del Friuli trice fosse riuscita a rendere verosimile rôle, come se questo bastasse: è il mio Siro Angeli, è degno di entrare nella intende proseguire con convinzione il vero, il che comporta difficoltà che alibi per addossare a lui il merito o il storia degli “attori naturali”. Valligiano questa riscoperta: lo fa da tempo costi- forse l’opera di pura invenzione non demerito del risultato». dal volto inciso come di legno, scarso tuendo una collezione archivistica de- presenta. Quando mi si è proposto di Siro Angeli, Un’umanità lacerata ma non di parole, chiuso e cupo, sulle prime dicata a Siro Angeli; a metà settembre sceneggiare il romanzo, non mi sono soffocata, in Vittorio Cottafavi, Maria Zef, potrebbe anche apparire un burbero al festival “Imilleocchi” di Trieste colla- occorse molte pagine per consentire «Quaderno Rai», n. 4, RAI, Udine 1981 benefico; per poi rivelare, in una pro - bora alla proiezione della copia 35mm alla genuina evocazione di un ambien- gressione di indizi molto calibrata, la d’epoca di questo film in una rasse- te e di personaggi che mi erano abba- «Il romanzo della Drigo è in lingua natura di mostro; e infine denudando, gna delle opere di Cottafavi immerse stanza familiari, essendo io stesso nato italiana, con incursioni nel dialetto; il in un estremo risvolto, la sua profonda nei paesaggi italiani; e subito dopo, in e cresciuto in un piccolo paese carnico. film, sceneggiato in collaborazione con dolente umanità di povero diavolo. attesa anche di un’edizione in dvd e [...] La nostra trasposizione televisiva Siro Angeli, è in lingua friulana. Non ci Quando dice: “Ognùn al sa di sé. Bi - Blu-ray del film, editerà col Museo del non ha richiesto radicali interventi, ol - sono attori professionisti, solo personag- sogna provâ a essi dentri di ce ch’a nus Cinema un volume curato da Sergio M. tre quelli normalmente indispensabili gi presi dalla realtà. Il tono sommesso succet... I faz a no son mai come ch’a Grmek Germani sul magnifico incontro per ogni operazione del genere. Elimi - del racconto, girato fra le montagne samein a chei altri...” (che significa, co - nel cinema di Paola Drigo, Siro Angeli nando certi indugi che rallentano l’azio - intorno a Forni, monta fino a una tem - me si legge nei sottotitoli: “Ognuno sa e Vittorio Cottafavi». ne, specie nella prima parte, abbiamo perie da tragedia greca. È come se un di sé. Bisogna provare a essere den tro a presentazione della CdF per l’evento tratteggiato con lineamenti più precisi progetto letterario d’impronta verista, ciò che ci succede. I fatti non sono mai alla Mostra del Cinema di Venezia 2019 la figura di Rosute, e approfondito il di quelli cari al cinema di Soldati e come sembrano agli altri”) si pensa alla 26 27 metamorfosi dell’assassino Peter Lorre e la proposta fu accolta. Ci recammo in API/ Lux; origine: Italia, 1942; formato: LA FANTARCA nel finale di M, allo smontaggio dell’or - Toscana, a Tirli, il luogo autentico del- 35mm, b/n; durata: 93’. co Riccardo III fra le mani sapientissime l’azione. Localizzammo il bosco da ta - Copia 16mm (da 35mm) da Cineteca Regia: Vittorio Cottafavi; soggetto: dal di Laurence Olivier». gliare e i boscaioli che avrebbero fatto del Friuli. romanzo di Giuseppe Berto; libretto: Pier Benedetto Betoli; luci: Corrado Tullio Kezich, Mariute, donna di ferro, il loro compito. Ma chi poteva interpre- Bartoloni; musica: Roman Vlad; inter- «La Repubblica», 21 novembre 1981 tare il personaggio principale, esprime- «Vergano, nelle intenzioni, voleva fare preti: Iolanda Meneguzzer, Laura Zanini, re la complessità dei suoi sentimenti, un film che si avvicinasse al documen- Alvinio Misciano, Lino Puglisi, Riccardo dargli una luce interiore? Le persone to. Un documento in cui narrativamen- Cucciolla (voce); produzione: RAI; ori- IL TAGLIO DEL BOSCO sensibili non possono liberarsi del loro te c’era un problema. Il mito dell’uomo gine: Italia, 1966-1968; formato: video, dolore comunicandolo agli altri, perché superiore, del militare ideale o idealiz- Regia: Vittorio Cottafavi; soggetto: dal b/n; durata: 64’. non sono in grado di comunicare: in zato che metteva in crisi il rapporto di ro manzo di Carlo Cassola; sceneggia - un giovane ufficiale con la moglie. Un Copia digitale (da video) da Anno Uno. tura: Marcello Fondato, Giuseppe Laz - loro la comunicazione è segreta, il sen- timento rimane chiuso nel profondo. mito che poi doveva inevitabilmente zari; fotografia: Eugenio Thellung; «È un’opera lirica composta dal maestro Un attore che potesse riuscirci e potes- tramontare perché costruito, come tutte montaggio: Franca Di Lorenzo; musica: Roman Vlad su un libretto di Berto. Il se risultare credibile al fianco di reali le mitizzazioni, su elementi reali, ma Antonio Pérez Olea; interpreti: Gian tema è una fantasia per bambini che boscaioli era Gian Maria Volonté. obliterando e cancellando tutti gli altri Maria Volonté, Domenico Bartoletti, narra come sulla Terra, all’approssimar- Possiede inoltre una straordinaria capa- elementi del personaggio. Man mano Giovanni Bartoletti, Gildo Toninelli; si di una guerra atomica e magnetica, cità di assimilare lingue e dialetti, come che questi ultimi venivano fuori, si ve - produzione: RAI; origine: Italia, 1963; deva quanto meno mitico e quanto più alcuni emigranti calabresi si imbarcano formato: 16mm, b/n; durata: 56’. ha dimostrato in seguito. Lo portai a su una nave spaziale che è un vecchio Tirli, e gli feci passare alcuni giorni con uomo egli fosse. Quindi un documento Copia 16mm da Museo Nazionale del con un sottofondo psicologico: la lieve, catorcio, che si trasforma in una pic- i boscaioli. Volonté si faceva leggere Cinema. sottile storia di una crisi di rapporto tra cola arca di Noè, dato che portano tutti i giorni il suo copione, per assimi- una moglie e un marito durante la anche animali. Durante il viaggio scop- lare l’accento, le cadenze, e ci riuscì «L’atmosfera sentimentale del personag- guerra. [...] Ricordo questo film come pia questa guerra atomica e magneti- perfettamente. Logicamente, registrai il gio protagonista era molto importante: qualche cosa che avrebbe dovuto es - ca, e il mondo va in pezzi. La nave, la un uomo con due figli che ha perso la suono in presa diretta.». sere vietato in periodo di guerra, per- “Fantarca”, perde il controllo e cade moglie pochi mesi prima e che si sente Vittorio Cottafavi ché critico e deprimente... D’altra parte sulla Terra, in un luogo che presumibil- come se gli avessero amputato entram- in AA.VV., Vittorio Cottafavi, mente doveva essere la Grecia. I resti Filmoteca National de España, 1980 c’era un’esaltazione della tradizione be le gambe, sentimentalmente parlan- delle truppe alpine, della solidarietà di della Fantarca, con i suoi pezzi di me - do; è un invalido di sentimenti, perché questi uomini che vivono a così stretto tallo che rappresentano una potenza non riesce ad abituarsi alla morte della contatto da aversi in pratica un com- superiore, diventano un luogo sacro. QUELLI DELLA MONTAGNA moglie e si dedica anima e corpo al pleto livellamento: ufficiale o soldato, Tutti gli uomini tornano a lavorare. Un compito di tagliare un bosco con altri Regia: Aldo Vergano; supervisione: Ales - la vita è uguale. Bivaccavano sotto la ragazzo si incolla delle piume d’uccello boscaioli. Dopo aver lavorato così tutto sandro Blasetti; soggetto: Cino Betrone; tenda alla stessa maniera, si nutrono sulle braccia, si dirige verso il mare, l’inverno, torna a casa, ma il ricordo sceneggiatura: A. Blasetti, Corrado Pa - dello stesso rancio. Nel film c’era qual- sale su un grande scoglio e prova a della moglie continua a essere vivo in volini, Alberto Spaini, A. Vergano, Vitto - cosa del genere. Ma per il re sto a me volare. Così ritorna Icaro: il mondo è lui. Al cimitero, nella scena finale, la rio Cottafavi, Raffaele Luciani, Sergio non sembra che fosse un film di pro- finito, la civiltà è scomparsa, si ritorna invoca, chiedendole di concedergli la Pugliese; fotografia: Arturo Climati, paganda». al principio della storia e ai tentativi di rassegnazione, e prende la strada del ri - Mario Craveri; montaggio: Fernando Vittorio Cottafavi in Francesco Savio, volo. Il destino dell’uomo ha sempre torno. Questo si poteva fare solamente Cerchio; musica: Annibale Bizzelli; in - Cinecittà anni Trenta. Parlano 116 puntato verso il volo. La musica era un protagonisti del secondo cinema italiano con veri boscaioli e scenari reali. Così terpreti: Amedeo Nazzari, Mariella Lotti, 1930-1943, a cura di Tullio Kezich, felice mix di tutti i tipi di melodia, dal che proposi di girarlo come un telefilm, Mario Ferrari, Nico Pepe; produzione: Bulzoni, Roma, 1979 rondò mozartiano fino alla musica elet- 28 29 Popoli e paesi d’Italia tronica, passando per la musica con - tore credeva di produrne un altro, gli creta, la musica atonale, eccetera, senza attori ne interpretavano un terzo, e il dimenticare le parti cantate; c’era una risultato ottenuto non ha evidentemen- nel cinema dell’austriaco canzone popolare calabrese, c’era di te nessun rapporto coi tre precedenti!”. tutto». Il risultato è il volere del regista che ha Vittorio Cottafavi in AA.VV., tenuto insieme tutti i fili. Cottafavi con- Peter Schreiner, I Vittorio Cottafavi, Filmoteca National verrebbe con me nel ricorrere alla ter- de España, 1980 minologia di Hugo per definire questa mescolanza straordinaria (e stridente) del sublime e del grottesco: I cento ca - I CENTO CAVALIERI valieri, in fin dei conti, è un film molto Regia: Vittorio Cottafavi; soggetto: V. più shakespeariano dei film di Welles Cottafavi, Giorgio Prosperi, José María tratti da Shakespeare. [...] Di una ecce- Otero; sceneggiatura: V. Cottafavi, J.M. zionale ricchezza di linguaggio, I cento Otero, G. Prosperi, Enrico Ribulsi, Jo- cavalieri racchiude troppe scoperte, in- sieme a una insolita comicità e bellezza sé Luis Guarner; fotografia: Francisco difficili da descrivere. Citerei solo due Martín; montaggio: Maurizio Lucidi; esempi completamente differenti. Il pri - mu sica: Antonio Pérez Olea; interpreti: mo perché nessuno ne è a conoscenza: Mark Damon, Antonella Lualdi, Arnol- la canzone dei banditi, non tradotta in do Foà, Gastone Moschin, Wolfgang francese, è un adattamento della Balla - Preiss, Salvatore Furnari, E. Ribulsi; pro- ta dell’impiccato di François Villon. Il duzione: Domiziana/PROCUSA/Inter - secondo perché tutti l’hanno visto e lo national Germania Film; origine: Italia/ vedranno, è nel momento della batta- Spagna/RFT, 1964; formato: 35mm, col.; glia: la degradazione pressoché imper- durata: 115’. cettibile dei colori verso il bianco e Copia 35mm da Cineteca Nazionale. nero conferisce alla scena l’anonimato brutale di una scena d’attualità. I cento «Questo film, basato su un episodio di cavalieri conferma la bontà della scom- lotta tra gli spagnoli e l’invasore arabo, messa di quella frazione della critica è importante in diversi modi, di cui il francese che, come ha fatto per Losey o principale è senza dubbio la commi- Walsh, riserva da più di dieci anni la stione di generi. Renoir aveva già ab - massima attenzione al lavoro di Vittorio bozzato qualche tentativo in questo Cottafavi». senso, giocando sia sul legame fluido e Michel Mourlet, Du côté organico tra generi opposti, sia sul loro de Shakespeare, «Les Nouvelles contrasto. Cottafavi invece si interessa Littéraires», 23 gennaio 1969 alla loro giustapposizione sistematica. “Non è impossibile che il mio film sconcerti. Ha sconcertato soprattutto chi ci ha lavorato. Lo sceneggiatore crede- va di scrivere un certo film, il produt-

30 31 LA RICERCA DI ME STESSO PER TE sono film realizzati in isola linguistiche di Olaf Möller dove si parlano ancora antiche lingue metà italiane e metà tedesche: I Cimbri Peter Schreiner è un vero solitario, non (1991) e Bellavista (2006). Si tratta di solo nel contesto austriaco, ma in quello un caso? In parte sì, perché I Cimbri del cinema internazionale. Nel corso di nasce dalla scomparsa di un parente di oltre quarant’anni, ha infatti sviluppato Schreiner, mentre all’origine di Bellavi - una teoria e una prassi del fare cine- sta c’è l’incontro casuale con una donna ma che è sua e soltanto sua: il cinema della valle di Plodar, Giuliana Pachner, come un modo di imparare a vivere che avrebbe poi interpretato quasi tutti esprimendo i propri bisogni e le pro- i film del regista, per soccombere poi prie idee. Certamente si potrebbe dire recentemente a causa di una malattia. lo stesso di altri autori, come Michael Ma in parte non è un caso, perché se il Pilz, con cui Schreiner ha collaborato in cinema di Schreiner è attratto dal con- veste di direttore della fotografia per fine fra documentario e finzione, il re- Feldberg (1990). All’inizio Schreiner ave - gista sembra anche attratto da quelle va studiato per diventare appunto diret- esistenze che sfumano e trascendono le tore della fotografia, lavorando per un consuete divisioni socio-culturali. La po’ in quel settore, ma già dai tempi popolazione di queste regioni vive dav- dell’Università a Vienna aveva intuito vero sospesa fra stati nazionali e cul - che creare luci e immagini per altre per - ture, in una condizione unica la cui da Bellavista sone non era la sua strada, o comun- esistenza è continuamente in pericolo, que non lo era abbastanza. Soprattutto, perché loro sono così pochi, mentre il era troppo alienante, e se Schreiner cer - resto del mondo è così enorme... La cava qualcosa nel cinema come nella divisione che Schreiner è interessato a vita era proprio un modo per essere osservare è quella fra bianco e nero vs. meno alienato rispetto al mondo e alle colore: sostenitore del primo, il regista pla stica informata da schegge estratte origine: Austria, 1981; formato: 16mm, persone. Il cinema doveva essere una rifiuta come Lav Diaz di perdersi nel dal flusso del tempo. Poche e rare so - b/n; durata: 125’. oc casione per avvicinarsi alla vita, per realismo artificiale del colore, o forse no le esperienze cinematografiche più Copia 16mm da Österreichisches Film - darle un senso. Il che spiega anche sarebbe meglio dire che rispetto al suo profonde di quelle offerte da Peter museum (su autorizzazione di Peter un’interruzione improvvisa nella sua modo di guardare e trovare un senso al Schreiner. Questo è solo un primo in - Schreiner). opera: durante un festival piuttosto mondo, il colore rappresenta più che al- contro, un’occasione per guardare le importante, tornando in sala dopo la tro una distrazione. Tutto sembra aper - cose da vicino con occhi da lontano. «Anche I Cimbri di Peter Schreiner, un proiezione di Die blaue Ferne (1996) e to a interrogativi, a partire da chi sarà attento accostamento a una cultura in trovandola vuota, il regista precipitò in di fronte alla macchina da presa (ini- estinzione, è caratterizzato innanzitutto una crisi spirituale così profonda da zialmente Schreiner stesso, che si è poi I CIMBRI da una curiosità di tipo etnografico: in abbandonare il cinema per quasi un ritirato per offrire spazio agli altri, ma Italia nel piccolo villaggio di montagna decennio, lavorando invece all’aero- che sembra interessato a tornare in Regia, sceneggiatura, fotografia, mon- di Giazza vivono ancora rappresentanti porto di Vienna. Ci sono quindi due campo) e dallo statuto di ogni film taggio: Peter Schreiner; interpreti: Adele di una cultura originaria del XIII seco- fasi nella filmografia di Schreiner, una come contemplazione sulla percezione Dal Bosco, Fortunato Dal Bosco, Ger ma - lo. Solo le persone più anziane parlano analogica (1982-1995) e l’altra digitale di un tempo che scorre attraverso le no Dal Bosco, Romano Nordera, Co rin - ancora un tedesco arcaico e perpetua- (2006-), e in entrambe curiosamente ci inquadrature, oppure come scultura na Pernigotti; produzione: P. Schreiner; no antichi rituali di un’epoca che è

32 33 Castelli di sabbia, III riuscita a contrastare con ostinazione la vivere nella casa dei genitori. Accanto cultura moderna nella sua forza distrut- al suo lavoro nelle cucine dell’hotel, Ingoiare la luce trice. Quello che Schreiner, regista e studia da anni il dialetto che lei parla operatore, cerca di realizzare nel suo fin da giovane, il Plodar, o Sap padino. film è più una traduzione cinemato- Il film accompagna Giuliana a far visita grafica di questo “altro tempo” che un ad alcuni vecchi abitanti del villaggio ritratto del villaggio e della sua gente. dov’è nata, in un ritorno alle origini che Con ostinata perseveranza la macchina la costringe a fare i conti con le luci e da presa di Schreiner mostra allo spet- le ombre della sua vita. tatore i quasi impercettibili mutamenti nelle due ore di film. “Una meditazione sull’età e sull’eterno flusso del tempo”, così un critico ha definito I Cimbri». Constantin Wulff, Il documentario in Austria, in Francesco Bono, Austria (in)felix, AIACE/Blimp, Roma-Graz, 1992

BELLAVISTA Regia, fotografia, montaggio: Peter Schreiner; sceneggiatura: P. Schreiner, Giuliana Pachner; interpreti: G. Pachner, Erminia Colle-Tiz, Bernardina Piller- Puicher; produzione: Echtzeitfilm/P. Schreiner; origine: Austria, 2006; for- mato: video, b/n; durata: 117’. Copia 35mm da Österreichisches Film - museum (su autorizzazione di Peter Schreiner).

Bellavista, il nome di tanti hotel di montagna, è anche il nome di un hotel di Sappada, un’enclaves linguistica del - le Alpi Carniche, sul confine tra Italia e Austria. Giuliana, l’unica figlia femmi- na di Piero e di sua moglie Diana, ha vissuto lungamente all’estero, prima di dedicarsi alla gestione dell’hotel di fa- miglia insieme con il fratello. Sono stati due brutti incidenti e la morte del suo secondo fratello a riportare Giu liana a

34 35 INGOIARE LA LUCE Baboon Production, Nukleus film), che Protagoniste dei film sono sempre per- di Mila Lazić riescono ad approdare al di fuori dei sone che “lottano e combattono”, cer- confini dei propri stati e della Regija (il cando di trovare la propria strada all’in- Bojana Burnać, Hana Jušić, Ivan Salatić, nome usato per chiamare in modo ge - terno delle architetture dissipate dall’e- Jelena Maksimović, Marko Grba Singh: la nuova generazione del cinema serbo- nerico l’insieme degli stati che una volta redità inesistente lasciata dai genitori. croato-bosniaco-montenegrino di “Ca - facevano parte della federazione jugos- Le loro azioni sono inutili, spesso grot- stelli di sabbia” ha poco più di trent’an- lava). Il nucleo del programma è pro- tesche, impedite dalle circostanze. I ni. Nati negli anni Ottanta, ancora in prio quel loro felice e potente intreccio, passi sono lievi, è un cammino sul po - SFRJ/RSFJ, e cresciuti durante il peggior ovvero l’insieme delle figure che lo sto, che notiamo anche nel protagonista compongono, di cui una in particolare: periodo della storia jugoslava, hanno ormai adulto del film di Damir Čučić, Jelena Maksimovi , montatrice e regista percepito e osservato la forte transizio- ć ma la lotta e la (ri)creazione dolorosa è che ha al suo attivo 42 film realizzati ne che ha segnato sia “padri” che “figli”. continua (In utero). principalmente con autori della sua ge - Parlano e riflettono sull’eredità ricevuta, Ci fermiamo qui con “Castelli di sabbia”, nerazione, provenienti da Serbia, Mon - con uno sguardo attento e un metodo ottimisti e fiduciosi di poter continuare tenegro, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, a emanare la luce inghiottita e recupe- analitico, mai didattico o didascalico. So- Slovenia, Macedonia. Certamente me - no semplicemente presenti, registrano rare i nomi omessi: Stefan Djordjević, il riterebbe un programma ancora più giovane DOP, fotografo e regista di e documentano il fenomeno. Osservano ampio (che potrebbe includere Ognjen senza giudizio, la camera è puntata in Bor, il duo Čučić-Škorić e il loro Mitch Glavonić con Dubina dva, Abdul & - dnevnik jednog šizofreniara, gli auto- modo cosciente, “illumina” con un sem - Hamza di Grba Singh e alcuni altri), ri Dević e Jurić, individualmente e in plice lume, spesso dark, le sfere della ma già con questa selezione possiamo vita. Il loro documentarismo è “ibrido”, tandem, Aron Sekelj con Pejzaži rata, notare la sua impronta e immaginare pejzaži mira... poetico, fluido (ben oltre la frequente un percorso di continua ascesa. Dei presenza di acque dolci o salate), cor- dodici titoli in programma, cinque lun- poso e senza bruschi tagli. I biancone- gometraggi sono opere prime, di un’in- ri sfumano in un’oscurità, ma appena TI IMAŠ NOć / YOU HAVE THE NIGHT tensità e bravura che fanno sperare che TU HAI LA NOTTE visibilmente colorata. Ogni tan to li sor- il cinema possa proseguire sano e vita- prende un abbaglio di luce, ma poco le nonostante le difficoltà specifiche e Regia, sceneggiatura: Ivan Salatić; foto- solare. La musica spesso parla in ma - socio-economiche di ognuno dei paesi grafia: Ivan Marković; montaggio: Jelena niera più esplicita, conclude un tema della Regija. Bojana Burnać e Damian Maksimović; suono: Jakov Munižaba; come la postfazione di un saggio. Nenadić hanno realizzato documentari interpreti: Ivana Vuković, Momo Piću - La terza parte di “Castelli di sabbia”, in di straordinaria intensità e bellezza (le rić, Nikola Stojanović, Luka Petro ne, qualche maniera chiude il cerchio ini- riprese sott’acqua le firma la regista) e Jasna Djuričić, Boris Isaković; produ- ziato con le avanguardie croato-serbe. di importanza culturale e sociale-sani - zione: Jelena Angelovski, Dušan Il territorio artistico e produttivo, basa- taria in Croazia, mentre le due cittadine Kasalica per Meander Film, Stefan to esclusivamente sul bisogno/urgenza dell’Adriatico croato e montenegrino, Ivančić per Non Aligned Films; origine: di esprimersi è diventato un territorio con le due figure femminili Marijana Montenegro/Quatar/Serbia 2018; for- unico. Gli autori di diverse provenien- e Sanja, sono le protagoniste dei film mato: digitale, col.; durata: 82’. ze e professionalità sono intrecciati con di Hana Jušić e di Ivan Salatić; Vuk Copia DCP da Meander Film. (o senza) le loro significative case di Ršumović racconta la straziante storia produzione (Non Aligned Film, Restart, di Haris, il bambino lupo abbandonato «La fine della classe operaia e il declino Kinorama, Art&Pop corn, Meander Film, sulle montagne bosniache. – forse definitivo – del mondo per co - Dal film Ti imaš noć 36 37 me lo conosciamo e lo abbiamo cono- è presente nel 2015 alla Mostra di Ve - il premio speciale al FID Marseille 2015. Dalle note di regia: «Sono cresciuta nel - sciuto, fondato sul lavoro». nezia. Il suo primo lungometraggio Ti Stars of Gaomeigu ha vinto Premio per la città di Sebenicco, con la sua misce- Beatrice Fiorentino, imaš noć / You Have the Night è pre- il più innovativo cortometraggio al la distintiva di grandiosità rinascimenta- «Cinemazero Notizie», ottobre 2018 sentato alla Settimana Internazionale festival Visions du Reel a Nyon 2017. le e decadenza postindustriale, in un della Critica alla Mostra di Venezia 2018. ambiente molto simile a quello raffigu- «Sento che le cose stanno lentamente rato nel film. Sebbene questo film sia scomparendo senza possibilità di rein- NE GLEDAJ MI U PIJAT / QUIT lungi dall’essere la mia storia persona- carnarsi. Tutte le persone nel mio film STARS OF GAOMLINGU STARING AT MY PLATE le, tutti i personaggi sono vagamente cercano di trovare un lavoro e fallisco- basati sulla mia famiglia, i miei parenti Regia, sceneggiatura, fotografia: Marko Regia, soggetto, sceneggiatura: Hana no, parlano del fatto che non si produ- e i vicini. Ho sempre sentito che le per- Grba Singh; montaggio: Jelena Maksi - Juši ; fotografia: Jana Ple aš; montag- ce più, che i tempi di una volta non ć ć sone sono come piccole bestie: hanno movi ; musica: Magazin (Kokolo); suo - gio: Jan Klemche; musica: Hrvoje possono tornare. Quando parlo del ć bisogno di amore e vi cinanza, ma spes- no: Jakov Munižaba; interpreti: Marko Nikši ; interpreti: Mia Petri evi , Nikša lavoro, penso anche all’assenza di una ć č ć so sono soffocanti e crudeli, special- Grba Singh, Jiang Lian, Shuke, Ding Butijer, Arijana ulina, Zlatko Buri , visione della vita, di pianificazione. Č ć mente con coloro che amano. E si com- Yao; produzione: FDU/Looking China/ Karla Brbi ; produzione: Kinorama Senza l’idea di cosa faremo in futuro e ć portano peggio di tutto nei confronti Non Aligned Films; origine: Serbia/Cina (Zagabria), Beofilm (DK), Hrvatska di cosa stiamo producendo ora, scom- del resto del loro branco, che è, in ter- 2017; formato: HD, col.; durata: 23’. Radiotelevizija HRT; origine: Croazia/ pariremo noi stessi. Questa è la pre- mini umani, la loro famiglia». messa. Questo fatto non è legato solo Copia digitale da Non Aligned Films. Danimarca 2016; formato: digitale, col.; durata: 105’. al territorio serbo o montenegrino. HANA JUŠI (1983), laureata in cinema e In occasione di una residenza artistica Copia DCP da New Europe Film Sales. ć Attualmente viviamo in una permanen- regia televisiva presso l’Accademia di nel sud-ovest della Cina, l’autore sco- te transizione che per noi significa il arte drammatica di Zagabria dopo aver pre l’osservatorio di Gaomeigu e il po- Fin dai suoi primi cortometraggi Hana purgatorio, ma tutto il mondo è in compiuto gli studi in letteratura compa- polo Naxi, che da mille anni osserva il Juši si concentra sulle dinamiche all’in- transizione e nessuno sa dove questo ci ć rata e lingua e letteratura inglese. At - cielo. Qual è la connessione tra l’osser- terno della famiglia, il più piccolo nu - porterà. Da noi è ancora presente la tualmente frequenta studi post-laurea in vazione astronomica moderna e l’antica cleo sociale, fatto da persone che per vecchia generazione e l’entusiasmo con letteratura e cinema. il quale loro ha costruito il sistema pre- mitologia cosmologica? Il telescopio definizione si vogliono bene, ma che cedente, ma esistiamo anche noi, che innesca vecchie e nuove leggende. I spesso intimoriscono i propri cari. Sono miti possono essere in grado di deter- famiglie comuni, in un’epoca di post- non riusciamo a vedere oltre al nostro MEZOSTAJUN naso e non siamo capaci di immagina- minare un territorio. Questa vaga e transizione in Croazia, risultato delle re il nostro futuro». poetica definizione collega idealmente condizioni sociali ed economiche del Regia, sceneggiatura: Ivan Ramljak; due paesi, la Serbia e la Cina, ognuno periodo, dove gli uomini ormai servo- fotografia: Smiljka Guštak; montaggio: Dichiarazioni di Ivan Salatić in «Politika», 7 settembre 2018 caratterizzato dalla presenza costante no a poco o a niente. Finita la guerra, i Jelena Maksimović, Damir Čučić; suo - delle proprie figure mitiche, Kraljević campi sono abbandonati e le fabbriche no: Ivan Ramljak, Jakov Munižaba: pro- IVAN SALATIć (Dubrovnik 1982), monte- Marko e Sanduo, dal Medioevo ad inesistenti. L’economia ruota attorno alle duzione: Restart; origine: Croazia 2018; negrino di Castelnovo di Cattaro, lega- oggi. donne, che pensano a provvedere alla formato: 16mm, col.; durata: 19’. to al mare che considera «uno stato a famiglia, ma la legge del pater familias Copia digitale da Restart. sé», si è formato tra la Scuola superiore MARKO GRBA SINGH (Belgrado 1988), lau - non si affievolisce, il patriarcato è orgo- d’arte a Belgrado, Facoltà di arti dram- reato in regia di film e tv alla facoltà gliosamente protetto dalla tradizione. Pronipote dello sperimentalista croato matiche a Cettigne e HFBK (l’Università di arti drammatiche (FDU) di Belgrado, Il film ha vinto il premio FEDEORA per Mihovil Pansini, torna a raccontare Alto delle Belle Arti) di Amburgo. I suoi cor- attualmente segue un dottorato, appro- il miglior film europeo alla Mostra di Adriatico (Kino Otok; Brodovi i dalje ne tometraggi mescolano il documentario fondendo docu-fiction. Il suo primo me- Venezia. È girato a Sebenicco, città na - pristaju...), approfondendo i rapporti e la finzione. Con Dvorišta/Backyards diometraggio Abdul & Hamza ha vinto tale dell’autrice. spazio-temporali di un paesino medi-

38 39 terraneo (Curzola), dove il ruolo degli serie TV, collabora con i principali tea- design: Martin Semenčić; interpreti: spazi pubblici del paese nella vita delle tri serbi. Ničije dete / No One’s Child è Milivoj Beader, Mate Gulin; produzio- persone varia notevolmente a seconda la sua opera prima, premiata al Festival ne: HFS (Vera Robić Škarica); origine: della stagione dell’anno. Elementi d’e- del Cinema di Venezia: FIPRESCI come Croazia, 2012; formato: digitale, col.; state e inverno cinematograficamente si Miglior film Orizzonti e Settimana durata: 72’. intrecciano e creano nella percezione Internazio nale della Critica; FEDEORA Copia DCP da Hrvatski filmski savez. degli spettatori un nuovo (inter)spazio per il mi gliore sceneggiatore. esistenziale, una nuova stagione inter- Prodotto come film sperimentale, è il media, appunto “mezostajun”. primo lungometraggio di Čučić, dopo KASNO SMO SE SRELI / AT LEAST decine di corti e documentari. Un ritrat- IVAN RAMLJAK (Zagreb 1974), critico cine - WE’VE MET to del rapporto tra un padre e un figlio matografico, giornalista, editore, regista, Regia, sceneggiatura: Marko Grba Singh; originari del retroterra dalmata. autore principalmente dei corti speri- da Mezostajun fotografia, montaggio: Marko Grba mentali e documentaristici, curatore in- Singh, Stefan Ivančić; suono/sound «Le mie doti cinematografiche si sono dipendente, ideatore del programma di design: Branko Topalović, Nikola Lukić; sviluppate negli anni Novanta e sono cortometraggi “Short Tuesday” al Cine - interpreti: Zoran Papović-Papke; pro- stato abbastanza fortunato da collabo- ma Tuškanac di Zagabria, organizzatore se gli animali lo hanno nutrito e alleva- duzione: FDU, Filmgrgisme; origine: rare con molti autori sperimentali. del primo Human Rights Film Festival a to. Il ragazzo “selvaggio” viene affidato Serbia, 2012; formato: digitale, col.; du - All’epoca, secondo me, il cinema speri- Zagabria. e rieducato in un orfanotrofio in Serbia rata: 15’. mentale era l’unico ambito nel quale la e rinviato in Bosnia, proprio nel perio- Copia digitale da FDU / Non Aligned Croazia era il riferimento a livello mon- do dell’inizio della guerra in Jugoslavia. Films. diale. Le altre forme cinematografiche NIčIJE DETE / NO ONE’S CHILD nella Croazia del tempo erano mediocri FIGLIO DI NESSUNO «La Jugoslavia era sicuramente un siste- Ancora studente del secondo anno di o pessime. Ivan Ladislav Galeta, Tom regia alla Facoltà di arti drammatiche, Regia, sceneggiatura: Vuk Ršumović; ma estremamente stabile proprio per- Gotovac, Boris Poljak, Milan Bukovac, Marko Grba Singh realizza il curioso fotografia: Damjan Radanović; montag- ché era basato sulla famiglia, su dei Zdravko Mustać e altri sono riusciti a ritratto di un personaggio della vita bel- gio: Mirko Bojović; musica: Jura Feri- valori tradizionali molto radicati. Poi, infettarmi permanentemente con la spe - gradese: un senzatetto di grande cul - na, Pavao Miholjević; interpreti: Denis con la guerra, tutto è cambiato. La so - rimentazione, e ho continuato fino a Muri , Pavle emeriki , Miloš Timo - cietà è stata travolta dal conflitto e ne è tura, figlio di diplomatici, al quale il oggi esplorando ogni area dell’espres - ć Č ć brusco cambiamento del sistema in tijević, Isi dora Janković, Tihomir Stanić; uscita disgregata, anche dal punto di sione cinematografica. Pismo ćaći flirta produzione: Art&Popcorn (Belgrado); vista della coesione delle famiglie. A un Jugoslavia stravolge la vita. con fiction, documentario e sperimen- coproduzione: Baboon Production (Bel - certo punto del lavoro, mi sono reso Il film ha avuto la prima mondiale al tazione, perché mi piace giocare con il gra do)/Kinorama (Zagabria)/Radio Te- conto che stavo anche realizzando un festival Visions du Reel 2012, nella se - cinema così. Abbiamo modificato e ag - zione “Premiers pas”. levizija Srbije (RTS); origine: Serbia/ film il cui tema fondamentale era il giunto elementi alla storia durante le Croazia 2014; formato digitale, col.; senso di appartenenza a qualcosa». riprese, e poi abbiamo cambiato tutto durata: 95’. Vuk Ršumovi , nel montaggio. Per fare una cosa così ć PISMO A I / A LETTER TO MY Copia DCP da Soul Food d.o.o. intervistato da Rodolfo Toé ć ć devi capirti bene con i collaboratori, e per Osservatorio Balcani Caucaso FATHER io ho lavorato con attori eccezionali e Alla fine degli anni Ottanta, un ragazzo Regia, sceneggiatura: Damir Čučić; sog- troupe esperte. Il nostro lavoro è stato viene trovato sulle montagne della Bo - VUK RŠUMOVIć (Belgrado 1975), regista, getto: dal monologo di Milivoj Beader; fruttuoso, ma so che sperimentando si s nia ed Erzegovina. Nessuno ha scoper- sceneggiatore, produttore (nel 2007 fotografia: Boris Poljak; montaggio: può sbagliare. Ed è esattamente in que- to come è venuto allo stato brado, né fonda la BaBoon Production), autore di Damir Čučić, Hrvoje Mršić; sound sta incertezza sperimentale che ho tro- 40 41 vato una profonda passione per l’arte Mladen Bađun; produzione: Restart Ceglec; interprete: Ines Rukljač; produ- godimento nel trattenere il respiro». Il filmica». (Zagabria), Petra Pan Film (Ljubljana); zione: HFS (Vera Robić-Škarica); origi- film non è un documentario sportivo, Vladan Petković, «Cineuropa», origine: Croazia/Slovenia, 2012; forma- ne: Croazia, 2011; formato: video, col.; ma parla piuttosto di come «i modelli 18 ottobre 2012 to: HD/HDV/DV, col.; durata: 73’. durata: 14’. psico-mentali e fisiologici del trattenere Copia digitale da Restart. Copia digitale da Hrvatski filmski savez. il respiro trascendono lo sport e risiedo - no al centro dell’esistenza». I momenti DALJINE / HEAVENS Un video partecipativo, un’impresa ci- L’occhio immobile della camera, in uno più significativi della vita di Goran LONTANANZE nematografica durata più di 6 anni con spazio spoglio, documenta un primo Čolak, il campione mondiale nel nuoto Regia, sceneggiatura, montaggio: Jelena 250 ore di girato, conclusasi felicemen- pia no dell’attrice che cerca di esprimere in apnea sott’acqua: il suo rigoroso al - lenamento, lo sforzo e felicità nel su - Maksimović, Ivan Salatić; fotografia: te al Museo della follia in Slovenia. emozioni pure. La situazione apparente - perare le proprie capacità fisiche e i Ivan Marković, Relja Ilić, Živko Žikić; Maja e Mladen, entrambi con i propri mente banale e ordinaria nel processo record mondiali, con un solo obiettivo: interpreti: Aleksandra Dačić; musica: problemi psichiatrici, con la camera in di ripresa si trasforma in un doloroso Pavle Popov; suono: Jakov Munižaba; mano come psicoterapeuta, riescono a esperimento audiovisuale che sottoli- immergersi nell’immortalità. produzione: Non Aligned Films; origi- raccontarsi e ad esprimere le loro espe- nea il concetto che ogni memoria è una ne: Serbia, 2014; formato: digitale, col.; rienze e riflessioni rispetto al rapporto ri-creazione, non solo una riproduzione BOJANA BURNAć (Sisak 1981), direttore durata: 19’. tra gli utenti e il sistema sanitario in dei momenti ricordati. della fotografia, ha conseguito il master Copia digitale da Non Aligned Films. Croazia. «La mia storia sulla psichiatria di operatore presso l’Accademia di arti in Croa zia e su come sono migliorato» IVAN RAMLJAK e MARKO ŠKOBALJ sono un drammatiche di Zagabria. Moj život bez C’è una dedica alla fine del film: «Našim era il titolo del loro exposé conclusivo. tandem consolidato con quattro corti a zraka è il suo esordio alla regia. È una očevima», ai nostri padri / to our dads. La rivendicazione dell’appartenenza al - soggetto: Najpametnije naselje u državi praticante dell’apnea sportiva, Daljine è un “home movie” che mesco- la storia della comunità. (2009), episodio del film collettivo la le immagini d’archivio dei momenti Zagreb Stories, Oslobođenje u 26 slika felici del periodo del benessere e la pro- DAMIAN NENADIć (Zagabria 1979), biolo- (2009), In utero (2011) e Trapule (2013). GLODANJE SVETLA / MILLING THE sperità dei padri e figli, con le immagi- go, laureato in fotografia cinematografi- Attualmente stanno preparando il loro LIGHTS ni del presente, dei figli senza padri. La ca e televisiva presso l’Accademia di primo lungometraggio. Regia, sceneggiatura, montaggio: Jelena vita in movimento (la corsa nel campo arti drammatiche. Successivamente, la- Maksimovi ; sound design: Nemanja di grano, le pedalate in bici) in cerca di vora per molti anni come addestratore ć Trećaković; interpreti (voci): Jelena compensare la “lontananza” (heavens veterinario con le scimmie e i leoni MOJ ŽIVOT BEZ ZRAKA / MY LIFE Mak simović, Dane Komljen; produzio- in traduzione inglese) che se parano i marini allo zoo. Partecipa a progetti di WITHOUT AIR ne: Jelena Maksimovi ; origine: Serbia, salvataggio e protezione degli animali ć mondi delle due generazioni. Jelena Regia, sceneggiatura, fotografia: Bojana 2012; formato: video, col.; durata: 15’ in Portogallo, Spagna, Francia e Croa- Maksimović e Ivan Salatić firmano in - Burna ; montaggio: Jelena Maksimovi ; 40”. zia. Attualmente lavora come fotografo ć ć sieme questo film. sound design: Jakov Munižaba; inter- Copia digitale dall’autrice. freelance, direttore della fotografia e preti: Goran olak; produzione: Restart regista di video musicali. Dani ludila è Č (Zagabria); origine: Croazia, 2017; for- Esordio sperimentale, emerso durante gli il suo primo lungometraggio. DANI LUDILA / DAYS OF MADNESS mato: HD, col.; durata: 72’. studi come un’esplorazione di quanto Regia: Damian Nenadić; story supervi- Copia digitale da Restart. la mancanza di capacità di riconoscere sor: Jelena Maksimovi ; fotografia: Maja attori, scenografie e dialoghi possa in - ć IN UTERO Šćukanec, Mladen Bađun, Damian Ne - «Sebbene l’apnea possa sembrare una fluenzare la narrazione del film. nadić, Srđan Kovačević; montaggio: San - Regia, sceneggiatura: Ivan Ramljak e scommessa tra la vita e la morte, la Luci, corpi, movimento. È una storia dra Bastašić; musica: Miro Manojlović, Marko Škobalj; fotografia, montaggio: consapevolezza del proprio stato psico- d’amore girata con una webcam rotta. Filip Sertić; interpreti: Maja Šćukanec, Ivan Slipčević; sound design: Darko fisico fornisce sicurezza che consente il Glodanje svetla è stato presentato come 42 43 Not Yet Evening. A/V installazione, in collaborazione con di Ivan Salatić. 2016 Tranzicija di Nemanja Trećaković (sound/musica) e Milica Tomović; Mama di Vlado Škafar; 30 anni (e oltre) di Fuori orario l’architetto Marko Salapura. Dubina dva di Ognjen Glavonić; Zid smrti, i tako to di Mladen Kovačević; JELENA MAKSIMOVIć (Zemun 1984), lau- Gora di Stefan Malešević. 2017 Stars reata in montaggio presso la Facoltà di of Gaomeigu di Marko Grba Singh; arti drammatiche di Belgrado, è un’in- Moj život bez zraka di Bojana Burnać; stancabile e brillante presenza nelle U medjuvremenu di Mate Ugrin; opere dei più significativi registi del Košar kar naj bo di Boris Petković; nuovo cinema serbo e del territorio ex- Kad dodju svinje di Biljana Tutorov jugoslavo. Il suo esordio da regista è (consulente di montaggio). 2018 Ban - con il corto sperimentale Glodanje svet- diti u potrazi za mamom di Kosta la prosegue con Daljine (co-regia con Ristić; 4 godine u 10 minuta di Mladen Ivan Salati ), premiato nel 2014 al Co - ć Kovačević; Teret di Ognjen Glavonić; Ti penha gen International Documentary imas noć di Ivan Salatić; Centar di Ivan Festival. Il suo primo lungometraggio, il Marković; Taurunum Boy (lungome- documentario Taurunum Boy (2018), traggio, co-regia con Dušan Grubin). parla della formazione degli adolescen- 2019 Mamonga di Stefan Malešević; Jaz ti di Zemun, sua città natale. Attualmen- sem Frenk di Metod Pevec (postprodu- te insegna alla Facoltà dei media e zione); Kelti (postproduzione) di Milica comunicazione di Belgrado. Tomović. Filmografia 2010 Ja već jesam sve ono sto želim da imam di Dane Komljen; Ricochet di Emir Kapetanoviveć. 2011 Oktobar (film collettivo); Tjelesna funkcija di Dane Komljen. 2012 Glodanje svetla (regia). 2013 Intro di Ivan Salatić; Soles de primavera di Stefan Ivančić; Ja kad sam bila klinac, bila sam klinka di Ivana Todorović; Sitna ptica di Dane Komljen; Escape di Srdjan Keča; Budi tamo gde si di Tijana Petrović. 2014 1973 di Stefan Ivančić; Leto bez meseca di Stefan Ivančić; I ponti di Sarajevo (film collettivo); Višak vjetra di Dane Komljen; Zakloni di Ivan Salatić; Daljine (co-regia con Ivan Salatić); Apatridia di Višeslav Radenković. 2015 Ringišpil di Luka Popadić; Abdul i Hamza di Marko Grba Singh; Dvorišta

44 45 In un baleno. L’OCCHIO L’ORECCHIO LA BOCCA sioni dei due papati di Paolo VI e Gio - vanni Paolo I. (s.m.g.g.) Regia: Sergio Grmek Germani; inter- Piccolo omaggio al grande genio preti: Roberto Farina, Gianni Romoli, Silvia Viglia, Enrico Ghezzi, Renzo PORNOMI di Laurel & Hardy Trotta; produzione: RAI; origine: Italia, 1978; formato: ¾’ BVU, b/n; durata: Regia: enrico ghezzi, Marco Giusti, Ser- 20’. gio Grmek Germani; interpreti: enrico Copia digitale (da BVU) da Anno uno. ghezzi e la voce di Sergio Grmek Ger- mani; produzione: Salso Film Festival; A Roma per la sperimentazione della origine: Italia 1982; formato: ¾’ BVU, nascente Terza Rete, avendo vinto da col.; durata: 22’. poco il concorso a programmista-regi- Copia digitale (da BVU) da Anno uno. sta alla sede RAI di Trieste con Mirjam Koren, Marina Silvestri e Piero Panizon, Era uscito da poco il numero di «Film - mi ritrovai insieme ai neoassunti di tut- critica» dedicato al porno, curato da te le altre regioni tra cui per la Liguria enrico ghezzi, con una filmografia di qualcuno che frequentavo da tempo, ai Marco Giusti e un paio di testi miei che festival e alla casa-archivio genovese di furono probabilmente i più immersi Angelo R. Humouda, il “falcone” Enrico nel le visioni: oggi in quelle note e Ghezzi. Il corso di formazione preve- azzardi di credits si potranno reperire deva la realizzazione di un corto, che molti errori, ma certamente ne rimane fu dunque la mia prima regia in asso - invariata l’ossessione dei corpi e dei luto. Pensai di girarlo negli spazi di via no mi. Quando enrico seppe di una ras- del Mattonato, sede del cineclub del segna di film tra saggio e poesia solle- titolo, avendone scoperto (anche alle citati anche tra gli amici allora giovani cene con i cari amici di un altro cine- critici da un festival amico, con Enzo club, L’Officina Filmclub) dei preceden- Ungari e altri pensammo di mandare ti di cronaca nera e degli intrecci con la un nostro film, di cui enrico è il prin - realizzazione di Roma città aperta. Ol - cipale autore nonché il protagonista, tre ai tre creatori del cineclub, Roberto, pur volendo condividerne la firma con Gianni e Silvia, coinvolsi Enrico a dire me e Marco. La trama: enrico ritaglia alcune cose sulla realizzazione del film riviste porno cercandone una finta ca - di Rossellini, amichevolmente suggeri- talogazione, io fuori campo leggo e temi da Stefano Roncoroni. E mentre commento la filmografia di Marco per Roberto poté dire qualcosa sull’amata «Filmcritica» correggendone errori e in - Callas e i tagli di Medea di Pasolini, io sufficiente pornofilia. (s.m.g.g.) vi unii nella colonna sonora una mia altra passione, il canto di Bette Davis dal dittico gotico di Robert Aldrich. Ciò avvenne a Roma a breve distanza dal- l’uccisione di Aldo Moro, tra le conclu-

46 47 S.O.S. STANLIO E OLLIO presso collezionisti e cineteche pubbli- toglie nulla alla sua grandezza. Si direb- di Enzo Pio Pignatiello e Simone Santilli che e private, un gruppo di appassio- be un film al quale sia stato legato un nati e studiosi è riuscito a reperire la rullo del muto. Infatti, la prima parte è Laurel e Hardy, nel corso di trent’anni quasi totalità della filmografia di L&H in ripresa da From Soup to Nuts, letteral- e cento film girati insieme, sono stati il versione italiana in pellicola. Il passo mente “dalla minestra alla frutta” (ossia: duo comico più amato della storia del successivo è stato la scansione in HD “pasto completo”), che è poi la frase cinema, ma attualmente si ritrovano “in delle copie, la pulitura e regolazione che Ollie, cameriere pasticcione, pro- another fine mess!” (in un altro bel pa - digitale dei contrasti, la reintegrazione nuncia per invitare i commensali a sticcio). Le versioni italiane in pellicola delle titolazioni originali e, non ultimo, prendere posto alla tavola della coppia dei loro classici versano infatti in pessi- la pulitura digitale delle tracce audio. È dell’alta società formata da Finlayson e me condizioni di conservazione, perché stato possibile effettuare tali lavorazio- da Anita Garvin. [...] Perdono il posto. le copie, proiettate centinaia di volte, ri - ni grazie alla professionalità di Paolo Li ritroviamo a dialogare filosoficamen- sultano molto logorate. La capillare dif- Venier, tecnico e collezionista triestino te nell’intervallo del loro nuovo lavoro Dal film Noi siamo le colonne fusione nei cinema di seconda, terza e che ha messo a disposizione la sua at - di spazzini, sui gradini d’ingresso di quarta visione, nelle sale parrocchiali, trezzatura. una banca. [...] Grazie, comunque, a ha fatto sì che i negativi italiani – oggi Il progetto “S.O.S. Stanlio e Ollio” è una buccia di banana che loro, spazzi- il più delle volte irreperibili – fossero quello di riuscire a realizzare, in un ni, hanno buttato in terra, riescono a sovrastampati e duplicati subendo gravi futuro prossimo, una esauriente collana bloccare un bandito che stava uscendo danni e usura. Nel corso della XVIII di opere restaurate in DVD e Blu-ray, col bottino dalla banca. Vengono edizione de I mille occhi, in collabora- nonché di favorire un ritorno dei film ricompensati dal proprietario nel modo zione con la Cineteca del Friuli, siamo in pellicola, restituendoli in veste rin- più adatto ai loro nuovi desideri d’inse- portanza della cultura, quasi didattico si lieti di rendere ufficiale una autentica novata alla memoria collettiva. rimento nel mondo borghese, una sana potrebbe definire scherzando, A Chump “missione impossibile”: recuperare e educazione nel miglior college inglese at Oxford è inoltre il più fine studio restaurare, grazie alle nuove tecnolo- disponibile, Oxford. Naturalmente arri- compiuto da L&H su loro stessi. [...] gie, il patrimonio filmico della coppia NOI SIAMO LE COLONNE vano all’Università col vestito dei colle- Non solo per le scene del letto, dei tra- in versione italiana. A CHUMP AT OXFORD giali di Eton. Qui comincia la seconda vestimenti, della perdita dell’identità, Annunciati dalla loro popolare “marcet- parte del film, basato su tre scene fon- dei giochi spaziali, dei ruoli invertiti, ma ta del cucù”, in Italia Laurel e Hardy so- Regia: Alfred J. Goulding; sceneggiatu- damentali, delle quali due completa- soprattutto per la sequenza finale dove no stati ribattezzati prima Cric e Croc e ra: Charles Rogers, Felix Adler, Harry mente nuove per L&H ed una che si Stan trasformato in Lord Paddington fa poi Stanlio e Ollio. Rispetto alle versio- Langdon; fotografia: Art Lloyd; inter- rifà a decine di loro comiche: il labirin- in realtà l’imitazione dello Stan Laurel ni originali, le edizioni italiane dei loro preti: Stan Laurel (voce italiana Mauro to, che rappresenta un punto di arrivo regista (lo ha notato anche Charles film risultano spesso alterate nei titoli Zambuto), Oliver Hardy (voce italiana (e anche di partenza, come vedremo), Barr), presuntuoso e sofisticato, che e anche nel doppiaggio, mentre innu- Alberto Sordi), Forrester Harvey, nell’arte di Stan e Ollie. Segue la scena cerca di dare ordini al povero Ollie, pur merevoli sono i film-collage antologici Wilfred Lucas, Forbes Murray, Peter della camera del rettore, con i due che avendo chiaramente capito che è pro- montati dai distributori. Fondamentale Cushing; produzione: Hal Roach; origi- pensano sia loro e si sistemano subito prio quella “vecchia cosa grassa” a per la popolarità dell’opera della cop- ne: USA 1939 (versione italiana 1946); a letto (e questa non è certo una situa- riempire lo schermo, a fare vivere ogni pia è stato il loro particolare modo di formato: 35mm, b/n; durata: 62’. zione nuova). Infine, un pezzo d’ecce- scena, a “spezzare la monotonia”. Stan parlare, reso inconfondibile dalla mae- Copia 35mm da collezione Enzo Pio zione. Per una botta in testa provocata si confessa, si denuda di fronte allo stria dei doppiatori, tra cui il giovane Pignatiello. da una finestra difettosa Stan è diventa- schermo in uno degli ultimi film?». Alberto Sordi. In virtù di questo pre - to un lord inglese, fortissimo e cervel- Marco Giusti, Stan Laurel & zioso patrimonio, grazie alla paziente «La omogeneità non è il forte neanche lone, nonché presuntuoso e indispo- Oliver Hardy, La Nuova Italia, ricerca archivistica e di mediazione di A Chump at Oxford, ma questo non nente. [...] Film sull’educazione e l’im- Firenze, 1978 48 49 CONVERGENZE PARALLELE Certamente, i set fantastici, completa- Copia digitale (da 35mm) da collezioni nelli o I fratellini, Stan e Ollie sono pa - mente ricostruiti in studio, sono i più Enzo Pio Pi gnatiello, Simone Santilli e dri di due pestiferi figli che sembrano il ROBERTO ROSSELLINI: APPUNTI BIO- elaborati e, anche nell’enfasi sull’ele- Paolo Venier. loro ritratto miniaturizzato; Ollio, prima GRAFICI mento musicale, si tratta del film più di scivolare rovinosamente per le scale Il film antologico include i corti Brats e mettendo il piede su un pattino lasciato Regia: Giulio Macchi; sceneggiatura: soddisfacente rispetto all’opera origina- Below Zero (entrambi del 1930). Riedi - fuori posto, appare soddisfatto di aver Gian Luigi Rondi; interventi: Roberto le. Laurel e Hardy si inserivano abba- tato nel 1961 all’interno del film di mon - promesso una lira – nella versione ori- Rossellini, G. Macchi; produzione: RAI; stanza bene anche in La ragazza di taggio Gatti e sorci in allegria. ginale un nickle, moneta da 5 centesi- origine: Italia, 1964; formato: 16mm, Boemia e Fra Diavolo, dove musica e mi di dollaro – in premio al bambino b/n; durata: 56’. comicità erano altrettanto godibili, ma lì «Le edizioni italiane dei film di Laurel e che si coricherà per primo». Copia digitale (da 16mm) da Anno Uno. il confine fra questi due elementi veni- va marcato da subito. La trama si inter- Hardy, specie quelle curate durante il Enzo Pio Pignatiello, Andrea Benfante, fascismo, sono spesso alterate e defor- Stanlio e Ollio: due eroi di casa nostra, Rossellini ricorda il film Roma città rompeva infatti di tanto in tanto per le mate nei titoli e anche nel doppiaggio «Diari di Cineclub», n. 57, aperta in via Montecuccoli, nei luoghi solite scene di L&H, per poi concen- a scapito della narrazione – A Chump gennaio 2018 in cui fu girato. Ad Amalfi il regista in- trarsi di nuovo sulla ragazza di Boemia. at Oxford diventa Noi siamo le colonne, contra dopo 14 anni i frati protagonisti In questo film invece i ragazzi si inse- dall’inno della goliardia Viva Torino, di Francesco, giullare di Dio. Seguono riscono molto naturalmente nella strut- Saps at Sea diventa C’era una volta SOTTOZERO interviste sul set de L’età del ferro e ad tura e procedono insieme ad essa. [...] un piccolo naviglio, come il motivetto BELOW ZERO attori de L’amore e La macchina am- Disney ovviamente avrebbe studiato diffuso dai microfoni dell’Eiar, sino ai mazzacattivi. que sta versione molto attentamente pri- Regia: James Parrott; soggetto: Leo ma di imbarcarsi nel suo remake [Babes vari film-collage, “confezionati” ad hoc McCarey; fotografia: George Stevens; in Toyland, 1960] – si vedano i due pro - dalle società di distribuzione nostrane interpreti: Stan Laurel (voce italiana a fini squisitamente commerciali, che Mauro Zambuto), Oliver Hardy (voce IL VILLAGGIO INCANTATO (NEL PAESE tagonisti, ovviamente e pateticamente raggruppavano tre o quattro cortome- italiana Alberto Sordi); produzione: Hal DELLE MERAVIGLIE) inadeguati rispetto a L&H –, ma senza traggi, modificando dove necessario i Roach; origine: USA, 1930 (versione ita- BABES IN TOYLAND avvicinarsi nemmeno lontanamente al fascino di questa versione senza troppe dialoghi per creare una “falsa continui- liana 1946?); formato: 35mm, b/n; du - Regia: Gus Meins, Charles Rogers; sog- pretese, tanto che anche il suo sadismo tà” narrativa tra un episodio e l’altro rata: 20’. getto: dall’operetta di Glen MacDonough; non eguaglia i momenti di genuino or- della stessa compilation, in origine pri - Copia digitale (da 35mm) da collezioni sceneggiatura: Frank Butler, Nick rore offerti da questo film». vi di quella organica unicità che frasi Enzo Pio Pi gnatiello, Simone Santilli e Grinde; fotografia: Art Lloyd, Francis esplicative, voci fuori campo e cartelli Paolo Venier. William K. Everson, Corby; interpreti: Stan Laurel (voce ita- 27 novembre 1962 tentavano di conferire loro legando le liana Mauro Zambuto), Oliver Hardy diverse azioni. Ed è proprio per questo «Una delle migliori fra le commedie mi - (voce italiana Alberto Sordi), Virginia che i film di Stanlio e Ollio, nel tempo, nori di Laurel e Hardy. Sottozero inizia Karns, Charlotte Henry, Felix Knight, I FRATELLINI hanno subito più rivisitazioni e sono quasi come un film di Vigo: L&H, più Florence Roberts, Henry Brandon; pro- stati sottoposti al maggior numero di immersi che mai nel loro piccolo mon - duzione: Hal Roach/MGM; origine: Regia: James Parrott; soggetti: Leo ridoppiaggi; vuoi per via dell’usura del - do privato, suonano e cantano corag- USA 1934 (versione italiana 1949); for- McCarey; fotografia: George Stevens; le colonne italiane d’epoca o peggio, giosamente In the Good Old Summer mato: 35mm, b/n; durata: 74’. interpreti: Stan Laurel (voce italiana della loro perdita totale, vuoi per un Time durante una furiosa tempesta di Copia 35mm da collezioni Enzo Pio Pi - Carlo Cassola), Oliver Hardy (voce ita- adattamento dei dialoghi più fedele neve! Non ci vuole molto prima che gnatiello, Simone Santilli e Paolo Venier. liana Paolo Canali); produzione: Hal rispetto a quelle comiche brevi che scoppi il caos, che raggiunge l’apice Roach; origine: USA, 1930 (versione ita- erano state doppiate in passato apposi- quando Oliver prorompe in una risata «Sotto molti punti di vista, si tratta della liana 1938?); formato: 35mm, b/n; tamente per le antologie. [...] Nel two perché Stan ha gettato via il secchio del migliore operetta di Laurel & Hardy. durata: 30’. reels Brats, reso in italiano come I mo - latte di una vecchia signora! La secon- 50 51 Out of the Past. da parte del film è più convenzionale, vediamo iniziare, più vivi che mai, una anche se si chiude con una gag tipi - nuova avventura. Decidono di acqui- Ellis Donda camente disturbante. La fotografia (di stare una vecchia barca, per dedicarsi George Stevens) è più ricca di angola- alla pesca a scopo di lucro. Riparata la zioni rispetto a molti dei loro film dei barca tra mille inconvenienti, questa primi anni ’30, e anche le gag dialogi- viene varata ma tutto si conclude con la che sono meno ovvie del solito». distruzione completa della barca e dei William K. Everson, sogni dei nostri due eroi». 30 dicembre 1959

LEGIONE STRANIERA RONDA DI MEZZANOTTE Regia: Charles Rogers, James W. Horne; Regia: James Parrott, James W. Horne, interpreti: Stan Laurel (voce italiana Lloyd French, George Marshall; inter- Mauro Zambuto), Oliver Hardy (voce preti: Stan Laurel (voce italiana Mauro italiana Alberto Sordi); produzione: Hal Zambuto), Oliver Hardy (voce italiana Roach; origine: USA, 1931-1933 (versio- Alberto Sordi); produzione: Hal Roach; ne italiana 1961); formato: 35mm, b/n; origine: USA 1930-1935 (versione ita - durata: 40’. liana 1950); formato: 35mm, b/n; dura- Copia 35 mm da Archivio Storico del ta: 65’. Cinema Italiano. Copia 35 mm da Archivio Storico del Cinema Italiano. Il film antologico include il corto Me and My Pal (1933) e una riduzione del Il film antologico include i corti The mediometraggio Beau Hunks (1931). Midnight Patrol (1933), Towed in a Distribuito nel 1961, in abbinamento Hole (1932), Hog Wild (1930), Thicker con Pulcinella cetrulo d’Acerra. Il dop- Than Water (1935). Dal visto di censura piaggio Zambuto-Sordi dei due corti è italiano (28 ottobre 1950): «Stan Laurel databile 1947. e Oliver Hardy arruolatisi nella polizia entrano in servizio di pattugliamento notturno. Dopo varie avventure umo - [Trailer] GLI ALLEGRI IMBROGLIONI ristiche credono di aver scoperto un Regia: Malcolm St. Clair; interpreti: Stan ladro intenzionato di svaligiare una vil- Laurel (voce italiana Mauro Zambuto), la: si tratta invece del capo della polizia Oliver Hardy (voce italiana Alberto Sor - che avendo trovato chiusa la porta del- di); produzione: Twentieth Century la casa era entrato dalla finestra. Dopo Fox; origine: USA, 1943 (versione italiana averlo percosso lo arrestano e lo porta- 1949); formato: 35mm, b/n; durata: 3’. no al posto di polizia. L’equivoco viene Copia 35 mm da Archivio Storico del chiarito ma le due maldestre reclute Cinema Italiano. vengono uccise dal capo inferocito. Ma i due nostri eroi non sono morti e li

52 53 LO SGUARDO RITROVATO tuale difficile (“quasi unico tra noi”) ce di Cecilia Ermini e Stefano Miraglia lo possono dimostrare i suoi anni for- mativi. Partecipa alle rivolte studente- «Tutto è dapprima evocato, come in un sche del ’67-’68 all’Istituto Superiore di sogno o come in un ricordo appena Scienze Sociali di Trento (dove si laurea riaffiorato alla memoria, sentimental- in antropologia). Successivamente, co - mente protremmo dire i corpi riemergo- me studente al Centro Sperimentale di no da un passato che – strano a dirsi – Cinematografia nel biennio 1973-1974, ha un nome moderno... cinema!» Ellis Donda, Metafore gira il suo primo film, Engel und Puppe: di una visione, 1983 cortometraggio sperimentale, allo stes- so tempo un adattamento di alcuni Il suo nome lo abbiamo prima di tutto versi tratti dalle Elegie Duinesi di Rilke sentito, e detto, al telefono. “Conosci un e una critica del cinema come farsa cineasta che si chiama Ellis Donda?” produttiva, con un occhio alle speri- dice Théo Deliyannis del Collectif Jeu- mentazioni linguistiche di Jean-Luc ne Cinéma (la più vecchia cooperativa Godard (di cui scrive il nome su un di cineasti sperimentali di Francia) al te- armadietto da scuola inquadrato nel lefono da Parigi. “Abbiamo un suo film film). Ma nella ventina di minuti del in deposito dal 1975 e vorremmo saper- suo film d’esordio c’è molto di più: la ne di più”. Il suo nome ce lo siamo pluralità linguistica (dialetto friuliano, detti al telefono, nelle lunghe telefona- italiano, francese e tedesco) senza nes- te per cercare di capire come trovarlo, sun compromesso legato alla compren- mentre ricostruivamo la sua filmografia sione dello spettatore, e ancora l’archi- e la sua bibliografia. Quando abbiamo tettura di Vienna, la poetessa francese cominciato le nostre ricerche, nel mar- Jacqueline Risset, la lotta di classe... zo scorso, Ellis Donda sembrava scom- Da un punto di vista storico, se volessi- parso, o almeno, ufficialmente inattivo mo porci dei quesiti su che tipo di dal 2007 (anno in cui ha presentato il opere sperimentali potessero immagi- film Esercizi di cinema alla Mostra del nare, o creare, gli studenti del Centro Nuovo Cinema di Pesaro). Interrogati, Sperimentale dei primi anni Settanta (o molti dei suoi compagni di lavoro non anche sulla difficoltà di proporre dei sapevano più dove fosse finito, ma i lavori del genere), Engel und Puppe ricordi delle persone che gli sono sta- potrebbe darci qualche risposta, o forse te vicino affioravano, dipingendo il ri - altre domande. Quello che sappiamo di tratto di un intellettuale radicale, di un certo è che il film non trovò il suo pub- assiduo frequentatore del Filmstudio a blico in Italia, ma all’estero: in Francia Roma, che ha abitato a Parigi, che è (Toulon, Parigi) e in Germania (Ober - stato grande amico di Jacques Lacan, hausen). E il film, in qualche modo, oltre che a un ammiratore del cinema rimase all’estero. Dopo l’esperienza di di Visconti e di Straub & Huillèt. Che Engel und Puppe, Ellis Donda conti- Ellis Donda (nato nel 1947 ad Aquileia, nuerà a occuparsi di cinema d’avan- in provincia di Udine) fosse un intellet- guardia, co-fondando la rivista «Fiction». Dal film Engel und Puppe 54 55 Il decennio degli anni Ottanta sarà a bassissimo costo, è stato estremamen - l’esistenza e gli artisti della nuova gene- «Dell’esistenza del film si era a conoscen - quello più prolifico per lui: gira do cu- te interessante in quanto ha permesso razione, le varie Juliette Gréco o i di - za, ma anche il libro-summa sul regista menta ri per la RAI, pubblica tre libri – una critica radicale del cinema come versi Yves Montand. Al centro di questa del critico americano Tag Gallagher (in Il segno e il corpo di Zorro (1980), linguaggio e di tutta la farsa produttiva particolare atmosfera culturale emerge edizione francese definitiva riveduta da Metafore di una visione (1983) e che ne discende, mettendo a fuoco il la figura di Jean-Paul Sartre, il filosofo Bernard Eisenschitz) lo dava per girato Invocazione (1986) –, intervista Roland momento produttivo come unico livel- esistenzialista scomparso lo scorso an - e non completato, indicando il titolo con Barthes (l’ultima, prima della morte del- lo reale di costituzione di significazio- no: anarchivio individualista nel ’30-’40, un articolo (Le psychodrame). Invece il l’autore), traduce un testo di Jacques ne, ed anche di azione filmica. Il film umanista nel ’46, uomo spregiudicato fiuto archivistico di Sergio Toffetti l’ha Lacan, espone in galleria (Patmos, 1983), (assieme ad altri 4 lavori di un gruppo nel giudicare il ruolo e l’impegno del- localizzato, completo di titoli di testa e mette in scena a teatro un testo di politico omogeneo uscito dalle batta- l’intellettuale nella società di oggi. A di coda (nei primi è datato 1956, nei Spinoza (Praefatio, 1984) e partecipa al glie interne al CSC) è stato presentato questo si accompagna uno sguardo pa - secondi il copyright è 1957), nelle col- festival di Salso maggiore nel 1986 con alla Biennale di Venezia 1974, dove tro- noramico sull’atmosfera postbellica: la lezioni INA comprendenti la produzio- un video, Altre epifanie. A I Mille Occhi vandosi in “concorrenza” con proiezio- pubblicità degli anni ’50 e le nuove mo - ne dello sperimentale Centre d’Etudes abbiamo deciso di proporre, con ur - ne e conferenza-stampa di Antonioni, de culturali, il premio Goncourt, le sera - della televisione francese, l’ORTF. Non genza, con quell’urgenza che solo una non ha trovato molta eco. È stato inol- te di moda, ecc.». risultano però date di avvenuta trasmis- riscoperta e un work-in-progress posso- tre presentato al Kurzfilmtage 1975 di «Radiocorriere TV», 4-10 gennaio 1981 sione, per cui la prima proiezione pub- no dare, un cam pione della filmografia Oberhausen, nella sezione Studenten - blica andrà datata probabilmente 2018. di Ellis Donda: Engel und Puppe (a qua - filme, riscuotendo buone valutazioni da [...] Psychodrame segue immediatamen- rantacinque anni dalla sua realizzazio- parte della critica (è stato scelto per il [MICROMEGA 1982] IL CORPO RUBATO te due grandi detour rosselliniani accol- ne) e due do cumenti girati per la RAI. Festival di Tolone e invitato a Locarno)». (PRATICHEANALITICHEEFORME ti da stupidi dileggi, Giovanna d’Arco al rogo (col suo contorno di regie tea- Ma ci sarebbero ancora molti ma teriali Ellis Donda, Engel und Puppe: DELLA SUGGESTIONE) trali) e le versioni trilingui di La paura. di Donda da ritrovare, e ci stiamo ado- cinema e testo, «Il Piccolo Hans», Regia: Ellis Donda; produzione: RAI; ori - Quest’ultimo si collega in modo molto perando per scovarli. Questo program- n. 6/7, aprile-settembre 1975 gine: Italia, 1982; formato: video, col.; pertinente al trattamento dello psico- ma è per Ellis Donda, figura di men ti - durata: 50’. dramma essendo uno dei due capola- cata della storia del cinema italiano (e Copia digitale (da BVU) da Anno uno. lacaniano radicale!). [UOMINI E IDEE DEL ’900] PARIGI 50: vori rosselliniani, con Europa ’51, che L’ESISTENZA IMMAGINATA contengono la massima presa di di - stanza dalla pratica psichiatrica e medi- Regia: Ellis Donda, Ruggero Guarini; CONVERGENZE PARALLELE ENGEL UND PUPPE ca in generale. Vedendo ora finalmente produzione: RAI; origine: Italia, 1981; Psychodrame, che pure appare scettico PSYCHODRAME (TROIS ESSAIS FILMÉES Regia: Ellis Donda; soggetto: da Elegie formato: video, col.; durata: 60’. (quanto dev’esserlo stata la tv francese DIRIGÉES PAR J.L. MORENO) Duinesi di Rainer Maria Rilke; fotogra- Copia digitale (da BVU) da Anno uno. che l’ha prodotto) sul modello psico- fia: Tonino Nardi; interpreti: Rossella Regia: Roberto Rossellini; fotografia: drammatico di Moreno, vi troviamo un Or, Jacqueline Risset, Ugo Sverzut; pro- «Il programma di questa sera del ciclo Michel Gallon; montaggio: M. Gallon, momento in cui viene filmato in detta- duzione: Centro Sperimentale di Cine - Uomini e idee del ’900 intende rico- Homère Protopappas; interventi: Jacob glio un foglio su cui si disegna il mo - matografia; origine: Italia, 1975; formato: struire l’atmosfera culturale ed artistica Levi Moreno, Anne Ancelin Schützen - dello psicodrammatico, che fa pensare 16mm, col.; durata: 21’. tipica dell’Europa del secondo dopo- berger; produzione: ORTF; origine: alla défaillance del test con le macchie Copia 16mm da Collectif Jeune Ciné ma. guerra, prendendo come significativo Francia, 1956/1957; formato: b/n; dura- di Rorschach in Europa ’51. La gran- punto di riferimento la Parigi degli anni ta: 53’. dezza, seppur non subito evidente, del «Il film è stato prodotto dal CSC, come ’50, con i suoi innumerevoli cafés, at - Copia DCP (da 35mm, restauro digitale ritrovato corto sta nella sua disillusione saggio finale, di un corso sperimentale torno a cui gravitavano gli intellettuali da collezioni INA) da Archivio Nazio- sulla figura paterna, il che per chi si gestito da Roberto Rossellini. Il lavoro, alla ricerca di un nuovo significato del- nale Cinema d’Impresa. sentiva profondamente padre come 56 57 Nico d’Alessandria, Roberto è un trauma radicale: Moreno, che a un certo punto nel film si fa so- stituire dalla figlia (che lo spiega im- l’indispensabilità dei coatti barazzata “perché comunica male in francese”) si offre in una scena come padre sostitutivo a un attore dello psi- codramma che si sdoppia recitando sia suo padre che se stesso come un fi- glio che cerca un impossibile amore. Ba sterebbe questo momento a rendere Psychodrame un vertice (o, mataraz - zianamente, vortice) rosselliniano. Ger - mania anno zero e Europa ’51 erano reazioni al lutto della perdita di un figlio, le realizzazioni televisive anni ’60 saranno anche l’affidamento della pro- pria opera al figlio e coregista Renzo, qui a essere in crisi è lo stesso poter essere padre». Sergio M. Grmek Germani, Psicodramma per Rossellini, «il manifesto», 24 novembre 2018

58 59 EVELINA E MARCOALDO L’IMPERATORE DI ROMA to, la parte di Gerry, un barbone dro- avanti agli altri e comunque diverso, gato e malato di mente, non è interpre- costituiscono la fonte primaria del suo Regia, sceneggiatura: Nico d’Alessan - Regia, sceneggiatura, montaggio: Nico tata da un attore o, comunque, da un travaglio interiore. Dino ha con le paro- dria; produzione: Centro Sperimentale d’Alessandria; fotografia: Roberto Ro - “altro”, ma dallo stesso Gerry, aitante le, i pensieri, gli oggetti, un rapporto di Cinematografia; origine: Italia, 1966; mei; musica: Carlo Giugni, Al Lunati; giovanotto biondo, baffuto e chioma- feticistico, verificabile nella meticolosità formato: 35mm, b/n; durata: 10’. interpreti: Gerardo Sperandini, Nadia to come un guerriero gallo, veramente con cui si accosta ad essi, benché l’uno Copia 35mm da Cineteca Nazionale. Haggi, Giuseppe Amodio, Agnese De bar bone, veramente drogato, veramen- contribuisca a distrarlo dall’altro, e nel- Donato; produzione: N. d’Alessandria; te schizofrenico. Così la libertà della lo smarrimento provocato in lui da ogni Marcoaldo, marito oppresso, si addor- origine: Italia, 1988; formato: 35mm, scelta e il rischio dell’errore sono stati deviazione da questo delicato sistema menta in poltrona e sogna una partita b/n; durata: 84’. sostituiti dalla sicurezza coatta della di comprensione. Unico conforto è la a carte con un individuo mefistofelico Copia 35mm da Cineteca Nazionale. presenza discreta dell’angelo Daniele, in cui la posta in gioco è sua moglie malattia mentale. È un po’ la stessa operazione messa in atto dai pittori del prete anomalo defunto che guida e Evelina. «L’imperatore di Roma di Nico d’Ales - verismo quando mescolavano ai colori accompagna Dino nel suo interminabi- sandria è un film il cui neorealismo frammenti di veri materiali. Ma l’intento le viaggio. Daniele rivela a Dino, come piuttosto tradizionale è, per così dire, non è naturalistico bensì, in qualche voce della sua più profonda coscienza, IL CANTO D’AMORE DI PRUFROCK superato da un intento moralistico e modo, espressionistico». uno degli aspetti fondamentali dell’esi- quasi giustiziere. L’immagine che serve Regia, sceneggiatura, interpretazione: stenza umana, l’impossibilità di vivere e da epigrafe, un gigante che sullo sfon- Alberto Moravia, Pier Paolo, Nico d’Alessandria; soggetto: da T.S. quanti accattoni ci sono ancora, morire in un modo più semplice (sic!), do della cupola di San Pietro brandisce Eliot; fotografia: Elio Bisignani, Michele «L’Espresso», 15 gennaio 1989 rassegnandosi al fatto che la vita si dis- un minaccioso piccone demolitore, an - Picciaretta; voce: Carmelo Bene; produ- perda spesso nel nulla, in una totale nuncia il tema: Roma è una città irre pa - zione: Centro Sperimentale di Cinema - prospettiva fatalistica. La perduta iden- rabilmente degradata che, così com’è, tografia; origine: Italia, 1967; formato: L’AMICO IMMAGINARIO tificazione spirituale con gli elementi non merita di essere salvata e va incon- 35mm, b/n; durata: 20’. vitali (cui dà corpo la figura del prete) tro a una sicura distruzione. È, insom- Regia, sceneggiatura: Nico d’Alessan - Copia 35mm da Cineteca Nazionale. è narrata da Nico d’Alessandria con un ma, la Roma di Pasolini, tutta di peri - dria; fotografia: Bruno Di Virgilio; mon- linguaggio essenziale, in ambienti scar- feria, piena di rovine e rovine, vista, taggio: Maurizio Baglivo; musica: Ric - «Impressioni visive su uno splendido ni per dare risalto agli eventi e al tur- però, senza l’indulgenza poetica dell’e- cardo Fassi; interpreti: Victor Cavallo, testo di Eliot, con centro nell’autore bolento stato d’animo del protagonista, steta, piuttosto con l’indignazione rigo- Valeria D’Obici, Roberto d’Alessandria, dello short. Faticata fusione fra poesia e interpretato da un Victor Cavallo parti- rosa del riformatore e del politico. [...] Emiliano Vitolo, Gerardo Sperandini, immagini, perché la prima parla di una colarmente partecipe e comunicativo». miseria sconfinata dell’esistere (e la di- Pasolini, in Accattone, per descrivere Giuseppe Amodio; produzione: N. questa Roma si era servito di un “plot” d’Alessandria; origine: Italia, 1994; for- Maria Barbara Perversi, «Film», zione strascicata di Bene le si attanaglia n. 17, settembre-ottobre 1995 a pelle) e le seconde, invece, tendono o storia, con un protagonista e perso- mato: 35mm, col.; durata: 85’. a esplodere – per la ricerca di plasticità naggi caratteristici ma tutti interpretati Copia 35mm da Cineteca Nazionale. da attori o da persone “prese dalla stra- corporee, per lambiccate congruenze REGINA COELI simboliche di superficie, ecc. – nell’au- da” che agivano tuttavia da attori, cioè «Dino erra in due mondi per lui enig- tocompiacimento dell’autore-attore». che interpretavano. In altri termini, gli matici: se stesso e il mondo esterno, o Regia: Nico d’Alessandria; sceneggiatu- Maurizio De Benedictis 105 saggi di interpreti si trovavano pur sempre di meglio il complesso dei rapporti che ha ra: N. d’Alessandria, Giuliana Mancini, diploma al C.S.C., Centro Sperimentale fronte al rischio dell’errore e alla libertà con esso, alla ricerca di un qualcosa Cecilia Mangini; fotografia: Piergior- di Cinematografia, Roma, 1979 della scelta. Invece nel film di d’Ales - che non riesce propriamente a definire. gio Bottos; montaggio: Maurizio Bagli - sandria, non c’è “plot” o storia, non ci La coscienza dell’estraneità alle persone vo; musica: Antonello Neri; interpreti: sono personaggi ma soltanto casuali e alle cose che lo circondano, insieme Magali Noël, Luciano Curreli, Rossella presenze da documentario e, soprattut- alla sensazione di vivere un tempo Or, Victor Cavallo, Gerardo Sperandini,

60 61 Mario Cipriani; produzione: N. d’Ales - cora rigogliosa eppure costretta in un sua assistente, divisa fra aspirazioni e integrale) da Cineteca Italiana (Fondo sandria; origine: Italia, 2000; formato: presente che non sembra amarla se necessità (il bisogno di lavorare per Mediaset). 35mm, col.; durata: 88’. non nel piccolo mondo del carcere, mantenere sé e la figlia), e un’attrice Copia 35mm da Cineteca Nazionale. fuori dalle coordinate del reale, nella ritornata a Roma dopo un lungo perio- «L’ultimo film di Pietro Germi, Le ca sta- separatezza di un universo privo di do “per rinascere”. Si incontrano, e si gne sono buone, è uscito sugli schermi «Regina è una donna non più giovane, orizzonti che le restituisce, infatti, l’au- scontrano, in una città afosa, che que- delle maggiori città italiane. I giudizi che vive a Roma tutta sola nella sua ra di fragrante desiderio, di semplice sta volta ruota intorno a piazza Vittorio, dei critici nei suoi confronti sono stati – grande casa, popolata da tanti gatti e sensualità che le appartiene in quanto dove lo scenografo risiede in un appar- quasi all’unanimità – severamente colma di oggetti che le dicono del pas- donna». tamento di proprietà dell’attrice. [...] negativi. Si è parlato di “netta involu- sato. La sua occupazione principale è Massimo Causo, «Cineforum», Garrone fotografa il caos, aspirando zione” del regista, “di nauseante ottimi- quella di assistente volontaria nel car- n. 401, gennaio-febbraio 2001 forse a chiudere un’epoca (il fantasma smo” del film “tanto da rammentare il cere romano, e i detenuti, che sostiene de La dolce vita aleggia a ogni cambio cinema del ventennio di cui la pellico- e aiuta con grazie e affetto, la chia mano di decennio: in un percorso ideale sulla la è parente stretto”, di “rugiadoso sem- Regina Coeli. Tra i tanti ospiti del peni- CONVERGENZE PARALLELE fine reiterata di una certa Roma si può plicismo”, di “prodotto di consumo tenziario ce n’è uno, però, che a Regina abbinare la visione del film a quello de mistificatorio della realtà nostrana”, di sta particolarmente a cuore: è un gio- ESTATE ROMANA La prova generale di Romano Scavolini, “retrivo moralismo piccolo borghese”. vane sardo di nome Graziano, condan- 1968, di Molto di più di Mario Lenzi, La ragazza sentimentale, candida, che nato per complicità in un sequestro di Regia: Matteo Garrone; sceneggiatura: 1980, e de L’imperatore di Roma di finisce per trionfare del cinismo di un persona. [...] Eccola lì, Magali Noël, Massimo Gaudioso, M. Garrone, Attilio Nico d’Alessandria, 1988, volendo giovane regista televisivo, fino a farsi certo non più giovane ma ancora bella, Caselli; fotografia: Gian Enrico Bianchi; anche per gli anni Sessanta, Settanta e sposare da lui convincendolo della giu- fragrante, vitale... La Gradisca che ritor- montaggio: Marco Spoletini; musica: Ottanta scegliere un film da immolare stezza delle sue convinzioni, insomma, na trasfigurata nella Regina Coeli di Banda Osiris; interpreti: Rossella Or, sui ruderi della nostra nostalgia)». non è piaciuta per niente. [...] Che effet- Monica Nappo, Salvatore Sansone, questo fragile eppure intenso film, tra- Luca Pallanch, Fotografando la realtà, to le hanno fatto, signor Germi, le criti- smigrando – nel lungo gioco dell’im- Victor Cavallo, Paolo Sassanelli; pro - in Pierpaolo De Sanctis, Domenico che al suo film? [...] “Sono fiero di aver- maginario che ogni volta si mette in duzione: Donatella Botti e M. Garrone Monetti, Luca Pallanch (a cura di), lo girato. Lo rifarei tale e quale. moto di fronte a un’icona del grande per Archimede/Bianca Film/Tele+/Isti - Non solo Gomorra. Tutto il cinema Sostengo il suo assunto, e sono certo schermo – dalla felliniana proliferazio- tuto Luce; origine: Italia, 2000; formato: di Matteo Garrone, Sabinae, che avrà rispondenza nel pubblico, Cantalupo in Sabina, 2008 ne dei ricordi al lirismo del presente 35mm, col.; durata: 90’. almeno fra le persone perbene, che minimal-realista di Nico d’Alessandria, Copia 35mm da Cineteca Nazionale. possono trovarsi dappertutto, dai ma restando pur sempre nella sfera di metalmeccanici agli intellettuali. Certo è LE CASTAGNE SONO BUONE una ingenuità iconica direttamente pro- «Il film [...] è stato girato nella Roma che un film strano, addirittura scandaloso. porzionale alla semplicità dei sentimen- si prepara al Giubileo, in un tempo di Regia: Pietro Germi; sceneggiatura: Leo Difende uno degli ultimi tabù rimasti: la ti che suscita. È questo uno di quei casi mezzo, sospeso fra la grandezza di un Benvenuti, Piero De Bernardi, Tullio Pi - morale. Ci vuole coraggio, lo ammetto, in cui un film attinge dal suo interprete passato che echeggia ovunque, un pre- netti, P. Germi; fotografia: Ajace Parolin; per dirne bene. [...] Il film si rivolge a tutto un apparato di risonanze che ne sente incerto, simbolicamente espresso montaggio: Sandro Lena; musica: Carlo tutti quelli che hanno un’anima, e un’a- amplificano il senso forse al di là delle dai cantieri sparsi per la città, e un futu- Rustichelli; interpreti: Gianni Morandi, nima ce l’hanno tutti. Cos’è questa sto- intenzioni del suo autore, ma non per ro tutto da scrivere. E in questo tempo Stefania Casini, Nicoletta Machiavelli, rica che un vecchio vale meno di un questo violandone necessariamente le e spazio da ridefinire si muove un’u- Franco Fabrizi, Gigi Reder, Giuseppe giovane? Non ha senso. E poi, quelli istanze fondamen tali. Qui, per esem- manità egualmente incerta: uno sceno- Rinaldi; produzione: RPA/Rizzoli Film; che si agitano, si mettono in mostra, pio, piace proprio il ricadere dell’om- grafo alle prese con un mappamondo origine: Italia, 1970; formato: 35mm, contestano e fanno baccano – diciamo- bra ingenuamente sensuale della mitica per uno spettacolo teatrale, avulso dal- col.; durata: 108’. lo chiaramente – sono una minoranza. dea felliniana sulla figura di Regina, an - l’incubo e dalla pressione del tempo, la Copia integrale 35mm (prima edizione Io invece mi rivolgo alla maggioranza, 62 63 Germogli, II a loro dedico il film, offro un incorag- giamento a continuare a credere nelle Il trittico lacerato di Pietro Germi loro idee, a non lasciarsi abbindolare da falsi moralismi. [...] Il film non offen- derebbe la sensibilità di un bambino. Ma i censori hanno pensato che in una scena – quella in cui alcuni giovani recitano in un teatrino d’avanguardia – si pronuncino parole scurrili. Se me lo chiederanno, coprirò quelle battute con la colonna sonora. Non è facile né pia- cevole, ma sono disposto a farlo pur- ché cada il divieto”». Liliana Madeo, Germi polemico tuona e difende le castagne, «La Stampa», 11 novembre 1970

64 65 ANNA GRUBER IL FERROVIERE cose, l’allegria e la tristezza, le cose te - Cristaldi per Vides/Lux; origine: Italia, di Marina Silvestri nere come i bambini e quelle violente 1958; formato: 35mm, b/n; durata: 120’. Regia: Pietro Germi; soggetto: Alfredo Copia 35mm da Cineteca Nazionale. Diplomatasi giovanissima al Centro come l’orgoglio, ma soprattutto le cose Giannetti; sceneggiatura: P. Germi, A. confuse, inespresse, incomunicabili, Sperimentale di Cinematografia, Anna Giannetti, Luciano Vincenzoni; foto - che fanno la solitudine di ciascuno di «Il ferroviere parte dal particolare per Gruber ha collaborato come aiuto re - grafia: Leonida Barboni; montaggio: noi. E poi la morte, che ad ogni istante giungere all’universale. Andrea Marcoc - gista con Pietro Germi (Il ferroviere, Dolores Tamburini; musica: Carlo bussa da qualche parte. La vita, insom- ci ha le virtù e i difetti di tutti noi. La 1956, L’uomo di paglia, 1958, Un male- Rustichelli; interpreti: P. Germi (voce ma. E tutti gli anni viene Natale. Così condizione umana può essere rappre- detto imbroglio, 1959) e Mario Soldati Gualtiero De Angelis), Luisa Della nacque Il ferroviere nella malinconica sentata con tanta apertura di cuore per- (La provin ciale, 1952, La donna del Noce, Sylva Koscina, Edoardo Nevola, allegria delle strade di Ro ma, il Natale ché circoscritta nell’ambito dei simili: la fiume, 1954); inoltre come segretaria di Saro Urzì, Carlo Giuffrè; produzione: di due anni fa. Una storia molto com- famiglia, i compagni di lavoro (lo scio- edi zione con René Clemént (La diga sul Carlo Ponti per ENIC/Ponti-De Lauren - movente. Sentimentale, ha detto qual- pero non condiviso non sancisce una Pacifico, 1956), Martin Ritt (Jovanka e tiis; origine: Italia, 1956; formato: 35mm, cuno. Deamicisiana, s’è detto anche. vera rottura). L’ambiente in cui si muo - le altre, 1959) e Alessandro Blasetti (Io b/n; durata: 114’. [...] Noialtri uomini e donne coi risvol- ve Andrea Zaccardi, il protagonista de amo, tu ami, 1960); ed ancora per Copia 35mm da Cineteca Nazionale. L’uomo di paglia, è molto simile. [...] commedie brillanti con Vittorio De Sica ti ai pantaloni non ci vergogniamo di piangere. Anzi piangiamo spessissimo, Germi conserva in questo film l’equili- e colossal in costume. Amica di Gina «Il ferroviere è stato fatto per loro, quelli siamo delle vere fontanelle, come dice brio classico del precedente ma lo sot- Lollobrigida, parla dell’attrice italiana che un tempo si chiamavano i galantuo- topone a un processo di depurazione nel film-inter vista di Orson Welles, mini. Ed è un po’ anche il loro ritratto. l’indimenticabile protagonista di Marty. Del resto, anche gli eroi di Omero che equivale per lui quasi a uno slitta- Portrait of Gina. Numerosi inoltre i È la storia di un ferroviere e della sua mento verso la modernità, che nello reportage per Alma nacco, storica tra- famiglia: ma penso che un piccolo in - pian gevano senza vergogna, col volto rigato di lacrime esposte al sole. Noi stesso periodo Antonioni afferma ne Il smissione culturale del la RAI, per tema- dustriale di Treviso o di Torre Annun - grido. Questo Andrea è più chiuso in sé tiche, fatti e personaggi della cultura ziata che porta il risvolto ai pantaloni vorremmo che il mondo fosse popola- to di uomini coi principali organi – cer- dell’altro, gli amici sono meno indi- triestina ed i programmi radiofonici per non debba stentare a riconoscervisi. Mi spensabili, un tavolo d’osteria e un litro la sede RAI di Trieste. Fra i suoi lavori viene in mente quella sera di due anni vello, cuore e anche ghiandole lacrima- rie – al loro giusto posto. Il ferroviere di vino non riempiono il tempo libero. il documentario Da ciò che dura a ciò fa, giusto la sera di Natale, quando an - Qualcosa di impercettibile incrina l’ar- non è che un film, ma è stato fatto pen- che passa realizzato nel 1978 per i cin- dando per le strade di Roma tra i lumi, monia della famiglia. Questo non det- sando a questo». quant’anni dal la morte di Italo Svevo. le vetrine, gli odori, la gente coi pacchi, to assume, imprevisto, il volto di Rita Nel 1953 aveva fondato a Roma il pri - i bambini coi palloncini, in quell’aria Pietro Germi, Ho girato «Il ferroviere» (Franca Bettoja). Con lei entra prepo- mo Actor’s Studio in lingua italiana e luminosa, pungente e tenera, mi ven- per la gente all’antica, «Oggi», 20 dicembre 1956 tente nel cinema di Germi la presenza poi in lingua inglese; nel 1963 a Trieste ne fatto di pensare che un’aria simile in dell’“altro”, escluso de Il ferroviere e la Scuola dell’Attore. Copioni, testi, diari un film non s’era respirata mai. Pensai dissimulato ne Il testimone. Rita abita e foto di lavorazione, sceneggiature per al valore di quella speranza, di quella L’UOMO DI PAGLIA nel caseggiato di fronte a quello di An - il cinema e il teatro sono conservati nel tenerezza, di quell’allegria ansiosa che drea, appartiene allo stesso ceto socia- Fondo Benco e Gruber della Biblioteca faceva brulicare le strade. Pensai alla Regia: Pietro Germi; sceneggiatura: P. le: la sua diversità non allude a un Civica Hortis di Trieste, e alla Biblioteca lunga serie dei giorni, alla rete degli af - Germi, Alfredo Giannetti, Leo Benve - altrove. È lo specchio in cui Andrea Chiarini del Centro Sperimentale di Ci- fetti, alle fila di sentimenti aggrovigliati, nuti, Piero De Bernardi; fotografia: scopre nel profondo di sé qualcosa di nematografia di Roma. divergenti e confusi, che quella sera si Leonida Barboni; montaggio: Dolores misterioso di cui non sospettava l’esi- stringevano a far nodo. Pensai confusa- Tamburini; musica: Carlo Rustichelli; stenza: il proprio “femminile”. In un mente a una storia così, la vita del ga- interpreti: P. Germi, Luisa Della Noce, cinema dominato da un’etica maschile, lantuomo italiano e della sua famiglia, Franca Bettoja, Saro Urzì, Edoardo Ne - in cui la donna ha un ruolo subalterno, il vino e l’amicizia, le belle e le brutte vola, Milly Monti; produzione: Franco gli occhi inquieti di questa ragazza 66 67 Tutti i colori dell’amore, II ribelle e angosciata dalla vita introdu- affumicati sono come un filtro che lo cono una dimensione inedita. La sua protegge da una realtà sgradevole), re - Eckhart Schmidt apparizione sulla spiaggia di Fiumici- sta l’impressione che egli sia una diret- no libera un sentimento che si rivela ta conseguenza di Andrea Marcocci e nel corso del film più come l’incentivo Andrea Zaccardi: che abbia da tempo e la coazione della bellezza per analizzarsi che come un autentico abbandonato le illusioni della famiglia amore». e che abbia introiettato ogni dramma Adriano Aprà, Per una revisione di Germi, fino a rimuoverlo. Indurito dall’espe- in Lino Micciché (a cura di), Signore & rienza, chiuso fino all’impenetrabilità, Signori di Pietro Germi. Uno sguardo si apre agli altri solo per mestiere: es- ridente sull’ipocrisia morbida, si sono un altrove che non lo tocca e a Lindau, Torino, 1997 cui guarda da un punto di vista esterno. Il racconto da soggettivo si fa qui og - UN MALEDETTO IMBROGLIO get tivo. Il giallo è un meccanismo di routine per consentire al commissario, Regia: Pietro Germi; soggetto: dal ro - e allo spettatore, di attraversare a tut- manzo di Carlo Emilio Gadda; sceneg- to campo il territorio multiforme degli giatura: P. Germi, Alfredo Giannetti, altri giocando fuori casa, fuori dalle Ennio De Concini; fotografia: Leonida situazioni circoscritte e protettive che Barboni; montaggio: Dolores Tamburi - definivano l’universo dei due film pre- ni; musica: Carlo Rustichelli; interpreti: cedenti. [...] Con il primissimo piano del P. Germi, , Eleonora commissario nell’ultima inquadratura, Rossi Drago, , Nino Ca- Germi chiude i conti con sé e con gli stelnuovo, Saro Urzì; produzione: Giu - al tri. Conservando il suo severo clas - seppe Amato per Riama Film; origine: sicismo ha provato in questo film a Italia, 1959; formato: 35mm, b/n; dura- gettare lo sguardo oltre confine, nella ta: 111’. “modernità”, e se ne tira fuori». Copia 35mm da Cineteca Nazionale. Adriano Aprà, Per una revisione di Germi, in Lino Micciché (a cura di), Signore & «Il commissario Ingravallo di Un ma - Signori di Pietro Germi. Uno sguardo ledetto imbroglio sembra avere scarsi ridente sull’ipocrisia morbida, cit. rapporti con i precedenti personaggi incarnati da Germi. Poco o nulla lascia trasparire di sé: una cameretta in disor- dine, un’amante che non c’è mai. Si comporta verso gli altri con arroganza e autorità, e in questo somiglia al Nazzari de Il brigante di Tacca del Lupo, co - stretto anche lui per dovere a confron- tarsi con una realtà diversa. Eppure, per quanto venga ritoccata l’apparenza esteriore del personaggio (gli occhiali 68 69 Giuseppe Lippi, VENERE. THE LONG GOODBYE. Federica d’Amore, Cecilia Saracino, Carla Baiamonte, Claudia Ida; produ- Regia, sceneggiatura, fotografia: Eckhart zione: Gorana Dragaš per Raphaela- morte di un amico Schmidt; interpreti: Cecilia Saracino; pro - Film GmbH; formato: HD, col.; origine: duzione: Gorana Dragaš per Raphaela- Germania, 2019; durata: 120’. Film GmbH; formato: HD, col.; origine: Copia Blu-ray da Raphaela-Film. Germania, 2018; durata: 40’. Copia Blu-ray da Raphaela-Film. «Quando ha bisogno di conforto, Cecilia torna sempre a Piazza Mazzini, «Venere viene al mondo per amare ed dove una volta ha vissuto un attimo di essere amata, ma scopre che l’amore feli cità. Elettra cerca di comprendere la non è un’opzione in un mondo interes- saggezza degli alberi centenari della sato al denaro, allo shopping e al narci- Villa Garibardi di Palermo. Federica sismo. Il film è girato a Trieste, anche se cerca protezione e libertà ai Giardini. la musica è la stessa in tutta il mondo. Carla sogna di essere una diva al Tea- Ho cercato di catturare la bellezza di tro Massimo. Giorgia cerca di ritrovarsi questa città». (Eckhart Schmidt) a Piazza del Popolo. Claudia insegue la via giusta in tre famosi luoghi di Palermo. Marilina arriva alla spiaggia di LIBERTÀ Mondello per dire addio alla stagione Regia, sceneggiatura, fotografia: Eckhart e, forse, alla vita più in generale». (E. Schmidt; interpreti: Marilina Marino; pro - Schmidt) duzione: Gorana Dragaš per Raphaela- Film GmbH; formato: HD, col.; origine: Germania, 2019; durata: 5’. NOIR AFTER NOON Copia DVD da Raphaela-Film. Regia, sceneggiatura, fotografia: Eckhart Schmidt; interpreti: Marilina Marino, «Ho scritto questo manifesto perché mi Dalila Forcina, Cecilia Saracino, Claudia sembra che per quanto riguarda la li - Ida, Valeria Pellegrini, Danny Wolf; pro- bertà artistica stiamo tornando indietro duzione: Gorana Dragaš per Raphaela- di cinquant’anni. Oggi la mentalità bor- Film GmbH; formato: HD, col.; origine: ghese, comune alla sinistra come alla Germania, 2019; durata: 120’. destra, combatte la nudità come se fos - Copia Blu-ray da Raphaela-Film. se il male assoluto, senza comprender- ne la sacralità». (E. Schmidt) «Un film su una ragazza in attesa che potrebbe essere uccisa. Su due ragazze che sono state già uccise. Sulla fine di PIAZZA D’AMORE una partita che si gioca nel regno del- Regia, sceneggiatura, fotografia: Eckhart l’egoismo. Alla fine non sappiamo se è Schmidt; interpreti: Marilina Marino, tutto reale o se è soltanto una fantasia Eletta del Castillo, Giorgia Palmucci, noir erotica». (E. Schmidt)

70 71 OBSCURA renzo Codelli) di essenziali retrospet - uno di questi oggi continua ad apparir- to non pretestuoso con la letteratura go - di Sergio M. Grmek Germani tive con volume dedicate al fantastico ci il suo volto sorridente. tica, sia anglosassone, sia (nel secondo italiano, a Tod Browning e Lon Chaney, Ora che Giuseppe Lippi non c’è più ci (da «Film TV» del 27 dicembre 2018; nel film) italiana». a Jack Arnold, ne condividevamo an - ringraziare la rivista anche per la foto che rendiamo conto quanto la possibilità di Giuseppe Lippi in Giuseppe Lippi, che passioni come quella per il peplum, pubblichiamo in apertura, abbiamo voluto Lorenzo Codelli, Fant’Italia, La Cappella chiedergli cosa ne pensava di un autore e il gotico di Camillo Mastrocinque, integrare l’articolo di qualche ulteriore det- Underground, Trieste, 1976 della letteratura o del cinema fantastico taglio) amato quanto Mario Bava (senza di - ci fosse essenziale. Negli anni ’70 nac- menticare Giorgio Ferroni), e nel cine- que una frequentazione, tra università e ma inglese per l’erotizzazione Hammer. UN ANGELO PER SATANA cineclub, nella Trieste in cui visse a lun- LA CRIPTA EL’INCUBO Quando poi sopravvenne il rilancio del Regia: Camillo Mastrocinque; soggetto: da go tra l’originaria Campania e la Lom- genere in Spielberg e Lucas, egli giu- Regia: Camillo Mastrocinque; sceneggia - una novella di Luigi Emmanuele; sce- bardia dove poi per decenni s’inserirà stamente preferì la sensibilità “howar- tura: Ernesto Gastaldi, Tonino Valerii; neggiatura: C. Mastrocinque, Giuseppe in tutte le riviste e le edizioni fonda- diana” di John Boorman e John Milius. fotografia: Julio Ortas; musica: Carlo Mangione; fotografia: Giuseppe Aquari; mentali per il genere, a cominciare dal- Insieme a Robert W. Chambers, Sheri- Savina; interpreti: Christoper Lee (voce montaggio: Gisa Radicchi Levi; musica: l’editore Armenia per cui tra 1978 e dan Le Fanu, Arthur Machen, William Giorgio Piazza), Adria na Ambesi (voce Francesco De Masi; interpreti: Barbara 1979 curò i soli quattro numeri dell’af- Hope Hodgson e giallisti tra cui James Noemi Gifuni), Ursula Davis [Pier Anna fascinante rivista Psyco (e Robert Bloch Hadley Chase, soprattutto Robert E. Quaglia], José Campos, Véra Valmont; Steele, Anthony Steffen, Claudio Gora, fu con Richard Matheson tra gli scrit- Howard è stato con Clark Ashton Smith produzione: Hispamer/Alta Vista/MEC; Marina Berti, Mario Brega, Vassili Karis, tori ispiratori di cinema che amò). Non e Howard Phillips Lovecraft il suo auto- origine: Italia/Spagna 1964; formato: Ursula Davis [Pier Anna Quaglia], Aldo quindi solo «Urania», inevitabilmente re prediletto, e a questi tre (e al mae- 35mm, b/n; durata: 82’. Berti; produzione: Discobolo Film; ori- sottolineata nelle rievocazioni per la stro di tutti Edgar Allan Poe, di cui ha Copia 35mm da Cineteca Nazionale. gine: Italia 1966; formato: 35mm, b/n; lunghezza della collaborazione e per- riunito nel volume Obscura degli Oscar durata: 90’. ché vi ha anche dedicato una storia in Draghi Mondadori una felice summa di «Il film è una versione (non ufficiale) del Copia da 35mm da Cineteca di Bologna. volume, ma che è stata alla fine per lui tutti i racconti, stavolta accogliendo le racconto Carmilla di Joseph Sheridan motivo di sofferenza per come ne era splendide traduzioni di Vittorini-Cinelli Le Fanu, affidata al buon gusto e al «Come già dimostrato con La cripta e stato accantonato (e già in precedenza e Manganelli) ha dedicato fino agli ul - senso plastico di Camillo Mastrocinque. l’incubo, presentato in questa rassegna, dovette scontare la scarsa convinzio- timi anni traduzioni e curatele in volu- Esso ha vari elementi in comune col Mastrocinque è stato uno dei pochi re - ne editoriale verso le due sottocollane mi di riferimento anche per il cinema, successivo Un angelo per Satana, pre- gisti italiani a trasfondere nei suoi film Horror che provò a vararvi). Tuttavia, nella sua scelta filologica di prediligere sentato in questa rassegna, in cui il re - gotici un’atmosfera genuinamente let - da amante del cinema e della lettera - l’ordine cronologico di composizione gista affronta un’altra storia di donna, teraria, fedele alle fonti del genere. Un tura a 360 gradi, e soprattutto da per- dei testi alle ricostruzioni di continui- ma meglio caratterizzata psicologica- angelo per Satana, molto curato nella sona che coltivava l’amicizia, fu sempre tà narrative. Quando al cinema appar- mente e più articolata nella sceneggia- fotografia e nella sceneggiatura, è un estraneo ai limiti del culto e della spe- ve quel capolavoro extra-genere che è tura. A La cripta e l’incubo manca una esemplare raro anche perché attinge a cializzazione. Gli affettuosi ricordi di Providence di Alain Resnais, egli lo interprete convincente come la Barba- una novella italiana di Luigi Emma - Bianca Garavelli su «Avvenire», di Fabio abbracciò come un altro mondo cui ra Steele del film successivo; ma le nuele, di cui è avvertibile lo spessore Pagan su «Il Piccolo» e di Gianfranco De abbandonarsi rispetto alle matrici love- ossessioni di Laura il clima satanico- psicologico. Il film è una delle migliori Turris su «Il Giornale» ce lo conferma- craftiane, anche stavolta differenziando - crepuscolare, un certo gusto “lettera- interpretazioni di Barbara Steele, e no. Egli corresse di molto la centralità si dai puri cultori. Ogni scrittore, ogni rio”, ne fanno un’opera pregevole con costruisce un ritratto di donna a volte scientifica nel rapporto col fantastico, cineasta, ma anche ogni lettore e ogni alcune sequenze eccezionali (ad esem- crudele, più spesso sconcertante, che così come poi seppe correggere le spettatore, per Giuseppe era un mon - pio la lunga scena onirica centrale). I armonizza poeticamente col paesaggio inverse mode fantasy. Curatore per il do. La fantascienza gli ha insegnato l’in- due film di Mastrocinque sono inoltre tranquillo e misterioso del lago. Il ritmo, primo festival di fantascienza (con Lo- finitezza dei mondi esistenti, e certo da fra i pochi che mantengano un rappor- un po’ lento, è incalzato dalle sequen- 72 73 ze oniriche o violente, che scuotono Michèle Girardon, con tanto di figliolet- Sommario l’atmosfera malinconica e crepuscolare». to, e inizia a capire che sta sbagliando». Giuseppe Lippi in Giuseppe Lippi, Marco Giusti, Dizionario del western Lorenzo Codelli, Fant’Italia, cit. all’italiana, Mondadori, Milano, 2007

CONVERGENZE PARALLELE

VENDO CARA LA PELLE 6 La vita invisibile (Il mondo, il cinema e noi) Regia: Ettore Maria Fizzarotti, sceneg- di Sergio M. Grmek Germani giatura: Giovanni Simonelli; fotografia: Stelvio Massi; montaggio: Daniele Ala - 15 Premio Anno uno. Franco Piavoli, al primo soffio del cinema biso; musica: Enrico Ciacci, Marcello Marocchi; interpreti: Mike Marshall, 25 Ecologia di un delitto. Siro Angeli e Paola Drigo nella geografia Michèle Girardon, Eduardo Fajardo, infinita di Vittorio Cottafavi, I Valerio Bartoleschi, Dana Savours; pro- 31 Popoli e paesi d’Italia nel cinema dell’austriaco Peter Schreiner, I duzione: Carlo Valerio per Cinemar; origine: Italia, 1968; formato: 35mm, 35 Castelli di sabbia, III. Ingoiare la luce col.; durata: 88’. 45 Not Yet Evening. 30 anni (e oltre) di Fuori orario Copia 35mm da Cineteca del Friuli. 47 In un baleno. Piccolo omaggio al grande genio di Laurel & Hardy «Il solo western del maestro di musica- 53 relli all’italiana Fizzarotti, che per la Out of the Past. Ellis Donda Francia si firma Mike Fitzgerald. Cosa 59 Nico d’Alessandria, l’indispensabilità dei coatti lo spinse allo spaghetti è abbastanza 65 misterioso, anche se l’ispirazione si ri - Germogli, II. Il trittico lacerato di Pietro Germi conosce subito, visto che il protagonista 69 Tutti i colori dell’amore, II. Eckhart Schmidt e la coazione si chiama Shane, come l’omonimo cele- della bellezza bre film di George Stevens. Per l’occa- 71 sione viene lanciato come protagonista Giuseppe Lippi, morte di un amico il francese Mike Marshall, che aveva già interpretato da noi Con lui cavalca la morte [...]. Lo troviamo qui nei panni di Shane, un ragazzo semplice, che scopre che tutta la sua famiglia è stata massa- crata. A questo punto diventa un killer spietato, pronto a vendicarsi a ogni co- sto. Uno degli assassini lo uccide bru- ciandolo vivo. Un altro lo seppellisce vivo con tanto di soggettiva dello sfor- tunato. Poi incontra una bella vedova,

74 Stefano Coluccio, Canestrelli - Venice Mirrors www.venicemirrors.com.

L’Associazione Anno uno dà appuntamento per la XIX edizione di I mille occhi festival internazionale del cinema e delle arti

www.imilleocchi.com @IMilleOcchi I Mille Occhinglish version of the 2011 festival catalog on: