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Alla corte dei Ventimiglia Storia e committenza artistica

Atti del convegno di studi (Geraci Siculo, Gangi, 27-28 giugno 2009)

a cura di Giuseppe Antista Atti__indice:Layout 1 23/07/2010 23.58 Page 2

Il volume è stato realizzato con il contributo della Regione Siciliana Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana

Si ringraziano: Prof. Cesare Ajroldi, già Direttore del Dipartimento Storia e Progetto nell’Architettura dell’Università di Prof. Maurizio Carta, Direttore del Dipartimento Città e Territorio dell’Università di Palermo Prof. Pietro Corrao, Direttore del Dipartimento di Studi storici e artistici dell’Università di Palermo Prof. Aldo Casamento, Università di Palermo Prof. Marco Rosario Nobile, Università di Palermo Prof.sa Maria Sofia Di Fede, Università di Palermo Dott.sa Rosaria Li Destri, Università di Palermo Ing. Giovanni Ventimiglia, Presidente dell’Istituto Italiano dei Castelli Dott. Luigi Iuppa, Vice Sindaco del Comune di Geraci Siculo Dott. Cataldo Sorrentino, Vice Sindaco e Assessore alla cultura del Comune di Gangi Sig.ra Maria Carmela Paternò, Comune di Gangi

Ove non diversamente specificato, le immagini e i disegni a corredo dei saggi sono dell’autore del testo; per le altre illustrazioni si ringraziano: arch. Natale Allegra, sig. Vincenzo Anselmo, arch. Arturo Anzelmo, sig. Enzo Brai, sig. Mimmo Castello, prof. Pino Farinella, arch. Salvatore Farinella, sig. Gaetano Gambino, arch. Ida Giostra, arch. Mariangela Minà, sig. Melo Minnella.

In copertina Andrea Li Pani, Gangi, 1834 (da Le mappe del catasto borbonico di Sicilia…, Palermo 2001)

Progetto grafico e impaginazione Carmela Musciotto

© 2009 Comune di Gangi (Palermo) © 2009 Comune di Geraci Siculo (Palermo) © 2009 Edizioni Arianna Tutti i diritti riservati

Finito di stampare nel mese di dicembre 2009 presso le Officine Tipografiche Aiello & Provenzano, (Palermo)

Alla corte dei Ventimiglia: storia e committenza artistica: atti del convegno di studi (Geraci Siculo, Gangi, 27-28 giugno 2009) / a cura di Giuseppe Antista. – Geraci Siculo: Edizioni Arianna, 2009. ISBN 978-88-89943-48-9 1. Storia – Madonie – Sec. 14.-18. – Congressi – Geraci Siculo - Gangi – 2009. I. Antista, Giuseppe <1974->. 945.8233 CDD-21 SBN Pal02223118

CIP - Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace” Atti__indice:Layout 1 23/07/2010 23.58 Page 3

Indice

Giuseppe Ferrarello, Bartolo Vienna 4 Presentazione

Introduzione Pietro Corrao 6 I signori della montagna: territorio e potere ventimigliano nella contea di Geraci

Salvatore Farinella 16 Insediamento territoriale e sistema difensivo nei conti di Ventimiglia signori del Maro e nei conti di Geraci Maria Concetta Di Natale 36 Un brano significativo dal testamento di Francesco II Ventimiglia Giovanni Travagliato 42 L’orafo Piero di Martino e il Reliquiario di San Bartolo di Geraci Giuseppe Antista 50 Le cappelle ventimigliane in epoca medievale: Cefalù e Geraci Rosario Termotto 64 L’abbazia di Santa Maria del Parto a . La chiesa e la terra Eugenio Magnano di San Lio 78 Torri e logge civiche nei territori dei Ventimiglia e nella Sicilia centro-settentrionale Nico Marino 86 I Ventimiglia nella storia e nell’assetto urbano di Cefalù Marco Failla 96 La Roccella, un presidio fortificato costiero dei Ventimiglia Angelo Pettineo 104 Presidi militari di frontiera: , Migaido, Pettineo, Tusa Superiore e Tusa Inferiore Marco Rosario Nobile 116 La torre Ventimiglia a Pinuccia Botta 122 Una committenza ventimigliana del Quattrocento a Castelbuono: la cappella sub vocabulo sancti Antonii nella chiesa di San Francesco Giuseppe Fazio 130 Committenza ventimigliana a : il mausoleo di Elvira Moncada e Antonio Ventimiglia e una proposta per il gruppo dei Dolenti della chiesa del Collegio Vincenzo Abbate 140 Castelbuono: il mecenatismo artistico dei Ventimiglia nel secondo Quattrocento e una ipotesi per il percorso di Riccardo Quartararo Salvatore Anselmo 150 I Ventimiglia: committenti di sculture marmoree dal XV al XVII secolo Rosalia Francesca Margiotta 162 I gioielli di Giovanni III Ventimiglia Caterina Ciolino 168 La committenza serica alla corte dei Ventimiglia Alessia Ferraro 176 L’economia del marchesato dei Ventimiglia alla fine del Cinquecento: la vendita all’asta delle baronie di San Mauro e Maurizio Vesco 186 Pianificazione e investimento immobiliare nel Cinquecento: i Ventimiglia e le Case Nove a Palermo Maria Sofia Di Fede 194 Carlo Maria Ventimiglia e la cultura architettonica del XVII secolo Maria Giuseppina Mazzola 200 Corrado Ventimiglia: un collezionista d’arte nella Sicilia dell’Ottocento Atti_antista:Layout 1 23/07/2010 18.49 Page 50

Fig. 1. Castello di Geraci, interno della cappella palatina. Atti_antista:Layout 1 23/07/2010 18.49 Page 51

Le cappelle ventimigliane in epoca medievale: Cefalù e Geraci

Giuseppe Antista I Ventimiglia, tra i più antichi e influenti sata come mausoleo di famiglia e annessa casati nobiliari siciliani, furono titolari di al convento di San Francesco a Castel- una corposa signoria nell’entroterra di Ce- buono, i Ventimiglia disponevano di altri falù, estesa al complesso montuoso delle luoghi di culto dove custodire la memoria Madonie; la famiglia, di origine ligure, ac- del lignaggio, come la cappella sotto il quisì il feudo comitale di Geraci e pro- loro jus patronato nella cattedrale di Cefalù gressivamente incamerò i centri limitrofi, (dove figurano anche come committenti formando un dominio compatto e radi- di importanti opere) e quella dentro le candosi nel territorio con secolare conti- mura del castello di Geraci4. nuità dall’età sveva alla tarda età moderna. La cattedrale cefaludese [fig. 2], elemento L’insediamento nell’isola avvenne intorno cardine della scena urbana e prestigioso al 1250 attraverso il matrimonio di Enrico, esempio della stagione architettonica esponente di spicco dei conti di Ventimi- inaugurata in Sicilia dai Normanni, con- glia in Liguria, con Isabella Candida, erede tiene nella sua lunga e complessa storia del dominio geracese appartenuto ai costruttiva molti nodi problematici. Sorta Craon, sembra per volere dell’imperatore all’inizio del XII secolo, in un’isola ancora Federico II di Svevia, di cui Enrico sa- memore della civiltà costruttiva islamica, rebbe stato nipote naturale1. non trovò riferimenti in precedenti co- I Ventimiglia, pur sviluppando un’azione struzioni della sua scala e il cantiere fu il politica nei confronti dell’intero Regno di luogo della sperimentazione per le future Sicilia, concentrarono i loro possedimenti realizzazioni normanne; i capisaldi tempo- feudali nelle contee montane di Geraci e rali tra cui è possibile tessere la storia della poi anche Collesano, sulle quali si fondava fabbrica (1131-1267), corrispondenti alla la loro potenza economica, ma dal loro ar- fondazione e alla consacrazione della cat- rivo mostrarono un vivo interesse per la tedrale, sono anche le date estreme della città costiera di Cefalù, soggetta al potere monarchia normanno-sveva in Sicilia e i vescovile2. suoi caratteri possono essere rapportati Nel corso dei secoli le dimore ventimi- sia con l’architettura franco-normanna del gliane variarono per via delle condizioni XII secolo che con quella svevo-cister- politiche del momento e della volontà dei cense del XIII secolo. singoli esponenti familiari, alternando ai La tradizione storiografica, avviata già dal numerosi castelli della contea e in partico- XVI secolo con gli studi degli eruditi lo- lare a quelli di Geraci e poi di Castelbuono, cali e confermata dalle fonti dell’Archivio la domus magna che la famiglia possedeva a Capitolare, ha delineato con sufficiente Cefalù3; in particolare, nell’arco temporale chiarezza le tappe iniziali della cattedrale: compreso tra la metà del Duecento e tutto nel 1131 Ruggero II fondò a Cefalù una il Trecento, dalle testimonianze documen- chiesa in onore del Salvatore, poco dopo tarie si evince che il capostipite Enrico elevata a cattedrale con bolla dell’antipapa preferì risiedere a Cefalù, Francesco I, suo Anacleto II; intorno al 1140 si avviò la de- nipote e successore dall’inizio del Tre- corazione a mosaico nell’abside maggiore cento, abitò e svolse la propria attività a e cinque anni dopo il re decise di trasfor- Geraci, mentre Francesco II tornò nuova- marla nel suo mausoleo, disponendo la mente nella città vescovile. collocazione di due sarcofagi in porfido Ancor prima della fondazione della quat- nel transetto5. trocentesca cappella di Sant’Antonio, pen- La scomparsa di Ruggero nel 1154 causò

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però una reimpostazione in chiave ridut- cora da definire le parti alte delle murature tiva del programma architettonico origi- esterne e soprattutto della facciata princi- nario, motivata anche dai dissesti che si pale; solo alla metà del XIII secolo, sotto erano verificati nel bema6; la fine della di- l’episcopato di Giovanni II, nominato nel nastia normanna e il passaggio a quella 1254, è documentabile una sostanziale ri- sveva determinò una lunga stasi nel can- presa dei lavori ed è in questo quadro che tiere della cattedrale, e inoltre il trasferi- si inserisce la committenza di Enrico Ven- mento dei due sarcofagi a Palermo nel timiglia, in un edificio che fino ad allora 1215, a opera dell’imperatore Federico II, era stato di esclusivo patronato regio7. ne suggellò il definitivo “declassamento”. Nella storiografia della cattedrale il conte Se l‘impianto planimetrico era stato stabi- Enrico è ricordato soltanto come promo- lito sin dalle origini e la scatola muraria era tore del restauro del tetto, intervento chia- stata chiusa, a quella data rimanevano an- ramente documentato da due iscrizioni

Fig. 2. La cattedrale di Cefalù.

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Fig. 3. Particolare del del 1263 dipinte nella passerella lignea che documentari testimoniano l’esistenza, al- timpano con la finestra corre sotto il colmo del tetto lungo la na- meno fino ai lavori di adeguamento seguiti circolare che immette nella passerella. vata mediana [figg. 3-4], mentre in realtà alla Controriforma, di una cappella sotto il si può affermare che egli ebbe un ruolo giuspatronato della famiglia12. Fig. 4. Intradosso della determinante nella fabbrica, promuo- Si fa esplicito riferimento alla cappella nel passerella posta nella vendo i lavori che aprirono la strada alla testamento di Francesco II Ventimiglia13, copertura della navata consacrazione del 1267. pronipote del conte Enrico sopra menzio- maggiore. Una delle due iscrizioni [fig. 5] posta sul nato, datato 8 gennaio 1386: egli predi- fianco nord della passerella riporta: + sponeva che gli eredi e successori della ANNO DOMINI MCCLXIII MENSE JUNII VI IN- contea di Collesano versassero, annual- DICTIONIS REGNANTE ILLUSTRISSIMO DO- mente e in perpetuum, sei once d’oro e MINO NOSTRO MANFREDO ANNO V quattro salme di frumento per il manteni- DOMINO HENRICO DE VIGINTIMILIIS FAC- mento di due sacerdoti che dovevano «ce- TORE HUIUS OPERIS8; partendo dalla con- lebrare divino officium continuatis diebus siderazione che essa, così come le altre in cappella nostra que nunc est in ecclesia tavole dipinte che formano il parapetto Sancti Salvatoris civitatis Cefaludi pro [fig. 6], non si trovano nella posizione ori- anima nostra et omnia predecessorum no- ginaria e inoltre contengono alcuni dise- strorum»14; si preoccupava poi delle con- gni a carattere architettonico, è possibile dizioni generali della cattedrale e lasciava pensare che le opere di cui il Ventimiglia alcuni fondi alla maramma: «Item legamus viene detto factore non si limitarono esclu- operi maragmatis Sancti Salvatoris Epi- sivamente al restauro del tetto, ma si este- scopatus Cefaludi pro reparatione ecclesie sero ad altre parti dell’edificio9. supradicte uncias centum»15. Infine ordi- In particolare l’analisi di uno dei disegni nava di essere sepolto proprio in catte- suddetti mostra diversi punti di tangenza drale, con l’obbligo per gli eredi di con la facciata della cattedrale e può inter- rispettare questa precisa volontà, anche se pretarsi come la rappresentazione della al momento della morte si fosse trovato parte superiore del prospetto, a partire lontano da Cefalù: «Item ordinamus cor- dalla quota del portico d’ingresso [figg. 7- pus nostrum sepelliri in dicta Ecclesia 8]; il grafico sembra voler fissare le linee Sancti Salvatoris Episcopatus Cefaludi guida per il completamento del fronte e, predicti [...] in sepulcro ordinato per pre- oltre a un’altezza maggiore, prevedeva una dicissores nostros in novo constructo ubi conclusione cuspidata confrontabile con i iacet Aldeinus»16. coevi edifici compiutamente gotici del Si fa ancora menzione della cappella e del centro Italia (Siena e Orvieto)10. suo cappellano qualche anno dopo, nel Gli interventi ventimigliani dovettero convulso quadro delle ribellioni contro il estendersi anche a tutte le parti ancora in- potere regio di Antonio Ventimiglia, conte complete o da restaurare, quali la torre di Collesano: in una lettera del 15 gennaio nord (che reca la data 1262 incisa al 1397, su istanza del conte, il re Martino il quinto livello) e la sommità dei muri Giovane intima ad Abbo Filangeri di «per- esterni della navata settentrionale; nel mictiri liberamenti chi (Friderico de) Vur- 1267 il cantiere venne considerato con- rucato cappellanu de la cappella di lu dictu cluso e il papa Clemente IV, in una mutata nobili conti chi esti illocu poza viniri e situazione politica creatasi in Sicilia con providiri a la dicta cappella et stari eciam l’avvento degli Angiò, mandò nell’isola il a la dicta chitati ad so beneplacido»17. suo legato Rodolfo, vescovo di Albano, Pare che la cappella inizialmente fosse de- con il compito di consacrare in forma uf- dicata alla Madonna18, analogamente a ficiale la cattedrale11. quella di Geraci, mentre nel XVI secolo Oggi al suo interno, oltre alla passerella, era intitolata a San Paolo, come risulta dal non rimane nessun’altra opera direttamente testamento, del 9 ottobre 1469, di Gio- collegabile ai Ventimiglia, ma diversi indizi vanni Ventimiglia, primo marchese di Ge-

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Fig. 5. Iscrizione sul fianco settentrionale della passerella (da M.G. Aurigemma, Il cielo stellato di Ruggero II..., cit.).

Fig. 6. Particolare del fianco settentrionale della passerella con disegni araldici (da M.G. Aurigemma, Il cielo stellato di Ruggero II..., cit.).

raci, dove egli ribadisce che la cappella era bile famiglia normanna Ventimiglia con- stata fondata dai suoi avi e la dota di al- giunto di Ruggieri, e di lui commilitone. cune suppellettili liturgiche e di un pa- Indi possessa questa cappella dalla nobile liotto: «Item legavit Cappellae Santi Pauli famiglia Bosco principi della Cattolica. [...] que est in maiori ecclesia civitatis Ce- Sappiasi, che la famiglia Bosco è la fami- phaludi fundata per dictas antecessores glia Ventimiglia, mutata in Bosco […]. suos calicem unum de argento deoratum Inoltre nel fondo del Te dalla stessa parte pretis [...] voluit dictus dominus testator meridionale, dove oggi esiste la Cappella debere emi vestimenta sacerdotalis in dicta della gran Vergine Immacolata eranvi col- cappella et palium altaris in quibus ex pen- locate due urne sepolcrali di marmo a dantur pro ornamenta dictae cappellae»19. cassa della famiglia Ventimiglia ed in piè Anche se questi documenti attestano chia- dell’anzidetta Cappella di S. Nicolò si ramente l’esistenza della cappella, l’unica scorge una riquadratura di marmo bianco, testimonianza materiale che oggi rimane la quale designa il luogo da sotterrarsi i ca- è un sarcofago con le armi dei Ventimiglia daveri di detta famiglia»22. [fig. 9], posto lungo la navata meridionale, Sebbene sia documentata la comune di- ma collocato in origine nella parete di scendenza delle famiglie Ventimiglia e fondo del transetto, come riporta Barto- Bosco23, nella cattedrale dovevano esistere lomeo Carandino nella sua Descriptio del due distinte cappelle e se quella dei Bosco, 1592: «in cuius extremo a parte sacrarii certamente più tarda, ancora al tempo del sunt duo sepulcra marmorea in quorum Musso aveva il «beneficio di ius patrona- altero sepultus est quidam dominus illu- tus di onze 40 più o meno fondato sopra strissimae familiae de Vigintimiliis»20; la il giardino di Mezzarina», relativamente a cappella ventimigliana, quindi, prima di quella dei Ventimiglia «il beneficio di onze essere smembrata in epoca post triden- 40 fondato sopra un feudo del Marchese tina, era ubicata nel braccio meridionale di Geraci [...] non si eligge da gran tempo del transetto, in una posizione certamente deperso»24. rilevante. Il manoscritto permette inoltre di rico- Altre precisazioni possono rilevarsi dalla struire le trasformazioni barocche e le Storia del vescovado, un manoscritto attri- conseguenti traslazioni del sarcofago ven- buito al decano don Antonino Maria timigliano: «Subbito che monsignor don Musso (1726-1811)21, dove viene detto: Agatino Maria Riggio prese il governo «Riguardo poi all’altare di S. Nicolò di della chiesa visitolla, ed ammirò in essa Bari, il quale né secoli da noi più remoti l’ecelsa struttura dell’insigne basilica ma situato era nella faccia del muro laterale oh quanto gli dispiacque in vedere l’irre- del Te (ossia del transetto, N.d.A.) dirim- golarità degli altari bassi senza ordine, e petto alla porta della Sacristia […] rilievo senza semetria, ed incorrispondenti all’in- esser questo altare di patronato della no- tercolumnii [...] indi eresse nella destra na-

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Fig. 7. Particolare del fianco settentrionale della passerella con disegno architettonico (da M.G. Aurigemma, Il cielo stellato di Ruggero II..., cit.).

Fig. 8. Particolare della facciata della cattedrale.

vata cinque altari appoggiati al muro sim- di Sicilia26; essi sono stati traslati nella na- metrizati, e corrispondenti all’intercolum- vata meridionale per volontà del vescovo nii [...] (a fianco della cappella di Giovanni Roano (1670) e poi nuovamente Sant’Agostino) situò le due urne, o casse spostati e disposti l’uno sull’altro al mo- marmoree, una sopra l’altra della nobile mento della costruzione delle cappelle la- famiglia Vintimiglia, le quali da principio terali, nel corso della decorazione erano collocate al fondo sinistro del Te tardobarocca delle navatelle, portata a ter- d’ove oggi dì vi è la cappella dell’Immaco- mine dal vescovo Gioacchino Castelli nel lata Signora, e da monsignor Roano tra- 178427. sportati furono né laterali della vecchia Al di là delle trasformazioni successive, al cappella di S. Pietro»25. fine di dare una collocazione temporale Dei due sarcofagi citati, in realtà solo uno alla cappella ventimigliana, può essere utile appartiene ai Ventimiglia, mentre l’altro è datare il sarcofago tuttora esistente: nel te- di Eufemia d’Aragona, vicaria del Regno stamento Francesco II Ventimiglia precisa

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Fig. 9. Sarcofago dei Ventimiglia (in alto) e sarcofago di Eufemia d’Aragona, prima del restauro della navata meridionale.

che in esso giace il suo avo Aldeinus, iden- fosse spinta a interventi più radicali e che tificabile con Alduino, figlio di Enrico e i lavori al tetto della navata, di cui si è nonno del testatore, morto in un naufra- detto, si fossero estesi anche al transetto, gio28 presso Palinuro nel 1289, mentre se- sostituendo l’originaria copertura lignea condo la tradizione storiografica vi sono del braccio meridionale con l’attuale volta sepolti Manfredi e Pirruccio, altri due gio- costolonata. vani figli di Enrico, che proprio in loro Le due apparenti crociere [figg. 10-12] che memoria pare abbia finanziato i lavori in coprono questo lato del transetto sono in cattedrale29; il sarcofago, che reca due em- realtà un’unica grande volta a botte a se- blemi familiari dall’insolita forma a cuore, zione ogivale, con l’asse longitudinale di- è quindi ascrivibile alla fase temporale che sposto trasversalmente alle navate e divisa vide protagonista Enrico Ventimiglia30. in due campate da costoloni a sezione ret- La configurazione originaria della cappella tangolare e con angoli smussati; la volta resta comunque problematica, non poten- poggia su riseghe sommitali dei muri, a dosi stabilire se essa constasse semplice- un’altezza pari al piano d’imposta della co- mente di un altare con sepoltura o fosse pertura lignea dell’altro braccio del tran- definita da un volume autonomo; a tal setto e il suo volume è denunziato fine bisognerebbe comprendere l’effettivo all’esterno dal pronunziato estradosso32. ruolo del vano un tempo esistente nel Questa copertura «è stata oggetto di con- transetto meridionale, proprio davanti al troverse e controvertibili datazioni», sarcofago ventimigliano, definito da un spesso basate sullo stemma riportato nelle muro esteso per tutta la sua larghezza (in due chiavi [fig. 13], riconducibile al ve- direzione est-ovest) e descritto nel 1557 scovo spagnolo Francesco de Luna, nomi- dal visitatore regio Giacomo de Arnedo, nato nel 1494, quindi in una fase lontana che ne ordina la demolizione per far posto e distinta dal cantiere normanno e venti- all’altare della «gloriosissima Vergine»31. migliano33; in relazione alla breve durata A prescindere dalla definizione planime- del mandato del vescovo Luna, che morì trica della cappella, è possibile ipotizzare nel 1496, è però difficile stabilire l’effet- che l’ambizione di Enrico Ventimiglia si tiva entità delle opere da lui promosse,

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forse limitate solo a un intervento di con- È possibile quindi dedurre che la trasfor- solidamento della volta esistente già da mazione dell’originaria copertura del tran- tempo, piuttosto che a una costruzione ex setto e la realizzazione della volta ogivale, novo34. insolita per i complessi chiesastici38, ma L’ipotesi di una datazione in piena età me- presente nelle architetture fortificate del dievale è invece già stata formulata da periodo svevo39 o nei manieri ventimi- Schwarz e da Kröning, che considerano la gliani, come nel castello di Gangi, sia copertura realizzata intorno al 1240, met- un’opera da far rientrare nell’ambito della tendola in relazione alla data apposta nella stessa committenza della passerella della parete esterna della torre che contiene le navata centrale, del restauro dei tetti e dei scale, proprio alle spalle del transetto me- lavori di completamento. ridionale35; inoltre il confronto tra la co- Con la magniloquente copertura voltata pertura del transetto e quella del portico l’ambizioso Enrico Ventimiglia, certa- a tre arcate, compreso fra le due torri di mente consapevole della volontà del re facciata [figg. 14-15], realizzato negli ul- normanno che proprio nel transetto me- timi decenni del Quattrocento36, marca ridionale aveva fatto collocare il sarcofago una netta differenza di concezione e cura [fig. 15] celebrativo dell’«insigne memoria» esecutiva. Nel portico le volte a crociera del suo nome40, sembra volesse qualificare sono definite da nervature dalla sagoma lo spazio destinato alla sua ultima dimora complessa, scolpite con grande perizia, e al mausoleo della famiglia, in piena così come le mensole di appoggio e le ascesa sociale. chiavi pendule, che sono tonde nelle due Il matrimonio di Enrico con Isabella Can- crociere laterali e dai bordi concavi con dida permetterà infatti ai Ventimiglia di decorazioni naturalistiche nella volta cen- acquisire numerose terre e castelli mado- trale: tutti elementi tardogotici di ascen- niti, in primis quello di Geraci [fig. 16], il denza catalana. cui impianto esisteva almeno dal secolo La copertura del transetto invece appare precedente e in cui ricade l’altra impor- strutturalmente e figurativamente lontana, tante cappella di famiglia41. con la volta archiacuta, i massicci costo- Oggi, in questo maniero, la cui fase di loni e le minute chiavi poste al loro incro- maggiore splendore è da collocare nella cio; se si accettasse come datazione quella prima metà del Trecento, l’unica costru- degli anni del vescovo Luna, essa risulte- zione ancora integra è proprio la cappella rebbe “arcaica” rispetto al portico co- dedicata a Sant’Anna, che si colloca sul li- struito trent’anni prima e si dovrebbe mite orientale della fortificazione [fig. 17]. supporre l’impiego di maestranze non ag- La fabbrica, che è stata definita giornate, di guardare solamente ai «un’espressione di gotico regionale tipico, modelli federiciani, vecchi di due secoli. inconfondibile, tutto arcaismi e remini- Invece è documentata la presenza in cat- scenze bizantine e normanne»42, ha un im- Fig. 10. La copertura del tedrale dall’aprile 1499 del magister netino pianto ad aula, orientata in maniera braccio meridionale del Matteo Carnilivari, incaricato dal vescovo canonica lungo l’asse occidente-oriente, transetto (interno). (pure netino), Rinaldo Montoro di co- con una piccola abside emergente, mentre struire «l’ala di menzu iornu» della catte- l’esterno si presenta come un compatto Fig. 11. La copertura del braccio meridionale del drale, in collaborazione con il fabricator volume, coperto da un tetto a capanna e transetto (esterno). Antonio Belguardo37; per via delle trasfor- ritmato da paraste in corrispondenza dei mazioni successive non è possibile identi- cantonali e del centro delle pareti laterali. Fig. 12. Rilievo del braccio ficare l’opera dei due maestri, protagonisti Nell’austero prospetto principale, che un meridionale del transetto, delle imprese architettoniche più avanzate tempo dava su un piccolo sagrato con- XIX secolo (Londra, Victoria and Albert nella Sicilia del tempo, ma certamente i nesso alla corte del castello, si apre un Museum, 1347-98, nomi sono indicativi dei criteri di sele- portale ogivale sovrastato da una finestra 1348-98). zione delle maestranze adottati dai vescovi circolare, mentre un altro ingresso con cefaludesi. arco a tutto sesto è posto nel lato setten-

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Fig. 13. Particolare della chiave nella copertura del transetto meridionale.

Fig. 14. Volta centrale del portico di facciata.

trionale; ai lati del portale maggiore, di- Inoltre nella parete meridionale, vicino viso in due parti da una piattabanda al- all’angolo della cappella e in posizione de- l’imposta dell’arco, sono presenti due centrata rispetto alla sottostante nicchia, peducci pensili scolpiti (sebbene molto è collocata un’apertura rettangolare con- erosi), che dovevano reggere un’altra tornata da conci squadrati (attualmente ghiera emergente dal filo della parete. cieca), di dimensioni maggiori rispetto alle L’interno della cappella [fig. 1] è suddiviso altre finestre; per la posizione che occupa in due campate quadrate, coperte da volte è possibile supporre che fosse in connes- a crociera, definite da costoloni a sezione sione con altri ambienti del castello, oggi circolare e separate da un arcone dal pro- non più esistenti e che fungesse da matro- filo retto [fig. 18]; le nervature, che al loro neo per assistere alle sacre funzioni. incrocio recano una chiave intagliata e si A differenza dei muri perimetrali, realiz- raccordano alle vele della volta con sottili zati con conci di pietra cavata in loco e ap- pistagne, ai quatto angoli poggiano su pe- pena sbozzata, i portali, le monofore e ducci pensili, mentre al centro conflui- tutte le membrature architettoniche in- scono assieme all’arcone su tre colonnine, terne sono in pietra bianca, forse prove- la cui base è sorretta da mensole figurate niente dalle vicine Petralie, ben squadrata con teste di animali, motivi vegetali e geo- e intagliata e, come mostrano gli stipiti Fig. 15. Cattedrale, assonometria del presbiterio metrici [figg. 19-20]. delle aperture e la sagoma delle ogive, tutti (da V. Zoric, Il cantiere L’abside, su cui si apre una sottile mono- gli spigoli recano un leggero smusso. della cattedrale..., cit.). fora, è delimitata agli angoli da coppie di La datazione e la committenza della cap- colonne disposte su piani diversi, tortili pella è in prima istanza ricavabile da un quelle esterne e lisce quelle interne, en- cartiglio in marmo, oggi sistemato all’in- trambe reggenti capitelli a bulbi e foglie, terno [fig. 21], nel quale si legge: «ANNO mentre il catino poggia su una cornice che INCARNATI(ONIS) VERBI M° CCC° XI° NONE si estende a tutta la larghezza della parete INDICIONI(S) REGNANTE DOMINO NOSTRO ed è definito da una doppia arcata, le cui REGE FRIDERICO III EXCELLENTISSIMO ghiere includono un profilo circolare43. REGE SICILIE REGNI EIUS ANNO XVI NOS Due piccole nicchie con archetti trilobati FRANCISCUS COMES VIGINTIMILII YSCLE sono poste ai lati dell’abside, ripropo- MAIORIS GIRACII DOMINUS UTRIUSQE PE- nendo in forma contratta la protesi e il TRALIE INCEPIMUS HANC ECLESIAM BEATE diaconico propri del rito bizantino, la cui GLORIOSE VIRGINIS (IN CHRISTI) NOMINE influenza sull’architettura siciliana medie- EDIFICARE»44. vale si è perpetrata a lungo; altre due Sebbene questa iscrizione riporti come grandi nicchie con terminazione ogivale, data di avvio dei lavori l’anno 1311, si che in origine dovevano contenere delle deve ritenere che l’intervento promosso sepolture nobiliari ad arcosolio, sono rica- dal conte Francesco I Ventimiglia venne vate nello spessore dei muri laterali in attuato su una cappella più antica, preesi- prossimità del presbiterio. stente all’interno del castello; se già la ri-

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gorosa impostazione geometrica della glio 1329, indizione XII, con due atti sti- pianta e dell’alzato, basata su un modulo pulati a «Giracii in cappella castri eiusdem quadrato corrispondente alla campata terre» alla presenza del vescovo di Cefalù [figg. 22-23], nonché alcuni particolari de- e del «presbiter Thomasius de Petralia corativi, sembrano rimandare all’architet- cappellanus eiusdem domini comitis», il tura dell’età federiciana45, alcuni riscontri conte ammise che il bosco e la tenuta di documentari confermano un precedente Santa Maria di Binsaria, nel territorio di impianto. Castelbuono, appartenevano alla Chiesa di Infatti da un documento dell’8 marzo Cefalù e ne ottenne la concessione per 1239, XIII indizione (nello stile moderno cinque anni50. 1240), si apprende che l’imperatore Fede- In considerazione dell’omogeneità delle rico II conferì a Nicolaus Sichus, chierico membrature architettoniche e della trama della Palatina di Palermo, la cappellania muraria, risulta arduo distinguere le parti della «Cappellam Castri nostri Geracii in della fabbrica afferenti all’inizio del Tre- Sicilia [...] cum omnibus justiciis et ratio- cento (dovute all’intervento di Francesco nibus»46; a quella data Geraci, appartenuta I) dalle preesistenze duecentesche, forse al dominio di Alduino di Candida, era leggibili solamente nell’impianto plano- stata temporaneamente incamerata al de- volumetrico, tenendo presente comunque manio e negli anni 1240-1247 risultava che tale impostazione tipologica in età amministrata dalla Curia regia47. medievale era comune a molte cappelle al- Quando intorno alla metà del Duecento il l’interno di castelli o palazzi signorili. castello pervenne ai Ventimiglia, la cap- Il conte nel suo citato testamento espresse pella dovette custodire il teschio di San- la volontà di non essere tumulato in que- t’Anna, patrona della famiglia, che sta cappella e nemmeno in quella che la secondo le fonti storiografiche del casato famiglia possedeva nella cattedrale di Ce- era stato donato dal duca di Lorena a Gu- falù, bensì a Castelbuono, all’esterno della glielmo, conte di Ventimiglia e di Lozano, chiesa di San Francesco, annessa al con- il quale venuto in Sicilia intorno al 1242 vento da lui fondato51; la cappella e il ca- «portossi seco la sacrosanta Testa della stello di Geraci restarono in uso almeno gloriosa Madre S. Anna, quale poi collocò fino al 1454, quando, secondo la tradi- nell’antico castello della città di Geraci [...] zione, Giovanni I Ventimiglia elevò Ca- dove il santissimo Capo dimorò per lo stelbuono a capitale dei suoi domini (ora spatio di anni 214 in circa»48. divenuti marchesato) e vi trasferì pure il Va comunque rilevato che nell’iscrizione teschio di Sant’Anna. interna suddetta non si fa menzione della Certamente nella dimora castelbuonese, reliquia e la cappella risulta intitolata alla risalente al secolo precedente, dovette ap- Vergine; tale intitolazione è confermata prontarsi uno spazio adeguato alla pre- anche nel testamento del conte Francesco ziosa reliquia e questo può individuarsi al I Ventimiglia del 22 agosto 1337, nel quale secondo piano della torre dell’angolo si dispone che dopo la sua morte un sa- nord est, dove, nonostante le trasforma- cerdote avrebbe dovuto celebrare per zioni del XVII secolo e le demolizioni l’anima del testatore giornalmente e in conseguenti al sisma del 1818-19, è possi- perpetuo, per un salario di quattro onze bile rinvenire un’antica cappella, che l’anno a carico delle rendite di Geraci, una venne utilizzata almeno fino al 1683, messa e gli uffici divini nella cappella se- quando fu sostituita dalla nuova sontuosa polcrale di «Sancte Marie de castro Gera- realizzazione barocca. cii»49. La cappella, a pianta quadrata, era coperta Come attestano diversi documenti, il ca- da una cupola emisferica [fig. 24], di cui stello e la cappella erano ampiamente uti- tuttora resta una porzione al di sopra di lizzati nei primi decenni del XIV secolo, un soffitto ligneo con stemma ventimi- proprio al tempo di Francesco I: il 27 lu- gliano; a raccordo dei due volumi era

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posto un tamburo ottagonale, sui cui lati nel quadro di un generale rinnovamento Fig. 16. Castello di Geraci, si alternavano quattro nicchie semicirco- del castello, il fabbro Federico Di Garbo il fronte meridionale (foto V. Anselmo). lari (sulle diagonali) e quattro finestre con approntò «certi gradi di ferru di finestri et doppia strombatura (nel punto mediano), di porti et di altri strumenti fatti a la turri 53 Fig. 17. Castello di Geraci, delle quali ne rimane solo una, mentre l’al- nova di lo castello di Castru bonu» ; que- la cappella palatina tare di Sant’Anna doveva trovarsi nella pa- sta torre potrebbe forse individuarsi in (foto P. Farinella). rete nord, in asse con l’ingresso quella che contiene la cappella, in origine principale. conclusa dalla calotta maiolicata della cu- Come è stato sottolineato, le cappelle a pola54. Per cercare di stabilire le coordi- cupola su nicchia costruite in Sicilia tra nate temporali della cappella, va rilevato XV e XVI secolo riprendono volutamente ancora che dopo gli anni di splendore del i temi tradizionali dell’architettura nor- marchese Giovanni I, uomo di spicco Fig. 18. Cappella palatina, manna, e tale rimando, in un’isola che si nelle vicende politiche siciliane e napole- particolare della volta (foto P. Farinella). apprestava a recepire e rielaborare la cul- tane, con i successori (il figlio Antonio nel tura rinascimentale, può essere letto come 1475 e il nipote Enrico nel 1481), nel mar- il recupero di forme “antiche” o conside- chesato si registrarono gravi difficoltà fi- rate tali52. nanziarie e momenti di crisi, culminanti La particolarità dell’opera castelbuonese, nella confisca dei beni; solamente negli ul- che presenta la stessa impostazione spa- timi decenni del Cinquecento fu possibile ziale delle cappelle ai lati dell’avancorpo avviare altri significativi lavori all’interno della chiesa olivetana di Santa Maria dello del castello55. Spasimo o ancora della cappella di San- I casi analizzati certamente non coprono t’Oliva nella chiesa di San Francesco di tutte le cappelle in uso ai Ventimiglia nel Paola (entrambe a Palermo), consiste nel- territorio della contea e poi marchesato di l’impiego diffuso di mattoni in laterizio: Geraci, ma certamente mostrano come nei cantonali della muratura, negli stipiti nel campo della committenza architetto- delle finestre, nelle calotte e nelle moda- nica e artistica essi ottennero risultati di nature delle nicchie, nel cornicione d’im- alto profilo: la floridezza economica e la posta della cupola, anch’essa in mattoni e levatura dei committenti, spesso a fianco rivestita all’estradosso da maioliche poli- dei re di Sicilia nelle imprese militari o in crome disposte a squama di pesce. missione diplomatica presso le corti papali Benché sia difficile datare con precisione e signorili, assegnano a queste opere una la costruzione, va rilevato che attorno al dimensione culturale spesso sottovalutata, 1459, a pochi anni dal trasferimento della che bene s’inserisce nel panorama archi- capitale del marchesato a Castelbuono e tettonico del tempo.

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Figg. 19-20. Cappella palatina, particolari dei raccordi tra i costoloni (foto P. Farinella).

Fig. 21. Cartiglio con iscrizione, oggi all’interno della cappella (foto P. Farinella).

1 Isabella Candida fu la secondogenita di Aldoino, rio Magno a Cefalù: analisi per un progetto di restauro, in Ca- et imperatoribus concessa, recollecta et in hoc volumine scripta, conte di Ischia e signore di Geraci e di una discen- ratteri dell’architettura. Esperienze in Sicilia 1972-78, Pa- a cura di C. Mirto, Palermo 1972; C. VALENZIANO, La dente dei Cicala, signori di Polizzi e Collesano, mentre lermo 1979, pp. 41-56; S. BRAIDA, La Domus Magna di Basilica Cattedrale di Cefalù nel periodo normanno, Palermo Enrico fu figlio di Memma Sveva e quest’ultima sa- Cefalù, in L’Osterio Magno di Cefalù, Palermo 1994; S. 1979, pp. 6-32. rebbe stata una figlia naturale di Federico II; tuttavia FARINELLA, L’Osterio Magno di Cefalù, in I Ventimiglia. 6 C. FILANGERI, Il progetto della cattedrale normanna: consi- all’epoca del matrimonio tra Enrico e Isabella i terri- Castelli e dimore di Sicilia, Caltanissetta 2007, pp. 137- derazioni introduttive in La Basilica cattedrale di Cefalù. Ma- tori di Geraci erano stati incamerati al demanio regio. 147; G. ANTISTA, La committenza dei Ventimiglia a Cefalù: teriali per la conoscenza storica e il restauro, vol. I, La basilica Si veda: Il Tabulario Belmonte, a cura di E. Mazzarese città e architettura. 1247-1398, tesi di Dottorato di ricerca ruggeriana e il cantiere normanno-svevo, Siracusa 1989, p. 30. Fardella, Palermo 1983, pp. X-XI; H. BRESC, I Venti- in Storia dell’Architettura e Conservazione dei Beni 7 Già sotto il vescovo Iocelano II erano già stati ese- miglia a Geraci, in Geraci Siculo. Arte e devozione. Pittura e Architettonici, Palermo 2009, pp. 72-89. guiti alcuni lavori, testimoniati da due epigrafi: la Santi Protettori, a cura di M.C. Di Natale, Geraci Siculo 4 Sul mausoleo di Castelbuono si rimanda a P. BOTTA, prima, scolpita a sud del finestrone archiacuto di fac- - San Martino delle Scale 2007, p.11; O. CANCILA, Da infra. Oltre a Geraci e Cefalù, altre cappelle all’interno ciata, riporta la data dell’agosto 1240 e chiama in causa Sichro a Castrum bonum. Alle origini di un borgo feudale, in dei numerosi castelli della contea erano in uso ai Ven- il costruttore Iohannis Panictere; la stessa data è ri- «Mediterranea. Ricerche storiche», V, 12, Aprile 2008, pp. timiglia, come quella ancora esistente di Migaido (si portata nella parete esterna della scala, alle spalle del 36-37; S. FARINELLA, infra. veda A. PETTINEO, infra); inoltre va rilevato che, dalla transetto meridionale. Si veda C. VALENZIANO, La Ba- 2 Tra XIII e XIV secolo l’insediamento dei Ventimiglia metà del XIII secolo al 1450 circa, essi ebbero in pa- silica ruggeriana di Cefalù nei documenti d’archivio e nelle epi- a Cefalù si attuò proprio a spese dei beni della Chiesa, tronato la cappella posta nell’abside destra della basi- grafi, in La Basilica cattedrale di Cefalù. Materiali…, cit., i cui episodi più clamorosi risultano: l’occupazione lica di San Francesco d’Assisi a Palermo, oggi dedicata vol. IV, Palermo 1987, p. 45. delle fortificazioni sulla rocca, del porto e della ton- all’Immacolata Concezione; si veda F. ROTOLO, La 8 L’altra iscrizione dipinta nell’intradosso della passe- nara della vicina Tusa, l’usurpazione dei pascoli di Cappella dell’Immacolata nella Basilica di S. Francesco a Pa- rella riporta: REGNANTE ILLUSTRISSIMO DOMINO NO- Malvicino e della tenuta di Santa Maria di Binsaria, le lermo, Palermo 1998, p. 55. STRO INCLITO REGE MANFREDO REGE SICILIAE ANNO permute forzose del castello di Pollina e del tenimentum 5 Sulla fondazione della cattedrale si veda: B. CARAN- V MAGNIFICUS COMES HENRICUS DE VIGINTIMILIIS RE- di Roccella; si veda V. D’ALESSANDRO, Per una storia di DINUM, Descriptio totius Ecclesiae Cephaleditanae, Mantova PARARE FECIT TECTUM HUIUS ECCLESIAE. Ibidem. Cefalù nel medioevo, in La Basilica cattedrale di Cefalù. Ma- 1592; B. PASSAFIUME, De origine ecclesiae cephaleditanae 9 Le tavole dipinte, un tempo collocate tra i mensoloni teriali per la conoscenza storica e il restauro, vol. VII, Con- eiusque urbis, et dioecesis breuis descrptio, Venezia 1645; V. del tetto a chiusura dei vuoti tra le capriate, in tributi di storia e storia dell’arte, Palermo 1985, pp. 9-29. AURIA, Dell’origine ed antichità di Cefalù, Palermo 1656; un’epoca imprecisabile vennero asportate e reimpie- 3 Sull’Osterio magno si rimanda a: M. GIUFFRÈ, L’Oste- Rollus rubeus: privilegia ecclesie cephaleditane, a diversis regibus gate come sponde laterali della passerella. Il loro vasto

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repertorio decorativo spazia dai temi araldici (le aquile veda C. GUASTELLA, La suppellettile e l’arredo mobile, ar- i restauri diretti da Francesco Valenti intorno al 1932; sveve e le armi di casa Ventimiglia) agli elementi de- genterie e parati sacri, in La Basilica cattedrale di Cefalù. Ma- si veda V. ZORIC, Il cantiere della cattedrale di Cefalù ed i corativi a matrice geometrica, fitomorfa e zoomorfa. teriali…, VII, p. 127. suoi costruttori, Palermo 1989, p. 288. Si veda: N. RUTELLI, Dei restauri al tetto della navata cen- 20 B. CARANDINUM, Descriptio totius Ecclesiae…, cit., p. 31 ASPa, Conservatoria di registro, vol. 1310, cc. 1-27. Il trale del Duomo di Cefalù: secolo XII, Palermo 1922, p.14; 43. Si ha conferma della presenza del sarcofago anche vano, considerato uno spazio atipico dal Valenziano, M. G. AURIGEMMA, Il cielo stellato di Ruggero II: il soffitto nel verbale della visita pastorale del vescovo Francesco è definito «sacrestia vecchia» nel decreto seguito alla dipinto della cattedrale di Cefalù, Cinisello Balsamo 2004, Gonzaga del febbraio 1589, che dopo aver descritto seconda visita di Giacomo de Arnedo; sempre dallo pp. 177-195. il vicino altare di San Nicola precisa: «altare hoc sacri- stesso decreto si apprende che un’altra cappella, inti- 10 Per uno studio puntuale del disegno, finora riferito stia vers ad sunt duo sepulcra marmoria». Archivio tolata a Santa Caterina, era stata ricavata nel terrapieno genericamente a un edificio religioso, si rinvia a G. AN- Storico Diocesano, Fondo Registri, Viste pastorali, busta sul fianco meridionale della navata, sostituita poi dalla TISTA, La committenza dei Ventimiglia…, cit., pp. 47-60. 104, n. s. 19, c. 337. sacrestia nuova dal vescovo Francesco d’Aragona. C. 11 R. PIRRI, Sicilia sacra: disquisitionibus et notitiis illustrata, 21 Storia del vescovado e delle prerogative del ricchissimo Tempio VALENZIANO, La Basilica ruggeriana di Cefalù nei docu- voll. 2, Palermo 1733, II, p. 807; C. VALENZIANO, La della vecchia città di Cefalù con la cronologia dei vescovi fino a menti d’archivio…, cit., pp. 59-63. Basilica Cattedrale…, cit., p. 57. mons. Castelli, ms. del XVIII secolo, custodito presso 32 La volta è realizzata in mattoni di medie dimensioni, 12 Nella chiesa, destinata in origine a divenire il mau- la Biblioteca della Fondazione Mandralisca di Cefalù limitando l’uso della pietra alle mensole d’imposta dei soleo del re, si negò a lungo ogni altra sepoltura e solo ai segni XVI-B-27; su Antonino Maria Musso si veda costoloni e alle chiavi centrali scolpite. Certamente nei primi decenni del Trecento il vescovo Tommaso N. MARINO, La Chiesa dei Santi Crispino e Crispiniano e non era prevista nel progetto originario, infatti per so- Butera fece trasferire «intus in ecclesiam» i corpi dei quella di S. Biagio, in «Il Corriere delle Madonie», stenere la nuova struttura, al disotto della confluenza suoi predecessori dal coemeterium posto nell’attuale sa- XXXVI, 3, marzo 1999. dei costoloni è stato necessario chiudere alcune arca- grato. Si veda Rollus rubeus…, cit., p. 10. 22 Storia del vescovado…,cit., cc. 72-73. telle della sottostante galleria con tratti di muratura in- 13 Archivio di Stato di Palermo (ASPa), Archivio Belmonte, 23 Un ramo dei Ventimiglia, anch’essi provenienti dalla terposti alle colonne; ciò non è avvenuto nel braccio vol. 133, cc. 45-58; si veda pure O. CANCILA, Castelbuono Liguria, si insediò a Trapani dal 1282 e prese il co- settentrionale, dove è stata mantenuta la copertura li- medievale e i Ventimiglia, «Quaderni - Mediterranea. Ri- gnome Bosco; si veda H. BRESC, I Ventimiglia a Ge- gnea di età normanna. cerche storiche», 12, Palermo 2010, pp. 75-87. raci…, cit., p. 10. 33 Si veda: G. MISURACA, Cefalù nella storia, [Palermo 14 ASPa, Archivio Belmonte, vol. 133, c. 53 v. 24 Storia del vescovado…, c. 179. 1962] Cefalù 1984, p. 126; C. FILANGERI, Il progetto della 15 Ivi, c. 54 r. 25 Storia del vescovado…, cc. 202-204. cattedrale…, cit., pp. 53-55; R. CALANDRA, Aggiunte, mo- 16 Ivi, c. 55 r. 26 Eufemia d’Aragona, figlia del re Pietro II e sorella difiche e restauri degli ultimi sette secoli, in La Basilica catte- 17 ASPa, Real Cancelleria, vol. 27, c. 51 v; oltre a Fede- del re Federico il Semplice, morì a Cefalù nel 1359 e drale di Cefalù. Materiali…, cit., vol. II, Siracusa 1987, rico de Vurrucato, un altro cappellano del tempo fu fu sepolta in cattedrale riutilizzando un sarcofago di p. 41; V. ZORIC, Il cantiere della cattedrale..., cit., p. 300. Antonio de Insinga. Si veda V. D’ALESSANDRO, Politica epoca romana. S. FERTITTA, Cenni storici su la Chiesa di Giuseppe Samonà sostiene inoltre che nel 1525 ven- e società nella Sicilia aragonese, Palermo 1963, p. 153; S. Cefalù, [Napoli 1847] Palermo 2001, p. 34. nero sopraelevate le murature perimetrali (fino a tre FODALE, I Ventimiglia, il Papato e la Chiesa di Cefalù nel 27 C. VALENZIANO, La Basilica ruggeriana di Cefalù nei do- metri) e dopo il 1588, sotto il vescovo Francesco Gon- XIV secolo in Potere religioso e temporale a Cefalù nel Me- cumenti d’archivio…, cit., pp. 50-51 e pp. 76-77. zaga, fu realizzata l’attuale volta; G. SAMONÀ, Il Duomo dioevo, atti del convegno internazionale (Cefalù 7-8 28 A. MARRONE, Repertorio della feudalità siciliana (1282- di Cefalù, Roma 1939. aprile1984), Cefalù 1985, pp. 33-38. 1390), «Quaderni - Mediterranea. Ricerche storiche», 34 Lo stemma del vescovo Luna è pure presente nel- 18 H. BRESC, Un monde méditerranéen. Economie et société 1, Palermo 2006, p. 439; H. BRESC, I Ventimiglia a Ge- l’acquasantiera in marmo, oggi posta a destra dell’in- en Sicile. 1300-1450, voll. 2, Roma-Palermo 1986, II, raci…, cit., pp. 9-13. gresso principale, ma in origine addossata alla terza p. 910. 29 S. FERTITTA, Cenni storici…,cit., p. 34; C. VALEN- colonna dello stesso lato ed era pure riconoscibile nel 19 ASPa, Archivio Belmonte, vol. 3, c. 286; il testamento ZIANO, La Basilica ruggeriana di Cefalù nei documenti d’ar- leggio del coro e nel soffitto della sala maggiore del fu in seguito sostituito da nuove disposizioni del 20 chivio…, cit., pp. 57-58. vicino palazzo vescovile. Si veda: B. PASSAFIUME, De marzo 1474 (O. CANCILA, Castelbuono medievale…, cit., 30 Va inoltre rilevato che l’urna marmorea, oltre al- origine ecclesiae cephaleditanae…, cit., p. 19; V. AURIA, pp. 42-43). Tra i parati della cappella, negli inventari l’Agnus Dei tra i due stemmi, presenta alcuni motivi Dell’origine ed antichità di Cefalù…, cit., pp. 76-77; Serie redatti in occasione delle regie visite sul finire del Cin- decorativi circolari, che rimandano alle decorazioni dei vescovi di Cefalù: con dati cronologici e cenni biografici, a quecento, risulta pure una «borsa di villutu verde et geometriche della passerella e ai trafori degli originari cura di G. Misuraca, Roma 1960, pp. 22, 33; M. AN- russo lavorata di oro con l’armi di li Ventimiglia»; si scuri lignei, rivenuti nella navata settentrionale durante DALORO, La decorazione del presbiterio prima del Seicento,

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in La Basilica cattedrale di Cefalù. Materiali…, cit., VII, nelle braccia del transetto, nella posizione ancora oggi viene ancora citata in documenti successivi dell’agosto p. 77; T. VISCUSO, Elementi dell’arredo plastico e pittorico contornata da fasce marmoree; come ricorda un di- 1247 e dell’11 luglio 1252, relativi a un’inchiesta sul delle navate dal ‘500 in poi, in La Basilica cattedrale di Ce- ploma ruggeriano, uno era destinato al seppellimento patronato e le sue rendite. Si veda Tabularium regiae ac falù. Materiali…, cit., VII, p. 104. del re (lato nord), mentre l’altro era dedicato «all’insi- imperialis Capellae collegiatae divi Petri in regio Panormitano 35 Si veda: H. M. SCHWARZ, Die Baukunst Kalabriens und gne memoria del nome di Ruggero e alla gloria della palatio…, Palermo 1835, p. 55, doc. XLI e pp. 61-65, Siziliens im Zeitalter der Normannen. I. Teil, Die lateinischn chiesa di Cefalù» (lato sud). Ivi, p. 35. doc. XLV. kirchengründungen des II. Jahrhunderts und der Dom in Ce- 41 Sul castello si rinvia al volume Architettura e arte a Ge- 47 E. MAZZARESE FARDELLA, I feudi comitali di Sicilia dai falù, in «Römishes Jahrbuch für Kunstgeschichte», 6, raci (XII - XVI secolo), a cura di G. Antista, in corso di Normanni agli Aragonesi, Milano 1974, p. 30. [1942-44] 1946, p. 76; W. KRÖNIG, Il Duomo di Mon- stampa. 48 D. MONACÒ E AMODEI DEL BURGIO, Il trionfo della reale e l’architettura normanna in Sicilia, Palermo 1965, p. 42 E. MAGANUCO, Problemi di datazione nell’architettura si- fecondità. Vita de’ SS. Patriarchi Gioachino e Anna…, Pa- 159. Guido Di Stefano inoltre esclude la sua datazione ciliana del medioevo, Catania 1940, p. 19, nota 1. lermo 1690, parte I, p. 213. Guglielmo era un fratello, al XV secolo, sottolineandone la diversità con le volte 43 La monofora è solitamente occultata dalla tela della o secondo alcune fonti meno accreditate, il padre di a crociera del bema; G. DI STEFANO, Il duomo di Cefalù: Natività della Vergine, risalente alla prima metà del Enrico Ventimiglia, sposo di Isabella. Si veda O. CAN- biografia di una cattedrale incompiuta, Palermo 1960, pp. XVII secolo e riferibile all’ambito di Giuseppe Sa- CILA, Castelbuono medievale…, cit., pp. 23-24, 161-162. 45-47, nota 30. lerno, per la quale si rinvia a G. TRAVAGLIATO, Testi- 49 Si conserva una copia settecentesca di un transunto 36 In un contratto del 1471 il maestro Ambrogio da monianze pittoriche a Geraci Siculo dal Medioevo al XIX del 1392 del testamento; ASPa, Archivio Belmonte, vol. Como si impegnò con il priore fra Giovanni Passa- secolo, in Geraci Siculo. Arte e devozione…, cit., pp. 90-91. 3, c. 8r. fiume a prestare la sua opera «ad faciendam, fabrican- Le colonnine dell’abside sono state rifatte nella se- 50 Rollus rubeus…, cit., pp. 171-172. dum, murandum, intagliandum portuale seu conda metà del XX secolo su modello delle prece- 51 ASPa, Archivio Belmonte, vol. 3, cc. 1r-12r. hospitium dicte majoris ecclesie»; dopo la sua morte i denti, le cui parti residue sono fatte con un impasto 52 Si veda: M. GIUFFRÈ, Architettura in Sicilia nei secoli lavori furono portati a termine dal figlio Antonio, al modellato attorno a un’anima in legno. XV e XVI: Le «cappelle a cupola su nicchia» fra tradizione tempo del vescovo Giovanni Gatto, che fece apporre 44 Il cartiglio, sebbene nella formulazione presenti di- e innovazione, in «Storia e Restauro di architetture sici- il suo stemma in vari punti. Si veda: G. DI MARZO, I rette affinità con la lapide del 1316 un tempo apposta liane», n.s., 2. 1996, pp. 33-48 e M.R. NOBILE, Un altro Gagini e la scultura in Sicilia, Palermo 1980-83, vol. I, p. sul portale d’accesso al baglio del castello di Castel- rinascimento. Architettura, maestranze e cantieri in Sici- 21 e vol. 2, doc. 1; G. DI STEFANO, Il duomo di Cefalù..., buono, mostra dei caratteri paleografici più recenti, lia1475-1558, Benevento 2002. cit., p. 27; R. CALANDRA, Aggiunte, modifiche e restauri..., che ne denunziano la natura di copia, magari tratta da 53 ASPa, Archivio La Grua-Talamanca, Volume per la sug- cit., pp. 29-40. un originale oggi disperso; per la lapide di Castel- giugatione di onze 100 annuali dovuti sopra il marchesato di 37 Si veda A. PETTINEO, Matteo Carnilivari nelle proble- buono si veda O. CANCILA, Castelbuono medievale…,cit., Ieraci a don Aeleonora La Grua Tocco et Munríques moglie matiche vicende della cattedrale di Cefalù e R. GIANNÌ, Mat- pp. 42-43. che fu del barone don Pietro 2°, vol. 68, c. 375r; il docu- teo Carnilivari e la cattedrale di Cefalù, in «PaleoKastro», 45 Si veda G. MELI, Un tesoro di pietra. Architettura inedita mento è riportato in O. CANCILA, Castelbuono medie- 6, novembre 2001; A. GAETA, L’intervento nella cattedrale a Geraci Siculo, in Forme d’Arte a Geraci Siculo dalla pietra vale…, cit., pp. 162-163. di Matteo Carnilivari, in «Espero», III, 31, ottobre 2009. al decoro, a cura di M.C. Di Natale, Geraci Siculo 1997, 54 Le poche parti residue della cappella si staccano net- Sull’attività di Carnilivari e Belguardo si rimanda a Gli pp. 29-42. tamente dalle precedenti fabbriche con cupola realiz- ultimi indipendenti. Architetti del gotico nel Mediterraneo tra 46 Dopo la morte del cappellano Roberto, nominato zate in Sicilia, ancora ricche di reminiscenze XV e XVI secolo, a cura di M.R. Nobile, E. Garofalo, al tempo di Alduino di Candida, signore di Geraci, trecentesche, tra cui si citano la cappella dello Spirito Palermo 2007. l’imperatore concesse la cappellania a Nicolaus Sichus: Santo nella chiesa Madre di Alcamo (1430 ca.) e quella 38 Secondo Valenziano la volta sarebbe stata costruita «Notum facimus Universis quod Nicolao terciario dei Pescatori nella chiesa dell’Annunziata a Trapani in sostituzione del soffitto ligneo originario, distrutto Cappellae Sacri Palatii nostri Panormi fideli nostro [...], (1481); per queste ultime si rimanda a V. SCUDERI, Arte da un incendio; C. VALENZIANO, La Basilica Catte- Cappellam Castri nostri Geracii in Sicilia, que colle- medievale nel trapanese, Trapani 1978, schede nn. 48-55, drale…, cit., p.55. tionem nostram spectare dignoscitur, quam idem dic- pp. 83-84, 89-90. 39 A titolo di esempio si cita il castello di Giuliana; si tus Nicolaus clericus vacare asseruit ex obitu 55 E. MAGNANO DI SAN LIO, Castelbuono capitale dei Ven- veda Federico e la Sicilia dalla terra alla corona. Archeologia Presbyteri Roberti de Geracio, qui ex concessione timiglia, Messina 1996, pp. 98-101; O. CANCILA, Alchi- e architettura, a cura di C.A. Di Stefano, A. Cadei, Sira- quondam Comitis Aldoyni tunc Domini ejusdem Ca- mie finanziarie di una grande famiglia feudale nel primo secolo cusa 1995, pp. 610-622. stri tenebat, de gratia nostre concessimus (si vacat) dell’età moderna, in «Mediterranea. Ricerche storiche», 40 I due sarcofagi con baldacchino vennero collocati cum omnibus justiciis, et rationibus suis». La cappella III, 6, aprile 2006, pp. 108-113.

Figg. 22-23. Pianta e Fig. 24. Castello di sezione longitudinale della Castelbuono, pianta e cappella (disegni arch. sezione dell’antica C. Musciotto). cappella palatina.

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