ISTITUTO UNIVERSITARIO EUROPEO Daniela COLI LA 'CASA
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ISTITUTO UNIVERSITARIO EUROPEO Daniela COLI LA 'CASA EDITRICE DI BENEDETTO CROCE' E LA CULTURA EUROPEA Tesi presentata per il conseguimento del dottorato di ricerca dell'Istituto Universitario Europeo alla com missione giudicatrice Membri della giuria: Professor Denys Hay, IUE Professor Carlo Cipolla, IUE ; Professor Charles Boulay, Université de Paris-Sorbonne(IV) Professor Eugenio Garin, Scuola Normale Superiore, Pisa Professor Cesare Vasoli, Università di Firenze Firenze, 28 giugno 1982 THESES 945 .09 -C COL European University Library 3 0001 0012 5919 3 f ó & f C 0 7 a ^ THESES 945.09-C COL r/ " A -, L M ^ ^ r .x*.. % Pag, * <- ' y AvVERTENZfc^^/ I S i g l e ii Introduzione 1 Ca p , I : Be n e detto Croce e G iovanni La t e r z a : l 'impresa d e l l ' 'e d i t o r e i d e a l e ' 10 Ca p , 11:.Be n e d e t t o Cr o c e / la Kultur e gli editori tedeschi 62 Ca p .ili: Benedetto Croce, la filo sofia STRANIERA DEL '900 E GLI ALTRI 'INFORMATORI': TRA LAISSEZ-FAIRE E CEN SURA 114 Cap. IV: Le scelte politiche euro pee di Benedetto Croce 154 Ca p , V : Storiografia straniera ed impegno civile 203 Cap, VI: La storiografia religiosa : uno spazio anche per gli a n t i - CROCIANI 230 Cap .VII: L " A n t i Cr o c e ' di G iovanni La t e r z a : la 'Biblioteca Es o t e r i c a ' 246 B ibliografia 275 Avvertenza Questo lavoro è stato in gran parte reso possibile dalla gentilezza di Vito Laterza, che mi ha permesso la consulta zione completa, per gli anni 1902-1952, dell'Archivio Laterza di Bari. Insieme a Vito Laterza, vorrei qui ringra ziare anche Alda Croce, Renzo De Felice e gli eredi di Luigi Russo, che mi hanno permesso — già durante la mia tesi di laurea su Guido De Ruggiero — la consultazione degli Archivi Croce, De Ruggiero e Russo, la cui documenta - zione ho ancora qui utilizzato. Consigli ed indicazioni mi sono venuti nel corso della mia ricerca, oltre che dai miei supervisors, Proff.Denys Hay e Cesare Vasoli, dai Proff. Norberto Bobbio, dell'Univer sità di Torino, Alphonse Dupront, di Paris-Sorbonne, Mauri zio Torrini, dell'Università di Napoli, Sergio Romagnoli e Gabriele Turi, dell'Università di Firenze. Di grande aiuto è stata la collaborazione del personale del la Biblioteca Nazionale di Firenze e del Centro Piero Gobet ti di Torino. Sigle Archivio Laterza : AL Archivio Croce : AC Archivio De Ruggiero: ADR Archivio Russo : AR - 1 - INTRODUZIONE Il ruolo esercitato da Benedetto Croce nella vita intellettuale italiana della prima metà del secolo, pur non essendo mai stato, in questi ultimi trent'anni, og getto — ad eccezione delle Cronache di filosofia ita liana di Eugenio Garin — di indagini specifiche, è stato costantemente tenuto presente in ogni riflessione sui caratteri e i problemi della situazione culturale italiana del '900. La vastità del raggio d'azione della sua sfera d'influenza, dilatatasi fino ad investire ogni campo delle scibile, assurgendo ad una sorta di Zeitgeist, l'autorevolezza conquistata sugli intellettuali italiani, capace di contrastare ideologicamente, e con successo, perfino un regime cosi agguerrito, come lo fu il fascismo, sul piano dell'organizzazione del consenso, il diretto rapporto, infine, del suo pensiero politico col marxismo italiano, hanno reso quasi ovvio che l'azione svolta da Benedetto Croce fosse il punto di riferimento obbli gato di ogni discussione. Un punto di riferimento pole mico : con sempre maggiore frequenza nella sua attività si sono infatti ricercate le cause delle carenze e dei ritardi della nostra vita intellettuale, fino a giungere ad attribuirle la responsabilità di uno degli aspetti ritenuti più inquietanti del nostro passato : il 'pro vincialismo' della cultura italiana. L'imputazione di 'provincialismo', nata nel clima del dopoguerra, non certo propenso, per la radicalità degli schieramenti politici e culturali, a visioni critiche e problematiche, e, soprattutto, dominato dall'ansia di rottura con un 'idealismo' considerato indiscriminatamente complice, se non anticipatore, del successo ideologico del fascismo, e, in primo luogo, del mito, esasperato dal regime fino al ridicolo, del primato culturale e morale degli i t a l i a ni, si è col tempo sedimentata in uno dei topos più bat tuti dalla media-cultura, mentre sul terreno storiogra - 2 - fico è stata, sia pure indirettamente, al centro di una vivace polemica. Da una parte, da intellettuali, come Tronti, Agazzi e Sechi, è stato addebitato alla cultura crociana di aver ostacolato, con le sue censure ed arre tratezze, l'opera di rinnovamento teorico del marxismo tentata da Antonio Gramsci, dall'altra, soprattutto da Eugenio Garin, cui si deve il primo e finora unico' ten tativo di riflessione complessiva sulla cultura italiana dei primi cinquanta anni del '900, è venuto invece l'in vito ad usare con cautela il termine di 'provincialismo' e ad evitare le tentazioni di sintetizzare mezzo secolo di vita intellettuale italiana in lukäcsiane Zerstörung der Vernunft e in schematiche categorie sociologizzanti, e a non cedere al rischio delle 'liquidazioni' affrettate o delle apologie moralistiche. Il quadro della cultura italiana della prima metà del secolo è in effetti dei più complessi : non solo per la molteplicità delle voci, niente affatto riducibili a puri echi o variazioni di quelle dei 'dioscuri' Croce e Gentile, e per la drammaticità delle vicende storiche a cui esse si intrecciano, ma per la stessa graduale tra sformazione — parallalemente allo sviluppo dei mezzi di comunicazione — dell'organizzazione della cultura. In polemica con le accademie, il centro della cultura diventano,nel primo ventennio del Novecento, le riviste e le case editrici che attorno ad esse si sviluppano : si pensi al ruolo di Croce, con 'La Critica' e la casa editrice Laterza, ma anche a quello di Papini e Prezzo lini, col 'Leonardo', la 'Voce', le edizioni della 'Voce' e il controllo della collana 'Cultura dell'anima' della Carabba, o di Gobetti, con 'Energie Nove', 'La Rivoluzione Liberale', 'Il Baretti' e 'Le edizioni Gobetti'. Durante la dittatura fascista poi è nota l'importanza delle isti tuzioni culturali create dal regime, per non parlare dell' impresa, più audace e impegnativa, dell'Enciclopedia. Proprio tenendo conto di questa situazione, ad una sto riografia 'impressionistica' e valutante, è andata sosti tuendosi, negli ultimi anni, una storiografia, che, con - 3 - sapevole delle difficoltà di studiare un passato recente 'con la distaccata freddezza con cui si possono studiare gli assiri'1/ ha affrontato, attraverso indagini spesso molecolari, temi tormentati, come quello ad esempio del rapporto tra intellettuali e fascismo, tentando, in studi come quelli di Mario Isnenghi, di Luisa Man- goni, di Gabriele Turi , e, recentemente, di Philip V. Cannistraro e Victoria De Grazia"*, di evitare genera lizzazioni o moralismi sterili, e di esaminare caso per caso, individuo per individuo, l'articolarsi di questo rapporto all'interno di ogni particolare centro di or ganizzazione della cultura. Parallelamente si è imposta con sempre maggiore urgenza la necessità, per una rico struzione organica della storia culturale del nostro paese, di esaminare i meccanismi del mondo dell''indu stria culturale', che nel '900 vive il suo boom, e si sono avuti studi e convegni su editori come Formiggini, 4 Einaudi, Mondadori e sull'editoria popolare . Il nostro lavoro, che ha per oggetto l'analisi della diffusione della cultura straniera in quell'impor tante centro di organizzazione culturale che fu la 'Gius. Laterza & Figli', da sempre, immancabilmente, definita 'la casa editrice di Benedetto Croce', si inserisce, metodologicamente, in questa prospettiva, tentando, da un lato, di portare una questione come quella del 'pro vincialismo' dal livello delle impressioni, delle pole miche e dei ricordi, a quello dell'analisi storica, e, dall'altro, scegliendo come campo di indagine la princi pale 'istituzione', insieme alla 'Critica', della cultura crociana. Alla base di questa scelta di campo vi è, in primo luogo la constatazione che l'idealismo 'si presenta come il primo moto culturale deliberamente organizzato, pronto ad approfittare, lucidamente, dei nuovi modi di avvicinamento al lettore e della graduale trasformazione C della società italiana' . Infatti, 'l’idealismo sa allon tanarsi dalla chiusa, un po' polverosa austerità, degli ambienti filosofici paraottocenteschi, sa servirsi dei - 4 - progressi del giornalismo, sa intravedere le possibili tà di un'accorta utilizzazione del mondo dell'editoria'6. In secondo luogo, vi è la convinzione che una casa edi trice si presenta come un osservatorio particolarmente interessante per chi voglia analizzare concretamente la circolazione delle idee. Come ha osservato Eugenio Garin: Chi percorra il cammino di certi temi, non nei cieli delle pure idee, ma con l'occhio a precise tecniche di diffusione, nelle definite prospettive di un tempo, si trova spesso di fronte a condi zionamenti significativi : dai manuali scolastici alle antologie alle traduzioni. Quante citazioni sorprendenti di Gramsci trovano la prima 'ragione' in un volumetto della 'Cultura dell'anima' di Carabba, ossia in ultima analisi, in una scelta di Papini e Prezzolini! E, quanto, per altro ver so, sulla formazione di uomini che hanno vissuto ed operato tra fascismo e dopoguerra, hanno pesato le simpatie e le censure di un Croce, imposte e diffuse attraverso le edizioni Laterza. La 'Gius. Laterza & Figli' si presenta perciò come un campo di indagine privilegiato per analizzare, attraverso le proposte di traduzione di opere di autori stranieri, il dialogo della cultura italiana con quella europea. A Giovanni Laterza, infatti, nell'arco di cin quantanni, si rivolgono non solo il consigliere princi pale Benedetto Croce, ma, per il prestigio raggiunto in breve tempo dalla casa barese, gli esponenti più rappre sentativi della cultura italiana della prima metà del secolo : da Nitti ad Amendola, a Papini e Prezzolini, da Rensi a Tilgher, a De Ruggiero, a Martinetti, da Omo- deo a Buonaiuti a Salvatorelli, dai collaboratori di Go betti a Leone Ginzburg.