Poetiche E Politiche Del Ricordo. Memoria
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
TOSCANA TRA PASSATO E PRESENTE / COLLANA DELLA REGIONE TOSCANA Per la memoria delle stragi nazifasciste in Toscana Poetiche e politiche del ricordo Memoria pubblica delle stragi nazifasciste in Toscana La popolazione toscana è stata duramente colpita nel e da una tragica serie di eccidi perpetrati dai soldati della Wehrmacht e da formazioni italiane della Repubblica sociale. I casi più noti sono quelli di Stazzema, del Padule di Fucecchio, di Civitella in Val di Chiana, di Niccioleta, di Bardine San Terenzo, ma sono ben ottantatré i Comuni toscani colpiti e più di . le vittime, tutte civili, donne, bambini, anziani compresi. Da allora è iniziato un lungo e difficile percorso per fare i conti con la memoria e con la storia di quei fatti, che si è venuto a intrecciare con il bisogno di giustizia, con l’esigenza di celebrare contro i responsabili i processi istruiti fin dalla fine della guerra, ma che poi in gran parte non sono mai stati fatti. La Regione Toscana si è fatta sempre interprete negli anni di queste fonda- mentali esigenze, insieme morali e civili, e nel ha approvato una legge, la n. , che, per quattro anni e con il concreto contributo di Comuni e Province, ha finanziato un programma di ricerche storiche e di interventi per salvare la memoria delle stragi nazifasciste in Toscana. Sotto la direzione di un Comitato scientifico internazionale composto da Paola Carucci, Enzo Collotti, Leonardo Paggi, Claudio Rosati, Pietro Clemente, Roger Absalom, Gerhard Schreiber e dal Comitato Regionale di Coordinamento dei rappresentanti delle Province della Toscana, sono state promosse iniziative di ricerca che hanno consentito di analizzare a fondo le fonti storiche, archivisti- che e bibliografiche, sia locali che centrali. Sono stati studiati gli archivi tede- schi, gli archivi britannici e quelli statunitensi; si è effettuato un censimento dei monumenti e della documentazione visiva ancora disponibile; sono state raccol- te le testimonianze dei famigliari delle vittime e dei sopravvissuti, si è indagato sui riflessi culturali e antropologici che gli eccidi ebbero sulle comunità locali e sulle persone. Questo libro fa parte di una serie pubblicata dall’editore Carocci per racco- gliere i risultati delle ricerche promosse nell’ambito della legge regionale sulle stragi nazifasciste. L’impegno della Regione Toscana continua nell’ambito di una nuova legge, la n. del , per la promozione dei valori della Resistenza e della pace. I lettori che desiderano informazioni sui volumi pubblicati dalla casa editrice possono rivolgersi direttamente a: Carocci editore via Sardegna , Roma, telefono , fax Visitateci sul nostro sito Internet: http://www.carocci.it Informazioni sulle pubblicazioni della Regione Toscana sono su Internet: http://www.regione.toscana.it e all’indirizzo: [email protected] Poetiche e politiche del ricordo Memoria pubblica delle stragi nazifasciste in Toscana A cura di Pietro Clemente e Fabio Dei REGIONE TOSCANA Carocci editore Giunta Regionale Ai sensi del D.L. //, n. , si informa che i dati personali sono trattati anche con l’ausilio di mezzi informatici e che si trovano presso il dirigente del Settore Editoria e Periodici della Giunta Regionale Toscana. a ristampa, aprile a edizione, marzo © copyright by Regione Toscana - Giunta Regionale Realizzazione editoriale: Omnibook, Bari Finito di stampare nell’aprile dagli Stabilimenti Tipografici Carlo Colombo S.p.A. via Roberto Malatesta, – Roma ISBN --- Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. della legge aprile , n. ) Senza regolare autorizzazione, è vietato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico. Indice Introduzione. Poetiche e politiche del ricordo di Fabio Dei Ritorno dall’apocalisse di Pietro Clemente La iena, l’oste e la bambina. Memorie della strage di Valla di Claudio Manfroni “L’attacco al Bardine”. Colpevoli di una grande vittoria di Carmine Cicchetti Sull’uso politico del dolore. L’eccidio nazifascista di San Terenzo Monti di Fabio Barbati Rappresaglia o fatalità? La strage del Duomo di San Miniato del luglio di Costanza Orlandi Il “discorso della strage” tra verità storica e biografia individuale. Il caso di San Miniato di Alessio Petrizzo Ricerca sulle stragi in Mugello: un’analisi comparativa di Matteo Tassi Gerarchie di memorie. Le narrazioni della strage nazifascista di civili a Cre- spino del Lamone, Fantino, Lozzole e Campergozzole di Valeria Trupiano INDICE Ricordare l’oblio. Osservazioni sul processo di patrimonializzazione del- le memorie a Sant’Anna di Stazzema di Caterina Di Pasquale Percorsi di simboli di Raffaella Marcucci Prima che si dimentichi tutto. Il ricordo e l’attualizzazione della memoria della strage di Sant’Anna nei lavori degli studenti di Damiano Gallinaro Ripensando la memoria: Civitella in Val di Chiana dieci anni dopo di Federica Di Ventura Postfazione. A ora incerta di Pietro Clemente Introduzione Poetiche e politiche del ricordo di Fabio Dei Drammi locali Dagli anni Novanta ad oggi, la storiografia ha dedicato notevole attenzione al tema degli eccidi di civili compiuti dalla Wehrmacht nel nei territori italiani occupati. I fatti sono per lo più noti, e anche su alcuni elementi di interpretazione storiografica generale vi sono ormai pochi dubbi. Le vittime civili di stragi intenzionalmente perpe- trate dai tedeschi, spesso con la collaborazione attiva di forze della Repubblica sociale, sono state in Italia oltre ., di cui quasi la metà in Toscana (., secondo una recente stima ). La natura e le modalità degli eccidi sono state assai varie, in quanto a dimensioni numeriche (da poche persone a molte centinaia), alla selezione delle vittime (solo maschi adulti, oppure, indiscriminatamente, anche donne e bambini), al livello di crudeltà e atrocità raggiunto dagli esecutori. Le fonti parlano talvolta dell’abbandono dei tedeschi a una sorta di gusto per il massacro come “festa di morte”, con il dispiega- mento di tutto un repertorio di pratiche sfrenate di violenza e sopraffazione, articolate secondo una simbologia di disprezzo e disumanizzazione delle vittime: gli stupri, lo sventramento di donne incinte, il tiro a segno su bambini e persino su feti sono in molti casi elementi ricorrenti nei racconti dei sopravvissuti. Non è chiaro, peraltro, fino a che punto simili resoconti risentano dell’influenza di modelli “letterari” del massacro che, nel processo di costruzione sociale della memoria, si sovrappongono o perlomeno plasmano l’esperienza vissuta dei testimoni. Talvolta gli eccidi sono compiuti come rappresaglia rispetto ad azioni partigiane in cui sono rimasti uccisi soldati tedeschi; in molti altri casi sembrano rientrare sem- plicemente in una strategia preventiva volta a terrorizzare le popolazioni e a isolarle dalle forze resistenziali. Una strategia talmente ben riuscita, peraltro, da proiettare ancora oggi i suoi effetti sulla memoria delle comunità che ne sono state vittime. È comunque chiaro che nel loro complesso gli eccidi non sono stati atti straordinari compiuti volta per volta in risposta alla minaccia presunta o reale dei partigiani, magari da reparti tedeschi particolarmente nazificati e fanatici (anche se alcuni reparti o i loro comandanti si sono distinti per lo zelo e la spietatezza delle azioni). Al contra- rio, hanno rappresentato una strategia di guerra impiegata sistematicamente e consa- pevolmente, già sperimentata sul fronte orientale e voluta e condivisa dai massimi gradi del comando – a partire dalla cosiddetta “delega in bianco” di Kesselring, che nella primavera del impartiva direttive per la guerra alle bande. «Chiamerò a ren- dere conto tutti i comandanti deboli e indecisi [...] Data la situazione attuale, un intervento troppo deciso non sarà mai causa di punizione», affermava; e garantiva sostegno e copertura a «ogni comandante che, nell’esecuzione, nella scelta e nella durezza dei mezzi», andasse oltre «la moderazione che ci è solita» . Del resto, come osserva Lutz Klinkhammer, «con “bande” i reparti tedeschi incaricati di queste azioni FABIO DEI intendevano qualcosa di assai diverso dalle reali formazioni partigiane» : consapevoli della difficoltà di colpire direttamente la guerriglia, si volgevano contro le popolazioni in cui essa era radicata, facendo per così dire terra bruciata sul piano delle relazioni etico-politiche. Gli eccidi si collocano dunque nel contesto di una condotta di guerra in cui i civili sono a pieno titolo assimilati ai “nemici” (banditi, traditori) e sono comunemente oggetto di azioni militari, dai saccheggi, ai rastrellamenti e alle deportazioni per il lavo- ro forzato, agli stupri, fino ai veri e propri massacri. Com’è noto, la progressiva assun- zione dei civili a principali bersagli e vittime delle azioni belliche caratterizza la storia del Novecento e va anche al di là del contesto di cui ci stiamo occupando – l’esercito tedesco nell’Italia e nell’Europa occupata del -. I civili rappresentano una piccola percentuale dei caduti nella prima guerra mondiale, superano invece il per cento nella seconda e si avvicinano al per cento nelle guerre regionali e “a bassa intensità” o nei conflitti cosiddetti etnici di fine secolo e di inizio del nuovo . Si tratta di una ten- denza che coinvolge tutti gli schieramenti militari e che solo in parte dipende dall’evo- luzione delle tecnologie di guerra che, con i bombardamenti, le armi a lunga gittata e quelle chimiche, tolgono significato all’idea stessa di un “fronte” esterno come linea di