Preistoria Alpina, 46 II (2012): 275-280 ISSN 0393-0157275 © Museo delle Scienze, Trento 2012 XLII Riunione scientifica dell’I.I.P.P. L’arte preistorica in Italia. Trento, Riva del Garda, Val Camonica, 9-13 ottobre 2007 Simboli, antenati e territorio: per un’interpretazione del fenomeno dei menhir e delle statue-menhir della Sardegna Mauro PERRA Parco e Museo Archeologico “Genna Maria”, Piazza Costituzione 4, 09020 Villanovaforru, Cagliari, Italia E-mail dell’Autore per la corrispondenza:
[email protected] RIASSUNTO - Simboli, antenati e territorio: per un’interpretazione del fenomeno dei menhir e delle statue-menhir della Sardegna - Fra la metà del IV e gli inizi del III millennio a. C., durante lo svolgimento delle locali facies di San Michele di Ozieri (neolitico finale) e di Filigosa e Abealzu (inizi dell’età del rame), ha origine e si consuma in Sardegna il fenomeno dei menhir e delle statue-menhir. Già a partire dal BA1, facies di Corona Moltana di Bonnannaro (XXIII-XX sec. a. C.), si documentano episodi di frantumazione volontaria e riutilizzo dei monoliti come materiale da costruzione per edifici funerari. Tali episodi saranno ancor più evidenti durante lo sviluppo della civiltà nuragica, nella quale diverse tombe di giganti e alcuni nuraghi sono costruiti con i frammenti lapidei di un mondo oramai scomparso, di cui si vuole cancellare la memoria. In diverse regioni della Sardegna centrale, nel Sarcidano in particolare, il concentrarsi delle indagini archeologiche ha consentito di focalizzare l’attenzione degli studiosi su alcuni contesti chiave, dove all’osservazione dei rinvenimenti di superficie si uniscono preziosi dati provenienti dallo scavo di strutture funerarie.