La Dolce Scoperta Un Territorio Da Gustare in Tutta Comodità

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La Dolce Scoperta Un Territorio Da Gustare in Tutta Comodità La dolce scoperta Un territorio da gustare in tutta comodità Gli itinerari tematici che siamo a presentare sotto forma di guida sono stati realizzati nell’ambito del progetto concordato per la “Valorizzazione Territoriale e Salvaguardia dello spazio rurale nel circondario cremasco”, un piano di lavoro che coinvolge attivamente enti locali e operatori privati, e che, a sua volta, è stato messo in atto relativamente alla pianificazione su scala europea del FEARS – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013. L’obiettivo che si vuole raggiungere non è perciò rivolto alla sola rivalutazione di un’area, quella del Cremasco, storicamente consapevole della propria identità locale, ma si inserisce in un contesto culturale più ampio – provinciale, regionale e internazionale – che si pone come scopo la costruzione condivisa di un sistema innovativo per il potenziamento e la tutela di quei territori che, in virtù di peculiari caratteristiche ambientali e socio economiche, trovano nella risorsa agricola la loro forza trainante. I temi trattati nelle pagine che seguiranno sono quindi intesi ad illustrare quei fenomeni e quelle tradizioni locali che hanno valore in quanto strettamente relazionate ai fatti della terra: non dunque, il singolo episodio monumentale, ma la rete di episodi rappresentativi della complessità culturale cremasca, specificamente rurale. Va inoltre segnalato che la griglia di percorsi individuati sul territorio è funzionale al collegamento con reti di percorrenza strategiche, quale il sistema provinciale delle piste ciclabili in partenariato con le Province di Mantova, Brescia, Bergamo e Milano, e che, potenzialmente, potrebbe dare anche impulso alla creazione di un lungo itinerario che si snoda dal centro del capoluogo lombardo fino alla foce del fiume Oglio nel Po. Muoversi lentamente fra i tracciati ciclo pedonali ricavati lungo le sponde di rogge e canali della campagna cremasca, diventa così occasione per cogliere gli aspetti intrinseci dell’ambiente, i cascinali e i fontanili, ma anche importanti complessi sacri e le semplici cappellette devozionali o, ancora, i palazzi patrizi e le numerose opere fortificate. Le specialità gastronomiche cucinate nelle trattorie locali restituiranno al visitatore l’energia per intraprendere nuove avventure. Gianluca Pinotti Maria Grazia Maghini Assessore Agricoltura, Ambiente, Sindaco del Comune Caccia e Pesca della Provincia di Casale Cremasco Vidolasco di Cremona 01 SULLE TRACCE DELLE STORIE Ampie distese palustri popolate da misteriosi esseri primordiali, soldati e capitani di ventura arroccati in castelletti turriti, dame e nobiluomini che indugiano in eleganti palazzi di campagna: gli ingredienti della favola ci sono, all’odierno visitatore non resta che ricostruirne le infinite trame. La dolce scoperta Sulle tracce delle storie di Luciana Medici “Là dove c’era un lago …” romano, con la realizzazione località un tempo bagnate dalla nei pressi dell’Adda, un enorme Il territorio della Gera d’Adda, di efficienti opere idrauliche, in grande estensione acquitrinosa. scheletro animale: altro non delimitato dalle acque del fiume grado di arginare e incanalare le Protagonista assoluto di queste poteva essere che il temuto Adda a occidente e dal corso acque. La crisi del tardo impero bizzarre credenze fu per secoli dragone, immediatamente preso del Serio a oriente, appare oggi e il conseguente spopolamento il drago chiamato Tarantasio (o e trasportato a Lodi, nella chiesa al visitatore quale verdeggiante delle campagne determinò però, Taranto), mostro serpentiforme dedicata a San Cristoforo, al cui regione di pianura, scandita da a partire dal IV secolo d. C., il dalla testa canina che, stando soffitto rimase appeso per qualche un regolare reticolo di rogge, progressivo abbandono dell’area al racconto mitologico, abitava secolo. Il ripetersi di simili episodi è canali e navigli. Tale assetto padana: in breve la natura tornò gli abissi del Gerundo, dai quali testimoniato dalla presenza, in più preordinato non deve però a prevalere sul lavoro umano, emergeva solo per cibarsi di d’una chiesa dell’area bergamasca ingannare: in origine la zona era ripristinando folti boschi e insalubri fanciulli e bambini infestando l’aria e cremonese, di enormi reperti infatti interamente sommersa da pantani al posto dei campi coltivati già ammorbata delle campagne ossei. Si pensi alla gigantesca un vastissimo lago a carattere e dei canali irrigui. con il suo alito pestilenziale. costola di oltre due metri e mezzo paludoso, alimentato dalle La leggenda era a che pende dalla volta dell’abside numerose risorgive comprese fra i La formazione del Lago Gerundo, della chiesa di Almenno San due fiumi. Il lago detto Gerundo, dal punto di vista geologico si tal punto radicata Salvatore, all’esemplare di quasi si estendeva fra le attuali province spiega dunque con la confluenza, nell’immaginario due metri che fa bella mostra di sé di Brescia, Bergamo, Milano e e il mancato scolo, dei fiumi Adda nel vicino Santuario della Beata Lodi, su una superficie che, agli e Serio entro una depressione delle popolazioni Vergine di Sombreno, o alla costola occhi dei primitivi abitanti di della pianura padana. Ma, di un metro e settanta centimetri questi territori, doveva sembrare certo, tale razionale spiegazione gerundine che gli sospesa volta della sacrestia di a tal punto sconfinata da esser non poteva essere intesa dalle abitanti di Calvenzano, San Bassiano, nel comune di definita “mare”. Le sue acque menti scaramantiche delle genti Pizzighettone. Il moderno visitatore bagnavano con ogni probabilità che, a partire dal secolo VII, per proteggersi potrà facilmente intuire l’origine di l’area ove oggi sorge l’abitato di si erano riavvicinate ai centri dalle incursioni della tali suggestivi reperti, rimanenze Spino d’Adda, spingendosi poi abitati anticamente fondati nella ultime degli scheletri di animali sino a Palazzo Pignano, Bagnolo regione. Le persistenti nebbie, il fantomatica creatura, primordiali, rinvenuti in zona o Cremasco e Capergnanica, puzzo e il clima malsano, causa eressero mura alte tre qui trasportati, quali esotici trofei, comuni questi allineati sul limitare di continue epidemie, rendevano dalle carovane di mercanti e dell’avvallamento che costituiva infatti impraticabili e pericolosi i metri e lunghe quindici pellegrini. Ma, come si diceva, per la sponda occidentale dell’Insula luoghi circostanti la palude che, chilometri, rinominando sua naturale propensione l’uomo Fulcheria. nell’immaginario comune, era medievale credeva nell’esistenza di A partire dal V secolo a. C., le percepita quale fonte di tutti i mali. inoltre la contrada quegli esseri fantasiosi che, ancora tribù celtiche e galliche stanziatesi Tanto bastava alle popolazioni del principale del paese “via oggi, ci affascinano dalle pagine sul territorio avevano dato avvio Gerundo per dar vita a quella fitta degli antichi bestiari: ecco dunque alla bonifica e al risanamento di trama di leggende e superstizioni di della biscia”. che il ritrovamento di ogni struttura queste zone melmose; le attività di cui si ritrova traccia nei toponimi e L’epopea del drago Taranto ossea di dimensioni anormali si prosciugamento si erano nelle tradizioni che si tramandano, si concluse agli inizi del XIV trasformava nell’occasione per intensificate nei secoli del dominio intrecciandosi fra loro, nelle diverse secolo, allorché fu rinvenuto, festeggiare la sconfitta di un 04 Sulle tracce delle storie Sulle tracce delle storie 05 e sicuro punto di approdo per i futuri abitanti di Trescore Cremasco, della città di Crema e dell’abitato di Cremosano, che si affacciava sulla palude detta del Moso. Fra VIII e IX secolo, inoltre, il consolidarsi di stanziamenti abitativi nella regione, sporadicamente testimoniati da importanti ritrovamenti archeologici, sarebbe confermato dall’esistenza delle corti monastiche di Barbata e Rubbiano, dipendenti dal cenobio di Santa Giulia di Brescia e rispettivamente posizionate a nord e a sud dell’area di nostro interesse. La ripresa delle opere di risanamento e bonifica del territorio, perfezionata con successo dalla fine del secolo XI, si potrebbe 1 . Naviglio Civico di Cremona allora far risalire ad almeno due secoli prima. malvagio dragone! Come si accennava, le prime È comunque solo alla fine dell’anno avvisaglie di ripopolamento della Mille, parallelamente all’affermarsi Gera d’Adda si collocarono sul territorio di due importanti a ridosso del VII secolo e comunità benedettine, che i lavori di riguardarono con ogni probabilità disboscamento e di valorizzazione quelle zone che, in virtù della agraria delle campagne si loro altimetria, si innalzavano fecero più consistenti. Proprio in rispetto al livello della pianura, questi decenni si assiste infatti al garantendo una posizione di progressivo prosciugamento della favorevole lontananza dalle melme grande palude, incoraggiato e quindi una maggior areazione. In dall’azione promossa dai monaci quest’ottica, i territori che potevano lodigiani del cenobio di Abbadia offrire migliori condizioni di vita Cerreto, fondato nel 1084, e erano il pianalto di Romanengo dai monaci dell’Abbazia di San e l’Insula Fulcheria, promontorio Benedetto, documentata a Crema affiorante dalle acque del Gerundo dal 1097. Nel giro di qualche secolo, là dove c’erano paludi e stagni sorse così un intricato reticolo di fossati e canali artificiali, di cui il Naviglio Civico di Cremona rappresenta l’esempio più antico. Testimoniato già in documenti dei secoli XI e XII, ma definito nel suo andamento solo a partire dal 1337,
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