La dolce scoperta Un territorio da gustare in tutta comodità

Gli itinerari tematici che siamo a presentare sotto forma di guida sono stati realizzati nell’ambito del progetto concordato per la “Valorizzazione Territoriale e Salvaguardia dello spazio rurale nel circondario cremasco”, un piano di lavoro che coinvolge attivamente enti locali e operatori privati, e che, a sua volta, è stato messo in atto relativamente alla pianificazione su scala europea del FEARS – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013. L’obiettivo che si vuole raggiungere non è perciò rivolto alla sola rivalutazione di un’area, quella del Cremasco, storicamente consapevole della propria identità locale, ma si inserisce in un contesto culturale più ampio – provinciale, regionale e internazionale – che si pone come scopo la costruzione condivisa di un sistema innovativo per il potenziamento e la tutela di quei territori che, in virtù di peculiari caratteristiche ambientali e socio economiche, trovano nella risorsa agricola la loro forza trainante. I temi trattati nelle pagine che seguiranno sono quindi intesi ad illustrare quei fenomeni e quelle tradizioni locali che hanno valore in quanto strettamente relazionate ai fatti della terra: non dunque, il singolo episodio monumentale, ma la rete di episodi rappresentativi della complessità culturale cremasca, specificamente rurale. Va inoltre segnalato che la griglia di percorsi individuati sul territorio è funzionale al collegamento con reti di percorrenza strategiche, quale il sistema provinciale delle piste ciclabili in partenariato con le Province di Mantova, Brescia, Bergamo e Milano, e che, potenzialmente, potrebbe dare anche impulso alla creazione di un lungo itinerario che si snoda dal centro del capoluogo lombardo fino alla foce del fiume Oglio nel Po. Muoversi lentamente fra i tracciati ciclo pedonali ricavati lungo le sponde di rogge e canali della campagna cremasca, diventa così occasione per cogliere gli aspetti intrinseci dell’ambiente, i cascinali e i fontanili, ma anche importanti complessi sacri e le semplici cappellette devozionali o, ancora, i palazzi patrizi e le numerose opere fortificate. Le specialità gastronomiche cucinate nelle trattorie locali restituiranno al visitatore l’energia per intraprendere nuove avventure.

Gianluca Pinotti Maria Grazia Maghini Assessore Agricoltura, Ambiente, Sindaco del Comune Caccia e Pesca della Provincia di Casale Cremasco Vidolasco di

01 SULLE TRACCE DELLE STORIE Ampie distese palustri popolate da misteriosi esseri primordiali, soldati e capitani di ventura arroccati in castelletti turriti, dame e nobiluomini che indugiano in eleganti palazzi di campagna: gli ingredienti della favola ci sono, all’odierno visitatore non resta che ricostruirne le infinite trame.

La dolce scoperta Sulle tracce delle storie di Luciana Medici

“Là dove c’era un lago …” romano, con la realizzazione località un tempo bagnate dalla nei pressi dell’Adda, un enorme Il territorio della Gera d’Adda, di efficienti opere idrauliche, in grande estensione acquitrinosa. scheletro animale: altro non delimitato dalle acque del fiume grado di arginare e incanalare le Protagonista assoluto di queste poteva essere che il temuto Adda a occidente e dal corso acque. La crisi del tardo impero bizzarre credenze fu per secoli dragone, immediatamente preso del a oriente, appare oggi e il conseguente spopolamento il drago chiamato Tarantasio (o e trasportato a Lodi, nella chiesa al visitatore quale verdeggiante delle campagne determinò però, Taranto), mostro serpentiforme dedicata a San Cristoforo, al cui regione di pianura, scandita da a partire dal IV secolo d. C., il dalla testa canina che, stando soffitto rimase appeso per qualche un regolare reticolo di rogge, progressivo abbandono dell’area al racconto mitologico, abitava secolo. Il ripetersi di simili episodi è canali e navigli. Tale assetto padana: in breve la natura tornò gli abissi del Gerundo, dai quali testimoniato dalla presenza, in più preordinato non deve però a prevalere sul lavoro umano, emergeva solo per cibarsi di d’una chiesa dell’area bergamasca ingannare: in origine la zona era ripristinando folti boschi e insalubri fanciulli e bambini infestando l’aria e cremonese, di enormi reperti infatti interamente sommersa da pantani al posto dei campi coltivati già ammorbata delle campagne ossei. Si pensi alla gigantesca un vastissimo lago a carattere e dei canali irrigui. con il suo alito pestilenziale. costola di oltre due metri e mezzo paludoso, alimentato dalle La leggenda era a che pende dalla volta dell’abside numerose risorgive comprese fra i La formazione del Lago Gerundo, della chiesa di Almenno San due fiumi. Il lago detto Gerundo, dal punto di vista geologico si tal punto radicata Salvatore, all’esemplare di quasi si estendeva fra le attuali province spiega dunque con la confluenza, nell’immaginario due metri che fa bella mostra di sé di Brescia, Bergamo, Milano e e il mancato scolo, dei fiumi Adda nel vicino Santuario della Beata Lodi, su una superficie che, agli e Serio entro una depressione delle popolazioni Vergine di Sombreno, o alla costola occhi dei primitivi abitanti di della pianura padana. Ma, di un metro e settanta centimetri questi territori, doveva sembrare certo, tale razionale spiegazione gerundine che gli sospesa volta della sacrestia di a tal punto sconfinata da esser non poteva essere intesa dalle abitanti di Calvenzano, San Bassiano, nel comune di definita “mare”. Le sue acque menti scaramantiche delle genti . Il moderno visitatore bagnavano con ogni probabilità che, a partire dal secolo VII, per proteggersi potrà facilmente intuire l’origine di l’area ove oggi sorge l’abitato di si erano riavvicinate ai centri dalle incursioni della tali suggestivi reperti, rimanenze Spino d’Adda, spingendosi poi abitati anticamente fondati nella ultime degli scheletri di animali sino a , Bagnolo regione. Le persistenti nebbie, il fantomatica creatura, primordiali, rinvenuti in zona o Cremasco e , puzzo e il clima malsano, causa eressero mura alte tre qui trasportati, quali esotici trofei, comuni questi allineati sul limitare di continue epidemie, rendevano dalle carovane di mercanti e dell’avvallamento che costituiva infatti impraticabili e pericolosi i metri e lunghe quindici pellegrini. Ma, come si diceva, per la sponda occidentale dell’Insula luoghi circostanti la palude che, chilometri, rinominando sua naturale propensione l’uomo Fulcheria. nell’immaginario comune, era medievale credeva nell’esistenza di A partire dal V secolo a. C., le percepita quale fonte di tutti i mali. inoltre la contrada quegli esseri fantasiosi che, ancora tribù celtiche e galliche stanziatesi Tanto bastava alle popolazioni del principale del paese “via oggi, ci affascinano dalle pagine sul territorio avevano dato avvio Gerundo per dar vita a quella fitta degli antichi bestiari: ecco dunque alla bonifica e al risanamento di trama di leggende e superstizioni di della biscia”. che il ritrovamento di ogni struttura queste zone melmose; le attività di cui si ritrova traccia nei toponimi e L’epopea del drago Taranto ossea di dimensioni anormali si prosciugamento si erano nelle tradizioni che si tramandano, si concluse agli inizi del XIV trasformava nell’occasione per intensificate nei secoli del dominio intrecciandosi fra loro, nelle diverse secolo, allorché fu rinvenuto, festeggiare la sconfitta di un

04 Sulle tracce delle storie Sulle tracce delle storie 05 e sicuro punto di approdo per i futuri abitanti di , della città di Crema e dell’abitato di , che si affacciava sulla palude detta del Moso. Fra VIII e IX secolo, inoltre, il consolidarsi di stanziamenti abitativi nella regione, sporadicamente testimoniati da importanti ritrovamenti archeologici, sarebbe confermato dall’esistenza delle corti monastiche di Barbata e Rubbiano, dipendenti dal cenobio di Santa Giulia di Brescia e rispettivamente posizionate a nord e a sud dell’area di nostro interesse. La ripresa delle opere di risanamento e bonifica del territorio, perfezionata con successo dalla fine del secolo XI, si potrebbe 1 . Naviglio Civico di Cremona allora far risalire ad almeno due secoli prima. malvagio dragone! Come si accennava, le prime È comunque solo alla fine dell’anno avvisaglie di ripopolamento della Mille, parallelamente all’affermarsi Gera d’Adda si collocarono sul territorio di due importanti a ridosso del VII secolo e comunità benedettine, che i lavori di riguardarono con ogni probabilità disboscamento e di valorizzazione quelle zone che, in virtù della agraria delle campagne si loro altimetria, si innalzavano fecero più consistenti. Proprio in rispetto al livello della pianura, questi decenni si assiste infatti al garantendo una posizione di progressivo prosciugamento della favorevole lontananza dalle melme grande palude, incoraggiato e quindi una maggior areazione. In dall’azione promossa dai monaci quest’ottica, i territori che potevano lodigiani del cenobio di Abbadia offrire migliori condizioni di vita Cerreto, fondato nel 1084, e erano il pianalto di dai monaci dell’Abbazia di San e l’Insula Fulcheria, promontorio Benedetto, documentata a Crema affiorante dalle acque del Gerundo dal 1097. Nel giro di qualche secolo, là dove c’erano paludi e stagni sorse così un intricato reticolo di fossati e canali artificiali, di cui il Naviglio Civico di Cremona rappresenta l’esempio più antico. Testimoniato già in documenti dei secoli XI e XII, ma definito nel suo andamento solo a partire dal 1337, il naviglio intercettava il corso dell’Oglio nel tratto compreso 2. San Pietro ad Abbadia Cerreto fra Calcio e Cividate al Piano

06 Sulle tracce delle storie 3. Tratto di un percorso tra i fontanili di e il complesso delle Tombe Morte, entrambi ideati nella seconda metà del XIX secolo.

“l’un contro l’altro armato...” Gli incessanti lavori di regimentazione delle acque, 4. Naviglio della Melotta avviati con successo dai monaci e proseguiti nell’età dei Comuni, (oggi comuni bergamaschi ma un andavano di pari passo con le tempo cremonesi), scortandone esigenze sempre crescenti di le acque sino a Romanengo e, tutte quelle attività che stanno di qui, a Cremona; a distanza di alla base della vita economico un secolo, la manovra fu seguita sociale di una comunità: non solo dalla realizzazione del Naviglio agricoltura, pesca e artigianato, della Melotta, scavato nel 1442 ma anche i commerci fluviali e, non per volere di Francesco Sforza allo ultima, la difesa militare. Il mancato scopo di aumentare la portata del approvvigionamento d’acqua Naviglio Civico. Nel 1512 fu la volta poteva davvero determinare il del famoso Naviglio Pallavicino, fallimento di un governo. A questo ricavato entro il solco della già riguardo sarà bene ricordare esistente Roggia Pumenenga, per che, sin dall’età romana, il solco rifornire d’acqua i possedimenti dell’Oglio tracciava una naturale linea di confine fra i municipi di Brixia e Bergomum e la colonia di Cremona. Numerosi editti imperiali avevano confermato ai Vescovi bresciani il diritto all’uso esclusivo delle acque del fiume, privilegio sancito in un decreto del 965 e da quel momento sempre rivendicato con la forza. Proprio la volontà tutta bresciana di reclamare tale 5. Canale nei pressi delle “Tombe Morte” vantaggiosa prerogativa potrebbe esser stata il motivo scatenante del marchese Galeazzo. Sin della battaglia della Mala Morte, dalla metà del XIV secolo, inoltre, combattuta a Rudiano nel 1191 nell’area più propriamente contro il comune di Bergamo, cremasca si andavano costruendo alleato della città di Cremona. il Naviglio Cremasco e la Roggia Con la celebre vicenda di Rudiano Antegnata, realizzata per irrigare si inaugura in questi territori una i terreni compresi fra Antegnate secolare stagione di conflitti e e Fontanella. Anche nell’età contrapposizioni. moderna l’azione di risanamento La nascita dei numerosi del territorio si è concretizzata nella realizzazione di importanti castelli che, ancora manufatti quali il canale Vacchelli ai nostri giorni,

08 Sulle tracce delle storie 6. Il canale Vacchelli nei pressi di 7. Ingresso del Castello di Romanengo 8. Residenza nobiliare sorta sui resti del Castello di Trigolo punteggiano con le cittadella militare. Ad ovest, la frontiera con la giurisdizione loro torrette le fertili cremasca era invece sorvegliata campagne padane, si dal fortilizio di Romanengo, sorto nel 1192 su un alto terrapieno allo pone dunque quale scopo specifico di controllare immediata conseguenza il passaggio del naviglio che scortava a Cremona le acque dell’aggravarsi delle derivate dall’Oglio. Nella seconda contese territoriali metà del ‘400, Francesco Sforza ordinò il rifacimento delle opere per il controllo delle difensive medievali e la costruzione acque e delle vie di di una rocca cinta da alte mura. Nel corso del ‘700 la rocca fu comunicazione. trasformata in azienda agricola, La contrapposizione fra gli opposti mentre le mura furono demolite nel schieramenti disegnava infatti secolo successivo; ne sopravvivono nei territori di nostro interesse un oggi solo alcuni tratti. suggestivo reticolo difensivo, che Cuore della difesa milanese sul rispondeva alla pressante necessità fronte opposto era invece la di preservare il possesso di regioni fortezza di Pizzighettone, che ritenute strategiche. opponeva le eccezionali mura bastionate alla florida cittadina di Esemplare in questo senso il caso Crema. Quest’ultima, conquistata del cosiddetto corridoio della dalla Serenissima nel 1449 dopo calciana, che assicurava agli lunghe contese, si trovava dunque abitanti di Cremona l’unica via ad essere, in pieno territorio di accesso alla presa d’acqua nemico, l’ultimo avamposto di un sull’Oglio, nei pressi di Calcio. Nel governo lontano, garantendo XV secolo, a salvaguardia di tale così con le sue fortificazioni la diritto, a Soncino fu costruita una protezione del confine occidentale poderosa Rocca, baluardo estremo della Repubblica di Venezia. Per della difesa cremonese lungo il rinsaldare questo ruolo, fra 1488 e confine orientale. Edificata da 1509, il governo veneto racchiuse la Bartolomeo Gadio fra 1473 e 1475, città entro un recinto murario di tre la fortezza fronteggiava la vicina chilometri, inglobando anche parte piazzaforte di Orzinuovi, fondata delle fortificazioni medievali, per dai bresciani nel 1193 e trasformata intenderci quelle che il Barbarossa in periodo veneto in vera e propria aveva fatto ricostruire dopo che,

10 Sulle tracce delle storie 9. Camisano, cippo dell’antico confine tra Repubblica di Venezia e Ducato di Milano 10. La Rocca di Soncino 11 . Spino d’Adda, Villa Zineroni Casati 12. , Castello visconteo 13. Pandino, cortile del Castello 14. Villa Serafina, od Augusta, a Vidolasco nel 1160, egli stesso aveva ordinato palesando così, sin dal momento il saccheggio e la distruzione della sua progettazione, una del comune ribelle. Nel primo vocazione apertamente cortese. decennio del ‘500, l’espansione dei Pur rinforzata da quattro torri possedimenti veneti in terraferma, angolari, la bella corte era stata che si era protratta per buona infatti pensata per lo svago del parte del ‘400, conobbe ad principe; nel corso del ‘500, in virtù un drastico arresto. dei rinnovati scenari politici, perse definitivamente le sue funzioni Al termine della storica battaglia difensive e fu adibita a dimora del 1509, l’esercito trionfante nobiliare. di Luigi XII costrinse le truppe veneziane ad abbandonare la gran parte dei domini nella Ghiara “Ville di delizia o siano d’Adda, ritirandosi in prossimità palagi camparecci ...” di Mestre. In conseguenza dei A conclusione di questa breve fatti di Agnadello, il maniero di panoramica dedicata al volto Rivolta d’Adda fu smantellato e storico dell’area cremasca, al suo posto fu costruito Palazzo vorremmo ora prestare attenzione Celesia. Simile sorte toccò anche a una peculiare tipologia delle alle opere fortificate che i signori nostre terre: l’architettura di villa. di Milano avevano fatto costruire L’esistenza di dimore monumentali a Spino d’Adda, sulla cui area è nella regione ha infatti radici molto stata innalzata le settecentesca antiche e trova conferma negli Villa Zineroni Casati; sul retro della importanti resti della villa tardo residenza si riconoscono alcune romana di Palazzo Pignano, di tracce dell’impianto castellano, tra cui si possono ancora ammirare cui una torretta, che è stata però interessanti vani abbelliti da pesantemente restaurata a inizio mosaici pavimentali databili ‘900. Anche a Rivolta, la passata al V secolo d. C. Sempre a esistenza di un borgo fortificato è Palazzo Pignano, Villa Marazzi, leggibile nell’attuale andamento contraddistinta dall’alta dell’abitato, in alcuni tratti ancora torre, illustra il fenomeno tutto delimitato dall’antico fossato. Un quattrocentesco che vide alcuni discorso a parte merita infine il complessi fortificati convertiti in bellissimo maniero di Pandino, abitazioni signorili, le quali a costruito a partire dal 1354 quale loro volta, nel corso dei secoli, residenza ducale di Bernabò conobbero ulteriori interventi Visconti e di Regina della Scala, di riqualificazione degli spazi

14 Sulle tracce delle storie 15. , Villa Giavarina Ghisetti il secondo decennio del ‘500, allorché il consolidarsi dell’autorità veneta, riavutasi dalla disfatta di Agnadello, diede avvio in queste 18. Capergnanica, Palazzo Robati 19. , Villa Albera 16. , Villa Foglia Cremonesi zone ad una stagione di dell’Orto, conserva l’impianto di Capergnanica, legate alla casata residenziali, tramutandosi così florida prosperità. architettonico con tre corpi di fabbrica dei Marazzi, le sobrie dimore di in vere e proprie ville. Esemplare disposti a U tipico delle ville lombarde Izano, tra cui Villa Severgnini Carpani, in questo senso a Vidolasco I tre secoli di egemonia della sei e settecentesche, solo in parte struttura compatta di impianto l’affascinante Villa Serafina, detta Serenissima, che da un lato alterato dal rifacimento neoclassico. seicentesco, l’ottocentesca Villa Noli anche Augusta, che deriva da spiegano la progettazione di Villa Al contrario, per parlare della Villa Dattarino e l’elegante Villa Foglia un edificio di impianto castellano Obizza di Bottaiano, dell’Albera Obizza di Bottaiano, frazione di Cremonesi, in origine corte rustica esistente sin dal XI secolo ma di Salvirola o di Villa San Severino Ricengo, dovremo ricorrere ad altre trasformata in casa gentilizia solo nel adeguato nel ‘400 alle esigenze Vimercati a Vaiano, non fanno categorie architettoniche e, nello secolo scorso; si ricordano inoltre a abitative dei conti Tadini e quindi però luce sugli aspetti compositivi specifico, ai caratteri del linguaggio Villa Vailati Poletti, fondata rinnovato dagli stessi, nella di alcune dimore, come Villa palladiano, per la stretta relazione nella seconda metà del XVIII secolo, e seconda metà del ‘500, in termini Ghisetti Giavarina di Ricengo, che il maestoso edificio intrattiene con Villa Carioni Caravaggi, che rivolge al più propriamente rinascimentali. che mostrano invece elementi i rustici e con il circostante paesaggio giardino le ariose arcate del porticato. lessicali spiccatamente milanesi. agricolo, consentendo così al signore Quali esempi di dimore padronali Per decifrare la presenza di tali di controllare, seppur a distanza, il sette e ottocentesche si richiamano evidenti difformità si dovrà dunque lavoro nei campi. Agli stessi precetti invece Villa Bettinzoli e Villa Bisleri a far riferimento alla peculiare si ispira la costruzione del Palazzo e l’elegante Municipio di situazione di Crema che, in dell’Albera a Salvirola, che è stato Casale Cremasco Vidolasco, ospitato quanto isola veneziana in territorio definito la villa più tipicamente entro la corte di Villa Oldi Agnesi, milanese, giovava dei riflessi di palladiana dell’intero territorio cui si accede dal raffinato portale entrambe le tradizioni artistiche. cremasco. Fra i numerosi cascinali che arcuato. Ecco allora perché a Ricengo, campeggiano nelle campagne del Villa Ghisetti Giavarina, derivata cremonese emergono poi le residenze 17. Casale Cremasco, Palazzo Oldi Agnesi forse da un complesso conventuale medioevale, esibisce un delizioso prospetto a due ordini, definito Per giungere alla dall’intervento settecentesco di definizione di una vera Fabrizio Galliari, pittore e architetto della nobiltà milanese. Allo stesso e propria tipologia, modo Villa Griffoni Sant’Angelo a di modo che la , costruita a più riprese entro gli spazi di un castello costruzione di una villa cinquecentesco di cui resta il descrivesse non un massiccio torrione, potrebbe essere ascritta al disegno di Giovanni caso sporadico ma un Ruggeri, architetto prediletto dalle maggiori famiglie della borghesia fenomeno diffuso, si milanese. A Spino d’Adda poi, dovrà aspettare però la già citata Villa Zineroni Casati

16 Sulle tracce delle storie 20. Ricengo, Villa Ghisetti Giavarina 21 . Castel Gabbiano, Villa Griffoni Sant’Angelo Approfondimenti

ponte immette nella corte interna, Pieranica e , vigilata dal possente Mastio. dimostra infatti che queste strutture Proprio dalla torre del capitano di proporzioni ridotte, ad una o inizia la visita agli ambienti interni, massimo due ruote, non erano certo La Rocca di Soncino collegati fra loro da suggestivi I mulini in grado di commerciare ingenti scalini in pietra e, un tempo, da quantità di prodotti. Diversamente Racchiusa da mura e compattata passaggi segreti. Percorrendo gli Passeggiando fra le campagne a Farinate, il seicentesco mulino da quattro torrioni, la Rocca di spalti si giunge alla torre cilindrica, del Cremasco non è raro imbattersi a due ruote fu potenziato nel Soncino è modello esemplare della sormontata da una sorta di vedetta nelle ruote di un mulino ad acqua. 1829 dall’aggiunta di una terza filosofia difensiva milanese, volta di avvistamento, e di qui a quella In passato, il numero cospicuo ruota che azionava una pila non tanto alla realizzazione di che doveva essere la cappella di simili strutture idrauliche era da riso. Sebbene l’avvento castelli “a prova d’arma da fuoco”, dei soldati, come si intuisce connesso al folto intreccio di dell’età moderna abbia causato quanto piuttosto a una strategica dalla presenza di un affresco rogge e navigli, testimonianza l’abbandono delle tradizionali gestione delle opere fortificate sul della Madonna col Bambino. del secolare utilizzo delle risorse attività di macinazione, ancora territorio. Fin dal momento della sua All’immagine religiosa si affiancano idriche del suolo. Sin dal medioevo, per buona parte del XX secolo costruzione (1473-1475), la fortezza e sovrappongono in più strati i la macinazione dei cereali, la l’immagine dei macinatoi fu appariva infatti sorpassata rispetto segni del potere: il temibile biscione torchiatura dei semi e molte altre profondamente radicata nella alle coeve esperienze centro dello stemma visconteo, il Leone attività erano affidate infatti alla quotidiana esperienza delle italiane, poiché le sue alte mura di San Marco, posto nel decennio forza motrice della ruota dei mulini popolazioni locali, come pare non potevano garantire protezione della dominazione veneziana che, spinta da corsi d’acqua confermare la storia del mulino da bombarde e cannoni. Tale (1499-1509), e l’eloquente blasone debitamente incanalati, attivava di : sorto nel 1805 e mancanza strutturale non diminuiva sforzesco, incorniciato da tizzoni un dispositivo di ingranaggi, a sua attivo ancora negli anni ‘70 del però la funzionalità del maniero, infocati cui sono appesi secchi volta in grado di azionare la mola secolo scorso, è oggi sede di un di fatto pensato in relazione colmi d’acqua. A fine ‘800, della macina. interessante museo sul tema. alla massiccia cinta muraria che il restauro “in stile” condotto Nel corso dei secoli il meccanismo Francesco Sforza aveva fatto dall’architetto Luca Beltrami ha base fu perfezionato e, soprattutto rafforzare nel 1460. L’accesso alla parzialmente alterato le strutture fra ‘700 e ‘800, arricchito di nuove rocca è regolato dal ponte levatoio del maniero soncinese, senza però funzioni, grazie all’applicazione del rivellino, dal quale un secondo snaturarne lo spirito originario. anche in campo agricolo di innovazioni tecnico-scientifiche. In sostanza, comunque, in area cremasca non vi furono grandi stravolgimenti ed ogni paesello continuò a servirsi del suo mulino per il quotidiano approvvigionamento di farine. L’assetto degli esemplari di Ricengo e , di Soncino, Capralba, Capergnanica,

18 Sulle tracce delle storie Sulle tracce delle storie 19 Crema d’arte Il presente contributo, organizzato per sezioni, intende aiutare il lettore ad orientarsi nella multiforme complessità dell’offerta culturale del territorio, individuando dei filoni tematici che siano da guida nella scoperta dei mutevoli contesti d’arte e di cultura cremasca.

La dolce scoperta Crema d’arte di Luciana Medici

Il cammino della fede – chiese conventuali, parrocchiali di linee rinascimentali che figura ai primi decenni del ‘500, e gli La lettura dei fatti artistici di una comunali – e quelle opere che si nell’abitato di Offanengo. Sul affreschi dell’abside. Alla Beata regione non può essere disgiunta potrebbero dire minori, in quanto retro della chiesetta sporge Vergine del Binengo è dedicato dall’interpretazione dei segni nate in seno alla pietà popolare l’elegante abside poligonale, il santuario che si trova nei pressi concreti della fede, ovvero di e non per volere di qualche ricco mentre nell’interno, ad aula unica, dell’abitato di , struttura quelle opere d’architettura e pittura signore o priore. Proprio a queste si preservano stralci di affreschi cinquecentesca che conserva una che, con la loro sola presenza, ci ultime dedicheremo la nostra devozionali, tra cui la delicata statua della Vergine, realizzata parlano di tradizioni radicate da attenzione. Il Santuario della Annunciazione posta sull’arcone in terracotta dipinta, e un ciclo di secoli nella nostra cultura. Madonna del Bosco di Spino del presbiterio; sull’altare maggiore, affreschi di fine ‘500, da ritenersi Di queste testimonianze è ricco d’Adda, ad esempio, fu costruito inoltre, è orgogliosamente esposta opera di Aurelio Busso o della il territorio cremasco, nelle cui nel XVI secolo per commemorare la pala di San Michele, considerata sua cerchia. Spingendosi fino a campagne si contano numerosi la miracolosa liberazione di un l’opera d’esordio di Gian Giacomo Soncino si incontrerà quindi il santuari e non c’è comune, località prigioniero che si era votato Barbelli, pittore nato ad Offanengo Santuario della Madonna delle o frazione che non possa vantare alla Vergine. Nella cripta del nel 1604. Per quanto riguarda gli Grazie, realizzato fra 1501 e 1515 almeno una piccola chiesetta o santuario si conserva ancora una aspetti del culto mariano è invece con la partecipazione dell’intera un’edicola votiva: basti pensare che sacra immagine della Madonna significativo il Santuario della popolazione e impreziosito da solo nei dintorni di Capergnanica con il Bambino, a fianco della Beata Vergine Pallavicina di Izano, affreschi di Giulio Campi e di si trovano quattro santelle e ben quale sono state simbolicamente edificato in seguito all’apparizione altri esponenti del Rinascimento tre cappelle dedicate alla Vergine, appese delle manette spezzate; della Vergine a una giovane del lombardo. di cui la più antica è la Madonna nel presbiterio si ammirano invece luogo, avvenuta secondo le fonti Addolorata ai Cazzuoli, del XVII gli episodi ad affresco della vita in una data prossima al 1444; Persino a Crema è secolo; le altre sono la Madonnina di Cristo e della Vergine, attribuiti l’apparato ornamentale comprende possibile individuare delle Süchète (zucchette), edificata alla bottega di Callisto Piazza, stucchi di fogge barocche e nel corso dell’800 per iniziativa celebre artista lodigiano che, affreschi di respiro rinascimentale, tracce della profonda degli ortolani del paese, e la forse nella stessa d’anni tra cui la sincera rappresentazione religiosità delle Madonna Immacolata delle (1540-1545), fu attivo in prima della Madonna col Bambino Brefamelghe. Se poi si volesse persona nel vicino Oratorio di San dipinta su una colonna dell’abside; popolazioni locali, in considerare il centro di Crema, Rocco, in frazione di , dove racchiuso in una cassa dorata e risposta alla quale bisognerebbe tenersi pronti a dipinse con straordinaria enfasi scolpita da Alessandro Arrigoni fronteggiare un gruppo veramente alcune Storie dell’apparizione di si trova poi un prezioso organo furono eretti non uno ingente di edifici sacri, uno più San Rocco. La viva venerazione Serassi, qui collocato nel 1749. A ma ben due santuari. bello dell’altro, quasi volessero verso il santo protettore dei Bagnolo Cremasco sorge su un competere con la strepitosa malati di peste è attestata anche lieve dosso il Santuario di Santa Il primo, seicentesco, è cattedrale. Per comprendere siffatti dall’intitolazione dell’oratorio Maria delle Viti (XVI secolo), che dedicato a Santa Maria monumenti in un unico discorso si cinquecentesco, a navata unica e reca in facciata un’immagine di dovrà allora scindere fra quelle che interamente realizzato in mattoni, Sant’Eurosia; anche all’interno delle Grazie e sorge sono le testimonianze maggiori, che si cela fra le case di Trescore ricorrono pitture murali devozionali, a ridosso delle mura espressione di una religiosità Cremasco. E ancora a San Rocco tra cui la bella raffigurazione della ufficiale e, per così dire, pubblica è dedicato il delizioso tempietto Madonna col Bambino, da datarsi venete, nei pressi di

22 Crema d’Arte Crema d’Arte 23 Porta Ombriano, dove si Pietà; a questi capolavori fa eco, dall’alto della volta, la virtuosistica dice fosse esistita una raffigurazione del Trionfo della miracolosa immagine croce, dipinta nel XVIII secolo da Giacomo Pallavicino. Era dunque della Madonna. presso questi santuari che i pii Il secondo, intitolato a Santa Maria abitanti delle terre cremasche, della Croce, campeggia invece artigiani e contadini, si recavano all’esterno del recinto murario, nel per ricevere il sacramento posto in cui la Vergine soccorse domenicale o in occasione di la nobildonna Caterina degli festività e ricorrenze liturgiche. Ma Uberti, ferita a morte dal marito la genuina religiosità di queste Bartolomeo Contaglio. Il luogo di genti necessitava altresì di luoghi di culto ci appare quale splendida culto più facilmente accessibili, ove basilica a pianta centrale, inginocchiarsi anche tutti i giorni, progettata dall’architetto lodigiano a rinfrancar lo spirito dopo una Giovanni Battagio e innalzata nel giornata di fatica e lavoro. giro di un decennio, fra il 1490 e il 1501. La ricchezza scultorea È a questo scopo che sono sorte del prospetto, che si caratterizza le innumerevoli cappelle votive, per la sapiente profusione di disseminate sul territorio a formare decorazioni in cotto, trova riscontro quello che è stato acutamente all’interno del tempio, ove fa bella definito il “principale complesso mostra di sé il ciclo pittorico dei devozionale delle nostre genti”. fratelli Campi, concepito con unità Sono spesso strutture di proporzioni d’intenti nel 1575 e illustrante le ridotte, che si incontrano isolate scene della Natività di Cristo, nella campagna o poste in dell’Adorazione dei Magi e della prossimità di piccoli cimiteri campestri; è questo il caso del camposanto di Cremosano, dentro al cui perimetro trova collocazione una cappella recante l’iscrizione “nel 1627 infierì la peste” ma edificata con ogni probabilità già alla fine del ‘500, come mostra la struttura architettonica, a edicola chiusa preceduta da portico.

Diversa situazione si presenta a Izano, il cui cimitero, eretto nel 1780, è emblematico di una tipologia un tempo molto diffusa ma oggi testimoniata solo da pochi esemplari. Si tratta infatti di un cimitero claustrale, racchiuso cioè fra le arcate di un arioso peristilio culminante nella chiesetta d’impianto trilobato, 22. Cremosano, cappella della peste costituita da corpo ellittico e

24 Crema d’Arte 23. Izano, cimitero claustrale 24. Sergnano, Vergine del Binengo 25. Trescore Cremasco, Parrocchiale di Sant’Agata 26. Offanengo, Oratorio di San Rocco 27. Camisano, Madonna della Neve e Parrocchiale di San Giovanni Battista abside. Lungo pareti dell’intero il comune si potranno ancora complesso si svolge l’interessante scovare la chiesa di Santa Caterina ciclo d’affreschi commissionato al Moso (1942), che si specchia dalla comunità locale a fine nelle acque del canale Vacchelli ‘700 e illustrante le 14 stazioni suggestivamente incorniciata da della Via Crucis, una per ogni una fitta vegetazione ripariale, la campata. Nell’ambito delle chiese chiesa cinquecentesca di Santa cimiteriali si ricordano inoltre Santa Maria a Gaeta, che esibisce Maria in Cantuello a Ricengo, sull’altare maggiore una Pietà che custodisce affreschi votivi dipinta nell’ambito del Civerchio, quattrocenteschi, la cappelletta dei e, sempre di linee rinascimentali, Morti del Dossello di Offanengo e l’Oratorio di San Giuseppe presso la chiesa della Crocetta di Casale Gattolino, con la tela settecentesca Cremasco, sorta nella prima metà della Natività. del ‘700 quale edificio autonomo, ma inglobata a inizio ‘800 nel recinto porticato del cimitero. I luoghi della conservazione Significativa anche la cappella del Se fra chiesette e santuari camposanto di Bagnolo Cremasco, campestri si andava alla ricerca dei costruita nel 1905 in luogo di quella valori più radicati nella spiritualità ottocentesca. L’attuale cimitero, cristiana, nelle sedi espositive si posto come è norma al di fuori potranno recuperare le multiformi del centro abitato, fu costruito per sfaccettature di una società in sostituire il sito di sepoltura che, equilibrio fra rusticità agricola in seguito alla peste del 1630, era e decoro cittadino. Affrontando sorto in paese, a pochi passi dalla un ideale percorso da Crema a parrocchiale. Nello stesso punto Offanengo e da qui a Soncino, era stato eretto anche l’edificio si potranno di volta in volta detto il Chiesuolo, all’interno del apprezzare manifestazioni artistiche quale figura l’interessante gruppo d’elite, documenti materiali del ligneo con il Crocifisso la Madonna lavoro nei campi o nelle botteghe e San Giovanni. In ricordo dei morti e, infine, suggestioni di una vicenda causati dalla terribile epidemia davvero particolare. resta anche l’Oratorio di Santa Un intervento di riqualificazione Maria della Pietà, che indugia promosso nel sesto decennio con l’elegante fronte di classica del secolo scorso ha permesso memoria non lontano dal centro il recupero del Convento di Bagnolo Cremasco. Fra le quattrocentesco di Sant’Agostino, tranquille località che circondano adibito a sede del Museo Civico

26 Crema d’Arte 28. Bagnolo Cremasco, Santa Caterina al Moso 29. Soncino, dimostrazione presso il Museo della Stampa 30. Offanengo, Museo della Civiltà Contadina di Crema e del Cremasco dopo e ancora pezzi tardo romani che, in seguito alla sconsacrazione provenienti dal sito archeologico avvenuta in età napoleonica, era di Palazzo Pignano e preziosi stato trasformato in caserma. reperti scoperti nella necropoli longobarda di Offanengo. La Il percorso espositivo, pinacoteca narra invece le specificamente dedicato tappe essenziali della pittura cremasca, con opere di rilievo del alla storia locale, si svolge Civerchio, di Mauro Picenardi, quindi negli ambienti del Cignaroli e di Gian Giacomo Berbelli, cui si accompagnano conventuali originari eccellenti rappresentanze di che sanno ancora altre scuole, fra cui tele del Guercino e di Alessandro restituire atmosfere di Magnasco. Sono interessanti grande fascino. anche la sezione musicale, con Di particolare pregio sono i capolavori d’artigianato locale, due chiostri, racchiusi da arcate e la ricca raccolta cartografica e dal profilo ogivale, e la sala documentaria del reparto storico. del refettorio, alle cui pareti il Ha sede invece ad Offanengo la pittore camuno Giovan Pietro collezione di cultura materiale del da Cemmo lasciò il suo lavoro Museo della Civiltà Contadina, che più compiuto; osservando gli si è costituito grazie alle donazioni affreschi si potrà certo riconoscere degli abitanti, incrementate da l’evoluzione temporale degli stessi, una felice campagna di acquisti. corrispondente al progressivo L’esposizione rievoca il cuore e le aggiornamento stilistico dell’artista: aspirazioni della società pre- dalle rimanenze tardogotiche della industriale, che fondava le proprie Crocifissione sulla parete di fondo certezze nel tramandarsi di attività 31 . Crema, chiostro di Sant’Agostino (fine XV secolo) alla moderna semplici e dignitose, da secoli concezione, tutta leonardesca, affidate all’impiego di strumenti dell’Ultima Cena, datata 1507. tradizionali: attrezzi del lavoro Veniamo ora alle collezioni civiche. usati e riusati, eppure pezzi unici La ricca sezione archeologica che racchiudono il senso di una presenta materiali provenienti dal Lombardia forse irrecuperabile, territorio, tra cui i cimeli dell’età quella per intenderci che hanno del bronzo rinvenuti a Vidolasco, conosciuto i nostri progenitori. Fra testimonianze celtiche trovate gli oltre 400 utensili della collezione fra Spino d’Adda e Soncino, si potranno vedere carrucole,

32. Ultima cena di Giovanni Pietro da Cemmo nel 28 Crema d’Arte Museo Civico di Crema e del Cremasco 33. Crema, il Torrazzo 34. Crema, Palazzo Vimercati Sanseverino 35. Crema, Palazzo Benzoni incudini, una scotolatrice del lino I segni del potere e la mola dell’arrotino; il desco Un discorso a parte meritano del ciabattino, il vomero, tagliole infine gli eleganti palazzi nobiliari per la caccia e tagliafieno: parole e le dimore gentilizie del centro dal suono familiare ma lontano, di Crema, cittadina collocata ai che suscitano il ricordo dei tempi margini della periferia veneta passati, quando i ritmi della vita eppure in grado di dialogare a erano scanditi dal battaglio delle distanza con i maggiori centri campane, non dal fragore dei dell’arte e del potere. La storia di clacson. questi edifici è legata al desiderio È infine a Soncino il Museo della delle numerose famiglie patrizie Stampa, allestito in quella casa che, fra ‘400 e ‘500, in virtù della dal profilo gotico che, secondo la stabilità politica assicurata dalla tradizione, accolse nel secondo dominazione veneta, vollero ‘400 la prima stamperia italiana dotarsi di abitazioni grandiose, a caratteri ebraici, qui fondata volte ad esaltare il prestigio della da una famiglia di tipografi ebrei casata e dei suoi discendenti. provenienti dalla Germania, i Perseguendo questa aspirazione, Nathan. Se è difficile stabilire i palazzetti sorti in la collocazione originaria della stamperia, è vero e documentato età rinascimentale che i Nathan, da un certo momento in poi, assunsero il cognome di divennero nei due secoli Soncino e con quello siglarono, nel successivi residenze 1488, l’edizione della loro famosa Bibbia, la prima in Italia ad essere sontuose, che sin dal stampata per intero in ebraico. Il museo fondato in loro memoria prospetto dichiarano ripropone i processi e le tecniche l’agiatezza degli antichi tipografiche, con ricostruzioni di torchi e macchine a stampa. proprietari. Sempre a Soncino si ricorda Nell’impossibilità di menzionare l’allestimento del Museo Storico tutti i palazzi che arricchiscono Associazione Nazionale il tessuto urbano della città, Combattenti e Reduci, realizzato presenteremo solo alcuni episodi nel 1997 in una delle torri della salienti, che possono essere Rocca Sforzesca. considerati rappresentativi di una tipologia comune. È certo fra questi Palazzo Benzoni,

32 Crema d’Arte 36. Crema, la Torre Civica con il Leone di San Marco ritraenti i proprietari del palazzo, di Giuseppe Cozzi e mai terminato. La dimora riflette l’ingegno del Cozzi, posti a formare la chiave di volta struttura, interamente rifinita in cotto, che diede vita a un complesso dell’arco. Lo stesso motivo si si allinea nella cromia alla tradizione architettonico articolato in diversi corpi ripresenta nel doppio timpano architettonica lombarda, ravvivata e di fabbrica, fra i quali si apre bella del portale, che è affiancato da innovata però dall’adozione di moduli corte dominata dall’alta iconostasi, possenti colonne scanalate e reca lessicali tipici dello stile barocchetto, ornata da fregi e statue. Insomma, pur al centro lo stemma dei Vimercati ben riconoscibili nel portale e nei parzialmente inconcluso, il Palazzo Sanseverino. A un altro ramo dei timpani ad archi estroflessi delle Terni può dirsi davvero uno dei migliori Benzoni appartenne invece uno finestre. Anche nell’impostazione la della città. 37. Crema, Palazzo Benzoni dei palazzi più antichi della città, documentato sin dai primi anni attuale sede della biblioteca del ‘400 e passato di mano in civica, derivato da una residenza mano sino agli attuali proprietari, i quattrocentesca già di proprietà Donati. A differenza delle residenze del nobile casato, restaurata entro già citate, Palazzo Benzoni Donati il 1627 dall’architetto Roberto rivolge al riguardante un prospetto Benzoni. Il prospetto principale, ben tenuto ma di sobria fattura, disposto su due ordini di alte guarnito solo dal ripetersi della finestre, separati da un’aggettante balaustre in pietra, poste al di sotto cornice marcapiano, accoglie il delle finestre del secondo piano. visitatore con il raffinato portale L’effetto di misurata classicità, di pietra, racchiuso fra due tutta ottocentesca, trova conferma telamoni sorreggenti il soprastante nell’elegante loggiato della corte balconcino. Il bell’arco a tutto interna, che si intravede al di là sesto introduce nel primo cortile dell’arcuato androne. del palazzo, attorno al quale si È poi fatto saliente dell’architettura dispone, a quadrato, il portico cremasca la bianca e lunga seicentesco, comunicante con fronte di Palazzo Toffetti Crivelli la corte dell’antica residenza (1647-1663), volutamente giocata quattrocentesca. sull’asimmetria del classico portale che immette nel cortile-giardino, Di origini rinascimentali è anche attorno al quale l’edificio crea Palazzo Vimercati Sanseverino, la tipica disposizione ad U. Di che racchiude ben tre dimore, impianto seicentesco è anche occupando in maniera davvero Palazzo Zurla Fadini, che tuttavia straordinaria un isolato intero. presenta una soluzione assai La facciata più importante è diversa dalla precedente, poiché comunque quella su via Benzoni, si sviluppa in altezza invece che che ripropone l’impianto a in lunghezza, e al bianco candore due ordini arricchito in questo dell’intonaco preferisce la ruvidità caso da una decorazione dell’effetto bugnato. Insomma il plastica propriamente barocca: corpo compatto dell’edificio, che sull’architrave delle finestre del poco concede al gusto decorativo primo piano sono posti stemmi barocco, è piuttosto accostabile nobiliari, mentre le finestre del alla tipologia castellana, come è secondo piano, racchiuse da stato giustamente notato. In ultima semicolonne di ordine tuscanico, analisi ci piace ricordare Palazzo sono concluse da timpani ad arco Terni de Gregori, iniziato negli spezzato, con busti marmorei ultimi anni del Seicento su progetto

34 Crema d’Arte 38. Crema, Palazzo Bondenti Terni Approfondimenti

secondo piano; per il terzo piano gruppo degli Apostoli. Destano Antonio Montanaro, subentrato poi stupore gli energici angioletti al Battaggio, optò invece per reggi cortina, che si esibiscono in una tipologia di derivazione mirabolanti peripezie nell’esiguo La Basilica di tardogotica, realizzando una Fra Piazza e Campi spazio della transenna del coro. Santa Maria della Croce galleria di archetti trilobati. La Alla metà del ‘500 l’operosa spettacolare spazialità interna, Seguendo una prassi piuttosto bottega di Callisto Piazza La vicenda del grandioso santuario scandita dagli imponenti arconi, diffusa nel Rinascimento, i Piazza illustrò invece con le Storie della è legata alla tragica sorte della è arricchita da stupende pitture da Lodi e i Campi di Cremona Vergine l’area presbiteriale della giovane Caterina degli Uberti, di scuola lombarda. Fra queste avevano fatto del mestiere dell’arte Madonna del Bosco di Spino che la notte del 4 aprile 1490 fu sono le tre pale d’altare dei una professione da tramandarsi di d’Adda; i principali episodi, tra cui sfigurata a colpi di spada dal fratelli Campi, del 1575, la tela padre in figlio. L’attività di entrambe l’armoniosa Assunzione di Maria, marito, il bergamasco Bartolomeo con “L’Assunta” del veneziano le dinastie di pittori si estendeva sono stati attribuiti a Francesco Contagli. Abbandonata nei Benedetto Diana, del 1514, e gli non solo alle più importanti chiese Carminati da Soncino. Negli stessi pressi del bosco del Novelletto, affreschi della volta, frutto della delle rispettive città di provenienza anni (1545 c.a.) Callisto Piazza, la sventurata fu condotta dalla collaborazione fra il Parravicino e i ma anche a edifici sacri di altre coadiuvato da alcuni allievi, portò Vergine presso una casa contadina, fratelli Grandi, pittori quadraturisti realtà, cittadine e campestri, a termine l’apparato pittorico dove spirò la mattina seguente, del ‘700. Nel 1593 il podestà fra cui tre luoghi di culto del che orna l’abside dell’Oratorio di non prima di aver ricevuto i Nicolò Vendramin inaugurò il circondario cremasco. Proprio le San Rocco a Dovera; il tempietto sacramenti per i quali tanto aveva grande viale che congiunge il pitture murali che campeggiano rappresenta un sunto dell’arte pregato. Nei giorni successivi santuario alla città. alle pareti dei santuari di Spino del maestro, il cui intervento il luogo del martirio fu teatro di d’Adda, Soncino e Dovera sono diretto si riconosce nelle Storie alcuni miracoli, inducendo così la allora preziose testimonianze dell’Apparizione di San Rocco popolazione intera a impegnarsi dell’abilità dei nostri artisti di al mugnaio Ambrogio De Bretis nella costruzione di un santuario. flettere la loro parlata, moderando e nella pala d’altare con la Della progettazione fu incaricato i toni aulici mediante il ricorso a Madonna e il Bambino fra i Santi l’architetto Giovanni Battaggio motivi di ispirazione popolare. Rocco e Cassiano. da Lodi, all’epoca uno dei migliori Tale inclinazione è evidente sulla piazza, il quale fra 1490 e nell’impresa decorativa della 1501 diede avvio ai lavori per il Madonna delle Grazie di Soncino monumentale tempio. Ispirato a dove, intorno al 1530, Giulio Campi coeve soluzioni bramantesche, il affrescò nel presbiterio la serie complesso è costituito da un corpo dei Santi carmelitani e i quattro a pianta centrale compattato Evangelisti, che si atteggiano in da quattro strutture poligonali. diverse pose ostentando i pesanti La decorazione della superficie libroni; stesso impeto seppe esterna è affidata all’iterazione imprimere all’Ascensione della dell’arco a tutto sesto, che ricorre Vergine, dipinta sull’arco trionfale, nelle gallerie del primo e del e in particolare al tormentassimo

36 Crema d’Arte Crema d’Arte 37 D’acqua e di terra Così come per il resto della Regione, il panorama delle terre cremasche è frutto della secolare inclinazione dell’uomo a cercare sostentamento nella natura; nei dintorni di Crema però, a differenza di quanto accaduto in altri territori, non tutti i luoghi sono stati alterati: la vera scoperta sarà allora accostarsi, con rispetto e attenzione, alle rimanenze ultime di natura incontaminata. La dolce scoperta D’acqua e di terra di Angela Bettazza

L’ambiente naturale del cremasco, bacini artificiali raccoglievano nel tempo fino ai giorni nostri, ha dall’azione antropica di bonifica in origine coperto da fitte foreste l’acqua e ne permettevano la portato al decadimento ambientale dei terreni, che contribuiscono largamente estese, subì le prime distribuzione ai campi circostanti, che interessa la maggior parte del a spezzare la monotonia della trasformazioni già con l’avvento modificando in maniera sostanziale contesto naturale contemporaneo, pianura. La divisione dei campi delle popolazioni celtiche; la rete idrografica locale e provocando una sorta di attraverso scoli artificiali e filari stanziatesi in quei luoghi selvaggi, rendendo così i terreni adatti uniformazione degli spazi verdi d’alberi contribuisce a scandire esse li modificarono attraverso alla coltivazione. Il conseguente rimasti. lo spazio agricolo in tasselli di la pratica di un’agricoltura di sviluppo dei collegamenti fluviali diversa grandezza e colore, dove supporto alle attività economiche e stradali, nonché il progressivo risaltano le diverse tipologie di principali quali la caccia e sorgere di unità abitative nelle Il paesaggio naturale colture. Queste risorse idriche l’allevamento di suini, favorito dalla campagne mutarono radicalmente odierno rappresentano la maggior copiosa presenza di querceti. In il paesaggio creando un assetto Al contrario di ciò che caratteristica dell’ambiente naturale seguito alla conquista dei Romani funzionale alle molteplici necessità. comunemente si pensa, il circondario cremasco, che si risolve in una il territorio subì un riassetto volto Perfino gli unici spazi non interessati verde di Crema non consta fitta presenza di canali naturali ed a potenziarne la capacità di da interventi artificiali avevano alle unicamente di territori pianeggianti, artificiali, risorgive e paludi che, produzione agricola, con interventi spalle una logica di destinazione ma presenta altopiani e terrazzi permeando il territorio, permettono idrici e di parcellizzazione dei economica, che li vedeva sedi di che, elevandosi a diversi livelli, lo sviluppo di una grande varietà campi visibili ancora oggi, che però attività estrattive di varia natura. contribuiscono a creare movimento biologica, oltre al fatto che la loro non interessarono l’intera zona. nella composizione paesaggistica, presenza nelle poche aree ancora In seguito alla devastante come avviene in prossimità del scarsamente intaccate dalla mano pestilenza del 1630, che causò noto “Pianalto di Romanengo”. Si dell’uomo richiama il volto antico Corsi d’acqua, aree un forte calo demografico e di tratta di un dosso dall’estensione di di ambienti incontaminati. I vari selvatiche e paludi conseguenza il ritorno al dominio circa trenta chilometri quadrati che agenti esogeni, associati all’ azione del selvaggio, una svolta radicale misura un salto altimetrico rispetto antropica, hanno modificato il persistettero fino avvenne grazie all’opera efficace alla pianura circostante intorno ai paesaggio nel corso dei secoli, all’anno mille, quando del governo austriaco, che già dieci metri, residuo dell’originario portandolo sino alla sua forma dal XVIII secolo promosse presso livello e che per questo lo rende geologica attuale. Deviando l’incremento demografico la popolazione rurale opere di morfologicamente unico, non solo i corsi d’acqua e creando provocò una sorta di miglioria agricola. Tassando nel circondario ma anche in tutta percorsi d’irrigazione artificiale, qualsiasi forma di degrado la pianura Padana, grazie al suo i contadini hanno introdotto corsa agli spazi bradi fino dei terreni e sostenendo anche ottimo stato di conservazione. tipologie di colture utili al proprio ad allora incolti. economicamente ulteriori incrementi L’antica conformazione geologica sostentamento, causando però con La bonifica dei terreni paludosi nella coltivazione, i regnanti si e orografica della zona, un tempo tali modifiche la scomparsa quasi e la regimentazione delle acque fecero promotori di una “logica del sommersa dal Lago Gerundo, è totale delle forme di vegetazione avvenne principalmente attraverso rendimento”, che vedeva prevalere ancora ben visibile nella parte endemiche. Gli unici esempi la costruzione di canali di scolo lo sfruttamento dei terreni rispetto occidentale del territorio; ne naturali sopravvissuti all’azione dell’acqua in eccesso e la alla conservazione della naturalità sono ulteriore testimonianza le umana e, di conseguenza, ancora realizzazione di fontanili intorno del paesaggio. L’utilizzazione scarpate causate dall’erosione oggi aspramente selvaggi, sono a risorgive spontanee. Questi intensiva del territorio, perpetratosi idrica, non del tutto modificate riscontrabili in alcune zone

40 D’acqua e di terra D’acqua e di terra 41 conserva le poche distese prative che, nonostante la conformazione geologica favorevole, hanno resistito alla intensiva coltivazione dei campi, a rimembranza delle antiche distese erbose della pianura. Preponderante in tutto il territorio di Crema è la presenza di molteplici risorse idriche di varia 39. Un fontanile nei pressi di Camisano entità e natura, tra cui spiccano tre fiumi principali, l’Adda, il fluviali. Osservando questi spazi Serio e l’Oglio, intono ai quali incontaminati possiamo tentare di sono nate delle vere e proprie ricostruire la flora tipica dell’area, riserve naturali: il parco regionale composta principalmente da una dell’Adda Nord e quello dell’Adda vasta gamma di piante acquatiche Sud, il parco regionale del Serio nelle aree paludose, come canneti e i parchi regionali dell’Oglio e lenticchie d’acqua, e da alberi Nord e dell’Oglio Sud. Sebbene ad alto fusto tipici delle zone l’ingresso in questi territori protetti umide, come i salici. Accanto sia libero, è necessario osservare ad essi troviamo nel circondario un comportamento rispettoso nei piante caratteristiche di tutta la confronti delle risorse naturalistiche pianura Padana, quali frassini, olmi che li compongono, così che e pioppi, oltre a carpini bianchi, l’attività ricreativa dell’uomo non farnie ed altri numerosi arbusti e interferisca con quella biologica piante erbacee che contribuiscono presente, faunistica e floristica. a creare i boschi ripariali planiziali. Non è sbagliato quindi pensare che un tempo l’intero territorio Il parco regionale dell’Adda fosse ricoperto da tale vegetazione Sud Lungo il corso inferiore del fiume Adda, per una lunghezza di circa 90 km, si estende il Parco regionale dell’Adda Sud, riserva naturale che interessa i territori provinciali di Lodi e Cremona. Grandi boschi rivieraschi alternati ad ampie distese coltivate e a zone palustri nate da lanche e 41 . Strada campestre nei pressi di Soncino morte del fiume caratterizzano 40. Strada bianca tra i campi del Cremasco questo territorio protetto, dove trovano dimora numerose specie e che l’intervento umano abbia animali tipiche dei boschi e degli alterato nei secoli l’ecosistema, stagni e nelle quali la riproduzione causandone l’impoverimento e a di alcuni anfibi, come la Rana di volte, purtroppo, la scomparsa. Latastei, è favorita dall’assenza di La zona occidentale del cremasco, pesci predatori. Singolare in zona soprattutto nei pressi di Rivolta la presenza di garzaie, colonie d’Adda, Pandino e Spino d’Adda, di nidificazione degli Aironi, di

42 D’acqua e di terra 42. Il fiume a Spino d’Adda 43. Itinerario nel parco dell’Adda e l’Anemone nemorosa. Il resto delimitando esternamente quelle dell’area protetta è occupato, come che per spessore ed umidità sono già accennato, da piantagioni chiamate le “Foreste alluvionali arboriali di origine antropica, che residue ad ontano nero”, tipici si presentano al turista sottoforma boschi composti da quest’unica di robineti e pioppeti, costituiti da tipologia arborea. Spostandoci numerosi filari ordinati, e di ampie esternamente rispetto all’alveo pianure destinate alla produzione di del fiume troviamo alberi adatti a foraggio, dove prende sempre più terreni meno umidi, come l’acero 44. Sentieri nel parco del Serio piede il fenomeno dell’eliminazione di campestre e la robinia, e arbusti 45. Ricengo, lago dei Riflessi filari, siepi e alberi dalle campagne che offrono, in periodi specifici, cui troviamo esempio sulla riva coltivate. Esemplare in questo fioriture variopinte, come il corniolo, ovviamente il fulcro del territorio dell’Adda Morta, nel territorio senso una larga fascia di terreno in il prugnolo e il ciliegio selvatico. La naturale e la fonte primaria di comunale di Pizzighettone. Il verde territorio cremasco che, per il suo fauna è ricca in tipologia e specie, nascita e sostentamento della del parco regionale dell’Adda sottofondo ghiaioso, ha favorito soprattutto per quanto riguarda fauna che popola proprio questa Sud è composto per il 5.5% da l’insediamento di un prato polifita volatili, roditori ed anfibi, tra cui zona. Le fitte foreste di latifoglie zone boscate e cespugliate, di cui stabile, destinato alla produzione di il rospo smeraldino e la rana di e le numerose pozze d’acqua la maggior parte è occupata da erba da sfalcio e fieno pregiato per Lataste. Esemplari endemici del stagnante che la compongono saliceti arbustivi ed arborei, che l’allevamento di bovini. parco, questi anfibi trovano casa offrono riparo a molte specie di sopravvivono grazie alla copiosa soprattutto nelle zone più umide del animali, tra cui primeggiano uccelli quantità d’acqua presente nei territorio, vicino alle fonti d’acqua ed anfibi, che trovano l’habitat pressi del fiume e prelevata dalle Il parco regionale del Serio che, ovviamente, sono fondamentali naturale a loro più congeniale falde acquifere sotterranee; il Il parco del Serio si sviluppa per il loro sostentamento e sviluppo. tra olmi, carpini ed aceri. In saliceto arbustivo formato da lungo le sponde dell’omonimo In quest’ottica veniamo a parlare passato molteplici fenomeni di arbusti igrofili, in maggioranza dal fiume nel tratto pianeggiante della porzione di parco che si variazione dell’alveo del fiume, salice eleagno e dal cenerino, per che va dal comune di Seriate, estende nei comuni di e causati dal vivace moto delle esempio, ricopre una zona della in provincia di Bergamo, fino a di Ricengo, dove sorge la riserva acque dell’Oglio, hanno portato riserva che si estende per oltre giungere appunto nel cremasco. naturale della “Palata Menasciutto”, alla formazione di boschi ripariali 22 ettari. Nei saliceti arborei, più L’ambiente, di per sé molto esteso uno dei luoghi naturalistici più autoctoni, formati per lo più da lontani dalla zona soggetta alle e diversificato e perciò ricco di importanti all’interno del parco piante igrofile come i salici, i pioppi piene del corso d’acqua, troviamo biodiversità, presenta una gran del Serio. Circondato da un neri e gli ontani. Recentemente varie tipologie di piante ad alto varietà di arbusti ed alberi, che notevole bosco ripariale, oggetto diversi interventi antropici, fusto, tra le quali prevale il salice compongono fitti boschi ripariali. di riqualificazioni boschive mirate, volti a favorire l’irrigazione del bianco, seguito da pioppo bianco La presenza di fontanili, risorgive troviamo un lago di notevole territorio circostante, unitamente e pioppo nero, olmo campestre e falde acquifere non troppo profondità formatosi in una cava alla diminuzione della quantità e ontano nero. Spostandoci più profonde, oltre all’apporto delle dismessa, il “Lago dei Riflessi”, che d’acqua proveniente dagli affluenti a settentrione e allontanandoci piene del fiume stesso, mantengono costituisce un habitat ideale per le dell’Oglio, hanno rallentato la da tutte queste specie vegetali il terreno costantemente umido, specie animali sopra citate. corrente del fiume, permettendo la bisognose di grandi risorse idriche, favorendo lo sviluppo di piante coltura di notevoli distese di pioppi non possiamo trascurare l’unico come il Pioppo bianco e nero, che, ordinati nei caratteristici filari, querceto rimasto nel Parco, formato il Platano e l’Olmo campestre, Il parco regionale dell’Oglio rappresentano nell’immaginario per lo più da rovere e cerro ed bisognosi di continuo rifornimento Nord comune uno degli scenari più esteso solamente per 1 .6 ettari. d’acqua, e di arbusti igrofili quali Istituito alla fine degli anni Ottanta, tipici del paesaggio cremasco. Da sottolineare la presenza, il sambuco, la fusaggine e il il parco regionale dell’Oglio Nord Allontanandoci dal corso d’acqua in tutto il territorio boschivo, di biancospino. Numerose varietà interessa, sulle due sponde, il ci troviamo al cospetto della vasta grandi varietà di flora, tra cui si di salici, tra cui il salice bianco, lungo fiume che da Paratico (BS) zona pianeggiante, costituita annoverano rarità di notevole dalla caratteristica chioma grigio- e Sarnico (BG) giunge fino nel principalmente dalla steppa interesse botanico, come verde, ricoprono soprattutto la Cremonese, dove incontra il Parco cerealicola ma dove trovano spazio l’Orchis militaris, la Scilla bifolca sponda occidentale del fiume, dell’Oglio Sud. Il fiume Oglio è al contempo più di novecento

44 D’acqua e di terra D’acqua e di terra 45 46. Il fiume Oglio nei pressi di Soncino 4 7. Scorcio nel parco dell’Oglio Nord 48. Fontanile nei pressi di Capralba 49. Info point nel parco dei Fontanili tipologie di vegetazione erbacea, di un ambiente naturale unico è tra cui spiccano per importanza minata però dal visibile intervento botanica alcune qualità di felci, antropico di convoglio delle acque orchidee e primulacee acquatiche. in un unico alveo, che costruendo Da sottolineare la presenza, ormai artificiose arginature ha provocato purtroppo esigua, di fasce arboriali notevoli erosioni sulle sponde a ecotonali costituite da biancospino e valle. rosa canina, oltre che da sambuchi, noccioli e gelsi, che in primavera offrono uno spettacolo cromatico Il Parco Locale di Interesse imperdibile. Proprio tra questi Sovracomunale del Tormo arbusti si è sviluppata, nel corso Il PLIS del Tormo interessa diversi dei secoli, una grande biodiversità, comuni appartenenti alle tre che rischia di scomparire insieme province limitrofe di Bergamo, alla vegetazione stessa. Ne è un Cremona e Lodi e funge da esempio la Ophiogomphus cecilia, anello di congiunzione tra il Parco un esemplare di libellula considerato dell’Adda Sud, il Plis del Moso, in in via d’estinzione a causa della corso di istituzione, e il Parco del modifica del suo habitat naturale. Serio. Si estende per la maggior È con lo scopo di salvaguardare parte nel territorio pianeggiante le specie faunistiche e floristiche cremasco, principalmente nel endemiche che nascono, all’interno comune di Pandino che, per la del Parco, sette riserve naturali, quantità di suolo interessato dalla tra cui nominiamo il “Bosco de riserva, è stato designato Ente l’Isola”, che interessa i comuni di capofila del Parco. Il territorio Roccafranca, Torre Pallavicina e prende nome dal fiume Tormo Soncino. Visitabile interamente solo che sorge nel Comune di Arzago d’estate, quando la scarsa portata d’Adda e, dopo un tragitto di d’acqua permette di guadare soli 34 kilometri, sfocia nel fiume il fiume, la riserva si presenta Adda. Nonostante la brevità del inizialmente con la caratteristica suo corso il Tormo interessa una fascia boschiva ripariale, rete idrografica ben più vasta, punteggiata da lanche e fontanili, caratterizzata dalla presenza che garantiscono una grande capillare di fontanili che, oltre a diversità biologica. Superando garantire continua alimentazione al quest’area troviamo i primi prati fiume, costituiscono riserve d’acqua stabili perifluviali, attraverso i quali per l’irrigazione delle vaste colture si giunge infine al bosco misto di circostanti. Le numerose rogge che pioppi e farnie. La suggestione portano acqua ai canali irrigui

46 D’acqua e di terra 50. Nel parco del Tormo hanno contribuito a rendere la rapida crescita della vegetazione fiumicello spontaneo, disciplinato come l’ontano nero e la robinia. Le campagna del cremasco una tra le acquatica e il continuo deposito successivamente dall’uomo. ampie fasce forestali riparali che più fertili di tutta la Pianura Padana, di sedimenti rendono necessaria Anticamente interessato dalla presenza costeggiano le sponde della Melotta principalmente per quanto riguarda una perenne manutenzione di di risaie e coltivazioni di vite, il Pianalto tracciano di fatto un confine naturale la produzione di mais e foraggio. queste risorgive artificiali, la cui si presenta oggi come una distesa che fornisce un habitat idoneo ad Quest’ultime colture sono favorite funzione irrigua sarebbe altrimenti prativa intervallata da macchie accogliere una fauna variegata, anche dalla tipologia di terreno compromessa. Lo scopo di questa boschive che annoverano molte specie protetta dall’istituzione della Riserva e dalle caratteristiche fisiche politica di conservazione è da vegetali di ampia diffusione in zona, Naturale Naviglio della Melotta. dell’area pianeggiante, che per tali ricercarsi quindi nel mantenimento motivi è attualmente sede di grandi dell’attività di rifornimento idrico allevamenti zootecnici. Obiettivi del fondamentale per l’agricoltura, Plis del Fiume Tormo sono dunque e nella preservazione del forte la salvaguardia del territorio interesse naturalistico che i fontanili agricolo e il monitoraggio, lungo gli contribuiscono a donare al territorio. argini fluviali, di zone più naturali volte a favorire il ripopolamento della flora e della fauna. Parco Locale di Interesse Sovracomunale del Pianalto di Romanengo e dei Navigli Il Parco Locale di Interesse Cremonesi Sovracomunale dei Il Parco del Pianalto di Romanengo Fontanili e dei Navigli Cremonesi è un PLIS Nel comune cremasco di Capralba che abbraccia una vasta porzione si estende un altro Parco Locale di territorio, al cui centro emerge denominato Plis dei Fontanili, il proprio il suddetto rialzo, residuo cui nome deriva proprio dalla di un’antica prominenza della presenza di numerosi fontanili. pianura Padana, che oggi misura Sono infatti ben tredici quelli un dislivello con la campagna presenti nel territorio interessato, circostante di circa una decina di che danno vita a un’estesa rete metri. Peculiarità di questa porzione idrica e a un ecosistema unico di territorio è il carattere ondulatorio nel suo genere. Nelle aree più del terreno che, a differenza della paludose si contano decine di linearità della campagna, presenta specie di piante acquatiche, un andamento altalenante tra come la sedanina d’acqua e la dolci groppe e deboli avvallamenti veronica, mentre allontanandosi del suolo. Il prestigio dell’area di qualche metro dalla risorgiva protetta è accresciuto dalla ecco ricomparire gli arbusti e gli vastissima rete idrografica, che alberi tipici di tutto il territorio conta numerosi canali, risorgive cremasco, tra cui menzioniamo e navigli atti ad irrigare le colture il sambuco, il biancospino, il circostanti. Non senza difficoltà prugnolo, il pioppo, il carpino e l’acqua viene portata fin sopra al il salice. Per quanto riguarda la pianalto dal Naviglio di Melotta, fauna, oltre all’ovvia presenza di che lo attraversa interamente in moltissime specie di insetti, pesci direzione nord-sud. Questo naviglio ed anfibi, si contano numerose costituisce oggi una diramazione razze di uccelli, che trovano del Naviglio Civico ma la sua nell’ambiente dei fontanili il luogo conformazione suggerisce l’idea perfetto per la nidificazione. La che esso fosse inizialmente un

48 D’acqua e di terra 51 . Boschi lungo il Naviglio della Melotta Approfondimenti

funzione, che lo vedeva sopportare territorio. Dopo aver attraversato il peso dei ghiacciai perenni. la pianura cremasca per una L’orizzonte sottostante si presenta lunghezza di circa trentaquattro invece con fasce di terreno molto chilometri, il canale Vacchelli Il pianalto di Romanengo compatte, di altezza intorno ai Il canale Vacchelli termina nel comune di , venti centimetri. La presenza di dove una complessa costruzione Abbiamo già parlato del Pianalto petroplintite, esito di un processo di Il canale Vacchelli è uno dei idraulica permette la distribuzione di Romanengo quale fenomeno formazione che può avvenire solo maggiori interventi a scopo irriguo delle acque ai navigli principali e fisico e naturale unico nel in un clima subtropicale, permette di tutto il cremasco. Realizzato tra alle varie rogge che, dipartendosi suo genere per dimensione e agli studiosi di datare l’origine di il 1887 e il 1892, esso rappresenta, in varie direzioni, portano l’acqua conservazione. Le buone condizioni questo orizzonte a centotrentamila in ordine di tempo, l’ultima alle colture del circondario. Le del suo stato di conservazione anni fa, durante la fase denominata grande opera di canalizzazione rive del Vacchelli, il cui corso è permettono di ricostruire würmiana. In quel periodo le dell’area. Intitolato dal 1913 al principalmente lineare, presentano l’evoluzione geologica di tutta la precipitazioni registrate furono senatore Pietro Vacchelli, che una fitta copertura arboriale zona, dato che la sua formazione molto più abbondanti di oggi e i fortemente ne promosse la di ovvia natura igrofila, che avvenne in seguito a spinte valori di temperatura maggiori; di realizzazione, il condotto era offre riparo dalla calura estiva tettoniche verticali, che sollevarono conseguenza si può dedurre che a conosciuto inizialmente con il nome a chi si volesse soffermare ad una porzione di pianura, quel tempo il clima della pianura della sua località di derivazione, ammirare il paesaggio circostante, modellandola e mantenendola Padana fosse molto più umido, Marzano, che ancora oggi persiste caratterizzato dai tipici filari di rialzata nel tempo. Non stupisce tale da favorire la genesi di questa soprattutto tra gli abitanti della pioppi che scandiscono la Pianura quindi che nella mappatura particolare tipologia di terreno, zona. Interessato da una portata Padana. morfogenetica del pianalto si possa coperta col passare dei secoli da idrica notevole, circa trentotto osservare la mutazione di tutta uno strato di sedimenti eolici. metri cubi al secondo, il canale l’area del cremasco, interessata Vacchelli convoglia nel Naviglio negli ultimi trecentomila anni da civico di Cremona le acque notevoli cambiamenti naturali. dell’Adda, che derivano nei pressi Costituito per la maggior parte da del comune di Spino d’Adda, e fini detriti, originati dall’erosione termina alimentando altre due esogena di natura fluviale, il importanti opere irrigue, il Naviglio suolo di questo territorio presenta Civico di Cremona e il Naviglio inizialmente due fasce di diversa Pallavicino. Numerosi ponti, composizione. La più superficiale, navazze e tombe mantengono denominata a fragipan, arriva fino separate le acque del canale da alla profondità di due metri e si quelle delle numerose rogge che caratterizza per uno strato duro esso incrocia lungo il suo corso, e compatto di terreno bruno- deviandole in vasche e scoli che rossastro che, se bagnato, diventa lo sottopassano o sovrappassano, più friabile ed impermeabile, a creando così i molteplici giochi testimonianza della sua antica d’acqua che caratterizzano il

50 D’acqua e di terra D’acqua e di terra 51 L’isola gastronomica “Sullo sfondo le nebbie lombarde, nebbie che invitano alle confidenze sussurrate, al contatto fisico, al convivio vero. Nebbie che evocano tavole fumose, un bicchiere di buon vino, una cucina ricca, corposa e materna.”

(Roberta Schira, “La cucina delle nebbie”, Crema 2002)

La dolce scoperta L’isola gastronomica di Gilberto Polloni

Un territorio d’acque e profumo dei primi camini accesi a tuttora diffusi in un’area geografica di impasto e, una volta ben serrati viridescenze nebbiose rammentare che è ormai tempo di che corrisponde alle 55 parrocchie (ma anche in questo caso esistono “Una delle più suadenti verze, zuppe calde, polenta, salumi della diocesi di Crema, e non sono numerose scuole di metodo), cotti in testimonianze di civiltà è il modo di ed altre succose delizie autunnali. presenti al di là di questo confine, abbondante acqua. I tortelli sono mangiare. La tradizione culinaria Un territorio venato da corsi dove sovente risultano addirittura cotti quando, tratti dall’acqua con della nostra terra non è una d’acqua che disegnano verdi sconosciuti. la forchetta, lasciano penzolare curiosità, è parte integrante della geografie nella variegata Si tratta di una ben nota specificità ai lati il bordo (quant i sa tira sö nostra identità”, scrive Marco vegetazione che costituisce lo che affonda le radici nella storia. con la furchèta, se i sbasa i ale i Ermentini nella presentazione di spunto naturale della poesia della Il “gastronomico confine”, come è cot, — quando si tirano su con una preziosa ricerca svolta qualche pianura dalla quale emerge la è stato definito il limite della la forchetta, se abbassano le ali anno fa sulla cucina cremasca, profumata cornucopia delle delizie tradizione di certi sapori cremaschi, sono cotti) e vengono poi conditi aggiungendo che questa è “una della tavola del Cremasco. individua anche il secolare, con molto burro fuso, dove il molto cucina vera, fatta di piatti semplici Va detto che la campagna di e orgoglioso, isolamento del significa veramente molto(i gà per non celare i sapori veri, questo territorio appariva ubertosa territorio. Basti per tutti l’esempio da negà ‘ndal buro, — debbono dedicata ai delicati equilibri fra le e ricca di prodotti agroalimentari dei “Tortelli cremaschi”, una annegare nel burro). componenti”. già nella descrizione della specialità tanto unica da poter Come fa notare anche Roberta La breve ma densa sequenza di relazione all’Inchiesta agraria essere gustata solo recandosi Schira nel suo trattato sulla pasta, piatti e prodotti tipici del territorio Jacini del 1882, suddivisa in in visita nel Cremasco, e che la caratteristica dolce/salato cremasco è intessuta di interessanti appezzamenti di forma regolare costituisce un unicum inimitabile. del tortello cremasco, lungi dal descrizioni che non solamente delimitati da filari di piantata costituire una gratuita stranezza, ne illustrano le caratteristiche gallica costituita da ontani e salici ne denuncia al contrario la sua organolettiche ma ne chiariscono inframmezzati da pioppi e inseriti La mirabile elegia secolare tradizione riportando anche la natura strutturale e le in un fitto reticolo di strade che profumata del tortello la mente ai gusti cinquecenteschi ragioni storiche, come nel caso collegavano tra loro paesi e borghi “All’interno di quest’isola del tortello ben documentati dai testi d’epoca. della “Burda” che in dialetto disseminati nella pianura. le varianti si moltiplicano all’ombra Non va neppure dimenticato che il significa nebbia e indica una Tale vocazione di agricoltura di ogni campanile aprendo dispute territorio cremasco ha fatto parte zuppa di riso e fagioli borlotti minuta, tanto diversa da quella sulle verità tradizionali dei propri fino all’inizio dell’Ottocento della cucinata su di un soffritto a base di latifondista della Bassa cremonese, ingredienti” che comunque, in Repubblica di Venezia la cui cucina lardo, ispessita con farina e condita in parallelo alla connotazione linea di principio, sono costituiti, era un tempo particolarmente un tempo con olio di “Linosa”, cioè esplicitamente industriale della per quanto concerne il ripieno, speziata e ricca di sapori esotici di lino, dal momento che l’olio città di Crema, ha prodotto un da amaretti scuri, cedro candito, in conseguenza del fitto reticolo d’oliva non veniva utilizzato nelle selezionato catalogo di specialità Mostaccino, mentina, uovo, di scambi commerciali intrattenuti cucine tradizionali lombarde. È un tipiche agroalimentari e della Grana grattugiato ai quali a dalla Serenissima con il Levante e indizio pertinente per un territorio tavola che oggi costituiscono una volte si aggiungono uvetta, noce l’Oriente. che al tramonto dell’estate riveste i delle più rimarchevoli connotazioni moscata, liquore, farina, acqua, Un altro vero e proprio monumento contorni dei borghi e le paglierino del carattere identitario locale. sale e talora un uovo, per la pasta della produzione agroalimentare e rugginose sfumature dei campi di Particolare che trova rispondenza dell’involucro. La pasta va tirata a della tavola cremasche è costituito un impalpabile, bianco sudario di nel fatto che molti dei prodotti o mano, molto sottile, quindi ritagliata dal “Salva con le tighe” che, nebbia, percorsa dal dolce acre dei piatti che ne fanno parte sono in dischetti che vengono riempiti insieme ai tortelli, rappresenta

54 L’isola gastronomica L’isola gastronomica 55 52. Il tortello cremasco 53. Piatto di salva con le tighe una proposta irrinunciabile per Ha crosta lavata, sottile, di qualsiasi turista del gusto. Il colore rossastro, di consistenza formaggio Salva Cremasco, D.O.P. media e presenza di microflora con regolamento CE n.510/2006, caratteristica. Al taglio presenta vanta un’antica tradizione, pasta morbida con occhiatura testimonianze storiche relative irregolare, di consistenza compatta alla sua produzione risalgono ai e colore bianco tendente al decenni immediatamente successivi paglierino con l’aumentare della al Mille quando il Locus Cremae stagionatura. Il sapore è aromatico divenne castrum, cioè borgo e intenso, fondente e sapido in fortificato, e sono rintracciabili bocca, con aromi che si fanno più in numerose raffigurazioni e pronunciati con l’invecchiamento. affreschi del XVII e XVIII secolo, in La stagionatura minima è di 75 particolare nella cena di Gregorio giorni e viene effettuata in ambiente Magno, opera del XVII secolo ben aerato e su ripiani di legno ispirata alla Leggenda Aurea di ricoperti di canne. Ogni settimana Jacopo da Varagine, dove sulla le forme vengono oliate allo scopo tavola imbandita è chiaramente di evitare crepe nella scorza dovute visibile una piccola forma di Salva al disseccamento. Di solito viene cremasco. servito con le “tighe”, peperoni Come riferito anche dal disciplinare verdi, lunghi, conservati in aceto. di produzione, l’origine filologica Proseguendo nel viaggio tra i del nome va attribuita alla funzione gusti cremaschi uno spazio di svolta dal formaggio di salvataggio riguardo va dato alla prestigiosa delle scorte eccedenti di latte produzione casearia che affonda primaverile. A conferma di ciò le sue radici in una antica valga quanto scritto nel Dizionario tradizione che data qualche etimologico del dialetto cremasco migliaio di anni ed è testimoniata dove il Salva viene definito “Strachi dal rinvenimento di numerosi da sàlva, stracchino cremasco frammenti di recipienti a base indurito in seguito a spalmatura forata, utilizzati nelle procedure di olio e conservato per l’inverno”, di produzione lattiero casearia, spiegando così la funzione di in un insediamento protostorico conservazione, di salvataggio del scoperto presso Montecchio di latte per i mesi freddi. Vidolasco e databile intorno al Sotto il profilo organolettico il X secolo a.C. Una caratteristica Salva è un formaggio a pasta che risulta anche dalla Relazione cruda, di forma quadrangolare ottocentesca nella quale si legge prodotto con latte vaccino intero che “la varietà del cacio che nel

56 L’isola gastronomica 54. La tradizionale tortellata estiva in piazza a Crema le foglie della verza scottate in acqua bollente quindi sminuzzate con la mezzaluna. Poco prima di terminare la cottura viene aggiunto un uovo sbattuto con il formaggio Grana, come per fare una frittata, e ben incorporato nel “Pipetto” che viene servito caldissimo con un’abbondante spolverata 56. Prodotti tipici cremaschi 57. La treccia, dolce tipico cremasco 55. Cottura dei tortelli di formaggio grattugiato. Tradizionalmente viene servito con Dolci insinuazioni cremonese, con questo termine si nostro territorio si fabbrica, si polenta oppure anche con Salva. A questo punto conviene passare ai indica un’altra specialità dolciaria. può dire esclusivamente, è quella Un’altra specialità di grande gusto dolci che non sono da meno. Dal canto suo la “Spongarda”, altro conosciuta in commercio sotto il e consistenza è il “Menacc”, una In novembre, dopo i piatti appena dolce autunnale, trae il suo nome nome di cacio parmigiano o di sorta di purè di fagioli con polenta. descritti, si gustano il “pà meì” che da “sponga” la spugna, anche grana”, e dove si aggiunge che la Si basa su una preparazione letteralmente significa “pane di se di fatto possiede una struttura produzione più diffusa, sia estiva alquanto elaborata che prevede miglio” poiché fino a Settecento molto solida a base di farina che autunnale, era quella degli l’adeguata cottura dei fagioli inoltrato questo dolce veniva bianca, zucchero, spezie, burro, stracchini sia di tipo “gorgonzola” secchi, precedentemente ammollati realizzato con farine di miglio. In mandorle, nocciole pestate, uvetta, che di tipo “quartirolo” e e privati delle bucce, in acqua seguito però questo cereale è stato cedro candito, tutto perfettamente “crescenza”, una varietà favorita con sedano, cipolla, carota e sostituito dalla farina di mais che impastato e amalgamato. Anche dalla grande produzione di latte alloro. Al termine della cottura i viene impastata insieme ad un po’ in questo caso si tratta di una vaccino di elevata qualità che ha fagioli vengono scolati e passati al di farina bianca con burro, uova, specialità affatto cremasca anche stimolato la formazione di un solido setaccio o col trita verdure, quindi zucchero vanigliato, sale e latte. Si se potrebbe generare qualche tessuto produttivo la cui principale lavorati con molto burro per ridurli tratta di una preparazione diffusa superficiale similitudine ad analoghi espressione è costituita dal grande in purè che viene poi scaldato e con vari nomi in tutta la Lombardia preparati di altre zone lombarde. caseificio Galbani a Casale cotto, aggiungendo altro burro per ma localmente caratterizzata Il viaggio potrebbe prolungarsi Cremasco fondato nel 1928. evitare che il composto si attacchi. da varianti specifiche che ne ancora per molte pagine ma Infine il purè di fagioli viene servito costituiscono l’unicità. queste sintetiche suggestioni caldissimo con la polenta. Oltre al “pà meì”, si usa mangiare del gusto lasciano volutamente Mirabili geometrie del Sempre in autunno avanzato gli “stracadent” e gli “oss da mort” a spazio alle scoperte individuali gusto troviamo i “Salamì dei morti e base di farina, zucchero, mandorle che riveleranno inediti panorami Fanno degna e variegata Tetui “ un piatto comunemente e nocciole. Ma il vero trionfo gastrosofici, introducendo il turista compagnia a queste specialità gustato nelle case e nei locali del dolciario tipico del cremasco sono curioso, il gastronauta sapiente conigli, oche, le cui carni sono Cremasco nel mese di novembre. la “Spongarda” e la “Bertolina”. in estasianti fascinazioni del generalmente cucinate con le verze, I salamini dei morti sono piccole Quest’ultima torta, anch’essa palato che indurranno a ripetute pollame vario, rane, lumache, salamelle fresche che vengono autunnale, realizzata con pasta frequentazioni di questo inimitabile pesce di fiume, come i “bòss” che cotte in abbondante acqua con di pane ripiena di chicchi di territorio. ben lavati ed asciugati vengono alloro. Si accompagnano ai uva, generalmente uva fragola, poi fritti in padella in abbondante fagiolini bianchi “con l’occhio” che appartiene alla grande famiglia olio e serviti con insalata fresca, e vengono bolliti, quindi passati in dei “pan ross” e dei “pan con l’uga” come anche le Alborelle che una padella con un soffritto di sedano, diffusi in buona parte del territorio volta fritte, vengono infarinate e cipolle e carote e, quando tutto lombardo, ma è caratterizzata poste poi a riposare per una notte riprende bollore, si aggiungono da una spiccata tipicità di gusto ricoperte d’aceto. anche i salamini in modo da e di fattura. Non a caso anche In epoche autunnali un piatto amalgamare bene fra loro i singoli la “Bertolina” appartiene alla tipico a base di verza è il “Pipetto”, sapori, avendo poi cura di servire categoria dei prodotti “confinati” realizzato facendo stufare nel tutto molto caldo. di cui si diceva, al punto che al di burro adeguatamente salato, là del territorio Cremasco, in area 58. Treccia, spongarda e tortelli cremaschi

58 L’isola gastronomica L’isola gastronomica 59 Per non perdersi…

ALBERGHI SPINO D’ADDA CAPRALBA Amos Platz Circolino Artigiana Pizze Adda Hotel La Torretta via Mazzini, 80 via Montello, 25 via Brescia, 88 CASALE CREMASCO S.S. Paullese, 412 via Maggiore, 16 Tel. 0373.83814 Tel. 0373.250710 Tel. 0373.81522 loc. Ponte Adda fraz. Farinate VIDOLASCO Mostarda Ferriera B. B. Pizza Tel. 0373.980401 Tel. 0373.450263 Arpini via Macallè, 12 via Gaeta, 15 via Boldori, 4 via Roma, 48 Severgnini Tel. 0373.80834 Tel. 0373.84667 Tel. 0373.203200 Tel. 0373.455101 via Crema, 2 (solo a mezzogiorno) RISTORANTI Gobbato Pia Corea Tel. 0373.450030 CREMA Zafferano via Podgora, 2 via Camporelle BAGNOLO via IV Novembre, 51 Tel. 0373.80891 loc. Sabbioni Palace CASALE CREMASCO CREMASCO Tel. 0373.256115 Tel. 0373.30288 via Cresmiero, 10 VIDOLASCO Il Belfiore Gold Lion Tel. 0373.81487 La Nostrana Spagnolo Pata Negra via A. De Gasperi, 53 Fantasia Ristorante via G. Mazzini, 6 via Umberto I, 30 via XI Febbraio, 38 Tel. 0373.201693 via Piacenza, 97 Ponte di Rialto Tel. 0373.648098 fraz. Vidolasco fraz. S. Bernardino Tel. 0373.84704 via Cadorna, 5/7 Il Fante Chiar Di Luna Tel. 0373.455394 Tel. 0373.85967 Tel. 0373.82342 via del Fante, 23 Guadalcanal via A. Manzoni, 18 Arpini Zanzibar fraz. S. Stefano via Crocicchio Park Hotel Tel. 0373.649665 Residence via Roma, 48 via Miglioli Tel. 0373.200131 fraz. S. Stefano Tel. 0373.455101 Tel. 0373.85185 Tel. 0373.202300 via IV Novembre, 51 CAMISANO Osteria del Pellegrino Tel. 0373.86353 Il Sicomoro Maosi v.le S. Maria della CREMA Il Botteghino via Trieste, 55 via Izano, 2/A Croce, 4 Antica Hostelleria di American Bar p.za Garibaldi, 36 Tel. 0373.77102 Tel. 0373.250821 Tel. 0373.86379 S. Bernardino via XX Settembre, 34 Tel. 0373.256812 (solo sera) via Izano, 2/A Red Lion Tel. 0373.84772 Self-Service Gest Isola Bella fraz. San Bernardino via Marconi, 19 (solo a mezzogiorno) via G. La Pira, 12 Osteria del Rum via Griffini, 22 Tel. 0373.80782 Tel. 0373.778053 Tel. 0373.202668 p.za Trento e Trieste, 12 Blitz Tel. 0373.83182 Tel. 0373.257289 piazzale Rimembranze Self-Service S. Luigi OFFANENGO CAPERGNANICA La Luna Express Tel. 0373.85166 via Bottesini, 4 Osteria del Botero Albergo Trattoria Da Rosetta via Crispi, 6 Tel. 0373.257101 via Ginnasio, 4 Mantovani via Roma, 18 Bosco Tel. 0373.82413 (solo a mezzogiorno) Tel. 0373.87911 via Circonvallazione Tel. 0373.238118 via IV Novembre, 111 La Luna Nuova Sud, 1 Tel. 0373.82684 Self-Service Sodexho Portanuova Trattoria di via IV Novembre, 46 Tel. 0373.243763 via M. di Canossa, 12 via Chiodo, 10 Campagna Cinese Oriente Tel. 0373.80877 Tel. 0373.86880 Tel. 0373.20315 via Guelfi, 19 via Da Ceri, 81 SONCINO (solo a mezzogiorno) La Vecchia Luna Tel. 0373.238370 Tel. 0373.30193 Stati Uniti Glam Hotel p.za Duomo, 5 Belvedere via E. Martini, 10 P. & B. Cinese Pechino Tel. 0373.259683 via Piacenza, 52 Tel. 0373.82675 via Milano, 25 via Cresmiero, 6 Tel. 0373.80856 Tel. 0374.83541 Tel. 0373.81864

60 Per non perdersi Per non perdersi 61 Lo Scoglio IZANO Salvia e Rosmarino Trattoria Cooperativa Ombrianello Cascina Gilli v.le S. Maria, 13 Osteria Giosano via XXV Aprile, 81/3 via Melotta, 53 via Ombrianello, 21 c.na Gilli, 1 Tel. 0373.84838 p.za G. Marconi, 2 Tel. 0373.252591 Tel. 0374.85683 Tel. 0373.298016 Tel. 0373.965912 Tel. 0373.789005 Mezzo Pizzeria Loghetto c.na SERGNANO TRESCORE via Milano, 75 Il Fontanile Loghetto Nuovo Bosco CREMASCO PRODUZIONE Tel. 0373.230869 via del Fontanone via Milano, 4 Laghetto Bistek PRODOTTI TIPICI Tel. 0373.244072 Tel. 0373.230209 King via Provinciale, 50 v.le De Gasperi, 31 via Cavalli, 5 Tel. 0373.455396 Tel. 0373.273046 Le Garzide CAPRALBA OFFANENGO Tel. 0373.201695 via Cantoni, 7 Il Pascolo Ciccì Coccò Ristorante Dell’Albero Trattoria Del Fulmine fraz. San Bernardino via Panizzardo, 2 Pepe Verde via S. Lorenzo, 18/F c.na Colomberone, via Don G. Carioni, 12/A Tel. 0373.250066 Tel. 0373.450708 p.za Benvenuti, Tel. 0373.780341 fraz. Trezzolasco Tel. 0373.273103 loc. Ombriano Tel. 0373.455385 Oasi Capriccio RICENGO CREMA Tel. 0373.30142 via S. Lorenzo, 22/A Ristorante Tiraboschi via A. De Gasperi, 12 L’Asina Felice Armonia Service Santa Lucia Tel. 0373.789963 via G. Giana, 11 Tel. 0373.273216 via Pesadori, 4 Soc. Coop via Bramante, 106 Tel. 0373.41625 loc. Castello via Stazione, 18 Guerini Mary Tel. 0373.201685 Tel. 0373.267663 Tel. 0373.251256 via Cavour, 1 SPINO D’ADDA Trattoria Del Cervo Speranza Tel. 0373.780257 Az. Apistica Fiore del Paredes Y Cereda via G. Marconi, 2 ROMANENGO via Crocifissa di Rosa, 4 Moso via Roma, 4 Tel. 0374.71110 Prola Pierluigi Tel. 0373.84702 PIERANICA via XX Settembre, 95 Tel. 0373.980850 strada Sabbioni, 4 Croce Di Malta Tel. 0373.30453 Il Pappagallo TRIGOLO Tel. 0373.72182 via , 57 Porcospino via Cappuccini, 32 Trattoria Italia Az. Agricola Corte Tel. 0373.71581 via Roma, 50/A loc. Sabbioni via Canevari, 17 SONCINO dei Monaci Tel. 0373.980571 Tel. 0373.30299 RICENGO Tel. 0374.370107 S. Alessandro via Cantoni, 1 Osteria Zuffetti c.na S. Alessandro Tel. 338.3139107 Naso Rosso SONCINO Pancapanna via per Ricengo, via Caduti del Cielo, 1 p.le Rimembranze, Aquila d’Oro via Roma, 67 Az. Agricola Lunghi fraz. Bottaiano Tel. 0374.84176 13 /14 via Maggiore, 16 Tel. 0374.370933 Mario Tel. 0373.267727 Tel. 0373.257955 Tel. 0374.84220 Del Cortese via P. Donati, 48

Al Castello via Melotta, 57 Tel. 0373.80351 Oca Nera La Cantina via Castello, 4 AGRITURISMI Tel. 0374.84836 via Stazione, 118 via Brescia, 10 Le Garzide Tel. 0373.267725 Tel. 0373.204708 Tel. 0374.85020 El Cascinet dè Mondo via Cantoni, 7 CAPERGNANICA L’Ignorante via Gazzuoli, 5 Tel. 0373.250066 Il Ridottino Antica Rocca Cascina Arcobaleno via Gavazo, 4 Tel. 0374.84208 via A. Fino, 1 via C. Battisti, 1 via SS. Trinità, 14 La Costa Tel. 0373.267950 Tel. 0373.256891 Tel. 0374.85672 Tel. 0373.238112 Fienil dei Frati via Piacenza, 137/139 via S. Maria, 6 Tel. 0373.86258 CREMOSANO ROMANENGO Campacavallo CAPRALBA fraz. Gallignano Legori Alessandro Bar Trattoria via Brescia, 30 Istituto Agrario Il Pascolo Tel. 0374.860956 via Pradone Invernizzi Tel. 0374.85053 Stanga via Panizzardo, 2 Tel. 0373.274440 p.za A. Gramsci, 13 v.le S. Maria della La Pedrera Tel. 0373.450708 SPINO D’ADDA Tel. 0373.270333 Croce, 23/C Trattoria Black Moon via Brescia, 23 La Fraccina Tel. 0373.257970 via Treviglio, 18 Pianeta Bulldog Tel. 0374.85785 CREMA c.na Fraccina Tel. 0373.273102 via Circonvallazione, 1 La Costa loc. Fracina Quagliodromo di OFFANENGO Tel. 0373.270333 via Piacenza, 137/139 Tel. 0373.965050 Ristorante Savado Gallignano La Bottega Naturale Tel. 0373.86258 Tel. 0373.965166 via Pradone, 38 Harlem via Casello, 12 via Europa, 3 Tel. 0373.274581 via G. Romolo, 13 Tel. 0374.860938 Gennari Laura La Fornace Tel. 0373.244502 Tel. 0373.270377 via Palestro, 3 c.na Fornace, 1 Saragat Tel. 0373.86258 Tel. 0373.965939 via Milano, 27 Tel. 0374.85649

62 Per non perdersi Per non perdersi 63 ROMANENGO RIPARAZIONE Apicoltura Zipoli BICICLETTE via Roma, 4 Tel. 333.3722276 BAGNOLO CREMASCO SERGNANO Pianeta Bici Az. Agricola Manenti via Primo Maggio, 8 Enzo & Luigi Tel. 0373.234112 via Dossello, 21 Tel. 347.8984351 CREMA Cicli Scotti TRESCORE Superbicimarket CREMASCO via Mercato, 10 Salumificio Cagnana Tel. 0373.83274 v.le A. Moro, 7 Tel. 0373.273052 SERGNANO 0373.273357 Imd Italia via L. Belmonte, 12 Az. Agr. e Caseificio Tel. 0373.455175 Eredi Carioni Francesco via Desgioi, 5 Tel. 0373.290297

TRIGOLO Az. Agricola Brugnole c.na Brugnole Tel. 0374.370126

SALVIROLA (passa itinerario) Le Alberelle via c.na Albera Tel. 0373.72167

64 Per non perdersi