Galleria Adria, 4 38122 STUDIO DI INGEGNERIA Tel. 0461/983367 Fax. 0461/983875 C.F. e Partita IVA: BETTI & VIALLI 01344510225

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

COMUNI DI PELUGO E RENDENA

OGGETTO: PROGETTO PER LA REALIZZAZIONE DI UNA CENTRALINA IDROELETTRICA SUL RIO BEDU’ DI PELUGO

RIASSUNTO NON TECNICO

TRENTO, dicembre 2013 IL PROGETTISTA

Dott. Ing. Vittorino Betti

Studio di impatto ambientale – Progetto per la realizzazione di una centralina idroelettrica sul Rio Bedù di Pelugo

1 INDICE 1 INDICE...... 1

2 PREMESSA ...... 5

2.1 FINALITA’ DELL’INTERVENTO ...... 6

2.2 BACINO IDROGRAFICO DI RIFERIMENTO ...... 7

2.3 AREA DI STUDIO ...... 8

2.4 SISTEMA DERIVATORIO ESISTENTE ...... 9

3 INQUADRAMENTO ISTRUTTORIO ...... 9

3.1 CONCESSIONE DELL’ACQUA AD USO IDROELETTRICO ...... 9

3.2 SUSSISTENZA DI PREVALENTI INTERESSI AD UN DIVERSO USO DELLE ACQUE E SUSSISTENZA DI INTERESSI AMBIENTALI CON LA DERIVAZIONE PROPOSTA ...... 10

3.3 PIANO DI SVILUPPO SOSTENIBILE DELLE COMUNITÀ LOCALI ...... 10

4 INQUADRAMENTO PROGETTUALE ...... 12

4.1 STATO ATTUALE – IPOTESI 0 ...... 12

4.2 IMPIANTO ORIGINARIO – IPOTESI 1 ...... 12

4.3 PROGETTO ALTERNATIVO – IPOTESI 2 ...... 13

4.3.1 Opere di derivazione ...... 13

4.3.2 Opere di adduzione – Condotta forzata ...... 15

4.3.3 Edificio centrale ...... 18

4.3.4 Sistemi di controllo a distanza ...... 18

4.3.5 Consegna dell’energia ...... 19

4.3.6 Opere accessorie ...... 19

4.4 INTERVENTI DI COMPENSAZIONE AMBIENTALE ...... 19

4.4.1 Costruzione controbriglia a completamento dell’intervento di realizzazione di una briglia filtrante sul rio Bedù prevista dal Servizio Bacini Montani poco a monte dell’opera di presa ...... 20

4.4.2 Realizzazione dell’elettrificazione della Val di Borzago ...... 20

4.4.3 Realizzazione percorso attrezzato sul rio Bedù da località Cornicli a Malga Coel, passando per malga Solan 20

4.4.4 Riqualificazione di malga Solan ...... 20

4.4.5 Sistemazione dell’area del Parco Masere e realizzazione di una struttura polivalente ...... 21

4.5 CONFRONTO FRA ALTERNATIVE PROGETTUALI ...... 22

4.6 FASE DI REALIZZAZIONE ...... 24

4.7 FASE DI ESERCIZIO ...... 24

5 INQUADRAMENTO PROGRAMMATICO...... 25

5.1 NUOVO PIANO URBANISTICO PROVINCIALE 2007 ...... 25

5.1.1 Inquadramento strutturale [articoli 7 – 8, L. P. maggio 2008 n. 5] ...... 25

5.1.2 Carta del Paesaggio [Articolo 9, L. P. maggio 2008 n. 5] ...... 25

5.1.3 Carta delle tutele paesistiche [articoli 10-13, L. P. maggio 2008 n. 5] ...... 25

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5.1.4 Carta delle reti ecologiche ed ambientali [articoli 10-13, L. P. maggio 2008 n. 5] ...... 26

5.1.5 Carta del sistema insediativo e delle reti infrastrutturali [articolo 29, L. P. maggio 2008 n. 5] ...... 26

5.1.6 Carta di sintesi geologica [articoli 14-18, L. P. maggio 2008 n. 5] ...... 26

5.1.7 Carta delle risorse idriche [articolo 21, L. P. maggio 2008 n. 5] ...... 26

5.2 PIANO GENERALE DI UTILIZZAZIONE DELLE ACQUE PUBBLICHE ...... 26

5.2.1 Deflusso minimo vitale ...... 26

5.2.2 Assetto idrogeologico ...... 27

5.2.3 Ambiti fluviali ...... 27

5.3 PIANO ENERGETICO AMBIENTALE PROVINCIALE...... 27

5.4 PIANO REGOLATORE GENERALE ...... 28

5.5 VINCOLO IDROGEOLOGICO ...... 28

5.6 AREE PROTETTE ...... 28

5.6.1 Parco Naturale Adamello Brenta ...... 28

5.6.2 Rete Natura 2000 ...... 28

5.7 PIANO DI GESTIONE DELLA FAUNA ITTICA ...... 29

5.8 DEMANIO IDRAULICO ...... 29

5.9 AUTORIZZAZIONI ...... 29

6 INQUADRAMENTO AMBIENTALE ...... 30

6.1 ATMOSFERA ...... 30

6.1.1 Fattori climatici...... 30

6.1.2 Qualità dell’aria ...... 30

6.2 SUOLO E SOTTOSUOLO ...... 30

6.2.1 Inquadramento geologico ...... 31

6.2.2 Inquadramento geomorfologico ...... 32

6.2.3 Inquadramento pedologico ...... 32

6.2.4 Inquadramento idrogeologico ...... 32

6.2.5 Rischio sismico ...... 33

6.3 AMBIENTE IDRICO ...... 33

6.3.1 Bacino idrografico ...... 33

6.3.2 Sistema idrografico ...... 34

6.3.3 Analisi idrologica...... 35

6.3.4 Derivazioni nel tratto sotteso ...... 38

6.3.5 Portata di rispetto e portata residua ...... 38

6.4 VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA ...... 38

6.4.1 Inquadramento vegetazionale ...... 38

6.4.2 Specie floreali e delle specie miniori ...... 39

6.4.3 Fauna terrestre ...... 39

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6.4.4 Fauna ittica ...... 40

6.5 ECOSISTEMI ...... 41

6.5.1 Analisi chimico fisiche e microbiologiche di base ...... 41

6.5.2 Descrittori biologici ...... 42

6.5.3 Indice di Funzionalità Fluviale (IFF) ...... 42

6.6 SISTEMA ANTROPICO ...... 44

6.6.1 Salute Pubblica...... 44

6.7 RUMORE E VIBRAZIONI ...... 45

6.8 RADIAZIONI IONIZZANTI E NON IONIZZANTI ...... 46

6.9 PAESAGGIO ...... 46

6.9.1 Unità elementari del paesaggio ...... 46

6.9.2 Emergenze paesaggistiche ed ambientali ...... 46

6.9.3 Percezione visiva delle opere ...... 46

6.9.4 Aspetti architettonici ...... 47

6.9.5 Aspetti archeologici ...... 47

6.9.6 Elementi storici ...... 47

6.9.7 Aspetti socioculturali ...... 48

7 IMPATTI...... 49

7.1 ATMOSFERA ...... 49

7.2 SUOLO E SOTTOSUOLO ...... 51

7.3 AMBIENTE IDRICO ...... 54

7.4 VEGETAZIONE e FLORA ...... 57

7.5 FAUNA ...... 59

7.6 ECOSISTEMI ...... 61

7.7 SISTEMA ANTROPICO ...... 63

7.8 RUMORE E VIBRAZIONI ...... 65

7.9 RADIAZIONI IONIZZANTI E NON IONIZZANTI ...... 68

7.10 PAESAGGIO ...... 68

8 CONCLUSIONI ...... 71

8.1 SINTESI DEGLI IMPATTI ...... 71

8.2 MITIGAZIONE DEGLI IMPATTI ...... 72

8.2.1 Atmosfera ...... 72

8.2.2 Suolo e Sottosuolo ...... 73

8.2.3 Ambiente idrico ...... 73

8.2.4 Vegetazione e flora ...... 73

8.2.5 Fauna ...... 74

8.2.6 Ecosistemi ...... 74

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8.2.7 Salute pubblica ...... 74

8.2.8 Rumore e vibrazioni ...... 75

8.2.9 Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti ...... 75

8.2.10 Paesaggio ...... 75

9 INDICE DELLE FIGURE ...... 76

10 INDICE DELLE TABELLE...... 76

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2 PREMESSA Il presente studio ha come oggetto la valutazione tecnica degli impatti ambientali dovuti alle opere ed ai lavori necessari per la realizzazione di un nuovo impianto idroelettrico sul Rio Bedù di Pelugo, in val di Borzago. La domanda di derivazione ad uso idroelettrico dal Rio Bedù di Pelugo è stata depositata dal di Spiazzo, in data 5 aprile 2011, presso il Servizio Utilizzazione delle Acque Pubbliche (pratica C/14529). Sul medesimo tratto di torrente, in data 28 maggio 2011, anche il Comune di Pelugo ha depositato in concorrenza ordinaria una domanda analoga (pratica C/14561). I progetti sono stati oggetto di una preventiva valutazione sugli usi alternativi da parte dei competenti Servizi Provinciali; da tale valutazione è emersa la sussistenza di differenti preminenti usi legati sostanzialmente ad una forma generale di tutela paesaggistica. Sulla base di tale parere, il Servizio Utilizzazione delle Acque Pubbliche ha comunicato ai soggetti proponenti (Comune di Pelugo e di Spiazzo Rendena) la non procedibilità delle domande, se non previa cointestazione delle stesse e ottenimento di deroga da parte della Giunta Provinciale di Trento. Con propria nota, in data 27 luglio 2012, il Comune di Pelugo ed il Comune di Spiazzo Rendena hanno comunicato alla Provincia Autonoma di Trento la volontà di aderire alla proposta avanzata, decidendo di comune accordo di procedere, per una questione di opportunità, alla cointestazione della domanda di derivazione avanzata dal Comune di Pelugo ed alla contestuale rinuncia alla domanda presentata dal Comune di Spiazzo Rendena. In data 13 settembre 2012, i due Comuni sono stati informati dell’esito della conferenza al fine di consentire loro di avvalersi dell’ art. 8, comma 17, delle norme di attuazione del Piano di Tutela delle acque, presentando un idoneo progetto gestionale volto a comprovare il perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle rispettive comunità locali, in correlazione anche con eventuali misure di compensazione e/o miglioramento ambientale e paesaggistico. In data 15 gennaio 2013 i Comuni di Pelugo e di Spiazzo Rendena hanno presentato il progetto gestionale, successivamente aggiornato in data giugno 2013 e settembre 2013. La domanda presentata dal Comune di Pelugo (pratica C/14561) prevedeva la derivazione di una portata media annua pari a circa 1051 l/s, con una portata massima di 1600 l/s, per produrre, su un salto nominale pari a circa 95.50 m, una potenza nominale media di 984,02 kW. In sede di definizione del progetto di gestione sostenibile, i soggetti proponenti hanno avanzato l’ipotesi di aumentare il rilascio ad un multiplo del DMV e contestualmente ridurre il valore di portata massima e media derivata. La configurazione ipotizzata è caratterizzata da un valore di portata di concessione pari a circa 533 l/s con un rilascio minimo del DMV costantemente superiore a circa 2.5 volte il DMV invernale; il valore di potenza nominale dell’impianto risulta essere pari a circa 499 kW, con una portata massima derivata pari a circa 1500 l/s. Con Deliberazione n.2187 d.d. 17 ottobre 2013, in considerazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle comunità locali interessate contenuti nel progetto gestionale, la Giunta Provinciale ha evidenziato la sussistenza delle condizioni per una valutazione positiva del progetto di derivazione dal Rio Bedù, autorizzando l’avvio del procedimento di valutazione ambientale e definendo le criticità su cui concentrare le analisi. In particolare sono stati delineati i seguenti fattori critici: • fattori di carattere paesaggistico segnalate dal Servizio Urbanistica e tutela del Paesaggio; • fattori di carattere ambientale segnalate dall’APPA;

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• fattori dovute alle condizioni dovute alle condizioni idrogeologiche del versante in sponda destra del rio, segnalate dal Servizio Bacini Montani, nonché gli approfondimenti necessari per integrare l’opera di derivazione con le altre opere previste per la sistemazione del corso d’acqua; • gli approfondimenti proposti dal Servizio Valutazione Ambientale, tenuto anche conto di quanto indicato nel progetto di gestione circa la riduzione dei quantitativi d’acqua che i Comuni intendono derivare; • le eventuali misure di compensazione e/o di miglioramento ambientale e paesaggistico.

Le considerazioni contenute in Delibera hanno così determinato la sottoposizione alla procedura di valutazione dell’impatto ambientale (VIA) del presente progetto di realizzazione dell’impianto idroelettrico sul Rio Bedù di Pelugo. Per la redazione di questo studio di impatto ambientale si è fatto riferimento alle “ Linee guida di ausilio alla compilazione di un documento di valutazione ambientale e definizione di criteri di sostenibilità ambientale per la progettazione di una centrale idroelettrica nel territorio della Provincia autonoma di Trento ” pubblicate nell’aprile 2010 dal Servizio Valutazione di Impatto Ambientale. Il presente studio contiene di fatto tutte le informazioni necessarie per la richiesta di una compatibilità ambientale, come prescritte dalle leggi nazionali (allegato 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 dicembre 1998) e provinciali (allegato C al Regolamento di esecuzione della legge provinciale 29 agosto 1998, n. 28).

2.1 FINALITA’ DELL’INTERVENTO Il presente documento ha accompagnato la predisposizione del nuovo progetto definitivo, descrivendone gli effetti sull’ambiente e proponendo le opportune mitigazioni, al fine di: 1. realizzare una nuova opera di captazione delle acque direttamente dal Rio Bedù di Pelugo; 2. posare una nuova condotta forzata che connetta l’opera di presa in progetto con il nuovo edificio centrale di progetto; 3. realizzare una nuova centrale idroelettrica che turbini le acque derivate dal Rio Bedù per poi restituirle subito a monte dell’esistente presa HDE. L’impianto idroelettrico in oggetto, infatti, prevede la derivazione delle acque dal torrente tramite un’opera di presa rappresentata da una nuova briglia a trappola che si colloca a valle di un complesso di opere di sistemazione fluviale realizzate dal Servizio Bacini Montani della PAT. L’opera, posta a quota 1.026 m slm nel comune catastale di Pelugo, consentirà il prelievo delle acque turbinate e il loro trasferimento mediante una condotta forzata in ghisa fino all’edificio centrale di nuova realizzazione, in corrispondenza dell’opera di presa dell’impianto esistente di proprietà HDE.

Nel paragrafo 2.4 SISTEMA DERIVATORIO ESISTENTE (pagina 9) viene descritta la serie idroelettrica con cui si interfaccia il progetto in oggetto proposto dal Comune di Pelugo e di Spiazzo Rendena.

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OPERA DI PRESA DI PROGETTO

EDIFICIO CENTRALE ESISTENTE

figura 1: Localizzazione planimetrica delle opere previste dall’intervento su foto aerea

Sebbene la Delibera della GP n. 2187 d.d. 17 ottobre 2013 conceda una portata massima derivabile pari a 1.500 l/s, si è scelto di abbassarla ulteriormente fino al valore di 1.200 l/s. La scelta è stata dettata essenzialmente da due fattori: esigenze di carattere ambientale da un lato e riduzione delle dimensioni dell’impianto dall’altro.

Il nuovo impianto preleverà le acque del Rio Bedù di Pelugo a quota 1.260,00 m slm (quota griglia di captazione) e le restituirà presso la centrale nei pressi di località “Ponte Canale”, a quota 929,00 m slm (quota restituzione acque turbinate), con un salto lordo di 97,00 m. La condotta forzata, costituita da tubazioni in ghisa, si svilupperà completamente in destra orografica del Rio Bedù di Pelugo per circa 840 m. Il diametro scelto, DN 900 mm, è quello che consente di turbinare 1.200 l/s contenendo la velocità massima dell’acqua entro i 3 m/s. Le perdite di carico distribuite sull’intera lunghezza per la portata massima sono state stimate in 4,9 m, considerando il moto assolutamente turbolento della corrente. L’edificio centrale ospiterà due turbine Pelton in grado di produrre un quantitativo di energia media annua pari a 3.509.403 kWh, con una potenza massima di 624 kW, una potenza di concessione pari a 499 kW e una portata media di concessione di 0,533 m 3/s.

2.2 BACINO IDROGRAFICO DI RIFERIMENTO Il bacino imbrifero utilizzabile per lo sfruttamento idroelettrico è quello del Rio Bedù di Pelugo (o Bedù II), che nasce dai ghiacciai del Carè Alto e di Niscli (2869 m slm) e, dopo aver percorso l'intera Valle di Borzago, sfocia nel fiume Sarca nei pressi dell’abitato di Pelugo (617 m slm). La Valle di Borzago, una delle convalli principali del torrente Sarca, rappresenta un solco glaciale di predisposizione tettonica che corre da Est a Ovest, fino alle vedrette orientali del Carè Alto e del Lares.

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La strada che la percorre ha inizio a Borzago, passando per S. Giù (864 m slm) dove le formazioni metamorfiche sono a contatto con un’isola di graniti. Dopo appena 5 chilometri si giunge al Pian de le Seghe. La valle è popolata di baite (Prabinel, Fè, Valaverta, Baut, Cornicli, ..), legate all’antropizzazione antica della montagna, alla prima guerra mondiale. Al Baut giunge la mulattiera che proviene da Pelugo (ponte sul Bedù): in questa località si localizza la sorgente d’acqua denominata “Acqua osteria”, famosa per la sua funzione di ristoro per i passanti. Dal Pian delle Seghe si giunge, sempre percorrendo la strada, in circa mezz’ora alla malga Coel di Pelugo (1.440 m slm) e successivamente alla confluenza della Val di Conca, incisa fra il dossone del Bus del Gat e il Corno Alto (2.525 m slm). La Bocchetta di Conca (2.678 m slm) la pone in comunicazione con la valle di Cavento (Val S. Valentino). Dalla malga Zucal (1.626 m slm) si può arrivare fino al rifugio Carè Alto (2.591 m slm) posto vicino al Bus del Gat, alla testa della Val di Borzago. Il rifugio è base di partenza per ascensioni e traversate nel Gruppo del Carè Alto (3.462 m slm), verso il Monte Folletto (3.338 m slm), il Corno di Cavento (3.402 m slm) e verso i ghiacciai del Carè Alto-Adamello. Della Sella di Niscii (vedretta di Niscii, 2.830 m slm ) si può giungere alla vedretta del Lares. Da Malga Zucal si può arrivare a Malga Niscii (1.960 m slm), al passo dell’Altar (2.388 m slm) e in Val Siniciaga, laterale sinistra della Val di Genova. Il versante meridionale del Monte , che risiede all’interno del Parco Naturale Adamello Brenta, consente di arrivare in Val Germenega, valle laterale della Val di Genova, attraverso il Passo della Forcellina (2.203 m slm). Il bacino occupa una porzione di territorio del occidentale relativa alla Comunità delle Giudicarie, con orientamento est-ovest ed è delimitato sui tre lati: Nord: monti Coel (2872 m slm), Altar (2473 m slm) e Fornace (2488 m slm) - Sud: monte Spazza (2015 m slm), Corno Vecchio (2671 m slm) e Corno Alto (2525 m slm) - Est: monte Carè Alto (3463 m slm). Alla sezione di chiusura del bacino, identificata con la localizzazione dell’opera di presa, la superficie del bacino risulta essere di circa 25,79 km 2. Il Rio Bedù di Pelugo e le opere previste nel progetto della centrale idroelettrica si raggiungono partendo dall’abitato di Borzago ed immettendosi sulla strada che percorre la Val di Borzago in direzione est. L’edificio centrale è ubicato nel comune catastale di Pelugo in località “Ponte Canale” ad una quota di 932,60 m slm mentre l’opera di presa è ubicata in località “Sass da l’Olio” al confine tra i comuni catastali di Borzago e Pelugo, ad una quota di 1.026,00 m slm

2.3 AREA DI STUDIO L’area dove verrà realizzata la centrale idroelettrica ricade nei comuni catastali di Pelugo e Spiazzo, all’interno della Valle di Borzago. Entrambi fanno parte della Comunità delle Giudicarie e, percorrendo la S.S. 239 di Campiglio in direzione Nord si incontrano a monte dell’abitato di e a valle dell’abitato di . L’opera di presa dell’impianto ricade catastalmente sulla pf 1653 CC Pelugo mentre l’edificio centrale ricade sulla pf. 1558/1 CC Pelugo. Per maggiore dettaglio e per individuare correttamente tutte le particelle interessate dall’intersezione con la condotta forzata, si rimanda alle tavole di progetto relative alla planimetria catastale.

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L’utilizzazione idroelettrica è interessante per il particolare profilo longitudinale del torrente che presenta una pendenza media del 10% lungo il tratto interessato dalla derivazione. La sezione di chiusura individuata per la collocazione dell’opera di presa, costituita da una briglia a trappola, è particolarmente adatta per il suo inserimento a valle di un complesso di opere di sistemazione fluviale realizzato dal Servizio Bacini Montani della PAT. Infatti in tale zona il corso d’acqua si restringe nel suo alveo che a monte è molto più largo, portandosi ad una larghezza di circa 10-15 m e permettendo così la realizzazione di una opera di presa di dimensioni esigue.

2.4 SISTEMA DERIVATORIO ESISTENTE Allo stato attuale all’interno del bacino idrografico di riferimento è presente una delle numerose opere di presa che, attraverso il canale di gronda della Val Rendena, convoglia le acque verso la Centrale di Nembia prima e il Lago di poi. Dal lago, l’acqua viene inoltre trasportata verso la Centrale di Santa Massenza nel Comune di Vezzano. Da sottolineare come lo scarico in alveo dell’acqua turbinata dalla centrale idroelettrica di progetto avverrà poco a monte della presa esistente, senza alcuna interferenza quindi tra i due manufatti.

3 INQUADRAMENTO ISTRUTTORIO

3.1 CONCESSIONE DELL’ACQUA AD USO IDROELETTRICO In data 5 aprile 2011 è stata depositata al Servizio Utilizzazione delle Acque Pubbliche la domanda del Comune di Spiazzo volta ad ottenere la concessione a derivare acqua ad uso idroelettrico dal Rio Bedù nei Comuni di Pelugo e Spiazzo (C.C. Borzago), per la portata massima di 1.500 l/s e media di 606 l/s di acqua e produrre, durante l’intero anno, la potenza media di 1.343 kW su un salto di 225,87 m (pratica C/14529). In data 18 maggio 2011 il Comune di Pelugo ha depositato in concorrenza, una domanda di derivazione d’acqua ad uso idroelettrico dal medesimo tratto di torrente nei Comuni di Pelugo e Spiazzo (C.C. Pelugo), ed in particolare per derivare una portata massima di 1.600 l/s e media di 1.051 l/s al fine di produrre la potenza nominale di 984,02 kW su un salto di 95,50 m (pratica C/14561). Il 13 settembre 2012, a seguito di un approfondimento del servizio Utilizzazione delle Acque Pubbliche, il Dipartimento Territorio, Ambiente e Foreste ha accolto la richiesta dei due Comuni di ritirare la domanda presentata dal Comune di Spiazzo (pratica C/14529) e di riconoscere la titolarità ad entrambi gli enti comunali della domanda di derivazione identificata con la pratica C/14561. Il progetto (pratica C/14561) è stato quindi esaminato per verificare la sussistenza di un prevalente interesse pubblico ad un diverso uso delle acque ovvero la sussistenza di un interesse ambientale (obiettivi di qualità, esigenze di funzionalità fluviale ed esigenze paesaggistiche) incompatibile con la derivazione proposta.

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3.2 SUSSISTENZA DI PREVALENTI INTERESSI AD UN DIVERSO USO DELLE ACQUE E SUSSISTENZA DI INTERESSI AMBIENTALI CON LA DERIVAZIONE PROPOSTA In data 3 maggio 2012 è stata convocata una conferenza dei servizi, convocata dal Dipartimento Territorio, Ambiente e Foreste con nota prot. N. D328/2012/181354/18.6.2, per la valutazione inerente agli usi diversi delle acque ed agli interessi ambientali relativamente al progetto in esame. Dalla conferenza sono emerse delle criticità legate alle esigenze paesaggistiche e di funzionalità fluviale tali da far prefigurare la sussistenza un interesse ambientale incompatibile con la derivazione richiesta , ai sensi dell’art. 8, comma 16, delle norme di attuazione del Piano di tutela delle acque.

3.3 PIANO DI SVILUPPO SOSTENIBILE DELLE COMUNITÀ LOCALI In data 15 gennaio 2013 i Comuni di Spiazzo e Pelugo hanno presentato il progetto gestionale volto a comprovare il perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle rispettive comunità locali (art. 8, comma 16, delle norme di attuazione del Piano di Tutela delle Acque). Dopo un primo confronto con il Servizio Valutazione Ambientale e altre strutture provinciali competenti per materie specifiche, il progetto è stato aggiornato fino alla versione finale d.d. 27 settembre 2013. Il progetto affronta e descrive cinque interventi per il perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, prevedendo inoltre una sensibile riduzione del quantitativo d’acqua da sfruttare. È infatti previsto di derivare una portata massima di 1.200 l/s e media di 533 l/s, con una aumento del DMV a 2,5 volte il valore invernale, per una potenza nominale dell’impianto pari a circa 499 kW. Le amministrazioni comunali intendono concludere gli interventi nell’arco di circa un decennio con i proventi generati dall’impianto idroelettrico (con i nuovi parametri concessori) e specificatamente vincolati all’attuazione del progetto gestionale. La quota che i Comuni intendono vincolare, almeno su un arco temporale decennale, per l’attuazione del Piano di sviluppo sostenibile delle Comunità Locali è pari a circa il 15% del Margine Operativo Netto; risulta essere pertanto pari a mediamente circa 96.000 euro annui. Il progetto prevede la realizzazione dei seguenti interventi: 1. Costruzione controbriglia a completamento dell’intervento di realizzazione di una briglia filtrante sul rio Bedù prevista dal Servizio Bacini Montani poco a monte dell’opera di presa; 2. Realizzazione dell’elettrificazione della Val di Borzago; 3. Realizzazione percorso attrezzato sul rio Bedù da località Cornicli a Malga Coel, passando per malga Solan; 4. Riqualificazione di Malga Solan; 5. Sistemazione dell’area del Parco Masere e realizzazione di una struttura polivalente. L’istruttoria del Piano di Sviluppo Sostenibile delle Comunità locali è stata coordinata dal Servizio di Valutazione Ambientale che, coinvolgendo le competenti strutture provinciali, ha concluso con le valutazioni contenute nella nota prot. n. S158/2013/519360/17.6/U372 di data 25 settembre 2013, di seguito sintetizzate. 1. Rispetto ai singoli interventi proposti nel Progetto di sviluppo sostenibile , è stato rilevato che: • il primo intervento proposto, “la controbriglia a completamento della briglia filtrante” è parte integrante dell’opera di derivazione e si pone correttamente nel quadro degli accordi maturati tra le amministrazioni comunali e il Servizio Bacini Montani; la sua completezza progettuale verrà valutata nel corso della procedura

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di valutazione ambientale. Anche il Servizio Foreste e fauna esprime parere favorevole richiamando i consueti accorgimenti tecnici a tutela della fauna ittica da rispettare nella fasi realizzative dell’opera; • l’intervento inerente l’elettrificazione della Val Borzago viene valutato positivamente dal Servizio Urbanistica e tutela del paesaggio nell’ottica di eliminare i generatori diesel e parallelamente di rilanciare l’attività ricettiva di una colonia esistente attualmente limitata nella sua potenzialità a causa della carenza di una idonea alimentazione elettrica; • relativamente al terzo intervento, che riguarda il percorso attrezzato sul Rio Bedù, si rilevano elementi di interazione con il reticolo idrografico e le relative fasce di rispetto. Ogni attraversamento dovrà essere debitamente autorizzato ai sensi della l.p. 18/76 sulla base di un progetto esecutivo. Dal punto di vista paesaggistico vengono condivisi gli obiettivi che portano a una migliore fruizione del territorio in un ottica di sostenibilità ambientale; • la riqualificazione di Malga Solan rientra anch’essa nell’ottica di una rivalutazione delle componenti paesaggistiche e quindi coerente con i principi di sviluppo sostenibile; • la sistemazione del Parco delle Masere e la realizzazione di una struttura polivalente si colloca sostanzialmente in adiacenza alle proprietà del demanio provinciale – ramo acque- in una zona di particolare delicatezza e caratterizzata nel recente passato da fenomeni di erosione. Dovranno essere pertanto adeguatamente affrontati, nelle opportune sedi progettuali, i dettagli realizzativi.

2. Rispetto alla quota di proventi della produzione idroelettrica da destinare agli interventi di sviluppo , è stata rilevata la necessità di estendere tale quota (15% del Margine Operativo Netto) a tutta la durata della concessione (fino a 30 anni) al fine di rendere permanente il legame funzionale tra l’uso della risorsa idrica prospettato e lo sviluppo sostenibile delle comunità locali.

Ai sensi dell’articolo 8 delle norme di attuazione del Piano di tutela delle acque, in considerazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle comunità locali interessate, il progetto di derivazione dal Rio Bedù è stato valutato positivamente (con delibera di Giunta n.2187 d.d. 17 ottobre 2013), demandando alla fase di valutazione della compatibilità ambientale, l’analisi delle seguenti criticità: • criticità di carattere paesaggistico segnalate dal Servizio Urbanistica e tutela del Paesaggio; • criticità di carattere ambientale segnalate dall’APPA; • criticità dovute alle condizioni dovute alle condizioni idrogeologiche del versante in sponda destra del rio, segnalate dal Servizio Bacini Montani, nonché gli approfondimenti necessari per integrare l’opera di derivazione con le altre opere previste per la sistemazione del corso d’acqua; • gli approfondimenti proposti dal Servizio Valutazione Ambientale, tenuto anche conto di quanto indicato nel progetto di gestione circa la riduzione dei quantitativi d’acqua che i Comuni intendono derivare; • le eventuali misure di compensazione e/o di miglioramento ambientale e paesaggistico. Sulla base degli esiti della valutazione di impatto ambientale, il progetto gestionale verrà integrato, al fine di consentire una chiara identificazione degli obblighi, delle modalità di programmazione e di rendicontazione, su base quinquennale, degli interventi prospettati. Va tuttavia sottolineato che in fase definitiva si è scelto di ridurre ulteriormente la portata massima derivabile concessa con delibera n. 2187 della GP d.d. 17 ottobre 2013 e pari a 1.500 l/s fino al valore di 1.200 l/s, a parità di portata di concessione pari a 533 l/s.

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4 INQUADRAMENTO PROGETTUALE Nel presente paragrafo si descrivono le caratteristiche idrauliche del progetto da sottoporre a valutazione di impatto ambientale, in comparazione con lo stato attuale e con il progetto originario depositato al SUAP in allegato all’istanza di concessione. In base a quanto sopra, i progetti analizzati nei seguenti paragrafi possono distinguersi come segue: • IPOTESI 0 – corrisponde allo stato attuale, caratterizzato dall’assenza di derivazioni ad eccezione della presa HDE che convoglia le acque captate dal canale di gronda della Val Rendena verso il Lago di Molveno; • IPOTESI 1 – come progetto originario si intende quello preliminare depositato al Servizio Utilizzazione delle Acque Pubbliche per la richiesta di concessione C/14561, redatto nel 2011 dal dott. ing. Paolo Rosatti e dal dott. Arch Claudio Salizzoni su incarico del comune di Pelugo. Consiste nella realizzazione di un nuovo impianto che scarica le acqua turbinate subito a monte dell’esistente presa HDE sul Rio Bedù di Pelugo. Per tale progetto è stata richiesta la sottoposizione a VIA. • IPOTESI 2 – come progetto alternativo in sede di VIA si intende il progetto preliminare di derivazione dal Rio Bedù di Pelugo, di cui alla C/14561, elaborato nel settembre 2013 dal dott. ing. Paolo Rosatti e dal dott. Arch Claudio Salizzoni, in sede di predisposizione del presente studio di impatto ambientale. Il progetto raccoglie le indicazioni progettuali emerse durante la fase istruttoria preliminare e sintetizzate nel Progetto di Sviluppo Sostenibile delle Comunità Locali già approvato dalla Giunta Provinciale con Del. n. 2187 d.d. 17 ottobre 2013.

4.1 STATO ATTUALE – IPOTESI 0 Consiste nel mantenere lo status quo senza realizzare l’opera in progetto. Rispetto a qualsiasi altra alternativa presenta il rilevante vantaggio di non avere alcun impatto diretto in fase di cantiere e in fase di esercizio. Gli svantaggi riconducibili a questa ipotesi sono principalmente di due tipi: la mancata produzione di energia pulita ed il danno economico. Per quanto riguarda il primo aspetto è evidente che la richiesta di energia verrà soddisfatta altrimenti, facendo ricorso a combustibili fossili con un rilevante danno a livello globale in termini di emissioni di gas nocivi e polveri. Per quanto riguarda l’aspetto economico invece, verrà a mancare il beneficio derivante dalla vendita dell’energia, che ricade sulla popolazione in parte direttamente (sovracanoni ai comuni rivieraschi ed ai B.I.M.) e in parte indirettamente (beneficio per l’impresa, cui il Comune partecipa in prima persona, e creazione di posti di lavoro).

4.2 IMPIANTO ORIGINARIO – IPOTESI 1 Il progetto originario, presentato al SUAP nel 2011 con l’istanza di concessione C/14561, adotta il seguente schema di impostazione: 1. nuova opera di presa – l’impianto preleverà le acque direttamente dal Rio Bedù di Pelugo a quota 1.028,70 m slm (quota di prelievo in alveo). L’opera sarà costituita da una griglia di presa realizzata sulla gaveta della nuova briglia e da un sistema dissabbiatore/vasca di carico completamente interrati;

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2. nuova condotta forzata – costituita da tubazioni in acciaio di diametro DN 1000 mm. Le perdite di carico distribuite sulla lunghezza di 870 m sono stimate in 3,54 m; 3. edificio centrale – realizzato nei pressi di località Ponte Canale, subito a valle dell’attraversamento sul Rio Bedù di Pelugo, in sponda destra orografica, ad una quota di 932,4 m slm (quota pelo libero a valle impianto), con un salto di concessione pari a 95,50 m, ospiterà due turbine Pelton in grado di produrre un quantitativo di energia media annua pari a 8.987.902,75 kWh, una potenza di concessione pari a 984,02 kW e una portata media di concessione di 1,051 mc/s.

Per una trattazione più approfondita si rimanda alla relazione tecnica allegata al progetto preliminare depositato al SUAP in maggio 2011.

4.3 PROGETTO ALTERNATIVO – IPOTESI 2 Il progetto definitivo elaborato in novembre 2013 ai fini della sottoposizione a VIA, da depositare in allegato all’istanza di compatibilità ambientale, migliora l’impianto in versione preliminare, senza peraltro modificarne sostanzialmente la struttura, come sopra accennato. Le modifiche riguardano essenzialmente l’allontanamento dell’opera di presa dalla briglia filtrante in fase di realizzazione da parte dei Bacini Montani, la diminuzione del diametro e l’accorciamento della lunghezza della condotta nonché l’abbassamento della posizione dell’edificio centrale Gli interventi possono essere così sintetizzati: 1. nuova opera di presa - l’impianto preleverà le acque direttamente dal Rio Bedù di Pelugo a quota 1.026 m slm (quota di prelievo in alveo). L’opera sarà costituita da una griglia di presa realizzata sulla gaveta di una nuova briglia e da sistema dissabbiatore/vasca di carico completamente interrati; 2. nuova condotta forzata - costituita da tubazioni in acciaio di diametro DN 900 mm. Le perdite di carico distribuite sulla lunghezza di 840 m sono stimate in 4,90 m (corrispondente al 5,13 % del salto di concessione); 4. nuovo edificio centrale - realizzato nei pressi di località Ponte Canale, subito a valle dell’attraversamento sul Rio Bedù di Pelugo, in sponda destra orografica, ad una quota di 929,6 m slm (quota pelo libero a valle impianto), con un salto di concessione pari a 95,40 m, ospiterà due turbine Pelton in grado di produrre un quantitativo di energia media annua pari a 3.509.403 kWh, con una potenza massima di 624 kW, una potenza di concessione pari a 499 kW e una portata media di concessione di 0,533 mc/s.

Tale progetto definitivo costituisce l’ipotesi alternativa, sostenuta dal presente studio di impatto ambientale, rispetto al progetto preliminare allegato all’istanza di concessione. Di seguito si riporta la descrizione delle opere, peraltro, per ulteriori approfondimenti, si rimanda alla relazione tecnica illustrativa del progetto definitivo depositato in allegato allo studio.

4.3.1 Opere di derivazione La localizzazione dell’opera di presa è stata identificata con la quota 1.026,00 m s.l.m. e catastalmente sulla particella fondiaria 1653 del C.C. di Pelugo di proprietà del Comune di Pelugo.

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La nuova traversa di presa si collocherà quindi circa 30 m a valle della briglia filtrante progettata dallo stesso servizio ed avrà funzioni di controbriglia (come indicato nel Piano di Sviluppo Sostenibile delle Comunità Locali). L’opera di presa ha lo scopo di derivare dal Rio Bedù di Pelugo la portata di 1.200 l/s, cioè quella di funzionamento dell’impianto idroelettrico, garantendo nel torrente la presenza di 2,5 volte il DMV invernale previsto dal PGUAP, al fine di tutelare l’ecosistema fluviale e la sua biodiversità. La derivazione viene realizzata grazie all’inserimento di una traversa in calcestruzzo armato, nella quale verrà collocata una griglia. Attraverso di essa l’acqua cade in un canale che conduce alla vasca dissabbiatrice. Nel corpo della briglia è inoltre integrato il meccanismo di rilascio del deflusso minimo vitale di 355 l/s; il rilascio si ottiene tramite uno stramazzo dotato di un’asta graduata quale sistema per la verifica del deflusso. La traversa è collocata ad una quota di 1026,00 m s.l.m. ed occupa tutta la larghezza dell’alveo, per un’estensione di 10,22 m. Di questi, 6,00 m sono occupati dalla griglia di captazione mentre 1,22 m sono destinati alla scala di rimonta che garantisce il passaggio del DMV.. L’acqua prelevata dal torrente si trova a transitare in un opportuno canale in calcestruzzo della larghezza pari a 1,5 m e di pendenza pari al 1%, in cui si instaura un tirante di moto uniforme pari a 0,39 cm. Affinché si abbia sedimentazione del materiale più grossolano prima dell’immissione nel dissabbiatore, la corrente viene rallentata mediante un allargamento di sezione ed un innalzamento del tirante idraulico. Depurata dal materiale ghiaioso, l'acqua viene immessa nella vasca dissabbiatrice che si trova a ridosso dell'opera di presa, e da qui convogliata nella vasca di carico da dove parte la condotta forzata. Il tirante idrico all’interno del canale sarà però condizionato dallo stramazzo modulatore di portata posto a alle del dissabbiatore e dello sfioratore laterale per la laminazione della portata in eccesso (quota superiore a 1.025,00 m s.l.m.). Il canale dissabbiatore avrà sezione trapezoidale con larghezza pari a 3,00 m, le pareti di saranno realizzate inclinate e confluenti in un canale di lavaggio sabbia collegato con una tubazione di spurgo regolata da saracinesca o paratoia manuale. Si adotta una lunghezza complessiva del dissabbiatore pari a 10,00 m. La vasca di carico ha la funzione di fornire una sommergenza di sicurezza per l'imbocco della condotta forzata e di fornire un volume utile per contenere gli effetti di sovrappressione legati alla chiusura e all'apertura della condotta. E' caratterizzata da una profondità utile a pieno carico di 1,6. Al termine della vasca di carico è previsto l’imbocco della condotta di adduzione con annessa camera a valvole, di dimensioni opportune, per l’alloggiamento della palmola con valvola a farfalla e sfiato.

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figura 2: Area destinata alla posa della traversa di presa

4.3.2 Opere di adduzione – Condotta forzata La condotta forzata è costituita da tubazioni in ghisa di diametro nominale DN 900 mm, che consente di turbinare la portata massima di 1.200 l/s contenendo la velocità massima dell’acqua entro i 3 m/s. Come evidenziato nella relazione tecnica allegata, le perdite di carico distribuite sulla lunghezza di 840 m per la portata massima risultano pari a 4,90 m . La condotta verrà posta in opera completamente interrata con materiale inerte vagliato e preselezionato fino almeno a 15 cm sopra la generatrice superiore della tubazione, verrà inoltre garantito un ricoprimento minimo. Appena all’uscita dell’opera di presa, in località Acqua Osteria, la condotta forzata si immette sotto una strada forestale esistente, libera al traffico veicolare, che attualmente sale lungo la sponda destra del Rio Bedù di Pelugo (vedi da figura 3 a figura 6), per un tratto di circa 280 m. Nel tratto successivo di lunghezza pari a circa 560 m, compreso fra il ponte esistente e l’area adibita ad accogliere l’edificio centrale, la condotta rimane al di sotto di una strada asfaltata esistente (vedi da figura 7 a figura 10 ). Questa situazione permane fino alla località Pra Marc, dove la tubazione si stacca dalla rete viaria e si inserisce verso l’edificio centrale, situato immediatamente a monte dell’opera di presa HDE esistente. Il tracciato della condotta è caratterizzato dalla totale assenza di curve planimetriche e di curve altimetriche; le variazioni di tracciato verranno prevalentemente realizzate mediante tratti rettilinei ad inviluppo circolare. Tale soluzione adottata consente di ridurre al minimo le perdite di carico e fa venir meno la necessità di realizzazione dei blocchi di ancoraggio in corrispondenza di ogni cambio di direzione della condotta.

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figura 3: Primo tratto di posa della condotta ed immissione su strada forestale esistente figura 4: Sito di posa della condotta sotto strada forestale esistente

figura 5: Sito di posa della condotta sotto strada forestale esistente figura 6: Sito di posa della condotta sotto strada forestale esistente, subito a monte del ponte

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figura 7: Sito di posa della condotta sotto strada forestale esistente, nei pressi del ponte figura 8: Sito di posa della condotta sotto strada asfaltata esistente

figura 9: Sito di posa della condotta sotto strada asfaltata esistente figura 10: Sito di posa della condotta sotto strada asfaltata esistente

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4.3.3 Edificio centrale Il nuovo edificio centrale è localizzato in destra orografica del Rio Bedù di Pelugo, poco prima dell’esistente opera di presa HDE, alla quota di 934,00 m slm sulla p.f. 1558/1 in CC Pelugo (vedi figura 11 ). L’edificio è previsto completamente interrato, ad eccezione della facciata di ingresso che sarà tuttavia rivestita in pietra locale per limitare il più possibile il potenziale impatto estetico, . Viene realizzato su un unico livello all’interno del quale sono previsti i quadri di media e bassa tensione, il locale trasformatori e il piano turbine, dove sono collocate le due Pelton a quattro getti ad asse orizzontale con relative valvole di macchina.. Con accesso indipendente, alla medesima quota, è prevista la costruzione di due al locale contatori e della cabina SET. Sotto il livello del solaio del piano di calpestio è prevista la realizzazione della vasca di scarico della turbine, da cui parte il canale di collegamento dell’acqua scaricata verso il torrente Noce. L’accesso al fabbricato avviene mediante una rampa caratterizzata da lunghezza pari a 50 m circa e pendenza pari al 8%. Lo scarico in alveo dell'acqua turbinata avverrà a quota 929 m s.l.m. poco a monte dell'opera di presa dell'Enel. Da sottolineare inoltre il rifacimento della scogliera in massi, in corrispondenza dell’alveo del torrente, nel punto di immissione.

4.3.4 Sistemi di controllo a distanza La centrale in progetto sarà “non presidiata”: tute le sequenze di avviamento, regolazione ed arresto avverranno automaticamente tramite una tecnologia basata su logica programmabile. Gli interventi per le normali manovre potranno così avvenire a distanza; sarà tuttavia necessaria la presenza di personale reperibile preposto alla manutenzione dell’impianto.

figura 11: Area destinata alla costruzione della centrale

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figura 12 : Punto di scarico del canale dall’edificio centrale al Rio Bedù di Pelugo

4.3.5 Consegna dell’energia Per l'allacciamento alla rete elettrica si prevede di interrare un cavo in media tensione che sarà collegato (nell’ambito del progetto del SET di elettrificazione della Valle di Borzago) con la cabina elettrica a monte del paese di Pelugo, in corrispondenza con la strada che porta nella Valle di Borzago.

4.3.6 Opere accessorie Per l’opera di presa non è prevista la realizzazione di opere specifiche particolari, essendo ubicata a ridosso della viabilità esistente: l’accesso al cantiere da parte di mezzi pesanti può essere effettuato sfruttando la strada forestale esistente, posta in destra orografica rispetto al Rio Bedù di Pelugo. Per l’edificio centrale, invece, è prevista la realizzazione di una pista di servizio che lo colleghi alla rete viaria del comune di Pelugo. L’asse stradale, lungo complessivamente 50 m circa, è caratterizzato da una carreggiata larga 3,5 m, con pendenza pari al 8%.

4.4 INTERVENTI DI COMPENSAZIONE AMBIENTALE Di seguito si riporta la descrizione degli interventi contenuti nel Progetto di Sviluppo Sostenibile delle Comunità Locali, approvato dalla Giunta Provinciale, con propria deliberazione d.d. 17 ottobre 2013.

A questi interventi necessari al perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, si accosta la ridefinizione della portata di rispetto (che arriva a 2,5 volte il valore del DMV invernale) e del quantitativo derivabile (che passa da 1.051 l/s di portata media a 533 l/s e da 1.600 l/s di massima a 1.200 l/s).

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4.4.1 Costruzione controbriglia a completamento dell’intervento di realizzazione di una briglia filtrante sul rio Bedù prevista dal Servizio Bacini Montani poco a monte dell’opera di presa E' stato raggiunto un accordo raggiunto fra il Servizio Bacini Montani e le amministrazioni proponenti che prevede per il servizio la realizzazione della briglia filtrante come da soluzione progettuale autorizzata, demandando ai Comuni di Spiazzo Rendena e Pelugo la realizzazione della controbriglia; all’interno della stessa verrà realizzato il canale di presa, che capterà le acque del rio Bedù per convogliarle al sistema costituito da sghiaiatore e dissabbiatore. Il costo presunto dell’opera è stimato, per la quota parte relativa alla realizzazione della briglia filtrante, in circa 50.000 euro, che, posti in capo alle Amministrazioni Comunali, verranno finanziati con parte dei proventi derivanti dalla produzione di energia elettrica. Si ritiene che il costo dell’opera possa essere direttamente coperto nel primo anno di esercizio dell’impianto.

4.4.2 Realizzazione dell’elettrificazione della Val di Borzago Sebbene i costi di realizzazione dell'elettrificazione della Val di Borzago siano molto elevati, l'intervento riveste invece per l’Amministrazione Comunale di Spiazzo Rendena un primario interesse; la presenza di energia elettrica consente di sviluppare l’attività turistica nella val di Borzago e di rendere più efficienti i sistemi di approvvigionamento energetico attualmente presenti. Può favorire il recupero ad uso turistico dei fabbricati presenti, creando potenzialità di lavoro principalmente per i residenti. Il costo presunto dell’intervento di elettrificazione, considerando la possibile sinergia con i lavori di posa della condotta forzata dell’impianto in progetto e la costruzione della linea di allacciamento dell’edificio centrale in carico a SET e riconosciuta al costo previsto dal TICA, è stimata pari a circa 400.000 euro; si ritiene che questo intervento possa essere completamente finanziato con i proventi generati dall’impianto e coperto su un arco temporale di circa 9 anni.

4.4.3 Realizzazione percorso attrezzato sul rio Bedù da località Cornicli a Malga Coel, passando per malga Solan Il Comune di Pelugo ha in programma una serie di interventi volti alla frequentazione e valorizzazione dell’areale del rio Bedù; a tale proposito ha già avviato alcune riflessioni con il parco Adamello Brenta e con il Comune di Spiazzo Rendena al fine di realizzare un percorso ad anello esclusivamente pedonale dalla località Cornicli a malga Coel passando per malga Solan. Il progetto prevede in particolare la realizzazione di due passerelle in loc. Cornicli ed in loc. Coel, la costruzione di un guado in località Pian della Sega/malga Solan, nonché la costruzione di un’ulteriore passerella in loc. Pisterla. Il costo complessivo delle opere è stato definito in via preliminare pari a circa €. 150.000,00. Si ritiene che questo intervento possa essere completamente finanziato con i proventi generati dall’impianto e coperto su un arco temporale di circa 4 anni.

4.4.4 Riqualificazione di malga Solan L’Amministrazione Comunale di Pelugo ha in programma la ristrutturazione di Malga Solan, al fine di inserirla all’interno di un itinerario escursionistico ed educativo gestito dal Parco Naturale Adamello Brenta e dalla Società degli Alpinisti Tridentini. La struttura si presenta in discreto stato di manutenzione. Si tratta di

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realizzare alcuni interventi di sistemazione interna e sul manto di copertura, al fine di renderla fruibile in modo adeguato. Il costo complessivo dell’intervento, già affidato per la progettazione definitiva ed esecutiva nello scorso mese di settembre, assomma a complessivi €. 150.000,00.; l’intervento potrà essere completamente finanziato con i proventi generati dall’impianto e coperto su un arco temporale di circa 4 anni.

4.4.5 Sistemazione dell’area del Parco Masere e realizzazione di una struttura polivalente Ulteriore progetto già avviato da parte dell’Amministrazione Comunale di Pelugo è la sistemazione della zona ubicata in loc. Parco Masere adiacente al rio Bedù, nonché la costruzione di una piccola struttura polivalente contenente bar/cucina, spogliatoi e locali servizio. All’interno dell’intervento di sistemazione è previsto il reinterro di una linea di media tensione e l’adeguamento normativo di una porzione dell’impianto di illuminazione pubblica sulla strada di accesso al parco Masere. L’impianto esistente, realizzato nel corso della fine degli anni ‘70, si presenta in precario stato di manutenzione; scopo dell’intervento è quello di renderlo maggiormente efficiente da un punto di vista energetico e meno impattante dal punto di vista paesaggistico/ambientale. Il costo di questo primo intervento è stimato pari a circa €. 120.000,00. Ulteriore iniziativa è, sempre nella stessa area, la costruzione di una struttura polivalente a destinazione ricettiva/turistica, con un costo preventivato di ulteriori circa € 120.000,00. Sull’arco temporale di interesse, stabilito in 10 anni è possibile prevedere il finanziamento di entrambe le opere; l’intervento potrà essere completamente finanziato con i proventi generati dall’impianto e coperto su un arco temporale di circa 6 anni.

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4.5 CONFRONTO FRA ALTERNATIVE PROGETTUALI Di seguito si riporta la comparazione tra i dati generali, i dati economici e quelli di rendimento di produzione relativi agli impianti delle sopra descritte ipotesi progettuali:

DATI GENERALI UNITÀ IPOTESI 0 IPOTESI 1 IPOTESI 2 stato Valutazione di impatto Procedimento ambientale svolto ---- Istanza di concessione attuale ambientale Superficie del bacino sotteso km 2 25,43 (*) 25,79 all’opera di presa

5,5 (nov – apr) 5,5 (nov – apr) DMV di riferimento unitario l/s/km 2 8,3 (mar – ott) 8,3 (mar – ott)

140 (nov – apr) (*) 142 (nov – apr) DMV di riferimento di progetto l/s 211 (mar – ott) (*) 219 (mar – ott) Portata media di concessione l/s 1.051 533

Portata massima di concessione l/s 1.600 1.200 210 (nov – apr) (*) Portata di rispetto l/s 355 317 (mar – ott) (*) Periodo di derivazione mesi gen - dic apr - nov

Lunghezza dell’alveo sotteso m 890 860 Quota pelo libero a monte m slm 1.027,90 (**) 1.025,00 dell’impianto (vasca di carico)

Quota pelo libero a valle m slm 932,40 (**) 929,60 dell’impianto

Salto di concessione m 95,50 95,40 Potenza nominale media di kW 984 499 concessione

2 TURBINE PELTON 2 TURBINE PELTON Tipologia turbine ---- 4 getti 4 getti Asse orizzontale Asse orizzontale Potenza meccanica turbine kW 936+562 312+312

Tabella 1: Confronto fra alternative – Dati generali e di concessione

RENDIMENTO ENERGETICO UNITÀ IPOTESI 0 IPOTESI 1 IPOTESI 2 DELL’IMPIANTO Quota di prelievo m slm 1.028,70 (**) 1.026,00 Quota di restituzione in alveo m slm 929,10 (**) 929,00 Salto lordo m 99,60 97,00 Volume medio annuo derivato m3 33.136.123,40 16.819,200,00 Lunghezza tubazione m 870 840 DN e materiale condotta mm DN 1000 DN 900 Materiale Condotta acciaio ghisa

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Classe dell’impianto Classe B Classe B Energia potenziale teorica kWh 8.987.902,75 4.442.980 Energia per i servizi ausiliari kWh 5.580 3.720 prelevata dalla rete Energia utilizzata sul posto kWh 0 0 Indice di rendimento energetico % 76 76 riferito alla classe dell’impianto Indice di rendimento energetico % 76,69 77,31 calcolato Produzione attesa kWh 6.897.960,35 3.438.761 Tabella 2: Confronto fra alternative – Dati economici e di rendimento

DATI ECONOMICI UNITÀ IPOTESI 0 IPOTESI 1 IPOTESI 2

Ore di funzionamento annue h/anno 8760 5856 Costo dell’opera ---- 3.140.000 € 2.820.000 € Costo dell’energia prodotta €/kWh 0,09 0,08 Tempo di ritorno dell’investimento anni 9 anni 8 anni Tabella 3: Confronto fra alternative – Dati economici e di rendimento

(*) il valore del bacino sotteso alla sezione di chiusura differisce da quello riportato nella relazione tecnica del progetto a corredo della domanda di concessione d.d. maggio 2011 per un errore materiale presente nell’analisi preliminare

(**) le quote differiscono da quelle riportate nella relazione tecnica del progetto preliminare d.d. maggio 2011 a causa dell’assunzione di un differente riferimento assoluto. Nella presente comparazione, invece, le quote sono state rese confrontabili

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4.6 FASE DI REALIZZAZIONE L’interferenza maggiore delle opere di progetto sul territorio è concentrata principalmente durante la fase costruttiva dei manufatti, a causa della necessità di occupazione degli spazi e alle operazioni di cantiere. Il tipo di intervento permette la mitigazione dei disagi arrecati dalle opere cantieristiche in quanto con l’inizio della produzione sia avrà il ripristino dello status quo e quindi la quasi completa reversibilità degli impatti arrecati. Nella descrizione delle attività cantieristiche sono tenute a riferimento metodologie esecutive classiche, con usuali macchinari e tecnologie operative standard impiegati normalmente per simili lavorazioni.

TIPOLOGIA D'OPERA MESI DI LAVORO G F M A M G L A S O N D NUOVO IMPIANTO IDROELETTRICO Monte Giglio 2 Fasi preliminari Realizzazione vasca di presa e di carico Posa condotta forzata Realizzazione edificio centrale Tabella 4: Cronoprogramma riassuntivo proposto per la cantierizzazione Il cronoprogramma proposto nel diagramma di Gantt (vedi Tabella 4) prevede 7 mesi di tempo per la posa della nuova condotta, in un’ottica piuttosto cautelativa. L’accessibilità dei luoghi non è particolarmente problematica e gli spazi a disposizione per la cantieristica sono congrui rispetto alle esigenze. La sezione della fascia di cantiere necessaria per la posa della condotta viene fissata pari a 6 metri e presenta una larghezza sufficiente per l’accatastamento del materiale di scavo e di posa.

4.7 FASE DI ESERCIZIO Le fasi di esercizio dell’impianto non avranno delle specifiche ripercussioni sull’ambiente al di fuori della prevista riduzione di portata in alveo, che è stata valutata con particolare attenzione nei successivi capitoli e che viene ritenuta compatibile con una corretta gestione dell’alveo dal punto di vista ambientale.

Rispetto alla situazione attuale si crea una nuova derivazione nel tratto tra località Acqua Osteria e la presa esistente HDE, con una definizione attenta delle portate derivabili, in accordo con quanto previsto nel Piano di Gestione delle Comunità Locali di Pelugo e Spiazzo ed autorizzato con la Delibera n.2187 della GP d.d. 17 ottobre 2013.

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5 INQUADRAMENTO PROGRAMMATICO Al presente Studio di impatto ambientale si allegano gli elaborati in cui si riporta la rappresentazione grafica dell’impianto idroelettrico di progetto sovrapposto ai diversi tematismi pianificatori attualmente in vigore, al fine di evidenziarne la coerenza alla luce degli indirizzi di sviluppo previsti dalle politiche di governo del territorio, sia provinciali che locali. Nei paragrafi che seguono si descrivono le interferenze fra progetto proposto e tematismi pianificatori..

5.1 NUOVO PIANO URBANISTICO PROVINCIALE 2007

5.1.1 Inquadramento strutturale [articoli 7 – 8, L. P. maggio 2008 n. 5] QUADRO PRIMARIO: La cartografia riguardante l’inquadramento strutturale del P.U.P. sottolinea come il complesso opera di presa – condotta - edificio centrale ricada in aree agricole e silvo-pastorali di tipo boscate, tranne nei tratti caratterizzati dalla sovrapposizione con la viabilità stradale esistente o dove non vi è alcuna indicazione specifica. La briglia dell’opera di presa, come risulterà anche successivamente da tutte le mappe analizzate, è posta trasversalmente alla rete idrografica esistente, precisamente nell’alveo del rio Bedù di Pelugo, condizione necessaria per svolgere l’attività per la quale è progettata. È necessario inoltre sottolineare come il progetto introduca una nuova fonte energetica rinnovabile, si può pertanto ritenere che esso rappresenti una miglioria in termini di funzionalità del sistema strutturale. QUADRO SECONDARIO: Il quadro secondario evidenzia come il tracciato della condotta, ricalcando fedelmente la rete viaria esistente, non interferisce in alcun modo con il sistema degli elementi storici o urbani presente sul territorio e con i sistemi di manufatti insediativi e dei beni religiosi presenti sul territorio. In prossimità del ponte utilizzato per l’attraversamento del Rio Bedù di Pelugo, la condotta interrata si avvicina al sistema infrastrutturale relativo alla viabilità principale, senza interferenza alcuna. QUADRO TERZIARIO: Dall’analisi del quadro terziario non risulta la presenza di beni puntuali rientranti nella categoria di paesaggi rappresentativi.

5.1.2 Carta del Paesaggio [Articolo 9, L. P. maggio 2008 n. 5] La zona in esame è classificata interamente come area di interesse fluviale, distribuita su ambiti elementari di paesaggi che si alternano tra aree rurali ed aree rocciose. Inoltre, le opere si collocano in prossimità del confine tra i comuni catastali di Borzago, a nord, e Pelugo, a sud, confine posto in concomitanza del Rio Bedù di Pelugo che scorre in direzione est-ovest.

5.1.3 Carta delle tutele paesistiche [articoli 10-13, L. P. maggio 2008 n. 5] L’area in esame è interamente classificata come area di tutela ambientale [art. 11, L. P. maggio 2008 n. 5].

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5.1.4 Carta delle reti ecologiche ed ambientali [articoli 10-13, L. P. maggio 2008 n. 5] In questo tematismo vengono messi in evidenza gli elementi principali della rete idrografica interferiti dal progetto. Nel dettaglio l’alveo del Rio Bedù di Pelugo è interessato esclusivamente dalla briglia a trappola inserita per captare le acque necessarie alla produzione di energia idroelettrica. Si evidenzia inoltre la presenza di un’area occupata da rocce e rupi boscate, situata esattamente nella zona tra la posa della condotta interrata e le sponde del Rio, definita area ad elevata integrità, ma non interessata dalla opere previste.

5.1.5 Carta del sistema insediativo e delle reti infrastrutturali [articolo 29, L. P. maggio 2008 n. 5] L’opera di presa, l’edificio centrale e il tracciato della condotta non ricadono in alcuna area funzionale, né interessano reti per la mobilità.

5.1.6 Carta di sintesi geologica [articoli 14-18, L. P. maggio 2008 n. 5] La porzione di versante direttamente interessata dalla realizzazione delle opere in progetto appartiene, dal punto di vista geologico, principalmente ad Aree di controllo geologico, idrologico, valanghivo e sismico – Area con penalità gravi o medie . Solamente le porzioni più prossime all’alveo del Rio Bedù (traversa di presa e relativo canale di scarico, edificio centrale e alcuni tratti della condotta forzata) ricadono all’interno di un’ Area ad elevata pericolosità geologica ed idrologica

5.1.7 Carta delle risorse idriche [articolo 21, L. P. maggio 2008 n. 5] In relazione alla vulnerabilità delle risorse idriche e ai fattori di potenziale inquinamento o alterazione della circolazione idrica sotterranea, nel tratto in esame non si rileva né la presenza di aree di salvaguardia (zone di tutela assoluta, di rispetto idrogeologico e di protezione) né di pozzi o sorgenti potenzialmente interferite dalle opere di progetto.

5.2 PIANO GENERALE DI UTILIZZAZIONE DELLE ACQUE PUBBLICHE

5.2.1 Deflusso minimo vitale Il bacino glaciale del Rio Bedù di Pelugo è caratterizzato da un deflusso minimo vitale specifico distinto per i due periodi idrologici dell’anno: dal 1° novembre al 30 aprile (5,5 l/s kmq), dal 1° maggio al 31 ottobre (8,3 l/s kmq). Il Progetto di sviluppo sostenibile delle comunità locali presentato dai Comuni di Pelugo e di Spiazzo ha evidenziato la possibilità di assicurare alla presa dell’impianto in esame una portata di rispetto costante e pari a 2,5 DMV invernali ( Tabella 5).

DMV unitari GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC DMV bacino glaciale 5,5 5,5 5,5 5,5 8,3 8,3 8,3 8,3 8,3 8,3 5,5 5,5 superiore (l/s*km2) DMV totali GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC DMV complessivo su 141,85 141,85 141,85 141,85 214,06 214,06 214,06 214,06 214,06 214,06 141,85 141,85 25,79 km (l/s) DMV di 354,61 354,61 354,61 354,61 354,61 354,61 354,61 354,61 354,61 354,61 354,61 354,61 progetto (2,5

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DMV inv) (l/s) Aliquote di 150 150 150 150 65,7 65,7 65,7 65,7 65,7 65,7 150 150 incremento (%) Tabella 5: valori di DMV unitari e totali da PGUAP relativi all’impianto sul Rio Bedù di Pelugo

In questo modo i valori della portata di rispetto alla sezione della presa sono incrementati di un’aliquota variabile fra il 66% e il 150% al fine di garantire una sufficiente riserva idrica per le popolazioni autoctone vegetali ed animali, in accordo con le criticità evidenziate nella delibera della GP n.2187 d.d. 17 ottobre 2013.

5.2.2 Assetto idrogeologico Il PGUAP è orientato alla disciplina dell’assetto idrogeologico del territorio; a questo scopo stabilisce i limiti di intervento nelle aree a rischio elevato (R3) e molto elevato (R4) e demanda ai piani regolatori generali dei comuni la definizione degli interventi ammissibili nelle aree a rischio moderato (R1) e medio (R2).

5.2.2.1 Carta della pericolosità geologica La porzione di versante oggetto di intervento ricade all’interno di un’area di transizione fra le Aree ad elevata pericolosità geologica e le Aree a bassa pericolosità geologica.

5.2.2.2 Carta del valore d’uso del suolo La porzione di versante oggetto di intervento ricade all’interno di un’area classificata come “ Area a bosco, pascolo e prateria alpina ”.

5.2.2.3 Carta del rischio idrogeologico La porzione di versante oggetto di intervento ricade all’interno di un’area di transizione fra Aree a rischio nullo (R0) e Aree a rischio moderato (R1). La realizzazione delle opere di progetto non modificherà l’uso del suolo; in considerazione della natura degli interventi e della loro ubicazione le conseguenti modifiche del rischio idrogeologico possono essere considerate trascurabili.

5.2.3 Ambiti fluviali Il Piano generale di Utilizzazione delle Acque pubbliche individua le aree di pertinenza dei principali corsi d’acqua e definisce i criteri di tutela al fine di salvaguardarne o ripristinarne la funzionalità. In particolare disciplina per la tutela tre tipologie di ambiti fluviali: gli ecologici, i fluviali e i paesaggistici. Nel caso in esame le opere in progetto non interferiscono con alcun ambito fluviale.

5.3 PIANO ENERGETICO AMBIENTALE PROVINCIALE L’impianto in progetto è da ritenersi conforme al Piano Energetico Ambientale Provinciale.

VALORE CRITERI DI AMMISSIBILITA’ VALORE SOGLIA VERIFICA PROGETTUALE Potenza nominale media < 3.000 kW 499 kW POSITIVA Portata di rispetto > DMV modulato 2,5 DMV invernale POSITIVA costante Bacino sotteso > 10 km 2 25,79 km 2 POSITIVA

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VALORE CRITERI DI AMMISSIBILITA’ VALORE SOGLIA VERIFICA PROGETTUALE Serbatoi di regolazione e Nessuno Nessuno POSITIVA diversione di bacino Prelievi su Sarca, Chiese, Nessuno, ad esclusione Nessuno POSITIVA Avisio, Travignolo, Vanoi, di impianti ad alta Cismon, e Fersina compatibilità ambientale e alto rendimento energetico Influenza su aree protette Nessuna, ad esclusione Nessuna POSITIVA di effetti marginali Tabella 6: Criteri di ammissibilità delle nuove domande di concessione ad uso idroelettrico stabiliti dal PEAP

5.4 PIANO REGOLATORE GENERALE L’impianto idroelettrico in progetto ricade interamente nel comune amministrativo di Pelugo Per definire la destinazione d'uso delle aree in cui ricadono le opere si è fatto riferimento alla "Carta dell'uso del suolo e azzonamento delle zone di montagna" redatta in agosto 2007; dalla sua analisi si evince che sia l'opera di presa che l'edificio centrale ricadono in Aree a Prato. Si segnala tuttavia che nelle norme di attuazione, aggiornate con la variante di Novembre 2012, queste aree corrispondono alle Zone a Pascolo dell'articolo 27 Attualmente l’opera di presa e l’edificio centrale di progetto non sono inseriti nel Piano Regolatore Generale di Pelugo: sarà pertanto necessario effettuare gli opportuni adeguamenti del piano tramite l’istituto della deroga o della variante, in modo da rendere il piano stesso coerente con la situazione reale.

5.5 VINCOLO IDROGEOLOGICO Dai dati forniti dal Servizio Forestale della Provincia Autonoma di Trento, l’area in esame risulta sottoposta interamente a vincolo idrogeologico. Sarà pertanto necessario, prima della fase realizzativa delle opere, richiedere al sopracitato servizio l’autorizzazione ad intervenire.

5.6 AREE PROTETTE

5.6.1 Parco Naturale Adamello Brenta Una parte del bacino idrografico del Rio Bedù di Pelugo si identifica con il Parco Naturale Adamello Brenta. Il Parco è la più vasta area protetta del Trentino, situato nel Trentino occidentale, comprende i gruppi montuosi dell'Adamello e del Brenta, separati dalla Val Rendena e compresi tra le valli di Non, di Sole e Giudicarie. E' interessato dalla presenza di 48 laghi e dal ghiacciaio dell'Adamello, uno dei più estesi d'Europa. Le opere in progetto non interessano minimamente il Parco Adamello Brenta (vedi Errore. L'origine riferimento non è stata trovata. ).

5.6.2 Rete Natura 2000 Nel bacino idrografico del Rio Bedù di Pelugo si rileva la presenza di due aree inserite nella Rete Natura 2000; trattasi del SIC (IT3120175) denominato “Adamello”, di estensione pari a 29929,4 ha, e della ZPS (IT3120158) denominata “Adamello Presanella” di estensione pari a 28284,8 ha.

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Le opere in progetto non interessano minimamente le due aree della Rete Natura 2000.

5.7 PIANO DI GESTIONE DELLA FAUNA ITTICA In applicazione della Carta Ittica del Trentino, le dinamiche della fauna ittica del tratto di Rio Bedù di Pelugo compreso fra l’opera di presa di progetto e la restituzione al torrente vengono descritte nel Piano di Gestione della pesca identificato con il codice CI E1A1040. Tra le considerazioni riguardanti gli obiettivi ittiogenici, anche il nuovo piano ritiene che questo tratto di torrente sia adatto soprattutto per la trota fario. Gli eventuali ripopolamenti dovrebbero riguardare esclusivamente questa specie, in modo da favorire obiettivi di qualità (conservazione e miglioramento delle caratteristiche dell’ecosistema fluviale). Si confermano le indicazioni riportate nel precedente Piano di gestione della pesca.

5.8 DEMANIO IDRAULICO Gli impianti in progetto vanno ad interessare delle particelle di proprietà demaniale, che corrispondono all’alveo del Rio Bedù di Pelugo, trattasi in particolare della p.f. 1792 C.C. Pelugo e della p.f. 1631 C.C. Borzago.

5.9 AUTORIZZAZIONI Non sono state ancora richieste autorizzazioni specifiche agli enti preposti in quanto si è ancora in fase di progetto di massima. Terminata la VIA, dovranno comunque essere acquisite le seguenti autorizzazioni:

ENTE AUTORIZZAZIONE Servizio Urbanistica e Tutela del Paesaggio Autorizzazione paesaggistica Concessione per gli attraversamenti su demanio Servizio Bacini Montani idrico Servizio Foreste e Fauna Autorizzazione ai fini del vincolo idrogeologico Servizio Utilizzazione delle Acque Pubbliche Concessione idroelettrica e modifica all’esistente Comune di Pelugo Concessione edilizia per la nuova centrale Tabella 7: Autorizzazioni necessarie

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6 INQUADRAMENTO AMBIENTALE L’analisi ambientale sotto riportata, relativa all’impianto idroelettrico sul Rio Bedù di Pelugo, prende in esame tutte le componenti ambientali ed antropiche con cui il progetto interferisce. L’ambiente in esame viene così descritto dettagliatamente, con un’attenzione particolare rivolta alle interferenze dell’opera sui vari fattori ambientali e sugli ecosistemi coinvolti considerati nella loro globalità.

6.1 ATMOSFERA

6.1.1 Fattori climatici Il bacino idrografico del Rio Bedù di Pelugo presenta un clima di tipo pre-alpino, contraddistinto da inverni freddi ed asciutti ed estati relativamente fresche e piovose, che si evidenzia con caratteristiche diverse dal fondovalle alla sommità. La piovosità media annua si attesta sui 1250 mm, valore mediamente abbondante. Le precipitazioni hanno la tendenza a concentrarsi nel periodo autunnale e, in misura leggermente inferiore, in primavera-estate; i valori medi variano fra i 1.200 mm/anno nella zona più meridionale del bacino ai 1.300 mm/anno dell’area settentrionale. Febbraio è mediamente il mese più freddo, con valori medi di -2,1 °C, mentre i mesi più caldi risultano essere luglio ed agosto rispettivamente con medie di 14,3 °C e 13,4 °C. Sono frequenti le gelate tardive (maggio e giugno) e quelle precoci (settembre e ottobre) che possono portare danni notevoli alla vegetazione. I mesi freddi sono invece caratterizzati da temperature medie inferiori a 7 °C. L’accumulo delle precipitazioni invernali avviene per l’intera stagione, con assenza di scioglimento invernale del manto. Lo spessore medio del manto nel corso della stagione invernale è di circa 150 – 200 cm. Le precipitazioni di tipo nevoso interessano i mesi da novembre a marzo, con picchi in quelli tardo-invernali. Il periodo tardo-autunnale è spesso avaro di nevicate mentre oltre i 1.800 m slm anche ad aprile e maggio è possibile riscontrare abbondanti nevicate.

6.1.2 Qualità dell’aria Dalle mappe di zonizzazione e è possibile notare che gli elementi che presentano valori superiori rispetto alle soglie di valutazione risultano essere l’ozono, le PM10 e PM2.5, gli ossidi di azoto e il benzo(a)pirene. Fra le principali cause di inquinamento spicca il traffico veicolare legato principalmente alla vocazione turistica dell'alta Val Rendena e ai riscaldamenti delle abitazioni; relativamente a quest’ultimo fattore si segnala negli ultimi anni la possibilità di utilizzare il metano come fonte di energia, che dovrebbe contribuire a ridurre le emissioni in atmosfera rispetto all’utilizzo di gasolio e legna come combustibile. Per quanto riguarda altre fonti di inquinanti si segnala che non risultano essere presenti in zona grandi aree industriali o realtà di altro tipo che possano costituire fonte di emissioni significative. Ad oggi è in essere solamente un’autorizzazione di emissione in atmosfera nel comune di Pelugo, legata alla presenza della Carrozzeria Bazzoli Remo.

6.2 SUOLO E SOTTOSUOLO La definizione delle caratteristiche geologiche locali è stata ottenuta in primo luogo sulla base di un sopralluogo delle zone interessate dalle opere e mediante la consultazione della bibliografia ufficiale a disposizione. A seguito di tali indagini sono stati successivamente effettuati degli approfondimenti

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caratterizzati da indagini geofisiche in prossimità della centrale e da indagini mediante georadar lungo il tracciato della condotta.

6.2.1 Inquadramento geologico Il rio Bedù di Pelugo ha origine sul gruppo dell'Adamello e attraversa la Valle di Borzago fino all'immissione nella Val Rendena. Il territorio su cui si sviluppa il rio fa parte del Gruppo dell'Adamello. Dal punto di vista geologico il gruppo dell'Adamello, così come il contiguo massiccio della Presanella, si trova a sud della cosiddetta Linea Insubrica, un sistema di faglie e fratture che divide la catena principale delle Alpi dai rilievi posti a sud rispetto ad essa, detti Alpi calcaree meridionali. Questa linea coincide con il solco della bassa Valtellina, con la valle dell'Aprica e con l'alta Valle Camonica da Edolo sino al Passo del Tonale, per poi proseguire lungo la Val di Sole in territorio trentino. L'Adamello però non è formato dal basamento cristallino delle Alpi meridionali, bensì costituisce, assieme alla Presanella, un'unica massa di rocce magmatiche risalite dalle profondità della crosta terrestre a partire da circa 40 milioni di anni fa, per poi solidificarsi al di sotto della superficie, formando rocce di caratteristiche simili al granito (granodioriti e tonaliti). Le granodioriti formano prevalentemente il nucleo del massiccio (Monte Adamello, Monte Fumo e Corno di Cavento), mentre le tonaliti costituiscono il sottogruppo del Baitone e tutto il settore meridionale del massiccio. L'erosione ad opera degli agenti esogeni ha poi smantellato gli strati di rocce sedimentarie e metamorfiche che coprivano la massa granitica, mettendola a nudo e quindi iniziando ad agire su di essa, per creare il complesso sistema di valli, conche glaciali, creste e vette che compongono oggi il massiccio. Analizzando in dettaglio le caratteristiche geologiche del tratto interessato delle opere, è possibile affermare che il substrato roccioso è costituito da micascisti e paragneiss di colore variabile tra il grigio e il verde appartenenti ai litotipi degli Scisti di Rendena del Basamento Metamorfico subalpino del periodo del Permiano. Al di sotto di un modesto strato di copertura vegetale è presente un consistente spessore di sedime sciolto risalente al periodo quaternario. Tale sedime è costituito da sabbie e ghiaie con grani di dimensione piuttosto variabile oltre alla presenza di massi anche di notevoli dimensioni di origine metamorfica e magmatico intrusiva, immersi in una matrice limo-sabbiosa. Le indagini più approfondite effettuate sul luogo hanno inoltre evidenziato come in prossimità della centrale, dove gli scavi risultano essere più consistenti, il suolo sia caratterizzato da una fascia superficiale di materiale areato con spessori di qualche metro, sotto le quali si trovano dei depositi addensati o mediamente addensati fino a profondità di oltre 16 m. E' inoltre da segnalare che lungo i tracciato della condotta con buona probabilità potranno essere rinvenuti trovanti, anche di notevoli dimensioni. La condotta attraversa inoltre nella prima parte una zona di conoide originatosi da fenomeni di debris flow e nella parte centrale del tracciato una zona caratterizzata da depositi di frana. A seguito dei sopralluoghi e delle analisi effettuate tuttavia, la perizia geologica e geotecnica non ha evidenziato particolari criticità nè lungo la condotta nè ove verranno realizzate le opere civili dell'impianto.

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6.2.2 Inquadramento geomorfologico Dal punto di vista morfologico l'area di interesse si colloca lungo le pendici nord-orientali del Corno Basso, complessivamente orientate in direzione nord-ovest ed immergenti verso nord-est. L'inclinazione dei pendii è piuttosto variabile ma nel complesso piuttosto sostenuta. Le fasce di territorio interessate dalle opere tuttavia risultano per lo più essere quelle di passaggio tra il piede della montagna ed il fondovalle. La morfologia della parte terminale della valle di Borzago è il risultato di una serie di processi di erosione e di deposito avvenuti per lo più in epoca quaternaria. In particolare nelle zone più elevate della valle sono presenti soprattutto dei depositi di origine gravitativa che, scendendo verso valle, sono sovrapposti o mescolati a depositi di chiara origine fluvio-glaciale. Nella zona di fondovalle invece i depositi sono legati agli eventi di media e grande entità del Rio Bedù di Pelugo che, trasportando ghiaia e ciottoli anche di medie dimensioni hanno dato origine a depositi per lo più di carattere alluvionale. La morfologia del terreno nel tratto attraversato dalla condotta forzata attraversa solo saltuariamente dei tratti rimodellati dall'azione dell'uomo e caratterizzati peraltro da profili con debole pendenza.

6.2.3 Inquadramento pedologico Il territorio del gruppo dell'Adamello è caratterizzato da una notevole eterogeneità geolitica, geomorfologica e climatica. Tale complessità ambientale si riflette in una gamma molto ampia di suoli. In maniera particolare una serie di fattori ha contribuito alla formazione di suoli i cui componenti possono essere anche notevolmente differenti dall'imbasamento soggiacente. A questo effetto hanno contribuito la frammentazione dei substrati rocciosi a causa dei cicli di gelo e disgelo tipica delle zone montuose, la grandissima diffusione di depositi glaciali, gli apporti eolici dei periodi caldi e secchi del Pleistocene quando vaste aree non coperte da vegetazione furono sottoposte ad un'intensa erosione eolica, e gli apporti eolici recenti e attuali di limi dalle regioni desertiche. Per questi motivi, nella zona granitica dell'Adamello si segnalano soprattutto suoli con una cospicua frazione limosa e percentuali contenute di sabbia. Tuttavia, nonostante le influenze esterne i litotipi silicati, quali quello dell'Adamello, danno sempre origine a suoli desaturati con fenomeni più o meno marcati di podzolizzazione che variano notevolmente in funzione dell'altitudine. Nella fascia interessata dalle opere in progetto, che risulta essere localizzata a quote medio basse, tale fenomeno risulta essere piuttosto leggero. Ciò ha comportato nel tempo la formazione di suoli bruni acidi , bruno ocrici e bruni ocrici umiferi , tipici delle faggete e delle abetine delle quote inferiori.

6.2.4 Inquadramento idrogeologico La conformazione idrogeologica dei luoghi interessati dall'impianto è diretta conseguenza delle caratteristiche morfologiche, litologiche e pedologiche dell'area che sono descritte nei paragrafi precedenti. In particolare il terreno caratterizzato da una copertura sciolta a granulometria grossolana ha un’alta permeabilità primaria con un coefficiente k=10 -3--4. Per quanto riguarda gli strati più fini ed il sottostante substrato roccioso è possibile considerare il suolo pressoché impermeabile. Laddove quindi le pendenze sono modeste e lo spessore di copertura sciolta è maggiore, è favorito il processo di infiltrazione che tende a far penetrare l'acqua fino agli strati a granulometria più fine o al substrato roccioso. Laddove sono invece presenti bruschi cambi di pendenza e la roccia diventa prossima alla superficie si possono verificare delle risorgive. Si segnala tuttavia che nei pressi delle opere in progetto non sono presenti pozzi o sorgenti

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idriche segnalate nel documento "Banca Dati delle Sorgenti" della Protezione Civile. Si segnala invece la presenza di una sorgente ed una serie di derivazioni nel bacino sotteso dall'impianto tra le quote 1020 m s.l.m. e 1550 m s.l.m. Si segnala infine che nel corso del sopralluogo sono state rilevate alcune linee di ruscellamento preferenziali attraverso cui può fluire l'acqua di alcuni piccoli bacini imbriferi posti a monte. Per quanto riguarda il Rio Bedù il regime idraulico torrentizio che lo caratterizza determina talvolta delle portate di trasporto solido piuttosto elevate, in particolar modo durante la stagione del disgelo.

6.2.5 Rischio sismico L'attività sismica locale è imputabile all'assetto strutturale della regione, che come gran parte dell'Italia nord- orientale, appare compressa in direzione NW-SE per la presenza della zolla adriatica che, sospinta verso settentrione da quella africana, prosegue nel movimento di collisione con la zolla europea. L'area trentina è caratterizzata in prevalenza da una sismicità di tipo indotto, in quanto risente principalmente delle propagazioni che giungono da zone sismiche limitrofe quali, ad esempio, l'area bellunese friulana, quella gardesana, e, al di fuori dei confini nazionali, dalla Linea dell'Engadina. È presente anche una sismicità locale residua, principalmente collegata a lineamenti tettonici attivi in passato e che, anche in epoca storica, hanno comunque dato testimonianza di una qualche attività. Per ciò che riguarda l'area in esame, essa non è stata sede di epicentri di sismi particolarmente significativi e può solo risentire, come il resto della regione, della sismicità minima indotta da terremoti verificatisi a distanza. I comuni di Pelugo e Spiazzo ricadono in Zona 4, quindi in Aree di Controllo Sismico a Sismicità trascurabile. Gli edifici in progetto, per l’utilizzo previsto, rientrano secondo gli elenchi provinciali tra le strutture in linea [S.3.2], che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di eventuale collasso e, pertanto, va considerata edificio in Classe 2. I valori convenzionali di ag vanno quindi riferiti ad una probabilità di superamento del 5% in 50 anni e nel caso della zona 4 la normativa impone, in assenza di specifiche determinazioni, l’assunzione di a g = 0.07 g. Al fine di definire meglio il modello sismico per la zona della centrale è stata effettuata una specifica analisi basata sulla tecnologia ReMi volta a definire il parametro Vs 30 . L'analisi ha evidenziato un primo strato di circa 4 m caratterizzato da un orizzonte areato, sotto il quale, fino a circa 15-16 m sono presenti dei sedimenti da mediamente addensati ad addensati. Considerando le quote delle fondazioni è quindi possibile affermare che il terreno in cui queste verranno inserite appartiene alla categoria sismica B - depositi di terreni a grana grossa molto addensati o terreni a grana fine molto consistenti con spessori superiori a 30m.

6.3 AMBIENTE IDRICO

6.3.1 Bacino idrografico Il bacino del Rio Bedù di Pelugo, coincidente grossomodo con la Val di Borzago, è situato nella parte occidentale della provincia di Trento e fa parte del più ampio bacino del Fiume Sarca. La sua estensione superficiale è stimata in circa 31,2 km2; quella di chiusura alla sezione di interesse, ove è prevista la realizzazione dell’opera di presa (quota 1.025 m slm), è pari a circa 25,79 km2.

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Il bacino, di natura nivale-glaciale, si presenta prevalentemente impermeabile con modeste superfici glaciali, ormai in via di estinzione. Le superfici glaciali stimate nel catasto C.G.I. del 1962 erano quantificate in circa 3,2 Km2 (10,3% dell'area di interesse), mentre quelle attuali sono ridotte a 1,8 Km2 (5,8% dell'area di interesse) corrispondenti alle seguenti unità glaciali: Ghiacciaio di Lares (cod. SAT 634), Ghiacciaio di Conca (cod. SAT 632) e Ghiacciaio di Niscli (cod. SAT 633) Il bacino imbrifero si sviluppa, a monte della sezione di presa, fra quota 1.025 m slm e quota 3.455 m slm, corrispondente alla sommità di Cima Carè Alto, per una quota media pari a circa 2.110 m slm. Il limite della vegetazione forestale è ubicato a circa 2000-2050 m slm; l’altezza media è dunque abbondantemente superiore al limite della vegetazione forestale. La conformazione orografica particolarmente stretta del bacino porta ad una pendenza media del bacino del 67 %, con pendenze molto elevate presso le linee di spartiacque e più morbide nella parte centrale in corrispondenza del corso d’acqua. La Val di Borzago si colloca essenzialmente alle pendici orientali del Gruppo dell’Adamello; le cime che lo compongono sono, in ordine dal versante orografico sinistro al destro: La Costaccia (2.427 m slm), Monte Fornace (2.488 m slm), di Pra Secco (2.577 m slm), Forcella di Marzol (2.412 m slm), Bocchetta di Pra Secco (2.415 m slm), Monte Altar (2.473 m slm), Cima degli Obici (2.803 m slm), Cima di Pra Vecchio (2.780 m slm), Monte Coel (2.872 m slm), Cima Pozzoni (2.915 m slm), Monte Folletto (3.338 m slm), Gobbe del Folletto (3.245 m slm), Monte Carè Alto (3.463 m slm), Bocchetta del Carè (2.986 m slm), Bocca di Conca (2.678 m slm), Corno Vecchio (2.326 m slm), Corno Alto (2.248 m slm), Monte Spazza (2.007 m slm), Corno Basso (1.828 m slm).

6.3.2 Sistema idrografico Il Rio Bedù Di Pelugo scorre nella Val di Borzago, alle pendici orientali del Gruppo dell’Adamello; raccoglie le acque di un bacino idrico di 31,2 kmq, che si sviluppa dalla cima Carè Alto e si chiude nei pressi dell’abitato di Pelugo con l’immissione nel Fiume Sarca. La sua lunghezza complessiva è pari a circa 8,5 km. L’alimentazione idrica del Rio Bedù è prevalentemente da ghiacciaio, quindi con una lunga magra invernale ed un’intensa e prolungata morbida estiva. A questa variabilità su grande scala, si sovrappone, nel periodo estivo, un’accentuata variabilità oraria del deflusso tra il mattino e il pomeriggio per effetto dello scioglimento glaciale. Nel caso in esame, la presenza di una derivazione idroelettrica differenzia notevolmente il tratto a monte con deflusso naturale dal tratto a valle con deflusso regolato. Facendo rifermento alla caratterizzazione idrologica del corso d’acqua effettuata dalla PAT – Servizio Urbanistica ed Ambiente e Servizio Utilizzazione Acque Pubbliche – e descritta nella Relazione Tecnica sui Bilanci idrici relativa al bacino del Sarca realizzata nell’aprile 2012, si evince chiaramente la natura del torrente. A monte della derivazione HDE esistente, il deflusso nelle ore pomeridiane risulta quasi doppio rispetto a quello del mattino soprattutto a causa dello scioglimento glaciale vista l’assenza di precipitazioni per il periodo delle misurazioni. A valle della derivazione l’andamento delle portate è praticamente costante essendo attivo un rilascio fisso transitorio su valori inferiori al DMV come richiesto nel PGUAP. Avviene quindi che l’assenza della modulazione altera fortemente la regimazione del corso d’acqua altrimenti caratterizzato da cambiamenti di regime a scala oraria.

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Il corso d’acqua è caratterizzato da elevate pendenze longitudinali soprattutto nel primo tratto, il cui valore medio si aggira attorno al 18%, e da portate con trasporto solido anche notevole, specialmente durante la stagione del disgelo o a seguito di prolungati periodi di intense precipitazioni. Lungo il suo sviluppo, il Rio Bedù di Pelugo, raccoglie l’acqua di alcuni piccoli affluenti, alimentati prevalentemente da processi di fusione della neve che si accumula in potenti banchi in quota; i principali sono di seguito riassunti: in destra orografica (affluente presso sorgente), in sinistra orografica (rio di Malga Nagre, rio Malga Pozza o Rio Val Garzana). La presenza di numerose linee di ruscellamento preferenziale delle acque rappresenta la naturale prosecuzione verso valle di alcuni piccoli bacini imbriferi presenti a monte o il troppo pieno di alcune emergenze idriche intercettate a vario titolo lungo il versante. Nel bacino idrografico del Rio Bedù non sono riconosciuti ufficialmente laghi, anche se in quota si sottolinea la presenza di accumuli idrici di piccole dimensioni, formatisi in fosse lasciate libere dai ghiacci e successivamente riempitesi di acque di fusione. La regione è caratterizzata da un regime pluviometrico particolare, con precipitazioni medie annue variabili da 1.200 a 1.300 mm, come si evince dalla tavola isoiete annue. All’interno del bacino in esame non si localizzano né stazioni termo pluviometriche né sezioni di misura idrometrica. Il Rio Bedù di Pelugo è in concessione all'Associazione Pescatori Alto Sarca che gestisce anche le altre acque della Val Rendena e delle valli laterali. A causa della notevole naturalità dell’alveo e della presenza di sponde vegetate il Rio Bedù costituisce un ambiente favorevole alla presenza di trota fario. Nel corso d’acqua non è istituito alcun tratto No-Kill ed è individuata come area in cui vige il divieto di pesca permanente quella compresa fra la confluenza con il Fiume Sarca ed il ponte della strada provinciale. Nel tratto in esame non si rilevano aree a particolare valenza ecologica (zone umide) e/o di potenziale sensibilità a variazioni dei fattori ambientali principali.

6.3.3 Analisi idrologica A causa dell’assenza di misure sistematiche dirette di portata e di stazioni di misura pluviometriche significative all’interno del bacino del Rio Bedù di Pelugo, in fase preliminare la caratterizzazione dei deflussi è stata effettuata comparando il bacino idrografico in esame con quello geomorfologicamente simile relativo al Sarca di Nambrone. Successivamente l’analisi è stata integrata con i dati relativi alla campagna di misure effettuate sul Rio Bedù di Pelugo nel periodo di tempo compreso fra il 01/01/2013 e il 30/09/2013.

Di seguito si riportano i risultati dello studio idrologico ottenuti in fase preliminare e quelli ricavati a partire dalle misure accoppiate di tirante e salinità effettuate sul corso d’acqua.

6.3.3.1 Studio preliminare La valutazione dei deflussi, in fase preliminare, è stata condotta ipotizzando la similarità geomorfologica (e quindi l’omogeneità idrologica) fra il bacino del Rio Bedù di Pelugo e quello del Fiume Sarca di Nambrone. La scelta di comparare i due bacini idrografici è stata dettata essenzialmente dalla loro vicinanza geografica, dalla compatibilità fra regimi pluviometrici e dalla similitudine morfologica testimoniata dalle due curve ipsometriche adimensionalizzate

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L’andamento mensile della portata naturale nell’anno idrologico medio del Rio Bedù di Pelugo è stato stimato applicando la relazione di regionalizzazione ai valori medi di portata del Fiume Sarca di Nambrone. I valori così ottenuti sono riportati in Tabella 8.

GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC 433 371 492 932 2973 3399 2114 1818 1543 1793 1309 567 Tabella 8: portata naturale media mensile (l/s) nell’anno idrologico medio, transitante nel Rio Bedù presso la sezione di presa

6.3.3.2 Campagna di misure Lo studio preliminare descritto nel precedente paragrafo è stato integrato considerando i risultati di una campagna di misure realizzate sul Rio Bedù di Pelugo, nel periodo di tempo compreso fra il 01/01/2012 e il 30/09/2013, mirata al monitoraggio del livello idrico presente nel corso d’acqua. La determinazione della scala di deflusso è stata effettuata a partire dai risultati di 4 campagne di misura di portata svolte con il metodo della diluizione. La scelta della tecnica di misura è stata dettata dalla tipologia idrodinamica del torrente dominata da forte turbolenza e da tiranti idrici bassi che non consentono l’utilizzo di metodi invasivi (ad es. mulinelli). Nel caso in esame sono state condotte 4 campagne di misura della portata del Rio Bedù di Pelugo in stagioni diverse, corrispondenti ad altrettanti momenti idrologici particolari, ovvero: • il massimo idrologico assoluto nel mese di maggio (2012); • il minimo idrologico relativo nel mese di dicembre (2012); • la morbida estiva nel mese di luglio (2012); • la morbida autunnale nel mese di ottobre (2012). Le misure sono state effettuate immediatamente a valle del sito di installazione del misuratore di livello, per non andare ad alterare il regime idrodinamico della corrente a monte della sezione di misura del tirante idrico. La valutazione della concentrazione naturale del tracciante nel corso d’acqua è stata realizzata, per ogni campagna di misura, in diversi punti dell’alveo al fine di ottenere valori indisturbati, la cui media rappresenta il riferimento assunto. Noto il quantitativo di NaCl utilizzato per le diverse campagne di misura, sono stati ricavati i corrispondenti valori di portata. A tali valori sono stati successivamente associati i rispettivi tiranti determinati mediante il misuratore di livello (Tabella 9).

Campagna di Campagna di Campagna di Campagna di misure 1 misure 2 misure 3 misure 4 Data campionamento 19 maggio 2012 24 luglio 2012 04 ottobre 2012 06 dicembre 2012 Portata transitante 1041 l/s 1510 l/s 777 l/s 368 l/s Tirante misurato 0,39 m 0,48 m 0,4 m 0,23 m Tabella 9: valori di portata e tirante ricavati nelle 4 campagne di misura

Sulla base di queste coppie di valori è stata ricavata la relazione fra la portata defluente e l’altezza idrometrica,

Q = ha b dove:

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• h è il tirante idrico che si instaura nella sezione di misura [m]; • Q è la portata transitante nel torrente [mc/s] ; • a (pari a 6,189) e b (pari a 1,913) sono coefficienti stimati mediante la tecnica dei minimi quadrati sulla base delle misure ; La scala di deflusso così determinata ha consentito di associare ad ogni misura di tirante registrato un corrispondente valore di portata QSP ; i risultati ottenuti sono stati quindi aggregati per ottenere l’andamento medio giornaliero dei deflussi nel periodo di tempo compreso fra il 01 gennaio 2012 e il 30 settembre 2013.

Aggregando i rispettivi deflussi giornalieri, sono state definite le portate medie mensili di progetto, naturali, disponibili e quelle derivate ( Errore. L'origine riferimento non è stata trovata. e Errore. L'origine riferimento non è stata trovata. ). In Errore. L'origine riferimento non è stata trovata. si riporta la curva di durata valutata sulla base dei valori giornalieri di portata disponibile nell’anno idrologico medio

PORTATA PORTATA DI PORTATA PORTATA PORTATA MESE NATURALE RISPETTO DISPONIBILE DERIVATA RESIDUA GENNAIO 256 355 -99 0 256 FEBBRAIO 783 355 428 0 783 MARZO 233 355 -122 0 233 APRILE 1031 355 676 400 631 MAGGIO 2152 355 1797 1200 952 GIUGNO 3463 355 3108 1200 2263 LUGLIO 3597 355 3242 1200 2397 AGOSTO 2496 355 2141 1200 1296 SETTEMBRE 1190 355 835 600 590 OTTOBRE 672 355 317 100 572 NOVEMBRE 1154 355 799 500 654 DICEMBRE 370 355 15 0 370 Tabella 10: valori di portata media mensile (l/s) relativi all’impianto di progetto

L’andamento naturale delle portate così determinato risulta caratterizzato da una magra invernale abbastanza accentuata, da una morbida primaverile/estiva con picco a giugno/luglio accompagnato da una graduale e regolare diminuzione delle portate e da una morbida autunnale con picco a novembre. Tale andamento idrologico è coerente con quanto indicato dal PGUAP relativamente a bacini di natura glaciale. (vedi capitolo 5.2 dedicato al Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche a pagina 26). Si noti come i valori di portata residua siano costantemente maggiori del valore di Deflusso Minimo Vitale richiesto dalla normativa vigente per tutti i mesi dell’anno ad eccezione di gennaio e marzo; va tuttavia evidenziato che da dicembre a marzo la derivazione non sarà attiva e quindi i deflussi naturali non saranno minimamente intaccati. Tale scelta è stata fatta per ragioni meramente ambientali, cercando di assecondare il più possibile il naturale andamento idrologico del corso d’acqua.

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6.3.4 Derivazioni nel tratto sotteso Nel tratto sotteso dalla nuova derivazione idroelettrica, non sono presenti concessioni a derivare, pertanto la centrale idroelettrica in oggetto non ha il problema di assicurare al 2017 il rispetto del DMV alle derivazioni sottese. Nel tratto subito a valle rispetto alla sezione di restituzione, è presente un’opera di presa di proprietà HDE che convoglia le acque derivate, attraverso il canale di gronda della Val Rendena, verso il Lago di Molveno per uso idroelettrico.

6.3.5 Portata di rispetto e portata residua La valutazione del DMV è stata fatta in accordo con quanto descritto in precedenza, nel capitolo 5.2.1 Deflusso minimo vitale (a pagina 26). La portata di rispetto, come risulta dalla Tabella 11 , corrisponde a 2,5 volte il DMV invernale, pari a 354,61 l/s nella sezione di interesse ed approssimati a 355 l/s, in accordo con quanto riportato nel Progetto di sviluppo sostenibile delle comunità locali presentato dai Comuni di Pelugo e di Spiazzo.

DMV unitari GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC DMV bacino glaciale 5,5 5,5 5,5 5,5 8,3 8,3 8,3 8,3 8,3 8,3 5,5 5,5 superiore (l/s*km2) DMV totali GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC DMV complessivo su 141,85 141,85 141,85 141,85 214,06 214,06 214,06 214,06 214,06 214,06 141,85 141,85 25,79 km (l/s) DMV di progetto (2,5 354,61 354,61 354,61 354,61 354,61 354,61 354,61 354,61 354,61 354,61 354,61 354,61 DMV inv) (l/s) Aliquote di 150 150 150 150 65,7 65,7 65,7 65,7 65,7 65,7 150 150 incremento (%) Tabella 11 : DMV medio mensile (l/s) relativo al tratto in esame

6.4 VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA

6.4.1 Inquadramento vegetazionale La Val di Borzago, partendo dal fondovalle fino alla linea dei crinali, comprende formazioni vegetazionali che ricadono dal piano submontano fino a quello alpino. In particolare la distribuzione delle aree vegetazionali all’interno del bacino idrografico del Rio Bedù di Pelugo può essere così classificata, in relazione ai vari piani altitudinali: • PIANO MONTANO comprende la Faggeta , l’ Abetina Mista , la Pecceta Secondaria e le Formazioni submontane . Il tratto in esame ricade all’interno di questo piano; • PIANO SUBALPINO comprende il Lariceto Secondario e la Pecceta montana e subalpina ; • PIANO ALPINO comprende il Lariceto , la Cembreta , l’ Alneto , il Mugheto e le Formazioni Erbacee .

Va tuttavia sottolineato che i popolamenti vegetali maggiormente interessati dalla realizzazione di un impianto idroelettrico sono indubbiamente le fitocenosi legate all’ecosistema fluviale. Tali formazioni sono costitute da specie igrofite, seppur con livelli diversi di igrofilia, disposte parallelamente al corso d’acqua, a costituire un corridoio ecologico.

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Le specie riparie sono caratterizzate da adattamenti morfologici e fisiologici quali la flessibilità di fusti e radici, la presenza di aerenchimi o di radici avventizie, tipica di generi arborei quali Populus, Salix e Alnus , altri adattamenti di tipo riproduttivo, come la riproduzione vegetativa per radicamento.

La vegetazione perifluviale delle due sponde è composta da una bordura di specie riparie (con saliconi ed ontani) seguita dalla formazione arborea autoctona non riparia (con abeti rossi, larici e faggi). L’ampiezza cumulativa delle due tipologie di vegetazione è maggiore di 30 m e non sono presenti interruzioni.

6.4.2 Specie floreali e delle specie miniori L’inquadramento floristico dell’area in esame è stato effettuato sulla base di un sopralluogo dell’area in esame ed analizzando la cartografia redatta dal Museo Civico di nel 1991 ed aggiornata al 29 marzo 2012, riportata sul Rapporto sullo Stato dell’Ambiente della Provincia Autonoma di Trento relativo al 2012. Dalla cartografia è possibile individuare il numero di specie floristiche identificate in ciascuno dei 226 quadranti: si va da un minimo di 27 specie ad un massimo di 1.309 specie per quadrante. Il bacino in esame si colloca in un’area di transizione fra quattro quadranti caratterizzati rispettivamente da 484, 694, 635 e 873 specie floristiche: si può quindi dedurre il buon indice di naturalità dell’area. In particolare sono stati rilevate le seguenti specie floreali, suddivise a seconda della formazione vegetazionale di riferimento: Prati polifiti falciati e pascolati (Dactylis glomerata, Festuca rubra, Trifolium pretense, Holcus lanatus, Poa trivialis, Phleum pretense, Arrhenatherum elatius, Plantago lanceolata, Rumex acetosa, Heracleum sphondylium, Chaerophyllum hirsutum, Pimpinella major, Silene dioica, Silene vulgaris, Myosotis sp., Taraxacum officinalis, Alchemilla vulgaris, Achillea millefolium, Carum carvi, Lamium album, Geranium sylvaticum, Ranunculus acris, Anthoxanthum odoratum e Trollius europeus), Boschi a dominanza di conifere (Oxalis acetosella, Majanthemum, bifolium, Dryopteris filis mas, Chalamagrostis arundinacea, Polygonatum verticillatum, Lonicera nigra) e Boschi a dominanza di latifoglie mesofile (Matteuccia struthiopteris, Pulmonaria officinalis, Urtica dioica, Stellaria nemorum, Aegopodium podagraria, Corydalis sp., Sambucus racemosa, Petasites hybridus, Lonicera xylosteum, Chrysosplenium alternifolium).

6.4.3 Fauna terrestre L’unità ecologica dello studio, in relazione alla variabilità morfologico-altitudinale che la caratterizza, offre habitat idonei a gran parte della fauna tipica dell’arco alpino, legata ad ambienti forestali o scarsamente coltivati. Il sito è di rilevante interesse nazionale e provinciale per la presenza e la riproduzione di specie animali in via di estinzione tipiche delle Alpi. Per ottenere un quadro significativo della biodiversità vertebrata della zona interessata dalla realizzazione dell'opera si tengono in considerazione gli studi condotti dal vicino parco Adamello-Brenta, dai dati di bibliografia o su valutazioni fatte sulla base del legame specie-ambiente. Di seguito si riporta una descrizione delle principali specie animali presenti nell’area in esame: Anfibi e Rettili (Vipera comune, Marasso, Orbettino, Lucertola vivipara, Rana di montagna, Salamandra pezzata, Rospo comune), Artropodi (specie tipiche dell’area, non sono state rilevate specie rare o protette), Mammiferi (orso, stambecco, capriolo, cervo, camoscio, volpe, scoiattolo, tasso), Uccelli (Falco Pellegrino, Astore e Sparviere, Aquila reale. Gheppio, Francolino di monte e gallo cedrone, Pernice bianca, Fagiano di monte, Coturnice, Merlo acquaiolo, Picchio cenerino, Picchio nero, Picchio rosso maggiore, Ghiandaia, Nocciolaia, Gracchio alpino).

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6.4.4 Fauna ittica Da un punto di vista ittiofaunistico il Rio Bedù e affluenti è genericamente attribuibile ad una tipica acqua corrente alpina a vocazione salmonicola. Il Rio Bedù, nel suo assetto naturale tipicamente alpino , presenta le seguenti tipologie ambientali, distinte per tratti omogenei così caratterizzati: Il tratto superiore, costituito principalmente da tutti i suoi affluenti nella Val di Borzago è considerato tipicamente montano con acque molto fredde e limpide per tutto l’anno, sponde boscose e per quanto riguarda la morfologia del alveo con prevalenza di substrato a grossi massi granitici e pendenze medie relativamente elevate, che determinano una diffusa presenza di rapide talora intervallate dal susseguirsi di cascatelle e pozze. La parte intermedia pedemontana è caratterizzata morfologicamente da una ricca successione di pozze e gradini, ma anche da tratti con forte acclività dei versanti, con un alveo morfologicamente molto diversificato con presenza di massi e ciottoli in un susseguirsi di gradini (alcuni naturali, altri artificiali) che producono un andamento step and pool con rapide torrentizie e forte variazioni di pendenza. La parte inferiore, dall’abitato di Pelugo fino alla confluenza nel fiume Sarca, assume la tipologia di fondovalle , caratterizzata da minore pendenza media rispetto al tratto montano , composizione del substrato prevalente a ciottoli, sponde povere di vegetazione nella fascia perifluviale, portate di tipo torrentizio e da un certo arricchimento trofico delle acque. Tali caratteristiche coincidono con la zona ittica teorica dei corsi d’acqua a Trota marmorata, situazione che segna un cambio importante rispetto ai tratti superiori attribuibili alla zona ittica teorica della Trota fario. Infatti, secondo la Carta Ittica del Trentino (Betti, 2002), le rilevanti differenze autoecologiche della Trota marmorata rispetto alla Trota fario, portano la prima a dominare nettamente i popolamenti ittici dei torrenti di fondovalle e dei fiumi pedemontani dell’areale di distribuzione, mentre la seconda rimane confinata ai corsi d’acqua montani .

6.4.4.1 Stato del popolamento ittico I dati presentati sono forniti dal Servizio Foreste e fauna della PAT e provengono dal campionamento ittico realizzato in data 5 settembre 2002 da parte dell’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige nel Rio Bedù, cosi come riportati nel Piano di gestione della pesca identificato con il codice E1A1040.

Risultati del campionamento ittico dell'ecosistema omogeneo Rio Bedù, svolto in data 5 settembre 2002 (fonte: Servizio Foreste e fauna - PAT) Catture Stima Densità W medio Biomassa Biomassa Specie 2 2 totali effettivi (ind/m ) (g) totale (g) media (g/m ) Trota fario 25 29 0,07 39,8 1.155 2,89

Dai dati rilevati emerge la composizione monospecifica dell’ittiocenosi, con la presenza della sola semispecie di salmonide Trota fario (Salmo [trutta] trutta L.), che trova nei tratti montani delle acque torrentizie del Rio Bedù un habitat preferenziale rappresentato da acque correnti tumultuose, limpide, fresche e ossigenate. La densità ittica media complessiva riscontrata è medio alta (0,07 ind/m 2), comunque corrispondente con la capacità di portata tipica di un corso d’acqua montano alpino. La biomassa media complessiva è bassa (2,89 g/m 2), conforme alla composizione della popolazione rilevata che comprende trotelle dell’annata, buona rappresentanza di individui giovani (età 1+) e rari subadulti (età 2+). Nessuno degli esemplari del campione raggiunge l’età di 3 anni ne la taglia minima legale di 20 cm.

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Per quanto riguarda il tratto di fondovalle del Rio Bedù, teoricamente la specie guida dovrebbe essere la Trota marmorata ( Salmo [trutta] marmoratus Cuv.), che pero è diventata specie marginale, come nella maggior parte dei corsi d’acqua alpini. Questa situazione evidenzia di fatto, la forte incidenza di fenomeni diffusi riguardanti sia l’alterazione del suo habitat naturale, sia l’introduzione della Trota fario nel suo ambiente elettivo, con conseguenti fenomeni di concorrenza e/o di introgressione genetica. uesti risultati possono essere riconducibili fra l’altro alla frammentazione della continuità biologica dei corsi d’acqua dovuti ad interventi di artificializzazione dell’alveo che, per esempio nel caso specifico delle briglie in prossimità del abitato di Pelugo, rappresentano veri e propri ostacoli insormontabili per le specie ittiche, in grado di limitarne la mobilità in risalita e quindi la loro presenza in alcuni tratti. Nondimeno sono da considerare gli effetti che si generano a carico della fauna ittica a causa della forte riduzione della portata fluente residua conseguente alle derivazioni, che nel caso specifico del Rio Bedù si concentrano nel tratto in prossimità del abitato di Pelugo, ad uso sia zootecnico che idroelettrico, con particolare riferimento al canale di gronda della Val Rendena, diretto al Lago di Molveno.

6.5 ECOSISTEMI Da un’analisi preliminare del contesto ambientale dell’impluvio afferente al rio Bedù si può affermare che le condizioni di qualità biologica rimangono ancora praticamente inalterate nella zona superiore montana (val di Borzago), mentre nella zona pedemontana e nel fondovalle, in prossimità del comune di Pelugo, emerge che le condizioni naturali e originarie del corso d’acqua sono parzialmente alterate anche nei caratteri strutturali, soprattutto per le numerose opere di regolazione idraulica dell’alveo e per la presenza di alcune derivazioni a fine zootecnico e idroelettrico. Considerato che il Rio Bedù non fa parte della rete dell’Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente per il monitoraggio stabile della qualità delle acque, al fine di definire gli impatti potenziali delle opere di progetto e del loro esercizio in questo studio si utilizzano i dati della stazione di monitoraggio di sorveglianza (SD 000302) localizzata sul torrente Arnò, il corpo idrico del bacino del Sarca più vicino e con caratteristiche più simili al Rio Bedù.

6.5.1 Analisi chimico fisiche e microbiologiche di base Dai dati forniti dall’APPA per il torrente Arnò, in generale, non si osservano variazioni rilevanti dei parametri essenziali tali da determinare cambiamenti significativi del giudizio complessivo di classe di qualità ELEVATA espresso dal LIMeco (riferimento Rio Bedù). Infatti, nel periodo di monitoraggio compresso tra il 2006 ed il 20011 (dati più recenti), è da sottolineare soltanto l’aumento del punteggio LIM ECO corrispondente al campionamento realizzato in data 09/05/2007 , che in termini di qualità media del campione analizzato determina un giudizio BUONO sebbene il dato medio annuo rimanga comunque ELEVATO. La variazione della qualità chimica delle acque del torrente Arnò nel 2007 rimane isolata e non attribuibile a variazioni significative in negativo di singoli parametri, piuttosto alla sommatoria di piccole oscillazioni dei parametri misurati. Complessivamente i parametri rappresentano un torrente alpino montano in ottime condizioni per quanto riguarda la qualità chimico-fisica delle acque.

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6.5.2 Descrittori biologici L’ecologia di un corso d’acqua alpino come il Rio Bedù è fondamentalmente basata, da un punto di vista trofico, sugli apporti di sostanza organica proveniente dall’impluvio e trasportata verso l’ambiente fluviale per caduta gravitativa e fluitazione. Su questa risorsa alimentare essenziale si instaura l’intera rete trofica del corso d’acqua, nella quale assumono un ruolo assolutamente centrale la comunità dei macroinvertebrati bentonici e l’ittiocenosi. La composizione qualitativa e i caratteri quantitativi di queste due comunità di organismi consumatori costituiscono importanti indicatori sintetici dello stato ecologico fluviale, proprio in virtù del loro elevato livello nella piramide alimentare (consumatori primari e secondari), della loro presenza diffusa e numerosa, della loro varia sensibilità ai fattori di alterazione antropica dei corpi idrici superficiali.

6.5.2.1 ICMi-DIATOMEE La caratterizzazione dello stato ambientale dal punto di vista biologico, di recente, può essere effettuata analizzando anche la comunità delle Diatomee, Il dato fornito dall’APPA relativo all’analisi dello stato ecologico delle comunità diatomiche, secondo quanto espresso dall’ICMi-Diatomee è stato confrontato con il valore atteso per siti di tipologia analoga in condizioni di riferimento (senza impatti antropici) corrispondente in questo caso all’area geografica alpina A2 (Bacini a regime nivale-pluviale) di cui il bacino idrografico del torrente Arnò (rif. Rio Bedù) fa parte. L’analisi ha evidenziato come il valore del ICMi-Diatomee, sulla base dei campionamenti compiuti nel 2011, risulta essere di 1,12 (senza variazioni nei due campionamenti realizzati rispettivamente a marzo e a maggio), corrispondente ad uno stato di qualità ecologica “ELEVATA” del corso d’acqua, cioè senza nessuna deviazione rispetto al sito di riferimento.

6.5.3 Indice di Funzionalità Fluviale (IFF) Sul Rio Bedù di Pelugo l'indice di Funzionalità Fluviale (IFF) è stato determinato direttamente dall'Agenzia Provinciale per la protezione dell'ambiente della Provincia Autonoma di Trento nel 2010 nell’ambito di uno studio della funzionalità fluviale, commissionato sull'intero reticolo provinciale. Il tratto di torrente interessato dalla derivazione del Comune di Pelugo, compreso fra la captazione idrica in località “Sass da l’Olio” a quota 1.025 m slm e la restituzione in località “Ponte Canale” alla quota di circa 935 m slm, presenta un aspetto torrentizio e uno sviluppo pari a circa 900 m. Tale asta sottesa, maggiorata di circa 50 m a monte della sezione di presa e di 50 m a valle della restituzione è stata suddivisa in 4 tratti omogenei: TRATTO 1 (lunghezza pari a 48 m, corrispondente alla porzione a valle dell’opera di presa esistente HDE), TRATTO 2 (lunghezza pari a 178 m, compreso fra l'inizio dei prati in sponda sinistra e la fine dei prati in sponda sinistra), TRATTO 3 (lunghezza pari a 261 m, compreso fra la fine dei prati in sponda sinistra e la strada vicina in sponda destra), TRATTO 4 (lunghezza pari a 455 m, compreso fra la strada vicina in sponda destra e l’inizio dei prati in sponda sinistra).

TRATTO 1 - BEDP007 Lo stato del territorio circostante, sia in destra che in sinistra idrografica, è privo di pressioni antropiche, domina infatti un bosco di conifere. La vegetazione perifluviale delle due sponde è composta da una bordura di specie riparie seguita dalla formazione arborea autoctona non riparia. L’ampiezza cumulativa delle due tipologie di vegetazione è maggiore di 30 m e non sono presenti interruzioni. Il substrato dell’alveo

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è composto da substrati diversificati, con massi e tronchi, che fungono da ottime strutture di ritenzione degli apporti trofici. L’erosione è assente e la sezione trasversale è integra. L’idoneità ittica è buona, ciò legato anche alla presenza di un salto naturale e di una briglia non superabili dai pesci (altezza > 1 m). L’idromorfologia è step & pool, tipico andamento dei torrenti montani. Il comparto biologico continua a mostrare segni di una leggera alterazione solo per quanto riguarda la componente macrobentonica. TRATTO 2 - BEDP008 La formazione arbustiva riparia, individuata nel tratto precedente, si riduce ad una bordura di ampiezza non superiore ai 5 metri. Il tratto BEDP008 è molto simile al precedente, si differenzia solo per la presenza di prati antropici in sinistra che comportano degli abbassamenti di punteggio della domanda 1 (Stato del territorio circostante), della domanda 3 (Ampiezza delle formazioni funzionali, compresa tra 10 e 2 m) e della domanda 4 (Continuità delle formazioni funzionali, presenza di modeste interruzioni). L’idoneità ittica in questo tratto è elevata. La comunità macrobentonica migliora, infatti risulta essere ben strutturata e diversificata, adeguata alla tipologia fluviale. TRATTO 3 – BEDP009 La vegetazione perifluviale delle due sponde è composta da una bordura di specie riparie seguita dalla formazione arborea autoctona non riparia. In destra l’ampiezza cumulativa delle due tipologie di vegetazione è maggiore di 30 m e non sono presenti interruzioni; in sinistra invece l’ampiezza è compresa tra i 10 e i 30 m e sono presenti delle modeste interruzioni generate da una copertura erbacea. I restanti parametri non differiscono da quanto già osservato e descritto per il tratto precedente. TRATTO 4 – BEDP010 La strada forestale in destra interrompe la continuità trasversale della vegetazione perifluviale, questa è costituita infatti solo dalla bordura riparia (ampiezza compresa tra i 2 e i 5 m con interruzioni frequenti). La vegetazione in sinistra è composta da una formazione arbustiva riparia seguita dalla formazione arborea autoctona non ripar ia (ampiezza maggiore di 30 m e priva di interruzioni). Il fondo appare naturale e diversificato indicando una discreta ritenzione, Il periphyton è scarso e l’idoneità ittica risulta buona malgrado il basso tirante di acqua.

Come rilevato dall’APPA nel parere n. 684904 del 22 novembre 2011, citato dalla d.G.P. n. 2187 del 17 ottobre 2013, di valutazione degli usi diversi, in merito alla qualità ambientale, la funzionalità fluviale del rio Bedù di Pelugo risulta buona per gran parte del tratto interessato dall’opera (tratti BEDP007 – BEDP010), ponendosi a monte del tratto interessato dalle opere di derivazione esistenti. Non raggiunge livelli elevati a causa delle caratteristiche naturali del tratto, in particolare la forte acclività, che di fatto impediscono lo sviluppo di formazioni riparie e di una piana sondabile. Il tratto interessato viene caratterizzato da elevata naturalità ma bassa capacità di resilienza nei confronti delle pressioni.

6.5.3.1 Criteri di valutazione dell’accettabilità MODELLO COMBINATO Il valore teorico di riferimento (RF), dato dal prodotto fra il punteggio minimo del primo livello “elevato” di funzionalità (pari a 224) e il numero di chilometri monitorati considerando le due sponde distintamente, è pari a 211. Il valore attuale (EF), dato dalla sommatoria fra i prodotti tra gli score dell’IFF e la lunghezza in

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chilometri dei sottotratti, è pari a 211. In questo caso, quindi, il tratto risulta avere lo stesso punteggio del limite di riferimento. FUNZIONALITÀ CONTINUA ASSOLUTA e RELATIVA Nel tratto sotteso non risultano essere presenti tratti compatibili con le condizioni di funzionalità continua assoluta e funzionalità continua relativa.

In accordo con quanto riportato sulla Delibera della G.P. n.2187 d.d. 17 ottobre 2013, la derivazione in esame non risulta accettabile rispetto alle esigenze di funzionalità fluviale.

6.6 SISTEMA ANTROPICO Secondo i dati più aggiornati il comune di Pelugo conta circa 389 abitanti mentre quello di Spiazzo Rendena circa 1.299 (dati al 1° gennaio 2013-http://demo.istat.it Considerata l’estensione del territorio comunale di Pelugo pari a 22,87 km 2 e la popolazione residente censita al 31/12/2012, pari a 389 abitanti, Pelugo è caratterizzato da un densità abitativa di circa 17 abitanti per km 2. Spiazzo Rendena, essendo caratterizzato da una superficie comunale di 70,72 km 2 e da un numero di abitanti censiti al 31/12/2012 di 1.299, è invece contraddistinto da una densità abitativa di circa 18,4 abitanti per km 2. Il numero complessivo dei nuclei familiari risulta, negli ultimi anni, in costante, seppur lieve, incremento: per il Comune di Pelugo si passa dalle 173 famiglie che vivevano nel comune nel 2003 alle 186 famiglie del 2012 (incremento del 7,5% circa) mentre per Spiazzo Rendena si passa dalle 498 famiglie del 2003 alle 547 del 2012 (incremento del 9,8% circa). Da un punto di vista economico Pelugo e Spiazzo sono realtà piuttosto onerose, se comparate con la realtà media nazionale. Per quanto riguarda l’economia, il settore dell’edilizia è la frazione più consistente; esso infatti raggruppa circa un terzo delle imprese locali. Un altro settore rilevante è quello del commercio, che copre il 22,4% delle attività lavorative. Attorno al 10% si attestano le attività manifatturiere, agricoltura e settore alberghiero. Il settore turistico svolge un ruolo importante nell’economia della Val Rendena. Il turismo che coinvolge Pelugo è dovuto in gran parte alla presenza di proprietari delle seconde case che raggiungono l’abitato nel periodo estivo ed invernale; quello che caratterizza Spiazzo Rendena è dovuto invece alla presenza di sciatori e giovani nel periodo invernale che si spostano sugli impianti di Madonna di Campiglio e ma anche al soggiorno di famiglie ed anziani nel periodo estivo. Il numero di arrivi e le presenze dell’ultimo triennio si dimostrano sostanzialmente stabili con lieve incremento degli arrivi. Dai dati del 2010 (Servizio Statistica della Provincia di Trento) si contano 98 strutture turistico-ricettive (affittacamere, seconde case, alloggi privati) nel Comune di Pelugo e 881 in quello di Spiazzo Rendena per un totale di 424 posti letto a Pelugo e 4.182 a Spiazzo.

6.6.1 Salute Pubblica Il PGUAP, tramite la cartografia relativa alle derivazioni superficiali, evidenzia come nell’area in esame non siano presenti derivazioni ad uso potabile. Eventuali scarichi, rotture, sversamenti di liquidi pericolosi in grado di alterare i parametri di qualità previsti per le risorse idriche potabili dovuti ad eventi accidentali che

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potrebbero verificarsi in fase di cantierizzazione o di esercizio dell’impianto non porterebbero quindi ulteriori rischi a carico delle comunità e degli individui. Il territorio comunale è dotato di una rete fognaria separata in acque nere e bianche. La quasi totalità delle utenze è allacciata alla fognatura pubblica che confluisce, attraverso il collettore intercomunale, nel depuratore biologico provinciale di proprietà e gestione della Provincia Autonoma di Trento. Le utenze non allacciate alla rete fognaria sono malghe e “case da mont” ubicate in aree distaccate rispetto agli agglomerati urbani, come la Val di Borzago, e dotate di un proprio impianto di trattamento dei reflui di tipo vasca imhoff regolarmente autorizzati. Nel territorio in esame non sono comunque presenti scarichi in fognatura di tipo produttivo. La carta delle risorse idriche del PUP evidenzia tutte le sorgenti, distinguendo le sorgenti ad uso potabile da quelle per altri usi, come di seguito evidenziato nella cartografie relativa. Si noti come la centrale in progetto sviluppi il proprio tracciato in aree di fondovalle prive di sorgenti.

6.7 RUMORE E VIBRAZIONI La presenza di rumore e vibrazioni di fondo nella fascia perifluviale della Val di Borzago, in corrispondenza della futura collocazione dell’edificio centrale in progetto, è dovuta sostanzialmente al costante scorrere dell’acqua nel torrente ed ai transiti veicolari lungo la strada che risale la valle che diminuiscono progressivamente nel corso della notte, considerata l’assenza di attività antropiche in grado di generare tali forme di inquinamento. Il momento della stesura del presente SIA gli unici dati disponibili per la caratterizzazione acustica dell’ambiente perifluviale del torrente provengono dalle misurazioni dirette realizzate nei pressi dell’area destinata alla realizzazione dell’edificio centrale e dall’estrapolazione dei risultati contenuti in altri studi, relativamente a contesti ambientali simili. I rilievi fonometrici diretti sul Rio Bedù di Pelugo sono stati effettuati nella giornata di giovedì 28 novembre 2013, posizionando il fonometro su di un cavalletto con la posizione del microfono a circa 1,50-1,60 m di altezza da terra. Con tali modalità è stato eseguito un rilievo diurno del rumore di fondo, in corrispondenza del sito di costruzione della centrale. Dalle misure effettuate in loco è stato possibile stimare una potenza sonora Lw pari a 65 dB(A) prodotta dal passaggio dell’acqua tra i massi. Il piano di zonizzazione acustica del Comune di Pelugo classifica l’area su cui verrà realizzato l’edificio centrale del nuovo impianto come Zona di Classe acustica I (Aree particolarmente protette), i cui valori limite di emissione massimi del livello sonoro equivalente (Leq A) risultano pari a 45 dB(A) nella fascia diurna e 35 dB(A) nella fascia notturna. Anche le aree confinanti più prossime appartengono alla medesima classe acustica.: Per il nuovo edificio centrale, i recettori più vicini sono costituiti da due case da mont che si collocano rispettivamente a circa 40 m di distanza risalendo il versante verso sud (p.ed. 577 CC Pelugo) e a distanza di 60 m circa sul versante opposto della valle (p.ed. 414 CC Borzago). In Errore. L'origine riferimento non è stata trovata. si riporta una loro localizzazione.

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6.8 RADIAZIONI IONIZZANTI E NON IONIZZANTI Come evidenziato nel Progetto di Sviluppo Sostenibile delle Comunità locali, la Val di Borzago non risulta elettrificata; anche a seguito dei sopralluoghi svolti nell’area in esame non sono state identificate potenziali sorgenti di inquinamento elettromagnetico. L’assenza nella zona di progetto di sorgenti di radiofrequenza è stata inoltre confermata dall’analisi della seguente documentazione a disposizione (“Impatto ambientale da campi elettrici e magnetici a frequenza di rete” - APPA, ITC-IRST; Progetto NIRR, Impatto ambientale da campi elettromagnetici a radiofrequenza” - APPA, ITC-IRST; “Dichiarazione Ambientale EMAS 2012-2015 del Comune di Pelugo, dati aggiornati al 31 marzo 2012”; “Dichiarazione Ambientale EMAS 2012-2015 del Comune di Spiazzo Rendena, dati aggiornati al 31 marzo 2012”). Allo stato attuale non risultano monitoraggi da parte dell’Agenzia Provinciale dei Servizi Sanitari, relativamente all’area in esame.

6.9 PAESAGGIO

6.9.1 Unità elementari del paesaggio Come evidenziato nei criteri di tutela ambientale allegati al PUP ( Allegato B della deliberazione n. 1152 del 24.02.1987) , la Valle di Borzago, insieme alle valli di S. Valentino e di , costituisce una valle minore che in destra Sarca si dirige verso il parco Adamello-Brenta; le principali caratteristiche della valle sono determinate dal corso d’acqua oggetto della presente valutazione di impatto ambientale, e dall’alternarsi di prati-pascoli e boschi punteggiati da sparsi edifici rurali generalmente stagionali alcuni dei quali anche di valenza storico-testimoniale. Le tre valli vanno quindi viste come percorsi preferenziali vero il parco e vanno mantenute nel loro attuale livello di antropizzazione. Sono “vie” che portano verso il parco e che meritano quindi una attenta tutela delle loro caratteristiche originarie. L’analisi della matrice morfologica dell’area di interesse e dell’area di progetto portano all’individuazione di due unità del paesaggio, riconoscibili per forma, tessitura, artificialità e continuità nel territorio, che interagiscono fortemente con il progetto analizzato: • il fondovalle rurale – quale elemento predominante che collega le varie parti del territorio; • il corso d’acqua – quale elemento lineare o corridoio.

Tali unità percettive, riscontrabili anche dalla Carta del Paesaggio del PUP relativa alle Unità Percettive consistono in unità biocenotiche elementari con caratteristiche ecosistemiche omogenee. Non sono presenti fronti o paesaggi di particolare pregio.

6.9.2 Emergenze paesaggistiche ed ambientali A livello di zona di interesse, con riferimento al buffer di 500 m attorno alle opere di progetto, non si rilevano fattori di attrazione e di detrazione che, per la loro unicità, caratterizzano il paesaggio.

6.9.3 Percezione visiva delle opere Il grado di esposizione delle aree interessate dalle opere rispetto al territorio circostante ed in particolare rispetto ai punti particolarmente sensibili, quali emergenze storico-culturali e punti visuali presenti nell’intorno, è pressoché nulla, in considerazione del totale interramento delle opere idroelettriche proposte, fatto salvo la griglia a trappola nell’alveo del torrente e la facciata anteriore dell’edificio centrale, visibili solo

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nelle immediate vicinanze del corso d’acqua. Il valore delle componenti ambientali e paesaggistiche compromesse è quindi pressoché nullo.

6.9.4 Aspetti architettonici Nell’area di cantiere, quindi con potenziale interferenza diretta con le opere proposte, non risultano essere presenti beni architettonici soggetti a tutela ovvero edifici pubblici o privati di età maggiore di 70 anni. Nella zona di interesse lungo il tratto sotteso non si individuano Beni architettonici e artistici rappresentativi (invarianti PUP).

6.9.5 Aspetti archeologici Nell’area di interesse, dall’analisi della cartografia del PUP e dai dati di archivio e bibliografici reperibili, non si rilevano elementi di interesse archeologico reale o potenziale, in quanto non emergono significativi ritrovamenti. Dalla lettura della geomorfologia del territorio emerge come le porzioni di territorio direttamente coinvolte nell’intervento appartengano alla zona di passaggio tra il piede della montagna ed il fondovalle percorso dal Rio Bedù di Pelugo, che si presenta variamente approfondito. Detta conformazione costituisce la relitta testimonianza dei processi erosivi e deposizionali che hanno interessato questo tratto di valle in epoca quaternaria. Nelle fasce altimetricamente più elevate prevalgono i depositi di origine gravitativa che risultano sovrapposti e frammisti, mano a mano che si scende verso valle, a depositi di chiara origine fluvio- glaciale. Nella zona di fondovalle, invece, i suddetti depositi risultano evidentemente rimaneggiati e frammisti a depositi propriamente alluvionali che risentono degli eventi di medio-alta energia del Rio Bedù.

6.9.6 Elementi storici La Val Rendena rientra nel sistema Adamello-Presanella, un ambito territoriale legato alla guerra in alta montagna, in particolare alla “Guerra Bianca”. L'ambiente glaciale, nella fase attuale di ritiro dei ghiacciai, sta offrendo la possibilità di recupero storico di preziosi reperti, "congelati" al momento della fine del conflitto, che giungono ad oggi praticamente integri. Queste testimonianze storiche lasciate dai soldati della Prima Guerra Mondiale sono state raccolte nel Museo della Guerra Bianca Adamellina, sito nell’abitato di Spiazzo Rendena. Di notevole interesse storico è inoltre la collocazione del rifugio Carè Alto che ricalca, la posizione di un'importante base logistica austroungarica costituita da una trentina di costruzioni, tra cui una centrale elettrica e una telefonica, e una chiesetta in legno costruita dai prigionieri russi, ancora visibile. Lungo la cresta del Carè Alto a monte del rifugio - raggiungibile in un'ora di cammino - si trova un cannone austriaco Skoda della prima guerra mondiale, restaurato nella sua postazione originale. Da sottolineare comunque che nel tratto in esame, oggetto di intervento, non risultino evidenze tali da pregiudicare il tracciato proposto, fatta salva la comunicazione alla Soprintendenza di ogni rinvenimento casuale di beni della prima guerra mondiale. A tal fine, l’attività di scavo finalizzata alla posa della condotta forzata e dei canali di carico e scarico, sebbene sempre limitata ai primi due metri di suolo al di sotto delle strade esistenti, potrebbe costituire un’utile fase di analisi del territorio.

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6.9.7 Aspetti socioculturali La Val di Borzago rappresenta un contesto ambientale a forte vocazione turistica essendo caratterizzata dalla presenza di malghe e “case da mont” da un lato e disegnando uno dei percorsi preferenziali verso il parco Adamello-Brenta dall’altro. L’accesso al Monte Carè Alto è infatti garantito da una strada asfaltata che risale la parte inferiore della valle fino alla località Pian della Sega dove è situato un ampio parcheggio proprio alla partenza del sentiero per il rifugio Carè Alto. Il contesto vallivo presenta varie possibilità di miglioramento della funzione paesaggistica ricreativa in termini di una più efficiente fruizione del territorio. Sia le attuali funzioni dell’area sia i futuri sviluppi delle stesse non risultano per nulla compromessi dalla realizzazione delle opere idroelettriche, anzi possono essere oggetto di sviluppo e di incentivazione proprio in relazione all’utilizzo idroelettrico delle acque del Rio Bedù di Pelugo. È proprio in quest’ ottica che si collocano gli interventi evidenziati nel Progetto di Sviluppo Sostenibile delle Comunità Locali. L’elettrificazione della Val di Borzago, il rifacimento del percorso attrezzato sul torrente da località Cornicli a Malga Coel e la riqualificazione di Malga Solan rientrano infatti nell’ottica di una rivalutazione delle componenti paesaggistiche, in accordo con i principi di sostenibilità ambientale. Altro aspetto socioculturale di interesse è dato dal fatto che l’intero territorio è stato lo scenario di alcuni eventi bellici della prima guerra mondiale, testimoniato dal ritrovamento di preziosi reperti. Peraltro, nell’area di interesse progettuale non sono segnalati dal PUP beni storici riconducibili agli eventi bellici. Anche dalle testimonianze raccolte direttamente non risultano elementi di interferenza che sconsiglino la realizzazione delle opere proposte.

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7 IMPATTI L’analisi ambientale relativa all’impianto idroelettrico sul Rio Bedù di Pelugo, sarà articolata in modo tale da considerare tutte le componenti naturali ed antropiche interessate (atmosfera, suolo e sottosuolo, ambiente idrico, vegetazione, flora e fauna, ecosistemi, sistema antropico, rumore e vibrazioni, radiazioni ionizzanti e non ionizzanti, paesaggio), al fine di descrivere opportunamente l’ambiente in cui l’impianto si inserisce, oltre che valutare le interferenze che il progetto crea con le suddette componenti e gli ecosistemi coinvolti considerati nella loro globalità. Per poter ottenere un giudizio oggettivo, verrà utilizzato il metodo "Bresso”. Tale metodo, di tipo euristico, incrocia delle matrici azioni/componenti ambientali con una scala di giudizi ordinale. Questa matrice è in grado di attribuire una magnitudo di impatto, un giudizio sintetico articolato in 5 classi (trascurabile, basso, moderato, elevato, molto elevato). Dopo aver verificato a quale categoria appartiene l’impatto ambientale (negativo/positivo) il metodo chiede di esprimersi su: Intensità (grave o cospicuo/lieve), Reversibilità (reversibile/non reversibile o stabile), Ambito di influenza (locale/strategico), Permanenza (lungo termine/breve termine). Il metodo “Bresso” trasforma la combinazione delle quartine in una “somma” delle prestazioni (Canter, 1979). Il risultato viene quindi normalizzato in millesimi e riordinato a partire dal giudizio più penalizzante (scala negativa) fino a al migliore ottenibile (scala positiva). La valutazione dell’impatto verrà eseguita illustrando tre differenti fasi: STATO ATTUALE (impatti previa realizzazione dell’opera), FASE DI CANTIERE , durante la realizzazione dell’opera, STATO DI PROGETTO (durante la gestione ed il funzionamento dell’impianto).

VALORE IN MILLESIMI DELL’IMPATTO GIUDIZIO SINTETICO DELL’IMPAT TO Da 90 a 114 MOLTO ELEVATO Da 66 a 89 ELEVATO

Da 32 a 65 MODERATO Positivo Da 8 a 31 BASSO Da -7 a 7 TRASCURABILE Da -8 a -31 BASSO Da -32 a -65 MODERATO Da -66 a -89 ELEVATO Da -90 a -114 MOLTO ELEVATO Negativo

7.1 ATMOSFERA Gli impatti sull’atmosfera, causati dalla realizzazione di un impianto idroelettrico, sono generalmente trascurabili sia in fase di esercizio che di cantierizzazione. Inoltre, le emissioni in atmosfera di odori durante la fase di gestione dell’impianto saranno assenti in quanto l’opera in progetto non contiene apparecchiature che possano emettere inquinanti in atmosfera. La messa in esercizio di un impianto alimentato ad energia rinnovabile comporta anche tutta una serie di benefici che, a livello globale, influiscono sui termini del bilancio energetico generale. E’ possibile quantificare il cosiddetto risparmio energetico convenzionale, commisurando l’energia prodotta con

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l’equivalente energia che sarebbe stata ottenuta mediante la combustione di prodotti derivati dal petrolio. Nel caso in oggetto, il risparmio energetico è quantificabile in circa 3.438.761 kWh x·1.8·10 -4 = 643 TEP, pari a 4.494 tonnellate annue di CO 2 che non saranno più emesse per l’approvvigionamento energetico.

STATO ATTUALE Non si registra allo stato attuale un impatto generato dall’ecosistema o dall’uomo sulle componenti atmosferiche.

FASE DI CANTIERE Variazioni Del Livello Di Inquinamento Atmosferico (Polveri) Durante la fase di cantiere, le emissioni di polveri saranno determinate principalmente da passaggio e movimento di mezzi d’opera e dagli scavi con conseguente spostamento di terre e rocce. Si tratta di un impatto certamente negativo a breve durata spazio-temporale, limitato e reversibile. L’impatto non si ritiene in alcun modo significativo, anche alla luce del fatto che, ad esempio, una normale pioggia dilava facilmente le polveri, senza produrre alcun importante effetto sull’atmosfera stessa. Giudizio: Impatto trascurabile

Variazioni Del Livello Di Inquinamento Atmosferico (Gas Di Scarico E Fumi) L’utilizzo di mezzi di cantiere causa un impatto negativo sul livello di inquinamento atmosferico. Impatto comunque di bassa intensità, ridotto nel tempo, limitato nello spazio e reversibile. Giudizio: Impatto trascurabile

VARIAZIONI DEL MICROCLIMA Non si registra alcuna variazione di microclima dovuta alle opere di cantierizzazione. Giudizio: Impatto trascurabile

STATO DI PROGETTO Variazioni Del Livello Di Inquinamento Atmosferico (Polveri) L’utilizzo di una fonte di energia rinnovabile produce nell’immediato e sul lungo periodo una riduzione delle polveri emesse in atmosfera rispetto ad una produzione di energia da fonti fossili. Giudizio: Impatto positivo elevato

Variazioni Del Livello Di Inquinamento Atmosferico (Gas Di Scarico E Fumi) L’utilizzo di una fonte di energia rinnovabile produce nell’immediato e sul lungo periodo una riduzione dei gas di scarico e dei fumi emessi in atmosfera rispetto ad una produzione di energia da fonti fossili. Giudizio: Impatto positivo elevato

Variazioni Del Microclima Non si registra alcuna variazione di microclima dovuta alle opere in progetto. Giudizio: Impatto trascurabile

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7.2 SUOLO E SOTTOSUOLO Le opere di progetto per la costruzione della centrale idroelettrica si sviluppano sulla destra orografica del Rio Bedù di Pelugo e sono composte da un’opera di presa, una condotta forzata ed un edificio centrale. La porzione di versante direttamente interessata dalla realizzazione delle opere in progetto appartiene, dal punto di vista geologico, principalmente ad un’area di controllo con penalità gravi o medie. Solamente le porzioni più prossime all’alveo del Rio Bedù ricadono all’interno di una area ad elevata pericolosità geologica ed idrogeologica. Dalla ricognizione dei luoghi, non sono stati riscontrati nel tratto in esame fenomeni franosi o erosivi, alluvionali, valanghivi o sismici in grado di pregiudicare la realizzabilità delle opere. Gli impatti su suolo e sottosuolo, in fase di realizzazione dei lavori, saranno limitati agli scavi per la costruzione dell’opera di presa, per la posa della condotta e per la costruzione dell’edificio centrale con relativa strada di accesso. Comunque, una volta attuate le mitigazioni (rinverdimento delle scarpate denudate, utilizzo dello stesso strato vegetale precedentemente rinverdito), gli impatti saranno limitati alla presenza della briglia di presa e alla parte visibile dell’edificio centrale, comunque ben inserita nell’ambiente circostante. Dal punto di vista del bilancio idrico sotterraneo, la situazione può essere considerata buona. Oltre alla falda di fondovalle connessa al sistema idrico del Rio Bedù, esistono una serie di scorrimenti ipogei lungo i versanti, derivanti dall’infiltrazione delle acque che tendono a percolare il terreno fino ad essere guidate dai livelli a granulometria più fine o dal sottostante substrato roccioso. Va tuttavia sottolineato che il tracciato della condotta, così come concepito, non va ad interagire sul sistema idrico sotterraneo (come evidenziato dalla carta delle risorse idriche).

STATO ATTUALE Non si registra allo stato attuale un impatto generato dall’ecosistema o dall’uomo sulle componenti di suolo e sottosuolo.

FASE DI CANTIERE Variazione Del Grado Di Erodibilita’ Del Suolo Analizzando la variazione del grado di erodibilità del suolo inerente la costruzione delle opere, si registra come la condotta forzata andrà a localizzarsi completamente sotto strade esistenti a profondità relativamente contenuta, senza impatti negativi sull’esistente. L’opera di presa e l’edificio centrale saranno completamente interrati ed è previsto il completo ripristino del terreno allo stato esistente, utile a minimizzare l’impatto visivo derivante dalla costruzione delle opere ed evitare fenomeni localizzati di erosione. Giudizio: Impatto trascurabile

Variazione Del Grado Di Rischio Frane Analizzando il grado di rischio di sviluppo di fenomeni franosi, in fase di cantierizzazione delle opere e principalmente durante l’apertura di fronti di scavo, è possibile il verificarsi il distaccamento di eventuali massi o blocchi. La perizia geologica evidenzia tale possibilità ed evidenzia la necessità di un sopralluogo

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previo inizio dei lavori, per individuare eventuali zone a rischio. La realizzazione dell’edificio centrale prevede degli scavi su terreno piuttosto acclive. Per evitare l’innescamento di fenomeni franosi o sbancamenti troppo onerosi del terreno, si prevede la realizzazione di una paratia di micropali volta alla stabilizzazione del terreno esistente, preservando disagi o lesioni ai manufatti esistenti. Giudizio: Impatto trascurabile

Variazione Del Grado Di Rischio Alluvioni Il cantiere sarà posto in opera esclusivamente durante i periodi di magra del Riò Bedù, per permettere una esecuzione in sicurezza dei lavori. Giudizio: Impatto trascurabile

Variazione Del Grado Di Rischio Valanghivo Dal punto di vista del grado di rischio valanghivo, è necessario sottolineare come la Val di Borzago, nel tratto in esame, sia coperta da formazioni vegetazionali dal piano submontano a quello alpino che di fatto inibiscono il processo di formazione e di propagazione di possibili fenomeni. La fase di cantierizzazione si svilupperà esclusivamente durante la stagione estiva ed inoltre tutte le opere localizzate in fondovalle, non altereranno il rischio valanghivo esistente. Giudizio: Impatto trascurabile

Variazione Del Rischio Sismico L’edificio centrale e l’opera di presa sono classificati in classe d’uso II in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso dovuto ad un evento sismico. Inoltre, i comuni di Pelugo e Spiazzo ricadono in Zona 4, quindi in aree a sismicità molto bassa, che presentano sull’intero territorio nazionale il minor rischio sismico essendo possibili sporadiche scosse che possono creare danni con bassissima probabilità. Giudizio: Impatto trascurabile

Variazione Stabilita’ Dei Versanti La fase di cantierizzazione prevede l’apertura di fronti di scavo a profondità contenuta per la posa della condotta forzata e dell’opera di presa. Inoltre per la costruzione dell’edificio centrale lo scavo sarà sorretto da una paratia di micropali opportunamente dimensionata. Tutte le opere sono provvisionali e prevedono il ripristino allo stato attuale dei profili del terreno. Inoltre, parte del terreno esistente sarà sostituita con un manufatto vuoto, riducendo il carico applicato sul terreno sottostante. Giudizio: Impatto trascurabile

Alterazioni Morfologiche Dovute Agli Scavi Tutte le opere di cantierizzazione prevedono il ripristino allo stato attuale dei profili del terreno, ad eccezione dell’edificio centrale per il quale è prevista la costruzione di una pista di cantiere, che verrà successivamente mantenuta, ed un lato fuori terra per permettere l’accesso al fabbricato. Giudizio: Impatto negativo basso

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Alterazioni Pedologiche Tutte le opere di cantierizzazione prevedono il ripristino allo stato attuale dei profili del terreno, ad eccezione dell’edificio centrale per il quale è prevista la costruzione di una pista di cantiere, che verrà successivamente mantenuta, ed un lato fuori terra per permettere l’accesso al fabbricato. Giudizio: Impatto trascurabile

Variazioni Nel Bilancio Idrico Sotterraneo Per quanto riguarda la circolazione idrica sotterranea, gli impatti potenziali sono assenti. Giudizio: Impatto trascurabile

STATO DI PROGETTO Variazione Del Grado Di Erodibilita’ Del Suolo Il grado di erodibilità del suolo verrà ripristinato allo stato pre-opera al termine dei lavori. Giudizio: Impatto trascurabile

Variazione Del Grado Di Rischio Frane Il grado di rischio frane verrà ripristinato allo stato pre-opera al termine dei lavori. Giudizio: Impatto trascurabile

Variazione Del Grado Di Rischio Alluvioni Dal punto di vista del grado di rischio alluvioni, la briglia di presa prevede un allargamento con risistemazione dell’alveo esistente, favorendo il deflusso delle acque non turbinate verso valle. L’edificio centrale di progetto è completamente interrato e posto ad una quota superiore rispetto all’alveo del Rio Bedù. All’altezza del canale di scarico si provvederà ad una risistemazione dell’alveo fluviale con posa di scogliera di protezione del versante. Giudizio: Impatto trascurabile

Variazione Del Grado Di Rischio Valanghivo Il grado di rischio valanghivo non varia con l’entrata in funzione dell’impianto. Giudizio: Impatto trascurabile

Variazione Del Rischio Sismico Il grado di rischio sismico non varia con l’entrata in funzione dell’impianto. Giudizio: Impatto trascurabile

Variazione Stabilita’ Dei Versanti La realizzazione della scogliera in massi con funzione di stabilizzazione delle sponde del Rio Bedù porterà dei sensibili benefici alla stabilità delle aree interessate dalle opere. Giudizio: Impatto positivo moderato

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Alterazioni Morfologiche Dovute Agli Scavi Tutte le opere di cantierizzazione prevedono il ripristino allo stato attuale dei profili del terreno, ad eccezione dell’edificio centrale per il quale è prevista la costruzione della strada di accesso, che verrà successivamente mantenuta, ed un lato fuori terra per permettere l’accesso al fabbricato. Giudizio: Impatto negativo basso

Alterazioni Pedologiche Non ci sono alterazioni pedologiche dovute all’entrata in funzione dell’impianto. Giudizio: Impatto trascurabile

Variazioni Nel Bilancio Idrico Sotterraneo Per quanto riguarda la circolazione idrica sotterranea, gli impatti potenziali sono assenti. Giudizio: Impatto trascurabile

7.3 AMBIENTE IDRICO La realizzazione dell’impianto idroelettrico ha delle ripercussioni sulla componente idrica sia per quel che riguarda la natura degli impatti (temporanei e permanenti) che per l’orizzonte temporale di riferimento (fase di cantiere/di esercizio). Analizzando gli impatti di natura transitoria si riscontrano quelli legati alle normali attività di cantiere in ambiente fluviale (intorbidimento provvisorio a valle dei cantieri, eventuali sversamenti di materiali inquinanti, etc.). Gli impatti permanenti, invece, sono quelli di natura stabile legati alle opere realizzate (interruzione della continuità fisica dell’alveo, etc.) o quelli che si riscontrano durante l’ordinario funzionamento dell’impianto idroelettrico (riduzione delle portate defluenti nel tratto sotteso alla derivazione, riduzione della capacità di autodepurazione del torrente, etc.). Inoltre gli impatti possono manifestarsi su scala strettamente locale e puntiforme o, più frequentemente, su scala diffusa propagandosi verso valle per effetto della fluitazione lungo il corso d’acqua, anche oltre il tratto sotteso alla derivazione idroelettrica. In fase di esecuzione delle opere i più rilevanti fattori potenziali di alterazione consistono in: • intorbidimento delle acque defluenti a valle del cantiere e nelle sue immediate vicinanze nelle fasi di scavo in alveo. La progressiva sedimentazione dei solidi sospesi potrebbe portare danni significativi all’ecosistema acquatico alterando la trasparenza delle acque o la qualità dei fondali attraverso l’occlusione degli interstizi dell’ambiente bentonico; • sversamenti di materiali inquinanti dalle macchine operatrici sul cantiere (oli, sostanze aggressive, etc.) e fughe di calcestruzzo dai manufatti a contatto con il corso d’acqua; • interruzione della continuità fluviale longitudinale in corrispondenza della briglia di presa, a causa della realizzazione di una deviazione temporanea delle portate provenienti da monte; • alterazione dei tratti di sponda interessati dalla realizzazione di scogliere di consolidamento dei versanti.

In fase di esercizio dell’impianto i più rilevanti fattori di alterazione risultano:

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• riduzione delle portate medie defluenti naturalmente lungo l’alveo, nel tratto sotteso alla derivazione. L’entità di questo fenomeno è strettamente legata alla quantità d’acqua prelevata e, soprattutto, a quella presente in alveo nei vari periodi dell’anno, in relazione alle diverse esigenze trofiche (alimentazione, riproduzione) della fauna interessata. Analizzando la portata rilasciata in termini percentuali si nota come il prelievo assecondi l’andamento naturale del deflusso. Nel periodo di magra invernale (quando l’impianto sarà mantenuto inattivo e non sarà attuata nessuna derivazione) non si avrà nessuna riduzione di portata mentre in estate (maggio-settembre) l’entità della derivazione sarà compresa fra il 33 % ed il 56 % del deflusso naturale. Il prelievo così modulato, tra l’altro, consente di escludere i regimi monotoni che, in quanto innaturali, non favoriscono l’insediamento e il mantenimento di adeguate ed equilibrate biocenosi, con particolare riferimento alla fauna ittica e alla comunità macrobentonica. • riduzione della superficie naturale di corrivazione nel tratto sotteso alla derivazione e, di conseguenza, dell’interfaccia biologicamente attiva nei processi di autodepurazione del torrente. • segmentazione idrologica del torrente e degrado paesaggistico dell’ambiente fluviale, soprattutto a causa della riduzione di portata, della turbolenza e impetuosità delle acque.

Per quanto riguarda invece l’interferenza delle opere con il deflusso sotterraneo, si sottolinea come gli impatti possono essere considerati nulli sia in fase di cantierizzazione che in quella di esercizio. La portata di rispetto stabilita consiste in un valore costante di 533 l/s, pari a 2,5 volte il DMV del periodo invernale. Nonostante la Giunta Provinciale (delibera 2187 del 17 ottobre 2013) abbia autorizzato un prelievo massimo di 1.500 l/sec, in fase progettuale si è optato per una derivazione massima pari a 1.200 l/sec per esigenze di carattere ambientale e per ridurre la dimensione dell’impianto di progetto.

STATO ATTUALE Non si registra allo stato attuale un impatto generato dall’ecosistema o dall’uomo sulle componenti di suolo e sottosuolo.

FASE DI CANTIERE Variazione Deflusso Acque Superficiali L’impatto durante la fase di cantierizzazione non va ad interessare la quantità di acqua presente in alveo, è puntuale e limitato esclusivamente alla costruzione delle opere, quali la briglia di presa ed in misura minore la sezione terminale dei canali di scarico. La durata è comunque limitata alla fase di cantierizzazione, con il corretto ripristino della naturale sezione di deflusso al termine delle opere. Giudizio: Impatto trascurabile

Intorbidimento Acque Superficiali L’impatto durante la fase di cantierizzazione potrebbe portare ad un intorbidimento delle acque derivante da un rilascio in alveo di materiali di scavo o movimentazione terra. Limitato alla fase di cantiere e reversibile. Giudizio: Impatto trascurabile

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Variazione Del Livello Di Inquinamento Delle Acque Superficiali Eventuali sversamenti di materiali di cantiere durante la fase di costruzione delle opere in alveo e nelle zone limitrofe potrebbe portare ad eventi spot di inquinamento delle acque del Rio Bedù. Possibilità da non trascurare, ma comunque limitata alla fase di cantierizzazione. Giudizio: Impatto trascurabile

Interruzione Della Continuita’ Fluviale Questo impatto, sebbene transitorio, implica la distruzione della superficie biologicamente attiva del fondo che tuttavia verrà ripristinata al termine dell’esecuzione delle opere. Si prevede che tale impatto sia riassorbito nel giro di poco tempo dall’ultimazione dei lavori in alveo. Giudizio: Impatto trascurabile

Incremento Dell’escursione Annua Della Temperatura Superficiale Nessun incremento dell’escursione annua della temperatura superficiale è previsto nella fase di cantierizzazione. Giudizio: Impatto trascurabile

Incremento Concentrazione Inquinanti Di Origine Organica Nessun incremento della concentrazione di inquinanti di origine organica è previsto nella fase di cantierizzazione. Giudizio: Impatto trascurabile

Variazione Deflusso Acque Sotterranee Nessuna variazione del deflusso delle acque sotterranee è previsto nella fase di cantierizzazione. Giudizio: Impatto trascurabile

Variazione Del Livello Di Inquinamento Delle Acque Sotterranee Nessuna variazione del livello di inquinamento delle acque sotterranee è previsto nella fase di cantierizzazione. Giudizio: Impatto trascurabile

STATO DI PROGETTO Variazione Deflusso Acque Superficiali L’impatto durante la fase di progetto ha delle influenze sulla quantità di acqua presente in alveo, riducendola, ma mantenendo una variabilità del deflusso, escludendo innaturali regimi monotoni. Giudizio: Impatto negativo basso

Intorbidimento Acque Superficiali Nessun intorbidimento delle acque superficiali è previsto in fase di esercizio.

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Giudizio: Impatto trascurabile

Variazione Del Livello Di Inquinamento Delle Acque Superficiali Nessun inquinamento delle acque superficiali è previsto in fase di esercizio. Giudizio: Impatto trascurabile

Interruzione Della Continuita’ Fluviale Nessuna interruzione della continuità fluviale è prevista in fase di esercizio. Giudizio: Impatto trascurabile

Incremento Dell’escursione Annua Della Temperatura Superficiale Nessun incremento dell’escursione annua della temperatura superficiale è previsto nella fase di esercizio. Il periodo di ritenzione delle acque derivate è molto limitato, tale da non pregiudicarne le caratteristiche ed il rilascio è previsto esattamente a monte di un’opera di presa esistente, a valle della quale le condizioni al contorno restano immutate rispetto allo stato attuale Giudizio: Impatto trascurabile

Incremento Concentrazione Inquinanti Di Origine Organica Nessun incremento della concentrazione di inquinanti di origine organica è previsto nella fase di esercizio, Giudizio: Impatto trascurabile

Variazione Deflusso Acque Sotterranee Nessuna variazione del deflusso delle acque sotterranee è previsto nella fase di esercizio dell’impianto. Giudizio: Impatto trascurabile

Variazione Del Livello Di Inquinamento Delle Acque Sotterranee Nessuna variazione del livello di inquinamento delle acque sotterranee è previsto nella fase di esercizio dell’impianto. Giudizio: Impatto trascurabile

7.4 VEGETAZIONE e FLORA Le opere di progetto per la costruzione della centrale idroelettrica si sviluppano sulla destra orografica del Rio Bedù di Pelugo e sono composte da un’opera di presa, una condotta forzata ed un edificio centrale. La quota è variabile da un massimo di 1.025,00 m s.l.m. (quota pelo morto vasca di carico) fino ad un minimo di 929,00 m s.l.m. circa (quota restituzione in alveo). Gli impatti su vegetazione e flora, in fase di realizzazione dei lavori, saranno limitati agli scavi ed ai movimenti terra per la costruzione dell’opera di presa, per la posa della condotta e per la costruzione dell’edificio centrale con relativa strada di accesso. Comunque, una volta attuate le necessarie mitigazioni (rinverdimento delle scarpate denudate, utilizzo dello stesso strato vegetale precedentemente rinverdito), gli

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impatti saranno limitati alla presenza della briglia di presa ed alla facciata visibile dell’edificio centrale, comunque ben inserita nell’ambiente circostante.

STATO ATTUALE Non si registra allo stato attuale un impatto generato dall’ecosistema o dall’uomo sulle componenti di vegetazione e flora, nel tratto in esame.

FASE DI CANTIERE Alterazione Della Componente Erbacea L’impatto durante la fase di cantierizzazione è limitato esclusivamente alla costruzione dell’opera di presa e dell’edificio centrale. La condotta forzata verrà posata esclusivamente al di sotto del sedime della strada esistente, senza andare ad alterare la componente erbacea della zona. L’impatto è comunque limitato alla fase di cantierizzazione, con il corretto ripristino delle essenze erbacee preesistenti che andranno a ricoprire la zona. Giudizio: Impatto negativo basso

Alterazione Della Componente Arbustiva L’impatto durante la fase di cantierizzazione è limitato esclusivamente alla costruzione dell’opera di presa e dell’edificio centrale. La condotta forzata verrà posata esclusivamente al di sotto del sedime della strada esistente, senza andare ad alterare la componente arbustiva della zona. L’impatto è comunque limitato alla fase di cantierizzazione con il corretto ripristino delle componenti arbustive preesistenti al termine dei lavori, che torneranno successivamente allo stato originario. Giudizio: Impatto negativo basso

Alterazione Della Componente Arborea L’impatto durante la fase di cantierizzazione è limitato esclusivamente alla costruzione dell’opera di presa e dell’edificio centrale. La condotta forzata verrà posata esclusivamente al di sotto del sedime della strada esistente, senza andare ad alterare la componente arborea della zona. L’impatto è comunque limitato alla fase di cantierizzazione con il corretto ripristino delle componenti arboree preesistenti al termine dei lavori, con successivo attecchimento. Giudizio: Impatto negativo basso

STATO DI PROGETTO Alterazione Della Componente Erbacea Non ci sono alterazioni della componente erbacea locale dovute all’entrata in funzione dell’impianto. Giudizio: Impatto trascurabile

Alterazione Della Componente Arbustiva Non ci sono alterazioni della componente arbustiva locale dovute all’entrata in funzione dell’impianto. Giudizio: Impatto trascurabile

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Alterazione Della Componente Arborea Non ci sono alterazioni della componente arborea locale dovute all’entrata in funzione dell’impianto. Giudizio: Impatto trascurabile

7.5 FAUNA Gli impatti sulla fauna terrestre saranno limitati alla sola fase di cantiere. In passato le derivazioni esistenti hanno determinato una forte limitazione allo sviluppo della fauna ittica in quanto il mancato rilascio di un deflusso minimo ha compromesso lo sviluppo delle popolazioni. Alla base della presente proposta progettuale, proprio in considerazione della volontà di preservare condizioni idonee allo sviluppo delle popolazioni ittiche almeno nella parte intermedia del bacino, invece, si pone il rilascio di una portata di rispetto pari a 2,5 volte il DMV invernale di riferimento, pari a 284 l/s per il periodo invernale e a 438 l/s per il periodo estivo. Deflussi così maggiorati rispetto a quanto previsto dal PGUAP risultano ampiamente cautelativi per la tutela della fauna ittica, in quanto probabilmente superiori alle portate media di magra invernale che si formano in un bacino a substrato cristallino impermeabile e quindi alle normali condizioni di stress ambientale che la fauna ittica supera nel periodo invernale. La diversa valutazione svolta da APPA, sebbene in merito a valori di rilascio pari a solo il 50% in più rispetto al DMV, porta a ritenere che per l’ittiofauna la diminuzione della variabilità degli habitat e della disponibilità delle aree di frega comporti anche un peggioramento della qualità ecologica complessiva. La verifica sperimentale di quanto sopra considerato verrà condotta nell’ambito di uno specifico monitoraggio ambientale in fase gestionale a carico della fauna ittica, al fine di dimostrare il mantenimento, nel nuovo tratto sotteso all’uso idroelettrico, delle condizioni di idoneità ittica rilevate ante operam prima della realizzazione dell’impianto.

STATO ATTUALE Non si registra allo stato attuale un impatto generato dall’ecosistema o dall’uomo sulla componente faunistica della zona.

FASE DI CANTIERE Disturbi Fauna Terrestre L’impatto durante la fase di cantierizzazione può derivare dalla produzione di rumore, polveri e fumi da parte dei mezzi d’opera durante la fase di cantierizzazione, in particolare nei confronti della fauna terricola ed avicola presente sul territorio. Si tratterà comunque di impatti assolutamente lievi, reversibili, locali e che saranno annullati una volta terminati i lavori. La presenza in loco di mezzi e persone durante le fasi di costruzione delle opere costituisce una potenziale causa di disturbo nei confronti della fauna (in particolare gli uccelli). L’impatto in questo caso sarebbe dovuto sia ai rumori prodotti durante le operazioni, quanto ai continui spostamenti ed introduzione nel territorio occupato di elementi di disturbo, rappresentati appunto dagli autoveicoli e dagli operai. Il disturbo sarà maggiore nell’area di intervento, nonché in quella strettamente limitrofa o, comunque, attraversata dai mezzi. Complessivamente si ritiene comunque questa forma di impatto assai limitata.

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Giudizio: Impatto trascurabile

Disturbi Fauna Ittica Durante la fase di cantiere vi potranno essere limitati intorbidamenti dell’acqua del Rio Bedù a causa del movimento dei mezzi meccanici impiegati, necessari per la costruzione della briglia di presa. Inoltre, il tratto interessato dai lavori verrà temporaneamente deviato, con conseguente messa in asciutta dell’alveo naturale. Anche in questo caso l’impatto causato è legato al periodo e alla durata degli interventi. La deviazione del corso comporterà, inoltre, la distruzione della componente macrobentonica presente mentre, invece, per quanto riguarda la fauna ittica (ad esclusione delle uova e degli avannotti) si assisterà ad uno spostamento verso monte e verso valle. Da rilevare, comunque, come il tratto in questione risulterà estremamente ridotto, e nell’ordine di pochi metri e pertanto l’impatto complessivo sarà del tutto insignificante; il periodo di intervento inoltre cadrà al di fuori della magra invernale. Al ripristino della situazione preesistente, terminati i lavori, le biocenosi animali riconquisteranno gli habitat precedentemente perduti. Giudizio: Impatto negativo basso

Disturbi Attivita’ Alieutica Durante la fase di cantiere vi saranno limitati effetti sull’attività alieutica nella zona di progetto, principalmente dovuti alle attività che producono rumore nella fascia perifluviale, quali attività di cantierizzazione per la costruzione dell’opera di presa, scavi e demolizioni. Va segnalato che il “Regolamento interno 2013” dell’associazione pescatori Alto Sarca – , consente l’attività alieutica durante la stagione estiva esclusivamente il mercoledi e nel weekend sul tratto inerente del Rio Bedù di Pelugo, quindi l’impatto è considerevolmente limitato nel tempo. Giudizio: Impatto trascurabile

STATO DI PROGETTO Disturbi Fauna Terrestre Non ci sono disturbi della fauna terrestre dovute all’entrata in funzione dell’impianto. Giudizio: Impatto trascurabile

Disturbi Fauna Ittica La riduzione di portata idrica a valle della presa durante la fase di gestione ha impatto sulle componenti animali presenti, rappresentate dalla fauna bentonica e da quella ittica. L’entità di tali fenomeni è strettamente legata alla quantità d’acqua prelevata e, soprattutto, a quella presente in alveo nei vari periodi dell’anno, in relazione alle diverse esigenze trofiche (alimentazione, riproduzione) possedute dalla fauna interessata. Non vi sarà interferenza significativa sulla produzione ittica, che è infatti strettamente legata all’entità degli habitat disponibili (superficie dell’alveo bagnato) e alle caratteristiche ambientali e idrologiche del corso d’acqua, in quanto queste ultime non andranno incontro a variazioni significative a seguito del funzionamento dell’impianto, che rimane fermo nei mesi compresi fra dicembre e marzo. Le maggiori perdite di sezione cadranno naturalmente nei periodi di massimo prelievo, i mesi di morbida estiva, che in

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rapporto alla elevata portata presente in alveo non andranno ad incidere significativamente sulla produzione ittica. Giudizio: Impatto negativo basso

Disturbi Attivita’ Alieutica Il prelievo non avrà delle ripercussioni importanti sull'attività alieutica. Nei mesi di apertura (aprile – settembre), sebbene il deflusso sia ridotto rispetto allo stato attuale, rimane comunque la garanzia della presenza in alveo di una portata residua decisamente superiore ai valori di DMV stabiliti dal PGUAP. Giudizio: Impatto trascurabile

7.6 ECOSISTEMI Come rilevato dall’APPA nel parere n. 684904 del 22 novembre 2011, citato dalla d.G.P. n. 2187 del 17 ottobre 2013, di valutazione degli usi diversi, in merito alla qualità ambientale, il rio Bedù di Pelugo è un corpo idrico soggetto al mantenimento degli obiettivi di qualità stabiliti dalla normativa nazionale ed europea (stato buono al 2015). Per quanto riguarda gli elementi di qualità biologica, l’APPA nel suddetto parere non ritiene che il prelievo idrico possa compromettere la qualità delle comunità dei macroinvertebrati e del fitobenthos, a conferma che la portata di rispetto proposta, costantemente superiore a 2 volte il DMV invernale di riferimento, pari a 284 l/s per il periodo invernale e a 438 l/s per il periodo estivo, assicuri un elevato standard ambientale, soprattutto nei periodi di maggior stress ambientale. Deflussi almeno doppi rispetto a quanto previsto dal PGUAP risultano ampiamente cautelativi per la tutela dei macroinvertebrati, come per la tutela della fauna ittica. Analogamente, si individua nella verifica sperimentale tramite specifico piano di monitoraggio ambientale in fase gestionale lo strumento per dimostrare il mantenimento, nel nuovo tratto sotteso all’uso idroelettrico, delle condizioni di qualità biologica delle acque rilevate prima della realizzazione dell’impianto. La proposta progettuale consiste in una derivazione a portata fluente che pertanto, oltre alle valutazioni in merito alla portata derivata e di rispetto già formulate in merito all’ecologia fluviale, assicura una stabilità ecosistemica tarata sulle nuove condizioni di deflusso. Escludendo fonti di alterazione specifiche sulla qualità delle acque, l’uso idroelettrico può incidere negativamente sull’ecosistema qualora generi variazioni repentine di portata. Nel caso specifico l’uso idroelettrico genera una limitazione dell’ecosistema, peraltro regolare e stabile nel tempo. La verifica sperimentale degli effetti della derivazione, come indicato negli altri capitoli relativi all’ecosistema acquatico, deve essere condotta nell’ambito di uno specifico monitoraggio ambientale in fase gestionale in grado di valutare complessivamente gli effetti a carico dell’ambiente acquatico. Il PMA, come dimostrano le esperienze più recenti in argomento, potrà essere definito solamente a carico di una progettazione esecutiva che tenga conto delle criticità ambientali sollevate in VIA e di dettaglio progettuale a livello definitivo. In questa fase preme assicurare che il piano conseguente alla VIA valuterà lo stato dell’ambiente a monte, a valle e nel mezzo del tratto sotteso, mediante indagini della qualità chimico fisica, biologica, ittica e di funzionalità fluviale complessiva. A partire dalla prossima stagione primaverile 2014, infatti, in esito alla

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valutazione ambientale, potranno essere meglio definite e comunque in accordo con le strutture competenti le metodologie e le sezioni di riferimento.

STATO ATTUALE Non si registra allo stato attuale un impatto generato sugli ecosistemi.

FASE DI CANTIERE Variazione Della Qualita’ Biologica Del Corso D’acqua Durante la fase di cantierizzazione vi saranno limitati effetti sulla qualità biologica del corso d’acqua, dovuti essenzialmente alla deviazione del torrente che si rende necessaria per l’esecuzione dell’opera di presa e dello scarico in alveo delle portate turbinate. . Giudizio: Impatto negativo basso

Variazione Della Funzionalita’ Fluviale Del Corso D’acqua Durante la fase di cantierizzazione vi saranno limitati effetti sulla funzionalità fluviale del corso d’acqua, dovuti essenzialmente alla deviazione del torrente che si rende necessaria per l’esecuzione dell’opera di presa e dello scarico in alveo delle portate turbinate. . Giudizio: Impatto negativo basso

Variazione Della Composizione Delle Comunita’ Macrobentoniche Durante la fase di cantierizzazione vi saranno limitati effetti sulla funzionalità fluviale del corso d’acqua, dovuti essenzialmente alla deviazione del torrente che si rende necessaria per l’esecuzione dell’opera di presa e dello scarico in alveo delle portate turbinate. . Da rilevare, comunque, come il tratto in questione risulterà estremamente ridotto, e nell’ordine di pochi metri e pertanto l’impatto complessivo sarà del tutto insignificante; il periodo di intervento inoltre cadrà al di fuori della magra invernale. Al ripristino della situazione preesistente, terminati i lavori, le biocenosi animali riconquisteranno gli habitat precedentemente perduti. Giudizio: Impatto negativo basso

Variazione Delle Concentrazioni Di Inquinanti Chimici Non si presenta alcuna variazione delle concentrazioni di inquinanti chimici, durante le operazioni di cantierizzazione. Giudizio: Impatto trascurabile

STATO DI PROGETTO Variazione Della Qualita’ Biologica Del Corso D’acqua La riduzione di portata idrica a valle della presa durante la fase di gestione ha impatto sulla qualità biologica del corso d’acqua. L’entità di tali fenomeni è strettamente legata alla quantità d’acqua prelevata e, soprattutto, a quella presente in alveo nei vari periodi dell’anno. A questo proposito si sottolinea come la

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presenza in alveo di una portata di rispetto pari a 2,5 volte il DMV previsto nel PGUAP risulti ampiamente cautelativa per la tutela dell’ecosistema acquatico ed in particolare dei macroinvertebrati. Giudizio: Impatto negativo basso

Variazione Della Funzionalita’ Fluviale Del Corso D’acqua La riduzione di portata idrica a valle della presa durante la fase di gestione ha impatto sulla funzionalità fluviale del corso d’acqua. L’entità di tali fenomeni è strettamente legata alla quantità d’acqua prelevata e, soprattutto, a quella presente in alveo nei vari periodi dell’anno. A questo proposito si sottolinea come la presenza in alveo di una portata di rispetto pari a 2,5 volte il DMV previsto nel PGUAP risulti ampiamente cautelativa per la tutela dell’ecosistema acquatico ed in particolare della sua funzionalità fluviale. Giudizio: Impatto negativo basso

Variazione Della Composizione Delle Comunita’ Macrobentoniche La riduzione di portata idrica a valle della presa durante la fase di gestione ha impatto sulla composizione delle comunità macrobentoniche. L’entità di tali fenomeni è strettamente legata alla quantità d’acqua prelevata e, soprattutto, a quella presente in alveo nei vari periodi dell’anno. A questo proposito si sottolinea come la presenza in alveo di una portata di rispetto pari a 2,5 volte il DMV previsto nel PGUAP risulti ampiamente cautelativa per la tutela dell’ecosistema acquatico ed in particolare dei macroinvertebrati. Giudizio: Impatto negativo basso

Variazione Delle Concentrazioni Di Inquinanti Chimici Non si presenta alcuna variazione delle concentrazioni di inquinanti chimici, durante la fase di esercizio dell’impianto. Giudizio: Impatto trascurabile

7.7 SISTEMA ANTROPICO Non sono presenti derivazioni ad uso potabile, con relative zone di tutela e di rispetto, che ricadano nella fascia fluviale di interesse, ovvero nel tratto di corso d’acqua compreso tra l’opera di presa e la restituzione delle portate turbinate in alveo. Tutte le opere verranno realizzate in un contesto a bassissima densità abitativa e l’unica infrastruttura effettivamente interessata dall’opera, esclusivamente durante la fase di cantierizzazione, è la strada che risale la Val di Borzago.

STATO ATTUALE Non si registra allo stato attuale un impatto generato dall’ecosistema o dall’uomo sulle componenti funzionali alla preservazione della salute pubblica.

FASE DI CANTIERE Alterazione Del Grado Di Rischio Idrogeologico

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L’alterazione del grado di rischio idrogeologico è prevista esclusivamente durante la fase di cantierizzazione, a causa della variazione delle caratteristiche del sito dovute agli scavi di progetto. Giudizio: Impatto trascurabile

Creazione Di Rifiuti La realizzazione delle opere in progetto comporta la produzione di rifiuti durante la fase di cantierizzazione, prevalentemente per ciò che concerne la produzione di terre e rocce da scavo, derivanti dalla sostituzione di volumi di terreno con edifici internamente vuoti. La perizia geologica, a firma del dott. geologo Christian Hentschel, afferma che si è cercato di rispettare per quanto possibile un principio di compensazione tra sterri e riporti. Inoltre, riporta che gli eventuali esuberi di materiale saranno gestiti nel rispetto delle disposizioni vigenti in materia. Giudizio: Impatto negativo basso

Creazione Di Scarichi Reflui Non si presenta produzione di scarichi reflui durante la costruzione dell’impianto. Giudizio: Impatto trascurabile

Variazione Del Livello Di Inquinamento Acustico L’opera prevede durante la fase di cantierizzazione l’utilizzo di macchinari di movimento terra, quali ad esempio escavatore e pala meccanica, oltre alle necessarie attrezzature per la costruzione delle opere di progetto. L’impatto derivante sulla salute pubblica è comunque limitato vista la limitata presenza di recettori fissi nelle vicinanze dell’aria di cantierizzazione ed il limitato traffico veicolare. Giudizio: Impatto trascurabile

Variazione Del Livello Di Inquinamento Delle Acque L’opera prevede durante la fase di cantierizzazione una momentanea deviazione del corso d’acqua, durante la fase di magra dello stesso, per permettere tutte le necessarie lavorazioni in alveo. Lo spostamento dell’alveo sarà momentaneo e localizzato solo presso l’opera di presa. Giudizio: Impatto trascurabile

Variazione Del Livello Di Inquinamento Atmosferico Non si presenta variazione del livello di inquinamento atmosferico durante la costruzione dell’impianto. Giudizio: Impatto trascurabile

Variazione Del Sistema Produttivo Impatti positivi sul sistema produttivo locale e non. Lavoro diretto ed indotto. Giudizio: Impatto positivo moderato

STATO DI PROGETTO Alterazione Del Grado Di Rischio Idrogeologico

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Non ci sono alterazioni del grado di rischio idrogeologico dovute all’entrata in funzione dell’impianto. Giudizio: Impatto trascurabile

Creazione Di Rifiuti Non si presenta produzione di rifiuti a seguito dell’entrata in funzione dell’impianto. Giudizio: Impatto trascurabile

Creazione Di Scarichi Reflui Non si presenta produzione di scarichi reflui a seguito dell’entrata in funzione dell’impianto. Giudizio: Impatto trascurabile

Variazione Del Livello Di Inquinamento Acustico Al termine della fase di cantierizzazione, si prevede un sostanziale mantenimento del clima acustico dell’area fortemente condizionato dal rumore di fondo del torrente. Giudizio: Impatto trascurabile

Variazione Del Livello Di Inquinamento Delle Acque Non si presenta variazione alcuna del livello di inquinamento delle acque a seguito dell’entrata in funzione dell’impianto. Giudizio: Impatto trascurabile

Variazione Del Livello Di Inquinamento Atmosferico La sostituzione della produzione di energia da fonti fossili a favore di fonti di energia rinnovabili va a migliorare direttamente il livello di inquinamento atmosferico, riducendo la produzione di gas serra responsabili del surriscaldamento globale e conseguenza diretta in peggioramento delle condizioni di vita e di salute della popolazione umana. Giudizio: Impatto molto elevato

Variazione Del Sistema Produttivo Impatti molto positivi sul sistema produttivo energetico nazionale. Giudizio: Impatto positivo elevato

7.8 RUMORE E VIBRAZIONI La caratterizzazione del rumore prodotto dal funzionamento della centralina idroelettrica sul Rio Bedù di Pelugo è stata effettuata in rispetto alla legge quadro sull’inquinamento acustico n.447 del 26 ottobre 1995, art.8. Durante le operazioni di cantierizzazione, si prevede che i livelli di rumorosità emessi dai principali macchinari e mezzi d’opera coinvolti nei lavori di costruzione siano del tutto simili a quelli emessi dalle arterie stradali ad elevato scorrimento, con l’attenuazione data dal fatto che essi sono caratterizzati da

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sorgenti puntuali e non lineari. L’inquinamento acustico, durante queste operazioni, risulterà pertanto di entità trascurabile, oltre che localizzato e limitato nel tempo e, pertanto, non vi sarà nei confronti della componente faunistica locale, alcun significativo impatto. Per quanto riguarda la fase di esercizio l’unica possibile fonte di rumore è riconducibile al funzionamento delle turbine e dei macchinari elettromeccanici in centrale. Benché l’esistente tecnologia utilizzata nella produzione di turbine Pelton permetta il contenimento del rumore dell’impianto in esercizio al massimo regime entro il rispettabile valore di 90 dB(A) (misurato a due metri di distanza), la determinazione del grado di emissione acustica nell’ambiente circostante si rende necessaria al fine di salvaguardare eventuali ricettori particolarmente sensibili presenti nell’area in esame. A questo scopo è stata condotta un’indagine previsionale in riferimento all’ambiente interno riverberante di un capannone, sviluppata secondo la norma EN 12354-4, relativa alla trasmissione del suono dall’interno verso l’esterno. In pratica, dal valore ipotizzato delle possibili emissioni sonore esistenti all’interno della sala turbine della centralina si stima quale potrebbe essere il livello di pressione acustica esistente al perimetro esterno della stessa, poco oltre la parete che ne costituirà la nuova facciata. A tal fine si considera che la sorgente sonora in oggetto è costituita da una turbina Pelton di potenza nominale media pari a 499 kW e potenza massima pari a 634 kW. Dall’applicazione della teoria è possibile stimare in via preliminare i livelli di pressione sonora per distanze (R) progressivamente maggiori e verificarli rispetto ai limiti stabiliti dalla normativa in materia di rumore:

R = distanza dalla facciata (m) 1,5 3 6 12,5 25 50 100 200 Lp(A) = Pressione sonora (dB(A)) 51 45 39 32 26 20 14 8

Considerato che le abitazioni più vicine sono poste a circa 40/50 di distanza dall’edificio centrale interrato, si potrebbe affermare che risultano rispettati i limiti acustici in fascia. Da sottolineare comunque che dalle misurazioni effettuate, il rumore di fondo dovuto al torrente è circa pari a 65 db (A), valore decisamente superiore rispetto a quanto ricavato con la trattazione sopra effettuata. Con riferimento alla fase di esercizio, in conclusione, si ritiene che l’impatto acustico determinato dal funzionamento della turbina sia trascurabile e che i limiti stabiliti dalla vigente normativa siano rispettati. Benché l’esistente tecnologia utilizzata nella produzione di turbine permetta il contenimento del rumore dell’impianto in esercizio al massimo regime entro il rispettabile valore di 90 dB(A) (misurato a due metri di distanza) e l’interramento completo consenta una drastica riduzione delle emissioni all’esterno, si precisa comunque che le aperture di aerazione saranno dotate di un sistema di abbattimento del rumore (griglie afoniche, camino tortuoso rivestito internamente di materiale fonoassorbente) e i portoni e gli altri infissi avranno un valore di potere fonoisolante certificato dal costruttore pari ad almeno 30 dB(A). Allo scopo di migliorare le prestazioni acustiche complessive delle opere in progetto, riducendo così i potenziali impatti nei confronti dell’ambiente circostante, è inoltre importante sottolineare che in fase di installazione delle macchine deve essere curata la posa in opera degli elementi antivibranti al fine di garantire la separazione meccanica fra macchine rotanti ed elementi edilizi.

STATO ATTUALE

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Non si registra allo stato attuale un impatto generato dall’ecosistema o dall’uomo sulle componenti atmosferiche.

FASE DI CANTIERE Variazione Del Livello Di Inquinamento Acustico Durante le operazioni di cantierizzazione si prevede che i livelli di rumorosità emessi dai principali macchinari e mezzi d’opera coinvolti nei lavori di costruzione siano del tutto simili a quelli emessi dalle arterie stradali ad elevato scorrimento, con l’attenuazione data dal fatto che essi sono caratterizzati da sorgenti puntuali e non lineari. L’inquinamento acustico, durante queste operazioni, risulterà pertanto di entità trascurabile, oltre che localizzato e limitato nel tempo e, pertanto, non vi sarà nei confronti della componente faunistica locale, alcun significativo impatto. Giudizio: Impatto trascurabile

Alterazione Del Rischio Legato Alle Vibrazioni Durante le operazioni di cantierizzazione si prevede un incremento dei livelli di vibrazione dovuti all’utilizzo di macchinari e mezzi d’opera. L’impatto, tuttavia, risulterà di entità trascurabile, oltre che localizzato e limitato nel tempo. Giudizio: Impatto trascurabile STATO DI PROGETTO Variazione Del Livello Di Inquinamento Acustico Con riferimento alla fase di esercizio, si ritiene che l’impatto acustico determinato dal funzionamento della turbina sia trascurabile, anche nei confronti del rumore di fondo rappresentato dal torrente, e che i limiti stabiliti dalla vigente normativa siano rispettati. Va tuttavia sottolineato come l’adozione di opportune misure di mitigazione (materiali fonoassorbenti, griglie afoniche, …) consenta un ulteriore abbattimento del livello di rumorosità dell’impianto. In questo modo presso gli obiettivi sensibili non si registrano variazioni del clima acustico rispetto alla situazione attuale. Giudizio: Impatto trascurabile

Alterazione Del Rischio Legato Alle Vibrazioni Il rischio di incremento vibrazionale è strettamente legato alla cura della posa in opera degli elementi antivibranti che garantiscano la separazione meccanica fra macchine rotanti ed elementi edilizi. In questo modo presso gli obiettivi sensibili non si registrano variazioni del rischio legato alle vibrazioni rispetto alla situazione attuale. Giudizio: Impatto trascurabile

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7.9 RADIAZIONI IONIZZANTI E NON IONIZZANTI In fase di cantiere non si prevedono incrementi di radiazioni ionizzanti e non ionizzanti, mentre in fase di gestione dell’impianto si sottolinea come l’allacciamento alla linea esistente venga realizzato tramite linee di media tensione interrate in grado di annullare la possibile formazione di campi elettromagnetici.

STATO ATTUALE Non si registra allo stato attuale un impatto generato dall’ecosistema o dall’uomo sulle componenti inerenti le radiazioni ionizzanti e non ionizzanti nella zona di progetto.

FASE DI CANTIERE Variazione Del Livello Di Inquinamento Elettromagnetico Non si presenta variazione alcuna del livello di inquinamento elettromagnetico durante la fase di cantierizzazione dell’impianto. Giudizio: Impatto trascurabile

STATO DI PROGETTO Variazione Del Livello Di Inquinamento Elettromagnetico Durante la fase di cantierizzazione si prevede l’interramento di un cavo in media tensione che sarà collegato con la cabina elettrica a monte del paese di Pelugo, in corrispondenza dell’inizio della strada che risale la Val di Borzago. Tale allacciamento è previsto in concomitanza con il progetto di elettrificazione della valle. Entrambi prevedono la posa di cavi interrati, senza alcuna variazione quindi del campo elettromagnetico della zona di progetto. Giudizio: Impatto trascurabile

7.10 PAESAGGIO La realizzazione di una nuova opera induce sempre riflessi, più o meno evidenti, sulle componenti del paesaggio e sui rapporti che ne costituiscono il sistema organico, determinandone la salute e la sopravvivenza. Per quanto concerne l’impatto sul paesaggio esso è da considerarsi ridotto sia in fase di cantiere sia in fase di esercizio, soprattutto a causa della scelta dei siti di edificazione e del tracciato di posa della condotta. La condotta, completamente interrata, non prevede intersezioni e interferenze significative con il territorio circostante. La briglia di presa sarà realizzata a valle di un complesso di opere di sistemazione fluviale realizzate dal Servizio Bacini Montani della PAT, completamente interrata e ben inserita nel contesto esistente. La vasca di carico sarà realizzata in destra orografica ad una quota di 1.025,00 m slm. completamente interrata al di sotto di uno slargo pianeggiante disposto tra la strada sterrata esistente e l’alveo del Rio Bedù. L’edificio centrale di progetto (quota restituzione in alveo 929.00 m s.l.m.) verrà costruito sempre in destra orografica. La percezione visiva dell’edificio sarà circoscritta alla sola zona di ingresso, visibile esclusivamente dall’alveo del Rio Bedù, con la costruzione di una strada di accesso a servizio della struttura. Si sottolinea che la costruzione dell’impianto in progetto non comporta

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l’interessamento di beni ambientali, archeologici, architettonici o storico-artistici segnalati dal PUP. L’unica interferenza, peraltro non problematica a livello progettuale, consiste nella posa della condotta completamente interrata al di sotto della viabilità esistente.

STATO ATTUALE Non si registra allo stato attuale un impatto generato dall’ecosistema o dall’uomo sulle componenti paesaggistiche nella zona di progetto.

FASE DI CANTIERE Variazione Di Impatti Visivi Locali Le operazioni di cantierizzazione prevedono l’alloggiamento del cantiere e dei depositi temporanei in appositi siti. La condotta forzata, invece, sarà posata mediante una squadra dotata di escavatore per la movimentazione delle tubazioni, escavatore per la tombatura dei cavi, autocarro tipo bumper per il trasporto del materiale di risulta. Il disturbo al paesaggio arrecato durante la fase di cantierizzazione sarà circoscritto alla presenza dei macchinari di cantiere ed all’apertura delle necessarie superfici di scavo e di taglio degli alberi. Le tempistiche di cantiere risultano ridotte permettendo di considerare trascurabile questo aspetto dell’impatto ambientale dell’opera. Giudizio: Impatto trascurabile

Variazione Di Impatti Visivi Globali Non si presenta variazione alcuna di impatti visivi a livello globale durante la fase di cantierizzazione dell’impianto. Giudizio: Impatto trascurabile

Degrado Naturalistico Dell’area Locale Le operazioni di cantierizzazione prevedono tutta una serie di operazioni volte alla posa in opera delle strutture atte alla produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile. Gli interventi, quali ad esempio le opere di scavo, le opere strutturali e di rinaturalizzazione, sono temporanei e reversibili, con completo ripristino al termine dei lavori. Giudizio: Impatto trascurabile

Degrado Naturalistico Dell’area Globale Essendo esclusi interventi a livello globale nell’area in esame non si presentano condizioni di degrado durante la fase di cantierizzazione dell’impianto. Giudizio: Impatto trascurabile

STATO DI PROGETTO Variazione Di Impatti Visivi Locali

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Allo stato di progetto gli elementi che hanno un impatto visivo a livello locale sono costituiti essenzialmente dall’opera di presa e dall’edificio centrale. L’opera di presa è costituita da una briglia a trappola, necessaria per raccogliere le acque derivate dal Rio Bedù. Tale opera è armonizzata nel paesaggio circostante, grazie all’inserimento nell’alveo esistente ad una quota tale da non creare variazioni del profilo del fondo e all’adozione di un rivestimento con una copertina in sassi che svolge funzioni di mascheramento. L’edificio centrale sarà visibile solo da aree limitrofe all’alveo del torrente limitatamente all’area di restituzione e, al fine di migliorare il suo inserimento nell’ambiente circostante, verrà rivestito in pietra locale. Giudizio: Impatto negativo moderato

Variazione Di Impatti Visivi Globali Non si presenta variazione alcuna di impatti visivi a livello globale durante la fase di cantierizzazione dell’impianto. Giudizio: Impatto trascurabile

Degrado Naturalistico Dell’area Locale A livello locale, il degrado naturalistico sarà rappresentato essenzialmente dall’interruzione della fascia perifluviale in destra orografica a causa della realizzazione delle opere in progetto e dalla riduzione delle portate defluenti nel torrente. La vegetazione ripariale compromessa è tuttavia circoscritta alle singole aree di realizzazione delle opere e. laddove possibile, verrà ripristinata con essenze vegetali autoctone. La riduzione delle portate defluenti garantirà comunque una portata residua in alveo decisamente superiore al DMV stabilito dalla normativa. Giudizio: Impatto negativo basso

Degrado Naturalistico Dell’area Globale A livello globale non si presenta variazione alcuna del grado naturalistico dell’area in esame durante la fase di gestione e funzionamento dell’impianto. Giudizio: Impatto trascurabile

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8 CONCLUSIONI Di seguito si riporta una sintesi dei diversi impatti identificati nei capitoli precedenti per la costruzione del nuovo impianto. Ogni impatto è stato analizzato in funzione della componente ambientale a cui si riferisce e della fase progettuale in cui si verifica, attribuendo un giudizio di gravità mediante il metodo Bresso. Per ognuno di essi infine sono state proposte delle misure di mitigazione adeguate.

8.1 SINTESI DEGLI IMPATTI

ENTITA’ DEGLI IMPATTI INDICATORI DI IMPATTO Fase di cantiere Stato di progetto positivo Variazioni del livello di inquinamento atmosferico (polveri) -7 trascurabile +74 elevato Variazioni del livello di inquinamento atmosferico (gas di positivo ATMOSFERA -7 trascurabile +74 scarico e fumi) elevato

Variazioni del microclima - trascurabile - trascurabile

Variazioni del grado di erodibilità del suolo -7 trascurabile - trascurabile Variazione del grado di rischio frane -7 trascurabile - trascurabile Variazione del grado di rischio alluvioni -7 trascurabile - trascurabile Variazione del grado di rischio valanghivo -7 trascurabile - trascurabile SUOLO Variazione del rischio sismico -7 trascurabile - trascurabile E positivo SOTTOSUOLO Variazione stabilità dei versanti -7 trascurabile +48 moderato negativo negativo Alterazioni morfologiche dovute agli scavi -26 -26 basso basso Alterazioni pedologiche -7 trascurabile - trascurabile Variazioni nel bilancio idrico sotterraneo -7 trascurabile - trascurabile negativo Variazione deflusso acque superficiali -7 trascurabile -22 basso

Intorbidimento acque superficiali -7 trascurabile -7 trascurabile

Variazione del livello di inquinamento delle acque superficiali -7 trascurabile -7 trascurabile

Interruzione della continuità fluviale -7 trascurabile -7 trascurabile AMBIENTE IDRICO Incremento dell’escursione annua della temperatura - trascurabile -7 superficiale trascurabile

Incremento concentrazione inquinanti di origine organica - trascurabile -7 trascurabile

Variazione deflusso acque sotterranee - trascurabile -7 trascurabile

Variazione del livello di inquinamento delle acque sotterranee - trascurabile -7 trascurabile negativo Alterazione della componente erbacea -22 - trascurabile basso VEGETAZIONE negativo Alterazione della componente arbustiva -22 - trascurabile E FLORA basso negativo Alterazione della componente arborea -22 - trascurabile basso Disturbi fauna terrestre -7 trascurabile - trascurabile negativo negativo FAUNA Disturbi fauna ittica -22 -22 basso basso Disturbi attività alieutica - trascurabile - trascurabile negativo negativo ECOSISTEMI Variazione della qualità biologica del corso d’acqua -22 -22 basso basso

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negativo negativo Variazione della funzionalità fluviale del corso d’acqua -22 -22 basso basso negativo negativo Variazione della composizione delle comunità macrobentoniche -22 -22 basso basso Variazione delle concentrazioni di inquinanti chimici - trascurabile - trascurabile Variazione del livello di inquinamento acustico RUMORE E -7 trascurabile - trascurabile VIBRAZIONI Alterazione del rischio legato alle vibrazioni -7 trascurabile - trascurabile RADIAZIONI Variazione del livello di inquinamento elettromagnetico - trascurabile - trascurabile Alterazione del grado di rischio idrogeologico -7 trascurabile - trascurabile negativo Creazione di rifiuti -26 - trascurabile basso Creazione di scarichi reflui - trascurabile - trascurabile Variazione del livello di inquinamento acustico SISTEMA -7 trascurabile - trascurabile ANTROPICO Variazione del livello di inquinamento delle acque -7 trascurabile - trascurabile positivo positivo Variazione del sistema produttivo +40 +74 moderato elevato positivo Variazione livello di inquinamento atmosferico - trascurabile +114 molto elevato negativo Variazione di impatti visivi locali - trascurabile -48 moderato Variazione di impatti visivi globali - trascurabile - trascurabile PAESAGGIO negativo Degrado naturalistico dell’area - locale -7 trascurabile -22 basso Degrado naturalistico dell’area - globale - trascurabile - trascurabile Tabella 12: Matrice degli impatti dovuti alla realizzazione del nuovo impianto idroelettrico

La sintesi degli impatti evidenzia gli aspetti negativi e positivi dell’intervento. L’opera oggetto di studio ha conseguenze positive locali e strategiche dal punto di vista economico, politico ed ambientale. Quest’ultimo aspetto è essenzialmente legato alla riduzione delle emissioni atmosferiche rispetto all’utilizzo di combustibili fossili. L’intervento consente inoltre di migliorare la stabilità dei versanti, completando le operazioni avviate dal Servizio Bacini Montani della PAT. Gli impatti positivi sono controbilanciati da una serie di impatti negativamente bassi e trascurabili. In fase di esecuzione dei lavori questi impatti sono essenzialmente legati alle normali operazioni di cantierizzazione e risultato legati alla durata del cantiere stesso: in fase di esercizio della centrale, anche se mitigati da una corretta gestione, si prolungano per tutta la durata della concessione. A conclusione dello studio è possibile affermare che l’opera oggetto di studio, pur avendo un peso sull’ecosistema, ha un effetto positivo (locale e strategico) sul sistema infrastrutturale ed economico. Si sottolinea comunque l’importanza delle mitigazioni ambientali proposte all’interno dello studio, atte a ridurre al minimo gli impatti, e di seguito riassunte.

8.2 MITIGAZIONE DEGLI IMPATTI

8.2.1 Atmosfera Le sole mitigazioni necessarie sono previste in fase di cantierizzazione, dove si dovranno adottare tutti i provvedimenti utili alla riduzione delle emissioni, quali ad esempio l’utilizzo di mezzi d’opera a basse emissioni, lo spargimento di acqua per evitare la movimentazione di polveri.

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8.2.2 Suolo e Sottosuolo Lo studio effettuato ha evidenziato come le potenziali interferenze tra il progetto esaminato e le componenti ambientali di suolo e sottosuolo siano minime e possano essere mitigate da una corretta esecuzione degli interventi. La realizzazione degli scavi secondo angoli che siano compatibili con le caratteristiche geotecniche del terreno o l’utilizzo di opportune opere provvisionali ed il ripristino dei profili del terreno al termine delle fasi di cantierizzazione, costituiscono la mitigazione necessaria agli impatti potenzialmente verificabili. La fase di cantiere si svolgerà esclusivamente durante le stagioni più adatte, con l’obiettivo di evitare fenomeni ambientali che causino erosione del suolo interessato dalle opere. Durante le differenti fasi di avanzamento del cantiere sarà opportuno prevedere lungo tutto il versante soprastante dei sopralluoghi al fine di assicurare che eventuali massi o blocchi inglobati nella superficie del sito possano staccarsi e compromettere la sicurezza del cantiere e della viabilità sottostante. Inoltre la realizzazione di opere di difesa spondale in corrispondenza della traversa di presa e della sezione di restituzione delle acque turbinate, la costruzione dell’opera di presa e dell’edificio centrale potranno successivamente portare ad un miglioramento della stabilità dei versanti coinvolti.

8.2.3 Ambiente idrico Per assicurare un impatto trascurabile delle opere sulla componente idrica devono essere adottate particolari precauzioni come ad esempio una corretta deviazione dell’alveo in corrispondenza del cantiere per la costruzione della traversa di presa, da ripristinare nell’istante immediato successivo alla fase di fine lavori. Si sottolinea inoltre che i lavori in alveo non verranno effettuati nei periodi di magra invernale quando la portata fluente favorisce fenomeni di concentrazione dei solidi sospesi incrementando la torbidità. L’esecuzione degli scavi in alveo sarà comunque rapida e quindi l’impatto sarà transitorio e complessivamente modesto. Le opere in progetto saranno ridotte al minimo per non artificializzare in maniera eccessiva le rive, andando così ad influire sulla funzionalità fluviale del torrente e sul ruolo della fascia riparia. La portata residua risulta decisamente superiore rispetto alla portata di rispetto, assunta pari a 2,5 volte il DMV invernale. In aggiunta, nonostante la Giunta Provinciale (delibera 2187 del 17 ottobre 2013) abbia autorizzato un prelievo massimo di 1.500 l/sec, in fase progettuale si è optato per una derivazione massima pari a 1.200 l/sec. Per quanto riguarda tutte le opere accessorie, si provvederà all’adozione di una soluzione ecologicamente compatibile: una scogliera in massi a secco rivegetata attraverso la messa a dimora di piante o talee delle specie riparie autoctone tipiche, in corrispondenza dell’opera di presa e della sezione di restituzione delle acque turbinate.

8.2.4 Vegetazione e flora L’impatto sulla vegetazione e sulla flora presente nelle zone di progetto è limitata alla fase di cantiere relativamente alla costruzione dell’opera di presa e dell’edificio centrale. Importante sarà l’adozione di tutti gli accorgimenti possibili atti a limitare al massimo l’impatto sugli habitat esistenti. Va rilevato come tali interventi risulteranno estremamente contenuti, sia in termini di superficie interessata che di tempistica

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necessaria per la loro realizzazione. Il ripristino della situazione ambientale preesistente all’intervento risulterà totale e veloce nel tempo. A fine lavori la ricolonizzazione della vegetazione nelle aree manomesse avverrà senza eccessivi cambiamenti rispetto allo stato attuale. La fascia ripariale, compromessa dall’esecuzione della traversa di presa e dei canali di scarico, verrà ripristinata laddove possibile con essenze vegetali autoctone.

8.2.5 Fauna In fase di cantiere verranno adottati tutti gli accorgimenti possibili atti a limitare al massimo l’impatto sugli habitat attraversati e sulle componenti faunistiche terrestre ed ittica. Va rilevato come tali interventi risulteranno estremamente contenuti, sia in termini di superficie interessata che di tempistica necessaria per la loro realizzazione. Gli interventi verranno comunque effettuati al di fuori del periodo invernale quando la portata risulta minore (portata di magra) e in alveo sono presenti le uova e le larve della specie ittiche autoctone. Con lo studio delle portate effettuato, a valle della derivazione si garantirà un adeguato deflusso pari ad almeno un valore di 0,355 mc/sec, quando presente naturalmente. Il mantenimento di una popolazione ittica ben strutturata è assicurato dal fatto che verrà comunque garantita la variabilità stagionale del regime idraulico escludendo regimi monotoni, che non favorirebbero il persistere del ciclo biologico regolato e attivato dalle variazioni dei parametri climatici (temperatura dell’acqua, velocità della corrente, trasporto solido, portata e sue variazioni stagionali, etc.). La scelta di non derivare durante il periodo invernale e tardo-invernale garantirà la presenza di una sufficiente quantità d’acqua nel torrente, necessaria alla tutela della riproduzione e alla schiusa degli avannotti. In presenza di portate ridotte, quali appunto essere quelle naturali invernali, un prelievo eccessivo potrebbe infatti causare danni notevoli e irreversibili al prodotto (uova e avannotti) della riproduzione, dovuti sia alla messa in secca delle aree di frega, che alla loro aumentata predazione a causa della maggiore densità ittica (dovuta alla riduzione della superficie di alveo bagnato).

8.2.6 Ecosistemi La scelta del periodo ottimale di esecuzione dei lavori in alveo garantirà la salvaguardia delle biocenosi presenti nel Rio Bedù di Pelugo: a questo proposito si ricorda l’esclusione del periodo invernale da quelli impiegati per l’installazione del cantiere fluviale. Va inoltre sottolineato come deflussi almeno doppi rispetto a quanto previsto dal PGUAP risultano ampiamente cautelativi per la tutela della qualità ecosistemica, della funzionalità fluviale e dei macroinvertebrati e della fauna ittica.

8.2.7 Salute pubblica Non si prevedono impatti sulla salute pubblica a lungo termine. Durante le fasi di cantierizzazione i rischi sono quelli connessi alle normali attività di cantiere: quale forma di mitigazione degli impatti prodotti si suggerisce di utilizzare tutti gli accorgimenti necessari al fine di arrecare il minor disagio possibile nei confronti delle diverse forme di inquinamento (acustico, atmosferico, idrico). Eventuali esuberi di materiale dovranno essere gestiti nel rispetto delle disposizioni attualmente vigenti in materia, per quanto riguarda il conferimento in discarica o verso un centro di recupero autorizzati, la predisposizione di un piano di utilizzo o la riqualificazione da parte di imprese autorizzate.

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8.2.8 Rumore e vibrazioni Durante le fasi di cantiere si avrà cura di attuare tutte le cautele possibili al fine di contenere il più possibile le emissioni acustiche. Per quanto riguarda la fase di esercizio si ritiene che le normali tecniche costruttive dell’edificio centrale e le caratteristiche delle turbine moderne garantiscano il rispetto dei limiti di legge in merito alle variazioni del clima acustico, anche in considerazione del rumore di fondo rappresentato dal torrente. Si precisa comunque che le aperture di aerazione saranno dotate di un sistema di abbattimento del rumore idoneo (griglie afoniche, camino tortuoso rivestito internamente di materiale fonoassorbente). L’esperienza maturata su impianti similari ha mostrato come la fonte principale di rumore sia rappresentata dallo scarico delle turbine: al fine di limitare l’emissione rumorosa verranno predisposte delle prese d’aria sopra lo scarico con l’aggiunta di due ventilatori che indirizzeranno il rumore verso il canale di scarico. Per attenuare le vibrazioni è inoltre necessario sottolineare che in fase di installazione delle macchine deve essere curata la posa in opera degli elementi antivibranti al fine di garantire la separazione meccanica fra macchine rotanti e strutture edili.

8.2.9 Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti Non si prevedono incrementi di radiazioni ionizzanti e non in seguito alla realizzazione del progetto. Si evidenzia tuttavia che un eventuale impatto sarà ampiamente mitigato sotto il profilo dell’inquinamento da radiazioni in relazione all’interramento sia dell’edificio centrale sia della linea elettrica di consegna dell’energia prodotta.

8.2.10 Paesaggio La mitigazione degli impatti dal punto di vista paesaggistico è vitale per una corretta esecuzione dell’opera di progetto. I disturbi sul paesaggio sono da considerarsi di entità trascurabile e connessi alle normali attività di cantiere (presenza aree di deposito temporanee, presenza macchinari). La condotta verrà realizzata completamente interrata così come la vasca di carico; l’edificio centrale,anch’esso interrato, presenterà un fronte che verrà rivestito in pietra locale. Per quanto riguarda la fase di cantierizzazione i veicoli utilizzati saranno parcheggiati, alla fine della giornata di lavoro, in apposita area. Il momentaneo impatto visivo derivante dalle fasi di taglio degli alberi e dagli scavi verrà mitigato dal successivo ripristino dei profili attuali del terreno e dalla piantumazione di specie autoctone sulle zone oggetto di lavorazione. Il lieve impatto visivo derivante dalla fase di esercizio, limitato alle vicinanze dell’opera di presa e dell’edificio centrale, sarà mitigato grazie ad un inserimento delle opere il più possibile armonicamente con il territorio circostante e, dove non sia possibile attuare un ricoprimento vegetale, si provvederà alla posa di coperture in pietra locale.

La fascia ripariale compromessa dalla realizzazione delle opere, laddove possibile, verrà ripristinata mediante piantumazione di specie vegetali autoctone, adatte allo scopo.

Trento, dicembre 2013 IL PROGETTISTA dott. ing. Vittorino Betti

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9 INDICE DELLE FIGURE figura 1: Localizzazione planimetrica delle opere previste dall’intervento su foto aerea ...... 7 figura 2: Area destinata alla posa della traversa di presa ...... 15 figura 3: Primo tratto di posa della condotta ed immissione su strada forestale esistente ...... 16 figura 4: Sito di posa della condotta sotto strada forestale esistente ...... 16 figura 5: Sito di posa della condotta sotto strada forestale esistente ...... 16 figura 6: Sito di posa della condotta sotto strada forestale esistente, subito a monte del ponte ...... 16 figura 7: Sito di posa della condotta sotto strada forestale esistente, nei pressi del ponte ...... 17 figura 8: Sito di posa della condotta sotto strada asfaltata esistente ...... 17 figura 9: Sito di posa della condotta sotto strada asfaltata esistente ...... 17 figura 10: Sito di posa della condotta sotto strada asfaltata esistente ...... 17 figura 11: Area destinata alla costruzione della centrale ...... 18 figura 12: Punto di scarico del canale dall’edificio centrale al Rio Bedù di Pelugo ...... 19

10 INDICE DELLE TABELLE Tabella 1: Confronto fra alternative – Dati generali e di concessione ...... 22 Tabella 2: Confronto fra alternative – Dati economici e di rendimento ...... 23 Tabella 3: Confronto fra alternative – Dati economici e di rendimento ...... 23 Tabella 4: Cronoprogramma riassuntivo proposto per la cantierizzazione ...... 24 Tabella 5: valori di DMV unitari e totali da PGUAP relativi all’impianto sul Rio Bedù di Pelugo ...... 27

Tabella 6: Criteri di ammissibilità delle nuove domande di concessione ad uso idroelettrico stabiliti dal PEAP ...... 28 Tabella 7: Autorizzazioni necessarie ...... 29

Tabella 8: portata naturale media mensile (l/s) nell’anno idrologico medio, transitante nel Rio Bedù presso la sezione di presa ...... 36 Tabella 9: valori di portata e tirante ricavati nelle 4 campagne di misura ...... 36 Tabella 10: valori di portata media mensile (l/s) relativi all’impianto di progetto ...... 37 Tabella 11: DMV medio mensile (l/s) relativo al tratto in esame ...... 38 Tabella 12: Matrice degli impatti dovuti alla realizzazione del nuovo impianto idroelettrico ...... 72

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