La Storia Del Logo Bmw

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La Storia Del Logo Bmw La storia del logo Bmw Bayerische Motoren Werke AG Nazione Germania Tipologia Società per azioni Fondazione 1917 Sede principale Monaco di Baviera Filiali MINI e Rolls-Royce Persone chiave Norbert Reithofer, presidente e AD Settore Autoveicoli Prodotti Automobili e Motociclette Fatturato 60 miliardi di € (2010) Dipendenti 107.079 (2007) Slogan Piacere di guidare Note Soprannomi: Bavarian Motor Works, Bimmer Sito web www.bmw.com BMW (acronimo di Bayerische Motoren Werke, in italiano Fabbrica Bavarese di Motori) è un'azienda tedesca produttrice di autoveicoli e motoveicoli, con sede a Monaco di Baviera. Il contesto Durante la prima guerra mondiale, l'industria meccanica tedesca era impegnata a migliorare la potenza e l'affidabilità delle nuove "macchine volanti" che, per la prima volta, rivestivano un importante ruolo bellico. Anche la Daimler aveva messo a punto un motore aeronautico, realizzato dalla consociata austriaca Austro- Daimler e sviluppato da Max Friz, uno dei brillanti ingegneri del reparto corse Daimler, la cui attività era sospesa a causa della guerra. Commissionata dal governo austriaco, per ragioni di celerità produttiva, la costruzione dei motori Austro- Daimler venne affidata alla licenziataria bavarese Rapp Motorenwerke, ditta nella quale anche Friz si trasferì, con la speranza di veder realizzato il suo progetto per un motore d'aereo con sei cilindri in linea e albero a camme in testa, in grado di funzionare a quote molto elevate; ben oltre i 5.000 metri. Alla Rapp, in veste di supervisore tecnico dell'aviazione militare austro-ungarica, era presente l'ingegnere Josef Popp, al quale Friz mostrò i disegni del suo nuovo motore. Popp capì immediatamente che si trattava di un propulsore tecnologicamente molto avanzato e ne caldeggiò la realizzazione a Julius Auspitzer, cofondatore e unico azionista della Rapp Motorenwerke. Il prototipo del nuovo motore venne ben presto realizzato, mostrando doti di potenza e leggerezza ben superiori alla produzione corrente. La novità destò subito l'interesse del governo prussiano che, al fine di riconquistare la supremazia nei cieli, persa dopo l'entrata in servizio dei Sopwith Camel, commissionò la costruzione di 600 motori. Congiuntamente all'importante ordinativo prussiano, Auspitzer comunicò la sua intenzione di vendere l'azienda, per gravi motivi di salute. Fu in quel contesto che Popp decise di rilevare l'azienda e dare corso alla produzione del motore aeronautico progettato da Friz, poi divenuto celebre come BMW IIIa. Allo scopo di sottolineare la svolta tecnologica della Rapp Motorenwerke, che non godeva di eccessivo prestigio, decise anche di trasformare la ragione sociale in Bayerische Motoren Werke GmbH e di adottare il nuovo emblema aziendale, costituito dal campo circolare nero contenente la concentrica rappresentazione stilistica di un'elica d'aereo in movimento sovrastata dall'acronimo BMW, nei colori nazionali bavaresi bianco, azzurro e oro. Il simbolo è giunto fino al XXI secolo con poche variazioni grafiche e cromatiche, principalmente consistenti nella modifica del carattere e della spaziatura delle lettere e dall'adozione del colore argento, in luogo dell'oro. Nasce la BMW Il 21 luglio 1917 nasce la Bayerische Motoren Werke GmbH. Grazie alle commesse di guerra, la piccola azienda cresce rapidamente. Ai margini dell'aeroporto militare di Oberwiesenfeld di Monaco, l'azienda costruisce uno spazioso stabilimento, proporzionato alla forte crescita della produzione, dove fino al 1918 si producono motori per aerei militari. Il 13 agosto 1918 - circa due mesi prima della fine della Prima guerra mondiale - la Bayerische Motoren Werke GmbH si trasforma in società per azioni (AG) con un capitale sociale di 12 milioni di marchi tedeschi, un terzo dei quali del consigliere commerciale italiano Camillo Castiglioni. La direzione tecnica dell'azienda viene assegnata all'amministratore della GmbH, l'ingegnere e architetto Franz Josef Popp. Inizio della produzione motociclistica Al termine del conflitto, le decisioni scaturite dal patto di Versailles del 1919, portarono molti cambiamenti destinati a mutare radicalmente la storia della BMW. Il Regno di Baviera si trovò accorpato alla Repubblica di Weimar, alla quale venne proibita la costruzione di aerei, troncando così ogni possibilità di collocare e sviluppare gli ormai collaudati "IIIa". Al fine di cercare nuovi sbocchi di mercato che consentissero di utilizzare i macchinari ed le conoscenze tecniche acquisite, Popp decise di indirizzare la produzione verso i settori motociclistico e nautico, affidando a Friz la progettazione di un propulsore per motocarro e imbarcazione e al capo officina Martin Stolle la realizzazione di un motore per motocicletta. Avvio della produzione automobilistica Dal 1929 produce automobili con il marchio BMW: inizialmente la BMW produce utilitarie sulla base di una vettura inglese, la Austin Seven, della quale la BMW acquisì la licenza di produzione. Dopo alcuni anni, la gamma si spostò progressivamente verso una clientela più abbiente e la Casa tedesca propose modelli come la BMW 320 e 326. Durante il periodo della Seconda guerra mondiale è fortemente impegnata nello sforzo bellico come gran parte delle aziende tedesche. È di quel periodo ad esempio la produzione di una delle più classiche motocarrozzette della storia, la R75. Guerra e crisi Negli anni dei campi di concentramento e della guerra la BMW sfruttò la manodopera quasi gratuita, fornita dalla SS dei campi di sterminio, per le sue fabbriche a Eisenach, Abteroda, Neunkirchen ed Allach. I detenuti utilizzati dalla BMW ammontavano a circa 6.500 e provenivano da diversi campi, tra cui quello di Dachau e di Buchenwald. Ad Allach, in particolare, si compirono le azioni più terrificanti, di cui la BMW si rese complice. Lì vennero ammassati come animali dai 17.000 e i 20.000 uomini e donne. Come tanti altri "beneficiari" privati dei campi di sterminio la BMW non sembrò opporre resistenza alle pratiche di terrore promosse dalle SS.[1] Con il cessare delle ostilità, si apre un periodo di grandi difficoltà: gli impianti devono essere in buona parte riconvertiti alla produzione civile; sforzo segnato dall'imposizione americana di non tornare a fabbricare motori per aerei, produzione che contrasterebbe con la volontà di impedire il riarmo tedesco. Il rilancio si fonda quindi sulla produzione di motociclette che consentono alla BMW di rimanere in piedi. Ma ciò non bastava: occorreva tornare alla produzione automobilistica. Ciò era però molto difficile, poiché al termine del conflitto le autorità sovietiche presidiarono la zona orientale della Germania (da cui poi sarebbe nata la Germania Est). Quella zona comprendeva la città di Eisenach, dove la Casa tedesca costruiva abitualmente le proprie automobili. Inizialmente la BMW era completamente impotente: l'impianto di Monaco non era predisposto per la produzione di automobili, automobili che erano invece prodotte dallo stabilimento di Eisenach, tra l'altro abusivamente perché ciò avveniva indipendentemente dalla volontà della BMW stessa. Di questo periodo furono alcune riproposizioni di BMW 321 e 326. Dopo alcune vicissitudini la BMW ottenne, tramite una causa legale, di far costruire le vetture di Eisenach con un altro marchio. Fu così che nacque la EMW (Eisenacher Motorwerke). A cavallo di tale nascita si ebbe il lancio, senza molto successo, della BMW 340, commercializzata prima come BMW e poi con il marchio EMW. Dopo tale insuccesso, la situazione economica della BMW andò rapidamente peggiorando: gli investimenti per lanciare un nuovo modello si rivelavano superiori agli introiti e il pubblico pareva non gradire molto i modelli, pur validi, della Casa tedesca. All'inizio degli anni cinquanta la BMW trasferì la produzione delle autovetture a Monaco e, dopo un paio di modelli ugualmente privi di successo, tra cui la roadster BMW 507, decise di sospendere la produzione di vetture di fascia alta, per proporre qualcosa di popolare e di maggiormente accessibile a una popolazione anch'essa in piena crisi economica. Non vi erano risorse per la progettazione e realizzazione, per cui occorreva produrre su licenza qualche modello già esistente. La rinascita L'occasione capitò quando in Italia fu lanciata la Iso Isetta, una microvettura a forma di uovo che per la verità nel nostro Paese stentava con le vendite. I vertici BMW colsero però la validità del progetto e, dopo aver acquisito la licenza, cominciarono a produrre la piccola vettura con il marchio BMW. In Germania, l'Isetta, non solo riscosse un buon successo commerciale, ma costituì il primo passo nel risollevare le sorti della BMW. Ma la situazione, benché migliore, era ancora delicata: sul finire del decennio la situazione diventa insostenibile e BMW riceve un'offerta di acquisto da parte di Daimler-Benz. La svolta arriva in coincidenza dell'assemblea generale tenuta il 9 dicembre 1959, nella quale il magnate tedesco Herbert Quandt, già partecipe dell'impresa, diventa azionista di riferimento (tuttora la famiglia Quandt controlla l'azienda). Così la BMW, forte del nuovo assetto aziendale, raggiunse la sua definitiva tranquillità economica con il successo della BMW 700, vetturetta di fascia medio-bassa. Da quel momento la BMW tornò gradualmente a un tenore economico positivo: dopo la BMW 700 fu lanciata infatti la BMW 1500, primo modello della serie Neue Klasse, da cui sarebbero poi derivati i modelli della Serie 02. Sia la Neue Klasse che la Serie 02 ottennero un tale successo da costringere la Casa tedesca a cercare un nuovo stabilimento per aumentare i ritmi di produzione. Il periodo BMW-Glas La svolta arrivò nel 1966, quando la BMW rilevò per intero il marchio tedesco della Glas, dedito fino a quel momento a vetture di fascia bassa e media. Con l'acquisizione del marchio, la BMW si impossessò anche dello stabilimento Glas a Dingolfing, mentre la Glas stessa strinse un accordo con la BMW per proseguire la sua attività. La Glas avrebbe continuato a costruire autovetture ma con il marchio BMW. Insomma, la Glas sarebbe esistita solo come fornitore di scocche da equipaggiare con meccanica BMW. Ancor oggi, però, i modelli derivanti da tale accordo, pur avendo fatto parte del listino BMW, sono attribuiti alla Glas.
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