Bibliotheca Cusana
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bibliotheca cusana n. 10 Collana diretta da Gianluca Cuozzo Comitato scientifico: João Maria André Claudia D’Amico Walter Andreas Euler Elena Filippi José González Ríos Thomas Leinkauf Jorge Mario Machetta Sandro Mancini Maurizio Merlo Francesco Piro Klaus Reinhardt† Harald Schwaetzer Jean Seidengart Hans Gerhard Senger Kazuhiko Yamaki I saggi pubblicati nel presente volume sono stati sottoposti a un processo di peer-review Gianluca Cuozzo Thomas Leinkauf DIALETTICHE DEL RINASCIMENTO Natura, mente e arte da Nicola Cusano a Leonardo da Vinci A cura di Antonio Dall’Igna Revisione di Valentina Maurella MIMESIS MIMESIS EDIZIONI (Milano – Udine) www.mimesisedizioni.it [email protected] Collana: Bibliotheca Cusana n. 10 Isbn: 9788857576589 © 2021 – MIM EDIZIONI SRL Via Monfalcone, 17/19 – 20099 Sesto San Giovanni (MI) Phone: +39 02 24861657 / 24416383 INDICE Antonio Dall’Igna Introduzione 7 Gianluca Cuozzo Cusano, Ficino, Giorgione e Leonardo 11 Thomas Leinkauf Nicolas of Cusa. Mind or intellect, unfolding divine Trinity and created triads. Aspects of Cusanus’ theory of mind 57 Gianluca Cuozzo Leonardo da Vinci e la filosofia della natura 91 Thomas Leinkauf Cusanus‘ Natur-Begriff. Eine Analyse im Ausgang von De venatione sapientiae 125 Antonio Dall’Igna INTRODUZIONE Se dovessimo indicare una dimensione concettuale che incardina su di sé i saggi qui raccolti, essa potrebbe addensarsi intorno alla nozione di li- mite vivente. Questa formula, infatti, può essere utilizzata al fine di rap- presentare le scansioni della realtà, i differenti livelli del reale che si arti- colano secondo posizione e vibrazione. Ogni postazione metafisica, compreso l’essere divino, si dà nella forma di un limite che detiene valo- re teofanico ‒ un punto centrale nella trasmissione del neoplatonismo è il pensiero di Giovanni Scoto Eriugena ‒ e tale limite è contraddistinto dal- la capacità di muoversi e di pulsare, essendo animato da una potente e mi- rabile vis creativa, la quale è scomponibile in una componente verticale, che incentra e raccoglie, e in una componente orizzontale, che decentra ed esprime. I profondi studi di Gianluca Cuozzo e di Thomas Leinkauf sono volti a saggiare, con estrema perizia, i movimenti naturali, i sommovi- menti originari e le vibrazioni della complessa metafisica umanistico-ri- nascimentale. Considerando una linea teorica che si muove tra i due estremi rappre- sentati dal pensiero di Nicola Cusano e di Giordano Bruno, è possibile va- lutare le forme e le articolazioni del limite vivente. Esso si ritrova, innan- zitutto, nella perfezione divina: il principio primo è l’interminus terminus della realtà, il limite infinito da cui scaturisce il complesso del reale. La sua vita interna, scandita dalla regola trinitaria come in Cusano o neopla- tonicamente stratificata come in Bruno, è attività creatrice inesauribile, in cui l’illimitata libertà, che riflette l’assoluta volontà divina, è mediata dal limite aureo della necessità e si esprime nella forma del bonum diffusivum sui. Il principio divino contiene anche il limite come spazio infinito dei possibili, luogo all’interno del quale si traduce l’esplicazione del princi- pio ‒ espresso dalle varie declinazioni del posse cusaniano (analizzate con acuta attenzione da Thomas Leinkauf) o dal Caos bruniano come spazio vuoto ancora privo di manifestazione. Il limite vivente è anche il diaframma che divide, instaurando la connes- sione creativa, l’essere divino e gli enti di natura. Come sottolinea Leinkauf, 8 Dialettiche del Rinascimento ogni ente di natura rimanda alla propria origine trascendente, indica inevita- bilmente la differenza che separa infinito e finito, e accoglie, in qualità di forma formata e limitata, l’essere che gli viene dal principio primo e che esprime secondo contrazione. Il fronte di separazione è anche momento di relazione tra Dio e natura, una relazione collocata all’interno del principio perché in esso tutto si colloca. Nell’arco del pensiero rinascimentale, è pos- sibile apprezzare le oscillazioni teoretiche della demarcazione che individua i dominî della trascendenza e dell’immanenza e che ne decreta i reciproci rapporti. La dialettica di distanza e presenza della divinità è, a nostro avvi- so, una delle cifre concettuali degli studi di Cuozzo e di Leinkauf, essendo questo il problema principale delle articolazioni e delle modulazioni del li- mite vivente nel periodo analizzato. Se in Cusano, nonostante la valenza fortemente teofanica delle contrazioni, la dimensione immanente è ancora ‘rigidamente’ e nettamente separata dalla trascendenza, ma ad essa sempre subordinata e connessa, nel pensiero di Bruno si notano gli effetti di una ten- denza a immanentizzare che appare, in modo evidente, in alcune opere. Un importante momento di snodo della ‘vicenda’ di questa complessa relazione è rappresentato dal pensiero e dall’opera di Leonardo da Vinci, a cui Gian- luca Cuozzo dedica analisi rigorose e significative. La bellezza in Leonardo risiede nella capacità di rendere manifesta l’armonia segreta del reale, fa- cendola venire alla luce attraverso immagini cariche di verità: il limite vi- vente e vibrante dell’opera d’arte, che ricambia in modo seducente e sinuo- so lo sguardo del fruitore, può essere letto alla stregua di una precisa e inflessibile tabula philosophica. Nelle opere di Leonardo la natura rimanda certamente a una origine sovranaturale, ma assume su di sé un potere arca- no e arcaico tale da rendere la natura naturans il centro, il polo metafisico della realtà che si dispiega attraverso lo spazio e lungo il tempo. Il campo ultimo in cui è possibile verificare la centralità del concetto di limite vivente è rappresentato dal regno della natura esplicata. Campo ultimo secondo il verso della discesa qui seguito, ma luogo forse privilegiato per saggiare e ammirare la forza della manifestazione e il sublime rilievo plastico del principio formale. I lettori possono trovare una profonda e precisa analisi del concetto di natura in Cusano, contraddistinta da uno scavo teoretico molto originale, nel saggio di Thomas Leinkauf. Dal canto nostro, rileviamo come il limite vivente si affermi, nell’universo contratto di Cusano, con una forte valenza teofanica. Esso è vivente perché gli enti di natura sono in grado di prolungare, nel piano orizzontale, quella creatio continua che decreta la spiccata verticalità dell’impianto metafisico del suo pensiero. La carica teofanica è lontana dall’assorbire e dal risolvere in sé l’ineffabile complicatio di Dio, costituendo una rete coordinata ed esclusiva A. Dall’Igna - Introduzione 9 di modi che neutralizzerebbe la trascendenza; tuttavia, la teofania non solo rivela lo splendore divino della forma, ma instaura anche la tensione del ritorno all’origine, tensione che contraddistingue in maniera rilevante l’essere umano. Passando per Marsilio Ficino e Giovanni Pico della Mirandola, condotti con maestria da Gianluca Cuozzo nel crogiolo del suo lavoro filosofico, si giunge all’importanza conferita all’ambito naturale da Leonardo e Bruno. Le figure messe in opera da questi due filosofi-artisti sono ripiene di essere divino, ricolme di forza originaria: Leonardo si affatica in uno scavo geologico che incunea ‒ senza affondarla e dileguarla del tutto ‒ la trascendenza nella composizione del quadro; Bruno mette in opera una stratificazione dell’origine che si estende dallo spazio vuoto, in cui si accende un desiderio di forma ancora informe, cavo e distruttivo, fino alle propaggini estreme della forma formata, i limiti che compaginano un universo dinamico e infinito ‒ nella concezione del quale forte è l’influenza dell’opera di Lucrezio. La natura esplicata di Leonardo e Bruno è diretta dalla vicissitudine, la regola secondo la quale la forza del principio dispiega la trasformazione universale e che scandisce il multiforme configurarsi dell’origine. La vicissitudine organizza, applicando un limite, lo spazio e il tempo. È necessaria perché alla vicissitudine nulla in natura si sottrae; tuttavia, essa predispone i gradi di libertà che regolano il transito degli enti nel suo alveo. Il limite conferito dalla vicissitudine marginalizza l’essere umano, in quanto l’uomo è figura transeunte e accidentale all’interno del cosmo, ma lo pone anche in posizione centrale, come dio della terra che costruisce le civiltà e come artista in grado di leggere tutte le sfaccettature della vicissitudine stessa. I moti della trasformazione cosmica attestano un esuberante e fecondo darsi del principio naturale, le cui configurazioni formali possono essere ammirate dall’essere umano, rappresentate nelle forme dell’arte e assecondate con un entusiasmo dai toni paganeggianti, realizzando una felicità terrena che si apre al divino. Leonardo e Bruno, inoltre, hanno saputo guardare ai risvolti più crudi e spietati della trasformazione vicissitudinale, utilizzando i drammatici punti di discontinuità della natura ‒ la morte e la distruzione che sorvegliano impassibilmente il ricambio universale ‒ al modo di luoghi privilegiati da cui osservare le dinamiche che sottendono l’ordine naturale. È sufficiente pensare alle profezie e alle descrizioni dei diluvi per mano di Leonardo ‒ che potrebbero essere collocate come figurazioni plastiche degli effetti dei principî caotici di Bruno ‒ al fine di riflettere sui rapporti tra natura naturante e natura naturata, sulla forza dirompente e sulla vibrazione catastrofica del limite vivente: nelle descrizioni di questi momenti ‘terminali’ (della presenza dell’essere umano nel cosmo, non del complesso naturale) il