Maria Sframeli

FIRENZE 1892-1895 immagini dell’antico centro scomparso

Pagliai Polistampa RINGRAZIAMENTI Desidero innanzi tutto ricordare con estrema gratitudine Mina Gregori, che nel lontano 1976 mi indirizzò allo studio dell’antico centro di Firenze, devastato dall’ormai universalmente deprecata operazione urbanistica di fine Ottocento. Da quegli studi – mi preme rammentare gli importanti contributi di Annalisa Bricoli, Chiara Cecchi, Barbara Chelini, Laura Pag- notta, Pauline Pruneti – nacque l’idea del catalogo dei pezzi salvati dalle demolizioni e riuniti da Guido Carocci nel Museo di San Marco; idea rac- colta con entusiasmo da Alberto Bruschi, che si assunse l’onere della pub- blicazione del volume Il Centro di Firenze restituito. Affreschi e frammenti lapidei nel Museo di San Marco, Firenze, 1989, punto di riferimento essenziale e costante anche per questo volume. Oltre a loro, la mia riconoscenza va oggi ad Antonio Paolucci che, da soprintendente, ha voluto fosse il Polo Museale Fiorentino, depositario di questo importantissimo fondo fotografico a finanziare il volume, e insieme a lui Serena Padovani e Giovanni Lenza, componenti del Consiglio di Amministrazione. Sono debitrice a Marilena Tamassia, direttrice del Gabinetto Fotografico, per i suggerimenti e a Emanuele Barletti, che ha condiviso con me l’en- tusiasmo e la sollecita attenzione per queste inedite immagini di Firenze. Voglio ricordare inoltre due fotografi della Soprintendenza,Vittorio Ber- telli e Otello Ciuffi, che in anni ormai lontani riuscirono a trarre bellissi- me stampe da lastre in precarie condizioni conservative. La mia gratitudine va a tutto lo staff della casa editrice Polistampa di Mauro Pagliai, che ha capito, condiviso e risolto con la sua qualificata esperienza ogni difficoltà sorta in corso d’opera. Ringrazio di cuore infine Cristina Acidini, attuale soprintendente, per aver raccolto e fatta sua questa iniziativa.

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ISBN 978-88-596-0246-X Una generazione che poteva permettersi di dissipare, distruggendole, le testimonian- ze materiali di un tessuto storico fittamente intrecciato di luoghi, ornamenti, memorie: ec- co come ci appare quella che, in mezzo a polemiche ma con determinazione, sul finire del XIX secolo decise e portò a termine le demolizioni nel cuore del centro fiorentino. Una generazione, quella del “piccone risanatore” attivo in tanti altri centri della penisola, che non conosceva, né poteva immaginarli, gli orrori a venire delle guerre del Novecento e gli scempi nelle città d’Italia e d’Europa, che avrebbero apportato distruzioni di scala ancor maggiore. Possiamo ricostruirne le motivazioni e gli interessi e perfino capirli (ma molti degli stranieri del tempo non lo fecero, e anzi la colonia angloamericana a Firenze, di cui fu battagliera esponente la scrittrice Vernon Lee, fece sentire il suo dissenso dalle colonne del “The Times” di Londra), possiamo inserire l’evento nel contesto storico di transizio- ne e nell’assetto socioeconomico turbato di Firenze post-capitale. Ma difficilmente po- tremo giustificare fino in fondo tutto questo. Le fotografie in gran parte inedite ritrovate negli archivi del Gabinetto Fotografico dell’antica Soprintendenza fiorentina, che Maria Sframeli presenta e interpreta magistralmente in questo bel volume condotto avanti per impulso del mio predecessore Antonio Paolucci, sono troppo crudamente espressive per agevolare la giustificazione e tanto meno indurre al perdono.Anzi, ispirano semmai l’am- monimento a un senso ulteriore di prudenza ove si sia alla vigilia di qualche decisione dra- stica: affinché non debbano i nostri posteri pensar così male di noi e magari noi stessi non si debba indugiare con sguardi dubbiosi sui resti delle estreme e timide demolizioni di que- sti tempi, come ad esempio ora, di fronte alle casucce sventrate di piazza Ghiberti. Il nitore elegante delle fotografie in bianco e nero, dalle superbe inquadrature, ci con- segna un pezzo di città in cui la purezza metafisica dei volumi architettonici è via via in- taccata e corrosa dal progresso delle demolizioni. Stemmi, lapidi, capitelli e quant’altro po- sano per l’obiettivo un’ultima volta, prima di finire in mani rapaci o pietose e prender la via ora del mercato antiquario, ora del lapidario pubblico installato infine nel Museo di San Marco. Grazie all’accuratissimo lavoro della Sframeli, per ogni scatto è rintracciato il punto di presa all’interno del fitto dedalo di strade, piazzette, loggiati, di modo che li percorriamo attraverso l’occhio del fotografo ricostruendone l’itinerario, tra edifici sfollati e vuoti, fi- nestre senza infissi, muri sbocconcellati. Le fotografie nel loro silenzio impassibile ci fan- no udire lo scroscio delle macerie, e sentire in bocca e nel naso l’acre pulviscolo dei de- triti. Chissà che Giosuè Carducci, nello scrivere Il parlamento – per l’appunto – nel 1879, non trasponesse nella dimensione poetica del Medioevo comunale i suoni e le immagi- ni dei cantieri di “risanamento” operosi in tante città e in quegli anni pure attivi nel cen- tro storico fiorentino, già da tempo privo delle mura trecentesche:“…ad una ad una / crosciar vedemmo le trecento torri / de la cerchia; ed al fin per la ruina / polverosa ci ap- parvero le case / spezzate, smozzicate, sgretolate: / parean file di scheltri in cimitero”. Sono immagini a cui le guerre mondiali, specie la seconda con i bombardamenti dei centri urbani, ci avrebbero abituato fino ad anestetizzarci: è nella memoria dei Fiorentini più anziani il crollo dei ponti, di Por Santa Maria, di via Guicciardini, in quella dei più gio- vani l’immagine di qualche rudere isolato in periferia. In tempi più vicini – nel ’93 – ci sa-

5 rebbe toccato veder nuove e inattese macerie per l’attentato di via de’ Georgofili. Ma que- ste fotografie ottocentesche che riemergono da un lungo oblio (accantonate? O forse ri- mosse?) raccontano di un bombardamento senza bombe, in una guerra non dichiarata e fratricida, l’ultima forse di una serie interminabile: Guelfi e Ghibellini, Bianchi e Neri, ma- gnati e popolani, palleschi e repubblicani… e qui, demolitori contro conservatori, fauto- ri del Nuovo contro cultori del Vecchio (e dell’Antico). Persero questi ultimi, e noi con loro, ereditando dai successivi giorni della ricostruzione il cuore freddo della città. Nel consegnarci un brano ancor dolente di memoria storica, questo libro parla alle no- stre coscienze in un linguaggio controllato ma non per questo meno vibrante, con una voce pacata e civile che non possiamo non ascoltare.

CRISTINA ACIDINI Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino

6 Ecco un libro che ha il taglio, anche stilistico, di un reportage giornalistico: assoluta do- minanza delle immagini, semplicità ed efficacia del commento scritto. C’è l’argomento: il centro storico di Firenze, la città di Cavalcanti e di Cimabue, di Giotto e di Dante Alighieri, implacabilmente distrutto negli anni Ottanta e Novanta del XIX secolo. Raso al suolo per ragioni di decoro urbano e di igiene sociale; la perdita in assoluto più grave subita in età moderna dal patrimonio culturale italiano. C’è lo “scoop”: un blocco di oltre trecento lastre fotografiche eseguite fra l’agosto del 1892 e il dicembre del ’94 per documentare i palazzi e le case del centro storico prima e durante le demolizioni. Lastre che si credevano perdute e sono state invece ritrovate ne- gli archivi del Gabinetto Fotografico della Soprintendenza fiorentina al Polo Museale. C’è infine l’autore, la studiosa che ha pubblicato nel 1989 il fondamentale volume sul centro storico demolito, un’opera che ha meritato nel ’90 la segnalazione al Premio San Severino di storia dell’arte. Quando un argomento è profondamente conosciuto e perfettamente dominato – co- me in questo caso lo conosce e lo domina Maria Sframeli – allora si riesce ad essere in- cisivi e persuasivi, semplici ed esaurienti allo stesso tempo. È questa la prima impressione che si prova prendendo in mano il volume edito da Mauro Pagliai della Polistampa: un li- bro che entra con esattezza chirurgica nel cuore della questione, fa capire tutto e subito e resta, perciò, indimenticabile. Ho detto del primato delle immagini. Sono loro a parlare, silenziose e impietose. Mo- strano una città totalmente priva di figure umane, deserta di vita, ferma nel tempo sospeso. “Come una Pompei del Medioevo”, come una “Sana dello Yemen” – scrive Maria Sframeli – ed è l’unico momento in cui il suo discorso asciutto, serrato, tutto cose, notizie, infor- mazioni, riferimenti bibliografici e documentari, si incrina come per un’ombra, subito rientrata, di commozione. Perché commuovono e turbano, in effetti, queste foto che restituiscono l’immagi- ne di una città gremita di storia, carica e come oppressa di memorie a tal punto insigni da apparire quasi imbarazzanti e ciò nonostante cancellata per decreto in una mancia- ta di anni. Come si potevano far sparire le piazze e le strade percorse da Brunetto Latini e da Paolo Uccello, le botteghe frequentate dal Brunelleschi, le case abitate dalle famiglie che avevano fatto grande Firenze (i Medici, gli Strozzi, i Sassetti, i Della Luna), i tabernacoli citati dal Vasari, le venerabili chiese antiche come la città romana (Santa Maria in Cam- pidoglio), le residenze delle Arti: i Medici e Speziali, gli Albergatori, i Rigattieri, gli Oliandoli e i Pizzicagnoli, i Linaioli e Sarti e in quest’ultima, ancora visibile nella foto, l’al- loggiamento che ospitava la grande pala dell’Angelico oggi nel Museo di San Marco? Co- me è potuto accadere tutto ciò in una città che era stata capitale politica della Nazione fi- no a pochi anni prima e che capitale delle arti e delle lettere voleva essere e da tutti (in- tellettuali, storici, letterati, stranieri in primis) era riconosciuta essere? Sono domande alle quali neppure la vasta letteratura raccolta negli anni (dalla mo- nografia del Carocci del 1898 al già citato volume della Sframeli) è riuscita a dare una ri- sposta fino in fondo convincente.

7 Restano i documenti: il sinistro ossario di relitti lapidei radunato dal Carocci in San Marco, faldoni di relazioni e di carte d’ufficio stipati negli archivi, una certa quantità di di- segni, di rilievi, di foto. Il nucleo iconografico più cospicuo è costituito dal materiale che in questa occasione si pubblica. Renderlo visibile e utilizzabile era un dovere: dovere me- moriale verso la città così brutalmente vulnerata dalla distruzione (e ricostruzione) del suo centro storico, dovere nei confronti degli studi perché immagini di questa rarità e qualità non era giusto lasciarle inedite. Per queste ragioni il Consiglio di Amministrazione del Po- lo Museale fiorentino (chi scrive con Serena Padovani e Giovanni Lenza) ha deciso di fi- nanziare la pubblicazione che le mie righe introducono. Credo sia difficile immaginare una scelta più giusta nell’impiego del denaro pubblico.

29 settembre 2006

ANTONIO PAOLUCCI

8 Firenze 1892-1895: immagini dell’antico centro scomparso

Una vasta letteratura dà conto dell’operazione urbanistica che alla fine dell’Ottocento decretò la distruzione del nucleo medioevale di Firenze, sorto sulle rovine del Foro romano: un’area che si estendeva dalle attuali via Porta Rossa a via Cerretani, da piazza Strozzi e via dei Pescioni a via Calzaiuoli.Va dagli articoli sui giornali, dove si fronteggiarono la prote- sta della parte più illuminata della cultura italiana e straniera e i fautori delle demolizioni in nome dell’igiene e dell’ordine pubblico, ai libri specifici nati dagli studi condotti prima e durante le demolizioni, fino alle più recenti, meditate pubblicazioni1. Il ‘riordino’ del centro fu attuato dunque secondo un piano regolatore a lungo discusso e avversato, ma alla fine approvato il 2 aprile 1885 e rettificato in senso ancora più di- struttivo nel 1888. Le demolizioni erano però già cominciate nel 1881, in seguito all’ap- provazione di un piano di intervento parziale elaborato dall’ingegnere comunale Luigi Del Sarto, che prevedeva l’abbattimento di tutte le costruzioni che occupavano la piazza del Mercato Vecchio. Quello stesso anno era stata abbattuta la Beccheria, il grande porticato sotto il quale si macellava e si vendevano le carni, celebrato nel Trecento nel poemetto di Antonio Pucci, Le proprietà di Mercato Vecchio; e insieme la ‘corona’ di Mercato, agglome- rato di piccole botteghe sorte già in antico intorno al porticato, distrutte da un incendio nel 1467 e ricostruite in muratura con materiale di recupero. Nel 1885 fu smontato il simbolo del vecchio mercato, la Colonna dell’Abbondanza, su cui si trovava dal 1721 la statua allegorica di Giovan Battista Foggini, che era andata a sostituire l’originale di Donatello ormai deteriorato in modo irreparabile. Nel 1889, po-

Piazza della Fonte all’interno del Ghetto

9 Piazza del Mercato Vecchio ripresa co dopo l’approvazione definitiva del piano regolatore, fu smantellata anche la Loggia del da via dei Ferravecchi (odierna via Pesce, costruita nel 1568 su progetto di , e si iniziarono le demolizioni nel- Strozzi) l’isolato del Ghetto e sul lato meridionale della piazza; le macerie delle antiche torri me- dioevali furono riutilizzate per il basamento del monumento equestre a Vittorio Emanuele II, eretto al centro della nuova piazza mentre ancora si continuava a demolire tutto in- torno2. Per far fronte al clamore che i duri giudizi espressi nei circoli culturali e sulla stampa avevano sollevato, la Giunta Comunale il 23 marzo 1888 aveva nominato una Commis- sione Storico Archeologica, di cui fecero parte fra gli altri Luigi Milani, dal 1881 direttore del Museo Archeologico, l’ingegnere comunale Luigi Landi e, come segretario, Giusep- pe Conti, archivista dell’Archivio di Stato, con l’incarico di eseguire studi e ricerche per documentare “tutto ciò che esiste o si scoprirà nelle immediate demolizioni… che si ri- tenga poter interessare l’arte e la storia, facendo eseguire all’uopo fotografie, disegni e in- ventari di quanto sarà stimato degno di essere conservato ed illustrato”. In dettaglio, al- l’articolo 13 del Regolamento di cui la Commissione si era dotata, si stabiliva che “le co- se di qualche importanza” avrebbero dovuto essere disegnate o fotografate “per figurare in una particolare raccolta che possa servire ad una speciale pubblicazione sul centro di Fi- renze”3. Nel giugno dello stesso anno anche la Commissione conservatrice dei monu- menti aveva nominato una sottocommissione composta da Gaetano Milanesi, dall’archi- tetto Luigi Del Moro e da Guido Carocci4. I primi studi confluirono nel volume Studi Storici sul centro di Firenze pubblicato in oc- casione della partecipazione al IV Congresso Storico Italiano5. Il successo scientifico del libro, dovuto principalmente alle ricerche archivistiche condotte da Giuseppe Conti e Guido Carocci, spinse l’Amministrazione a concedere maggior spazio agli studi, che

10 però non dovevano in alcun modo ritardare i lavori. Proprio per accelerare le indagini il Piazza del Mercato Vecchio ripresa 21 maggio 1889 si stanziarono diecimila lire, da assegnare in parte al Conti, incaricato di da via dell’Arcivescovado (odierna via Roma) risalire ai proprietari delle case nel 1427, anno di istituzione del primo Catasto della Re- pubblica fiorentina, e in parte all’architetto Enrico Mazzanti che doveva effettuare le ri- Le volte della Loggia del Pesce ripresa dal lato settentrionale levazioni degli edifici più interessanti, aiutato da un fotografo. Pochi mesi dopo però si do- della piazza del Mercato Vecchio veva constatare che le cose non andavano nella direzione sperata e il 29 novembre si ar- rivò a votare la ricostituzione della Commissione, ampliata con nuovi componenti6, e al Mazzanti fu affiancato per la parte disegnativa con la paga annua di L. 1.500 Corinto Co- rinti, che avrebbe poi tradotto i suoi rilievi nella celebre serie di Cartoline7. La Commissione iniziava i lavori nel gennaio 1890 e il Carocci poté dar inizio ai so- pralluoghi e alla raccolta dei frammenti architettonici e degli affreschi che sarebbe poi an- data a costituire la sezione di ‘Firenze antica’ del Museo di San Marco8. Gli ostacoli incontrati dalla Commissione sono ben tratteggiati da Gabriella Orefice: la difficile coesistenza di studiosi di calibro e di uomini di potere spesso coinvolti nei pro- fitti che la ricostruzione generava, la “pochezza dei mezzi a disposizione”, la ristrettezza dei tempi “di fronte alla furia delle demolizioni e ricostruzioni in corso”, così come la- mentavano i commissari in una lettera inviata al Sindaco il 4 luglio 1890. La lettera indusse la Giunta alla nomina d’urgenza di un ristretto gruppo di lavoro composto dal Milani e dall’architetto Luigi Del Moro, capo dell’ufficio tecnico del Regio Commissariato delle Antichità e Belle Arti della Toscana. Si ribadiva però che gli studi dovevano essere co- munque subordinati “all’andamento dei lavori” e ai “diritti degli acquirenti delle aree fab- bricative”. Da questo momento iniziarono, con l’istituzione di un vero e proprio ufficio tecni- co diretto da Corinto Corinti, i lavori di rilevamento degli edifici compresi negli isolati in demolizione e dei resti romani. In effetti l’interesse per la città romana ebbe il soprav- vento e il Milani riuscì a riunire al Museo Archeologico una buona parte dei reperti ve- nuti alla luce negli scavi. Non altrettanto efficace fu l’attività di rilevamento degli edifici medioevali e rinascimentali e alle dimissioni di Del Moro, messo nell’impossibilità di se- guire i lavori con “autorità e cognizione”, la Giunta con delibera del 1 aprile 1892 vara- va una nuova Commissione storico artistica municipale con una sfera di competenza che – come il nome dichiara – escludeva l’archeologia. Ne continuarono a far parte Milani, Del Moro e Carocci e a loro si aggiunsero l’architetto Cesare Spighi, dal 1892 direttore dell’Ufficio toscano del Catalogo dei monumenti d’Italia, e l’ingegnere Marco Treves, che fu per questo costretto a rinunciare all’incarico ricevuto pochi giorni prima dal Collegio degli Ingegneri e Architetti di formare una “Commissione per la ricerca delle decorazioni

11 Le volte della Loggia del Pesce ripresa dal lato settentrionale della piazza del Mercato Vecchio

murali nel centro di Firenze”.Alla nuova Commissione veniva affidato l’onere della sor- veglianza di tutti i monumenti del territorio comunale – chiese, palazzi, case e logge – e di raccogliere la documentazione e i resti di tutto ciò “che attenga all’arte e alla storia fio- rentina”; un onere pesante, che poteva distogliere l’attenzione dai lavori nel centro. Fu allora che, per ovviare alle difficoltà provocate dalla repentina accelerata delle ope- razioni di rilevamento e all’impossibilità di effettuare in tempo le misurazioni su edifici che scomparivano “per improrogabili operazioni di demolizione”, il Corinti avanzò la ri- chiesta di utilizzare in modo più ampio le nuove tecniche fotografiche. Dall’agosto 1892 la Commissione Storica Artistica Comunale iniziò a documentare con fotografie l’avanzamento dei lavori. Fino a quel momento la campagna fotografica era stata effettuata saltuariamente da privati – principalmente da Giulio Brogi – su commis- sione del Comune.A partire da questa data invece le campagne vennero gestite diretta- mente dalla Commissione, che si servì di questa tecnica, innovativa per l’epoca, fino a tut- to il dicembre 1895, fino a quando cioè poté usufruire dei fondi necessari9. La “provata utilità della fotografia”, i “vantaggi di questo mezzo sollecito e fedele”, decantati nelle let- tere inviate da Corinti al Presidente della Commissione Antonio Artimini e da quest’ul- timo al Sindaco per perorare l’acquisto di una “camera oscura per prove 18x24 con sof- fietto di pelle a cono girevole” e di altri materiali per un totale di cinquecento lire, non dovevano essere da tutti condivisi: ci fu chi, in sede di Consiglio comunale, domandava ra- gione della scelta dei materiali, chi avrebbe trovato più vantaggioso valersi di fotografi pro- fessionisti e addirittura chi si chiedeva se davvero valesse la pena fotografare quei ruderi. Superati diffidenze e ostacoli burocratici, quello che ancora rimaneva in piedi dell’antico centro poté esser fotografato. Il Ghetto era già stato spianato come pure il lato meridio- nale della piazza con la duecentesca Torre degli Amieri; ma ancora non era stato intacca- to l’isolato su via dell’Arcivescovado davanti al Ghetto, con le case dei Medici nel bloc- co tra via delle Ceste, via della Nave e via dei Cardinali; l’isolato tra via dei Pecori e via dei Naccaioli con le case dei Teri, il palazzo dei Vecchietti, il palazzo dei della Luna, l’an- tichissima chiesa ormai sconsacrata di Santa Maria in Campidoglio; quello da piazza Strozzi a via Pellicceria con le case degli Strozzi – lo ‘Strozzino’ e il palazzo di via degli Anselmi – e dei Davanzati, la loggia dei Pilli, le case dei Sassetti; quello da via Pellicceria a via Calimala con le Residenze dell’Arte degli Oliandoli e Pizzicagnoli, dell’Arte dei Me-

12 dici e Speziali, dell’Arte degli Albergatori, dell’Arte dei Rigattieri, Linaioli e Sarti, che mostrava ancora l’alloggio della ‘Pala’ dipinta dall’Angelico; l’isolato intorno a Orsan- michele con l’Arte della Lana e le case e loggia dei Caval- canti; e rimaneva l’isolato occupato dell’Arcivescovado, con la duecentesca torre dei Visdomini e l’avancorpo do- siano uniti dalla volta dei Pecori alle case della famiglia su via dell’Arcivescovado e dal cavalcavia su via dell’Arcive- scovado al ‘vescovado vecchio’, che si estendeva fino a piazza dell’Olio. Di queste fotografie fu pubblicato nel 1896 dalla tipo- grafia Fratelli Ademollo un elenco dal titolo Elenco delle Fo- tografie concernenti il Centro di Firenze, che comprendeva an- che le fotografie delle collezioni Alinari, Paganori e Brogi (numerate da 1 a 44), della collezione Spighi (da 45 a 101) e della collezione Baccani (da 102 a 242); tutte corredate da dettagliate didascalie, che in certi casi sono risultate essen- ziali per l’identificazione dei siti. Nell’Elenco le fotografie delle “cose medioevali e altre di interesse storico artistico” eseguite dalla Commissione sono numerate da 1 a 317: la prima è dell’agosto 1892, l’ul- tima del 29 dicembre 1894; quelle dei “ruderi romani”, so- no numerate da I a CVI: la prima è del 23 agosto 1892, l’ultima del 21 settembre 1894. Di tutte queste fotografie, ne erano conosciute solo una sessantina attraverso stampe conservate per la maggior parte nella Biblioteca Comunale di Firenze e in misura minore nell’archivio privato di Via dei Civaiuoli lungo il lato nord Pietro Aranguren andato disperso alla sua morte, ma delle lastre si era sempre lamentata la di piazza del Mercato con le baracche sorte intorno sparizione, fino al loro ritrovamento nell’Archivio Fotografico delle Gallerie fiorentine, di alla Beccheria cui si dette notizia nel 198910. Mancano le prime 32 lastre, ma in compenso ne esistono molte altre non comprese nell’Elenco del 1896. Le fotografie in realtà erano molte di più di quanto dichiarato dall’Elenco; la numera- zione delle archeologiche arriva fino a CXCIII con una fotografia del 16 novembre 1895. Peraltro alcune di queste avevano, come del resto altre indicate nella pubblicazione, una doppia numerazione, in caratteri romani e arabi, a indicare che le fotografie potevano ave- re interesse sia per gli archeologi che per gli studiosi del Medioevo. La data delle fotografie di interesse ‘medioevale’, apposta sulle lastre, arriva alla 347 con una foto del 7 dicembre 1895. Le altre sono solo numerate e non più datate, anche se la successione e il confronto con le notizie pubblicate fa capire che furono eseguite al mas- simo nell’anno successivo; sono numerate fino alla 388 (più una non numerata) e com- prendono per la verità anche alcune fotografie di ruderi della Firenze romana che, insie- me ad altre a doppia numerazione, si è ritenuto di non inserire in questo volume e di la- sciare alle competenze specialistiche degli archeologi. Dalle carte della Commissione Storica Artistica Comunale conservate nell’Archivio Storico Comunale e in particolare da una lettera inviata da Corinto Corinti l’8 febbraio 1893 al Presidente della Commissione Antonio Artimini emerge che ad eseguire le fo- tografie fu Fabrizio Lucarini, allora giovane disegnatore e restauratore al servizio del Co- rinti:“Colla provata utilità della fotografia, impiegata nei rilievi delle cose più notevoli, fra le vecchie costruzioni, che si demoliscono pei nuovi lavori del Centro e colla fortunata at- titudine del giovane F. Lucarini ad esercitarla, si è reso necessario lo avere a nostra dispo- sizione una macchina da far fotografie, che sia atta tanto per le vedute all’interno, che al- l’esterno come da lontano, che da vicino”. Nei decenni successivi Fabrizio Lucarini si sarebbe distinto per la sua attività di restau- ratore dei quadri delle Gallerie fiorentine e di alcuni dei più grandi capolavori del Quat-

13 Tabernacolo di via del Fuoco trocento – la Venere di Urbino, l’Annunciazione di Filippo Lippi in San Lorenzo, l’Annuncia- zione di Botticelli da Santa Maria della Scala – e Pietro Toesca avrebbe ricordato il suo lavoro La Commissione Storica Artistica 11 Comunale esamina il Tabernacolo di valente restauratore nella pulitura, nell’integrazione pittorica e nel distacco di affreschi , dei Medici e Speziali in via in cui aveva forse mosso i primi passi al tempo della sua attività di disegnatore e fotografo al dei Cavalieri servizio del Corinti nel riordino del centro. Una fotografia come quella che apre il libro, mostra un angolo di Firenze – piazza dei Succhiellinai per l’esattezza, a due passi dal ‘bel San Giovanni’ – ancora in pieno fermento: eleganti signore in cappello e manicotto seguite da militari in divisa,un ortolano sulla destra. Il clima è lo stesso che si respira nella fotografia di via Calimala, ancora stretta fra gli alti palazzi medioevali, ancora con il suo mercato, di cui si possono immaginare i suoni e gli odori. Sono poche le fotografie di questo tipo, sufficienti tuttavia a rendere – meglio di qual- siasi veduta panoramica sempre un po’ ritoccata o ripresa quasi ‘in posa’ – l’atmosfera di fine secolo: una città forse un po’ provinciale, nonostante fosse stata capitale d’Italia, ma in- tatta nelle sue tradizioni e nei suoi monumenti. La maggior parte delle fotografie scattate dalla Commissione Storica Artistica Co- munale colpisce proprio per l’assenza quasi totale di vita. Firenze sembra una città fanta- sma, una Pompei del XIX secolo o piuttosto una deserta Sana dello Yemen per l’altezza e la compattezza delle costruzioni, intatte nelle loro decorazioni architettoniche che non a caso avevano ispirato l’ambientazione orientale nel Ghetto del Carnevale del 1888. La città è svuotata e le fotografie mostrano con un’assoluta imperturbabilità la sua di- struzione. Non è l’effetto della deflagrazione violenta delle bombe dell’ultima guerra, ma una lenta agonia di chiese e palazzi che, come un cadavere su cui fare l’autopsia, venga- no dissezionati e analizzati pezzo per pezzo per scoprirne il ‘sottopelle’, quel groviglio di nervi, muscoli, vene, che insieme danno la vita.

14 È forse la prima volta in cui la fotografia fu usata a scopo documentario. E invero Portale della residenza dell’Arte non si tratta di belle immagini, ma di una documentazione agghiacciante. Gli antichi pa- dei Rigattieri, Linaioli e Sarti lazzi venivano scoperchiati, i muri scalcinati per riportare in vista antiche finestre o por- Telemaco Signorini dipinge te romaniche, antiche decorazioni murali e quant’altro veniva alla luce anche fortuita- in piazza Sant’Andrea mente. È il caso del Tabernacolo dei Teri, in via degli Zuffanelli vicino all’angolo con via dei Pescioni, con il bell’affresco con la Madonna col Bambino di Taddeo Gaddi completato al- la fine del Quattrocento da Sebastiano Mainardi, oggi al Museo di San Marco. Un rive- stimento di legno intagliato e dorato e decorato con l’arme dei Teri – antichi proprieta- ri della casa – nascondeva quasi completamente l’immagine sacra, tanto che il Carocci ne parla come di un piccolo affresco della fine del Trecento.Tolta la copertura, che nella fo- tografia dell’ottobre 1893 è poggiata a un muro diroccato, si mostrò la pittura intera, of- frendo all’obbiettivo la desolante immagine dell’affresco, ancora nella bella cornice in pie- tra serena, e dell’inginocchiatoio sormontato dalla croce sui tre monti (fig. 39). Lo stesso avvenne per l’affresco con l’Annunciazione di Andrea del Sarto, ricordato dal Vasari, nascosto sotto la volta dello sdrucciolo di , proprio lì sotto le stan- ze dove aveva avuto lo studio il pittore. L’immagine, assai deteriorata, venne fotografata ancora ‘in loco’ l’8 marzo 1894, con l’impietosa scala metrica che accompagnava le mu- rature destinate all’abbattimento per tener memoria delle misure esatte.Al momento in- fatti non si era sicuri di poter operare il salvataggio; non era facile avere il finanziamen- to delle cento lire che occorrevano e solo fra il 26 novembre e il 2 dicembre si riuscì a staccare l’affresco, oggi esposto nel Museo del Cenacolo di quasi del tutto sva- nito. E neppure era prevedibile che su una parete della terrazza che coronava il torrione dei Cosi verso via Porta Rossa ci fosse, sia pure malridotto, l’affresco del Franciabigio con il Noli me tangere, oggi esposto anch’esso nel Cenacolo di San Salvi, che il Vasari ricorda ese-

15 guito dal pittore per “Arcangelo tessitore di drappi”, foto- grafato dalla Commissione il 17 ottobre 1894 appena stac- cato dal muro e ancora da restaurare. Non meno interessanti sono le fotografie delle decora- zioni murali, magari non di grandi artisti, ma tali e quali a quelle dipinte da Giotto e dalla sua scuola negli affreschi di Assisi o di Santa Croce a Firenze; e quelle stanze erano del tutto simili e non meno belle di quelle di palazzo Davan- zati, restaurate di lì a poco per interessamento di Elia Volpi12. Sono l’antica decorazione a vaio trovata sotto l’intonaco sulle pareti delle case dei Pilli (figg. 95-97). Sono gli affreschi sull’unica parete rimasta in piedi di una stanza della casa al numero 18 di via Pellicceria, che fin- gono un loggiato gotico, aperto su un filare di alberi da frutta, e uno stoffato a vaio, fotografati il 5 maggio 1894 sul- lo sfondo delle nuove costruzioni, prima che se ne staccas- sero sette frammenti portati a San Marco e oggi divisi fra il museo e il Museo di (figg. 117-122). Sono i frammenti di decorazioni ad anelli intrecciati che la fotografia permette di riconoscere come prove- nienti dalle case dei Lamberti (figg. 155-158). Sono le pareti dipinte con uno stoffato di vaio al primo piano della casa al numero 12 di via Porta Rossa fotogra- fate il 19 agosto 1894 (figg. 186-187); l’immagine, cono- sciuta per essere stata scelta da Attilio Schiaparelli per illu- strare il suo volume La casa fiorentina e i suoi arredi, pubbli- cato nel 1908 era considerata perduta ed è importante Via dell’Arcivescovado perché consente di individuare la corretta provenienza degli affreschi13. Fa una certa impressione riconoscere alcuni dei frammenti decorativi ora raccolti al Museo di San Marco, salvati con intento documentario e a puro scopo di studio, ancora sulla parete della stanza ornata di camini e tabernacoletti in pietra, con i bei soffitti tre- centeschi in legno. Si riconoscono le crepe del muro, le sgorature sull’intonaco, le man- canze, le martellinature fatte sulla decorazione per far aderire il nuovo intonaco. Le case sono quelle dei Pilli, dei Davanzati, conosciute solo attraverso scarni accenni descrittivi e rilievi che, se riescono a riprodurre fedelmente i motivi decorativi, non riescono però a comunicare quel sapore antico, quel calore domestico che gli scatti sono invece riusciti a rattenere. Le fotografie riescono anche in questo caso a correggere alcuni errori traman- dati attraverso gli inventari: così anche un piccolo frammento di pochi centimetri acqui- sta la sua importanza se, come è vero, lo si individua ancora sul muro delle case del vico- lo dei Davanzati. Il loggiato michelozziano del palazzo degli Strozzi in via degli Anselmi venne alla lu- ce così, seguendo le tracce delle arcate originarie che affioravano dal muro. Il palazzo, che si affacciava sulla via dopo la chiesa di Santa Maria degli Ughi fino al chiasso dei Ricchi con cui faceva angolo, era rientrato nella generale ristrutturazione quattrocentesca delle case degli Strozzi: diversi edifici medioevali riuniti nel Quattrocento, intonacando e re- golarizzando la facciata e apponendo due scudi sagomati con l’arme Strozzi sui lati di via degli Anselmi e del chiasso dei Ricchi e uno a testa di cavallo sull’angolo fra le due vie. È forse il palazzo di cui più di ogni altro si può piangere la scomparsa: la loggia trecentesca all’angolo fra via degli Anselmi e il chiasso dei Ricchi, il cortile dai bei capitelli quattro- centeschi sono sufficienti a far trapelare la dignità dell’edificio che le fotografie, eseguite nei mesi da aprile a ottobre del 1893, illustrano ampiamente, dai particolari della faccia- ta ai camini, ai lavabi quattrocenteschi, al bel soffitto in legno dipinto che si ritenne di non dover demolire e che fu ricostruito in una delle stanze della Foresteria del Museo di San Marco, ridipinto con evidenti alterazioni, come mostra un corrente rimasto intatto per-

16 Piazza San Giovanni con la volta dei Pecori e il palazzo arcivescovile sullo sfondo

ché non riutilizzato, e senza alcun cenno sulla provenienza, che era stata identificata nella sala della residenza dell’Arte dei Rigattieri14.Alla fine dell’Ottocento il palazzo, pas- sato attraverso diversi proprietari, era arrivato frazionato e ridotto ad abitazioni popola- ri. Giudicato di scarsa importanza, fu abbattuto. Si salvò invece parzialmente il palazzo Catellini da Castiglione, la cui bella facciata in bozze di pietra forte, che prospettava su via San Miniato fra le Torri, è oggi il retro degli edifici di piazza della Repubblica. Del palazzo si hanno numerose immagini, risalenti a tempi diversi: le più antiche, dell’agosto 1892, sono in assoluto le prime fotografie scattate dalla Commissione; ne seguirono altre nel settembre dello stesso anno e nel corso di tut- to l’anno seguente, nel maggio 1894 fino all’ottobre. È possibile così ripercorrere tutte le fasi della ristrutturazione, vedere ancora la trecentesca facciata del palazzo, di grandiosa se- verità, nelle sue forme originarie, il coronamento a merli che si doveva estendere alla fac- ciata; entrare nelle stanze che si presentavano nell’aspetto che era stato dato loro nel Quat- trocento, con il ‘moderno’ agio di camini e lavabi in pietra serena scolpiti a ovoli e den- telli, le ampie porte, il capiente forno nella cucina. Durante i restauri quelle stanze furo- no completamente ricostruite, i ‘pietrami’ degli arredi, secondo le disposizioni comuna- li, rimasero ai proprietari, forse insieme all’arme della famiglia murata all’angolo con via dei Cavalieri, che andò dispersa durante la ristrutturazione. Le fotografie mostrano i muratori intenti alla riapertura delle luci originarie delle ampie finestre centinate e alla ri- costruzione ‘in stile’ delle finestre sul lato di ponente, rimasto scoperto con la demolizione delle case degli Ubaldini addossate al palazzo. Uno degli ultimi interventi realizzati nel corso del ‘risanamento’ del centro fu la ri- strutturazione del palazzo arcivescovile: due fabbricati costituiti da edifici aggregati e mo- dificati nel tempo, divisi dalla stretta via dell’Arcivescovado e uniti nel Cinquecento da un cavalcavia. L’impronta era quella data al palazzo negli anni dal 1582 al 1585 da Giovanni Antonio Dosio con la costruzione della facciata su piazza San Giovanni, considerata alla fine dell’Ottocento espressione di un “periodo di decadenza architettonica” e quindi da demolire senza rimpianto. L’allargamento e l’allineamento delle vie principali erano i cri- teri guida della ristrutturazione e la demolizione del palazzo era ritenuta irrinunciabile nel nuovo piano regolatore per mettere in asse il palazzo con le nuove costruzioni lungo l’at- tuale via Roma. Nel dicembre 1894 cominciarono i lavori, diretti da Felice Francolini e Pietro Berti: l’avancorpo su piazza San Giovanni, che inglobava la duecentesca torre dei Visdomini, fu atterrato e la facciata dosiana riproposta non senza alterazioni lungo via del-

17 l’Arcivescovado, riunendo il palazzo in un unico blocco, molto cresciuto in altezza per re- cuperare lo spazio venuto a mancare15. Le fasi di demolizione e ricostruzione del palazzo arcivescovile sono documentate in più di cento lastre che immortalano i suoi ultimi giorni di vita: la facciata dosiana, a cui è accostata l’antica torre dei Visdomini, dove si trovavano la cosiddetta ‘camera di Sant’An- tonino’, oggetto di devozione popolare per la venerazione portata al santo fiorentino, e la sala detta ‘degli uccelli’ per le decorazioni parietali duecentesche a greche e uccelli, di cui fu salvato un frammento ‘campione’, portato al Museo di San Marco; i due lati lungo via Cerretani, separati dalla via dell’Arcivescovado, dove ancora nell’Ottocento si trovavano le botteghe artigiane dell’ottonaio, del cuoiaio, del cambiavalute, del linaiolo; la parte del ve- scovado che prospettava su piazza dell’Olio con la facciata di impianto romanico della chiesa di San Salvatore ancora non ‘affogata’ nella nuova alta muraglia, l’arco delle Car- rozze, l’arco di ingresso all’antica Fiaschetteria ‘La Tomba’ che era la famosa osteria passata nella letteratura satirica per essere il luogo da cui aveva preso le mosse Il viaggio dei fio- rentini, scherzo poetico scritto da Jacopo Corsini e pubblicato nel 1887, che ironizzava sul- la moda dei pellegrinaggi. Le lastre documentano anche le decorazioni interne del pa- lazzo, affreschi dal Cinquecento al Settecento di cui non venne salvato neppure un fram- mento: si può rimpiangere la decorazione a grottesche di Giovanni Balducci nella ‘stan- za dello Spogliatoio’, distrutta per costruire l’andito della scala da piazza dell’Olio; le de- corazioni di Settano e Domenico del Buono, l’affresco di Vincenzo Meucci dentro ri- quadrature di Pietro Andorlini sul cavalcavia. La ristrutturazione del palazzo arcivescovile è uno di quei casi di “silenzioso stravol- gimento” operati in nome del restauro, che per oltre un secolo e a più riprese hanno al- terato il patrimonio monumentale fiorentino, così come ha ben messo in luce ormai di- versi anni fa Marco Dezzi Bardeschi in apertura di catalogo di una coraggiosa mostra fo- tografica intitolata Il monumento e il suo doppio16. E in effetti Firenze annovera molti ‘doppi’ fra le sue emergenze architettoniche, vio- lenza che si somma alla totale distruzione del suo centro storico e della sua cerchia di mu- ra trecentesche. Per questo le fotografie scattate dalla Commissione Storica Artistica Comunale sono importanti: perché sono in certi casi l’unica testimonianza della città medioevale, modi- ficata nel corso dei secoli ma intatta nel suo assetto urbanistico, con i suoi stretti vicoli scarsamente raggiungibili dai raggi del sole, e nelle strutture dei suoi edifici – palazzi, tor- ri, logge – che ancora portavano, inglobati nel muro o sotto lo scialbo delle pareti, i segni dell’originario decoro.

NOTE

1 G. CAROCCI, Il Mercato Vecchio di Firenze, Firenze, 1884; G. CAROCCI, Firenze scomparsa, Firenze, 1898; G. PIC- CINI (Jarro), Firenze sotterranea, Firenze 1900: il libro raccoglie gli articoli di Jarro pubblicati nel quotidiano “La Na- zione” nel corso del 1884, corredati dalle caricate illustrazioni di Fabio Fabbi; Il Centro di Firenze. Studi storici e ri- cordi artistici pubblicati a cura della Commissione Storica Artistica Comunale, Firenze, 1900; S. FEI, Firenze 1881-1898: la grande operazione urbanistica, Roma, 1977; G. OREFICE, Rilievi e memorie dell’antico centro di Firenze 1885-1895, Firenze, 1986; Il centro di Firenze restituito.Affreschi e frammenti lapidei nel Museo di San Marco, a cura di M. Sframeli, Firenze, 1989. 2 Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 24, nota 1. 3 Della commissione fecero parte anche l’assessore ai Lavori Pubblici Artimino Artimini,Augusto Alfani, il principe Tommaso Corsini, che era stato sindaco fino al 1886, e Jodoco Del Badia. Si veda G. OREFICE, 1986, pp. 29 e 47 nota 1. 4 G. DI CAGNO, Arte e Storia. Guido Carocci e la tutela del patrimonio artistico in Toscana, Firenze, 1991. 5 Studi Storici sul centro di Firenze pubblicati in occasione del IV Congresso Storico Italiano, Firenze, 1889. 6 Ne facevano parte il marchese Pietro Torrigiani, l’avv.Arnaldo Pozzolini, l’avv. Giuseppe Corazzini, l’avv. Giovanni Puccini, l’architetto Riccardo Mazzanti, il regio ispettore dei monumenti Emilio Marcucci e Diego Martelli. 7 Firenze antica nei disegni di Corinto Corinti, Firenze, 1976 (estratto dalla rivista pubblicata dall’Istituto Geo- grafico Militare “L’Universo”, LVI, n. 6, novembre - dicembre 1976).

18 8 Il centro di Firenze restituito, 1989. 9 E. BARLETTI, Firenze scomparsa. Di un elenco di fotografie del 1896, in “Archivio Fotografico Toscano”, IV, n. 7, pp. 71-79. 10 Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 18. Da documenti dell’Archivio Storico Comunale di Firenze (Comune di Firenze, Riordinamento del Centro, 7239) risulta che le fotografie erano state prese in consegna, insieme ai lu- cidi e ai disegni, da Giovanni Poggi in qualità di Direttore delle Regie Gallerie di Firenze il 15 febbraio 1915: “c) le negative fotografiche dei ruderi romani scoperti durante le dette demolizioni, descritte nell’elenco a stam- pa edito a cura della Commissione storico artistica Comunale nel 1896 e stampato coi tipi della Tipografia Fra- telli Ademollo, ivi segnate coi numeri dall’I al CVI, nonché le altre negative fotografiche non descritte nell’elenco stesso e distinte coi numeri dal CVII al CXCIII. d) le negative fotografiche delle cose medioevali e altre di in- teresse storico e artistico descritte nell’elenco a stampa suddetto e segnate coi numeri dal 33 al 39; dal 41 al 42, dal 44 al 53; dal 55 al 96; dal 98 al 126, 129, dal 131 al 139, dal 142 al 191, dal 193 al 225, dal 227 al 231, dal 234 al 316; notando che si sono riscontrate mancanti le altre. e) le negative fotografiche non descritte nel suddetto elenco e segnate coi numeri dal 317 al 393. Mancano i numeri 334, 335 e 338”. (E. BARLETTI, Firenze scompar- sa. Di un elenco di fotografie del 1896, in “Archivio Fotografico Toscano”, IV, n. 7, p. 79). 11 Come risulta da una ricerca effettuata nell’Archivio Anagrafe del Comune di Firenze, Fabrizio Lucarini era nato a Lucca il 20 maggio 1861 e morto a Firenze il 1 agosto 1928. Per le notizie sulla sua attività di restauratore si veda il necrologio scritto da Pietro Toesca in “Bollettino d’Arte”,VIII, 1928-29, p. 192 e A. PAOLUCCI, Il La- boratorio del restauro a Firenze,Torino, 1986, pp. 15, 19, 185: Fabrizio Lucarini, aveva restaurato l’Annunciazione di Filippo Lippi in San Lorenzo, la ‘Venere di Urbino’ degli , aveva operato il distacco dei dipinti delle tombe egizie del Museo di Torino, aveva effettuato il trasporto del grande affresco con l’Annunciazione di Botticelli in Santa Maria della Scala a Firenze, aveva dato la propria consulenza per il restauro degli affreschi di San Clemen- te a Roma e del Camposanto di Pisa. 12 R. FERRAZZA, Palazzo Davanzati e le collezioni di Elia Volpi, Firenze, 1993. 13 A. SCHIAPARELLI, La casa fiorentina e i suoi arredi nei secoli XIV e XV, Firenze, 1908, p. 147; ed. a cura di M. Sframeli e L. Pagnotta, Firenze, 1983, appendice, p. 43, nota 79. 14 Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 333, n. 277. 15 E. BARLETTI, Il Palazzo Arcivescovile di Firenze.Vicende architettoniche dal 1533 al 1895, Firenze, 1989. 16 Il monumento e il suo doppio: Firenze, a cura di M. Dezzi Bardeschi, Firenze, 1981.

19 DOCUMENTI

Per l’interesse che rivestono per la storia dei primordi della fotografia e dei suoi aspetti tec- nici si propongono qui di seguito i documenti relativi alle campagne promosse dalla Commissione Storica Artistica Comunale negli anni 1892-1894, conservati nell’Archivio Storico Comunale e resi noti da Emanuele Barletti, Firenze scomparsa. Di un elenco di fotografie del 1896, in “Archivio Fo- tografico Toscano”, IV, n. 7, pp. 71-79

1. Lettera di Corinto Corinti al Presidente della Commissione Storica Artistica Comunale Antonio Artimini 8 febbraio 1893 ASCFi, Comune di Firenze, Riordinamento del Centro, CF 7163, cc. 174-175

Colla provata utilità della fotografia, impiegata nei rilievi delle cose più notevoli, fra le vecchie costruzioni, che si demoliscono pei nuovi lavori del Centro e colla fortunata attitudine del giovane F. Lucarini ad esercitar- la, si è reso necessario lo avere a nostra disposizione una macchina da far fotografie, che sia atta tanto per le ve- dute all’interno, che all’esterno come da lontano, che da vicino. Così verrebbe continuata la serie già incominciata delle vedute più interessanti delle cose notevoli che in quest’ultimo tempo si presentarono durante le demolizioni. Perciò sulle indicazioni date dallo stesso Sig. Lucarini verrebbe proposto l’acquisto di: Una camera oscura per prove 18x24 con soffietto di pelle a cono girevole, otturatore istantaneo e a pose fa- coltative, treppiede e sacco L. 220,00 Una trousse n. 2 per la stessa di E. Français L. 250,00 Un cilindro per lucidare le prove L. 30,00 Colla sopradetta somma di L. 500 si avrebbe tutto l’occorrente per eseguire tutte le fotografie che occor- reranno di fare. Mi lusingo che la S.V. Ill.ma apprezzando i vantaggi di questo mezzo sollecito e fedele per una più completa conservazione dei ricordi del Centro, vorrà riconoscere l’opportunità della nostra richiesta e quindi vorrà ottenerne la relativa approvazione.

2. Estratto del processo verbale della seduta pubblica del Consiglio Comunale del dì 28 aprile 1893 ASCFi, Comune di Firenze, Riordinamento del Centro, CF 7163, c. 184

Il Consigliere Brogi non è contrario all’acquisto di questi oggetti, ma non trova sufficiente la somma pro- posta, né sa quali criteri si sono seguiti nella scelta degli strumenti, perché essa forse non corrisponde a quan- to di meglio oggi si trova per l’esercizio dell’Arte fotografica. Il Consigliere Ridolfi Niccolò domanda perché si proponga l’acquisto di quella macchina, ed è di parere che migliore e più economico mezzo era di valersi dei molti fotografi che esercitano l’arte nella nostra città.

3. Lettera di Antonio Artimini al Sindaco di Firenze 9 maggio 1893 ASCFi, Comune di Firenze, Riordinamento del Centro, CF 7163, c. 183

Questa Commissione nella sua adunanza del 2 maggio deliberò all’unanimità di far istanza alla S.V. Ill.ma affinché voglia compiacersi di proporre al Consiglio Comunale lo stanziamento di lire cinquecento oc- corrente per l’acquisto di una macchina fotografica che serva alla Commissione stessa per eseguire le fotogra- fie che sono necessarie ai suoi studi, e più specialmente per riprodurre gli interni di alcuni stabili del centro che sono destinati a esser demoliti. L’utilità di questa macchina e la vistosa economia che il suo acquisto per parte del Comune porta nella spesa continua delle fotografie che fino ad ora si son fatte eseguire da stabilimenti fotografici, mi fa certo che la S.V. Ill.ma con quell’interesse che porta agli studi ed alle ricerche della Commissione vorrà affrettarsi ad ac- cogliere la sua domanda per la quale io vivamente La prego di sollecitarne la risoluzione.

20 4. Lettera di Corinto Corinti al Presidente della Commissione Storica Artistica Comunale Antonio Artimini 25 maggio 1893 ASCFi, Comune di Firenze, Riordinamento del Centro, CF 7163, c. 54

Fra le spese che hanno carattere continuativo sono da annoverarsi quelle riguardanti cose che occorrono per la fotografia.Alcune di queste possono essere anticipatamente provvedute, senza che per il lungo andare sof- frano alterazione, e perciò ne sottopongo la nota all’approvazione della S.V. Ill.ma, nella speranza che voglia impartire gli ordini opportuni per la loro provvista. Kg. 10 Ossalato neutro di potassa L. 14,50 Kg. 5 Solfato di ferro, puro L. 2,75 Kg. 15 Iposolfito di soda L. 5,25 Kg. 15 Allume in pezzi L. 3,75 Gr. 2 Clorulo d’oro bruno L. 4,80 Carta da filtri Kilogr. L. 0,50 Carta sugante bianca N. 10 quinterni L. 3,50 Una dozzina di lastre Lumière 18x24 L. 10,00 Quattro dozzine dette 13x18 L. 18,00 Due dozzine dette 9x12 L. 6,00 L. 69,05

5. Lettera di Corinto Corinti al Presidente della Commissione Storica Artistica Comunale Antonio Artimini 18 dicembre 1893 ASCFi, Comune di Firenze, Riordinamento del Centro, CF 7163, c. 164-166

Sulla somma di L. 500 messa a mia disposizione con la deliberazione consiliare 25 settembre e 13 no- vembre 1893… per l’acquisto di oggetti necessari alla fotografia ho pagato al Sig. Oreste Granchi L. 470 per la macchina fotografica 18x24 da lui fornita con 3 chassis doppi, otturatore Chavanon, treppiede e sacco, ol- tre una trousse n. 2 di E. Français. Del suddetto stanziamento rimangono L. 30 le quali sarebbero assegnate all’acquisto di un cilindro per lucidare le prove fotografiche.Tale cilindro all’epoca della mia richiesta (8 Febb. 93) si poteva acquistare al prez- zo suddetto d’occasione. Perduta questa, il prezzo corrente del cilindro è di L. 85, per l’acquisto del quale oc- correrebbe un assegno suppletivo di L. 55. Oltre a ciò occorrerebbero i seguenti oggetti dei quali l’esperienza ci avrebbe fatto conoscere la necessità: Una vaschetta di zinco per il lavaggio delle negative L. 15 Un vetro colorato in giallo per l’impressione isocromatica L. 10 Un fotometro di Decoudun L. 11 Una lampada a magnesio per illuminare gl’interni oscuri L. 6 Aggiungendo la somma suppletiva come sopra per l’acquisto del cilindro L. 55 In tutto L. 97

6. Dichiarazione di Francesco Falsini, sorvegliante del Comune per le demolizioni del Centro, in cui afferma di aver preso in consegna, su richiesta dell’Economo municipale, da Corinto Corin- ti in data 20 febbraio 1896 i materiali serviti per la campagna fotografica ASCFi, Comune di Firenze, Riordinamento del Centro, CF 7239

2 marzo 1896 Il sottoscritto Francesco Falsini dichiara che dietro richiesta del Sig. Economo del Comune ha ritirato dal Signor Professore Corinto Corinti il cilindro per lucidare fotografie. (è allegata la lista)

21 “20 febbraio 1896 N. 2 Canne metriche di 3 metri N. 3 Corbellini 2 piccoli 1 grande Resto di rotoli di carte (circa 12 metri) Livello ad acqua con piede Macchina fotografica e Trusse N. 2 Française con l’obiettivo di ricambio N. 3 Scaldini N. 4 Bacinelle da Fotografie in porcellana N. 3 Piccoli orci per acqua N. 9 vasi con tappo smerigliato di diverse grandezze contenenti prodotti chimici per fotografie N. 2 Scaffali di legno grezzo senza vernice N. 1 Squadro N. 4 Presse per tirare fotografie Otturatore istantaneo alla macchina fotografica Una lampada a magnesio per macchina fotografica Un pacchetto di cartoncini con testate Un parafuoco da cammino 2 Scali… 1 Scalio per fotografie Una cassetta da arnesi con martelli, scarpelli e ferri ed Un palo di ferro Una pala – Una mazza Uno zappone 3 bigongioli 1 di legno e 2 di bandone 5 Tavole da ponte 2 Tavole di marmo Diversi ferri e diverso legname Una rotella di 15 metri”.

22 Tavole

1. Nella pagina precedente: Piazza dei Succhiellinai con le case rivolte a ponente in angolo con via della Nave. Piazza dei Succhiellinai era l’antico nome di quel tratto dell’ottocentesca via dell’Arcivescovado (attuale via Roma) che si allargava nei pressi di via della Nave. Nel Quattrocento le case che prospettavano sulla piazza appartenevano ai Medici; più oltre si trovavano l’albergo della Macciana e le case dei Pecori. È il 13 gennaio del 1893, le demolizioni nell’antico centro procedono, ma c’è ancora vita nelle strade: distinte signore con cappello e manicotto, seguite da militari, passeggiano per la via, davanti alla staccionata un banco di ortolano, nell’angolo della piazza una bottega di uccellaio. (CSAC 45)

2. Via della Nave ripresa da piazza dei Succhiellinai. Via della Nave era chiamata in antico via dei Cappellai per le numerose botteghe di fabbricanti di cappelli aperte nel tratto fra la piazza e via degli Adimari (odierna via Calzaiuoli), che si vede sullo sfondo. Sulla destra le rovine della casa sorta sui resti della celebre Loggia degli Agolanti, detta ‘del Parentado’ per i numerosi contratti nuziali lì fissati o festeggiati. La loggia, di cui non si trovò traccia al momento delle demolizioni, era però rimasta nella memoria dei fiorentini, che continuavano a chiamare quell’angolo ‘Canto degli Agolanti’. Sempre sulla destra, a metà strada, si vede l’imbocco di via dei Cardinali. (CSAC 57)

26 3. Prospetto a settentrione delle case su via della Nave (odierna via Tosinghi). La volta, che si vede dopo la “Canova di pane e paste” e l’“Antica macelleria di Leone Galletti” verso via Calzaiuoli, introduce nel vicolo coperto che porta nella piazzetta tuttora esistente chiusa in mezzo agli edifici tra via Calzaiuoli e via Roma. Lo stabile sulla piazzetta, acquistato da Ilario Piccardi e Gustavo Giovannozzi, fu da loro restaurato. Il primo diresse la parte muraria, il secondo è l’autore delle decorazioni. (CSAC 158)

4. Fra le case di via della Nave si apre la via dei Cardinali, chiusa dalla staccionata. (CSAC 159)

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5. Nella pagina a fronte: I resoconti dei lavori del febbraio-marzo Fondamenta dell’antica torre in angolo 1895 informano che negli scavi fu ritrovato fra via dei Cardinali e via delle Ceste. il lastricato marmoreo corrispondente I due lati sulla via erano stati inglobati al livello del Foro romano e che se ne nella facciata della casa rivestita fece la fotografia. (CSAC 319 - CVII) di bozze di pietra forte.

6-7. Veduta interna di una corte che aveva toccata che parzialmente ed è tuttora ingresso al numero 6 di piazza degli Adimari. esistente; vi si trovava la chiesa di La piazzetta era compresa nell’isolato San Cristofano, soppressa nel 1768 delimitato da via della Nave, il corso (attualmente utilizzata come rimessa degli Adimari (odierna via Calzaiuoli), per le ambulanze della Misericordia), piazza San Giovanni e via dell’Arcivescovado e più all’interno l’Osteria della Malvagìa (odierna via Roma). Nel piano o Malvasia, così chiamata dal vino che di riordinamento era compresa vi si vendeva. Verso la metà del XVI solo la parte prospiciente via della Nave secolo l’osteria apparteneva in parte e via dell’Arcivescovado. all’Arte dei Mercatanti, in parte La piazza degli Adimari perciò non venne agli Strozzi. (CSAC 33-34)

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8. Il Duomo e il Battistero dopo l’abbattimento delle case dei Pecori e del Ghetto. (CSAC 62)

31 9-10. L’atterramento delle case lungo piazza degli Adimari; a sud il chiasso via dell’Arcivescovado, da piazza degli Adimari o del Porco, scomparso del Duomo a via della Nave, nell’estate del 1893, che conduceva lascia vedere il retro dei caseggiati a una piazzetta interna, detta appunto che prospettavano lungo via Calzaiuoli; l’Osteria del Porco. (CSAC 63-64) a nord (sinistra nella foto) era

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11. In primo piano le sostruzioni della torre la struttura originaria. La staccionata scoperta in via dell’Arcivescovado fra le toglie la vista dell’isolato del Ghetto, case al numero 4 e al numero 6. già abbattuto; sulla destra i piani alti Il lato su via dell’Arcivescovado era ridotto degli edifici che prospettavano su via a bottega, con arco e sbarra e piedritti dei Guidalotti (odierna via dei Pecori) di forma trecentesca, mentre gli altri tre da piazza dell’Olio al Canto dei Guidalotti lati inglobati nelle case conservavano (odierna via Vecchietti). (CSAC 35)

34 12. La fotografia è ripresa prospettavano su via dei Naccaioli; da via dell’Arcivescovado e mostra tutto mentre sono già stati distrutti gli edifici l’isolato del Ghetto, compreso tra sull’angolo nord di via del Refe Nero. via dell’Arcivescovado, piazza dell’Olio, A destra, di fronte al giardino, via dei Naccaioli e via della Nave, distrutto il palazzo Orlandini. A sinistra, al di là di e ridotto a terreno fabbricativo. In facciata, via della Nave, lo stabile Ceci-Rossi, sullo sfondo, gli edifici compresi tra l’antica costruito nell’area del Ghetto Nuovo, piazza Brunelleschi e via dei Buoni, che fra via Tosinghi e la nuova piazza. (CSAC 58)

35 13. Dietro le macerie del Ghetto si apre piazza Brunelleschi con il palazzo già appartenuto agli Arrigucci, arretrato rispetto al palazzo attiguo, che aveva inglobato l’antica chiesa di San Leo. Dietro gli edifici dell’isolato spunta il campanile di San Gaetano. A sinistra sono già state demolite altre case degli Arrigucci, lasciando scoperto il retro di palazzo Vecchietti. (CSAC 59)

14. Nella pagina a fronte: L’area nord-ovest del Ghetto, ormai distrutto, fra via dei Naccaioli e via della Vacca. Di fronte, lungo via dei Naccaioli, il giardino Orlandini sede della famosa Birreria Cornelius; su via dei Buoni gli edifici compresi fra piazza dell’Olio e via Vecchietti, dove si distingue il palazzo Orlandini, ristrutturato nel 1679 da Anton Maria Ferri. Fra le curiosità è da notare l’insegna del negozio “FILIPPO TEMPESTINI. LAVORI IN GHISA E FERRO BATTUTO. MACCHINE AGRICOLE E INDUSTRIALI”, con due vetrine in cui erano esposti alcuni lavori. (CSAC 60)

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15. Tabernacolo sull’angolo di via del Refe Nero e di piazza dei Brunelleschi. Il rilievo con la Madonna con il Bambino, in stucco policromo e dorato, riferito alla bottega di Donatello intorno al terzo o quarto decennio del Quattrocento, si trova oggi al Museo Bardini (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 90, n. 24). Il tabernacolo in pietra serena, settecentesco, è stato invece rimontato negli anni Cinquanta del Novecento nell’edificio in angolo fra via Lungo il Mugnone e Largo Zoli, a cura del Comitato per l’Estetica cittadina (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 90, n. 24). (CSAC 80)

16. Nella pagina a fronte: Piazza Brunelleschi con il prospetto del palazzo al numero 2, da cui è stato già tolto il rilievo con la Madonna con il Bambino illustrato nella foto precedente; in fondo le case che prospettavano su via degli Agli, dove era murato un altro tabernacolo con un’Annunciazione quasi illeggibile in una cornice in pietra con tre monti nel timpano. A destra l’edificio sorto sull’antica chiesa di San Leo, soppressa nel 1785. (CSAC 146)

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17. Portale duecentesco dell’antica chiesa di San Leo: sulla facciata rivolta a levante, decorato a tarsia marmorea in bianco e verde di Prato. Il portale, scoperto sotto l’intonaco nel 1901, fu portato al Museo di San Marco nel 1902 ed è oggi murato nella corte del Granaio (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 91, n. 26). (CSAC 353)

18. Nella pagina a fronte: Portale d’ingresso della chiesa di San Leo ritrovato sotto l’intonaco nella facciata rivolta a ponente, risalente alla seconda metà del Duecento. Insieme al portale marmoreo, è anch’esso murato nella corte del Granaio del Museo di San Marco (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 92, n. 27). Nella lunetta è traccia di un affresco con la Madonna col Bambino andato completamente perduto nella demolizione dell’edificio. (CSAC 350)

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19. Finestra della chiesa di San Leo sull’antica facciata rivolta a ponente, come risulta dalla Cartolina disegnata da Corinto Corinti, datata 30 aprile 1928. (CSAC 351)

20. Nella pagina a fianco: Finestra scoperta sul lato sud dell’antica chiesa di San Leo. (CSAC 352)

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21. Cimasa di camino in pietra serena d’oro accompagnate da due stelle a otto 22. Nella pagina a fianco: Anche i due scudi trecenteschi con l’arme decorata a voluta con al centro l’arme punte dello stesso, una in capo e l’altra Queste case, in angolo tra via del dei del Beccuto, murati in angolo al primo d’unione delle famiglie Altoviti e Baldesi, in punta (Baldesi). La scultura è oggi Beccuto e via Teatina, furono abitate nel piano del palazzo, sono oggi conservati partito di nero, al lupo rapace d’argento murata nel cortile di palazzo Vecchietti Quattrocento da Antonia di Giovanni del al Museo di San Marco (si veda Il centro armato e lampassato di rosso (Altoviti), (si veda Il centro di Firenze restituito, Beccuto, madre di Paolo Uccello, che vi di Firenze restituito, 1989, p. 109-110, nel secondo d’azzurro a due cotisse 1989, p. 576, n. A 30). (CSAC 40) aveva dipinto la lunetta con la Madonna nn. 42, 44). (CSAC 275) col Bambino oggi al Museo di San Marco.

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23. L’edificio con il tabernacolo la casa appartenuta nel Quattrocento 24. Nella pagina a fianco: il tabernacolo appare perfettamente apparteneva nel Quattrocento ai Rinaldi, in angolo fra via degli Arrigucci Il tabernacolo seicentesco all’angolo conservato: il cherubino nel timpano, alla famiglia del Beccuto. L’immagine e via dei Vecchietti. Fra le curiosità va tra piazza Santa Maria Maggiore le lesene e i pennacchi intorno sacra del tabernacolo (riprodotto notata la pubblicità sul palazzo: e via del Beccuto. Salvato dalle demolizioni alla nicchia, decorati a motivi floreali, nella foto seguente) è protetta da un dell’Albergo Anglo-Americano di Livorno, ed esposto al Museo di San Marco, il cartiglio con l’iscrizione “PALMA rivestimento che lascia scoperta solo la dei Bagni Pensione Pendini in via negli anni Cinquanta fu rimurato FLORENS UNIVERSORUM / SALUS Madonna. Il palazzo a destra è il famoso Cherubini 6, con i costi, dell’Albergo all’angolo fra viale Gaetano Pieraccini ET TUTELA / POTENS”. In origine era palazzo detto ‘delle cento finestre’. La Fortuna di Recoaro, ma anche e via delle Oblate (si veda Il centro protetto da una tettoia, non rimessa A sinistra dopo la chiesa, lungo via del di cerotti per calli, letti e mobili in ferro di Firenze restituito, 1989, p. 111, n. 45). nell’attuale collocazione. (CSAC 325) Beccuto, il fianco di palazzo Orlandini, vuoto e sagomato, Synger Cycles e al Nella foto, che risale al 12 maggio 1895, il giardino Orlandini, uno dei palazzi numero 3 l’indicazione di una cucina degli Agli e sullo sfondo, dove è scritto alla casalinga verso chiasso Padella. “Unione cooperativa di consumo”, (CSAC 276)

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25. Piazza degli Agli. In primo piano il pilastro dell’antica loggia della famiglia emerge dall’angolo del muro in cui era stato inglobato; in vista erano rimasti solo i due scudi con l’arme familiare: il leone circondato da una treccia d’agli. Il pilastro ottagono, formato da blocchi di pietra soprammessi, non poggiava direttamente a terra, ma su un muretto alto poco più di un metro. Vicino c’è il tassello settecentesco con l’iscrizione frammentaria “…RAT PORTICUS / NOBILIS ET ANTIQUAE / FAMILIAE / DE AGLIS”, apposto nel Settecento, quando la loggia fu chiusa. (CSAC 225)

26. Nella pagina a fianco: La loggia degli Agli in una fotografia scattata il 12 maggio 1895, più di un anno dopo la precedente. Il pilastro è ormai isolato dalla muratura che lo soffocava. La lastra con l’iscrizione è gia stata smurata. Sia il pilastro che la lapide si trovano oggi al Museo di San Marco (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 104, nn. 32-33). (CSAC 326)

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27-28. Edifici su via degli Zuffanelli, che appartenevano nel Quattrocento ai Teri e agli Agli. (CSAC 223-224)

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29-30. Interno della casa dei Teri al numero 2 di piazza degli Agli, tra la piazza e via degli Zuffanelli. In primo piano la colonna con l’arme familiare a sostegno della volta rampante di una scala costruita nel corso della ristrutturazione cinquecentesca dell’edificio. Il basamento della colonna, oggi al Museo di San Marco (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 108, n. 40), era decorato su tre lati da losanghe e su quello anteriore dall’arme familiare affiancata dalle lettere “V” e “T”, alludenti con qualche probabilità al nome di Vincenzo Teri, vissuto tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento. (CSAC 315, 383)

53 31. Alla base della volta rampante della scala, le demolizioni dell’edificio misero in luce i resti di decorazioni quattrocentesche: un piastrino con candelabra a tralci vegetali e spighe di grano che si dipanano da un vaso biansato e un frammento di cornice a perlati, ovoli, foglie d’acanto e cordonature. Dovevano appartenere in origine a un lavabo, poi tagliato dalla costruzione della volta rampante, nel cui vano fu aperta una porta. La cornice, in due pezzi, e il piastrino si trovano al Museo di San Marco (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 106, n. 37). (CSAC 316)

32. Nella pagina a fianco: Scala delle case dei Teri al numero 2 di piazza degli Agli con la colonna cinquecentesca conservata oggi nel Museo di San Marco (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 108, n. 40). La fotografia rivela che al museo sul fusto della colonna non è stato montato il capitello originario, che è invece sulla colonna accanto. (CSAC 314)

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33-36. Dal muro affiorano gli avanzi di un lavabo quattrocentesco; il lato di un pilastro decorato a candelabre con foglie e nastri che escono da un vaso poggiante su piedi leonini e parte del capitello decorato a foglie d’acanto, volute e rosette e da palmette allineate nella fascia inferiore. Il frontone, completamente corroso, doveva essere decorato anch’esso con motivi analoghi; si vedono infatti tracce di scanalature e festoni. Il pilastro di sinistra e il capitello dell’altro pilastro sono conservati nel Museo di San Marco (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 107, n. 38). (CSAC 312, 385, 313, 384)

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37. Nella pagina a fianco: Via dei Pescioni all’angolo con via dei Corsi e via degli Zuffanelli dove si intravede il Tabernacolo dei Teri riprodotto nelle foto seguenti. Sulla destra parte del convento di San Gaetano; a sinistra in primo piano le antiche case dei Teri con uno scudo con arme non decifrabile. (CSAC 44)

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38. Il Tabernacolo dei Teri in angolo fra via degli Zuffanelli e via dei Pescioni. All’interno vi era l’immagine della Madonna affrescata da Taddeo Gaddi e completata fra Quattro e Cinquecento da Sebastiano Mainardi, che eseguì le figure di San Nicola e di San Michele e del Bambino. Alla stessa epoca risale anche la cornice in pietra serena, mentre più tardo sembra l’inginocchiatoio in pietra sormontato dalla Croce su tre monti. L’immagine sacra era protetta da una tettoia con un lampione e con uno schermo ligneo seicentesco, ornato dalle armi della famiglia Teri. Il dipinto è oggi al Museo di San Marco (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, pp. 166-167, nn. 101-103). Nel 1956 la cornice in pietra fu montata sul muro di cinta di Villa Ramber, all’angolo di via Vittorio Emanuele e via del palazzo bruciato, dove tuttora si trova. (CSAC 116)

60 39. Tolta la protezione, apparve sul muro del Tabernacolo dei Teri sul muro l’affresco fino allora rimasto nascosto. dell’edificio ormai diroccato. I lavori di demolizione vennero sospesi Sullo sfondo, le case in angolo fra via degli e abbiamo così una desolante immagine Arrigucci e via dei Vecchietti. (CSAC 144)

61 40. Case sorte sui ruderi delle Terme romane comprese tra via dei Pescioni e il vicolo dei Teri, con l’ingresso da via Pescioni numero 6; nel Quattrocento appartenevano ai Teri e ai Vecchietti. Nello sfondo le case su via degli Zuffanelli. (CSAC 24)

41. Nella pagina a fianco: È la stessa casa ripresa nella foto precedente, vista da un’altra angolatura. Nell’Elenco del 1896 si faceva notare che la casa con i muri del secondo piano investiva una parte del calidario delle Terme romane, concludendo che quando fu alzata la casa esistevano ancora fino a quell’altezza i muri delle Terme romane. (CSAC 42)

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42. Case che prospettavano a levante sul vicolo dei Teri. Durante le demolizioni vennero alla luce la struttura originaria e diverse pitture murali, di cui furono salvati alcuni campioni, portati al Museo di San Marco (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, pp. 164-165, n. 100, p. 168, n. 105). (CSAC 41)

64 43. È l’antica casa dei Teri compresa fra il vicolo dei Teri e via dei Pescioni, con ingresso da via dei Pescioni numero 8, dopo l’abbattimento delle case dei Teri e dei Vecchietti, che arrivavano alla via omonima. Si vede un’apertura romanica. A sinistra le case dei Vecchietti; a destra quelle dei Teri e degli Agli e sullo sfondo il campanile di San Gaetano. (CSAC 81)

65 44. Lato rivolto a sud delle case dei Teri. 45. Nella pagina a fianco: essendo situata a capo di esse. L’esame della muratura, scalcinata Interno delle case dei Teri al secondo È da riconoscere in uno di questi scudi per ritrovare la struttura originaria, piano. La sala era affrescata l’arme nel frammento di affresco rivela antiche porte romaniche con un fregio decorato di armi gentilizie, conservato al Museo di San Marco di cui con cornice in filaretto di pietra probabilmente delle famiglie finora si ignorava la provenienza e architrave. (CSAC 84) a cui appartenevano le donne entrate (si veda Il centro di Firenze restituito, nella casata dei Teri. Nella sala 1989, p. 482, n. 593). (CSAC 82) continuava la decorazione delle scale,

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46. Dipinto a guisa di festone dove era scritto il Pater Noster che ricorreva tutto intorno alle pareti di una stanza delle case dei Teri. Sul fondo rosso delle pareti erano dipinti alberi e uccelli. Nella stanza esisteva anche un tabernacolo a muro, che si accorda con la presenza della preghiera nel fregio. (CSAC 83)

68 47. La facciata della chiesa di Il bassorilievo con la Madonna col Santa Maria degli Ughi, rinnovata Bambino sul portale, libera replica nel 1816 su commissione di Filippo della ‘Madonna Pazzi’ di Donatello, di Giuseppe Strozzi dall’architetto collocato sul portale durante i lavori Giuseppe Valentini. Lo scudo con l’arme del 1816, è conservato invece al Museo Strozzi al centro del timpano è conservato Bardini (si veda Il centro di Firenze restituito, nel Museo di San Marco. 1989, pp. 205-206, nn. 152-153). (CSAC 126)

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48. Nella pagina precedente: Bifora trecentesca con archi a sesto acuto, riscoperta nella parete nord della chiesa di Santa Maria degli Ughi. Salvata dalle demolizioni, fu portata al Museo di San Marco, dove tuttora si trova, nel corridoio della Foresteria (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 205, n. 151). (CSAC 361)

49. La pittura, un tempo sulla parete obiit A. D. MCCCXXXI”. Notizie di lui si 50. Ritratto di Maria Minima Strozzi, della chiesa di Santa Maria degli Ughi trovano nel Necrologio di Santa Maria al secolo Lucrezia (1617-1672), fattasi addossata allo Strozzino, raffigura Novella, il convento dove aveva vissuto carmelitana il 2 febbraio 1635. Dipinto il Beato Alessio Strozzi, al secolo e dove si trovava un altro suo ritratto in a tempera, andò in frantumi durante Alessandro, nato nel 1349 e morto un tondo ad affresco nel chiostro grande. il tentativo di stacco, insieme al ritratto il 19 agosto 1383. L’iscrizione latina (CSAC 362) del Beato Alessio. (CSAC 363) riporta erroneamente “beatus Alexius /

71 51. Cortile del palazzo dello Strozzino, il cortile era utilizzato come laboratorio costruito da Palla di Palla Strozzi sulle di un ciabattino, immortalato al lavoro. case intorno a piazza Marmora acquistata Il palazzo andò all’asta nel settembre dal Comune nel 1451, e compiuto prima 1904. Le colonne del cortile, demolito del 1469. Il cortile è in stile michelozziano nel 1920 per costruire il Teatro Savoia sull’esempio di quello di palazzo Medici. (oggi Cinema Odeon) furono reimpiegate Nel settembre 1893, data della fotografia, nella nuova sala. (CSAC 125)

72 52. Parete di fondo del cortile dello da Filippo di Giuseppe Strozzi. La grata Strozzino con un lavabo e un piedistallo seicentesca in ferro battuto a spartiti di gusto impero, risalenti ai lavori geometrici è conservata al Museo di ammodernamento promossi di San Marco (si veda Il centro di Firenze nel palazzo all’inizio dell’Ottocento restituito, 1989, p. 198, n. 137). (CSAC 98)

73 53-55. La Morte di Orfeo affrescata palazzi privati. La parte centrale, ridotta sul soffitto di una sala che si affacciava a forma rettangolare, è conservata oggi sul cortile dello Strozzino, in una cornice nel Corridoio della Foresteria del Museo ovale decorata con scene classiche. di San Marco (si veda Il centro di Firenze L’affresco è attribuito a Luigi Catani restituito, 1989, p. 197, n. 136). Sono (Prato 1762 – Firenze 1840), noto per gli andati perduti il fondo di paesaggio, affreschi nella sala dell’Educazione la cornice e i putti a fianco dei vasi. di Giove in e in numerosi (CSAC 220-222)

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56. Nella pagina a fianco: La lastra, in pessime condizioni, mostra l’Interno di una sala dello Strozzino decorata con motivi neoclassici, risalenti alla ristrutturazione del primo Ottocento. (CSAC 218)

57. La fotografia è ripresa dal tetto del di via degli Anselmi. A sinistra il tergo del palazzo dello Strozzino che prospettava su piazza Marmora e in facciata il resto del palazzo. Sullo sfondo a destra l’angolo sud-est di palazzo Strozzi. (CSAC 95)

77 58. La facciata tergale del palazzo dello Strozzino su piazza Marmora, acquistata dal Comune nel 1451 per costruire il palazzo. (CSAC 217)

78 59. Il palazzo degli Strozzi in via degli mentre dietro, sulle rovine delle antiche Anselmi con ingresso al numero 5 case dei Trinciavelli e degli Strozzi, è pronto per la demolizione; saranno è già ultimato il palazzo Mattei, che salvate solo le armi familiari visibili occupa l’isolato fra piazza Strozzi agli angoli. In primo piano le rovine e via Sassetti, di fronte a palazzo Strozzi. delle case sorte sull’antica chiesa di Le case a sinistra appartenevano San Miniato fra le torri. nel Quattrocento agli Strozzi. (CSAC 89) A destra si lavora al palazzo Sassetti,

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60. Nella pagina a fianco: Facciata di palazzo Strozzi in via degli Anselmi. L’arme Strozzi è oggi al Museo di San Marco (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 199, n. 139 b). A sinistra è l’angolo di palazzo Sassetti. (CSAC 71)

61. Particolare della facciata del palazzo Strozzi di via degli Anselmi con l’ultima finestra a sinistra del primo piano e l’arme Strozzi oggi al Museo di San Marco (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 199, n. 139 c). (CSAC 90)

81 62. Arme quattrocentesca degli Strozzi sull’angolo del palazzo fra la via degli Anselmi e il chiasso dei Ricchi, conservata al Museo di San Marco (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 199, n. 139 a). (CSAC 91)

82 63. Facciata del palazzo Strozzi in via degli Anselmi lungo il chiasso dei Ricchi. Nell’edificio contiguo dai muri scalcinati affiorano i filaretti di un antico arco ribassato. (CSAC 109)

83 64. Il cortile del palazzo Strozzi in via degli Anselmi numero 5 con i veroni del primo e secondo piano,che prospettano a ponente, come risulta dai grafici rilevati da Corinto Corinti (si veda Cartoline, 15 settembre 1927). (CSAC 94)

65. Nella pagina a fianco: Lato prospiciente a sud del cortile del palazzo Strozzi in via degli Anselmi. In basso affiora un capitello dell’antica loggia; dal muro emergono le tracce delle arcate. (CSAC 99)

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66. Nella pagina a fianco: Lato prospiciente a levante del cortile del palazzo Strozzi in via degli Anselmi. Si vede il graffito a finte bugne, che decorava il cortile. (CSAC 115)

67-69. Loggia al pianterreno semipilastri su un’alta base, che lasciano del palazzo Strozzi in angolo intuire la presenza di un muretto. fra via degli Anselmi e il chiasso Datano la costruzione alla seconda metà dei Ricchi; nell’ordine, in facciata del Trecento i capitelli a foglie di loto la parete occidentale, la parete lungo arricciate. Il pilastro centrale, via degli Anselmi e la parete lungo i due semipilastri con relativi capitelli il chiasso dei Ricchi con le due finestre e basi e un peduccio angolare visibili dall’esterno nella foto n. 63. sono conservati al Museo di San Marco In origine la loggia era divisa in due (si veda Il centro di Firenze restituito, campate da un alto pilastro e due 1989, p. 200, n. 140). (CSAC 137-139)

87 88 70-71. Lato rivolto a nord del cortile del palazzo Strozzi in via degli Anselmi. Nell’Elenco del 1896 si rilevava che la demolizione del verone di questo lato aveva riportato alla luce la struttura originaria della loggia, che si ripeteva sull’altro lato del cortile. (CSAC 85-86)

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72. Lato rivolto a nord del cortile di San Marco (si veda Il centro di del palazzo Strozzi di via degli Anselmi Firenze restituito, 1989, p. 201, n. 142). con la loggia quattrocentesca rimessa È stato notato che i capitelli sono identici in vista. La loggia fu riscoperta a quelli del cortile dello Strozzino, nell’agosto del 1893 e fotografata. riutilizzati nel ricetto dell’odierno Cinema Poco dopo fu demolita. Rimangono oggi Odeon, e quindi databili tra il 1451 due colonne con i relativi capitelli scolpiti e il 1469 e stilisticamente vicini a scanalature, volute, ovoli a Bernardo Rossellino. (CSAC 121) e fogliami, conservati nel Museo

91 73. Lato rivolto a sud del cortile di studio. Dietro si vede palazzo Sassetti del palazzo Strozzi di via degli Anselmi a destra, e a sinistra il palazzo Mattei con il loggiato rimesso in vista con la da poco costruito. (CSAC 122) scalcinatura del muro, fatta a scopo

74. Nella pagina a fianco: Veduta dall’interno dello stesso lato della loggia, illustrato nella fotografia precedente. (CSAC 123)

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75. Lato rivolto a nord della loggia del cortile del palazzo Strozzi di via degli Anselmi. A destra il palazzo Mattei. (CSAC 124)

76. Lato rivolto a nord del cortile del palazzo Strozzi in via degli Anselmi ripreso in facciata. L’apertura nel muro di fondo lascia vedere un cortile con un loggiato con pilastri, di costruzione più recente, parte dell’antica piazza Marmora. (CSAC 142)

94 77. Sala di palazzo Strozzi in via degli Anselmi, da cui provengono i peducci oggi al Museo di San Marco (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 202, n. 144-145). (CSAC 367)

95 78-79. Scala del palazzo Strozzi di via degli Anselmi costruita nello spazio compreso fra l’antica piazza Marmora e le preesistenti strutture. Risale agli inizi del Cinquecento, come indica la tipologia dei sei peducci conservati al Museo di San Marco (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 203, n. 147). (CSAC 113-114)

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80. Interno della sala al primo piano del palazzo Strozzi di via degli Anselmi, ridotta nel Cinquecento per ricavare la nuova scala. La sala si affacciava sul chiasso con le due finestre a sinistra guardando la facciata dall’esterno. (CSAC 93)

98 81-82. Soffitto di una sala al primo piano del palazzo Strozzi in via degli Anselmi. Le mensole che sorreggono le travi sono di tipo comune nel Tre-Quattrocento, difficilmente distinguibili nella massa dei materiali portati a San Marco senza una precisa indicazione; sembra tuttavia che un’identificazione sia possibile (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 472, n. 558). (CSAC 117-118)

99 83-84. Interno di una sala al primo piano del palazzo Strozzi di via degli Anselmi, che si affacciava sulla via con la prima finestra a destra sulla facciata. I saggi nel muro hanno messo in luce l’apertura originaria della finestra. Lungo il soffitto affiora l’antica decorazione, che si vede più chiaramente nella seconda fotografia. All’altezza della travatura è in vista una fascia con palmette da cui si dipanano esili tralci vegetali e grottesche. A sinistra affiora un’altra zona della decorazione: un medaglione con una rosetta e un fregio a foglie. (CSAC 110-111)

100 85. Soffitto a lacunari dipinti a rosette chiare su fondo scuro a imitazione del rilievo, con correnti dipinti a nastri intrecciati sulla parte centrale e a rosette sulle parti laterali. La trave di sostegno al centro del soffitto è decorata a tralci vegetali entro listelli interrotti da decorazioni a cerchi concentrici. Salvato almeno in parte dalle demolizioni, il soffitto fu rimontato nella quarta stanza della Foresteria del Museo di San Marco dal Carocci. In tale occasione fu ampiamente ridipinto; la coloritura originaria è testimoniata da un corrente non utilizzato nella ricomposizione e finora non collegato al resto del soffitto, che si credeva provenire dalla residenza dell’Arte dei Rigattieri (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 333, n. 277). Solo da queste fotografie è stato possibile stabilire la corretta provenienza del soffitto. (CSAC 112)

101 86. Un camino trecentesco in una sala al secondo piano del palazzo Strozzi di via degli Anselmi. La fotografia, di cui si è perduta la lastra, è conosciuta da una scadente riproduzione sul libro di Attilio Schiaparelli, La casa fiorentina nei secc. XIV e XV, pubblicato nel 1908. (CSAC 97)

102 87. Parte superiore della facciata di fronte al palazzo degli Strozzi 88-89. Nelle pagine successive: su questa via risultò condotto del palazzo Sassetti su via degli Anselmi che aveva ingresso dal numero 5. Particolari della facciata del palazzo “con sufficiente accuratezza”; mentre vista dall’angolo di via Sassetti con via In alto un verone, come si usava Sassetti sulla via omonima. la costruzione del nuovo palazzo degli Anselmi. La facciata principale agli ultimi piani delle case. È possibile Un’immaginer completa di questo lato in via Strozzi, dove si trovavano le altre del palazzo, cresciuto sugli avanzi in queste fotografie, finora sconosciute, del palazzo è data da un rilievo case della famiglia, destò non poche delle mura sorte nell’XI secolo vedere il palazzo prima della di Corinto Corinti (Cartoline, 26 agosto perplessità. (CSAC 72, 73) sulle tracce della cinta capitolina, ristrutturazione. (CSAC 105) 1926). Il restauro delle case Sassetti prospettava quindi su via degli Anselmi,

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90. Interno di una sala al secondo piano al di sopra un prato fiorito sormontato delle case dei Sassetti, riconoscibile dalla da una cornice a dentelli e da un fregio luce delle finestre nella stanza all’estrema a motivi geometrici. Due frammenti furono sinistra sul chiasso dei Sassetti, ripresa tenuti come campione e portati al dall’esterno nella fotografia n. 88. Museo di San Marco (si veda Il centro A destra si vedono le tracce dell’antica di Firenze restituito, 1989, p. 248, n. 198). decorazione murale: un parato a vaio (CSAC 147) pendente da un’asta con una larga rete;

106 91. Le case costruite sull’antica chiesa fianco sulla via lasciava in vista l’antica di San Miniato fra le Torri in angolo muratura in filaretto di pietra. L’edificio con la via omonima. La chiesa, aveva l’ingresso sulla piazza attraverso soppressa nel 1785 e frazionata un portoncino ottocentesco al numero 1 in abitazioni, si presentava come fiancheggiato da botteghe. (CSAC 75) un edificio a tre piani, in cui solo il

107 92. Parte della chiesa di San Miniato della Casata di Paolo III Farnese. fra le Torri rivolta a occidente, Trasportato al Museo di San Marco sul chiasso dei Ricchi, in angolo dopo il distacco, oggi è disperso. con via San Miniato fra le Torri. Fu probabilmente ritirato negli anni Il tabernacolo cinquecentesco, Cinquanta dal Comitato per l’Estetica che era stato murato al posto dell’antica Cittadina e murato in qualche angolo di porta, reca sulla mostra in pietra Firenze, che a tutt’oggi non si è riusciti un’arme e un’iscrizione allusiva, a individuare. (CSAC 65) secondo il Carocci, a un prelato

93. Nella pagina a fianco: fra via degli Anselmi, Pellicceria Il pilastro apparteneva alla Loggia dei Pilli. e Porta Rossa, fu demolita nel 1905. L’arme di famiglia (di rosso, al palo vaiato Si salvarono pochi frammenti – tre pilastri orlato d’oro) è scolpita sul capitello. e una formella con l’arme dei Pilli – esposti La loggia, rimasta quasi ultimo baluardo al Museo di San Marco (si veda Il centro delle antiche memorie fiorentine in mezzo di Firenze restituito, 1989, pp. 229-230, alle case in gran parte già abbattute nn. 180-181). (CSAC 378)

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94. Nella pagina a fianco: tolto da un’altra zona della parete. Nel vano di una finestra delle case In alto, subito sotto il soffitto, un dei Pilli si distingue chiaramente particolare della decorazione ad alberi, la decorazione della parete a stoffato meglio visibile nella foto che segue. di vaio, identica a quella di un frammento (CSAC 379) d’affresco conservato a San Marco,

95-97. Sotto l’intonaco delle pareti decorazione, martellinata per far aderire delle case dei Pilli compare l’antica il nuovo intonaco, si salvarono solo pochi decorazione a stoffato di vaio con le frammenti (si veda Il centro di Firenze fronzute chiome degli alberi intervallate restituito, 1989, pp. 234-235, nn. 192-193). da cespugli, uccelli e rosoni. Della (CSAC 377, 388, s.n.)

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98. Scudo quattrocentesco a testa di cavallo con l’arme degli Anselmi, sulla facciata del palazzo della famiglia in via Strozzi. Lo scudo, fotografato dopo essere stato staccato dalla facciata, è conservato al Museo di San Marco (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 249, n. 200). (CSAC 265)

114 99. La lapide, in una cornice di pietra per spostare il mercato del pesce serena scolpita con volute, teste di arieti dal . È oggi rimontata e mascheroni, era murata al centro sulla Loggia ricostruita in piazza dei della Loggia del Pesce, di fronte alle case Ciompi, alterata da vistose ridipinture degli Alfieri Strinati. Voleva ricordare (si veda Il centro di Firenze restituito, l’edificazione della loggia, costruita 1989, p. 56, n. 6). (CSAC 262) da Cosimo I e Francesco suo figlio,

115 100. Uno dei due grandi scudi con l’insegna della Grascia – uno staio colmo di grano affiancato da due delfini ingollanti un bue –, murati nel 1568 sugli angoli della Loggia del Pesce verso via degli Strozzi e la chiesa di Santa Maria in Campidoglio. Oggi lo scudo, qui fotografato dopo lo stacco, è murato insieme all’altro sulla Loggia del Pesce in piazza dei Ciompi (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, pp. 55-56, n. 5). (CSAC 264)

116 101. La lapide, che riporta il divieto alla Beccheria, formando la cosiddetta di sopraelevare le costruzioni in piazza ‘Corona’. Si trova oggi al Museo di del Mercato Vecchio, era murata su una San Marco (si veda Il centro di Firenze delle baracche che erano sorte intorno restituito, 1989, p. 54, n. 2). (CSAC 263)

102. Nella pagina successiva: la struttura originaria con i filaretti Amieri al 1280, data del rientro di Foglia Sono in demolizione gli antichi palazzi degli archi. Le macerie della torre degli Amieri dall’esilio. Dal palazzo sul lato sud della piazza del Mercato servirono per il basamento al monumento provengono una formella con l’insegna Vecchio. La fotografia centra la a Vittorio Emanuele II. Affianca la torre, di Parte Guelfa e frammenti di cornice con duecentesca Torre dei Caponsacchi, ormai sulla destra, il palazzo degli Amieri; foglie alludenti al nome dell’antico scapezzata. Frazionata in abitazioni la volta che li separa indica che fra i due proprietario (si veda Il centro di Firenze popolari e sede al piano terreno della edifici correva un tempo un vicolo, chiuso restituito, 1989, pp. 290-291, nn. 235-236). “Fiaschetteria del Centro”, come indica per ampliare e riunire i due palazzi. (CSAC 349) l’insegna, dai muri scalcinati affiora La tradizione fa risalire il palazzo degli

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103. Nella pagina precedente: Edifici in demolizione in piazza degli Amieri, ripresi dal tetto del palazzo. L’edificio a destra della casa in demolizione è la Torre degli Amieri in angolo con il vicolo di Sant’Andrea. Sopra i tetti delle alte case emergono la mole di Orsanmichele e la Torre di Arnolfo. (CSAC 348)

104. Sono già stati demoliti gli edifici che diverse decorazioni murali. si affacciavano sul lato sud della piazza Le è addossato, un tempo separato del Mercato. Tocca ora a quelli su da uno stretto vicolo, il tergo del palazzo piazza degli Amieri e piazza Sant’Andrea, Catellini da Castiglione. Nella casa subito dietro. La casa squarciata al centro sventrata a destra, che aveva ingresso della fotografia, con il camino da via Pellicceria numero 18, si vedono trecentesco quasi sospeso nel vuoto, le tracce delle pitture che vi furono aveva ingresso da piazza Sant’Andrea scoperte (si veda Il centro di Firenze al numero 2; all’interno furono trovate restituito, 1989, p. 304, n. 265). (CSAC 255)

120 105-106. Case in demolizione fra piazza San Miniato fra le Torri. Le fotografie, Sant’Andrea e via del Fuoco, lungo quasi identiche, furono scattate a pochi via dei Cavalieri. L’edificio puntellato mesi di distanza: la prima nel marzo che si nota a destra è la residenza 1893, la seconda il 24 agosto, giorno dell’Arte dei Rigattieri, Linaioli e Sarti. in cui si costruiva l’impalancato Sulla sinistra la facciata del palazzo per completare la demolizione. Catellini da Castiglione su via (CSAC 119, 69)

121 107. Nella pagina a fianco: Formella con l’insegna dell’Arte della Lana, murata sulla facciata della residenza dell’Arte dei Rigattieri, Linaioli e Sarti: oggi è esposta al Museo Bardini (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 332, n. 275). (CSAC 261)

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108-109. È uno dei rari documenti su disegno di Lorenzo Ghiberti. che mostrano l’interno della sala Passato alle Gallerie fiorentine, è oggi al primo piano della residenza dell’Arte al Museo di San Marco. Al museo, anche dei Rigattieri, Linaioli e Sarti, grande se giunti con un percorso diverso, ambiente a volte con la finestra si trovano anche i peducci di volta su piazza Sant’Andrea. Il vano centinato della sala, scolpiti da Andrea di Nofri nel muro ospitava il Tabernacolo nel 1414 (si veda Il centro di Firenze dei Linaioli, commissionato al Beato restituito, 1989, p. 336, n. 284). Angelico nel 1433 e lì rimasto fino (CSAC 27, 36) al 1777 nella ricca cornice marmorea

125 110-112. Soffitto della sala d’udienza della residenza dell’Arte dei Rigattieri, Linaioli e Sarti. Al Museo di San Marco rimangono un frammento della cornice interposta fra i correnti e le travi di sostegno e quattro mensole. Rimangono anche due frammenti della decorazione murale: il leone di San Marco fra due animali chimerici alternati a palmette e cornucopie. (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 334, n. 279-280) In un acquerello eseguito nel 1882 dal pittore Dario Chini si possono apprezzare i particolari dell’ornamentazione a ovoli, tralci e animali chimerici, non più leggibili in dettaglio nell’originale (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 485, n. 600). (CSAC 37-39)

126 113. Oggetto in vetro di epoca medioevale trovato negli scavi sotto la residenza dei Linaioli. (CSAC 148)

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114. Nella pagina a fianco: Parte inferiore della casa confinante con il palazzo Catellini da Castiglione, da cui era separata da un vicolo. La porta squarciata che lascia vedere le scale corrispondeva in piazza Sant’Andrea al numero 2. In basso i ruderi di un edificio romano. (CSAC 184)

115. Il lato est di via Pellicceria nel tratto le case ai numeri 16 e 18. L’edificio compreso fra la piazza del Mercato, in angolo, con le due ampie arcate ormai allargata, e via San Miniato al piano terreno, aveva ingresso fra le Torri, dopo l’abbattimento delle da via San Miniato. Prospetta sulla antiche case dei Malegonnelle, dietro nuova piazza il Teatro Trianon la staccionata in primo piano. A sinistra da poco costruito. (CSAC 104)

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116. Nella pagina a fianco: Le case ai numeri 16 e 18 di via Pellicceria e l’altra, che aveva ingresso al numero 8 di via San Miniato. Sulla porta la notifica del sindaco Luigi Artimini, che dal 1 settembre 1883 disponeva la chiusura al passo dei veicoli e dei pedoni nel tratto di via San Miniato compreso fra via Pellicceria e via dei Cavalieri. (CSAC 134)

117-119. Interno della casa che aveva ingresso al numero 18 di via Pellicceria, durante le demolizioni. Gli affreschi fingono un loggiato ad archi acuti con colonnette, aperto su un filare di alberi da frutta. Davanti agli alberi corre un’asta da cui pende uno stoffato a vaio con alto bordo decorato da armi gentilizie; nei pennacchi sono inseriti dei rosoni. Gli affreschi furono in parte staccati e oggi se ne conservano sette frammenti, divisi fra il Museo di San Marco e palazzo Davanzati (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 304, n. 265). (CSAC 257-259)

131 132 120-121. La casa al numero 18 di via Pellicceria. Si vedono le pareti delle stanze di due piani della casa, decorate a vaio. Al piano terreno uno stoffato decorato a vaio sorretto da anelli, di cui si conservano due frammenti al Museo di San Marco (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 308, n. 271). Al piano superiore lo stoffato a vaio sotto il loggiato gotico illustrato nelle fotografie precedenti. (CSAC 289-290)

133 122. Parete di una stanza al primo piano della casa al numero 18 di via Pellicceria. Tolta la decorazione ottocentesca, vennero alla luce iscrizioni e disegni antichi. La stanza confinava con quella decorata ad alberi e archetti, come si vede dalla fotografia n. 120, in cui le due decorazioni sono affiancate. (CSAC 260)

123. Nella pagina a fianco: via San Miniato fra le Torri nel tratto compreso fra via dei Cavalieri e via Pellicceria. A destra il palazzo Catellini da Castiglione e, più avanti, altre case della famiglia. A sinistra il ‘dado dei Lamberti’ e sullo sfondo la parte del palazzo Strozzi di via degli Anselmi confinante con l’edificio attiguo sul chiasso dei Ricchi. (CSAC 135)

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124. Nella pagina a fianco: presentava come un blocco di forma Foto di controcampo rispetto alla cubica, isolato da via Pellicceria, precedente. A sinistra l’edificio in angolo via San Miniato fra le Torri, fra via San Miniato e Pellicceria, a destra via dei Cavalieri e piazza del Monte il lato settentrionale del ‘dado dei di Pietà. Sullo sfondo via dei Cavalieri. Lamberti’, detto così perché si (CSAC 136)

125. Veduta panoramica del palazzo Catellini da Castiglione, al centro della fotografia, fra gli edifici distrutti sulla piazza del Mercato Vecchio e via San Miniato fra le Torri. La facciata del palazzo è su via San Miniato, il fianco in filaretto di pietra lungo via dei Cavalieri. (CSAC 18)

137 126. Il palazzo Catellini da Castiglione ai numeri 2 e 4 di via San Miniato fra le Torri ripreso dall’ultimo piano della casa al numero 5 di via del Fuoco. La casa accanto, al numero 6, che si eleva denotando la sua origine di casa torre, terminava con un coronamento a coda di rondine; all’interno furono trovate decorazioni parietali ai diversi piani. (CSAC 79)

127. Nella pagina a fianco: Parte retrostante della casa dei Catellini in angolo fra via Pellicceria e via San Miniato fra le Torri. All’estrema destra si vedono infatti le decorazioni murali della casa al numero 18 di via Pellicceria, illustrata nelle fotografie ai numeri 117-119. (CSAC 256)

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128-129. Parte superiore della facciata del palazzo Catellini da Castiglione in via San Miniato fra le Torri. Le fotografie, le prime eseguite dalla Commissione Storica Artistica Comunale, furono scattate nell’agosto del 1892. A destra l’arme della famiglia Catellini dispersa durante le demolizioni. (CSAC 1-2)

140

130-131. Parte superiore del fianco del palazzo Catellini da Castiglione lungo via dei Cavalieri. (CSAC 13, 15)

142

132-133. Parte del fianco del palazzo Catellini da Castiglione lungo via dei Cavalieri. (CSAC 14, 19)

144 134-135. Fianco, lungo via dei Cavalieri, del palazzo Catellini da Castiglione in angolo con via dei Cavalieri, dopo l’abbattimento delle case comprese fra la piazza del Mercato con l’arcone ancora in costruzione e via del Fuoco. (CSAC 140, 145)

136. Nella pagina a fianco: La fotografia mostra il fianco del palazzo Catellini da Castiglione su via dei Cavalieri e la facciata lungo via San Miniato fra le Torri. In primo piano il tratto della strada romana rinvenuta al di sotto e a sinistra l’angolo del ‘dado dei Lamberti’. (CSAC 149)

137. Facciata del palazzo Catellini da Castiglione su via San Miniato fra le Torri, isolato in seguito alla demolizione delle case di fianco, in vista dell’allargamento di via Pellicceria. Sull’angolo sono state ricostruite le cornici; il livello della cornice dei davanzali delle finestre del terzo piano è stato abbassato. (CSAC 293)

147 138-139. Si lavora alla facciata del palazzo Catellini da Castiglione. Sono già state ricostruite in stile le finestre sul lato di ponente. Anche al primo piano è stato abbassato il livello della cornice del davanzale. Nel vano delle finestre si vede ancora la parete del palazzo non ancora demolita. (CSAC 294, 296)

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140. Nella pagina a fianco: Lato ovest del palazzo Catellini da Castiglione durante la ristrutturazione. Distrutte le case che si affacciavano su via Pellicceria, rimangono le tracce delle stanze imbiancate. Gli edifici a destra sono quelli che prospettavano a nord su via San Miniato, anch’essi destinati alla demolizione. (CSAC 295)

141. Porte al primo piano del palazzo Catellini da Castiglione. (CSAC 129)

151 142. Porte, lavabo e parte del camino provenienza (si veda Il centro di Firenze della sala maggiore al primo piano restituito, 1989, p. 444, nn. 469-470). del palazzo Catellini da Castiglione. Tutti i pietrami, secondo le disposizioni Le cornici a ovoli sono molto simili comunali, rimasero ai proprietari ad alcune conservate al Museo e oggi sono dispersi. (CSAC 131) di San Marco, di cui si ignora la

152 143. Interno di una cucina al mezzanino del palazzo Catellini da Castiglione, che aveva la finestra su via dei Cavalieri. (CSAC 132)

153 144. Porta in capo alle scale al secondo piano del palazzo Catellini da Castiglione. 145. Lavabo al secondo piano del palazzo Catellini da Castiglione, che si vede a sinistra (CSAC 127) nella fotografia precedente. (CSAC 133)

146. Nella pagina a fianco: Via dei Cavalieri ripresa dall’angolo di via San Miniato fra le Torri. A destra il lato di levante del ‘dado dei Lamberti’, a sinistra le case comprese fra via del Fuoco e via dei Lontanmorti in demolizione. Si scorge, oltre il cavalcavia, il bel portale quattrocentesco dell’Arte degli Albergatori e l’ampia finestra rettangolare. Sullo sfondo le antiche case dei Nobili lungo via Lontanmorti. (CSAC 88)

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147-150. Particolari dell’architrave e l’affinità con la porta della sala del portale dell’Arte degli Albergatori d’udienza del palazzo di Parte Guelfa, su via dei Cavalieri, scolpito con quattro attribuito a Lorenzo Ghiberti, stanno a scudi a mandorla decorati indicare uno scalpellino di prim’ordine. con ornamentazioni vegetali che recano Il portale è stato rimontato nella le insegne della Repubblica, del Popolo, Foresteria del Museo di San Marco della Parte Guelfa e dell’Arte. (si veda Il centro di Firenze restituito, Databile stilisticamente ai primi decenni 1989, p. 339, n. 289. (CSAC 100-103) del Quattrocento, la qualità dell’intaglio

156 157

151. Nella pagina a fianco: con uscita su via dei Lontanmorti; La sala d’udienza dell’Arte fu ritirata, insieme ad altre due molti degli Albergatori era un ambiente simili, quando nel 1922 si restaurò a volte con peducci riccamente ornati il palazzo di Parte Guelfa, dove è tuttora a foglie e volute con al centro l’insegna murata nella stanza di comunicazione dell’Arte; in tutto sei peducci di volta fra la sala del Camino e il salone e quattro angolari, almeno quanti brunelleschiano (si veda Il centro ne sono rimasti al Museo di San Marco. di Firenze restituito, 1989, p. 340, Al museo fu trasportata anche una nn. 290-291). (CSAC 87) porta, che dava accesso a una saletta

152. Sono in demolizione le case residenza dell’Arte degli Albergatori dell’isolato compreso fra via Calimala, davanti al ‘dado dei Lamberti’, ancora via del Fuoco, via dei Cavalieri e via in piedi sulla destra della fotografia. Lontanmorti, occupate nel Quattrocento Gli edifici a sinistra sono le antiche case dalle botteghe dell’Arte dei Medici dei Bostichi e dei Nobili. (CSAC 106) e Speziali su via Calimala e dalla

159 153. Lato orientale del ‘dado dei Lamberti’ irriconoscibili dalle ristrutturazioni una colonnetta (si veda Il centro dopo la demolizione delle case vicine. a cui erano state sottoposte, riapparvero di Firenze restituito, 1989, p. 301, Sulla sinistra, in angolo fra via dei per breve tempo solo quando iniziarono n. 260). A destra il palazzo Catellini Cavalieri e piazza del Monte di Pietà, le demolizioni e furono abbattute da Castiglione in corso di ristrutturazione la residenza dell’Arte degli Oliandoli; le sovrastrutture. Sull’angolo a sinistra e dietro, a sinistra, le antiche case a destra, fra via dei Cavalieri e via sembra fosse stato tolto già da tempo dei Nobili sullo sfondo della piazza San Miniato fra le Torri, la residenza un tabernacolo. Si intravede in alto dei Pilli. (CSAC 317, numerata per errore dell’Arte dei Medici e Speziali. Le due al centro un terrazzo di coronamento 316 nell’Elenco del 1896) residenze, rese completamente del XVI secolo, di cui si è conservata

154. Nella pagina a fianco: Particolare della facciata della residenza dell’Arte degli Oliandoli e Pizzicagnoli. Vi è murata la formella mistilinea con l’insegna dell’Arte, oggi esposta al Museo Bardini (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 341, n. 293). (CSAC 382)

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155-156. Sull’intonaco scalcinato compare l’antica decorazione murale: un parato a vaio fissato a una fascia decorata a girali e racemi. Come mettono in evidenza le fratture del muro, si tratta di quella parte di affresco che fu staccata e riprodotta nella seconda fotografia, forse quando già si trovava al Museo di San Marco. L’inventario del museo ne ricorda la provenienza dalle case dei Lamberti in via Pellicceria, smantellate fra il 1896 e il 1897 (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 303, n. 264). (CSAC 381, 386)

162 157-158. Decorazione murale ad anelli intrecciati fotografata ancora sul muro e, poco tempo dopo, staccata e divisa in due pezzi. La parte superiore a racemi stilizzati è uguale a quella proveniente dalle case dei Lamberti, illustrata nelle fotografie precedenti. Si tratta quindi molto probabilmente della decorazione di una sala vicina all’altra, nelle stesse case; e non, come era stato ipotizzato, dal palazzo arcivescovile (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 408, n. 357). (CSAC 376, 387 numerata a rovescio)

163 159. Del lavabo non esiste documentazione che ne attesti la provenienza. La successione numerica delle fotografie e la sua datazione al Cinquecento, epoca a cui risalgono anche le decorazioni ad affresco, rendono plausibile una sua originaria ubicazione nelle case dei Lamberti in via Pellicceria. (CSAC 380)

160. Nella pagina a fianco: Via del Fuoco con il prospetto delle case rivolte a nord, pronte per la demolizione. Da sinistra la parte superiore del Tabernacolo del Fuoco, il primo portone con il numero civico 1 e a destra le case in angolo con via Calimala in demolizione. Sul cartello pubblicitario sotto l’indicazione stradale, si reclamizza La Vergine del Lippi, che si rappresentava al Regio Teatro Tommaso Salvini il 20 marzo 1893. (CSAC 70)

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161. Angolo di via dei Cavalieri la sua provenienza dall’Arte degli con via del Fuoco. Il tabernacolo Albergatori. L’ovale che si vede più contiene l’immagine della Madonna a sinistra, raffigurante forse la Vergine col Bambino, oggi al Museo di col Bambino, è pure conservato San Marco, che si credeva provenire a San Marco (si veda Il centro di Firenze dalla facciata dell’Arte dei Medici restituito, 1989, p. 275, n. 234). e Speziali, (si veda Il centro di Firenze Fra le curiosità, si nota il vecchio numero restituito, 1989, p. 337, n. 286). civico 1082. (CSAC 74) La fotografia testimonia invece

166 162-163. Parte superiore dell’edificio al numero 3 di via del Fuoco. Sulla facciata a conci irregolari, le antiche, ampie finestre ad arco ribassato, richiuse. (CSAC 76-77)

167 164. Nella pagina a fianco: Facciata dell’edificio al numero 1 di via del Fuoco, in angolo con via Calimala. Il tabernacolo sorse al posto di una piccola immagine sacra sulle case dei del Rosso, rimaste illese nel terribile incendio del 1601, che distrusse quasi tutta la via, da allora chiamata via del Fuoco. La lapide con i versi “YHS DIE XXVI FEBR. MDCI YHS MARIA ANNO D MDLXXXII MENTRE IN TE VERGIN SANTA ALZIAMO IL CIGLIO / E PRENDI IL PREGAR NOSTRO ET PER NOI PREG / ETERNO IDIO TUO PADRE ISPOSO E FIGLIO”. Il tabernacolo andò disperso durante le demolizioni; oggi rimane solo l’arme dei del Rosso che lo sormontava, in pessime condizioni, nei depositi del Museo Topografico ‘Firenze com’era’. (CSAC 78)

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165. Lato di via del Fuoco rivolto a sud. Dietro si vede il palazzo oltre l’attuale ‘Rinascente’ su via Calimala, ancora visibile nelle foto degli anni Cinquanta e distrutto per lasciar posto al palazzo già sede del Banco di Sicilia. Sull’arco della bottega con gli sporti semiaperti è l’insegna dello Spedale di Santa Maria Nuova con il numero “33” riferito evidentemente a un Decimario. L’insegna, trasferita al Museo di San Marco, era ritenuta finora provenire da una casa in via Calimala (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 367, n. 322). (CSAC 120)

166. Edificio in angolo fra via Calimala e via del Fuoco. Come risulta dai resoconti settimanali stilati tra il 25 febbraio e il 3 marzo 1895 da Corinto Corinti, disfacendosi le fondamenta del fabbricato venne alla luce una porticina (alta 150 cm., larga 57), che forse dava accesso al vano sotterraneo della torre di cui si vedeva traccia sotto il tabernacolo di via del Fuoco. La porta fu fotografata dalla Commissione e ne fu fatto un grafico allegato al rapporto. (CSAC 318)

170 167. Piazza del Monte di Pietà. A sinistra è il ‘dado dei Lamberti’, di fronte e a destra le antiche case dei Nobili. Sulla porta uno scudo sagomato con arme familiare, conservato al Museo di San Marco (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 274, n. 229). L’antica torre, frazionata in abitazioni, al piano terreno era adibita a “Deposito di fiammiferi”; nelle antiche case dei Nobili a destra, aveva sede una “Vendita di ghiaccio”. Sullo sfondo, demolite la residenza dell’Arte degli Albergatori e le case retrostanti, si vede un tratto di via Calimala con a sinistra la porta dell’Archivio nel palazzo dell’Arte della Lana. (CSAC 278)

171 168. Edifici rivolti a nord, su via dei comunicazione la via con via Calimala. Lontanmorti, dopo l’abbattimento delle Le case sul vicolo e la torre che le case sull’altro lato della via. sovrasta appartenevano nel Di fronte si apre il vicolo dei Quattrocento ai Nobili. Da questa Lontanmorti, che conduceva in Porta fotografia Corinto Corinti realizzò il Rossa. A sinistra una volta a botte, che si rilievo riprodotto nella Cartolina datata apriva fra le case e metteva in 16 gennaio 1928. (CSAC 143)

169. Nella pagina a fianco: Torri e case sul vicolo dei Lontanmorti, dopo l’abbattimento degli edifici che prospettavano su via Calimala e via Lontanmorti. (CSAC 273)

172

170. Nella pagina a fianco: Prospetto a levante della casa sul vicolo dei Lontanmorti, in angolo con via Lontanmorti, indicata come palazzo Bostichi. Il Corinti nei rapporti sui lavori di demolizione fatti nella settimana dal 4 al 10 marzo 1895 scriveva che si era fatta la fotografia della facciata, scalcinata nell’estate dell’anno prima per ritrovare la struttura originaria. Nella parte superiore del palazzo si notano le antiche finestre romaniche ad arco tondo. A destra il lato sud della residenza dell’Arte degli Oliandoli su piazza del Monte di Pietà. (CSAC 320)

171. Lato sud di palazzo Bostichi. Gli edifici di nuova costruzione, che si intravedono dietro, sono quelli di via dei Lamberti. (CSAC 346)

175

172. Nella pagina a fianco: Lato ovest di palazzo Bostichi con il fianco sul vicolo dei Lontanmorti. (CSAC 347)

173-174. Parte superiore delle case in angolo fra via Lontanmorti e piazza del Monte di Pietà, che avevano l’ingresso rispettivamente al numero 5 di via Lontanmorti e al numero 1 della piazza. (CSAC 67-68)

177

175. Nella pagina a fianco: Un confronto con il disegno di Corinto Corinti, riprodotto nella Cartolina datata 2 gennaio 1928, permette di rilevare che la fotografia fu ripresa dal caseggiato compreso fra il vicolo e la via dei Lontanmorti e via Pellicceria. Nel rapporto dei lavori condotti fra il 1 e il 31 maggio 1896 si dice che nelle case di Bartolomeo de’ Nobili si trovarono tracce di finestre di epoca romana, che non corrispondevano alle aperture praticate nel Medioevo e che ne furono fatte alcune fotografie dall’ingegner Spighi. Il Corinti precisa che erano da considerare romaniche e riferibili a una torre. (CSAC 345)

176. Base della torre dei Nobili scoperta nelle demolizioni degli edifici compresi tra via Calimala e via Lontanmorti, che prospettavano su via Lontanmorti. Rimasero scoperti i lati nord e est. La torre si elevava con uno zoccolo di cm 75 da un suolo più basso di quello stradale di circa cm 180. La pianta della torre era quadrata e misurava m 8,40 di lato. Questa e altre notizie sulla torre, di cui fu fatto un rilievo, sono fornite dai resoconti dei lavori effettuati dalla Commissione Storica Artistica Comunale fra il 25 e il 31 marzo 1895. Al piano della strada il vano della torre, ingrandito con lo scartamento del muro (che in origine aveva uno spessore di m 2,5) era adibito a bottega sopra la quale c’era un mezzanino; bottega e mezzanino avevano copertura a volta e ambedue avevano l’ingresso dal vicolo dei Lontanmorti. L’interno della torre, per i 18 metri rimanenti, era vuoto e scoperto. (CSAC 321)

179 177. Porta d’accesso alla torre dei Nobili sul lato nord, a m. 7,90 sopra lo zoccolo. Da quanto scrive il Corinti e dal disegno allegato al resoconto dei lavori, sembra che la torre non avesse in basso alcun accesso dall’esterno. Dall’apertura si scorgono i nuovi edifici su via Calimala. (CSAC 323)

178. Nella pagina a fianco: Via Porta Rossa ripresa da via Tornabuoni il 22 agosto 1894, durante la costruzione del nuovo fognone. La via non è molto cambiata nel primo tratto. A destra l’angolo del palazzo Bartolini Salimbeni con un banco di giornalaio (sono in vendita “La Nazione”, “La Stampa”, “Il Corriere della sera”, “Il Secolo”, “La Tribuna”, “La Chiacchiera”). A sinistra un’elegante orologeria (“Frantoni e Barcali”) e cartelli pubblicitari, fra i quali quello degli orari ferroviari Venezia - Vienna - Budapest. (CSAC 284)

180

179. La foto è ripresa dalla torre Orsanmichele, è ormai isolato. al numero 6 di via Porta Rossa. In primo All’estrema destra, sullo sfondo, piano a sinistra via Pellicceria in angolo il campanile di Badia e la torre con piazza dei Pilli, con il ‘dado del e in primo piano gli edifici dei Lamberti’ dietro al quale, sul lato meridionale di via Calimala, in direzione del Duomo, è la facciata destinati ad essere abbattuti. del palazzo Catellini da Castiglione Sulla nuova piazza sono già stati ultimati in restauro. Poco oltre, le case che gli stabili cresciuti sull’area del Ghetto, rispondevano a nord su piazza il Trianon e l’Hotel Savoy, in direzione Sant’Andrea e ad est su via Calimala, della facciata del Duomo e del Campanile, dove sono già stati costruiti i nuovi e troneggia Vittorio Emanuele II a cavallo, palazzi fino a via Orsanmichele. modellato da Emilio Zocchi, inaugurato Il palazzo dell’Arte della Lana, dietro il 20 settembre 1890 e trasferito nel 1931 al quale sovrasta la mole di nel piazzale delle Cascine. (CSAC 292)

182 180. La fotografia è ripresa dal tetto del palazzo Strozzi di via degli Anselmi al numero 5, verso via Porta Rossa. Si vedono gli ultimi piani delle case comprese fra la torre dei Cosi e quella dei Monaldi in via Porta Rossa e le case lungo il chiasso dei Limonai e il chiasso dei Davanzati. (CSAC 96)

183 181. L’affresco con il Noli me tangere del Franciabigio – oggi nel Museo del Cenacolo di San Salvi – si trovava a una parete della terrazza dell’antica torre dei Cosi, con ingresso da via Porta Rossa numero 6. La sua importanza è sancita dal Vasari; nella “vita” del Franciabigio lo storiografo racconta che il pittore l’aveva fatto per Arcangiolo tessitore di drappi. Staccato fra l’ottobre e il novembre del 1894, l’affresco non entrò a far parte della raccolta di San Marco, perché venduto direttamente allo Stato nel novembre di quell’anno dal proprietario dell’immobile per duemila lire. (CSAC 291)

182. Nella pagina a fianco: Le case di via Porta Rossa nel tratto fra via Pellicceria e il vicolo dei Davanzati, lungo il lato rivolto a meridione. Sull’angolo spicca lo scudo con l’insegna della Parte Guelfa, sorretta dal Marzocco fiorentino, oggi al Museo Bardini (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 231, n. 184). (CSAC 277)

184

183. Il chiasso dei Limonai, che collegava via Porta Rossa con il chiasso dei Ricchi; sullo sfondo l’ultimo tratto di via Porta Rossa. (CSAC 66)

184. Nella pagina a fianco: Le case ai numeri 2 e 4 del vicolo dei Davanzati, lungo il lato rivolto a ponente. Sono le antiche case dei Davanzati, fatte scalcinare per documentarne la struttura originaria e poi demolite allo scopo di creare la piazza davanti a palazzo Davanzati. (CSAC 239)

186

185. Case dei Davanzati. Veduta delle scale della casa al numero 12 di via Porta Rossa. (CSAC 274)

186-187. Pareti dipinte con uno stoffato di vaio con alto bordo ricamato, appeso a finte mensole con cornicione e decorazione a intarsio, in una stanza al primo piano della casa al numero 12 di via Porta Rossa. La fotografia consente di correggere la provenienza del frammento conservato al Museo di San Marco, erroneamente ritenuto staccato da una casa degli Strozzi (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 213, n. 168). (CSAC 283, 282)

188

188. La stanza, ristrutturata originaria. nell’Ottocento, come indica il camino La fotografia è posteriore al dicembre in stile impero della parete a sinistra, 1895. Il 1 maggio 1897 Giuseppe Conti è stata raschiata per riportare scriveva che nella casa la numero 12 alla luce la decorazione a vaio di via Porta Rossa erano apparse nuove che la ornava. Alla parete appaiono decorazioni simili a quelle scoperte nicchie e aperture della struttura in passato. (CSAC 364)

189. Nella pagina a fianco: Particolare dell’archetto ogivale che incorniciava probabilmente un armadietto a muro o un tabernacolo; in origine era chiuso da sportelli, come mostrano le tracce dei cardini. (CSAC 365)

190

190. Particolare delle pitture della stanza riprodotta nelle fotografie precedenti e precisamente della parete di destra (non visibile nella foto d’insieme), come si arguisce dalla trave pulita a metà visibile in ambedue le foto. (CSAC 366)

192 191-194. Particolari della decorazione della stanza illustrata nelle fotografie precedenti. Nella prima si distingue la parete di fronte in alto, nella seconda la parete a sinistra, riconoscibile a colpo d’occhio dalla crepa nell’intonaco, che corre dall’alto in basso fino all’archetto ogivale. Le immagini sono di una nitidezza tale, che è possibile distinguere i particolari del parato uno ad uno, così da permettere di riconoscere nella foto 193, ancora sul posto, il piccolo frammento a vaio conservato al Museo di San Marco, che si credeva staccato dalle case dei Lamberti in via Pellicceria (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 308, n. 271 d): le stesse forme, le stesse smussature, solo qualche lacuna in più, dovuta quasi certamente a difficoltà in fase di stacco. (CSAC 368-371)

193 195. Nella pagina a fianco: Le case ai numeri 4, 4 II, 4 III su via Porta Rossa, davanti alla . Sull’edificio in primo piano a sinistra si nota, sopra una delle finestre del primo piano, in corrispondenza dello sbocco del vicolo dei Lontanmorti, la formella con l’insegna dell’Arte del Cambio. L’Arte aveva ereditato il palazzo da Alessandro Bostichi nel 1430, anno in cui deve essere stata apposta la formella, oggi conservata al Museo di San Marco (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 266, n. 214). Fra le due finestre del primo piano l’insegna della chiesa di Santa Felicita, una colonna sostenente due rami di palma, oggi al Museo di San Marco (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 265, n. 212), a indicare che l’edificio era passato in tutto o in parte in proprietà della chiesa. Sono già quasi ultimati i nuovi palazzi su via Calimala. (CSAC 238)

194

196. Le case ai numeri 4 e 4 II in via Porta Rossa. Sull’antica torre dei Siminetti in demolizione si vede la formella con l’insegna della Parte Guelfa dei primi decenni del Quattrocento, oggi al Museo Bardini (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 265, n. 210). Sulla facciata, diverse insegne pubblicitarie: una targa “B. CONFORT / chirurgo dentista / allievo del Dr. Slavy / dentista americano”, l’insegna di un’“Impresa di pubblicità, via Sant’Egidio 12”, pubblicità del “Caffè Malto Kneipp”, dell’“Emoglobina”, dei giornali “La Battaglia” e “Il Secolo”, di un “Banco del Lotto n. 20 / trasferito in via del Corso”, l’avviso “Per causa di espropriazione quanto prima questo negozio di Cappelleria O. Corsani viene trasferito in via dei Calzaioli 4”. (CSAC 237)

197. Nella pagina a fianco: Via Calimala davanti all’angolo di via del Fuoco verso Mercato Nuovo. È il 6 giugno 1892; davanti al Tabernacolo del Fuoco si cominciano a montare le impalcature per la demolizione delle case comprese fra via del Fuoco e via dei Lontanmorti. A sinistra la “Trattoria Nazionale”, un merciaio espone mazze, immagini sacre e filati. A destra un banco di olive; sull’angolo l’insegna di una “Canova di pane, paste, vino e olio”. (CSAC 92)

196

198. Nella pagina a fianco: Via Calimala fra via del Fuoco e Mercato Nuovo, qualche mese prima della foto precedente. (CSAC 43)

199. Lato rivolto a sud di via Calimala, completamente sovrastate dal torrione dopo l’abbattimento degli edifici merlato. La residenza, costruita che si trovavano sull’altro lato della sulle antiche case dei Compiobbesi, via, compresi fra via del Fuoco si presentava nell’aspetto che aveva e via Lontanmorti. L’immagine documenta assunto con la ristrutturazione del 1308, lo stato del palazzo dell’Arte della Lana, ricordata nella lapide tuttora murata prima che venisse isolato con la nella facciata. demolizione degli edifici che lo Il palazzo, venduto nel 1890 al Comune, affiancavano. Il palazzo aveva un aspetto fu restaurato nel 1904 su progetto molto più imponente di come appare di Enrico Lusini. Al posto dell’edificio oggi: via Calimala era assai più stretta a sinistra, dove si legge l’insegna e le case lungo la strada, meno alte della “Trattoria Nazionale” fu costruita di quelle odierne, rimanevano una loggetta in stile. (CSAC 107)

199 200. Parte superiore del palazzo dell’Arte della Lana. (CSAC 55)

201. Nella pagina a fianco: Il palazzo dell’Arte della Lana. Nell’edificio a sinistra, sull’architrave della “Trattoria Nazionale” si nota un tassello con l’insegna dell’Arte della Lana. Dietro, sulla destra, si scorge l’angolo di Orsanmichele con il Giglio di Firenze, da cui aveva preso nome il vicolo che sboccava in via Calimala, chiuso nel Cinquecento con la costruzione dell’Archivio. (CSAC 108)

200

202. Nella pagina a fianco: Il palazzo dell’Arte della Lana in via Calimala ancora con gli edifici addossati, abbattuti per l’apertura di via Orsanmichele. (CSAC 270)

203. Porta al numero 2 di via Calimala, da cui si accedeva alle scale che portavano sopra la chiesa di Orsanmichele. Sul portale un bellissimo scudo cinquecentesco con arme medicea, decorato con cartigli e volute e in basso un mascherone che regge l’agnello, simbolo dell’Arte. Sull’architrave “ARCHIVIUM HOC PERPETUITATI PUBLICORUM MONI / EREXIT QUA PRIM. MAGNUS DUX HETRURIAE SALU / TATUS REGIAQ. CORONA INSIGNITUS EST MDLXIX“. La porta lignea è quella originaria. (CSAC 279)

203

204. Nella pagina a fianco: Negli edifici attigui al palazzo dell’Arte della Lana si trovavano nel Quattrocento case e botteghe appartenenti a Orsanmichele. (CSAC 271)

205. Sull’edificio a sinistra è murato (si veda Il centro di Firenze restituito, un tassello con l’insegna della Compagnia 1989, p. 350, n. 295). di Orsanmichele, segno che l’edificio Tra le curiosità si rileva la pubblicità era di proprietà della Compagnia. della “Pastina diastasata alla pepsina, Durante le demolizioni furono asportati in vendita da Giuseppe Dolfi, via borgo dagli edifici in disfacimento sei tasselli San Lorenzo 4” e de “Il vero monello”. simili, cinque dei quali sono tuttora (CSAC 298) conservati al Museo di San Marco

205 206. Dall’arco del portale è stato tolto clientela che causa la demolizione un tassello. Diversi avvisi: “Gambrinus nel Centro col prossimo novembre Halle. Il magazzino è trasferito in via trasferisce il suo Negozio Presso le Logge Por S. Maria n. 3”; “La salumeria di Mercato Nuovo 1 dette del Porcellino di Tommaso Bini è stata trasferita lato sinistro, nel Locale già del Bazar in via Calimaruzza n. 4. Presso Europeo accanto alla Trattoria le logge di Mercato Nuovo”; “Avviso. dei Negozianti detta di Guido”; Giuseppe Fantoni antico Friggitore “Il magazzino di Pietro Poggi è trasferito e Rosticcere di via Calimara (già mercato in via delle Terme n. 1 presso vecchio) avverte la sua numerosa via Por S. Maria”. (CSAC 299)

206 207. “Bottega di fagiolaio trasferita”; “Bottega Pesci d’Arno. Pesci di Mare. La Rosticceria Friggitorie col prossimo novembre viene trasferita in faccia alle Logge n. 1” e un altro avviso del friggitore Giuseppe Fantoni sulle antiche case di via Calimala. (CSAC 300)

207 208. Gli edifici sul lato rivolto a occidente di via Calimala all’angolo con via Porta Rossa. Sull’edificio a sinistra un tabernacolo seicentesco in cui non è leggibile l’immagine all’interno. Sulla strada si aprivano botteghe di mercerie, un ortolano, una bottega chiusa, un pesciaiolo o friggitoria e una canova di vini. In angolo con via Porta Rossa le case dei Cavallereschi, in Porta Rossa l’esercizio di un “Orefice e Orologiero”. Su Por Santa Maria – dove l’insegna indica “Si prendono commissioni per abiti”, “Specialità per Sarti” – è l’antico palazzo dei Cavallereschi. (CSAC 272)

209. Nella pagina a fianco: Angolo fra via Porta Rossa e via Calimala. Sulla sinistra di via Porta Rossa si vede l’imbocco dello sdrucciolo di Orsanmichele o dei Cavalcanti e al di là le antiche case dei Cavalcanti. Sopra la porta un tassello con l’insegna dell’Arte della Lana a indicare che la bottega apparteneva all’Arte. Sui muri ancora pubblicità: “Rocambole illustrato”, “Avviso. Coi primi d’agosto La Pizzicheria di Alessandro Paoli viene trasferita in Borgo S. Lorenzo nella pizzicheria Stiatti”; “Calmanti per denti”, una pagina del quotidiano “La Nazione”. (CSAC 268)

208

210-211. Lo Sdrucciolo di Orsanmichele ripreso da via Porta Rossa. (CSAC 21, 280)

211 212. Il Corinti scrive nel resoconto della settimana dal 6 al 12 maggio 1895 che “disfacendosi il muro di fianco della loggia dei Cavalcanti, dalla parte dello Sdrucciolo di S. Michele, si sono trovati in posto, investiti dal muro, due piastrelli ottagoni, medioevali, uno dei quali è alto m 1,25 compresa la base e capitello in un sol pezzo; l’altro, compreso il capitello e la base che manca, misurerebbe in altezza m 2,08”. In angolo è la cinquecentesca formella con l’arme della famiglia Cavalcanti, circondata da festoni, volute e mascheroni di carattere ammannatesco oggi conservata al Museo di San Marco (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 352, n. 299). L’iscrizione nella cartella in basso (“HIC CAVALCATAE FAMILIAE / XITUS EST QUI AD PIOS USUS CONVERSUS PUELLIS / HONETE COLLOCANDIS EST / DICATUS”) allude alla chiusura della loggia avvenuta nel 1564 e alla decisione dei membri della consorteria dei Cavalcanti di destinarla a botteghe da affittare, i cui introiti dovevano servire a dotare fanciulle povere. (CSAC 307)

213-214. Nella pagina a fianco: A destra il lato sud di Orsanmichele, di fronte l’angolo sud est del palazzo dell’Arte della Lana, a sinistra le case ai numeri 9 e 11 di via Orsanmichele. Sulla facciata della casa al numero 11 si vede l’insegna trecentesca dei Capitani del Bigallo, tolta dalla facciata prima del 12 novembre 1894, data della seconda fotografia e portata al Museo di San Marco, dove si trova tuttora (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 354, n. 301). Sull’edificio al numero 9, fra le due finestre del primo piano si nota uno dei tondi con l’insegna di Orsanmichele, che stavano a indicare l’appartenenza dell’edificio alla Compagnia. Al Museo di San Marco se ne conservano cinque, tutti provenienti dalle case nelle vicinanze di Orsanmichele (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 350, n. 295): la foto seguente riproduce le stesse case dopo che ne erano state tolte le insegne. (CSAC 269, 297)

212

215. Lo Sdrucciolo di Orsanmichele, che metteva in comunicazione Orsanmichele con via Porta Rossa, ripreso dalla via omonima. Il tabernacolo chiuso sotto la volta dello sdrucciolo, in antico detto dei Cavalcanti perché si apriva fra le case di questa famiglia, nascondeva l’affresco con l’Annunciazione di Andrea del Sarto. (CSAC 281)

215 216. L’affresco con l’Annunciazione di Andrea del Sarto è oggi esposto nel Museo del Cenacolo di San Salvi (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 353, n. 300). La fotografia, che lo mostra ancora sul posto, fu scattata l’8 marzo 1894; ci vollero 100 lire e ancora diversi mesi prima di poter mettere in salvo la pittura, che fu staccata fra il 26 novembre e il 2 dicembre di quell’anno. (CSAC 219)

217. Nella pagina a fianco: Facciata del palazzo arcivescovile su piazza San Giovanni prima della demolizione. A sinistra stacca dalla facciata cinquecentesca, realizzata su disegno di Giovan Antonio Dosio, l’antica Torre dei Visdomini con le due coppie di formelle con l’insegna della Sede vacante – le armi dei Visdomini e dei Tosinghi unite – e accanto alla porta l’arme di papa Pio II Piccolomini, che nel 1458 aveva elargito quindicimila fiorini per rinnovare il palazzo, divenuto sede arcivescovile. Gli stemmi sono oggi murati nell’androne di ingresso del palazzo. Come si vede, il fabbricato sorgeva molto più a ridosso del Battistero, lasciando inalterato l’assetto urbanistico medioevale. (CSAC 150)

216

218. La Torre dei Visdomini dopo l’abbattimento dell’arco dei Pecori. Gli edifici sullo sfondo sono quelli che si affacciavano su piazza dell’Olio. (CSAC 151)

219. La formella con le armi dei Visdomini e dei Tosinghi, in origine sopra la finestrella al primo piano della Torre dei Visdomini. Sulla cornice corre l’iscrizione “A.D. MCCLXXXV INDICTIO(N)E QUARTA DEC(IM)A ECCL(ES)IA FLORENT(INA) PASTOR(E) VACANTE NOBILES VIRI VICE D(OMINI) EP(ISCOPA)T(US) FLOREN(TINI) FIERI FECERUNT HOC OP(US)”. L’anno fiorentino 1285 deve essere interpretato come 1286 nello stile comune, poiché a quest’ultima data corrisponde l’indizione quattordicesima (computo del calendario fiorentino). Attualmente la formella è murata nel cortile del palazzo arcivescovile. (CSAC 305)

218 220-221. I due ultimi piani del palazzo arcivescovile in angolo fra piazza San Giovanni e via Cerretani con il grandioso stemma di Leone XI. (CSAC 48-49)

219

222. Stemma di Leone XI (al secolo Alessandro di Ottaviano de’ Medici), fatto apporre sul palazzo il 21 aprile 1584 e modificato nel 1605, dopo la sua ascesa al pontificato: furono estese a tutto il campo le palle medicee e aggiunte le insegne papali e la targa dedicatoria “LEONI XI P.M. / OB MERITA IN ECC. / FLOR. QUAM XXXII / AN. REXIT ET HAS / AED. RESTITUTAS” con le tre rose legate da un nastro e il motto “SIC FLORUI”. (CSAC 50)

221 223. Le facciate dei due corpi del palazzo arcivescovile su via Cerretani, durante la ristrutturazione. I due corpi erano separati dalla via dell’Arcivescovado, che ricalcava il percorso dell’antica via romana. In questo punto si trovava infatti l’antica porta ‘ad aquilonem’, su cui il Vescovado sorse e si ampliò nel corso dei secoli. Secondo il progetto del Dosio, la facciata cinquecentesca doveva essere estesa a tutta la parte su via Cerretani; per questo erano rimaste in vista in alto le morse per l’attacco del muro che rimaneva da costruire. (CSAC 206)

224-226. Facciata del Vescovado su via Cerretani fra via dell’Arcivescovado e piazza dell’Olio. Sono state riaperte le arcate dell’antica loggia al pianterreno, nell’Ottocento ridotte a botteghe, e una delle finestre quadrifore, che in origine davano luce al primo piano. (CSAC 209, 207, 208)

222 223

227-228. Interno della stanza al primo piano con la finestra quadrifora su via Cerretani e la bifora trecentesca, visibile dall’esterno nella foto n. 230, su piazza dell’Olio. (CSAC 240, 188)

229. Nella pagina successiva: dell’Olio. In origine però le due bifore Bifora al primo piano si trovavano sulla facciata lungo della facciata del palazzo arcivescovile via Cerretani. Le due finestre sono su via dell’Arcivescovado, in angolo oggi murate nel cortile del palazzo con via Cerretani. Un’altra identica arcivescovile (si veda Il centro di Firenze fu trovata al momento della restituito, 1989, p. 406, n. 353). ristrutturazione del 1895 su piazza (CSAC 157)

225

230. Facciata del palazzo arcivescovile su piazza dell’Olio con la bifora trecentesca uguale a quella ritrovata in via dell’Arcivescovado. Sopra l’arcata di una bottega l’avviso “Col prossimo ottobre l’antica Fiaschetteria La Tomba si trasferisce in Borgo S. i Apostoli n. 2 presso il P. e Vecchio”. (CSAC 153)

227

231. Nella pagina a fianco: All’inizio del Seicento appartengono le finestre su piazza dell’Olio, decorate alla sommità con l’arme del vescovo Alessandro Marzi Medici. (CSAC 155).

232. Particolare dell’arco ripreso nella foto precedente, accanto alla tettoia che copre le botteghe. Al centro è l’arme del vescovo Alessandro Marzi Medici, che data la struttura i primi decenni del Seicento. (CSAC 154)

229

233. Nella pagina a fianco: Parte della facciata del palazzo arcivescovile su piazza dell’Olio. All’angolo l’arcata in testa alla loggia, che si estendeva lungo via Cerretani. (CSAC 191)

234. Interno di una bottega sull’angolo nord-est del Vescovado fra via Cerretani e via dell’Arcivescovado. Gli scavi effettuati nel sottosuolo portarono alla luce i ruderi dell’antica porta della città, su cui poggiava il muro del palazzo arcivescovile. (CSAC 193)

235. Nella pagina successiva: Veduta dall’interno di parte del loggiato, che occupava il piano terreno del Vescovado lungo via Cerretani. Si tratta dell’arcata in testa alla loggia, che sboccava su piazza dell’Olio. Il pilastro a sinistra appare fondato sopra i resti di una costruzione più antica. (CSAC 194)

231

236-237. Due delle arcate della loggia al piano terreno del palazzo arcivescovile, che prospettavano su via Cerretani. (CSAC 210, 227)

233 238. Nella pagina a fianco: La loggia al piano terreno del palazzo arcivescovile, ripresa da piazza dell’Olio. (CSAC 241)

234

239. La lastra, in cattive condizioni, mostra l’imbocco di via dell’Arcivescovado ripreso da via Cerretani. In primo piano i vani delle botteghe e di scorcio le arcate dell’antica loggia, riaperte, su via Cerretani. A sinistra in alto il cavalcavia che collegava le due parti del palazzo. (CSAC 249)

240. Nella pagina a fianco: Via dell’Arcivescovado ripresa da via dei Pecori con le due parti del palazzo arcivescovile congiunte dal cavalcavia. A sinistra il portale di ingresso del palazzo. (CSAC 172)

236

241. Architrave del portale d’ingresso del palazzo arcivescovile con le insegne della Sede vacante – le armi dei Visdomini e dei Tosinghi ai lati del pastorale – oggi murato sul lato sud del cortile. Fra la cornice e il tetto un affresco decorativo con tre scudi con armi non leggibili. (CSAC 198)

238 242. Formella con due scudi con l’insegna del Popolo e l’arme del vescovo Pietro Riario (1473-1474), che si trovava in origine a fianco del cavalcavia sulla parete del Vescovado rivolta a sud. (CSAC 288)

239

243. Nella pagina a fianco: Lato rivolto a occidente del palazzo arcivescovile su via dell’Arcivescovado. Il tabernacolo è chiuso da uno sportellino ligneo decorato con una “M” e non lascia vedere l’immagine della Madonna all’interno. La bottega ospitava la “Confettureria O. Benassai – Drogheria”. (CSAC 46)

244. Particolare dell’arco del portale ripreso nella foto precedente. Dalla muratura affiora il filaretto dell’antica impostazione dell’arco, più alto e più vasto. (CSAC 47)

241 245. Parte della facciata rivolta a ponente del Vescovado su via dell’Arcivescovado, in corrispondenza dell’arco che attraversava la via. Sull’architrave della bottega, che chiudeva l’arcata originaria, di cui si vede l’ampiezza con l’affiorare della pietra, è scritto “Fiaschetteria dell’Arco”. (CSAC 254)

246. Veduta dell’arco rivolto a nord del cavalcavia che congiungeva le due parti del palazzo arcivescovile. Nell’interno corrispondeva l’atrio di cui si vede parte della decorazione pittorica nelle foto 255, 256, 257. Al centro dell’arco è l’arme del vescovo Pietro Riario (1473-1474), oggi sul pilastro trecentesco della sala d’udienza. Nell’arco l’arme dell’arcivescovo Giovanni Neroni (1461-1473), attualmente murata nel cortile del palazzo. Le armi furono apposte per ricordare i lavori promossi da quegli arcivescovi. (CSAC 174)

242 247-250. Facciata rivolta a ponente del palazzo arcivescovile, che era rimasta nascosta dal rinfianco della volta del cavalcavia, di cui si vedono ancora i resti a sinistra. La bifora duecentesca si trova murata nel corridoio della Foresteria del Museo di San Marco (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 404, n. 351). Gli archi a tutto sesto sorretti da una colonnetta con capitello a foglie d’acqua e profilati da decorazione a punta di freccia, sono inscritti in un arco più ampio in laterizio. L’apertura rettangolare fu realizzata in epoca posteriore. La bifora è riprodotta in un acquerello e in un disegno a lapis di Galileo Chini. Accanto alla finestra fu portata alla luce anche una porta trecentesca. (CSAC 301-304)

243

251-252. La bifora riprodotta nelle foto precedenti vista dall’interno. Sul lato opposto della via la facciata del nuovo palazzo in costruzione. (CSAC 308-309)

245 246 253-254. Interno dell’atrio del cavalcavia, a Firenze (si veda Il centro di Firenze che metteva in comunicazione il primo restituito, 1989, p. 405, n. 352). piano della parte del palazzo compresa Sull’architrave della porta, che fra piazza San Giovanni e si affacciava sulla terrazza, l’iscrizione via dell’Arcivescovado con una scala “IOSEPH M. MARTELLII” e l’arme che scendeva alla parte compresa fra via di famiglia. Le pareti erano decorate dell’Arcivescovado e piazza dell’Olio. da famosi frescanti fiorentini Nella parte della facciata a occidente del Settecento a finte architetture su via dell’Arcivescovado, rimasta con grandiose colonne scanalate, incorporata nel cavalcavia, fu ritrovata che lasciano aperta la vista su sfondi sopra l’altra una più antica bifora, illusionistici. (CSAC 266-267) una delle poche in stile romanico rimaste

247

255. La bifora illustrata nelle fotografie precedenti ripresa dall’interno della sala maggiore del palazzo. (CSAC 287)

249

256. Nella pagina a fianco: Le pitture sono quelle dell’atrio, che corrispondeva sul cavalcavia, dipinto dall’Andorlini. È riconoscibile l’Allegoria della Fortezza, una figura femminile con elmo e scudo, che calpesta un leone accucciato ai suoi piedi. (CSAC 199)

257. Pittura su stuoia nell’atrio che mistilinea dello squarcio di cielo corrispondeva sul cavalcavia. Al centro è contornata da una prospettiva a finte l’Allegoria del Nome di Dio in una gloria architetture con una balaustra di angeli, che illumina di luce divina sui due lati lunghi e vele sui lati brevi, le figure della Fede con la croce circondate da volute e festoni e il calice, della Speranza che, confortata e con angeli, includenti due medaglioni da un angelo, indica l’ancora portata con figure allegoriche. da un angioletto ai suoi piedi, e della Opera di Vincenzo Meucci e Pietro Carità, che tiene alto un cuore ardente Anderlini. e allatta un fanciullo. L’incorniciatura (CSAC 175)

251

258. Nella pagina precedente: Il palazzo arcivescovile ripreso dall’alto sullo sfondo della facciata di Santa Maria del Fiore e della Cupola del Brunelleschi. In primo piano il tetto del corpo compreso fra via dell’Arcivescovado e piazza dell’Olio; segue il cavalcavia con il tetto a capanna e il corpo del palazzo che prospettava su piazza San Giovanni. Si vedono chiaramente le aggiunte fatte nei secoli al palazzo. (CSAC 51)

259. Parte superiore del Vescovado ripresa dall’alto con una inedita visione del Campanile di Giotto. In primo piano un piccolo campanile a vela sul tetto del Vescovado. A destra il retro della Torre dei Visdomini e, separate, le case sopra l’arco dei Pecori. (CSAC 52)

254 260-261. Parte della facciata a ponente del Vescovado su via dell’Arcivescovado in due momenti diversi. A sinistra il cavalcavia, a destra in basso il cantiere per la riapertura della volta, che si apriva davanti all’ingresso dell’Arcivescovado. (CSAC 53, 173)

255 262. Il complesso del palazzo arcivescovile in angolo tra piazza dell’Olio e via dei Boni dopo l’abbattimento delle case dei Pecori e del Ghetto nuovo. La fotografia offre una preziosa testimonianza dell’aspetto della chiesa di San Salvatore nelle strutture esterne originarie, prima che venisse completamente inglobata nel nuovo palazzo. Intorno alla chiesa erano cresciute case e botteghe: un “Parrucchiere-Coiffeur”, una “Vendita pane, paste e canova di vini”. (CSAC 61)

263. Nella pagina a fianco: Facciata della chiesa di San Salvatore prima del restauro ottocentesco, mirato a ripristinare lo stile romanico, interpretato con gusto neomedioevale. Fu lasciato intatto il parato marmoreo romanico con i rosoni e i sette candelabri a intarsio nella lunetta sopra la porta, mentre il finestrone e il frontone furono demoliti per aprire un occhio rotondo. A sinistra della chiesa è il grande ‘Portale delle carrozze’, che si vede ancora su piazza dell’Olio, fatto costruire dall’arcivescovo Francesco Nerli junior; sul fregio, ornato con l’arme Nerli, è inciso il nome dell’arcivescovo e la data 1677, anno in cui il portale fu murato. (CSAC 152)

256

264. Nella pagina a fianco: Lato meridionale e tergo della chiesa di San Salvatore, dopo la demolizione delle case che le erano addossate. La fotografia è una testimonianza unica dell’antica abside semicircolare della chiesa romanica. (CSAC 230)

265. Parte del Vescovado che si quattro botteghe. Alla parete di destra estendeva lungo via dell’Arcivescovado la formella con l’insegna del Popolo fra la porta d’ingresso del palazzo, che e l’arme del vescovo Pietro Riario, meglio si vede in parte a sinistra, e il cavalcavia. visibile nella foto n. 242 (CSAC 197) Al pianterreno si aprivano nell’Ottocento

259 266-267. Il cortile del palazzo arcivescovile compreso nella parte non interessata dalle demolizioni. Il cortile è rimasto pressappoco intatto, ma alterato nelle proporzioni per l’innalzamento del palazzo. Le armi vescovili ricordano i lavori di accrescimento promossi dagli arcivescovi. A sinistra una lapide in memoria dell’arcivescovo Pier Francesco Morali (1815-1826) sormontata dallo stemma degli Ughi menzionato da Giuseppe Richa nei suoi volumi sulle chiese fiorentine. (CSAC 168-169)

260 268. Interno della sala d’udienza al e continuata nel corso del Seicento. piano terreno del palazzo, costruita Sono di stile omogeneo le otto coppie nel Trecento e adibita per secoli a sede di ritratti dipinte sui pennacchi delle del Tribunale Ecclesiastico, dove volte intorno al pilastro e quelle si trovano ancora oggi le lunette dipinte al centro di ogni lato della sala. da Nicodemo Ferrucci con la Madonna La precisazione “adhuc vivens” riferita col Bambino tra i Santi Zanobi e ad Alessandro Marzi Medici, Antonino e la Disputa di Gesù accompagnata dalla data 1605, offre con i Dottori e la serie dei ritratti un preciso riferimento cronologico. degli arcivescovi iniziata dal Ferrucci (CSAC 242)

261 269. Lunetta raffigurante la Madonna col Bambino tra San Zanobi e Sant’Antonino e due angeli reggicortina. La lunetta faceva parte del ciclo dipinto da Nicodemo Ferrucci nella sala dell’archivio su commissione dell’arcivescovo Alessandro Marzi Medici ed era l’unica ancora visibile al momento della ristrutturazione ottocentesca. Le altre lunette erano state imbiancate già nel Settecento, come scrive il Richa nella sua monumentale opera sulle chiese fiorentine, in cui vengono ricordate come non più visibili le seguenti scene: il Giudizio di Salomone, Cristo davanti a Pilato, la Disputa di Gesù con i Dottori, Sant’Ivo, il Castigo di Anania e Saffira, e sopra le due finestre due Storie di Sant’Antonino. (CSAC 251)

270. La lunetta con la Disputa di Gesù con i Dottori fu riscoperta sotto lo scialbo durante la ristrutturazione del palazzo e venne fotografata dopo la ripulitura il 10 aprile 1894. Oggi nella sala sono visibili le due lunette fotografate dalla Commissione e la parte destra di una delle due Storie di Sant’Antonino e precisamente quella sulla prima finestra a sinistra rispetto all’ingresso. (CSAC 250)

262 271. Ritratti degli arcivescovi fiorentini FLORENTIN. / PRIMUS / MCCCCXX”; 272. Ritratti degli arcivescovi fiorentini PATR. AQUILEGIEN. / ET ARCH. FLOR. III / Amerigo Corsini (1411-1435), ultimo “IOANNES VITELL / ESCUS S.R.E./ Lodovico Scarampi (1437-1439) e MCCCCXXXIX”; “BARTHOLOMAEUS / vescovo, e Giovanni Vitelleschi (1435- PRAESB. CARD. / ARCHIEPIS. Bartolommeo Zabarella (1440-1445). Sui ZABARELLA / PATAVINUS / ARCH. FLOR. 1437). Sui cartigli le iscrizioni: S / FLORENTINUS SECUNDUS ANNO / cartigli le iscrizioni “LUD. SCARAMPUS / IIII / OBIIT / MCCCCXXXXV”. (CSAC 202) “AMERICUS / CORSINUS / ARCHIEP. S / MCCCCXXXVI”. (CSAC 203) PATAVINUS / S.R.E. PRAESB. CARD. /

263 273. Ritratti degli arcivescovi fiorentini PRAED. ARCH. / FLOR. QUINTUS / ANNO 274. Ritratti degli arcivescovi fiorentini / MCCCCLXI”; “PETRUS RIARIUS / Sant’Antonino Pierozzi (1446-1459) e MCCCCXLV”; “ORLANDUS / BONA(RLIUS) Giovanni Neroni (1461-1473) e Pietro SAVONENSIS / ORD(INIS) MINORUM Orlando Bonarli (1459-1461). Sui cartigli AR / CHIEP. FLORENTI(N)US / SEXTUS Riario (1473-1474). Sui cartigli le S.R.E. PRAESB. CARD. / PATR. le iscrizioni “S. ANTONINUS / …ORD. / ANNO MCCCCLIX”. (CSAC 205) iscrizioni “IO(ANN)ES NERONIUS / ARCH. CONSTANTIN. / ET ARCH. FLOR. VIII FLORENT. / SEPTIMUS / ANNO D(OMI)NI MCCCCLXXII”. (CSAC 204)

264 275. Ritratti degli arcivescovi fiorentini FLORENT. / NONUS / A. D. MCCCCLXXIII”; 276. Ritratti degli arcivescovi fiorentini VICE CANCELL. / DEMUM CLEME(N)S VII Rinaldo Orsini (1474-1508) e Cosimo Pazzi “COSMUS PACZIUS / ARCH. FLORENT. / Giulio de’ Medici (1513-1524) e Niccolò / PONT. MAX.”; “NICOL. RODULPHUS / S. (1508-1513). Sui cartigli le iscrizioni DECIMUS / A. D. / MDVIII”. (CSAC 201) Ridolfi (1524-1532). Sui cartigli le R. E. DIAC. CARD. / ARCH. FLORENT. XII / “RAYN. URSINUS / ROMANUS ARCH. iscrizioni “IULIUS MEDICES / ARCH. A. D. MDXXXII”. (CSAC 244) FLORENT. XI / A. D. MDXXIII / S. R. E.

265 277. Ritratti degli arcivescovi fiorentini / ARCH. FLORENT. / XIII / A.D. M. DXXXII”; 278. Ritratti degli arcivescovi fiorentini MAX.”; “ALEXANDER / MARTIUS MED. / Andrea Buondelmonti (1532-1542) e “ANT. ALTOVITA / ARCH. FLORENT. / XIIII Alessandro de’ Medici (1574-1605), ARCH. FLOR. XVI / ANNO DNI. / ADHUC Antonio Altoviti (1548-1573). Sui cartigli / A.D. / MDXXXXVIII”. (CSAC 234) poi divenuto papa col nome di Leone XI, VIVENS”. Il fatto che quest’ultimo le iscrizioni “ANDREAS / BONDELMONTES e Alessandro Marzi Medici (1605-1630). sia citato come vivente nel 1605 indica Sui cartigli le iscrizioni “ALEX. MEDICES / che le pitture furono da lui promosse. ARCH. FLOR. XV / MDLXXIIII / R. E. (CSAC 243) PRAESB. CARD. / DEMUM MDCV / PONT.

266 279. Ritratto dell’arcivescovo fiorentino VERNII / ARCH. FLOR. / XVII / MDCXXXI”. 280. Ritratto dell’arcivescovo fiorentino in vita, indica che il doppio ritratto degli Cosimo de’ Bardi (1630-1631). Sul cartiglio (CSAC 246) Pietro Niccolini (1632-1651). Sul cartiglio arcivescovi Bardi e Niccolini fu eseguito l’iscrizione “COSMUS BARDIUS / EX COM. l’iscrizione “PETRUS NICOLINUS / INTER. in quell’anno. La pittura presenta ARCH. FLOR. / XVIII / DIGNIT. A. XI / gli evidenti caratteri stilistici di Jacopo AETATIS LXVII SAL. MDCXLII / SUPERSTES. Vignali, che nello stesso tempo eseguiva / P.”. La data 1642, accompagnata la Liberazione delle anime dall’annotazione che l’arcivescovo del Purgatorio nella chiesa dei Santi Niccolini in quell’anno era ancora Michele e Gaetano. (CSAC 245)

267 281. Ritratto di Davizzo dei Visdomini. l’abbreviazione che accompagna 282. Ritratto di Lottieri della Tosa (1302- “LOCTERIUS / DELLA TOSA / EPISC. FLOR. Sul cartiglio l’iscrizione “DAVIZUS / il suo nome come “episcopatus” 1309). Sul cartiglio l’iscrizione US / ANNO DNI. MCCCI”. (CSAC 248) VICEDOMINUS / EPISC. FLOR. US / ANNO e non “episcopus”. Forse lo si volle DNI. / MXXV”. Davizzo non fu vescovo immortalare a fianco del vescovo della di Firenze, come tenne a precisare Tosa perché, in qualità di Visdomini, nel Settecento Giuseppe Richa le loro armi erano appaiate sull’antica nelle sue Notizie istoriche delle chiese torre del palazzo. (CSAC 247) fiorentine, invitando a interpretare

268 283-285. Decorazione del soffitto a volta di una stanza al pianterreno del palazzo, che rispondeva su piazza dell’Olio. Era la cosiddetta ‘Stanza dello Spogliatoio’ demolita per costruire l’andito delle nuove scale da piazza dell’Olio nel 1894-95. Dai documenti risulta che l’autore delle grottesche fu il pittore Giovanni Balducci, pagato il 14 febbraio 1581: al centro l’arme di Alessandro de’ Medici portata in volo da quattro angeli – peraltro molto simili alle pitture della Cappella Salviati in San Marco, del 1580 – e tutte intorno, disposte in fasce a ventaglio, figurine e sagome di arpie. (CSAC 216, 252, 253)

269 286. Nella pagina a fianco: Cancello al primo piano dello scalone del palazzo arcivescovile. (CSAC 178)

270

287. Interno al primo piano del Vescovado, dove si vedono due finestre richiuse. La riapertura dell’arco al centro mostra parte dello scalone che dal cortile portava all’atrio del cavalcavia. (CSAC 195)

272 288-289. Le fotografie presentano i due lati della parete illustrata nella foto precedente qualche mese dopo, quando era stato abbattuto il tetto e la scala nuova che portava al primo piano era già in costruzione. (CSAC 285-286)

273 290. Una parte della parete di una stanza al primo piano del Vescovado, che si affacciava su piazza dell’Olio. (CSAC 171)

291. Nella pagina a fianco: Finestra ad arco a tutto sesto, ritrovata nella parete nord dell’antico episcopio, ridotta a porta quando sul lato rivolto a nord fu aggiunta l’ala su via Cerretani. Nella lunetta sopra la porta (un soprammattone che chiudeva l’arco) si trovava l’affresco con la Madonna col Bambino riprodotta nella fotografia seguente. (CSAC 185)

274

292. Affresco trecentesco con la Madonna col Bambino, attribuito a Taddeo Gaddi, trovato nella lunetta della porta, ottenuta con l’ampliamento di un’antica finestra. L’affresco, nella foto riprodotto in fase di stacco, è tuttora conservato nel palazzo arcivescovile. (CSAC 212)

293. Nella pagina a fianco: Resto di una porta che si trovava in una stanza al primo piano del palazzo arcivescovile, che si affacciava su via Cerretani. Anche questa fu aperta quando il Vescovado fu ampliato con la costruzione dell’ala lungo via Cerretani. (CSAC 186)

276

294. Finestra riadattata poi a porta, come l’altra riprodotta nella foto precedente. In questo caso sono evidenti gli stipiti della finestra, con l’incastro del davanzale. (CSAC 187)

278 295. Interno del mezzanino diviso in due ambienti da un solaio antico, sotto la volta dell’androne della Torre dei Visdomini, che sfociava in via dell’Arcivescovado di fronte al portale d’ingresso del palazzo, visibile sullo sfondo. A destra si scorgono tracce di affreschi decorativi a riquadri. (CSAC 196)

279

296. Nella pagina a fianco: Imbocco dell’androne con volta a botte, che si trovava sotto la Torre dei Visdomini. L’Elenco del 1896 precisa che sulle pareti e sulla volta si trovarono due decorazioni a riquadri di epoca diversa, una sovrapposta all’altra e una terza decorazione a vaio. (CSAC 177)

297-298. Interno di una stanza al primo piano della Torre dei Visdomini. Nell’imbotte della finestra che si vede sulla destra, poi ridotta a porta, appare un frammento della decorazione murale trecentesca: uno stoffato policromo a formelle polilobate intrecciate, con un alto bordo ornato a lettere, su cui posa un uccello. La pittura, copiata nella tempera poggiata sul cavalletto, fu staccata e depositata al Museo di San Marco (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 408, n. 356). La stanza era attigua alla cappella decorata con affreschi settecenteschi di cui è visibile la figura di Sant’Antonino. È in vista anche una porta antica, che aveva la soglia a un piano più basso di circa 40 cm. di quello ottocentesco. (CSAC 231, 179)

281

299. Nella pagina a fianco: occasione l’antica finestra fu riadattata La finestra con l’affresco, vista dalla a porta per collegare il palazzo stanza attigua. Nell’architrave è l’arme alle nuove stanze. L’architrave si trova di Piero Corsini, vescovo di Firenze oggi al Museo di San Marco (si veda dal 1361 al 1369, che promosse vari Il centro di Firenze restituito, 1989, lavori all’interno del palazzo. In questa p. 407, n. 354). (CSAC 200)

300. La pittura, databile alla fine del Duecento, fu trovata in una stanza all’ultimo piano della Torre dei Visdomini. Presenta nella parte inferiore una greca rossa e verde, nella parte superiore una serie di uccelli inframezzati da uno stelo fiorito. Fu calcata in quattro lucidi e trasportata al Museo di San Marco, dove si trova tuttora (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 407, n. 355). (CSAC 170)

283 301. Ritratto dell’arcivescovo Tommaso Bonaventura della Gherardesca (1709-1721), attribuito a Niccolò Lapi. L’affresco, che si trovava in una sala a terreno su via Cerretani, fu staccato; l’ovale, compresa la mensola con l’arme, è esposto oggi nel Museo di San Marco (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 410, n. 360). È andata perduta l’incorniciatura di tipo sepolcrale con l’iscrizione “THOM. BONAV. EX COMIT. GHERARD. CA / EX EPISC. FESULAR. ARCHIEP. FLOR. / OBIJT AN. SAL. MDCCXXI”. (CSAC 236)

284 302. Ritratto dell’arcivescovo Giuseppe Maria Martelli (1722-1740), nella sala al pianterreno, dove si trovava anche il ritratto dell’arcivescovo della Gherardesca. Dipinto a olio sul muro, nel tentativo di stacco si riuscì a salvare solo la testa, particolare conservato al Museo di San Marco (si veda Il centro di Firenze restituito, 1989, p. 411, n. 361). La fotografia mostra il dipinto nel suo insieme con la ricca incorniciatura eseguita a imitazione di quella del della Gherardesca e l’iscrizione “IOSEPH MARIA MARTELLIUS ARCHIEPISCOPUS FLORENT. S / ECCLESIAE SUAE REGIMINE, CUIUS GLORIAM ILLUSTRIBUS / OBVIAE LIBERALITATIS EXEMPLIS UNDEVIGINTI ANNOS PROVE / XERAT VI MORBI SPONTE DEPOSITO OBIIT ANNO S. / MDCCXLI / DECIMO CALENDAS IUNIAS”. (CSAC 213)

285 303. Armadio a muro con l’iscrizione “PETRUS NICOLINUS ARCH. FLO.” sulla cornice in pietra e “ALMAE FLORENTINAE / THEOLOGORUM / UNIVERSITATIS ARCHIVIUM” nella cartella in alto, nella sala dell’archivio dove si trovavano i due ritratti degli arcivescovi della Gherardesca e Martelli. L’ambiente era stato restaurato dopo l’incendio del 1533 dall’arcivescovo Buondelmonti e ampliato da Pietro Niccolini. Fu poi fatto ricostruire dall’arcivescovo della Gherardesca nel 1711, non essendo luogo sicuro. (CSAC 156)

304. Nella pagina a fianco: Interno della sala maggiore al primo piano del palazzo, contigua all’atrio del cavalcavia, come si vede dalla fotografia n. 254. La porta, di impianto dosiano, ha sull’architrave l’iscrizione “ALEX. MAR. MED. ARCH. FLOR.” a ricordo dell’arcivescovo Marzi Medici, promotore dei lavori di rinnovamento. La sua arme è affrescata in uno scudo con cartigli e croce, affiancato da due angeli avvolti in un ricco panneggio, che recano l’amitto e la mitria vescovile. A sinistra si vede un’altra porta simile. (CSAC 180)

286

305. Nella pagina a fianco: Porta nella sala maggiore al primo piano del palazzo con scritta “ALEX. MED. ARCH. FLO.”, con l’arme affiancata da due figure angeliche, che recano la croce e il pastorale. Nella stanza che segue si vede una porta di stile diverso con l’arme di Giovacchino Liberti, arcivescovo di Firenze dal 1856 al 1874. (CSAC 211)

306-307. Porte della sala maggiore, ambedue col nome di Alessandro Marzi Medici “ALEX. MED. ARCH. FLO.” e decorate, la prima con l’arme di Alessandro Marzi Medici con le figure allegoriche della Fede e della Chiesa, l’altra con l’arme dei Visdomini tra festoni di foglie e frutta. (CSAC 181-182)

289 308. Soffitto della sala maggiore, decorato a cassettoni con al centro l’arme di Alessandro de’ Medici (1574-1605) e le insegne della Sede vacante nelle specchiature angolari. È opera di Dionigi Nigetti, detto Nigi legnaiuolo, padre del più celebre Matteo. (CSAC 183)

309-310. Nella pagina a fianco e nella sua arme troneggia alla sommità, seguente: al centro del timpano spezzato. L’affresco con i Fuochi di San Giovanni L’arme e la ricca incorniciatura andarono in , sopra il camino perdute al momento dello stacco. della sala maggiore al primo piano Al Museo di San Marco è oggi conservato del palazzo,ristrutturata da Alessandro quanto si vede nella foto del particolare Marzi Medici (1605-1630). Il nome della pittura (si veda Il centro di Firenze dell’arcivescovo è inciso a caratteri restituito, 1989, p. 409, n. 359). capitali sulla cornice in pietra, mentre la (CSAC 189-190)

290

311-312. Nella pagina a fianco: Soffitto della sala al primo piano in angolo fra via Cerretani e piazza del Duomo, detta la ‘sala di conversazione’; al centro l’arme dell’arcivescovo Alessandro Marzi Medici (1605-1630). (CSAC 160, 165)

292

294 313-315. Sala al primo piano del palazzo, del Buono insieme al figlio Domenico detta ‘sala delle Cresime’, che aveva e ad altri collaboratori, che ricevono due finestre su piazza del Duomo. pagamenti per lavori eseguiti La sala, distrutta durante nel palazzo negli anni 1639-40 e ancora la ristrutturazione del palazzo, nel 1644 e nel 1646. Sulla porta era decorata con affreschi a finte e sui vasi è dipinta l’arme di Pietro architetture, grottesche e paesaggi, Niccolini (1632-1651), committente eseguiti quasi sicuramente da Stefano della decorazione pittorica. (CSAC 162-164)

295

297 316. Soffitto della ‘sala delle Cresime’ con l’arme di Alessandro Marzi Medici (1605-1630). Fu parzialmente rimontato nella sala di anticamera al primo piano del palazzo. (CSAC 161)

317. Nella pagina a fianco: Soffitto di una saletta al primo piano del palazzo, che si affacciava su piazza del Duomo, dietro a San Giovanni. Nella formella centrale è scolpita l’arme di Alessandro de’ Medici (1574-1605); le decorazioni sulle altre formelle e sulle pareti erano dipinte a chiaroscuro. (CSAC 166)

298

318. Soffitto di una stanza al primo piano del palazzo su piazza San Giovanni, decorato al centro con l’arme scolpita di Francesco Gaetano Incontri, arcivescovo dal 1741 al 1781. (CSAC 235)

319. Nella pagina a fianco: Soffitto ligneo di una sala al primo piano del palazzo, dietro San Giovanni. (CSAC 167)

300

320-321. Soffitto della sala contigua alla cappella, detta ‘sala di anticamera’, con l’arme di Pietro Niccolini, arcivescovo dal 1632 al 1651. Sotto correva un fregio di festoni e foglie sorretti da puttini. Il soffitto fu rimontato nella camera d’angolo verso il Canto dei Pecori. (CSAC 214-215)

303 322. Interno della cappella al primo piano del palazzo. Sopra le porte Sant’Antonino e San Zanobi. (CSAC 176)

323-324. Nella pagina a fianco: cartella in alto: “TABULARII SUI Lunette alle pareti di fondo del salone CUSTODIBUS / DIVIS / FLORENTINA al primo piano del palazzo, dove era stato DIAECESIS”; nella seconda San Tommaso sistemato l’archivio dopo i lavori promossi e San Bonaventura, di cui l’arcivescovo dall’arcivescovo della Gherardesca nel portava i nomi: “TUTELARIBUS SUIS / 1711. Nella prima lunetta erano raffigurati THOMAS BONAVENTURA EX COMIT. / San Zanobi e Sant’Agostino, protettori GHERARDESCHAE ARCHIEP. FLORENT.”. dell’archivio, come è spiegato nella (CSAC 228-229)

304 305

325. Nella pagina a fianco: Come precisa la didascalia pubblicata nell’Elenco del 1896, la fotografia riproduce un muro che si elevava da un suolo molto più basso di quello dell’ottocentesca via dell’Arcivescovado, corrispondente sul prospetto meridionale di fianco all’antica Porta del Vescovo. (CSAC 306)

326. Piazza San Giovanni col palazzo arcivescovile in demolizione. (CSAC 310)

307 327. È in demolizione la volta che si trovava nell’antica Torre dei Visdomini. (CSAC 311)

328. Nella pagina a fianco: la parte inferiore, osservando che si Parte di un muro del palazzo trattava del residuo di un getto di smalto arcivescovile scoperto nella parte scartato e ridotto allo spessore compresa fra via dell’Arcivescovado di un muro. I resoconti settimanali stesi e piazza del Duomo. dalla Commissione precisano che se ne Fra il 22 e il 28 aprile si fece scalcinare fece la fotografia. (CSAC 324)

308

329. Scavi intorno al Battistero. Sotto la porticina della sagrestia fu trovata una fogna. La profondità degli scavi è precisata nei rilievi allegati ai resoconti settimanali della Commissione del 15 settembre 1895. (CSAC 342)

310 Concordanze

Le fotografie, che la Commissione Storica Artistica Co- Le fotografie ai numeri 1, 2, 13, 14, 15, 18, 19, 21, 24, 127, munale aveva scattato in tre anni ritornando periodicamente 140 dell’Elenco del 1896 sono riproduzioni di stampe d’epoca sugli stessi luoghi per documentare l’avanzamento dei lavori, già conservate nell’archivio personale di Pietro Aranguren. sono state riordinate nel presente volume secondo un preciso La fotografia al numero 27 dell’Elenco del 1896 è pubblicata itinerario, al fine di restituire l’immagine dei singoli isolati e nel volume Il centro di Firenze.Studi storici e ricordi artistici pubblicati a per quanto possibile dei singoli palazzi. cura della Commissione Storica Artistica Comunale,Firenze,1900,p.31. Si propongono quindi, qui di seguito, le concordanze fra Le fotografie ai numeri 40 e 43 dell’Elenco del 1896 sono i numeri dell’Elenco pubblicato dalla Commissione Storica riproduzioni di stampe d’epoca conservate nella Biblioteca Artistica Comunale nel 1896 e i numeri delle tavole del pre- Comunale. sente volume; si indicano inoltre la data delle fotografie e il La fotografia al numero 97 dell’Elenco del 1896 è pubbli- formato delle lastre, tutte conservate nell’Archivio Fotografi- cata nel volume di Attilio Schiaparelli, La casa fiorentina e i suoi co della Soprintendenza. arredi nei secoli XIV e XV, Firenze, 1908, p. 96.

Numerazione Numerazione delle Formato delle lastre conservate delle fotografie fotografie Data delle fotografie nell’Archivio Fotografico nell’Elenco CSAC nel presente volume della Soprintendenza

1 128 agosto 1892 lastra non rintracciata 2 129 agosto 1892 lastra non rintracciata 3 1 - lastra non rintracciata 13 130 10 settembre 1892 lastra non rintracciata 14 132 10 settembre 1892 lastra non rintracciata 15 131 10 settembre 1892 lastra non rintracciata 18 125 settembre 1892 lastra non rintracciata 19 133 settembre 1892 lastra non rintracciata 21 210 1 ottobre 1892 lastra non rintracciata 24 40 ottobre 1892 lastra non rintracciata 27 108 ottobre 1892 lastra non rintracciata 33 6 novembre 1892 lastra 13x18 34 7 novembre 1892 lastra 13x18 35 11 novembre 1892 lastra 13x18 36 109 dicembre 1892 lastra 13x18 37 110 dicembre 1892 lastra 13x18 38 111 dicembre 1892 lastra 13x18 39 112 dicembre 1892 lastra 13x18 40 21 30 dicembre 1892 lastra non rintracciata 41 42 gennaio 1893 lastra 9x12 42 41 gennaio 1893 lastra 9x12 43 198 8 gennaio 1893 lastra non rintracciata 44 37 13 gennaio 1893 lastra 13x18 45 1 13 gennaio 1893 lastra 13x18 46 243 15 gennaio 1893 lastra 13x18 47 244 16 gennaio 1893 lastra 13x18 48 220 gennaio 1893 lastra 13x18 49 221 gennaio 1893 lastra 13x18 50 222 gennaio 1893 lastra 13x18 51 258 gennaio 1893 lastra 13x18 52 259 gennaio 1893 lastra 13x18 53 260 gennaio 1893 lastra 13x18 55 200 26 febbraio 1893 lastra 13x18 57 2 febbraio 1893 lastra 13x18 58 12 marzo 1893 lastra 13x18 59 13 1 marzo 1893 lastra 13x18 60 14 1 marzo 1893 lastra 13x18 61 262 3 marzo 1893 lastra 13x18 62 8 3 marzo 1893 lastra 13x18 63 9 3 marzo 1893 lastra 13x18 64 10 3 marzo 1893 lastra 13x18

313 Numerazione Numerazione delle Formato delle lastre conservate delle fotografie fotografie Data delle fotografie nell’Archivio Fotografico nell’Elenco CSAC nel presente volume della Soprintendenza

65 92 3 marzo 1893 lastra 13x18 66 183 3 marzo 1893 lastra 13x18 67 173 4 marzo 1893 lastra 13x18 68 174 4 marzo 1893 lastra 13x18 69 105 marzo 1893 lastra 18x24 70 160 marzo 1893 lastra 13x18 71 60 8 aprile 1893 lastra 13x18 72 88 8 aprile 1893 lastra 13x18 73 89 8 aprile 1893 lastra 13x18 74 161 11 aprile 1893 lastra 13x18 75 91 12 aprile 1893 lastra 13x18 76 162 13 aprile 1893 lastra 13x18 77 163 13 aprile 1893 lastra 13x18 78 164 19 aprile 1893 lastra 13x18 79 126 aprile 1893 lastra 18x24 80 15 26 aprile 1893 lastra 13x18 81 43 26 aprile 1893 lastra 13x18 82 45 17 maggio 1893 lastra 13x18 83 46 17 maggio 1893 lastra 13x18 84 44 26 maggio 1893 lastra 18x24 85 70 27 maggio 1893 lastra 13x18 86 71 27 maggio 1893 lastra 13x18 87 151 maggio 1893 lastra 13x18 88 146 3 giugno 1893 lastra 13x18 89 59 3 giugno 1893 lastra 18x24 90 61 5 giugno 1893 lastra 13x18 91 62 5 giugno 1893 lastra 13x18 92 197 6 giugno 1893 lastra 18x24 93 80 9 giugno 1893 lastra 13x18 94 64 10 giugno 1893 lastra 18x24 95 57 10 giugno 1893 lastra 18x24 96 180 10 giugno 1893 lastra 18x24 97 86 (10 giugno 1893) lastra non rintracciata 98 52 10 giugno 1893 lastra 13x18 99 65 16 giugno 1893 lastra 18x24 100 147 20 giugno 1893 lastra 13x18 101 148 21 giugno 1893 lastra 13x18 102 149 21 giugno 1893 lastra 13x18 103 150 21 giugno 1893 lastra 13x18 104 115 2 luglio 1893 lastra 18x24 105 87 3 luglio 1893 lastra 18x24 106 152 5 luglio 1893 lastra 18x24 107 199 11 luglio 1893 lastra 18x24 108 201 luglio 1893 lastra 18x24 109 63 22 luglio 1893 lastra 18x24 110 83 22 luglio 1893 lastra 18x24 111 84 2 agosto 1893 lastra 13x18 112 85 2 agosto 1893 lastra 18x24 113 78 10 agosto 1893 lastra 18x24 114 79 10 agosto 1893 lastra 13x18 115 66 10 agosto 1893 lastra 18x24 116 38 14 agosto 1893 lastra 13x18 117 81 23 agosto 1893 lastra 13x18 118 82 23 agosto 1893 lastra 18x24 119 106 24 agosto 1893 lastra 18x24 120 165 25 agosto 1893 lastra 18x24 121 72 31 agosto 1893 lastra 18x24 122 73 25 agosto 1893 lastra 18x24 123 74 1 settembre 1893 lastra 13x18 124 75 1 settembre 1893 lastra 18x24 125 51 2 settembre 1893 lastra 18x24

314 Numerazione Numerazione delle Formato delle lastre conservate delle fotografie fotografie Data delle fotografie nell’Archivio Fotografico nell’Elenco CSAC nel presente volume della Soprintendenza

126 47 2 settembre 1893 lastra 18x24 127 144 4 settembre 1893 lastra non rintracciata 129 141 4 settembre 1893 lastra 13x18 131 142 7 settembre 1893 lastra 13x18 132 143 7 settembre 1893 lastra 13x18 133 145 7 settembre 1893 lastra 13x18 134 116 9 settembre 1893 lastra 13x18 135 123 9 settembre 1893 lastra 18x24 136 124 settembre 1893 lastra 18x24 137 67 23 settembre 1893 lastra 18x24 138 68 23 settembre 1893 lastra 18x24 139 69 26 settembre 1893 lastra 18x24 140 134 (settembre 1893) lastra non rintracciata 142 76 13 ottobre 1893 lastra 13x18 143 168 17 ottobre 1893 lastra 18x24 144 39 ottobre 1893 lastra 18x24 145 135 11 novembre 1893 lastra 18x24 146 16 13 novembre 1893 lastra 18x24 147 90 25 novembre 1893 lastra 18x24 148 113 29 novembre 1893 lastra 13x18 149 136 1 dicembre 1893 lastra 18x24 150 217 11 dicembre 1893 lastra 18x24 151 218 19 dicembre 1893 lastra 18x24 152 263 16 dicembre 1893 lastra 18x24 153 230 15 dicembre 1893 lastra 18x24 154 232 16 dicembre 1893 lastra 13x18 155 231 16 dicembre 1893 lastra 13x18 156 303 2 gennaio 1894 lastra 13x18 157 229 8 gennaio 1894 lastra 13x18 158 3 9 gennaio 1894 lastra 18x24 159 4 9 gennaio 1894 lastra 18x24 160 311 13 gennaio 1894 lastra 18x24 161 316 15 gennaio 1894 lastra 18x24 162 313 16 gennaio 1894 lastra 18x24 163 314 17 gennaio 1894 lastra 18x24 164 315 17 gennaio 1894 lastra 18x24 165 312 18 gennaio 1894 lastra 18x24 166 317 20 gennaio 1894 lastra 18x24 167 319 20 gennaio 1894 lastra 18x24 168 266 26 gennaio 1894 lastra 18x24 169 267 26 gennaio 1894 lastra 18x24 170 300 26 gennaio 1894 lastra 13x18 171 290 27 gennaio 1894 lastra 13x18 172 240 27 gennaio 1894 lastra 18x24 173 261 27 gennaio 1894 lastra 18x24 174 246 29 gennaio 1894 lastra 18x24 175 257 30 gennaio 1894 lastra 18x24 176 322 31 gennaio 1894 lastra 18x24 177 296 12 febbraio 1894 lastra 18x24 178 286 12 febbraio 1894 lastra 18x24 179 298 13 febbraio 1894 lastra 18x24 180 304 14 febbraio 1894 lastra 18x24 181 306 14 febbraio 1894 lastra 13x18 182 307 5 febbraio 1894 lastra 13x18 183 308 15 febbraio 1894 lastra 18x24 184 114 15 febbraio 1894 lastra 18x24 185 291 16 febbraio 1894 lastra 13x18 186 293 16 febbraio 1894 lastra 13x18 187 294 17 febbraio 1894 lastra 18x24 188 228 17 febbraio 1894 lastra 18x24 189 309 19 febbraio 1894 lastra 18x24

315 Numerazione Numerazione delle Formato delle lastre conservate delle fotografie fotografie Data delle fotografie nell’Archivio Fotografico nell’Elenco CSAC nel presente volume della Soprintendenza

190 310 20 febbraio 1894 lastra 18x24 191 233 20 febbraio 1894 lastra 13x18 193 234 22 febbraio 1894 lastra 18x24 194 235 24 febbraio 1894 lastra 18x24 195 287 24 febbraio 1894 lastra 18x24 196 295 24 febbraio 1894 lastra 18x24 197 265 24 febbraio 1894 lastra 18x24 198 241 24 febbraio 1894 lastra 13x18 199 256 24 febbraio 1894 lastra 13x18 200 299 25 febbraio 1894 lastra 13x18 201 275 25 febbraio 1894 lastra 13x18 202 272 25 febbraio 1894 lastra 13x18 203 271 25 febbraio 1894 lastra 13x18 204 274 26 febbraio 1894 lastra 13x18 205 273 26 febbraio 1894 lastra 13x18 206 223 26 febbraio 1894 lastra 18x24 207 225 26 febbraio 1894 lastra 18x24 208 226 26 febbraio 1894 lastra 18x24 209 224 26 febbraio 1894 lastra 18x24 210 236 27 febbraio 1894 lastra 18x24 211 305 21 febbraio 1894 lastra 18x24 212 292 28 febbraio 1894 lastra 18x24 213 302 5 marzo 1894 lastra 18x24 214 320 5 marzo 1894 lastra 18x24 215 321 5 marzo 1894 lastra 18x24 216 283 6 marzo 1894 lastra 18x24 217 58 6 marzo 1894 lastra 18x24 218 56 8 marzo 1894 lastra 18x24 219 216 8 marzo 1894 lastra 18x24 220 53 13 marzo 1894 lastra 18x24 221 54 13 marzo 1894 lastra 13x18 222 55 13 marzo 1894 lastra 13x18 223 27 14 marzo 1894 lastra 18x24 224 28 14 marzo 1894 lastra 18x24 225 25 14 marzo 1894 lastra 13x18 227 237 20 marzo 1894 lastra 18x24 228 323 22 marzo 1894 lastra 13x18 229 324 23 marzo 1894 lastra 13x18 230 264 24 marzo 1894 lastra 18x24 231 297 31 marzo 1894 lastra 18x24 234 277 2 aprile 1894 lastra 13x18 235 318 2 aprile 1894 lastra 18x24 236 301 3 aprile 1894 lastra 18x24 237 196 3 aprile 1894 lastra 18x24 238 195 4 aprile 1894 lastra 18x24 239 184 4 aprile 1894 lastra 18x24 240 227 5 aprile 1894 lastra 18x24 241 238 6 aprile 1894 lastra 18x24 242 268 6 aprile 1894 lastra 18x24 243 278 6 aprile 1894 lastra 13x18 244 276 6 aprile 1894 lastra 13x18 245 280 7 aprile 1894 lastra 13x18 246 279 7 aprile 1894 lastra 13x18 247 281 7 aprile 1894 lastra 13x18 248 282 7 aprile 1894 lastra 13x18 249 239 7 aprile 1894 lastra 18x24 250 270 10 aprile 1894 lastra 18x24 251 269 10 aprile 1894 lastra 18x24 252 284 12 aprile 1894 lastra 18x24 253 285 12 aprile 1894 lastra 18x24 254 245 14 aprile 1894 lastra 13x18

316 Numerazione Numerazione delle Formato delle lastre conservate delle fotografie fotografie Data delle fotografie nell’Archivio Fotografico nell’Elenco CSAC nel presente volume della Soprintendenza

255 104 5 maggio 1894 lastra 18x24 256 127 5 maggio 1894 lastra 18x24 257 117 5 maggio 1894 lastra 18x24 258 118 5 maggio 1894 lastra 13x18 259 119 5 maggio 1894 lastra 13x18 260 122 24 maggio 1894 lastra 18x24 261 107 18 giugno 1894 lastra 18x24 262 99 19 giugno 1894 lastra 18x24 263 101 21 giugno 1894 lastra 13x18 264 100 22 giugno 1894 lastra 13x18 265 98 22 giugno 1894 lastra 13x18 266 253 4 luglio 1894 lastra 13x18 267 254 4 luglio 1894 lastra 18x24 268 209 16 luglio 1894 lastra 18x24 269 213 16 luglio 1894 lastra 21x27 270 202 16 luglio 1894 lastra 18x24 271 204 16 luglio 1894 lastra 18x24 272 208 16 luglio 1894 lastra 18x24 273 169 21 luglio 1894 lastra 13x18 274 185 23 luglio 1894 lastra 18x24 275 22 24 luglio 1894 lastra 18x24 276 23 25 luglio 1894 lastra 18x24 277 182 26 luglio 1894 lastra 18x24 278 167 26 luglio 1894 lastra 18x24 279 203 3 agosto 1894 lastra 18x24 280 211 7 agosto 1894 lastra 18x24 281 215 19 agosto 1894 lastra 18x24 282 187 19 agosto 1894 lastra 18x24 283 186 19 agosto 1894 lastra 18x24 284 178 23 agosto 1894 lastra 18x24 285 288 28 settembre 1894 lastra 18x24 286 289 28 settembre 1894 lastra 13x18 287 255 29 settembre 1894 lastra 13x18 288 242 29 settembre 1894 lastra 13x18 289 120 5 ottobre 1894 lastra 18x24 290 121 6 ottobre 1894 lastra 18x24 291 181 17 ottobre 1894 lastra 18x24 292 179 17 ottobre 1894 lastra 18x24 293 137 24 ottobre 1894 lastra 18x24 294 138 24 ottobre 1894 lastra 18x24 295 140 28 ottobre 1894 lastra 18x24 296 139 28 ottobre 1894 lastra 18x24 297 214 12 novembre 1894 lastra 18x24 298 205 13 novembre 1894 lastra 18x24 299 206 13 novembre 1894 lastra 18x24 300 207 13 novembre 1894 lastra 18x24 301 247 19 novembre 1894 lastra 18x24 302 248 19 novembre 1894 lastra 18x24 303 249 19 novembre 1894 lastra 18x24 304 250 19 novembre 1894 lastra 18x24 305 219 23 novembre 1894 lastra 13x18 306 325 23 novembre 1894 lastra 13x18 307 212 24 novembre 1894 lastra 18x24 308 251 7 dicembre 1894 lastra 18x24 309 252 7 dicembre 1894 lastra 18x24 310 326 13 dicembre 1894 lastra 18x24 311 327 13 dicembre 1894 lastra 18x24 312 33 22 dicembre 1894 lastra 18x24 313 35 22 dicembre 1894 lastra 18x24 314 32 22 dicembre 1894 lastra 18x24 315 29 22 dicembre 1894 lastra 18x24

317 Numerazione Numerazione delle Formato delle lastre conservate delle fotografie fotografie Data delle fotografie nell’Archivio Fotografico nell’Elenco CSAC nel presente volume della Soprintendenza

316 31 22 dicembre 1894 lastra 18x24 317 153 29 dicembre 1894 lastra 18x24 318 166 27 febbraio 1895 lastra 13x18 319 5 28 febbraio 1895 lastra 18x24 320 170 5 marzo 1895 lastra 18x24 321 176 28 marzo 1895 lastra 13x18 323 177 2 aprile 1895 lastra 18x24 324 328 27 aprile 1895 lastra 18x24 325 24 12 maggio 1895 lastra 18x24 326 26 12 maggio 1895 lastra 18x24 342 329 19 settembre 1895 lastra 18x24 345 175 19 ottobre 1895 lastra 18x24 346 171 7 dicembre 1895 lastra 18x24 347 172 7 dicembre 1895 lastra 18x24 348 103 lastra 18x24 349 102 lastra 18x24 350 18 lastra 21x27 351 19 lastra 21x27 352 20 lastra 21x27 353 17 lastra 21x27 361 48 lastra 21x27 362 49 lastra 21x27 363 50 lastra 21x27 364 188 lastra 24x30 365 189 lastra 24x30 366 190 lastra 24x30 367 77 lastra 24x30 368 191 lastra 24x30 369 192 lastra 24x30 370 193 lastra 24x30 371 194 lastra 24x30 376 157 lastra 24x30 377 95 lastra 24x30 378 93 lastra 24x30 379 94 lastra 24x30 380 159 lastra 24x30 381 155 lastra 24x30 382 154 lastra 21x27 383 30 lastra 21x27 384 36 lastra 21x27 385 34 lastra 21x27 386 156 lastra 13x18 387 158 lastra 13x18 388 96 lastra 13x18 s.n. 97 lastra 13x18

318 Indice

PRESENTAZIONI 5 Cristina Acidini 7 Antonio Paolucci

9 FIRENZE 1892-1895: IMMAGINI DELL’ANTICO CENTRO SCOMPARSO

23 TAVOLE

311 CONCORDANZE

319 Finito di stampare in Firenze presso la tipografia editrice Polistampa Luglio 2007