ALLEGATO B

Foto 1

Urbs Salvia (Urbisaglia, MC), anfiteatro; I secolo d. C.

A dispetto delle parole di Dante, che ne fece il paradigma della scomparsa di genti e di città (Paradiso, 16, 73-78), il sito dell’antico municipio romano di Urbs Salvia vanta uno dei più suggestivi parchi archeologici delle . Un ampio tratto di mura, un grande tempio con passeggiata sotterranea (criptoportico) affacciato sulla piazza del Foro e l’anfiteatro costituiscono i segni più marcati di quel lontano passato. Capace di ospitare circa 20000 persone provenienti anche dai piccoli borghi sparsi nelle campagne, l’anfiteatro fu costruito nella prima età imperiale, periodo di grande rinnovamento urbano e monumentale di quasi tutte le città romane conosciute nelle Marche (Fano, Pesaro, Ancona, Suasa, , Helvia , Falerio, Fermo, Cupra Maritima, Ascoli). Insieme alle terme, il teatro e l’anfiteatro rappresentavano i segni più forti di quell’urbanitas di comportamenti e cultura in cui si riconosceva l’uomo romano.

Foto 2

CIL 09, 05294; ILS 0313; EDR 093988 127 d.C. Grottammare (AP), Chiesa di San Martino

Imp(erator) Caesar divi Traiani /Nerva Parthici f(ilius) divi Nervae nep(os) Traianus Hadrianus Aug(ustus)/pontif(ex) maxs(imus) trib(unicia) potesta(te) XI co(n)s(ul) III munificentia sua/templum Deae Cuprae/restituit. L’Imperatore Cesare Traiano Adriano Augusto, figlio del Divo Traiano Partico, nipote del Divo Nerva, Pontefice Massimo, insignito della potestà tribunizia per l’undicesima volta, console per la terza volta, a sue spese restaurò il tempio dedicato alla Dea Cupra.

Publio Elio Traiano Adriano Augusto, l’imperatore filelleno, il grande viaggiatore che volle compendiare nella sua reggia di Tivoli quanto di culturalmente più elevato esisteva nel suo sterminato impero, non dimenticò i luoghi d’origine della propria stirpe, nativa di Hadria nel Piceno. Di questo interesse è prova l’iscrizione oggi murata nella Chiesa di San Martino di Grottammare, nella quale Adriano ricordò il rifacimento a sue spese del Tempio della Dea Cupra, evidentemente in abbandono alla sua epoca. Santuario antichissimo che si diceva fosse stato costruito dagli Etruschi sulla riva del Mare Adriatico a tutela di quanti navigavano lungo la costa, il tempio è stato finora ricercato senza successo. Della sua fama rimangono solo poche citazioni di autori antichi e la dedica di Adriano, che volle tramandare il ricordo della sua personale munificenza verso questo piccolo santuario mentre, quasi negli stessi anni, evitò accuratamente di aggiungere il suo nome nelle ricostruzioni di grandi edifici romani, quali il Pantheon, i Saepta Iulia, la Basilica di Nettuno, i Bagni di Agrippa, il Foro di Augusto.

Foto 3

Forum Sempronii (, PU). ; I secolo d.C.

(da Archeologia nelle Marche, 2003, p. 120, fig. 20; foto Mario Luni)

Forum Sempronii, piccolo centro territoriale d’età repubblicana romana, sorse lungo la Via Flaminia e fu strutturato all’epoca di C. Sempronio Gracco, rappresentando uno dei caposaldi della ridistribuzione agraria voluta dal tribuno nel territorio un tempo soggetto ai Galli Senoni. Sulla strada principale, situata al centro dell’insediamento, si affacciavano isolati occupati da abitazioni e botteghe. La sua intensa frequentazione, testimoniata dai solchi delle ruote dei carri e dall’usura del basolato in pietra calcarea, doveva rendere vivace la vita della città, punto di passaggio obbligato per chi, da Roma e dall’Umbria, doveva raggiungere la costa settentrionale delle Marche. Foto 4

Monte Rinaldo (FM), Tempio Italico, portico. II-I secolo a.C. (da Monte Rinaldo, Storia e Paesaggio: https://monterinaldo.files.wordpress.com/2014/12/img_1020.jpg)

In una zona appartata, nell’interno della Val d’Aso, agli inizi del I secolo a.C. venne costruito uno dei più grandi santuari dell’area picena. E’ il periodo in cui le città italiche e i municipi latini rivaleggiano fra loro - e talvolta anche con Roma- costruendo grandi edifici pubblici o luoghi di culto, che rinsaldavano l’orgoglio delle origini della comunità di appartenza e ostentavano una ricchezza finallora mai raggiunta. Ma a Monte Rinaldo non vi sono tracce di città, borghi o grandi proprietà che giustifichino un tale impegno, economicamente assai rilevante. L’unica spiegazione per la costruzione del santuario risiede nella scoperta di un pozzo contenente ex-voto d’argilla, raffiguranti parti anatomiche risanate per intervento divino, e nell’identificazione di una fonte, a cui dovevano essere connesse proprietà mediche. Elementi che fanno pensare a un culto tributato a qualche divintà salutare (Esculapio o Salus) o a Bona Dea, divinità delle selve e dei luoghi selvaggi. Gli scavi archeologici hanno messo in luce un tempio a tre celle, un pozzo, un edificio di servizio e un grande portico. Quest’ultimo, utilizzato per il ricovero dei partecipanti ai riti e alle feste e, in una sua parte separata, per riunioni di carattere sacro, è l’edificio più conservato dell’intero complesso, con le colonne doriche e ioniche di arenaria che sembrano oggi vigilare sul paesaggio collinare, oltre cui si intuisce il mare. Foto 5

Suasa (, AN). Casa repubblicana, cubicolo.

Oggetto di accurate indagini e sede di un Parco Archeologico, l’antico centro romano di Suasa è noto per i resti di una piazza commerciale, dell’anfiteatro e di alcune grandi domus risalenti alla piena età imperiale romana. Gli scavi hanno inoltre permesso di conoscere frammenti della Suasa più antica, risalente al III-II secolo a.C. La Casa Repubblicana è uno di questi; di essa si conserva pressoché integralmente il solo cubicolo padronale, costruito, come l’intera dimora, nella tecnica a mattoni crudi, utilizzata fino ai nostri giorni nelle “case di terra” diffuse nel territorio marchigiano. Destinato al riposo e all’accoppiamento dei coniugi, l’ambiente ha le pareti decorate da pannelli in stucco che riproducono lastre di prezioso marmo; di grande interesse è il pavimento a mosaico, delimitato lungo i lati da un motivo riproducente mura urbiche, simbolo della sicurezza domestica e dell’inviolabilità della casa e dei suoi abitanti.