Consiglio Nazionale Forense Presso Il Ministero Della Giustizia
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CONSIGLIO NAZIONALE FORENSE PRESSO IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA *** RASSEGNA STAMPA 24 ottobre 2007 Titoli dei quotidiani Il Sole 24 Ore Associazioni con timbro Ue Vendite all’asta, procedure sprint Italia Oggi Imprese: dalla mafia ai tribunali Scatta la confisca per l'impresa I ddl in pillole Associazioni, c'è il riconoscimento Professioni con e senza ordine in attesa GIURISPRUDENZA Il Sole 24 Ore Violenze sui minori, risarciti i genitori Reintegro senza collocamento Italia Oggi Reati, indennizzo Ue La banca risponde del danno morale Risarcita la serenità familiare Spa, la lista sindaci non è tutta del cda FLASH Consiglio Nazionale Forense - via del Governo Vecchio, 3 - 00186 Roma - tel. 0039.06.977488 - fax. 0039.06.97748829 - *** Associazioni con timbro Ue Hanno ottenuto il riconoscimento, ma dovranno osservare due divieti e non sanno ancora se potranno rilasciare attestati di competenza. I professionisti senza Albo sorridono: non solo perché il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legislativo sulle qualifiche che permette alle associazioni riconosciute di partecipare ai tavoli di negoziazione Ue, ma anche perché il testo anticipa i principi su cui si baserà la proposta di riforma che il relatore Pierluigi Mantini presenterà nel pomeriggio alla Camera, in commissione Giustizia. E dunque: le associazioni dovranno avere un’organizzazione ramificata a livello nazionale e assicurare l’affidabilità degli iscritti, con il rispetto di un codice deontologico e con l’obbligo di formazione continua. Mantini nella sua proposta cerca di risolvere il problema delle possibili sovrapposizioni con gli Ordini. Le associazioni dei senza albo non potranno esercitare competenze riservate né fare uso di denominazioni professionali utilizzati da Ordini e Collegi. Resta il nodo degli attestati di competenza. Se e come le associazioni li potranno rilasciare, si dovrebbe decidere oggi in riunione tra i tecnici delle Politiche comunitarie e della Giustizia. Le reazioni sono di segno opposto: Per Raffaele Sirica, presidente del Cup il riconoscimento è “una vergogna” mentre Roberto Falcone di Assoprofessioni parla di “voto epocale”. D’ora in poi le associazioni ammesse ai tavoli in sede comunitaria, potranno essere riconosciute con decreto del ministro della Giustizia, di concerto con le Politiche comunitarie, su parere del Cnel. Per essere ammesse occorrono diversi requisiti (oltre alla deontologia e alla cura per la formazione): costituzione da almeno quattro anni per atto pubblico o scrittura privata autenticata o registrata presso l’ufficio del registro; adozione di uno statuto che assicuri ordinamento s base democratica, l’assenza di scopi di lucro, l’identificazione delle attività professionali cui l’associazione si riferisce e dei titoli professionali o di studio necessari per farne parte. Ancora: si chiede rappresentatività elettiva delle cariche interne e assenza di situazioni di conflitto d’interesse o di incompatibilità, trasparenza degli assetti organizzativi adeguati al raggiungimento delle finalità dell’associazione, tenuta di un elenco degli iscritti, aggiornato annualmente. Angela Manganaro, Il Sole 24 Ore pag. 31 Consiglio Nazionale Forense - via del Governo Vecchio, 3 - 00186 Roma - tel. 0039.06.977488 - fax. 0039.06.97748829 - Vendite all’asta, procedure sprint Ci sono voluti anni di lavoro, una minirivoluzione organizzativa e una riforma, ma alla fine il tribunale di Roma ha vinto la sfida: far uscire le esecuzioni immobiliari dalla paralisi degli anni ’90 e rimettere in moto le vendite delle aste giudiziarie annullando la frattura tra quel circuito e il mercato immobiliare. Dimezzando anche i tempi del processo. Le vendite sono passate da poco più di 200 in cinque anni (1997-2001) a oltre 1.300 nel 2006. Attualmente nella sola provincia di Roma gli immobili sul mercato sono quasi 2mila, oltre 4 mila su tutto il territorio del Lazio. Il percorso per ridisegnare il procedimento esecutivo, che ha consentito di ridurne la durata complessiva da 7 anni a 36 mesi, parte nel 2001. I giudici della quarta sezione civile sono destinati a occuparsi in maniera esclusiva della materia, gli oltre 30 mila fascicoli pendenti, per almeno un terzo mai esaminati, vengono informatizzati, le udienze calendarizzate con un ritmo di quattro a settimana. Alla prassi virtuosa degli uffici romani si aggiunge la riforma del processo esecutivo. Le vendite, in una prima fase affidate ai notai, tornano in tribunale. E diventa centrale la figura del custode, scelto prevalentemente tra avvocati e commercialisti, come traghettatore designato dal giudice a svolgere una serie di adempimenti cha vanno dalla verifica della completezza del fascicolo dell’esecuzione alla predisposizione del piano di riparto ai creditori. Una riforma in agrodolce per i professionisti coinvolti. Lo scontento dei notai,fa il palo con la soddisfazione per il coinvolgimento da parte di avvocati e commercialisti, che però non nascondono i problemi esistenti. Domenico Scimbata, componete del Consiglio notarile dei distretti di Roma, Velletri e Civitavecchia sottolinea che la nuova prassi istaurata a Roma “ha penalizzato la categoria e creato grossi problemi”. La sezione competente per le esecuzioni immobiliari del tribunale di Roma, sette giudici delegati e un presidente, Tommaso Sebastiano Sciascia, ha scelto di non affidare più in esterno la vendita degli immobili anche per mantenere un controllo costante e più diretto su tutto l’iter della procedura. Con la prassi inaugurata tutto grava sul custode. Un lavoro che richiede molto impegno, piega l’avvocato Gianluca Sposato, e “il tribunale prevede anche la partecipazione alle assemblee condominiali eventualmente convocate”. I punti critici da sciogliere sono legati ai compensi e alla necessità avvertita dai professionisti di una drastica riduzione dei tempi burocratici. In attesa che venga emanato il decreto ministeriale, la sezione esecutiva della Capitale ha disposto una tabella dei corrispettivi”. “ci può essere anche un vantaggio economici su grosse procedure – aggiunge Sposato – ma non nel caso in cui ci sia la vendita”. Marta Paris, Giovanni Parente, Il Sole 24 Ore Roma, pag. 17 Consiglio Nazionale Forense - via del Governo Vecchio, 3 - 00186 Roma - tel. 0039.06.977488 - fax. 0039.06.97748829 - Imprese: dalla mafia ai tribunali Mastella prova a strappare le aziende siciliane e non alla mafia. Affidandole ai tribunali. Con un sistema nuovo di zecca, dettagliatamente disciplinato da uno dei tre disegni di legge presentati dal guardasigilli ieri in consiglio dei ministri, oltre quello sulla sicurezza urbana Una idea, quelle trovata dal ministero di via Arenula che da una parte cavalca la intenzione delle imprese, ormai dichiarata dalla Confindustria, di liberarsi dal giogo delle criminalità organizzata e che dall'altra però mette in campo una soluzione la cui percorribilità da parte delle imprese è tutta da verificare. Il ddl in questione è quello dedicato alle misure di contrasto alla criminalità organizzata, alla delega per la emanazione di un testo unico in materia di misure di prevenzione e disposizioni sui magistrati delle sedi disagiate e del patrocinio a spese dello stato. Tutto ruota a una «dichiarazione di assoggettamento» che l'imprenditore insidiato dalla mafia può fare all'autorità giudiziaria o alle forze di polizia. Le società interessate sono quelle che versano in una condizione di intimidazione o assoggettamento perché, per esempio, costrette ad assumere personale indicato dai bosso mafiosi o a stipulare contratti di forniture con imprese mafiose o vicine ai boss. La dichiarazione di assoggettamento fa scattare alcune misure di tutela, per così dire, che però comportano l'ingerenza del tribunale nella gestione delle impresa. La prima misura che può essere disposta è quella del controllo giudiziario che comporterà una serie di obblighi per il titolare della impresa tipo il divieto di cambiare sede o oggetto sociale, compiere fusioni o trasformazioni, fornire al tribunale un resoconto periodico delle operazioni compiute di valore superiore alla soglia determinata dal tribunale. La denuncia comporta anche la facoltà per gli ufficiali di polizia, su autorizzazione del tribunale, di accedere presso i suoi uffici o uffici pubblici, studi professionali, banche ecc. per acquisire informazioni e documentazioni utili. Se alla fine del periodo prestabilito permane la impossibilità di gestire normalmente la società il tribunale può applicare la più invasiva misura dell'amministrazione giudiziaria. Questa comporta la revoca di amministratori e sindaci, con la nomina di parte del tribunale di uno o più amministratori che provvedono all la gestione delle società curandone se necessario il riassetto organizzativo e contabile. È possibile che il tribunale provveda al sequestro delle quote e delle azioni con le forme dell'amministrazione giudiziaria. Se la gestione non torna ad essere normalizzata il tribunale può spingersi fino a sequestrare i beni aziendali e a confiscarli. Ovviamente l'imprenditore volenteroso dovrebbe poter contare su «adeguate forme di ristoro» attraverso l'utilizzo del fondo di rotazione, sempre ché sia provato che ogni legame con la organizzazione criminale sia reciso. Questa innovativa misura che mira a consentire all'imprenditore di dare un forte segnale di rottura rispetto al tessuto mafioso è inserita in un più ampio provvedimento dedicato alla razionalizzazione delle misure di prevenzione. Per esempio la confisca del bene mafioso potrà prescindere dalla applicazione al boss di una misure di prevenzione