Un Ritratto Di Collezionista in Veste Di Perseo Di Bernardo Strozzi*

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Un Ritratto Di Collezionista in Veste Di Perseo Di Bernardo Strozzi* Linda Borean Un ritratto di collezionista in veste di Perseo di Bernardo Strozzi* «The Burlington Magazine», CXLII, n. 1168, 2000, pp. 429-433 Nel 1937 i fratelli Jean Hugues Maurice e Jeanne Magnin legarono allo stato francese, che la trasformò in un museo nazionale l’anno successivo, la loro collezione d’arte, costruita, quadro dopo quadro, attraverso cinquant’anni di acquisizioni all’Hotel Drouot di Parigi. Questo è quanto sappiamo sulla provenienza della maggior parte dei dipinti che oggi formano il Musée Magnin di Digione, sede di una delle più originali collezioni di pittura italiana del Seicento visibile in Francia, espressione di scelte raffinate e talvolta in controtendenza rispetto a quanto, agli inizi del nostro secolo, poteva attirare l’attenzione dei collezionisti. A quell’epoca un “uomo di gusto” non avrebbe osato dichiarare la sua ammirazione per una tela del Seicento francese o italiano1, e Paul Jamot, amico dei fratelli Magnin, nella prefazione al catalogo della collezione redatto dal proprietario nel 1938 - mai pubblicato -, non spende una parola sui quadri di scuola lombarda, napoletana, romana e veneziana dell’età barocca, a testimoniare il mancato apprezzamento della pittura del XVII secolo nella Francia del primo Novecento2. Tra i dipinti italiani del Seicento entrati a far parte della collezione Magnin - ad una data e a attraverso un’asta non meglio precisabili3-, compare un quadro di Bernardo Strozzi raffigurante, così recita la didascalia del catalogo del museo curato da Brejon de Lavergnée nel 1980 “Portrait de (?) Giulio Strozzi en Persèe”(fig. 1)4. Il ritrovamento di nuovi documenti consente oggi di rintracciare l’antica provenienza e di risolvere gli interrogativi sollevati dall’iconografia di questo intrigante quadro, che sotto il profilo tipologico sembra collocarsi a metà strada tra il dipinto di soggetto profano e il ritratto. Per il dipinto di Digione, infatti, sono state proposte varie letture nel tentativo di identificarne il soggetto, tutte comunque concordi nel sottolinearne il carattere di ritratto. Così nell’indagine iconografica dell’opera sono stati individuati, e talvolta sovrapposti l’un 1 Cfr. J. Thuillier, Le Musée Magnin à Dijon, in “L'Oeil”, 135, 1966, pp. 17-23 e 68-70, in part. p. 69. 2 Musée Magnin, Dijon. Catalogue des tableaux et dessins italiens (XV- XIX siècles), par A. Brejon de Lavergnée, Paris 1980, pp. 5-9 per il testo di Jamot e pp. 11-12 e 17-21: il catalogo del 1938, redatto da Maurice Magnin, non venne mai dato alle stampe a causa dello scoppio della guerra. 3 Il catalogo manoscritto del 1938 non fornisce al riguardo alcuna indicazione, analogamente a quello compilato da Jeanne Magnin e intitolato Un Cabinet d’amateur parisien en 1922, Dijon 1922, nel quale le opere sono corredate da un commento letterario. Cfr. Musée Magnin, cit., p. 18. 4 Cfr. Musée Magnin, cit., n. 100, p. 106. all’altro, temi quali Davide con la testa di Golia, trattato frequentemente dallo Strozzi agli inizi del soggiorno lagunare, e di Perseo con quella di Medusa5, mentre nel catalogo del museo del 1980 il quadro viene presentato, seppur con un punto interrogativo, come “Portrait de (?) Giulio Strozzi en Persèe”, sulla base del confronto con alcuni ritratti del poeta, il quale posò per Tiberio Tinelli (Firenze, Galleria degli Uffizi, fig. 2) e per lo stesso Bernardo Strozzi6. Le fattezze del letterato restituiteci da queste immagini non combaciano, però, con i tratti del personaggio raffigurato nel Perseo del Musée Magnin né con quelli, come proposto invece dalla Mortari, del cardinale Federico Corner conservato nel Museo Correr di Venezia7. Se, nel primo caso, il volto tondeggiante, le guance rosate, il mento sporgente e i baffi all’insù – allora probabilmente di moda - di Giulio Strozzi rivelano delle affinità con il personaggio ritratto nel dipinto del museo francese, il taglio degli occhi e lo sguardo si rivelano sensibilmente differenti dagli occhi attenti e dall’aria di voluto compiacimento con cui il protagonista del Perseo si atteggia di fronte al pittore. A sfavore di un’identificazione del quadro del Musée Magnin con l’effigie di Giulio Strozzi si aggiunge anche l’età del poeta che, essendo nato nel 1583, avrebbe avuto circa una cinquantina d’anni all’epoca in cui si fece riprendere dal Prete Genovese in un ritratto di cui il dipinto oggi nell’Ashmolean Museum di Oxford costituirebbe una copia, recante la data 16358. Il volto del personaggio del quadro del Musée Magnin, invece, appartiene a quello di un uomo più giovane, sulla trentina. 5 Nella scheda del catalogo manoscritto del museo del 1938, n. 487, che ho potuto leggere grazie alla cortesia della dr. Laure Starcky, il quadro compare come Goliath vainquer de David (deux portraits): l’autore sottolinea come “cette étrange désignation correspond à la différence d’ages, ici inverse des donnée de sujet biblique”. Thuillier, invece, così commenta il dipinto, titolato Portrait d'homme en Persée: “On voyait ici un David avec la tête de Goliath: il s’agit en fait d’un portrait mythologique, où Strozzi mêle rèalisme et travesti avec assez de maladresse pour qu’on le soupçonne d’un rien d’humour aux dépense de son modèle”. Cfr. Thuillier, Le Musée, cit., n. 5, p. 18. 6 Musée Magnin, cit., n. 100, pp. 106-107; L. Mortari, Bernardo Strozzi, Roma 1995, n. 485, p. 189; Gli Uffizi. Catalogo generale, Firenze 1980, n. 1699, p. 542: il quadro di Tinelli, già nella collezione di Paolo del Sera a Venezia (1672), venne lasciato da quest’ultimo a titolo di legato al cardinale Leopoldo dei Medici, nell’inventario della cui eredità compare con titolo e attribuzione attuali. Cfr. Il Cardinal Leopoldo. Rapporti con il mercato veneto, a cura di M. Fileti Mazza, Milano-Napoli 1987, I, pp. 49 e 55. 7 Mortari, Bernardo Strozzi, cit., 1995, n. 485, p. 189 e n. 37, p. 218. Federico Corner, nominato cardinale da Urbano VIII nel 1626, essendo nato nel 1579, aveva, all’epoca del ritratto, collocato dalla Mortari tra il 1633 e il 1635, circa cinquantacinque anni. Nel 1631 Federico ricevette la nomina di patriarca di Venezia dove rientrò nel giugno dell’anno successivo per restarvi sino al 1639. Cfr. ad vocem in Dizionario biografico degli italiani, 29, Roma 1983, pp. 185-188. 8 La questione dell’autografia del ritratto di Giulio Strozzi conservato nell’Ashmolean Museum di Oxford rimane ancora oggi oggetto di discussione. Quando il dipinto venne acquistato nel 1967 l’attribuzione a Bernardo Strozzi è stata messa in dubbio da Macandrew che lo assegnava a Simon Vouet, non ritenendo autentica l’iscrizione che vi compare, aggiunta, a suo parere, alcuni anni dopo l’esecuzione del quadro. Apposta sul libro sul quale Giulio appoggia la mano sinistra, tale iscrizione così recita: “Julij Strozzij 2 Nel Seicento il Perseo di Strozzi era conservato a Venezia nel palazzo di due ricchi commercianti nonché proprietari di una celebre quadreria di pittura moderna, i fratelli Agostino e Giovan Donato Correggio. Il ritrovamento degli inventari della loro galleria, conservati nell’Archivio di Stato di Venezia e di prossima pubblicazione da parte della scrivente in uno studio dedicato alla committenza e al collezionismo della famiglia Correggio9, hanno permesso di conoscere la provenienza del Perseo del Prete Genovese, di identificare il personaggio che presta il suo volto all’eroe mitologico, e di portare ulteriore conferma all’attribuzione del dipinto all’artista ligure. Il quadro del Musée Magnin restituisce, infatti, i tratti di un impegnato ed affermato collezionista attivo a Venezia alla metà del XVII secolo, che in quella tela volle essere effigiato sotto le sembianze di un eroe mitologico, rivelando così una reputazione di se stesso di tutto rispetto. Nel primo elenco della sua quadreria, compilato personalmente da Giovan Donato Correggio in un arco di tempo compreso tra il 1646 e il 1674 e nel quale si registrano le acquisizioni compiute nel corso di un trentennio di attività collezionistica, compare, sotto la “Nota del costo dei quadri che sono in casa nostra in Venezia l’anno 1646”, il “mio ritratto di me Giovan Donato finto Perseo del Prete Strozzi Genovese stimato ducati 52”10. effigies/a Presbytero Berbardo/Strozzio Picta an. °/1635”. La proposta di Macandrew è stata respinta da vari studiosi, tra cui Rosand e Mortari, che riconducono l’opera nel corpus del Prete Genovese, mentre Thuillier la considera una copia da un originale di Strozzi. Cfr. H. Macandrew, Vouet’s Portrait of Giulio Strozzi and Its Pendant by Tinelli of Nicolò Crasso, in “The Burlington Magazine”, CIX, 770, May 1967, pp. 266-271; D. and E. Rosand, Barbara di Santa Sofia e il Prete Genovese: on the Identity of a Portrait of Bernardo Strozzi, in “The Art Bulletin”, 1981, pp. 249-258, in part. p. 253, nota n. 20; Mortari, Bernardo Strozzi, cit., 1995, n. 30, p. 216; J. Thuillier in Vouet, catalogue de l’exposition, Paris 1990, p. 108; W. R. Rearick, Bernardo Strozzi: un aggiornamento, in “Saggi e Memorie di Storia dell’arte”, 20, 1996, pp. 229-275, in part. pp. 255 e 273, nota 101. Francesco Algarotti descrive un ritratto su tavola di Bernardo Strozzi nella collezione Sagredo con un’iscrizione identica a quella del dipinto di Oxford. Il quadro di provenienza Sagredo è ricordato in diverse vendite come un dipinto su tavola, fino al 1909, quando, passato in collezione privata berlinese, viene descritto come un quadro su pioppo. Poiché il ritratto dell’Ashmolean Museum è su tela, la questione da risolvere riguarda la possibilità che esso sia l’originale di Strozzi, trasferito su tela dopo il 1909, oppure una prima copia da un originale perduto del maestro. Nel catalogo del pittore, la Mortari indica il dipinto ora a Oxford nella collezione Pollack di Londra, annotando che una replica ottocentesca era passata nel mercato antiquario nel 1964.
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