Fondazione Musei Civici di Venezia — Ca’ Rezzonico

ITA Il grandioso palazzo, ora sede del Museo Museo del Settecento Veneziano del Settecento Veneziano, venne costruito Il a partire dal 1649 per la nobile famiglia Dopo un primo intervento di restauro, il Bon, su progetto del massimo architetto palazzo venne adibito a sede del Museo del barocco veneziano, Baldassarre del Settecento veneziano e aperto al Palazzo. Longhena. La sua morte nel 1682, quasi pubblico il 25 aprile del 1936. I curatori contemporanea a quella del committente dell’allestimento, Nino Barbantini e Giulio e le difficoltà economiche della famiglia Lorenzetti, vollero conferirgli un carattere LA STORIA Bon causarono la sospensione dei lavori, ambientale, disponendo le opere come lasciando il palazzo incompiuto. La fronte se appartenessero all’arredo del palazzo. sul Canal Grande appare in numerose Per ottenere questo risultato, vennero vedute del primo settecento completata concentrate a Ca’ Rezzonico le numerose solo per il piano terra e per il primo piano opere settecentesche proprietà dei Musei nobile e coperta da una chiusura provisoria Civici di Venezia, cui vennero aggiunti costituita da un tetto a capanna d’assi di dipinti, mobili e affreschi provenienti legno. da altri edifici veneziani di proprietà civica e molte altre opere acquistate per Nel frattempo, la famiglia Rezzonico – l’occasione sul mercato antiquario. originaria della Lombardia – si era trasferita L’effetto finale dell’operazione è a Venezia e aveva acquistato nel 1687 il certamente grandioso e suggestivo; titolo nobiliare. Giambattista Rezzonico, nonostante qualche forzatura e mercante e banchiere, acquistò nel 1751 approssimazione critica, il valore di il palazzo e ne affidò il completamento moltissime delle opere esposte, oltre alla a Giorgio Massari, uno dei più affermati straordinaria qualità dell’architettura e ed eclettici professionisti del medio degli ambienti, hanno reso Ca’ Rezzonico Settecento veneziano. I lavori procedettero il celebre e ricercato tempio di quel con rapidità e nel 1756 l’edificio risulta Settecento veneziano che fu età di completato. Mentre la prestigiosa facciata splendori, dissipazioni e miserie, ma che sul Canal Grande e il secondo piano senza dubbio costituisce una stagione nobile seguivano l’originario progetto artistica tra le più splendide e alte dell’arte longheniano, si devono a Massari le ardite dell’Europa moderna. invenzioni sul retro del palazzo: il sontuoso Dopo i recenti restauri (il museo è stato accesso da terra, lo scalone d’onore e il riaperto nel giugno del 2001), si presenta grandioso, insolito salone da ballo ottenuto come un grande spazio articolato e eliminando il solaio del secondo piano. plurimo: il pianterreno, che sviluppa Contemporaneamente alla conclusione dei lungo androni, cortili e porticati il gioco lavori, si diede il via anche alla decorazione barocco di pieni e di vuoti; lo scalone dell’edificio, con l’intervento dei maggiori del Massari perfettamente restaurato; pittori allora attivi a Venezia: Giambattista il salone da ballo, tra i più belli, ariosi, Crosato, autore degli affreschi del salone fantastici di Venezia; i due piani nobili, in collaborazione col quadraturista Pietro rimontati secondo l’originale disegno Visconti, Giambattista Tiepolo, cui spettano Barbantini-Lorenzetti, dalle sale i due soffitti realizzati in occasione delle monumentali all’alcova e ai boudoir; gli nozze tra Ludovico Rezzonico e Faustina ultimi piani completamente recuperati Savorgnan, il giovane Jacopo Guarana e come nuovi spazi espositivi. Su tutte Gaspare Diziani. le opere sono stati operati interventi di pulizia, manutenzione, ripristino; sono L’edificio era perfettamente completato stati restaurati affreschi e suppellettili; nel 1758, quando il fratello cadetto di ridipinte le pareti, puliti i marmorini, Giambattista, Carlo Rezzonico, vescovo recuperate le sottili cromie degli elementi di Padova, venne eletto papa col nome lapidei. In alcuni casi, come per il soffitto di Clemente XIII: l’evento segna il vertice del salone, il restauro ha richiesto un della fortuna della famiglia e il palazzo di impegno gravoso e l’invenzione di San Barnaba fu sede di splendide feste soluzioni tecnologiche insolite e ardite, per celebrarlo. Ma ben presto, dopo solo mentre un intervento radicale ha restituito cinquant’anni, la potente famiglia nel 1810 lo splendore dell’affresco di Crosato e si estingueva. Iniziava così per il palazzo Visconti, nell’argentea luminosità delle e per il patrimonio d’arte e di storia che colonne, degli archi, delle mensole, delle vi si era accumulato una lunga, difficile e finte logge. tormentata stagione di smembramenti e Le recenti, notevolissime donazioni di dispersioni. Spogliato dell’arredo, suddiviso Egidio Martini e di Ferruccio Mestrovich tra gli eredi e poi venduto, il palazzo hanno arricchito il museo di altre trecento passò nell’Ottocento a diversi proprietari; opere di artisti che includono Cima da acquistato dal pittore inglese Roberto Conegliano, Alvise Vivarini, Bonifacio de’ Barret Browning, fu scelto come residenza Pitati, , Sebastiano e Marco dal padre di questi, lo scrittore Robert Ricci, Tiepolo, i Longhi, Rosalba, Francesco Browning, che vi morì. Successivamente Guardi Il palazzo-museo dispone ora venne rilevato dal conte Lionello Hirschell di servizi al pubblico, spazi didattici, de Minerbi, deputato al Parlamento ascensore per disabili, caffetteria, italiano, che lo cedette nel 1935, dopo bookshop, oltre al giardino, luogo e lunga e complessa trattativa, al Comune di occasione di intrattenimento, piccoli Baldassarre Longhena, Facciata di Venezia. spettacoli, incontri. Ca’Rezzonico — 1 La Collezione Ferruccio Mestrovich seconda guerra mondiale… Questa — mia donazione vuole anche contribuire 0/1. La collezione presenta un nucleo al ricordo perenne di questa pagina di dipinti, tutti di notevole qualità, tristissima della nostra storia recente, MEZZANINO tra i quali si segnalano, oltre a due che dovrà sicuramente essere rivisitata opere di Iacopo Tintoretto ben e riscritta…” BROWNING note in letteratura – una paletta Così Ferruccio Mestrovich motiva d’altare estremamente suggestiva il gesto nobilissimo che arricchisce per l’intensità della figurazione e un ulteriormente Ca’ Rezzonico, i Musei austero ritratto – la luminosa e intima Veneziani e la città intera. I Mestrovich Sacra Conversazione di Bonifacio de’ appartengono ad un’antica famiglia Pitati; inoltre, altre opere di Benedetto dalmata originaria di Zara e risiedono Diana, Lelio Orsi, Jacopo Amigoni, a Venezia dal 1945. Il capofamiglia, e Alessandro Longhi, Aldo (1885 – 1969) fu perseguitato due soprarchi di mano di Benedetto durante la dominazione austriaca Carpaccio, figlio e seguace di Vittore e per il suo patriottismo di italiano; il una tavoletta di Cima da Conegliano. suo patrimonio è stato confiscato dal “Dono a Venezia, in segno di affetto governo iugoslavo e mai restituito. Suo e riconoscenza e a ricordo della mia figlio Audace ha esercitato a lungo a famiglia, la mia piccola raccolta di Venezia la professione di avvocato. dipinti antichi costituita in prevalenza Ferruccio, il figlio minore, appassionato di soggetti sacri, a me più congeniali studioso della pittura veneta antica, e appaganti. In questa incantevole è il generoso donatore di questa Jacopo Amigoni, Ritratto di giovane donna città adottiva i miei cari ed io, esuli con preziosa raccolta, le cui attribuzioni (la debuttante), olio su tela molti conterranei, ci siamo felicemente sono il frutto delle sue ricerche e inseriti e abbiamo trovato il rifugio dei suoi studi. Di essi si sono giovati ideale dopo che la natia ed amatissima innumerevoli volte non pochi studiosi Zara, la città dalmata, veneta ed nella pubblicazione di dipinti di questa Collezione italianissima, venne straziata e quasi e di altre collezioni. Ferruccio Mestrovich interamente distrutta nel corso della

2 Salone da ballo celebrativi legati a miti apollinei: un poema figurato in onore dei Rezzonico, La grande sala delle feste è certo il cui stemma campeggia tra panneggi 1. un elemento di rilevante originalità dorati al centro della parete maggiore. propria di palazzo Rezzonico rispetto Superstiti dell’antico arredo del PRIMO ad altri edifici veneziani. Ricavata palazzo sono i due grandiosi lampadari dal Massari utilizzando la doppia in legno e metalli dorati a motivi PIANO altezza dei due piani nobili del palazzo floreali. Lungo le pareti è esposta una demolendo un solaio e chiudendo un parte della serie di opere scolpite ordine di finestre, essa costituisce il da Andrea Brustolon per i Venier nei momento “regale” della dimora dei primissimi anni del Settecento, tra Rezzonico e un’espressione tipica del cui una delle imponenti statue in gusto del medio Settecento. Il vano ebano dei cosiddetti Guerrieri etiopi, vero e proprio del salone appare il altissimi nudi virili armati di clava e centro di uno spazio più dilatato che dotati anch’essi di bianchissimi occhi s’intravede oltre le finte architetture in pasta di vetro, che hanno ai piedi o “quadrature”, dipinte sulle pareti. Primo piano ciascuno una testa equina, forse Autore di queste architetture derivate, per l’impostazione, dalle 1. Salone da ballo virtuosisticamente illusorie è Pietro statue egizie di basalto e di porfido che 2. Sala dell’Allegoria Nuziale Visconti, artista lombardo che fu Brustolon aveva avuto modo di vedere 3. Cappella tra i maggiori specialisti del genere durante il suo soggiorno romano. Ma 4. Sala dei Pastello e collaborò con i più celebri pittori il gruppo più cospicuo di queste opere 5. Sala degli arazzi “di figura” veneziani del tempo; di si trova nella sala 10, detta appunto del 6. Sala del trono Giovanni Battista Crosato è invece Brustolon. 7. Sala del Tiepolo l’affresco sul soffitto con il carro — 8. Passaggio di Febo e, ai quattro lati, Europa, Sala dell’Allegoria nuziale 9. Biblioteca Asia, America e Africa. Tutta questa 10. Sala del Lazzarini decorazione sulle pareti e sul soffitto A soffitto, il grande affresco eseguito 11. Sala del Brustolon completamente restaurata nel 2000- nell’inverno del 1757 da Giambattista 12. Portego 2001 – si richiama a temi allegorici e Tiepolo, in collaborazione col figlio

8

9 11 10 7

1 12

2 4 5 6 3

3 Giandomenico e col quadraturista l’elegante inginocchiatoio in noce, Gerolamo Mengozzi Colonna, in risalente alla metà del Settecento, occasione del matrimonio tra Ludovico che la singolare caratteristica di poter Rezzonico e Faustina Savorgnan, essere “ribaltato” in poltrona. dà il nome alla sala. Contro un cielo — luminosissimo che si apre al di là della Sala dei pastelli finta balaustra, quattro impetuosi cavalli bianchi trainano il carro di La sala è dominata dall’affresco sul Apollo, su cui hanno trovato posto gli soffitto, opera del bellunese Gaspare sposi preceduti da Cupido bendato Diziani, che risale al 1757 e raffigura e attorniati da figure allegoriche. la Poesia circondata dalla Pittura, Tra di esse la Fama, le tre Grazie e dall’Architettura, dalla Musica e dalla la Sapienza. Un vecchio barbuto Scultura, mentre un putto, armato di coronato di lauro (il Merito), con ai una fiaccola, fa precipitare l’Ignoranza. Salone da ballo piedi il Leone, simbolo della città, Alle pareti sono esposti numerosi regge lo scettro e la bandiera con gli ritratti a pastello, tecnica questa in stemmi delle famiglie degli sposi. La cui eccelsero i pittori veneziani e in qualità solare della luce, la sinfonia particolare Rosalba Carriera che ne stupenda dei colori, il vigore dinamico fu maestra, durante il suo soggiorno delle figure fanno di questo affresco, parigino del 1720-1721, anche ai tra le ultime opere eseguite a Venezia colleghi francesi. La sua attività è ben da Tiepolo prima del definitivo esemplificata in questa sala da opere trasferimento a Madrid nel 1762, uno di altissimo livello quali il Ritratto di dei suoi più alti capolavori. L’arredo Faustina Bordon Hasse e il Ritratto di della sala è composto da un gruppo gentiluomo, realizzate negli anni trenta, di mobili intagliati e dorati del primo in cui Rosalba, oltre alla capacità di Settecento. Sopra il tavolo è appeso, indagare la psicologia dei personaggi contro la tappezzeria moderna in ritratti, dimostra tutta la raffinata damasco rosso che riveste per intero le qualità del suo arioso linguaggio pareti, il Ritratto di Francesco Falier in pittorico, reso vivo dalla caratteristica, veste di Procuratore da mar, eseguito scintillante vena cromatica. Ancora Rosalba Carriera, Ritratto di gentiluomo, da Bernardino Castelli nel 1786, anno a Rosalba spettano le due piccole pastelli su carta stesso dell’elezione del nobiluomo a miniature su avorio, esempi notevoli questa importante carica. Sulla parete di un’intensa produzione cui la pittrice opposta si trova un piccolo dipinto si dedicò con particolare continuità di Pietro Longhi raffigurante Papa nei primissimi anni del secolo. La sala Clemente XIII Rezzonico che concede ospita anche opere di altri autori: da udienza ai nipoti Carlo, Ludovico e Gian Antonio Lazzari, tradizionalmente Faustina. A cavalletto è invece esposto considerato il primo maestro della il Ritratto di Clemente XIII Rezzonico pittrice, a Marianna Carlevarijs, figlia recentemente riconosciuto il più antico del vedutista friulano Luca, e Lorenzo dei ritratti del papa realizzati dal pittore Tiepolo, cui spetta il bel ritratto di neoclassico tedesco Anton Raphael Cecilia Guardi Tiepolo (moglie di Mengs: risulta infatti essere stato Giambattista Tiepolo e sorella di eseguito tra il luglio e il dicembre del Antonio e Francesco Guardi), eseguito, 1758, nei mesi cioè immediatamente come attesta una scritta autografa sul successivi all’elezione del cardinale verso, nel 1757. L’arredo della sala è Carlo Rezzonico al soglio pontificio costituito da mobili intagliati e dorati avvenuta il 16 luglio. di fabbrica veneziana, da datare verso — la metà del secolo. La boisierie risale, Cappella come il bel lampadario di Murano a sedici lumi, alla seconda metà del Sulla parete di destra che dà sul rio Settecento. di San Barnaba, si apre la piccola — cappella pensile fatta costruire da Sala degli arazzi Aurelio Rezzonico o dal cardinale Carlo – omonimo e nipote di papa L’affresco sul soffitto, di interessante Clemente XIII – nella seconda metà qualità coloristica, è opera di Jacopo del Settecento. Dell’arredo originale Guarana del 1757 e rappresenta il resta qui solo l’elegante decorazione Trionfo delle Virtù; ancora le Virtù a stucchi dorati su fondo bianco; appaiono nelle figure a monocromo la paletta con la Madonna e santi collocate sugli spigoli delle finte che decora il piccolo ambiente è di architetture alla base dell’affresco. un allievo di Giambattista Tiepolo, Altrove, eleganti putti giocano tra di Francesco Zugno. Bell’esempio della loro o con animali. La sala prende il fantasia dei mobilieri veneziani è 4 nome dai tre grandi arazzi fiamminghi Donà dalle Rose. Esso include anche della fine del XVII secolo collocati a l’imponente cornice (contenente parete, in cui sono narrati, con grande oggi il Ritratto di Pietro Barbarigo efficacia rappresentativa e attenzione di Bernardino Castelli), che ostenta per i particolari, episodi della storia una rigogliosa decorazione allegorica biblica di re Salomone e della regina la cui complessa iconografia è volta di Saba. Come il magnifico mobilio ad esaltare le virtù della famiglia intagliato e dorato, provengono da Barbarigo. Tradizionalmente, questo palazzo Balbi Valier a Santa Maria gruppo di mobili reca un’attribuzione Formosa. La raffinata lavorazione, ad Antonio Corradini, scultore estense la linea aggraziata e la qualità della attivo a Venezia fino al terzo decennio doratura fanno di questi mobili uno dei del secolo Tale attribuzione pare da più notevoli complessi in stile rococò confermare, almeno per quel che di fabbrica veneziana giunto integro riguarda l’ideazione dell’elegantissimo Trono, bottega Corradini fino a noi. Particolare considerazione insieme, senz’altro unitaria. Nessun merita la porta laccata in giallo con dubbio che anche il trono – pur di cineserie, qui nella sua collocazione diversa provenienza e che dà il nome originaria. Ognuna delle due facce alla sala – sia opera della stessa della porta è divisa in due comparti, bottega. Particolarmente significativo contenenti ciascuno una scena di il tavolo da muro, che reca sul piano soggetto orientale, dipinta in oro un Ritratto di prelato, bisquit della e bruno. Si tratta di un rarissimo fabbrica veneziana Cozzi: la stupenda esemplare databile verso il 1760: non qualità delle cariatidi e dei vivacissimi è da escludere che il suo disegno sia putti che giocano fra di loro tra stato fornito da Giambattista o da volute e festoni fioriti fanno infatti di Giandomenico Tiepolo, impegnati in quest’opera uno dei più begli esempi questo periodo nella lavorazione degli del mobile rococò veneziano. I vasi affreschi delle sale del palazzo. sono di fabbrica cinese. Attraversato il — portego, si giunge alla successiva sala Giambattista Tiepolo, La Nobiltà e la Virtù Sala del trono del Tiepolo. abbattono la Perfidia, olio su tela. — Il soffitto è occupato da un grande Sala del Tiepolo affresco, eseguito da Giambattista Tiepolo nello stesso periodo in In questo ambiente si può ammirare cui lavorò a quello dell’Allegoria il terzo dei quattro soffitti di nuziale, in collaborazione col suo Giambattista Tiepolo presenti a quadraturista di fiducia, Gerolamo Ca’ Rezzonico: si tratta di una tela Mengozzi Colonna. Rappresenta sagomata raffigurante la Nobiltà e l’Allegoria del Merito raffigurato la Virtù che abbattono la Perfidia. come un vecchio barbuto, coronato Contrariamente agli affreschi delle di lauro, che sale verso il tempio della altre sale del primo piano nobile, Gloria, accompagnato dalla Nobiltà quest’opera non è originaria del (la figura alata, che regge la lancia) palazzo, ma fu eseguita tra il 1744 e e dalla Virtù (la figura a destra del il 1745 per conto di Pietro Barbarigo; vecchio, riccamente vestita), mentre passata per linea ereditaria in proprietà la Fama dà fiato alla sua tromba. Il Donà dalle Rose, fu acquistata nel collegamento con i Rezzonico è dato 1934 dal Comune di Venezia per dal putto alato sotto la figura del essere esposta in questa sala entro Merito che regge il Libro d’oro della una cornice di stucchi appositamente nobiltà veneziana, cui anch’essi erano predisposta. Le splendenti figure della stati ammessi nel 1687. Il complesso Nobiltà e della Virtù, riccamente vestite assunto allegorico aveva la funzione si stagliano contro il cielo luminoso; di esaltare le presunte qualità morali fa loro corona l’abituale repertorio e civili degli abitanti del palazzo, di deliziosi putti alati, mentre due secondo un uso assai in voga a Venezia elegantissimi paggi reggono lo nel Settecento. Ma Giambattista strascico. La Perfidia, vestita di toni riesce a evitare formule ripetitive per grigi, precipita verso il basso seguita offrirci un’opera di altissima qualità, dal pipistrello che inavvertitamente tutta imperniata sulla fastosa vena un amorino ha preso al laccio. Si noti coloristica e sulla sorprendente la cura con cui è descritto il paggio fantasia compositiva. Di particolare che regge lo strascico, sia nei tratti rilievo è il ricco mobilio dorato fisionomici che nell’elegantissima esposto nella sala, originariamente di veste, a realistica, stupenda prova delle proprietà della famiglia Barbarigo, in ineguagliabili capacità ritrattistiche del seguito passato, per linea ereditaria, ai maestro, che in questo caso pare aver

5 usato quale modello il figlio Giuseppe servizio donato a Ca’ Rezzonico nel Maria. Vari altri dipinti sono esposti 1938 dal principe Umberto di Savoia. alle pareti, mentre l’arredo della sala Più tarde sono le altre opere, alcune include mobili di diversa provenienza delle quali decorate con disegni a e di altissimo pregio artistico: è forse cineseria. Sulla parete di fronte, tra originario del palazzo l’imponente le finestre, è esposta una piccola tela bureau-trumeau in radica di noce che, raffigurante il Martirio di San’Eurosia, per dimensioni, qualità di lavorazione e che faceva parte della collezione stato di conservazione, è un esemplare dell’ingegner Gatti Casazza, donata unico nel suo genere, databile alla al museo nel 1962; recava allora metà del Settecento. Di particolare l’attribuzione a Giambattista Piazzetta rilievo è anche il grande tavolo a otto e solo in seguito è stata riportata tra le gambe intagliate, terminanti a zampa opere di Giulia Lama. di leone, con il piano ricoperto da Antonio Corradini, Busto di Dama “La Velata”, Marmo panno verde, posto al centro della Nella Biblioteca è ricostruito un sala: bell’esempio di mobile barocco ambiente di studio. All’interno degli veneziano, risale probabilmente alla armadi è esposta l’interessante fine del Seicento o ai primi anni del collezione di oggetti in vetro sette- Settecento. Sulla parete a sinistra ottocenteschi donata al museo dell’ingresso è collocato uno stipo dall’ingegner Gatti Casazza nel 1962. adattato a forziere, opera di scuola Alla stessa collezione appartengono tedesca (Augusta) del XVII secolo il bel leggio e i cassoni in cuoio che poggia su di un tavolo a volute esposti tra gli armadi. La splendida barocche di epoca successiva. testa marmorea della Dama velata è L’interno dello stipo è decorato con opera dello scultore estense Antonio vetri dipinti con animali e fiori e la Corradini; probabilmente raffigura figurazione allegorica della Pace. la Purità. Eccezionale il virtuosismo — tecnico dello scultore, capace di Passaggio e biblioteca conferire trasparenza al marmo e di Manifattura di Geminiano Cozzi, Vassoio descrivere con straordinaria precisione con decorazione blu e oro, Porcellana Alle porte di questo stretto andito di tutti particolari del volto che emergono passaggio che conduce alla biblioteca da sotto il velo. Completano l’arredo sono stati adattati dei battenti della sala, le semplici sedie rivestite di settecenteschi in cuoio impresso cuoio dorato e dipinto a motivi floreali, che originariamente si trovavano a secondo la moda dei “cuoridoro” tipica Palazzo Carminati a San Stae. Nelle dell’artigianato veneziano, e un grande vetrine egualmente settecentesche, orologio a torre del primo Settecento decorate a tempera, sono esposti è opera della fabbrica londinese alcuni esemplari della ricca collezione i Williamson. A soffitto è stata adattata porcellane settecentesche conservate una tela con un Trionfo allegorico del nel museo. La prima è dedicata alla decoratore barocco polesano Mattia produzione della manifattura del Bortoloni, risalente alla sua fase veneziano Giovanni Vezzi, che ebbe giovanile. il merito di importare a Venezia la — formula chimica per la fabbricazione Sala del Lazzarini della preziosissima porcellana, scoperta da Johann Friedrich Böttger, Questa sala di passaggio deve il suo un alchimistica al servizio della corte di nome all’attribuzione ottocentesca Dresda. La sua manifattura fu fondata delle tre grandi tele di soggetto nel 1720 e chiuse i battenti nel 1727; nel mitologico esposte a parete, ritenute di breve volgere di questi anni Giovanni Gregorio Lazzarini, pittore veneziano, Vezzi produsse una quantità notevole primo maestro di Giambattista Tiepolo. di oggetti, in particolare servizi da tè, Studi successivi hanno dimostrato che e, in numero più limitato, vasi, piatti e al Lazzarini spetta solo il telero con caffetterie. Tra le opere qui esposte, si Orfeo massacrato dalle Baccanti, a segnalano le eleganti tazze a campana sinistra, eseguito nel 1698; la tela più decorate in rosso ferro e in blu oro con piccola con Ercole ed Onfale, è meglio scene mitologiche e la splendida teiera riferibile ad , mentre globulare di fiori di pruno di color rosso la terza, con un Combattimento tra ferro. Nella seconda vetrina, invece Centauri e Lapiti, è opera di Antonio sono esposti alcuni esemplari prodotti Molinari. Originariamente questi tre dalla manifattura del modenese dipinti, eguali per altezza, costituivano Geminiano Cozzi, attiva dal 1764 fino ai l’arredo del portego della casa di San primi anni del secolo successivo. Alla Stae dell’abate Teodoro Correr, dal prima produzione spetta lo splendido cui lascito alla città deriva il nucleo

6 fondativo delle collezioni dei Musei al primo Settecento. Al centro della Civici di Venezia. Il soffitto si compone sala risplende lo stupendo lampadario di cinque ovali, opera del pittore in vetro policromo a venti fiamme seicentesco vicentino Francesco su due ordini prodotto verso il 1730 Maffei: al centro è Prometeo con dalla fabbrica muranese di Giuseppe lo specchio e l’aquila, ai lati Dedalo Briati, certo il più straordinario e Icaro, Prometeo liberato, Perseo esempio del genere che ci sia con la testa di Medusa e Andromeda giunto completamente integro. La legata alla scoglio. Realizzati intorno decorazione del soffitto è costituita da al 1657-1658, costituiscono forse undici tele di diversa forma e misura il maggior capolavoro dell’artista. che originariamente, assieme alle Anche questo soffitto non faceva parte cinque che abbiamo trovato nella sala dell’arredo originario di Ca’ Rezzonico, del Lazzarini, facevano forse parte di ma proviene, assieme a quello che un complesso decorativo eseguito Sala del Lazzarini ora si trova nella sala del Brustolon, da Francesco Maffei per una villa di da palazzo Nani sul rio di Cannaregio. campagna di proprietà della famiglia Al centro della sala è esposta la Nani, in seguito smembrato e collocato splendida scrivania, impiallacciata in due diverse sale del palazzo di legni preziosi con intarsi in avorio dominicale di Cannaregio. Di diversa inciso e bacchette in bronzo dorato, mano invece sono i quattro tondi a opera dell’ebanista torinese Pietro monocromo collocati sugli spigoli Piffetti, firmata e datata 1741. Tra i del soffitto: anch’essi provengono da mobili esposti in questa sala, notevoli palazzo Nani e sono opera di Gerolamo sono soprattutto le semplici sedie Brusaferro. Di difficile lettura è rivestite di cuoio dipinto con figurazioni l’iconografia complessiva delle tele allegoriche. del Maffei, in ogni caso, anche se — risulta pressoché impossibile cogliere Sala del Brustolon. il complicato assunto iconografico che ha ispirato il pittore, risulta Andrea Brustolon, Guerriero Etiope La “fornitura” d’arredo scolpita tuttavia palese la notevole qualità (particolare), Legno di ebano scolpito e da Andrea Brustolon, per conto degli impetuosi dipinti, giustamente intagliato della famiglia Venier entro il 1706, considerati l’equivalente pittorico della esposta parte in questa sala, parte facciata di San Moisè. Tornando alla nell’adiacente Salone da ballo, è il sala del Lazzarini e, di qua, girando a massimo capolavoro dell’intaglio destra, si accede al portego del primo del primo Settecento. Si piano. compone di ben 40 elementi; il — pezzo più celebre è certamente la Portego consolle porta vasi che raffigura, nella parte inferiore, l’Allegoria Il “portego de mezo” è il largo corridoio della forza personificata da Ercole. che, nel piano terreno dei palazzi L’opera – come le altre della serie – si veneziani, collega abitualmente segnala per la fantasia dell’ideazione l’ingresso dal canale con quello da e per l’eccezionale accuratezza della terra e si ripete eguale nei piani realizzazione. L’insieme è giocato superiori, con funzione di disobbligo sul contrasto cromatico tra i diversi per le stanze che vi si affacciano. componenti, il nero lucidissimo, quasi Tradizionalmente il portego è decorato metallico, dell’ebano, il rosso bruno con affreschi o con grandi tele assai caldo del bosso e il bianco inserite entro cornici di stucco: eguali luminosamente splendente dei vasi caratteristiche aveva quello di Ca’ orientali in porcellana, decorati con Rezzonico ma, dispersi nell’Ottocento aerei disegni a cineseria. L’identico, i dipinti originali e deteriorati gli eccezionale virtuosismo realizzativo stucchi, durante i restauri precedenti appare anche negli altri pezzi che all’apertura del museo nel 1936 ne completano la splendida serie dei venne modificato l’aspetto, coprendo porta vasi. In essi il Brustolon ha le pareti con il finto marmorino rosa dato un ulteriore saggio della propria che vediamo tuttora. La decorazione inesausta fantasia creativa; si tratta è affidata ad un gruppo di busti infatti di ben 25 pezzi tutti diversi marmorei settecenteschi, ritratti o tra loro: moretti, putti, cariatidi in figure allegoriche, alcune delle quali ebano con gli occhi in pasta di vetro, opera dello scultore bassanese Orazio le allegorie delle quattro Stagioni e Marinali, usati come sovrapporte, dei cinque Elementi. Nella sala sono collocati su mensole a inseriti entro inoltre esposti alcuni dipinti di notevole nicchie appositamente predisposte. interesse, tutti risalenti al Seicento o L’arredo è composto da quattro

7 grandi divani “da portego” e una dovuti a questo architetto. Ai lati portantina dorata, foderata in seta del portale sono state collocate due rossa. Su cavalletto è esposta la pala vigorose sculture del cinquecentesco raffigurante la Maddalena ai piedi del Alessandro Vittoria. Salita la scala, Crocifisso, dipinta per la chiesa delle dove notevoli risultano i rilievi Terese nel 1663-1664 da Giambattista marmorei di epoche diverse inseriti Langetti. E’ una delle prime opere nel muro sul pianerottolo, si giunge al realizzate a Venezia dal genovese, portego del secondo piano. destinato a divenire il caposcuola della — corrente dei “Tenebrosi”. Il portale da cui si diparte la scala che reca al secondo piano è strutturato come un arco di trionfo e reca sulla sommità lo stemma dei Rezzonico. Esso deriva Portego certamente da un’invenzione di Giorgio Massari e risale al periodo dei lavori di completamento del palazzo

8 Portego dei dipinti verso il 1746 per il salone di palazzo Pisani Moretta a San Polo. Si tratta 2. Nel Portego del secondo piano nobile di uno dei massimi capolavori del del palazzo sono raccolti, secondo genere storico che l’artista coltivò SECONDO l’uso tipicamente veneziano della soprattutto nella fase tarda della sua “quadreria”, i più importanti dipinti di attività. Entro una moderna cornice PIANO proprietà del museo. La visita avviene a stucco è esposto un dipinto di Gian in senso orario, da sinistra rispetto Antonio Pellegrini con Muzio Scevola all’ingresso. Il primo dipinto è una e Porsenna, databile tra il 1706 e il veduta ideata di Luca Carlevarijs, 1708. Bell’esempio dell’arte matura di risalente ai primi anni del Settecento, questo grande protagonista del rococò ricca di effetti scenografici e di internazionale. Il tratto successivo citazioni romane. A fianco si trova della parete è dedicato ai due un Capriccio architettonico, replica capolavori giovanili del , la autografa di quello che Canaletto donò Veduta del rio dei Mendicanti e quella nel 1765 all’Accademia veneziana di del Canal Grande da Ca’ Balbi verso Pittura e Scultura. Il dipinto seguente Rialto, recentemente acquistati dal raffigura un Convegno diplomatico, Comune di Venezia (1983), le uniche opera giovanile di Francesco Guardi. vedute del maestro che si possano Sulla parete di fronte, a sinistra, è ammirare nelle collezioni pubbliche esposto il Ritratto del maresciallo di Venezia. Costituiscono – assieme Secondo Piano Mathias von Schulenburg, di Antonio alle due tele che in origine facevano

13. Portego dei dipinti Guardi – per molti anni pittore parte della stessa serie e che ora si 14. Gli affreschi di Giandomenico Tiepolo di fiducia del comandante delle trovano in collezione Thyssen a Madrid alla villa di Zianigo 15. Sala del Clavicembalo truppe veneziane di terra e grande – i più alti raggiungimenti della fase 16. Passaggio collezionista d’arte, eseguito tra il giovanile del pittore, all’inizio degli anni 17. Sala de Parlatoio 18. Sala del Longhi 1737 e il 1742. A fianco è collocato il venti, quando decise di abbandonare 19. Sala delle lacche verdi 20. Sala del Guardi grande telero con la Morte di Dario la pratica della scenografia teatrale, 21. Alcova di Giambattista Piazzetta, realizzato fino allora svolta alle dipendenze del

14 16

17

13

21 20 19 18

9 padre, per dedicarsi al vedutismo. Oltre di Armida e del Falchetto, si entra la porta sono esposte alcune opere nell’area del museo dedicata alla degli scolari del Piazzetta, mentre tre ricomposizione del ciclo di affreschi notevoli ritratti seicenteschi occupano di Giandomenico Tiepolo, eseguiti la corrispondente parete di fronte. Lo dal 1759 al 1797 per la villa di sua spazio successivo è dedicato ad una proprietà, tuttora esistente a Zianigo, importante antologia delle realizzazioni piccolo centro prossimo a Mirano, dei maggiori paesaggisti attivi nel nella campagna a ovest di Venezia. Veneto nel corso del Settecento. Essi vennero strappati nel 1906 per Il “fondatore” del paesaggismo essere venduti in Francia ma, bloccata veneziano è unanimemente l’esportazione dal Ministero alla considerato il bellunese Marco Ricci, Pubblica Istruzione, vennero acquistati di cui sono esposte due piccole tele dal Comune di Venezia, e dallo Stato Antonio da Canal detto Canaletto, Rio dei giovanili realizzate tra la fine del italiano. Furono poi trasferiti nel 1936 Mendicanti, olio su tela Seicento e l’esordio del Settecento. a Ca’Rezzonico con un allestimento Dopo la metà del secolo, in un contesto che tenta di ricostruirne – sia pure con culturale diverso, dominato dalla qualche differenza e sovrapposizione poetica d’Arcadia, operano il toscano – la disposizione originaria. Questo Francesco Zuccarelli depositario di straordinario ciclo – restaurato uno stile raffinato, ricco di preziose nel 1999 – 2000 da Ottorino vibrazioni superficiali, di cui è esposta Nonfarmale grazie ai soci di The la grande Pastorale, e l’agordino International Foundation – costituisce Giuseppe Zais più spontaneo e uno dei momenti più affascinanti e realista, a cui sono dovuti i quattro singolari di tutta Ca’Rezzonico, non Paesaggi con contadini. Di notevole meno che dell’ultimo scorcio del XVIII interesse, inoltre, sono i quattro ovali secolo a Venezia. collocati entro stucchi sopra le porte — che danno accesso alle sale laterali Corridoio del portego. Sopra la porta che Giandomenico Tiepolo, Mondo Novo conduce nella sala detta del Longhi Nel corridoio d’accesso è la scena della (particolare), affresco è il Ritratto di gentiluomo in rosso di Gerusalemme Liberata con Rinaldo Nicolò Cassana; sopra quella che va che abbandona il giardino di Armida, nella sala del Ridotto il Ritratto del originariamente collocata a piano senatore Giacomo Correr, egualmente terreno nella villa di Zianigo, databile databile al primo Settecento ma non ad un momento immediatamente facilmente attribuibile; sopra la porta successivo al ritorno di Giandomenico che conduce agli ambienti dove è da Madrid nel 1770. Il tema è eroico e stata ricostruita la Villa di Zianigo si patetico, come è proprio del poema trova un elegantissima nobildonna, tassiano e di molte figurazioni di identificata in Giustina Renier Donà Giambattista: ma già l’incrinatura delle Rose, attribuita al bresciano dell’atmosfera appassionata e Ludovico Gallina, che lo avrebbe mesta dell’episodio rivela che eseguito “a memoria” almeno un Giandomenico sta completamente trentennio dopo la morte della donna, spogliandosi dei panni dell’illustratore avvenuta nel 1751; sopra la porta di poemi per entrare in quelli della che immette alla Sala Guardi si trova commedia e, semmai, dello sberleffo infine il Ritratto del senatore Giovanni dissacratore, uno degli elementi Correr, attribuibile a Antonio Bellucci. portanti del suo discorso, una delle L’arredo del portego è costituito da molle della sua ispirazione. Sulla quattro semplici divani in noce, da parete di fondo si trova la scena alcune sedie in “canna d’India”, da del Falchetto che piomba sullo quattro trespoli e da una credenza stormo dei passerotti in fuga: quasi in noce dall’elegante linea sagomata. un’istantanea per l’immediatezza Dal portego dei dipinti si passa al e il realismo della raffigurazione. corridoio successivo che conduce Nella villa quest’affresco si trovava allo straordinario caleidoscopio degli in una piccola stanza assieme alla affreschi provenienti dalla villa Tiepolo deliziosa immagine del Pappagallo a Zianigo. ora esposto nel successivo corridoio. — Probabilmente risalente al 1771 è Villa Zianigo: gli affreschi di l’elegante figurazione dell’Abbondanza Giandomenico Tiepolo dalla villa di che si può vedere ora nello stesso Zianigo ambiente, a destra, e che si trovava in origine sul pianerottolo della scala Da qui in avanti, iniziando dalle scene nella villa di Zianigo. di Rinaldo che abbandona il giardino —

10 Il portico dominatori della commedia umana di Giandomenico Tiepolo a Zianigo: Si passa successivamente paiono via via affacciarsi su tutte le nell’ambiente maggiore, quello che scene per prender a poco a poco tutte ripropone le decorazioni del salone le parti, giocare tutti i ruoli, sostituirsi del piano terreno della villa con alcuni a ogni individualità e carattere. La dei più celebri pezzi di questo ciclo. storia senza tempo di Pulcinella è Sulla parete più lunga è il Mondo nuovo giunta al suo epilogo e al suo apice, un firmato e datato 1791. La scena è di linguaggio compiuto di eccezionale grande suggestione: rappresenta, di versatilità e ricchezza che può dire spalle, una piccola folla che attende tutto ed essere tutto: una via crucis di porre l’occhio all’obiettivo di una blasfema non meno che dolente e specie di cosmorama o di diorama tragica; un poema eroico e un lazzo per scorgervi raffigurazioni e scene osceno; una preghiera accorata o un Giandomenico Tiepolo, Pulcinella e i di cose lontane. Essa si carica ai romanzo, un ritratto, una maledizione. saltimbanchi, affresco nostri occhi delle più singolari e — inquietanti valenze: l’attesa di un La cappella evento, la mancanza dei volti, la metafisica semplicità del paesaggio Ritornati nel portego del Mondo novo e della baracca dell’imbonitore fanno dalla porta di sinistra si accede alla di questa figurazione una delle più ricostruzione della cappella di Zianigo. emblematiche e, a tratti, struggenti Gli affreschi che decorano questo testimonianze della coscienza di una piccolo ambiente sono probabilmente fine imminente e dello sbigottimento i primi eseguiti nella villa da curioso per il mondo che s’annuncia Giandomenico: la cappella venne in segni e indizi di ancor problematica infatti dedicata al beato Girolamo Miani lettura. Alcuni vogliono riconoscere – fondatore dell’ordine dei Somaschi, nelle due figure di profilo, sulla destra, di cui faceva parte il fratello minore del Tiepolo padre, a braccia conserte, dai pittore, Giuseppe Maria – nel 1758. La Giandomenico Tiepolo, L’altalena di tratti ironici e penetranti e, più dietro, pala d’altare di formato circolare reca Pulcinella, affresco il figlio, con l’occhialino. Di fronte al la delicata immagine della Madonna Mondo nuovo, due opere coeve il col Bambino adorata da San Girolamo Minuetto in villa, che colpisce per la Miani e da San Giacomo apostolo; sottolineatura ironica nei confronti ai lati, sopra le porte, si trovano delle formalità ridicole e vacue, degli due scene veterotestamentarie a aspetti caduchi delle mode e dei monocormo, raffiguranti Il sacrificio comportamenti, e la Passeggiata che di Melchisedec e Mosé che spezza pare adombrare la messa in forma le tavole delle leggi. Due splendidi d’una uscita di scena, d’un commiato. monocromi con San Girolamo Miani Molto precedente risulta invece il che fa scaturire l’acqua da una roccia soffitto con il Trionfo delle Arti, databile e San Girolamo Miani che recita il alla prima fase della decorazione della rosario davanti ai giovani raccolti in villa, prima del 1762. Anche le quattro preghiera. Ancora San Girolamo Miani sopraporte monocrome in terra appare nella tela centinata (deposito verde – sempre provenienti dal salone IRE), mentre tutto il rimanente arredo terreno di Zianigo – paiono coeve al della cappella è prodotto di artigianato Mondo novo, anche se tematicamente d’arte veneziana del XVIII secolo. connesse con il soffitto (Astronomia, Ripassati attraverso il portego, si Famiglia del Fauno, Sacrificio presso i accede, a sinistra, nel camerino dei pagani, Rogo). Natura e cultura paiono centauri. contrapporsi in questo contorto ciclo — di figurazioni a metà tra l’allegorico- Camerino dei centauri simbolico e il realistico. — Questa saletta ci riporta a tematiche La stanza dei Pulcinella pagane e mitologiche. Il camerino con i centauri presenta a soffitto l’immagine La stanza successiva raccoglie a monocromo rosso di un Rapsodo affreschi con scene della vita di (forse un Omaggio ad Omero) Pulcinella: Pulcinella e i saltimbanchi, firmato e datato 1791; di un ventennio Pulcinella innamorato, Pulcinella che precedenti dovrebbero essere i gozzovigliano (1797); sul soffitto il numerosi tondi a monocromo grigio famosissimo ovale con l’Altalena dei con episodi della vita dei centauri Pulcinella (1793). Anche nei chiaroscuri e delle satiresse, e quello con un minori scene con Pulcinella. E, alla Sacrificio pagano, mentre rifulgente di fine, sono proprio i Pulcinella i veri colori è lo splendido pezzo di bravura

11 del pappagallo collocato sulla porta alcuni dipinti di piccolo formato e d’ingresso. singolarmente preziosi, opera di Pietro — Longhi, Francesco Guardi e Giuseppe Camerino dei satiri Zais; inoltre, nella nicchia, è una splendida Torciera in vetro di Murano Ancora satiri e scene di baccanale, fatti (dono Gatti Casazza), probabilmente storici e mitologici, figure allegoriche della manifattura di Giuseppe Briati. popolano le pareti e il soffitto della — camera dei satiri. A soffitto si trova il Sala del parlatorio grande fregio rettangolare con Scene di storia romana datato 1759, mentre A soffitto è stato adattato negli le altre scene monocrome risalgono anni Trenta un affresco strappato al 1771. Gli altri due monocromi da palazzo Nani a Cannaregio, parietali raffigurano L’altalena del raffigurante la Concordia coniugale Pietro Longhi, Colloquio tra baute, olio su tela satiro (la scena anticipa quella, incoronata dalla Virtù alla presenza eseguita vent’anni dopo, che vede per della Giustizia, della Prudenza, protagonisti i Pulcinella nella stanza della Temperanza, della Fama, che dalla maschera napoletana prende dell’Abbondanza e della Divinità, il nome) e Un centauro che rapisce una con vedute di ville e di parchi ai lati satiressa; le sovrapporte, che hanno e sugli spigoli putti con cartigli a al centro una testa leonina in stucco, monocromo assegnato al decoratore recano egualmente immagini di Satiri tardo-settecentesco Costantino Cedini e satiresse. Usciti dagli ambienti della (circa 1790). A parete sono esposte villa di Zianigo, si giunge, a sinistra, alla affrontate due tra le più due celebri Sala del Clavicembalo. tele di Francesco Guardi, quelle che — raffigurano il Parlatorio delle monache Sala del Clavicembalo e passaggio di San Zaccaria e il Ridotto di palazzo Dandolo a San Moisè, eseguite nella Questa sala propone l’ambientazione seconda metà del quinto decennio. di una villa di campagna destinata Si tratta di due “vedute d’interni” in Giambattista Tiepolo, Il Trionfo di Zefiro e alla villeggiatura delle ricche famiglie qualche modo anticipatrici di quelle Flora, olio su tela veneziane: a tale scopo sono stati della città che Francesco comincerà utilizzati gli armadi e le portiere a produrre salo a partire dalla fine del provenienti da villa Mattarello di decennio successivo: si noti infatti la Arzignano presso . I due qualità delle vivacissime macchiette, grandi armadi guardaroba, a due ante che hanno la stessa freschezza ciascuno, recano dipinte a tempera in di tocco e la stessa leggerezza di chiaroscuro su tonalità rosa le Allegorie colore di quelle che popolano le sue delle quattro stagioni, su modi che innumerevoli vedute di Venezia. Il richiamano quelli di Giuseppe Nogari; Ridotto mostra la sala grande della viceversa i battenti di porta hanno casa da gioco di palazzo Dandolo a San vedute con scene di soggetto agreste Moisè, tappezzata di “cuori d’oro”, nello e di caccia, sempre dipinte a tempera stato precedente al 1768; il Parlatorio su eguali tonalità. Al centro della mostra invece la sala delle visite del sala è esposto un raro esempio di monastero di San Zaccaria, dove clavicembalo del primo Settecento, parenti e amici potevano avere colloqui con le tre gambe riccamente intagliate con le religiose: in queste occasioni e dorate; la decorazione delle fiancate di festa venivano anche organizzate è a “lacca povera”. Nella sala sono recite di burattini per i piccoli ospiti. inoltre esposti due interessanti dipinti; Oltre a questi due capolavori, sono il primo raffigurante il Banchetto di presenti nella sala altri dipinti di Abigail e Nabal è una delle numerose notevole interesse. di Pietro Longhi opere di collaborazione tra il figurista fiancheggiano il Parlatorio due ritratti Francesco Zugno e il prospettico tardi, mentre sono opere giovanili Francesco Battaglioli; il secondo quelle ai lati della specchiera. A fianco è invece un dipinto di carattere del Ridotto sono invece due bozzetti, devozionale che inquadra al centro uno di Giambattista Tiepolo e l’altro un’icona cinquecentesca; a questa di Bartolomeo Nazari. Di notevole immagine più antica fanno corona le qualità i mobili in lacca verde-gialla con figure dei Santi Giuseppe e Giovanni, decorazioni floreali che costituiscono accompagnate da cherubini, dipinte l’arredo della sala, provenienti da dal bellunese Gaspare Diziani. Dalla palazzo Calbo Crotta agli Scalzi. sala del Clavicembalo si accede al Riattraversato il Portego, si accede alla piccolo passaggio che immette nella sala del Longhi. sala del Parlatorio. Sono qui esposti —

12 Sala Longhi tarda di Antonio, nel sesto decennio. Alle pareti, vedute e paesaggi, ma Questa stanza può costituire un l’indubbia suggestione della sala è originale campo di raffronto tra due dovuta soprattutto all’insieme del delle diverse anime del Settecento mobilio dal fondo laccato in verde cupo veneziano: quella rococò, allegorico- con elementi decorativi in pastiglia mitologica, spumeggiante e dorata proveniente dal palazzo Calbo sensuale nella tela ovale a soffitto Crotta a Cannaregio. Si tratta di un di Giambattista Tiepolo con Zefiro e complesso disegnato unitariamente Flora e quell’altra illuminata, e ironica, e decorato con raffinatezza secondo razionale e indagatrice, lucida e un gusto tipico degli anni cinquanta Comò, sala Lacche verdi critica nelle tele “di genere” di Pietro del secolo, affascinato dalle cineserie Longhi che s’infittiscono sulle pareti. che molta fortuna ebbero anche a A soffitto, la tela con Il trionfo di Venezia sia nelle arti maggiori che Zefiro e Flora proviene da Ca’ Pesaro nell’artigianato d’arte, nella moda e nel e appartiene a un momento ancora gusto dell’arredo e della decorazione. giovanile nell’operato di Giambattista, Le figurette policrome di cinesi con negli anni trenta. La compresenza teste mobili sono in cartapesta laccata, di Zefiro – uno dei quattro venti – e di provenienza orientale settecentesca. della dea dei fiori allude alla primavera — e quindi alla fecondità. I colori Sala Guardi sono trasparenti e squillanti; pezzi Antonio Guardi, Minerva, affresco virtuosistici di bravura si alternano alle Sono stati qui collocati a parete gli notazioni sensuali degli incarnati, alle altri tre affreschi di Antonio Guardi piacevoli contrapposizioni di elementi strappati dall’originaria sede del e intonazioni di colore. Alle pareti, nella palazzetto Dabalà, già Barbarigo, ricca serie di tele di Pietro Longhi, all’Angelo Raffaele, che fanno serie con compare invece la vita quotidiana di il soffitto nella Sala delle Lacche verdi. ricchi patrizi e umili contadini, visite Si tratta di Venere e Amore, Apollo e allo studio del pittore e il parrucchiere Minerva. Per quanto in precario stato in azione, la conversazione domestica di conservazione a causa dello strappo e le curiosità “esotiche e mostruose”, subito, queste opere – le uniche a noi i gruppi di famiglia e i concertini; note eseguite ad affresco da Antonio insomma, un gran repertorio di Guardi – mostrano ancora con tutta situazioni, accidenti e piaceri. Al di là evidenza l’estro decorativo rococò del della gradevolezza di queste piccole maestro e vanno presumibilmente scene il linguaggio indagatore di Longhi datati all’inizio del sesto decennio del fruga e restituisce ai nostri occhi la Settecento. L’arredo di quest’ambiente forma e i modi di essere di una civiltà è composto di mobili in lacca a altissima, di una esemplare qualità fondo verde con decorazione a fiori della vita e, insieme, di una coscienza policromi, lascito della famiglia culturale tra le più consapevoli che sia Savorgnan Brazzà. Completa l’arredo dato storicamente di incontrare. Egli della sala il caminetto in marmo soprattutto eccelle negli straordinari rosso di , proveniente da interni domestici, vere e proprie vedute palazzo Carminati a San Stae, che d’interni non meno lucide e razionali reca sulla cappa gli stucchi originali, del vedutismo d’esterni canalettiano. di delicata intonazione cromatica: I bei mobili della sala in lacca gialla al centro, entro ovale, si trova la con decorazioni a fiori e ricci rossi figura dell’Abbondanza. Elegante provengono da palazzo Calbo Crotta. il lampadario a gocce di cristallo — sfaccettate, opera muranese del Sala Lacche Verdi secondo Settecento, imitante le analoghe produzioni boeme. A soffitto è l’affresco con il Trionfo di — Diana di Antonio Guardi strappato Alcova e montato su tela, proveniente dal palazzo Barbarigo-Dabalà all’Angelo In questo ambiente, e nelle piccole Raffaele. Il gusto rocaille nella sale successive, è stata ricostruita una desinenza più veneziana e aerea della camera da letto settecentesca con componente decorativa allegorico- gli spogliatoi, la stanza guardaroba mitologica che ebbe nel maggiore e il salottino boudoir. L’alcova dei fratelli Guardi un interprete proviene da palazzo Carminati a San fantasioso e raffinato, dà qui prova Stae e risale alla seconda metà del disinvolta ed elegante delle sue Settecento. Al centro della testiera, possibilità. L’opera risale alla fase una Sacra Famiglia con Sant’Anna e

13 san Giovannino. Sopra, entro la bella comprende tutto il nécessaire per la cornice originale dorata, una Madonna dama: dal grande specchio da tavolo a pastello di Rosalba Carriera, alla conchiglia-lavabo lavorata a sbalzo, databile alla seconda metà del terzo dal portagioie al soffietto per la cipria, decennio del Settecento. Sul soffitto, dai candelieri alle boccette per le una piccola tela rotonda, anonima, essenze e i profumi, fino agli strumenti raffigura la Madonna con Bambino. per scrivere e le posate. Dalla porta di Fuori dell’alcova l’arredo è costituito sinistra rispetto all’alcova si accede da un bureau trumeau probabilmente a un altro stretto passaggio che, di origine lombarda e da una culla attraversato il guardaroba, ci conduce in lacca verde con fiori policromi e all’intimo camerino degli stucchi, qui decorazioni di gusto neoclassico. Ai lati trasferito da palazzo Calbo Crotta, di del letto, due piccole porte conducono forma ottagonale, con le pareti rivestite a corridoi paralleli: quello di destra dagli originali stucchi settecenteschi Rosalba Carriera, Madonna, pastelli su ha una porta che si apre sull’alcova e, policromi. Completano la decorazione carta sul fondo, si trova una vetrina entro gli illusionistici affreschi sul soffitto, cui è esposto il preziosissimo servizio opera di Jacopo Guarana. Ritornando da toletta già di proprietà Pisani, nel portego si accede, tramite la scala composto di cinquantotto pezzi a sinistra, al terzo e al quarto piano del d’argento, dorati e lavorati a balzo e palazzo. a cesello, con largo impiego di onice. — Sul cofano esposto sul piano inferiore della vetrina appaiono gli stemmi accoppiati dei Pisani e dei Grimani, da cui si deduce che il servizio costituì un dono per le nozze avvenute tra membri di queste due famiglie patrizie. Esso è opera dei celebri artigiani tedeschi di Augsburg e risale alla fine del Seicento:

14 La Farmacia Ai do San Marchi recano l’insegna della farmacia: due leoni affrontati che reggono il 3. Fino al 1908 la farmacia si trovava in Vangelo aperto, simbolo del protettore campo San Stin a Venezia, nell’edificio di Venezia, l’evangelista Marco. TERZO d’angolo con calle Donà. Il mobilio, la Notevole anche l’elegante scrivania maggior parte dei vasi di maiolica e gli di raffinata linea bombata. Il secondo PIANO oggetti in finissimo vetro di Murano ambiente è occupato dal laboratorio, che ora si trovano a Ca’ Rezzonico con il caminetto e il fornello, oltre risalgono alla metà del Settecento. agli alambicchi in sottilissimo vetro, Nel 1908 l’arredo della farmacia usciti dalle fornaci muranesi. Il terzo venne acquistato dall’antiquario ambiente, infine, è quello del retro- parigino Raoul Heilbronneur, che poi farmacia con le pareti completamente preferì donarlo – su suggerimento ricoperte da una boiserie in legno dello scultore veneziano Antonio Dal d’abete dipinto, arricchita di capitelli Zotto – ai Musei Civici di Venezia. I intagliati e di altri elementi decorativi, mobili e gli oggetti nel 1936 vennero riportata, dopo il recente restauro trasferiti al terzo piano di Ca’ patrocinato dall’associazione francese Rezzonico. La farmacia si compone Rallye San Marco, alla coloritura di tre ambienti, tra loro comunicanti. originale. Qui sono collocati, negli Il primo, la bottega vera e propria, scaffali, vasi di maiolica e in vetro è allestito con un elegante mobilio oltre a due grandi mortai, usati per in radica di noce scura e ha sugli polverizzare le materie prime. Collezione Egidio Martini scaffali 183 vasi in maiolica decorata, — destinati a contenere le spezie e i La Pinacoteca Egidio Martini materiali necessari alla confezione dei Terzo piano medicamenti, opera della manifattura La donazione di Egidio Martini è La galleria Egidio Martini veneziana dei Cozzi. I due vasi più la più importante fatta alla città di grandi, collocati simmetricamente Venezia dagli inizi del Novecento, sia 22. La Farmacia Ai do San Marchi agli angoli della parete di fondo, per il numero delle opere, che per

22

15 l’alta qualità che per l’importanza I nomi rappresentano quanto di meglio filologico-storica. È una collezione di offre la pittura veneziana di alcuni dipinti, quasi tutti di scuola veneziana, secoli d’oro, iniziando prima del Sei e che vanno dal ‘400 agli inizi del ’900 Settecento e continuando ben oltre. e che comprende opere di maestri Tra essi sono inclusi Cima da importanti ma anche di artisti che Conegliano, Alvise Vivarini, Bonifacio proprio grazie agli studi di Martini de’ Pitati; Tintoretto, Schiavone, hanno trovato una giusta collocazione Bassano, Paolo Fiammingo, Sustris; nel contesto dell’arte veneta. Egidio Padovanino e Carpioni, Pietro Vecchia Martini, eclettico studioso, si dedica e Giovanni Segala, Palma il Giovane, al restauro di dipinti antichi fin dagli , Francesco Maffei, anni quaranta: scopre opere di autori Langetti, Pietro Liberi; Balestra, allora non riconosciuti appieno dalla Niccolò Bambini e fino a Piazzetta, critica e dal mercato, individuandone e Nicola Grassi, i Tiepolo, Longhi, La farmacia Ai do San Marchi valorizzandone il ruolo. Nel contempo, Rosalba, Sebastiano e Marco Ricci, colleziona lentamente, con acume Pellegrini, Amigoni, Diziani, Antonio e notevoli sacrifici, numerose opere Marini, Zuccarelli e Zais. Superato il fino a mettere assieme un nucleo Settecento si approda a Giuseppe che si rivela un fondamentale Bernardino Bison, Natale Schiavoni, contributo alla comprensione dello Ippolito Caffi, Mancini, Emma Ciardi: sviluppo della pittura del Seicento ma quest’elenco allinea solo una scelta e Settecento veneto. La Pinacoteca degli artisti presenti nella Pinacoteca. riflette fedelmente il suo lavoro La raccolta diviene un punto di critico. Importanti aspetti, episodi e riferimento importante per gli studiosi, protagonisti della pittura veneziana mentre si fa strada in Martini l’idea di ci vengono restituiti nella Pinacoteca donarla alla città. La pinacoteca, grazie con una vivezza sino ad oggi non a questo gesto illuminato e generoso, riconosciuta nè documentata in altri è ora aperta al pubblico e propone musei e gallerie pubbliche o private. un affascinante percorso che integra Scene di genere, mitologie, paesaggi e completa il panorama sulla pittura a marine, ritratti, soggetti religiosi, veneta offerto dai musei della città. allegorie offrono una successione ricca, insolita e stimolante, punteggiata di capolavori.

16