associazione cicloambientalista romana

XVIII cicloraduno Veni Vidi Bici Roma 23-26 giugno 2005

programma della manifestazione Roma

6 7 8 3 5 9 4 10 via Cassia

laria

via Sa via Flaminia 11

12 via Nomentana 2 via di Boc Monte Mario Montesacro 13 7 via Tiburtina cea 10 14 ’Aquila 1 15 via Aurelia Roma-L 1 8 16 Pisana 6 via Prenestina 33 Monteverde Centocelle 17 2 9 5 via della 4 via Casilin 32 3 a 18 via Tuscolana Eur 19 via Magliana 31 via Appia 20 via Laurentina cino via Ardea 30 Roma-Fiumi re 21 29 Colombo 22

tina via del Ma via C. 28 via Ostiense 23

27 via Pontina 24 26 25

RITROVI ALLOGGI APPUNTAMENTI 1. Stazione Termini 5. S. Paolo e Garbatella 8. Colosseo 2. Stazione Ostiense 6. Trastevere 9. Villa Giardinieri 3. Stadio degli Eucalipti 7. Foro Italico 10. Pincio 4. Semenzaio di S. Sisto 3. Stadio degli Eucalipti Benvenuti al cicloraduno romano

Quest’anno l’abbiamo organizzato noi di Ruotalibera. Vi abbiamo invitati a Roma per il XVIII cicloraduno Fiab quasi per vincere una scommessa: dimostrare che anche in una grande metropoli dominata dall’ingorgo quotidiano ci può essere spazio per le biciclette. E quando il paesaggio ur- bano si apre al ritmo lento delle bici, la città diventa di nuovo accogliente e suggestiva, come tutti noi la vorremmo. Abbiamo dato al XVIII cicloraduno una valenza in più: lo abbiamo voluto “equo e solidale”, per sottolineare che la bicicletta può essere segno di uno stile di vita. Gli avvenimenti che si sono succeduti negli ultimi anni sulla scena internazionale hanno spinto anche la Fiab a scegliere di schierarsi contro la guerra in Iraq, a favore della pace, e a sentire affinità verso i mo- vimenti new global che alla globalizzazione dello sfruttamento contrap- pongono la globalizzazione della solidarietà. In questa occasione noi abbiamo scelto di non adeguarci al consumismo imperante, alle politiche delle multinazionali, ai cibi industriali. Perciò abbiamo preferito, quando possibile, prodotti certificati biologici, prove- nienti da aziende del territorio. Con la bicicletta, il mezzo più ecologico insieme ai piedi, vi accompagne- remo a scoprire le magie di Roma e del Lazio, sicuri che questi luoghi vi conquisteranno e che anche al ritorno i giorni trascorsi insieme vi rimar- ranno nel cuore. Ruotalibera Fiab Roma Roma: una città che ha voglia di andare in bicicletta

Con grande piacere Roma ospita il 18o Cicloraduno FIAB, un evento di ri- chiamo per ciclisti e appassionati delle due ruote che ci invita a riflettere, in modo propositivo, sulla possibilità di utilizzare di più e meglio la biciclet- ta anche in città. Un rimedio sano, anzi il più sano tra quelli possibili, contro il traffico, il rumore, lo smog e il caro-benzina, che i romani in questi anni hanno adot- tato in misura sempre crescente. A dare forza a questo slancio, contribuiscono in modo determinante i pro- getti sulla ciclabilità che l’Amministrazione Comunale sta portando avan- ti per favorire lo sviluppo di una mobilità sostenibile e realmente alternativa all’auto privata. L’impegno attuale è rivolto infatti alla realizzazione di un ambizioso piano che intende promuovere la due ruote come un mezzo abi- tuale per gli spostamenti in città. Oltre al completamento delle grandi dorsali di attraversamento della città, lungo l’asse del Tevere e dell’Aniene, sono in corso di sperimentazione nuo- ve soluzioni per integrare l’uso della bici con quello dei mezzi pubblici. Con il piano di installazione delle prime 90 strutture porta-biciclette dota- te di meccanismo di sicurezza, in prossimità delle stazioni della metropoli- tana e di quelle ferroviarie, ha preso infatti il via il lavoro svolto nei mesi scorsi dal Tavolo per l’Intermodalità, composto dall’Amministrazione Comunale, dalle aziende di trasporto di Roma e del Lazio e dal Coordina- mento Roma Ciclabile. Anche i Parchi urbani fanno parte di questo piano. Non a caso sono in cor- so di realizzazione i progetti per trasformare le grandi Ville Storiche e i Parchi di Roma nei principali punti di snodo di una rete più ampia di per- corsi cittadini, come dimostrano i circuiti realizzati all’interno di Villa Pamphilj e di . Certo, per diffondere l’abitudine ad una “pedalata in città”, servono anche tratti realmente funzionali a quelle che sono le esigenze dei cittadini. Per questo l’Amministrazione Comunale ha anche avviato una collaborazione con i Municipi per l’individuazione di percorsi ciclopedonali di quartiere e per incrementare le postazioni per la sosta. Ma il passaggio alla bicicletta presuppone innanzi tutto un cambiamento di prospettiva capace di avvicinare sempre più persone a questo mezzo di spostamento divertente ed ecologico. Per questo accogliamo con entusiasmo le manifestazioni come il Cicloraduno a cui invitiamo tutti a partecipare. Pedalare per credere!

Dario Esposito Assessore all’Ambiente del Comune di Roma Una Provincia TUTTA da pedalare

Siamo onorati che quest’anno sia il territorio provinciale di Roma ad ospi- tare l’annuale Cicloraduno dei soci della Federazione Italiana Amici della Bicicletta, evento che da tempo pone al centro il binomio veicolo intelli- gente-valorizzazione e scoperta dei territori, tracciando l’orizzonte di una “rete ciclabile” che unisca idealmente nel percorso proposto ai ciclisti l’area metropolitana romana, la viabilità rurale, le aziende agricole, i parchi e le aree protette. Per quattro giorni verrà ancora una volta sottolineato, all’interno del no- stro territorio, quanto la riscoperta della bicicletta e più in generale dei mo- tori non inquinanti sia al centro di una politica necessaria e auspicabile alla tutela, difesa e soprattutto riscoperta e valorizzazione del territorio: non solo una pista ciclabile ma la connessione al contesto sociale e ambientale, con le sue risorse culturali e produttive locali, i suoi sapori, la sua tipicità. La possibilità quindi di uno slow-moving che rimetta in connessione so- cialità e rispetto per l’ambiente, divertimento e scoperta di risorse territo- riali, diminuzione dei gas di scarico con componenti inquinanti e polveri sottili e protezione della salute ambientale. La provincia di Roma, con le sue campagne, i suoi monumenti naturali, le sue ricchezze architettoniche snoda alcuni tra i suoi itinerari ciclabili più belli tra il litorale Nord e la Tuscia, la valle del Tevere, l’area prenestina- Monti Lepini, l’area di Roma, i Castelli romani, il litorale sud. Accogliamo e sosteniamo allora, con grande piacere, chi oggi con il ci- cloescursionismo esalta l’attenzione che questa amministrazione riserva all’ambiente, alle due ruote e all’accoglienza degli ospiti che scopriranno le ricchezze del territorio provinciale di Roma.

Loredana De Petris Assessore alle Politiche dell’Agricoltura, dell’Ambiente e della Protezione Civile della Provincia di Roma PIANURA PONTINA: LE IDEE VIAGGIANO SU DUE RUOTE

È senz’altro un piacere ospitare quest’anno, a nome dell’Amministrazione Provinciale e Comunale, il 180 cicloraduno nazionale FIAB. Io credo che questo non sarà soltanto un momento di aggregazione per gli amanti della bicicletta, ma darà modo alla cittadinanza intera di riflettere su come la nostra provincia ma soprattutto la nostra città, Latina, abbia tutte le caratteristiche per utilizzare al meglio e più frequentemente il mezzo ciclabile. Ormai da tempo nei progetti provinciali e comunali la bicicletta è oggetto di conversazioni, idee e progetti legati al turismo, alla socializzazione ed alla scoperta dei nostri beni ambientali, architettonici e culturali. Auguro di cuore ai partecipanti un sereno raduno e spero che questa occa- sione aprirà la strada ad altre manifestazioni di questo genere al fine non solo di far conoscere il nostro territorio, ma soprattutto di contribuire ad una politica della mobilità quotidiana volta a ridurre l’uso di mezzi in- quinanti a favore di altri rispettosi dell’ambiente.

Enrico Tiero Assessore al Turismo del Comune di Latina Assessore allo Sport della Provincia di Latina PRIVERNO TRA ARTE E SAPORI

Vedere arrivare centinaia di cicloamatori rappresenta sicuramente un evento. E lo è soprattutto da queste nostre parti, dove pure di ciclisti amatoriali se ne vedono diversi in giro nelle domeniche e nei giorni festivi. E di questo non possiamo che ringraziare l’Associazione “Ruotalibera-Fiab” che – nell’ambito del XVIII cicloraduno nazionale – ha inserito Priverno, e l’Abbazia di Fossanova in particolare, nell’itinerario della manifestazione. Oltre che il ringraziamento, agli organizzatori ed agli amatori della pas- seggiata sulle due ruote che in questo week-end di fine giugno saranno da queste parti, va anche un affettuoso saluto di benvenuto, mio personale e di tutta l’Amministrazione comunale. A Fossanova i graditi ospiti potranno ammirare l’imponenza e la bellezza architettonica della monumentale Abbazia, opera benedettina risalente al IX secolo e passata all’inizio del XII secolo ai Cistercensi che bonificaro- no la circostante zona paludosa, scavando una fossa nova che poi avrebbe dato il nome al monumento e all’intero borgo abbaziale. E se avranno un po’ di tempo a disposizione, facendo qualche chilometro in più, potranno anche visitare il vicino castello di San Martino e la città medievale. Ma potranno anche gustare alcune specialità della nostra cucina ed apprez- zare i prodotti tipici di Priverno e del suo territorio. Con la speranza di avervi nuovamente in futuro graditi ospiti.

Elvira Vitarelli Assessore allo Sport Comune di Priverno IL PARCO DELL’APPIA ANTICA

Il Parco Regionale dell’Appia Antica, da sempre attento alla promozione di forme alternative di mobilità, è particolarmente lieto di far da scenario al raduno nazionale 2005 della FIAB. Cinque percorsi ciclabili attraversano in lungo e in largo le aree attual- mente aperte al pubblico e in futuro, come previsto dal Piano del Parco, saranno aperti altri percorsi all’interno delle aree agricole. La domenica, quando gran parte degli oltre 3.400 ettari di territorio ven- gono chiusi al traffico privato, le biciclette diventano il mezzo di sposta- mento più utilizzato dai visitatori. Da pochi giorni, inoltre, abbiamo aperto un servizio giornaliero di nolo biciclette proprio in via Appia Antica: in pochi minuti è così possibile raggiungere i più importanti complessi monumentali e lo scrigno naturalistico della valle della Caffarella. Ai tanti appassionati delle due ruote che raggiungeranno Roma, in questa occasione, auguriamo di poter godere nel miglior modo delle bellezze stori- che e paesaggistiche del nostro Parco e speriamo in futuro di poter collabora- re ancora con la vostra associazione per migliorare la fruibilità del nostro territorio, ricordando sempre che si tratta di un’area protetta. Auguro a tutti il mio più sincero augurio di benvenuto e spero che diven- tiate dei testimoni in giro per l’Italia delle bellezze del nostro Parco.

Marco Di Fonzo Presidente del Parco Regionale Appia Antica TRENITALIA: ANCHE LE VIE FERRATE PORTANOA ROMA

Il turismo ed il treno costituiscono un binomio quasi indissolubile. Si può anzi dire che il turismo come siamo abituati a concepirlo oggi sia nato proprio grazie allo sviluppo di una rete ferroviaria capace di penetrare in ogni parte del territorio e di offrire un mezzo di trasporto rapido, sicuro ed economico. Questo stretto legame sembrava essere stato spezzato dalla motorizzazione di massa, che faceva incolonnare lungo le autostrade appena costruite inte- re famiglie convinte di aver finalmente raggiunto quella libertà di sposta- mento che nessun altro mezzo di trasporto era mai riuscito ad assicurare. Poi pian piano anche le grosse arterie stradali si sono rivelate troppo picco- le e quelle allegre gite fuori porta sono rimaste nella mente di molti come un ricordo degli anni dell’infanzia, seppellito dalla amara realtà delle lun- ghe colonne di traffico, della paura degli incidenti e dello stress da guida: un antidoto capace di far svanire in poco tempo i benefici di qualche ora di svago. E per il treno è arrivato il momento della rivalsa. All’estero, dove intere regioni devono alla ferrovia le loro fortune turisti- che, non costituisce certo una sorpresa che il trasporto su rotaia venga sta- bilmente utilizzato anche per viaggi di piacere. In Italia, dove invece siamo più restii a servirci dei mezzi pubblici, il fenomeno sta progressivamente emergendo, ma è comunque destinato ad affermarsi. Anche grazie all’ab- binamento fra il treno e la bicicletta, un modo di viaggiare che consente di coniugare la praticità del mezzo a pedali con le possibilità di spostamento offerte dal sistema ferroviario. Da alcuni anni, infatti, Trenitalia ha introdotto il servizio “treno+bici”, che costituisce una concreta opportunità per i numerosi ciclisti che vo- gliono raggiungere le mete più distanti. Nei limiti dei posti disponibili, è possibile caricare la bici sui treni Subur- bani, Regionali, Diretti ed Interregionali, contraddistinti nell’Orario Ufficiale dall’apposito pittogramma, pagando un supplemento di 3,50 euro o, in alternativa a quest’ultimo, un biglietto a tariffa intera di seconda classe con la stessa percorrenza di quello utilizzato dal viaggiatore. Sui treni Intercity, Eurocity ed Euronight dove è attivo il servizio, indivi- duabili nell’Orario tramite il pittogramma, il trasporto avviene pagando un supplemento di 5,00 euro o di 10,00 euro, a seconda che il percorso sia su una relazione nazionale o internazionale. Se la bicicletta è invece parzialmente smontata e collocata in una apposita sacca (max cm 80 x cm 110 x cm 40), è possibile trasportarla gratuitamente su tutti i treni in servizio interno, compresi gli Eurostar (dove però la sac- ca va riposta nei vani ubicati nel vestibolo delle vetture) e le Vetture Letto e Cuccette. L’impegno di Trenitalia per l’integrazione fra treno e bici è testimoniato anche dalla disponibilità offerta in occasione di iniziative che hanno come protagonista la bicicletta. È il caso, ad esempio, della Giornata Nazionale “Bicintreno”, che si svolge ogni anno il giorno di Pasquetta, durante la quale le biciclette possono viaggiare gratuitamente sui treni del Trasporto Locale abilitati al servizio. L’obiettivo è quello di dare un forte segnale per una mobilità alternativa, rispettosa dell’ambiente e non inquinante, pro- prio nel giorno in cui le strade e le autostrade sono ancora più congestiona- te dal traffico automobilistico. Questo stesso Cicloraduno vede la convinta collaborazione di Trenitalia, che auspica la migliore riuscita della manifestazione e porge il suo saluto a tutti i partecipanti.

Salvatore Sodano Relazioni esterne di Trenitalia SpA IL PARCO DEI CASTELLI ROMANI

Carissimi amici, è con vero piacere che rivolgo a Voi tutti, a nome dell’Ente Parco Regiona- le dei Castelli Romani, un saluto di benvenuto in occasione del vostro ci- cloraduno nazionale. Il Parco Regionale dei Castelli Romani è onorato di accogliervi il 25 giugno in occasione della vostra ciclo-escursione presso il Lago Albano di Castel Gandolfo, una delle zone più belle e pregiate del nostro territorio. L’Ente è ben lieto di aver contribuito alla manifestazione ciclistico am- bientale, sperando nella sua buona riuscita, e di ospitare nel suo territorio, ricco di storia, di natura e bellezze paesaggistiche, una categoria di sporti- vi che ha a cuore, come noi, la tutela e la salvaguardia del patrimonio am- bientale. L’uso di un mezzo indiscutibilmente ecologico come la bicicletta aiuta la conoscenza del territorio nelle sue forme più nascoste e particolari, ed è per questo motivo che il Parco Regionale dei Castelli Romani sarà sempre disponibile ad accogliere calorosamente la vostra Associazione. Vi auguro un buon divertimento!

Giancarlo Trombetta Consigliere del Parco Regionale dei Castelli Romani GIovedì 23 giugno il parco archeologico dell’Appia antica e il parco degli acquedoTTi

ore 9 - 18 Accoglienza presso lo Stadio degli Eucalipti in via salvatore pincherle ore 15,00 CAMPIDOGLIO: presentazione del cicloraduno e partenza della prima escursione ore 19,30 cena al tempio del dio redicolo (casale ex mUlino in via della caffarelletta) ore 22,00 notturno romano

Il nostro cicloraduno inizia nel cuore della Roma archeologica, con un percorso che si snoda dal Campidoglio, roccaforte della città repubblicana con il tempio della Triade capitolina, all’Appia Antica, la Regina viarum che per secoli collegò la capitale dell’impero fino a Brindisi. Dal 1988, gra- zie alla battaglia di ambientalisti e di uomini di cultura, primo fra tutti Antonio Cederna, tutta l’area intorno all’Appia Antica è un parco regio- nale, 3.500 ettari che interessano, oltre al comune di Roma, anche quello di Ciampino e di Marino. Ma c’è ancora un suggestivo sogno che attende di essere realizzato, accarezzato dallo storico dell’arte Giulio Carlo Argan, che fu anche sindaco di Roma: creare un grande parco archeologico che va- da dal Campidoglio all’Appia Antica, eliminando l’arteria di , aperta dalla furia picconatrice del fascismo. Gli scavi ai Fori e la pedonalizzazione domenicale della strada vanno in questa direzione. Dal Campidoglio, che adesso ospita il sindaco e l’amministrazione comu- nale, costeggiamo il Circo Massimo, il circo più famoso di Roma, scena- rio delle gare dei carri, uno dei passatempi più popolari all’epoca dei no- stri predecessori. A testimoniare l’imponenza dello stadio rimane lo spa- zio libero che ne riproduce la forma e le dimensioni: 621 metri di lunghezza per 118 di larghezza. Ai tempi di massima espansione il circo poteva ospi- tare fino a 300.000 spettatori.

GIovedì 23 giugno

Pochi colpi di pedale e al nostro fianco scorrono già le monumentali rovi- ne delle Terme di Caracalla, così chiamate dall’imperatore che le fece co- struire tra il 212 e il 216 dopo Cristo. I romani trascorrevano parecchio tempo alle terme, anche perché le loro case, ad eccezione delle dimore dei più ricchi, erano piccole, buie, fumose, senza riscaldamento e senza acqua corrente. Alle terme, invece, oltre che le strutture per la pulizia e la cura del corpo, trovavano botteghe, giardini, fontane, biblioteche e compagnie erotiche. Finalmente oltrepassiamo , un tempo detta Porta Ap- pia, aperta lungo le Mura Aureliane, e ci immettiamo sull’Appia Antica. Avremo occasione di tornare ancor più diffusamente a parlare di questa strategica arteria quando ripercorreremo nella sua interezza il tratto citta- dino di 16 chilometri sabato 25 giugno, con gli itinerari diretti al lago di Albano e a Tuscolo. Ora ci limitiamo ai luoghi toccati da questa pedalata. La prima tappa è alla Tomba di Priscilla, monumento sepolcrale da poco restaurato grazie alla collaborazione tra ente parco e sovrintendenza comu- nale. I sepolcri sull’Appia Antica sono una costante, si pensi al più famoso in assoluto di Cecilia Metella: la legge romana proibiva infatti le sepolture dentro la città, dunque le famiglie aristocratiche edificavano i monumenti sepolcrali lungo le strade consolari, spesso all’interno delle loro proprietà suburbane. È il caso della tomba di Priscilla, moglie prematuramente scomparsa di Tito Flavio Abascanto, liberto dell’imperatore Domiziano, che fece erigere il sepolcro nella seconda metà del primo secolo dopo Cristo. All’altezza della via Ardeatina, una delegazione si staccherà dal gruppo per recarsi alle vicine Fosse Ardeatine e rendere omaggio ai martiri dell’ecci- dio nazista. Noi invece entriamo nella valle della Caffarella, inaspettato paradiso di campagna romana dentro la città, proprio a ridosso delle Mura Aureliane, fra due direttrici importanti dell’antichità, la via Appia e la . Qui, come ai tempi dei padri, vedremo pascolare le pecore, trove- remo boschi di leccio e roverella, scopriremo casali secolari insieme alle imponenti testimonianze della Roma antica. Il territorio è stato salvato dal cemento grazie alla battaglia di residenti e ambientalisti, il Comune ne ha GIovedì 23 giugno

recentemente acquisita una parte ed ora, faticosamente, continua nell’ope- ra di acquisizione. Pedaliamo lungo via dell’Almone, dal nome del fiume che solcava e solca tutt’ora la Caffarella, dagli antichi romani ritenuto sacro, dai romani contemporanei ridotto a discarica a cielo aperto (è in corso un progetto di bonifica) e ci avviciniamo al parco degli Acquedotti, che è parte integran- te del parco dell’Appia Antica. E qui la quinta ininterrotta e grandiosa de- gli acquedotti che solca le distese verdi dei prati, i sentieri ombreggiati dai filari di pini, i panorami sui Castelli romani vi daranno un’altra, inten- sa emozione. Nel parco, 240 ettari, di cui 15 acquisiti al patrimonio comu- nale, si concentrano ben sei degli undici acquedotti dell’antica Roma. Torniamo indietro alla Torre del Fiscale, costruita per controllare il flusso e la qualità delle acque ed il passaggio delle merci verso sud, e rientriamo in Caffarella. Qui ci fermiamo davanti al Ninfeo di Egeria, secondo la leg- genda la ninfa che sposò il secondo re di Roma, Numa Pompilio, e ne di- venne consigliera. Era in questo luogo, circondato da un bosco sacro, che si incontravano i due, è qui che Numa Pompilio fu ispirato nella composi- zione delle leggi e del primo ordinamento religioso di Roma. La struttura risale alla metà del II secolo dopo Cristo ed è stata restaurata nel 1999. È una grande stanza rettangolare con una nicchia sul fondo dove è posta una statua coricata del dio Almone, il fiume che alimentava il ninfeo. Ora, l’acqua che scorre nella fontana è captata da una sorgente acidula nelle vici- nanze, che un tempo confluiva naturalmente nell’Almone. Ci dirigiamo infine verso l’ultima tappa della nostra pedalata, il tempio del dio Redicolo, che vuol dire del ritorno, perché dedicato alla divinità che avrebbe costretto Annibale a tornare indietro per poi essere sconfitto dai romani. In realtà è un monumento sepolcrale in laterizi del secondo secolo dopo Cristo, attribuito ad Annia Regilla, moglie di Erode Attico. È in questo suggestivo spazio circondato dal verde, alla frescura della sera, che concluderemo il percorso del primo giorno, ristorati da cibi e bevande bio- logiche. GIovedì 23 giugno

LA SCHEDA TECNICA Percorso facile (circa km. 30 - assenza di dislivelli). Obbligatorie le luci. La partenza di questo primo itinerario – su asfalto e strade bianche – si svolgerà nel cuore di Roma. Partiremo infatti dal Campidoglio e da qui ci dirigeremo per la larga via di San Gregorio, deviando poi per il viale delle Terme di Caracalla e orientandoci verso la zona archeologica dell’Appia Antica. Percorreremo quindi via di Porta San Sebastiano (sede degli ap- puntamenti per le uscite di sabato), attraverseremo Porta San Sebastiano e sfileremo lungo la storica via Appia Antica nel tratto iniziale che ospita la sede dell’omonimo parco regionale. Qui divagheremo attraversando la ver- dissima area delle catacombe di Domitilla, per poi percorrere brevi tratti di vicolo della Basilica e Appia Pignatelli che ci accompagneranno all’in- terno degli splendidi e facili sterrati del Parco della Caffarella. Usciremo quindi (per ora) dal parco su via dell’Almone in corrispondenza della Fonte Egeria ed attraverseremo la via Appia Nuova imboccando via De- metriade fino all’ingresso della zona degli acquedotti romani. Attraverse- remo il Parco di Tor Fiscale, accompagnati nei primi tratti dagli antichi muraglioni degli acquedotti. La Torre del Fiscale ed un breve tratto di campagna urbana ci guideranno verso l’ultimo tratto del nostro itinera- rio, il Parco degli Acquedotti cui giungeremo attraversando la trafficata via del Quadraro. Continueremo quindi seguendo ancora una volta le ope- re idrauliche dei nostri antenati in uno spettacolo di verde e di panorami che si estendono fino ai Castelli Romani, che saranno meta degli itinerari di sabato 25. Qui giungeremo all’apice dell’itinerario odierno; il ritorno pressoché sulla stessa strada ci farà apprezzare di nuovo il verde parco della Caffarella e il Ninfeo di Egeria. Concluderemo poi la pedalata al Tempio del Dio Redicolo per cena. Il ritorno a Roma sarà in notturna per un dopo cena a pedali verso un riposo necessario a conclusione di una intensa gior- nata e in preparazione della pedalata del venerdì. Gli appuntamenti dei not- turni, per chi li ha scelti, prolungheranno la giornata con il fresco serale. venerdì 24 giugno il litorale pontino e il parco nazionale del circeo

ore 8,00 stazione ostiense ore 20,15 ritorno a Roma

serata libera

Oggi vi portiamo in una delle coste più belle e suggestive del Lazio, così preziosa che è stata inserita all’interno del parco nazionale del Circeo, isti- tuito nel 1934, attualmente 8.440 ettari. Acque limpidissime, bassi fondali e soprattutto, elemento che ne fa una spiaggia pregiatissima da tutelare, un’ampia e rigogliosa duna costiera, accanto alla quale ci troveremo a pe- dalare. Dunque, facendo uso ancora una volta della nostra combinazione preferita di bici+treno, arriveremo in treno fino a Latina, capoluogo di provincia, per poi cominciare a pedalare. Un percorso tutto in pianura fra campi col- tivati e vigne, che diventa davvero suggestivo quando imbocchiamo la li- toranea dismessa, la strada sottratta alle macchine e percorribile solo a pie- di o in bicicletta, lungo la quale si è miracolosamente ricostituita la duna. Pedaliamo per sette magici chilometri inebriati dall’odore forte del cisto e delle altre essenze della macchia mediterranea. Alla nostra sinistra si succe- dono il lago di Fogliano, il primo di una serie di quattro laghi costieri, salmastri ma con diversi canali di bonifica di acqua dolce, e il Pantano dei Monaci, zone umide dove vanno a svernare moltissime specie di uccelli. È per preservare questi ambienti che fu istituito il parco, per salvarli dalla gi- gantesca opera di bonifica intrapresa negli anni Venti e Trenta contro la malaria. Interventi necessari per debellare un problema sanitario e socia- le, ma che rischiavano di cancellare per sempre un habitat prezioso per gli uccelli migratori e la varietà delle specie. Gli ultimi censimenti invernali hanno contato la presenza di 4.000 fischioni, 3.000 folaghe, 3.000 pavon- celle, 800 cormorani. I pesci che popolano questi laghi sono invece an- venerdì 24 giugno

guille, cefali, spigole, orate, latterini, saraghi, tinche, gambusie. Davanti a noi si staglia il massiccio calcareo del Monte Circeo. Sul versan- te meridionale del monte abitò l’uomo preistorico e nella grotta Guattari nel 1939 fu scoperto uno dei pochissimi crani trovati in Italia dell’uomo di Neanderthal, che visse tra 250.000 e 40.000 anni fa. Nelle rupi del monte nidifica il falco pellegrino. Dopo l’agognato bagno riprendiamo a pedalare per entrare nella Selva del Circeo, la più grande foresta di pianura d’Italia. Qui vivono alla stato na- turale il cinghiale, la volpe, la faina, la martora, la donnnola, la lepre, il tasso, la puzzola, il riccio, il coniglio selvatico, l’istrice. Volano l’airone rosso e il cinerino, il falco pellegrino, il cormorano, il falco pescatore, il picchio verde, il gheppio, il mignattaio e la poiana. Ci godremo il suono delle nostre ruote sullo sterrato, il cinguettio degli uccelli, la frescura che ci regalano lecci, querce, sugheri, frassini, carpini bianchi e olmi campe- stri. Nella selva, in un’area attrezzata, è prevista la sosta per il pranzo. Ripreso a pedalare nella piana pontina, col panorama dei Monti Ausoni di fronte, arriveremo al borgo di Fossanova, dove potremo contemplare l’ab- bazia, il più antico monumento di architettura gotico cistercense d’Italia. Tutto, qui, ispira al raccoglimento, l’essenzialità delle architetture, lo slancio verso l’alto dei pilastri, la nudità della pietra. Una scelta artistica non casuale: l’ordine monastico dei Cistercensi, nato in Francia nel 1098, si proponeva il ritorno ad una religiosità pulita, lontana dalla imperante corruzione. L’Abbazia fu fondata dai benedettini nel IX secolo e nel 1133 passò ai Cistercensi, che bonificarono la zona paludosa intorno realizzan- do un grande fossato per il deflusso delle acque, dal quale viene il nome di Fossanova. Nel 1187 cominciarono la costruzione della chiesa, che venne consacrata nel 1208. Nella foresteria del monastero c’è la stanzetta dove morì Tommaso d’Aquino nel 1274, adesso trasformata in cappella. venerdì 24 giugno

LA SCHEDA TECNICA Variante media (circa km. 70 - assenza di dislivelli) Si parte dalla stazione di Latina Scalo e si prende subito una strada asfaltata secondaria che, dopo aver attraversato l’Appia, si dirige verso il litorale, in- crociando la via Pontina e la Litoranea in corrispondenza del centro abitato di Fogliano, dove si farà una prima sosta ristoro. A Fogliano si entra quindi nel Parco Nazionale del Circeo, in prossimità dell’omonimo lago, e si per- corre una strada sterrata parallela alla costa per qualche chilometro, dopodi- ché si devia ancora verso il litorale fino ad arrivare alla strada costiera. Si per- corre un tratto di lungomare che è stato di recente “invaso” dalle dune di sabbia che caratterizzano questo tratto di costa. Dopo aver costeggiato il Lago di Caprolace lungo la strada costiera si torna all’interno del Parco, en- trando dopo pochi chilometri nella Selva del Circeo e prendendo una stradi- na sterrata che la attraversa in prossimità della Zona di Riserva Integrale. La strada sterrata termina all’incrocio con la Pontina, in prossimità del quale si farà una seconda sosta ristoro in un’area attrezzata sempre interna alla Selva. Si attraverserà quindi la via Pontina, e, dopo 5 km. di strada asfaltata secon- daria, nuovamente la via Appia, proseguendo ancora dritto per 5-6 km. fino al borgo di Codarda. Da qui, dopo aver percorso l’unico tratto in salita della giornata (circa 1 km), si giungerà rapidamente a Fossanova, dove potre- mo visitare l’Abbazia, il Monastero e il Museo. Solo 2 km ci separeranno da Priverno Scalo, dove riprenderemo il treno per tornare a Roma.

Variante facile (circa km. 40 - assenza di dislivelli) Si parte dalla stazione di Priverno-Fossanova, percorrendo strade asfaltate secondarie all’interno della Pianura Pontina fino ad entrare nella Selva del Circeo in corrispondenza dell’incrocio con la Via Appia. Si percorreranno strade sterrate all’interno della Zona di Riserva Integrale, per poi ricon- giungersi al gruppo della variante media per la sosta ristoro presso l’area attrezzata. Dopo la sosta i due gruppi proseguiranno insieme verso l'Ab- bazia di Fossanova e faranno ritorno in treno a Roma dalla stazione di Pri- verno, come da descrizione del percorso medio. sabato 25 giugno i castelli romani, da roma al tuscolo lungo la regina viarum

ore 8,30 stazione ostiense ( solo per la variante facile ) ore 8,00 villa giardinieri ( via di porta s. sebastiano 2 ) ore 18,30 ponte sublicio ore 21,00 cena di gala al semenzaio di san sisto ( piazza di 2 )

Oggi è il giorno della fu l l imm e rs i o n nell’Appia Antica, che percorreremo in tutta la lunghezza del tratto cittadino, 16 chilometri da porta San Seba- stiano a Santa Maria delle Mole, già nel comune di Ciampino. Da qui, proseguiremo per Frascati, 320 metri sul livello del mare e la fresca colli- na di Tuscolo, 700 metri d’altezza. Pedalando lungo l’Appia Antica, costruita nel 312 avanti Cristo dal censore Appio Claudio che le diede il nome, ci renderemo conto del perché le leggi che la tutelano (leggi Regione Lazio 66/88 e 29/97) la definiscono un’area di interesse archeologico, storico, paesaggistico, naturalistico e ambienta- le. Molteplici sono infatti le valenze di questo territorio unico al mondo, che racchiude un concentrato di testimonianze archeologiche disposte in gran parte lungo lo stesso tracciato segnato dal basolato romano, ripristi- nato con i restauri dell’ultimo Giubileo, ornato ai lati da un doppio filare di pini. Un paesaggio prodotto dal sovrapporsi delle epoche e arricchito da un originale patrimonio faunistico e botanico. Solo nella valle della Caf- farella sono state censite 78 specie di uccelli, tra cui l’airone cinerino, la gallinella d’acqua, il martin pescatore, il barbagianni, 15 di mammiferi, oltre ad anfibi e rettili. Sul territorio sopravvivono la macchia mediterra- nea, i boschi di roverella, le foreste umide di farnia, corniolo e olmo, la boscaglia a salice bianco e i canneti tipici delle rive dei fiumi. Dunque pedaliamo e davanti a noi incontriamo le catacombe di San Seba- stiano. Sorsero accanto ad un’antica cava, per questo furono chiamate in sabato 25 giugno

greco katà kymbas, vicino alle cave, definizione che poi fu estesa a tutte le altre catacombe. Esse, a differenza di quanto ha tramandato la tradizione, non vennero adoperate dai primi cristiani per nascondersi, ma semplice- mente come cimiteri sotterranei, che solo nel III secolo divennero luogo di culto e di riunione perchè ospitavano i sepolcri dei martiri. Proseguiamo. Alla nostra sinistra troviamo le gigantesche rovine del Circo di Massenzio, il circo romano meglio conservato, lungo 513 metri e largo 90. Subito dopo, ecco la Tomba di Cecilia Metella, il monumento simbo- lo dell’Appia Antica. Una lapide di marmo ricorda Cecilia, figlia di Me- tello Cretico (conquistatore di Creta) e moglie di Licinio Crasso, figlio del triumviro e generale di Cesare in Gallia. I merli ghibellini che vedete ora non sono una parte originale del mausoleo, sono invece il frutto di una trasformazione, quando, nel 1302, i Caetani ( la stessa famiglia di papa Bo- nifacio VIII) utilizzarono la tomba come torre di un castello eretto pro- prio accanto, a cavallo della via Appia. Una testimonianza del castello, poi distrutto, è, dall’altra parte della strada, la chiesetta scoperchiata di San Nicola a , uno dei pochi esempi, a Roma, di architettura ro- manico-gotica. Sotto il mausoleo, gli scavi hanno riportato alla luce il fronte della colata di lava fuoriuscita dal cratere di Albano 260.000 anni fa. È lo stesso materiale con cui i romani costruivano il basolato delle loro strade e, in tempi più recenti, i sanpietrini. Per evitare un tratto molto impegnativo di basolato, percorriamo strade sterrate laterali che ci fanno spaziare sul panorama di Roma, compresa la cupola di San Pietro, e poi rientriamo sull’Appia, giusto in tempo per ve- dere alla nostra sinistra le imponenti rovine della Villa dei Quintili, II se- colo dopo Cristo, che occupano un chilometro quadrato di superficie. Fino a pochi anni fa il grande raccordo anulare tagliava in due la strada to- gliendole la sua originaria continuità. Ma la ferita è stata chiusa da un tun- nel realizzato nel 2000, con i finanziamenti straordinari dell’ultimo Giu- bileo. Il raccordo è stato interrato e l’unità dell’Appia Antica è stata ri- composta. Dunque la percorriamo fino a dove è possibile, a Santa Maria delle Mole, ormai comune di Ciampino. Attraversiamo l’Appia Nuova, sabato 25 giugno

per un breve tratto pedaliamo sulla via dei Laghi, così chiamata perché conduce al lago di Albano e di Nemi, e ci infiliamo in stradine seconda- rie, in graduale salita fino a Frascati, il più vicino a Roma dei Castelli Romani. Le fastose ville rinascimentali documentano il costume molto in voga dell’aristocrazia romana dell’epoca, di scegliere i Castelli per la permanenza estiva. Dal parco di Villa Aldobrandini si vede tutta Roma fi- no al mare, ma spesso una minacciosa cappa gialla grava sul panorama a causa dell’inquinamento atmosferico. Frascati sorse sulle rovine dell’anti- ca Tusculum, distrutta nel 1191. All’inizio fu un semplice villaggio con ca- se dal tetto di frasche, da cui il nome della cittadina. Insieme agli altri Ca- stelli Romani fa parte di un parco regionale di oltre 9.000 ettari che però stenta a decollare. La piaga principale è l’abusivismo edilizio. Saliamo fino alla collina di Tusculum, dove sono i resti del teatro romano e ci immergiamo nella cornice bucolica della spianata verde, mentre davan- ti a noi ci saluta Monte Cavo.

LA SCHEDA TECNICA Variante impegnativa (circa km. 70 - dislivello 900 metri) Si partirà dal Centro Storico di Roma percorrendo l’Appia Antica, come per il giro urbano di giovedì pomeriggio, arrivando però questa volta di- rettamente ad incrociare il Grande Raccordo Anulare. Vale anche in questo caso la raccomandazione di utilizzare MTB o bici da città o da trekking con ruote larghe, a causa della presenza di lunghi tratti di basolato impercorribili con biciclette da corsa o da strada con ruote sot- tili o tubolari. Proseguiremo quindi ancora lungo l’Appia Antica fino ad arrivare al cen- tro abitato di Santa Maria della Mole, e da qui raggiungeremo l'inizio del- la Via dei Laghi attraverso una strada secondaria. Percorreremo quindi un breve tratto della Via dei Laghi fino al passaggio a livello all’incrocio con Via del Sassone, che percorreremo per qualche km. di saliscendi (con qual- che strappo piuttosto ripido) fino all’incrocio con la Via Anagnina. sabato 25 giugno

Superata la Via Anagnina proseguiremo attraverso una serie di strade asfal- tate ma a scarso traffico che ci porteranno fino alle porte di Frascati, evi- tando la più trafficata e pericolosa Via Tuscolana, non senza qualche breve strappo in ripida salita (anche fino all’110). Raggiunta la piazza centrale di Frascati e il belvedere sulla spianata di Roma prenderemo la strada in salita che, dopo circa 6 km. di salita a tratti piuttosto ripida (pendenza media del 6-70, con strappi al 100), fino ad arri- vare allo spiazzo dove termina la strada asfaltata, a 600 metri slm. Da qui proseguiremo per 500 metri su una strada sterrata piuttosto acci- dentata che ci porterà ad un belvedere che si affaccia sull’intero panorama del Vulcano Laziale, a 630 metri slm. Dopo una sosta rigeneratrice torneremo indietro per un km. fino al bivio per Grottaferrata; da qui ci attende una lunga e veloce discesa fino all’in- crocio con la Via Anagnina, che percorreremo per un breve tratto verso si- nistra fino ad un successivo incrocio con una stradina secondaria (Via Rocca di Papa) che prenderemo verso destra. A questo punto percorreremo una serie di strade interne, quasi a zig-zag, che ci permetteranno di evita- re le più trafficate consolari e ci porteranno nuovamente sulla Via dei La- ghi. Percorreremo ancora tale strada per 3-4 km., fino all'incrocio con la strada che conduce in discesa al Lago di Albano. Scesi sul Lago percorrere- mo la strada asfaltata che ci condurrà sulla spiaggia, dove incontreremo gli altri gruppi per la sosta ristoro. Dopo il ristoro e il bagno rigeneratore attraverseremo il tunnel di Castel Gandolfo (per l’occasione chiuso al traffico automobilistico), che ci por- terà sulla strada in discesa che si ricongiunge alla Via Appia Nuova in pros- simità di Frattocchie, attraverso una serie di strade interne alla stessa Appia. Il giro si concluderà ricongiungendoci all’Appia Antica in corrispondenza dell’abitato di Santa Maria della Mole; percorreremo quindi Via Appia Antica a ritroso fino a Porta San Sebastiano dove il giro terminerà. sabato 25 giugno

Variante media (circa km. 55, dislivello 350 metri) Si partirà da Porta San Sebastiano insieme al gruppo della variante impe- gnativa, percorrendo la stessa strada fino a Santa Maria della Mole. Si arriverà a Frattocchie, dopo soli 2 km., attraverso il centro abitato, e da qui si devierà, dopo aver attraversato l’Appia Nuova, verso strade asfaltate secondarie parallele alla stessa Appia Nuova, fino ad arrivare all'incrocio con la strada statale che collega l’Appia con il Lago di Albano attraverso il tunnel di Castel Gandolfo. Percorreremo il tunnel arrivando sulla strada che costeggia il Lago di Al- bano, che dopo un tratto asfaltato diventa una strada sterrata piuttosto accidentata che fa il giro quasi completo del lago all'interno di una fitta boscaglia. Dopo aver percorso il periplo del lago ci fermeremo su una spiaggia dove incontreremo gli altri gruppi per la sosta ristoro. Al termine della sosta si farà quindi rientro a Roma ripercorrendo a ritro- so la strada dell'andata.

Variante facile (circa km. 35, dislivello 100 metri) Si parte in treno dalla stazione di Roma Ostiense diretti a Castel Gandolfo. Dalla stazione di arrivo, una veloce discesa ci porterà sul lungolago. Arrivati al lago percorreremo la stessa strada come il gruppo della variante “media”, riunendoci agli altri gruppi per la sosta ristoro in spiaggia e tor- nando a Roma tutti insieme come da descrizioni dei percorsi precedenti. DOMENICA 26 giugno ROMA IN BICICLETTA IL CENTROSTORICO DI ROMA VISTO DALLE DUE RUOTE

ore 10,00 piazzale del pincio ore 13,00 RISTORO A villa giardinieri ( via di porta san sebastiano 2 )

Oggi è la Roma delle piazze, la Roma della storia, la città del sovrapporsi delle epoche che vi aspetta. Vi aspetta nell’atmosfera allegra e rilassata del- la domenica, quando la festa esalta ancora di più una vocazione tutta ro- mana, che gli stranieri tanto ci invidiano: la vita in strada, la chiacchiera, il passeggio accompagnato dallo scroscio familiare dell’acqua delle fonta- ne, dai panorami che improvvisamente si aprono sui tetti della capitale, dall’opulenza dei palazzi rinascimentali. Farete una scorpacciata di vedu- te, in un paesaggio fitto di tesori che l’occhio faticherà a trattenere tutti quanti insieme. Perché solo a Roma è così forte e viva la compresenza di tutti i secoli e solo a Roma tanta storia è inframezzata da un patrimonio di verde cittadino senza uguali. Questo è l’aspetto più bello, più accatti- vante e più magico della città, quando il traffico dei giorni feriali non rompe l’incanto e non trasforma la favola in un incubo. Partiamo da piazzale del Pincio, la terrazza di Villa Borghese che l’archi- tetto Giuseppe Valadier realizzò agli inizi dell’Ottocento, e ci inoltriamo per la villa di nove ettari e mezzo che nel XVII secolo volle per sé il cardi- nale Scipione Borghese. Scendiamo su , la strada della Dolce vi- ta: ricordate il film di Fellini? Poche pedalate e siamo già a piazza di Spa- gna, che fu chiamata così nel ‘600 per la presenza dell’Ambasciata spagno- la. Per secoli la piazza ha rappresentato il salotto intellettuale di Roma. Qui si davano appuntamento Rubens, Velasquez, Tennyson, Poussin, Stendhal, Balzac, Liszt, Byron, Keats, Shelley, Berlioz, Debussy, Wa- gner, tutti attratti dal potere evocativo di Roma. Ai piedi della scalinata la fontana detta “Barcaccia”, realizzata da Pietro Bernini, padre del più fa- moso Gianlorenzo. Il termine barcaccia non è dispregiativo, ma si ispira domenica 26 giugno

alle barcacce che nel vicino porto di Ripetta erano utilizzate per il tra- sporto del vino. La grandiosa scalinata di Trinità dei Monti si deve all’architetto Francesco De Sanctis. Quando, nel 1723, diede inizio all’opera si trovò ad affrontare un problema: via dei Condotti, che sbuca nella piazza e la chiesa francese di Trinità dei Monti, in cima alla collina del Pincio, non erano in asse. De Sanctis, invece di privilegiare uno dei due poli, scelse per la scalinata una prospettiva autonoma, in modo che questa potesse fungere da raccordo tra la chiesa e la via dei Condotti. In primavera, sui gradini della scalinata barocca vengono sistemati enormi vasi di azalee, la cerimonia è un appun- tamento irrinunciabile per i romani. Percorriamo via del , la strada degli antiquari, e davanti a noi si apre . Guardate questa piazza ora: è così naturale vederla libero luogo di passeggio per romani e turisti. Eppure, solo nel 2000 è di- ventata isola pedonale, prima era ricoperta di macchine in sosta, con tanto di parcheggiatori abusivi. Piazza del Popolo fu a lungo la piazza dei pelle- grini che arrivavano da nord ed entravano da Porta Flaminia. Nei periodi di punta c’erano un gran via vai ed una grande concentrazione di gente: si formavano lunghe code alla porta Flaminia, chi entrava doveva mostrare i documenti e pagare il dazio. Una volta entrati, i pellegrini si fermavano per riposarsi, poi si dirigevano verso San Pietro e gli altri luoghi sacri. Fi- no al ‘500, l’unica strada che collegava piazza del Popolo al Campidoglio era l’odierna , che allora si chiamava via Lata. Nel ’500, in- vece, per fluidificare il movimento dei pellegrini, vennero aperte le due strade laterali di via Ripetta e via del Babuino, che oggi, con via del Cor- so, costituiscono il cosiddetto Tridente. Per l’ingresso trionfale a Roma della regina Cristina di Svezia, convertita- si al cattolicesimo, papa Alessandro VII volle che la piazza si trasformasse in una degna coreografia. Dunque il Bernini realizzò la facciata interna di Porta Flaminia mentre qualche anno dopo prese il via la costruzione delle due chiese gemelle progettate da Carlo Rainaldi. La sistemazione definitiva di piazza del Popolo si deve a Valadier. L’archi- domenica 26 giugno

tetto ebbe l’incarico di sistemare il Pincio, che sta proprio sopra la piazza. Ma valutò che colle e piazza erano un insieme inscindibile ed elaborò un progetto unitario. Diede alla piazza l’attuale forma ellittica facendo co- struire altri edifici e due grandi emicicli dove furono poste fontane di tra- vertino. Eccoci su via del Corso, cuore del Carnevale romano nella Roma dei Papi. Qui si svolgevano le terribili e vergognose corse (da cui deriva il nuovo no- me della strada) di esseri umani, ebrei, emarginati, uomini nudi, e di ani- mali, cavalli, asini, bufali. Le corse umane furono abolite nel ’600. Tra le corse di animali la più famosa è quella dei cavalli barberi, che partivano da piazza del Popolo per raggiungere il traguardo di . Gare pe- ricolosissime, che spesso mietevano vittime tra il pubblico. Per questo, nel 1882 vennero abolite. Al Corso la prima automobile fece la sua apparizione nel 1895, era la fine di un’epoca. Il Corso si apre su piazza Venezia, così chiamata per la presenza di Palazzo Venezia, l’edificio tristemente legato al ventennio fascista, ma che nel 1564 la Chiesa donò alla Repubblica di Venezia. Più che in una piazza, ci tro- viamo in una gigantesca rotatoria rumorosa e ad alta concentrazione di polveri sottili, dove non è piacevole sostare e che ritrova un po’ del suo fa- scino la notte, quando il contestato monumento a Vittorio Emanuale II, conosciuto come Vittoriano o Altare della Patria, viene illuminato ad arte e stempera nei contorni meno definiti e nel gioco di luci ed ombre l’inva- denza del suo accecante travertino. Accanto a Palazzo Venezia si apre la piazzetta di San Marco, con la facciata rinascimentale della basilica dello stesso nome ed il busto di una statua romana, Madonna Lucrezia, come il Pasquino, una delle statue parlanti della città: qui i romani, nei secoli pas- sati e ancora adesso, appendono foglietti satirici e di protesta anonimi. I lavori del Vittoriano, invece, durarono dal 1885 al 1911, su progetto dell’ar- chitetto Giuseppe Sacconi. Dopo la Prima guerra mondiale fu aggiunto l’Altare della patria con la tomba del Milite ignoto. Tra il Vittoriano e il Campidoglio c’è la medioevale chiesa dell’Aracoeli, dove è conservato il fa- moso Bambinello, oggetto di tanta venerazione. Si tratta in realtà di una domenica 26 giugno

copia, perché l’originale è stato rubato. Secondo la tradizione, la ripida scalinata, con 124 gradini, fu costruita dal popolo per ringraziare Dio del- la fine della pestilenza del 1348, la stessa narrata dal Boccaccio nel suo De- camerone. Attraverso via del Plebiscito arriviamo a , con il teatro omonimo e l’area archeologica che conserva i resti della Curia dove fu ucciso Giulio Cesare. Imbocchiamo Corso Vittorio Emanuele II, stra- da che fu allargata nel 1881 per consentire un più comodo accesso alla basi- lica di San Pietro, fino a raggiungere il ponte dallo stesso nome che ci re- gala a destra una vista mozzafiato su Castel Sant’Angelo. Il castello, che al tempo dei Papi fu una rocca militare inespugnabile, si sviluppò sul preesi- stente Mausoleo che l’imperatore Adriano fece erigere per sé nel 130 d.C. per collegarlo alla riva sinistra, che all’epoca era l’unica riva abitata dai Romani, fece realizzare un ponte, allora chiamato Elio, sulle rovine del quale sorse l’attuale ponte Castel Sant’Angelo. L’Angelo che dà il nome al monumento risale ad una leggenda: nel 590 papa Gregorio Magno indisse una solenne processione per scongiurare la peste. Fu allora che il popolo e lo stesso Papa videro l’angelo Michele volare sopra il castello e rinfoderare la spada, per indicare la fine della pestilenza. Ora pedaliamo lungo , la strada che il fascismo volle aprire per dare un accesso monumentale a piazza San Pietro. Per fare questo, tra il 1936 e il 1937 venne rasa al suolo la storica Spina di Borgo, 43.000 metri quadrati di superficie. Cinquemila persone persero le loro case. Il nome della strada celebra i Patti Lateranensi siglati fra Stato e Vati- cano nel 1929, che segnarono la conciliazione dopo la rottura seguita alla presa di Roma nel 1870, avvenimento che pose fine allo Stato della Chiesa. Con ancora negli occhi la visione della Basilica di San Pietro, raggiungia- mo piazza Risorgimento e piazza Cavour, attraversiamo di nuovo il fiu- me su ponte Umberto e raggiungiamo finalmente , la piaz- za più popolare di Roma. Qui, nell’86 d.C. l’imperatore Domiziano volle realizzare uno stadio per le gare atletiche. La piazza si sviluppò sulla pian- ta di quello stadio e fino all’800 i romani continuarono la tradizione dei domenica 26 giugno

giochi: i più famosi erano l’albero della cuccagna e il lago: in agosto la parte centrale della piazza veniva allagata e il popolo si divertiva a vedere passare le carrozze che schizzavano da tutte le parti. Ancora adesso piazza Navona è un vivace e animato luogo di feste. Dall’8 dicembre all’Epifania la riempiono le famose bancarelle della Befana. Qui lasciarono un segno della loro arte Borromini, che fece la facciata della chiesa di Sant’Agnese, e Bernini, autore della fontana dei Quattro fiumi, che le sta davanti. Da piazza Navona a Campo de’ Fiori, dove la statua di Giordano Bruno, eretta nell’800, ricorda il rogo del filosofo, condannato dall’Inquisizione come eretico. Fino al 1400, questa piazza fu davvero un campo fiorito, poi venne lastricata e nell’area si concentrò una miriade di taverne e attività commerciali. Una vocazione che continua tutt’ora: giovani, soprattutto, frequentano ogni sera, fino a tarda notte, le vinerie e le birrerie aperte sul- la piazza, creando seri problemi di ordine pubblico. Molti si divertono fa- cendo a bottigliate e lasciando sulla piazza un tappeto di cocci. Per questo il prefetto ha vietato la consumazione all’aperto di bevande contenute in bottiglie o bicchieri di vetro, si può uscire dal locale solo con il bicchiere di plastica o di carta. Dalla popolare Campo de’ Fiori all’aristocratica , dove il palazzo che ha dato il nome alla piazza porta la fir- ma di artisti prestigiosi che si successero nel tempo: Antonio da Sangallo il giovane, Michelangelo, il Vignola, Giacomo Della Porta. Ecco via Giulia, la più rinascimentale delle strade romane, elogio dell’ar- monia e della funzionalità. La volle papa Giulio II, che affidò la progetta- zione a Bramante. Il papa voleva assicurarsi in modo diretto, aggirando l’intrico di case e viuzze medioevali, il collegamento del Vaticano a Tra- stevere e al Campidoglio. Per questo fece realizzare due rettilinei simme- trici sulle due sponde del Tevere: via della Lungara, sulla riva destra, che collegava a Trastevere, e via Giulia, sulla riva sinistra, che portava quasi sotto il Campidoglio. Così siamo di nuovo a piazza Venezia, stavolta per percorrere via dei Fori Imperiali e godere della vista dei Fori e del Colosseo, simbolo dell’antica Roma. Alla nostra destra ci sono il Foro Romano, di epoca repubblicana, domenica 26 giugno

e il colle Palatino, il Foro di Cesare e il Foro di Nerva, a sinistra il Foro di Traiano con i Mercati Traianei, quello di Augusto e quello di Vespasiano. Prima dell’apertura di via dei Fori Imperiali, tutti i Fori erano un omoge- neo insieme urbanistico, poi tagliato in due dall’apertura della strada fa- scista. L’amministrazione comunale di Roma ha in progetto di chiudere la strada, una volta realizzata la linea C della metropolitana, e di ricucire l’antica armonia. I Fori erano il cuore della vita cittadina: qui si svolgeva- no gli incontri degli avvocati, dei mercanti, degli affaristi, i riti religiosi e i giochi. Decaddero nel Medioevo, il Foro romano si trasformò in un pa- scolo per il bestiame, per questo chiamato Campo Vaccino. Ecco il Colosseo, detto anche Anfiteatro Flavio perchè fatto erigere dal- l’imperatore Flavio nel 72 d.C. e inaugurato dal figlio Tito nell’81. Ogni volta 50.000 spettatori assistevano alle lotte dei gladiatori. Contrariamen- te a quanto la tradizione cristiana afferma, non c’è nessuna prova che il Colosseo fu luogo di martirio dei primi cristiani. Raggiungiamo Villa Giardinieri che ci ospiterà per il pranzo e i saluti per la chiusura del nostro XVIII cicloraduno. Arrivederci a tutti e grazie di cuore. lo stadio degli eucalipti

Lo stadio degli Eucalipti prende origine dal precedente stadio di valco San Paolo, ristrutturato nel 1960 in occasione della XVII Olimpiade di Ro- ma. In quella occasione venne realizzata una pista in tennisolite a 6 corsie e furono realizzate le attuali tribune ed i servizi dello stadio. In occasio- ne dei Giochi Olimpici lo stadio fu utilizzato come campo di allenamen- to per le squadre di atletica e fu prescelto da alcuni atleti che si affermaro- no nelle competizioni di corsa (Snell, Halberg, Magee). Nello stesso periodo si sviluppò ed urbanizzò l’intera area del valco San Paolo nella quale non furono più fatti interventi urbanistici di rilievo e che di fatto, fu sottoposta a condizioni di progressivo degrado sino agli anni ’90. Da quella data in poi con una azione combinata, l’amministrazione co- munale di Roma e la nuova Università Roma Tre hanno progressivamen- te e continuamente curato il recupero dell’area di valco San Paolo, realiz- zato le strutture di alcune Facoltà del nuovo Ateneo romano (Ingegneria, Scienze matematiche, fisiche e naturali, Scienze Politiche e Lettere) e ac- quisito all’Ateneo l’impianto sportivo. Lo stadio, per il quale è imminente un’azione di ristrutturazione e ade- guamento, ha una estensione di circa due ettari, è dedicato all’attività sportiva degli studenti dell’Ateneo ma anche aperto alle utenze dei giovani del Municipio soprattutto per il calcio e l’atletica leggera. Lo stadio di recente ha ospitato le organizzazioni di volontariato e di Pro- tezione Civile in occasione delle celebrazioni funerarie per il papa Giovan- ni Paolo II.

Questa pubblicazione è stata realizzata dall’Associazione Ruotalibera FIAB in occasione del XVIII Cicloraduno della Federazione Italiana Amici della Bicicletta. Le descrizioni dei percorsi sono di Cecilia Gentile. Le schede tecniche dei percorsi sono di Giovanni Palozzi (23 giugno) e di Gianni Gallina (24 e 25 giugno). Le cartografie degli itinerari sono elaborazioni di Rodolfo Zeppieri e Nicola Guardi- ni. Le fotografie sono di Giampiero Marzi, eccetto quella di pag. 25 che è di Elio Ascoli Marchetti e quella di p. 26 che è dell’Archivio EPT di Roma. La stampa di p. 27 è di Achille Pinelli. Hanno coordinato Rita Giaracuni e Tamara Trinca. TASKY 330 ml

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Con il contributo di

Parco Regionale dei Castelli Romani

Comitato per il Parco della Caffarella