Gruppo Taburno-Camposauro Lungo l’Acquedotto Carolino da Moiano a Sant’Agata de’ Goti

26 maggio 2019

Direttori: ASE Vincenzo Auletta (320.7406508), Umberto De Luca (339.7322442) Tipologia di percorso: Traversata Durata: 3 (escluse le soste) Dislivello: 100 m in salita – 180 m in discesa Lunghezza: 7 km circa Percorso: Moiano-Torrino n.14, Ponte MastroMarco (190 m) Torrino n.16 (250m), S.Agata dei Goti SP Caudina (160m). Attrezzatura: abbigliamento a strati, scarponi da trekking, giacca a vento leggera o mantellina antipioggia, cappello per il sole, crema solare, utili i bastoncini, colazione a sacco, acqua (almeno 1 litro).

Appuntamenti ore 8.30 Raduno in Via Mario Vetrone a e partenza con auto proprie alla volta di , c/da Fizzo c/o Vivaio Forestale Regionale (26 km – 30 minuti) ed organizzazione ponte auto per Sant’Agata de’ Goti. ore 9.30 Appuntamento a Moiano per organizzazione ponte auto ed inizio escursione. ore 12.30 Arrivo a Sant’Agata de’ Goti e visita del borgo.

A V V E R T E N Z E a) I tempi di percorrenza sono calcolati in eccesso. b) I Direttori di escursione si riservano di modificare in tutto o in parte l'itinerario in considerazione delle condizioni meteorologiche. c) I Direttori per la loro responsabilità si riservano di escludere dalla propria escursione i partecipanti non adeguatamente attrezzati e allenati.

N.B. Per esigenze organizzative è necessario comunicare la propria partecipazione all’escursione entro venerdì 24 maggio 2019.

PER INFORMAZIONI E ADESIONI Enzo Auletta (3207406508), Umberto De Luca (339.7322442)

Schema del percorso completo dell’Acquedotto Carolino (Km 38) dalle Sorgenti del Fizzo-Monte Taburno al Monte Briano (Monti Tifatini) e Reggia di Caserta.

Descrizione del percorso (a cura degli ASE Michelino Barricella e Angelo Campone)

L’itinerario inizia subito dopo l’abitato di Moiano, all’altezza di uno slargo, del torrino n.14, che ci indica il nostro percorso. Con una leggera deviazione a sinistra costeggeremo dall’alto il fiume con l’acquedotto sotto i nostri piedi; l’orografia del luogo ci costringe ad allontanarci dal tracciato dell’acqua ed a scendere sul letto del fiume, all’altezza di un ponticello (ponte Mastromarco sul quale fu realizzato un collegamento con l’acquedotto Carmignano), dove, senza attraversarlo, gireremo a sinistra e, risaliti facilmente alla quota che avevamo lasciata, dopo aver incrociato un ulteriore torrino n.16, attraverseremo la strada asfaltata che conduce a Sant’Agata. Ora il percorso, tutto in piano, lungo una comoda carrareccia, segue la quota altimetrica lungo il fianco della montagna, con a destra lo scenario del Massiccio del Taburno ed, in lontananza, quello del Matese. Splendida la vista sulle valle sottostante con l’abitato di Sant’Agata che pian piano si offre alla nostra vista in tutto il suo splendore e con tutta la sua maestosità; In lontananza il Monte Longano ricoperto sulla sommità di pale eoliche. Dopo circa tre chilometri, superato il torrino n.18 si imbocca sulla destra una un breve tratto di strada asfaltata in discesa che, dopo circa un chilometro, incrocia la SP proveniente da Moiano che ci condurrà, svoltando a sinistra, alle porte del paese di destinazione.

“Piramide” del Monte Traverso Vista del Centro storico di S.Agata dei Goti

Notizie storiche culturali

L’Acquedotto Carolino, del pubblico demanio dello Stato, rappresenta uno dei grandi capolavori del genio architettonico di Luigi Vanvitelli, sia per la complessità di progettazione che per le notevoli difficoltà e problemi incontrati nella fase di realizzazione. Commissionato dal re Carlo III di Borbone, i lavori si protrassero da marzo del 1973 fino al 1770, durante i quali furono ritrovati i resti di un antico acquedotto romano, detto dell’Acqua Giulia, perché dedicato a Giulio Cesare, che alimentava la città di Capua. L’opera fu progettata e realizzata con lo scopo, da un lato di alimentare le “Reali Delizie” (il parco delle fontane, le cascate ed i giardini della Reggia di Caserta, il Bosco di San Silvestro ed il Casino Reale di caccia , i torcitoi delle Seterie Reali ed il Palazzo Belvedere di San Leucio, la Reale Tenuta di Carditello) dall’altro, per incrementare il rifornimento idrico della città di Napoli, allacciandosi al seicentesco acquedotto del Carmignano. Fu realizzata in tre tronchi: dalle sorgenti Fizzo al Monte Ciesco (tra Moiano e S.Agata dei Goti), da questo al Monte Garzano e l’ultimo tratto fino alla Reggia di Caserta. Lungo il percorso, utilizzando la forza motrice dell’acqua, furono realizzati mulini ad acqua, opifici per lavorazione tessuti e piccole fabbriche per la lavorazione dl ferro e rame. L’Acquedotto Carolino, partendo, a 254 m.s.l.m., alle falde del Monte Taburno, area tra le più interessanti ed affascinanti dal punto di vista paesaggistico, storico ed archeologico dell’entroterra campano, raccoglieva le acque di undici sorgenti nel territorio del principe della Riccia di poi donate al re. Le acque furono convogliate in località Fizzo in due collettori Carcarelle e Ficucelle e poi scaricate due vasche di decantazione . A protezione delle sorgenti e per garantire la purezza e l’integrità delle falde fu istituita dal Re Carlo la Riserva Reale del Monte Taburno. Si sviluppa per un percorso di 38 km con un condotto interrato, a pelo libero, largo 1,20 m ed alto 1,30 m circa. E’ segnalato, lungo il percorso, dalla presenza di 67 torrini utilizzati anche per ispezione e come sfiatatoi. Per la realizzazione del canale, tenendo conto dei vincoli altimetrici che impone la soluzione a pelo libero, si rese necessario il superamento di una serie di ostacoli legati alla diversa natura geologica dei terreni attraversati (paludi in località Bucciano e Pastorano) ed alla topografia del territorio che presenta monti, che dovettero essere traforati (5 trafori realizzati con notevoli dispendio di denaro e vite umane), e vallate per il cui superamento si rese necessaria la costruzione di ponti, tra cui si ricorda il Ponte della Valle tra il Monte Longano e Garzano (lungo 529 metri, alto 55,80 m, su tre ordini di arcate di 19, 28 e 43 arcate) da ritenersi un’opera imponente per l’epoca di realizzazione, il ponte sull’Isclero nei pressi di Moiano a quattro arcate ed il ponte sul fiume Martorano nella valle di . Nel 1997 l’acquedotto Carolino assieme alla Reggia di Caserta e al borgo antico di San Leucio è stato dichiarato, dall’Unesco, Patrimonio dell’Umanità. Rappresenta un opera straordinaria ancora funzionante che assicura la fornitura idrica a molti abitanti del centro storico e delle frazioni di Sant’Agata de’ Goti. Rappresenta un potenziale attrattore turistico culturale anche per il collegamento con tutti i siti borbonici. Necessita data la vetustità dell’opera di interventi di restauro e ristrutturazione Esiste dal 2008, uno studio di fattibilità elaborato dalla facoltà di Ingegneria della seconda università di Napoli, per conto delle province di Benevento e di Caserta, dell’agenzia del demanio e della soprintendenza di Caserta. Le proposte di riutilizzo e riqualificazione riguardano sia l’aspetto acquedottistico del sistema che quello ambientale e storico-architettonico. Gli interventi strutturali sono finalizzati all’eliminazione delle perdite che si verificano lungo il corso, agli interventi di risanamento strutturale e funzionale dei manufatti, alla costruzione di impianti di potabilizzazione e alla realizzazione di un moderno sistema di monitoraggio dell’acquedotto. Dal punto di vista turistico, il progetto propone, riprendendo i vecchi sentieri che furono utilizzati per la costruzione dell’opera, la realizzazione di un «sistema di viabilità a rete» con percorsi pedonali, ciclabili ed in parte automobilistici capaci di rendere più fruibile l’area a parco rivitalizzando i singolari manufatti dell’acquedotto (i torrini), i casolari accessori (Casina del Duca), i punti di sosta ed accoglienza.