Note e discussioni
Il welfare state negli Stati Uniti Dal New Deal alla “Guerra alla povertà”
Jill Quadagno
Negli anni venti nella maggior parte dei paesi ca Teorie della peculiarità americana: la teoria pitalistici dell’Occidente venne emanata una le del sistema di valori liberale gislazione assistenziale che fornì un primo livel lo di protezione sociale per coloro che erano sta Secondo una tradizione di lunga data nella teo ti espulsi dal mercato del lavoro. Fino agli anni ria politica, gli americani rifiutano tutte le forme trenta, e cioè con il New Deal, gli Stati Uniti non di intervento governativo come conseguenza del svilupparono un welfare state a livello nazionale la cultura liberale dominante, secondo la quale i e anche allora i suoi benefici furono molto più ri diritti individuali sono sacri, la proprietà è ri dotti rispetto a quelli assicurati dai paesi europei. spettata e l’autorità statale viene vista con diffi Nella nuova era che si aprì dopo la seconda guer denza. Una recente versione di questa tesi com ra mondiale, molti stati trasformarono i minimi pare in The Continental Divide, pubblicato nel benefici previsti per l’assistenza in situazioni 1990 da Seymour Martin Lipset, che si chiede straordinarie in programmi generali destinati a una per quali motivi il welfare state americano sia me molteplicità di situazioni e tali da assicurare ai la no avanzato rispetto a quello del suo vicino più voratori non soltanto un reddito minimo, ma uno prossimo, il Canada. La sua risposta è che ciò sia standard di vita di base1. Negli anni settanta nel dovuto all’ethos dominante in America, che con la maggior parte dei paesi erano previsti assegni siste in una miscela di antistatalismo, individua familiari, un’assicurazione nazionale contro le lismo, populismo ed egualitarismo. Secondo Li malattie, un sistema pensionistico statale, la sor pset, “gli elementi a favore della tesi [che il si veglianza durante il giorno dei figli delle famiglie stema di valori spieghi la differenza] sono ab in cui entrambi i genitori lavorano, l’assicurazio bondanti e chiari”. ne contro la disoccupazione e altri benefici desti Spiegare lo sviluppo del welfare state sulla ba nati ad aiutare le famiglie nelle diverse età della se del sistema di valori liberale diviene proble vita. Il welfare state degli Stati Uniti restò invece matico nel momento in cui si considera che gli arretrato, non soltanto perché l’istituzione di pro americani hanno tollerato eccezioni sostanziali grammi sociali a livello nazionale fu in ritardo ri rispetto all’ethos contrario all’estensione dei po spetto ad altri paesi, ma anche per la mancata pre teri del governo — in particolare un ampio siste disposizione di misure come l’assicurazione con ma pensionistico dopo la guerra di secessione nel- tro le malattie e i programmi destinati alle fami l’Ottocento, numerosi programmi assistenziali a glie di lavoratori. I politologi hanno cercato a lun livello statale nell’età progressista e negli anni go di spiegare le ragioni dell’eccezionaiità dello venti, e un vasto sistema di programmi volti a ga sviluppo politico americano. rantire specifici diritti, i principali dei quali sono
1 Jill Quadagno, The Transformation of Old Age Security, Chicago, University of Chicago Press, 1988.
‘Italia contemporanea”, dicembre 1998, n. 213 866 Jill Quadagno quelli per la sicurezza sociale e il servizio sani voratori, mentre all’interno delle comunità la se tario statale, che nel 1996 assorbirono più di un gregazione tra i diversi quartieri ha ostacolato la terzo di tutte le uscite federali2. Il problema non solidarietà di classe. è, quindi, di chiedersi se gli americani accette ranno ampi programmi di spesa decisi dal go verno, ma di capire per quali motivi i program Teorie della peculiarità americana: l’approc mi assistenziali sono stati organizzati secondo cio basato sul ruolo dello Stato modalità particolari. I politologi sostengono infine che lo sviluppo del welfare state sia stato impedito da una eccezio Teorie della peculiarità americana: la teoria nale successione del processo di democratizza della debolezza della classe operaia zione e di quello di industrializzazione. Più pre cisamente, sostengono che, dal momento che la La seconda spiegazione per importanza dell’ec democratizzazione ha preceduto lo sviluppo in cezionaiità dell’esperienza americana è che la de dustriale, la classe lavoratrice americana non ha bolezza della classe operaia o, più specificamen mai lottato in maniera unitaria per ottenere i di te, l’assenza di un partito politico a base operaia, ritti democratici fondamentali. Al contrario, le avrebbe impedito la creazione di un welfare sta iniziative politiche delle classi lavoratrici si svi te più forte. Questa tesi deriva da una ricerca com lupparono in relazione a partiti politici attivi nel parata che suggerisce come i welfare state più dispensare favori, impieghi e vantaggi di altro ge avanzati si siano sviluppati nei paesi all’interno nere attraverso il sistema clientelare. Sistema che dei quali un partito a base operaia si era battuto così sostituiva l’appello generalizzato all’eletto per una nuova legislazione sociale. Il movimen rato incentrato su programmi comprendenti que to dei lavoratori americano, al contrario, non sol stioni come lo sviluppo di un sistema assisten tanto fallì nel promuovere una legislazione so ziale nazionale. E d’altra parte gli abusi connes ciale di tipo assistenziale, ma in certe occasioni si al sistema clientelare finirono per allontanare si oppose attivamente al suo sviluppo. Data la de gli elettori dal sostegno di qualsiasi provvedi bolezza delle organizzazioni della classe operaia, mento pubblico che potesse alimentare la corru la classe dirigente economica americana è stata zione e gli arricchimenti illeciti legati alla spesa in grado di imporre precisi limiti alle politiche pubblica4. sociali che interferivano con gli interessi privati Quanto detto finora costituisce una descrizio operanti sul mercato3. ne precisa della storia politica dell’inizio del No Sebbene le peculiari politiche adottate dalle vecento, ma trascura una tessera essenziale del classi lavoratrici abbiano finito per modellare il puzzle: gli Stati Uniti si collocano tra le ultime, welfare state americano, la questione fondamen e non tra le prime, nazioni ad attraversare un pro tale è capire come le iniziative politiche delle clas cesso di democratizzazione. Mentre, conside si lavoratrici siano state indebolite dalle divisio rando il nostro secolo, almeno sul piano formale ni razziali, sia nei luoghi di lavoro sia nelle di il Nord del paese può essere considerato demo verse comunità. Nei luoghi di lavoro, per esem cratico, nel Sud agli afroamericani sono stati ne pio, la discriminazione attuata dai sindacati nei gati i basilari diritti civili tipici di ogni democra confronti degli afroamericani ha costituito un zia, il diritto di voto, il diritto di lavorare senza ostacolo all’organizzazione unitaria di tutti i la subire coercizioni e il diritto a un minimo di si
2 Congressional Budget Office, The Economic and Budget Outlook: Fiscal Years 1998-2007, Washington, D.C., Government Printing Office, 1997. 3 John Myles, Old Age in the Welfare State, Lawrence, Ks, University Press of Kansas, 1989. 4 Theda Skocpol, Protecting Soldiers and Mothers, Cambridge, Harvard University Press, 1992. Il welfare state negli Stati Uniti 867 curezza economica. Prima che la legge sui dirit disperazione dovuta alla più feroce povertà e al- ti civili (Civil Rights Act) del 1964 proibisse le I ’ assenza di prospettive, ma piuttosto il fallimento discriminazioni nel collocamento e la legge sul dei programmi sociali liberali degli anni sessan diritto di voto (Voting Rights Act) del 1965 vie ta. Bill Clinton, il suo rivale del partito demo tasse i provvedimenti che privavano dei diritti ci cratico, domandò sprezzantemente perché Bush vili gli afroamericani, la democrazia non fu for dovesse ritornare agli anni sessanta per trovare malmente affermata in tutto il paese, ma anche un capro espiatorio quando i repubblicani erano allora fu spesso in pratica negata. stati i responsabili di tali programmi per 20 de gli ultimi 24 anni. Come potevano i programmi realizzati trent’anni prima aver innescato la mic Teorie della peculiarità americana: la teoria cia che attizzava oggi l’incendio nel ghetto? dei “sistemi di welfare state” George Bush aveva ragione nel senso che gli anni sessanta costituirono un punto di svolta de Le diverse teorie sulle origini del welfare state cisivo. Fu in quel periodo che altre nazioni dota implicano alcuni assunti sui suoi esiti, che sono rono il proprio welfare state di un terzo tipo di stati classificati secondo tipi ideali denominati misure di protezione sociale. Gli Stati Uniti, pur “sistemi di welfare state”. Gli Stati Uniti sono so avendo anch’essi iniziato il processo di amplia litamente descritti come un classico regime libe mento dei propri programmi sociali, piuttosto che rale, a causa del loro forte affidamento su pro aggiungere a quelli esistenti questo terzo tipo di grammi di assistenza sociale i cui beneficiari so protezione sociale, intrapresero una “Guerra al no selezionati sulla base delle condizioni econo la povertà” che finì per diventare uno strumento miche, allo scopo di incoraggiare l’individuali per estendere, allo stesso tempo, i diritti civili, smo e la competitività. Ritengo tuttavia che i pro politici e sociali agli afroamericani. Così il wel grammi del welfare state americano basati sulla fare state divenne uno strumento di attuazione verifica delle condizioni economiche avessero dell’uguaglianza delle opportunità. Il welfare sta meno a che fare con la conservazione delle divi te delle pari opportunità, a sua volta, provocò una sioni di classe che con il mantenimento della se reazione contro i programmi sociali promossi dal gregazione razziale 5. governo; questa forma di welfare state emerse La “Guerra alla povertà” rappresentò un si quindi come risultato dello scontro fra la “Guer stema di diverso tipo, poiché i programmi socia ra alla povertà” e il movimento per i diritti civi li varati negli anni sessanta inaugurarono il wel li, sebbene le sue origini affondino nell’eredità fare state delle pari opportunità. L’obiettivo prin politica del New Deal. cipale della politica sociale divenne il persegui mento dell’uguaglianza delle opportunità e i con flitti che ne derivavano furono dovuti al conflit II Social Security Act e la legge Wagner to razziale, non a quello di classe. La discriminazione razziale divenne parte inte grante dei principali programmi sociali america Il retaggio del New Deal ni durante il New Deal, quando, per l’opposizio ne degli stati del Sud, la maggior parte degli uo Sei giorni dopo la fine dei disordini di Los An mini e delle donne di colore vennero esclusi dai geles del 1992, il presidente George Bush dichiarò programmi centrali del welfare state (l’assicura che la causa scatenante dei disordini non era sta zione sulla vecchiaia e quella sulla disoccupa ta la frustrazione per un sistema ingiusto, né la zione). Al contrario, fu consentito loro l’accesso
5 Gosta Esping-Anderson, The Three Worlds of Welfare Capitalism, Princeton, Princeton University Press, 1990. 868 Jill Quadagno unicamente ai programmi di assistenza sociale zione razziale, poiché le autorità scelsero per i (l’Old Age Assistance e l’Aid to Dependent Chil- nuovi progetti quartieri ove vigeva la segrega dren) nei quali le autorità locali che gestivano le zione razziale e selezionarono intenzionalmente iniziative assistenziali potevano determinare il li gli inquilini secondo la razza. vello dei benefici e stabilire i criteri di accesso6. Il New Deal adottò iniziative concrete legate Anche altri programmi del New Deal ripro a questa impostazione; fornì ai lavoratori e alle dussero la discriminazione razziale. La legge na loro famiglie una forma di difesa del proprio red zionale sui rapporti di lavoro (National Labor Re- dito contro la disoccupazione, gli incidenti e la lations Act), detta anche legge Wagner (Wagner vecchiaia, ma allo stesso tempo lasciò intatta, an Act), del 1935, garantiva ai lavoratori il diritto di zi rafforzò, la rigida linea di discriminazione raz associazione e di contrattazione collettiva, ma ziale esistente negli stati del Sud, così come le permetteva anche alle organizzazioni dei lavora forme più fluide di discriminazione vigenti al tori di escludere gli afroamericani così come la Nord8. creazione di associazioni separate, basate sul principio della segregazione razziale. Dal 1935 al 1955, quando la American Federation of La II welfare state delle pari opportunità bor si fuse con il Congress of Industriai Organi- zation, le organizzazioni dei lavoratori specializ Nel 1940 il 77 per cento degli afroamericani vi zati seguirono politiche di esclusione e segrega veva negli stati del Sud, una percentuale ridotta zione razziale con la tacita approvazione del go si al 53 per cento nel 1970. La presenza di im verno federale7. migrati neri nelle città del Nord ha spostato il grande dilemma americano dalla periferia al cen tro della politica nazionale. Di conseguenza, a La politica della casa metà degli anni cinquanta il movimento per i di ritti civili si è esteso a tutta la nazione, con la ri Anche attraverso la politica della casa il New Deal chiesta che venissero subito garantiti a tutti i cit mantenne e rafforzò modelli di segregazione raz tadini i prerequisiti fondamentali di ogni società ziale. La Federai Housing Administration inco democratica9. raggiò l’individuazione di quartieri a rischio: una E oggetto di dibattito quanto la “Guerra alla linea rossa venne letteralmente tracciata attorno povertà” sia stata una risposta indiretta al movi alle zone delle città considerate troppo rischiose mento dei diritti civili. Esistono sicuramente ele per la concessione di mutui sulla base di motiva menti per sostenere che la politica di Lyndon zioni economiche o razziali, e non desta sorpre Johnson fosse una reazione a quelle rivendica sa il fatto che la maggior parte delle aree fosse zioni. Egli iniziò infatti a elaborare i programmi costituita da quartieri abitati da minoranze etni di lotta alla povertà proprio alcuni mesi dopo la che. Fino al 1949 la Federai Housing Admini marcia di Washington del marzo 1963, nella qua stration incoraggiò anche l’uso di accordi re le gli afroamericani proclamarono in maniera strittivi che bandivano gli afroamericani da de drammatica la propria domanda di libertà di vo terminati quartieri e rifiutò di garantire ipoteche to e il diritto al lavoro. L’8 gennaio 1964 Lyndon nei quartieri dove si sperimentavano forme di in Johnson promise di intraprendere una guerra in tegrazione razziale. Infine, la stessa politica se condizionata alla povertà. La legge sulle oppor guita per l’edilizia popolare estese la segrega tunità economiche (Economie Opportunity Act)
6 J. Quadagno, The Transformation of Old Age Security, cit. 7 J. Quadagno, The Transformation of Old Age Security, cit. 8 J. Quadagno, The Colour of Welfare, New York, Oxford University Press, 1994. 9 La parte che segue è basata su J. Quadagno, The Colour of Welfare, cit. Il welfare state negli Stati Uniti 869 fu varata nell’estate del 1964, mentre i disordini fondi per la lotta alla povertà divennero dispo dilagavano in molti centri urbani, ad Harlem, nibili, in tutto il Mississippi la classe dirigente Bedford Stuyvesant, Rochester, Jersey City, Pe bianca tentò invano di controllarli. L’OEO operò terson, Elizabeth, Chicago, Philadelphia. coerentemente in modo tale da scavalcare i po Ancora più significativo dello studio delle lo litici locali e appoggiare i gruppi locali per i di ro origini è considerare che cosa avvenne quan ritti civili. do iniziarono a funzionare i programmi per la for In questo Stato i fondi federali vennero distri mazione professionale, per la salute e per l’i buiti senza l’intervento della classe politica lo struzione finalizzati al miglioramento delle con cale, delle istituzioni scolastiche locali e delle au dizioni di vita nei quartieri. Dal momento che le torità locali incaricate dei programmi assisten risorse venivano assegnate ai singoli quartieri, es ziali. Una delle iniziative nelle comunità di co se vennero assorbite nella lotta per l’uguaglian lore fu l’Operazione Star, di grande interesse per za razziale. il personale dell’OEO poiché essa fu gestita dal Tre importanti programmi di lotta alla povertà la chiesa cattolica, che disponeva di proprie ri furono gli interventi nei quartieri abitati da neri, sorse che la misero così in grado di aggirare com la formazione professionale e la politica della ca pletamente la struttura di potere locale. Dispo sa. nendo di mezzi — uffici, personale, accesso a mass media a diffusione nazionale e una struttu ra burocratica già esistente — la Chiesa fu in gra Community action: l’intervento nei quartieri do di aggirare il sistema educativo del Missis neri sippi, basato sulla segregazione. A questo fine l’OEO assegnò alle diocesi 5.307.200 dollari, un Al centro del programma contro la povertà vi fu enorme strumento economico in uno Stato così rono le iniziative attuate nei quartieri neri, che povero. rientravano nella giurisdizione del nuovo Ufficio L’Operazione Star divenne rapidamente ope per le opportunità economiche (Office of Eco rativa. Vennero costituiti 18 centri — a partire nomie Opportunity, OEO), che a sua volta ne de dalle più sperdute aree rurali — per insegnare al legava la responsabilità ai programmi gestiti dal la popolazione più povera a leggere e scrivere, le agenzie locali per le opportunità economiche l’aritmetica e abilità socialmente utili. Fu inoltre (CommunityActionAgenciesPrograms,CAAS). aperto a Greenwood un centro per l’addestra Queste ultime svolsero un’intensa attività: crea mento professionale che preparava al lavoro di rono poliambulatori di quartiere, mense e servi segreteria, al lavoro specializzato nell’uso del zi medici di emergenza, centri per la qualifica macchinario di base per la lavorazione del legno zione professionale e l’alfabetizzazione, centri e del metallo, alla riparazione e manutenzione contro l’alcolismo, centri di assistenza contro la delle attrezzature agricole e dei motori delle au tossicodipendenza e per i lavoratori immigrati. tomobili. Ma questi interventi a livello di quartiere porta Per il movimento per i diritti civili il proble rono anche risorse alle organizzazioni locali per ma principale era costituito dalla segregazione, i diritti civili, che le usarono per rafforzare la lot e l’Operazione Star affrontò direttamente questa ta per l’uguaglianza politica. istituzione del Sud sviluppando i propri pro Gli interventi nei quartieri neri si rivelarono grammi sulla base dell’integrazione razziale. In particolarmente efficaci nel Mississippi. Dal tutto lo Stato il 13 per cento degli apprendisti era 1963 il Mississippi era l’unico stato del Sud pri bianco, mentre il 55 per cento del personale ad vo di scuole statali aperte a tutti, mentre il tasso detto al programma Star era nero. In molte co di iscrizione della popolazione nera alle liste elet munità le commissioni consultive dell’Opera torali era il più basso del paese. Non appena i zione Star (Star Advisory Boards) tennero le pri 870 Jill Quadagno me riunioni mai organizzate i cui partecipanti L’intervento nei quartieri neri fu in grado di erano stati scelti in base a un criterio di integra estendere, almeno a un livello elementare, i di zione razziale. Nel programma per l’educazione ritti politici agli afroamericani. Le agenzie in di base degli adulti del centro Star di Carthage, caricate delle iniziative nelle comunità di co per esempio, “i supervisori neri e bianchi lavo lore introdussero un’ampia gamma di risorse rano gomito a gomito per fornire servizi di for all’interno dei ghetti, comprese quelle basila mazione professionale e di consulenza a 78 ne ri come telefoni, personale d’ufficio addetto ai ri, dieci bianchi e tre indiani”. Questi avveni centri, materiali di cancelleria, bollettini, una menti non erano subiti passivamente da parte dei sede per le riunioni e la disponibilità di con bianchi del Sud. Carthage era una città del sulenza legale. Svilupparono inoltre l’organiz profondo Sud con una storia di violenze, il luo zazione fondando una rete di agenzie affiliate, go dell’assassinio nel 1964 degli attivisti del mo che divennero i primi centri di assistenza per vimento per i diritti civili James Chaney, Michael la ricerca di lavoro aperti agli americani di co Sch Werner e Andrew Goodman. I membri del lo lore. cale Ku Klux Klan “[furono] profondamente L’intervento nei quartieri neri fornì inoltre contrariati dal fatto che [il direttore nero del cen agli uomini e alle donne di colore l’opportunità tro] sovrintendeva al lavoro di tutti i dipendenti per entrare in politica. Quando Johnson dichiarò bianchi”. Una croce che bruciava, messa il 19 la “Guerra alla povertà” non vi era nessun sin marzo sul prato di un addetto al personale che daco nero e, considerando tutte le cariche elet lavorava per l’Operazione Star, fu il primo di una tive dell’amministrazione, vi erano soltanto 70 serie di incidenti, che culminò il 4 maggio, quan funzionari neri. Cinque anni dopo ce n’erano do l’abitazione di un operatore nei servizi sociali 1.500; nel 1981 erano 5.014 compresi 170 sin- venne completamente bruciata e i locali della daci. Molti dei nuovi leader acquisirono espe chiesa cattolica, dove aveva sede la scuola per rienza e notorietà grazie ai programmi di inter gli apprendisti dell’Operazione Star, fatta salta vento nei quartieri neri, dove si impegnarono re con la dinamite. Nondimeno gli studenti con nelle campagne per le commissioni sulla lotta tinuarono a frequentare le lezioni e la sera suc alla povertà, presiedettero riunioni, sostennero cessiva all’incendio della casa si registrò l’as interessi particolari, avviarono cause legali e ten senza di un solo studente su 87. nero discorsi. L’OEO non aveva legami con altre agenzie Dopo una sommossa, avvenuta nel 1967, in federali ed era impegnato sotto il profilo ideo direttamente legata alla locale agenzia per gli in logico ad accrescere la partecipazione politica terventi nelle comunità di colore, l’OEO inter della popolazione povera. Aveva a sua disposi ruppe il programma nella città di Newark. Ma zione due potenti strumenti: i fondi federali e l’avversione dell’opinione pubblica e il risenti la facoltà di decidere chi li avrebbe ricevuti. Nel mento a livello locale si estesero al di là di selezionare i programmi da sostenere finanzia Newark. L’OEO venne rapidamente messo da riamente, il personale dell’OEO scelse quelli parte e i suoi programmi fondamentali attribuiti che favorivano obiettivi legati all’affermazione ad altre agenzie. Poi, nel 1973, Nixon lo abolì dei diritti civili e scartò quelli legati alla strut senza tante cerimonie e nessuno contestò la sua tura di potere dei bianchi. Scavalcando la strut scelta. Sfortunatamente per il futuro dello svi tura segregazionista del singolo Stato, le sov luppo urbano, l’eliminazione dell’OEO inferse venzioni dell’OEO indebolivano la politica par un colpo mortale a ogni programma globale de titica basata sul sistema clientelare, rafforzava stinato ai quartieri poveri e fatiscenti dei centri no il potere delle organizzazioni di quartiere urbani. La sua scomparsa cancellò i centri urba razzialmente integrate e creavano nuove reti di ni dall’agenda dei legislatori per il successivo distribuzione di servizi. ventennio. Il welfare state negli Stati Uniti 871
La formazione professionale e le origini federale in rotta di collisione con i sindacati dei delibazione positiva” lavoratori specializzati, a mano a mano che i pro grammi di qualificazione professionale furono Sin dai tempi del New Deal il governo federale coinvolti nella lotta per i diritti civili. Tali sinda aveva tacitamente permesso ai sindacati dei la cati temevano che i programmi di formazione voratori specializzati di escludere gli afroameri avrebbero accresciuto la disponibilità di lavoro cani. La politica federale iniziò a mutare dopo specializzato; inoltre furono contrariati dal fatto che a Watts, un quartiere povero e abitato da ne che ai programmi di formazione fossero attribuite ri di Los Angeles, scoppiò nel 1965 la sommos alcune delle prerogative proprie dei sindacati: il sa che divenne emblematica di tutto il decennio. diritto di organizzare programmi di formazione Una delle richieste che emersero chiaramente do professionale e di selezionare gli apprendisti. po i tumulti fu il diritto di lavorare. In tutto il decennio il governo aveva accre Immediatamente dopo la sommossa furono sciuto le armi di cui poteva disporre per forzare sviluppati i programmi di formazione professio i sindacati dei lavoratori specializzati ad ammet nale esistenti e altri nuovi se ne aggiunsero. Tra tere lavoratori maschi di colore. Il titolo VII del di essi vi erano il Job Corps, il Neighborhood Civil Rights Act del 1964 bandì la discrimina Youth Service, il Manpower Development and zione nelle assunzioni sulla base di criteri raz Training Act (MDTA), i Jobs in thè Business Sec- ziali e proibì ogni discriminazione nell’iscrizio tor (JOBS): comune a tutti era lo scopo di accre ne ai sindacati. La pressione aumentò gradual scere le possibilità di impiego dei poveri. mente via via che il governo cercava di ottenere Nel 1968 gli afroamericani costituivano il 47 che i sindacati si attenessero alla legge mentre i per cento del Neighborhood Youth Service, l’81 sindacati continuavano nella politica di discri per cento dei Concentrated Employment Pro- minazione. grams e il 59 per cento del Job Corps. Gli ap Nel 1968 il Dipartimento del Lavoro stabilì prendisti erano reclutati nei ghetti delle città e il che i destinatari di appalti pubblici non avrebbe programma di formazione professionale inclu ro ricevuto alcuna commessa federale se non deva non soltanto Tacquisizione di una abilità uti avessero intrapreso una “azione positiva” {affir le nel lavoro, ma anche l’acquisizione di abilità mative action), ovvero se non avessero dimostrato di base come saper leggere, conoscere l’aritme la presenza di minoranze etniche in tutti i settori tica ed essere puntuali al lavoro. Via via che i la e in tutte le fasi del lavoro. voratori neri poveri terminavano i programmi fe Sulla base dei nuovi regolamenti, l’Equal Em derali di formazione professionale e cercavano di ployment Opportunity Commission poteva allo inserirsi nel mercato del lavoro, la loro incapa ra richiedere a tutti i sindacati di riferire se si sta cità di ottenere un impiego rese evidenti gli osta vano attenendo alle disposizioni sull’“azione po coli creati dai sindacati alla realizzazione di pa sitiva” e quindi decidere se qualche sindacato sta ri opportunità di impiego. I funzionari federali va agendo in senso discriminatorio. Se così era, non poterono continuare a ignorare pratiche che l’EEOC poteva quindi sottoporre il caso al pro minacciavano di far fallire l’impegno contro la curatore generale per avviare una causa civile nei povertà. Tuttavia, nel mettere al bando la discri confronti di coloro che avevano violato le norme. minazione dovuta all’azione sindacale nei pro Ogni procedimento legale comportava un note getti che facevano ricorso a fondi federali, il go vole impegno in termini di tempo, ma in quel pe verno federale individuò un nuovo obiettivo, chia riodo il Dipartimento della Giustizia era pieno di ramente identificabile, per gli aderenti al movi giovani legali riformisti liberal, desiderosi di per mento per i diritti civili. seguire tali reati e di premere per introdurre un L’obiettivo antisegregazionista dei program sistema di “quote” nell’attribuzione dei nuovi po mi di formazione professionale mise il governo sti di lavoro. Essi furono in grado di modellare le 872 Jill Quadagno caratteristiche delibazione positiva” creando un rigine della separazione tra le razze e di tensioni quadro di riferimento che sarebbe divenuta la ba tanto esplosive che la crisi delle nostre città ra se per misurare il conseguimento dell’ugua senta oggi la catastrofe”. glianza tra i gruppi etnici e, successivamente, tra Fin dal 1965 Martin Luther King lanciò a Chi i sessi. Nei processi che ebbero origine da que cago una campagna per i diritti civili, che si con ste iniziative i legali del Dipartimento della Giu cluse con violente controdimostrazioni di mani stizia ottennero il riconoscimento dei principi festanti bianchi e con l’abbandono della città da delibazione positiva”. parte di King. Altrove altri gruppi per i diritti ci Nel lungo periodo, il conflitto sulle discrimi vili raccolsero quella bandiera. Ad Akron una coa nazioni da parte dei sindacati scatenò una vio lizione guidata dalla National Association for thè lenta reazione contro il partito democratico, un Advancement of Colored People (NAACP) e dal risentimento che venne trasformato in appoggio Congress on Racial Equality (CORE) organizzò politico a George Wallace nel corso delle elezio una campagna porta a porta contro la mancata ni presidenziali del 1968: ciò finì per minare una approvazione da parte delle autorità cittadine di delle fondamentali basi di potere del partito. Ne una legislazione sulla casa ispirata a criteri di gli anni ottanta il fenomeno degli elettori demo giustizia. A New York la Urban League iniziò cratici divenuti reaganiani fornì un ’ importante ri una campagna per una città aperta (Open City), serva elettorale aH’amministrazione repubblica per incoraggiare gli afroamericani a cercar casa na. Tale risentimento ebbe anche il risultato di ri nei quartieri bianchi. Nel Distretto di Columbia, durre il sostegno per i corsi di formazione pro il CORE querelò un’agenzia immobiliare perché fessionale finanziati da fondi federali, ma, per offriva agli acquirenti neri le abitazioni a prezzi ironia della sorte, esso determinò una politica di maggiori rispetto ai bianchi. Il CORE esercitò “azione positiva” con il preciso mandato di ga inoltre pressioni sulla Apartment House Owners rantire pari opportunità di impiego per le mino Association del Maryland perché sostenesse leg ranze e per le donne. gi che favorissero la disponibilità senza restri zioni degli immobili. Via via che il movimento a favore di una po La politica della casa litica della casa ispirata a criteri di giustizia fa ceva passi in avanti, acquistava gradatamente for Dal New Deal agli anni sessanta, a livello fede za anche la reazione nei suoi confronti. rale la politica edilizia incoraggiava la proprietà A Detroit venne approvata un’ordinanza che della propria abitazione da parte delle famiglie impediva ogni limitazione dei diritti dei proprie bianche ma non di quelle nere. Per più di un de tari di immobili, nella quale si dichiarava che la cennio il National Committee Against Discrimi- protezione di tali diritti costituiva una precisa po nation in Housing (NCHD), una unione di asso litica dell’amministrazione cittadina. Ad Akron, ciazioni dei lavoratori e per i diritti civili, aveva nell’Ohio, i cittadini approvarono una variazio svolto una continua agitazione per una politica ne dello statuto della città, chiedendo che fosse della casa aperta a tutti. Se inizialmente il Natio sottoposta all’elettorato qualsiasi ordinanza che nal Committee era una organizzazione relativa regolasse secondo criteri razziali 1 ’ affitto o la ven mente debole, il suo bilancio annuale crebbe da dita delle proprietà. La Association of Reai Esta 18.000 dollari nel 1956 a 120.000 nel 1964 e le te Boards dell’Ohio richiese un referendum per organizzazioni che ne facevano parte da 24 a 63. l’abolizione della legge sulle abitazioni ispirata Il National Committee focalizzò i suoi attacchi a criteri di equità, mentre i legislatori dello Sta contro la politica della casa elaborata a livello fe to del Kansas rifiutarono una proposta di legge derale: “Il governo federale è il primo responsa analoga. E gli elettori di Berkeley, in California, bile della creazione di un sistema di ghetti all’o e di Seattle e Tacoma, nello Stato di Washington, Il welfare state negli Stati Uniti 873 annullarono le ordinanze sulle abitazioni ispira sformazione urbanistica, contestavano l’ubica te a criteri di equità. zione degli alloggi destinati a chi disponeva di un Dopo un decennio di resistenza e meno di una reddito basso o medio, e minacciavano di inten settimana dopo l’assassinio di Martin Luther tare causa contro l’assegnazione di case popola King — una settimana di sommosse in tutta la ri secondo criteri che perpetuavano la segrega nazione — il 10 aprile 1968 il Congresso approvò zione razziale. Il Department of Housing and Ur il disegno di legge sulla politica della casa ispi ban Development divenne un’agenzia sotto as rata a criteri di uguaglianza (Fair Housing Bill). sedio, il punto focale nel quale si concentravano Nello stesso periodo, inoltre, il Congresso varò la rabbia e lo scontento nei confronti delle que un programma per le città modello (Model Cities stioni di principio rappresentate dai diritti civili, Program), per migliorare la qualità della vita nel il problema che tormentava le città di tutta la na le zone centrali degradate delle città, e istituì un zione. nuovo Department of Housing and Urban Deve- Duramente colpito dalle accuse che lo HUD lopment (HUD, il Dipartimento per le Abitazio stesse fomentando i disordini, il suo direttore, Ro ni e lo Sviluppo Urbano). Il titolo V ili del Civil bert Weaver, creò una rete — l’Urban Tensions Rights Act del 1968 proibiva ogni discrimina Response Network — per valutare il ruolo dello zione nella vendita, nell’affitto o nel finanzia HUD nei disordini. Il Network avrebbe svilup mento per l’acquisto della maggior parte delle pato un progetto per raccogliere i dati sulle ten unità abitative, sottoponendo così milioni di abi sioni sociali, creato un archivio nel quale far con tazioni unifamigliari in possesso di persone fisi vergere le informazioni e sviluppato un sistema che alla legislazione federale che garantiva una per raccogliere le informazioni dagli ammini politica della casa ispirata a criteri di equità. La stratori a livello regionale, il tutto destinato al legge incaricava il segretario del Department of “comando supremo” dello HUD, nel quale il per Housing and Urban Development non soltanto di sonale del Dipartimento doveva ricostruire il li trattare casi specifici di discriminazione nella po vello della tensione razziale nelle aree urbane e litica delle abitazioni, ma anche di un’ ampia gam individuare il ruolo svolto nei suoi confronti dal ma di attività che implicavano “azioni positive” Department of Housing and Urban Development. contro la discriminazione. La legge obbligava Non appena gli amministratori regionali fe inoltre lo HUD a utilizzare i propri programmi cero circolare le relazioni sulla tensione sociale per ottenere la disponibilità senza restrizioni de nelle varie località, sembrò che le politiche se gli immobili e per riorientare i programmi in pre guite dallo HUD fossero, in effetti, al centro di cedenza utilizzati per migliorare le possibilità di tutti i disordini avvenuti nelle città. Nell’area di accesso alle abitazioni da parte dei bianchi, for Pittsburgh la politica di selezione degli inquilini nendo al tempo stesso soltanto una limitata di esasperò gli assegnatari sia bianchi sia neri degli sponibilità di case per i neri nelle zone centrali alloggi popolari. A New York la distribuzione dei degradate delle città. Ancora una volta le dina fondi per il programma per le città modello mi miche razziali vennero messe in moto nello svi se in contrasto afroamericani e portoricani per il luppo del welfare state. controllo di tali risorse. A Nashville, i gruppi lo In quel momento il movimento per i diritti ci cali che lottavano per i diritti civili lamentarono vili individuò nella questione della casa una com il fatto che in meno del 15 per cento dell’edilizia ponente centrale della sua attività. La National popolare si fosse operata un’integrazione razzia Urban League (NAACP) e il National Commit- le, che l’autorità cittadina che si occupava della tee Against Discrimination in Housing focaliz questione della casa impiegasse troppo pochi zarono allora le loro proteste contro il Depart afroamericani e che non avesse saputo adottare ment of Housing and Urban Development, in un piano soddisfacente per distribuire gli alloggi quanto cercavano di bloccare i progetti di tra fra gli inquilini. 874 Jill Quadagno
Di positivo vi fu che un’autostrada, prevista l’AFDC con un reddito annuo garantito per tutti per l’area della città modello, venne fatta passa i cittadini al di sotto del livello di povertà, sia oc re altrove, eliminando così un motivo di scon cupati che disoccupati. Può stupire che la propo tento per il quartiere nero. Tuttavia l’azione del sta sia stata elaborata durante l’amministrazione lo HUD venne ostacolata da un intreccio poco di un presidente generalmente considerato con governabile di programmi tipici del New Deal e servatore come Richard Nixon. Il suo Family As di interessi radicati nelle comunità locali. Le au sistale Pian (FAP) avrebbe fornito un reddito di torità locali che si occupavano delle abitazioni, base a tutte le famiglie dipendenti dall’assisten ora sottoposte all’autorità dello HUD, resistette za pubblica. In secondo luogo, il piano avrebbe ro agli sforzi condotti per migliorare la situazio permesso agli occupati di ricevere, in tutto o in ne abitativa degli afroamericani quando ciò si parte, i benefici previsti, che venivano ridotti via gnificava attuare iniziative di integrazione con i via che il loro reddito da lavoro aumentava. In quartieri abitati da bianchi. questo modo la proposta incoraggiava l’attività Ogni dimostrazione organizzata da un gruppo lavorativa, poiché ogni famiglia che godeva di un che si occupava di diritti civili scatenava una con reddito da lavoro si sarebbe trovata in una situa troreazione, poiché gli occupanti delle case po zione economica migliore rispetto a quella di una polari e le comunità suburbane moltiplicavano gli famiglia priva di tale reddito. sforzi per ostacolare l’eliminazione della segre Sebbene parlare di reddito garantito evochi gazione nella distribuzione degli alloggi. Inoltre, idee di sinistra, l’ideatore del progetto fu un eco le politiche sociali ispirate all’attuazione delle pa nomista conservatore, Martin Friedman. Il fatto ri opportunità scatenarono una reazione che ri politico che stava alla base del Family Assistan- dusse l’impegno a livello federale a favore della ce Pian era la crescita sostanziale degli assistiti politica della casa, con l’eccezione delle facilita negli anni sessanta, crescita che raggiunse il 214 zioni fiscali sulle ipoteche a favore della classe per cento. L’opinione pubblica era esasperata, le media. Le zone centrali degradate delle città fu storie di frodi legate al sistema assistenziale ab rono così lasciate a se stesse. bondavano e i politici erano sottoposti a pressio ni perché prendessero qualche iniziativa. Tra le varie proposte di riforma del welfare, quella che L’assistenza alle madri in condizioni prevedeva un reddito garantito fu la più convin disagiate cente per Nixon, poiché avrebbe spinto i benefi ciari a impegnarsi nel lavoro. Nessun programma esemplifica meglio il carat Il FAP venne approvato dalla Camera dei rap tere razzialmente discriminatorio del welfare sta presentanti, e sembrava godere di un forte con te americano dell’Aid to Families with Depen- senso al Senato. Tuttavia il disegno di legge non dent Children (AFDC), che è stato abolito nel venne mai approvato dalla Commissione Finan 1996. I conservatori lo avversavano sostenendo ze del Senato e due anni dopo un disegno di leg che scoraggiasse la ricerca del lavoro e la for ge pur sostanzialmente modificato venne respin mazione di famiglie stabili, e che incoraggiasse to. E rivelatore considerare le forze che affossa le nascite illegittime; i progressisti ritenevano che rono il FAP. Da una parte vi furono i rappresen le regole per individuare i beneficiari finissero tanti degli stati del Sud, che temevano l’impatto per stigmatizzare le donne, costringendole ad ac che un sistema di redditi garantiti avrebbe avuto cettare i lavori più umili che fornivano redditi al sull’offerta di lavoro al Sud. In quegli stati, in di sotto del livello di povertà, e infine che i be fatti, dove i salari erano bassi, molti avrebbero ri nefici del programma non assicurassero uno stan cevuto un reddito più alto ricorrendo ai benefici dard di vita accettabile. All’inizio degli anni set minimi garantiti dal FAP ai disoccupati che non tanta gli Stati Uniti giunsero quasi a sostituire lavorando a tempo pieno. Di conseguenza il nu Il welfare state negli Stati Uniti 875 mero delle famiglie con i requisiti necessari per e politici erano garantiti formalmente (anche se rientrare nel FAP sarebbe stato enorme. Soltan non sostanzialmente) dal Civil Rights Act del to nel Mississippi, il 35 per cento della popola 1964 e dal Voting Rights Act del 1965. Ma quel zione sarebbe rientrato nel programma. li che Marshall definisce diritti sociali finirono Un’altra forza di opposizione al progetto era per impantanarsi nella palude del conflitto raz costituita dalle donne degli stati del Nord, che ri ziale, dal momento che i programmi di lotta alla cevevano benefici assistenziali più alti del livel povertà determinarono una reazione ostile da par lo minimo previsto dal progetto e che temevano te dei bianchi. Questa reazione fornì la giustifi una riduzione delle entrate. Per ironia della sor cazione politica per un arretramento del welfare te, dopo la sconfitta del FAP la maggior parte de state. gli stati intraprese la via dei tagli sostanziali ai Il conflitto razziale ebbe anche un ruolo im benefici assistenziali e ridusse drasticamente il portante nell’indebolire il movimento sindacale numero di coloro che potevano accedere ai sus e ridurre il suo sostegno nei confronti del welfa sidi. L’unico episodio in senso positivo che si ve re state. Il fallimento dei lavoratori nel sostenere rificò parecchi anni dopo, come conseguenza di compattamente il welfare state fu il risultato di questo sforzo fallito volto a riformare radical tensioni razziali che emersero con i programmi mente il welfare, fu l’introduzione del credito di formazione professionale e nell’attuazione del d’imposta sul reddito da lavoro (Earned Income la politica della casa. I sindacati dei lavoratori Tax Credit), che fornisce un sussidio alle fami specializzati si opposero ai programmi federali glie povere che godono di redditi da lavoro. di formazione professionale poiché tali pro grammi non soltanto offrivano un’alternativa al l’apprendistato gestito dai sindacati, ma diven La questione razziale e le teorie della specifi nero anche lo strumento attraverso il quale il go cità americana verno poteva esercitare pressioni sulle loro orga nizzazioni perché attuassero iniziative volte al I politologi che cercano di delineare il vasto pa l’integrazione razziale. Sul lungo periodo le con norama della politica americana evitano regolar seguenze furono dannose per la vitalità del mo mente di spiegare in che modo la disuguaglian vimento sindacale. Adottando l’insostenibile po za razziale abbia rimodellato le istituzioni socia sizione di difesa delle politiche razziste, i sinda li, economiche e politiche americane. Morone, cati dei lavoratori specializzati indebolirono la per esempio, sostiene che la dinamica centrale solidarietà sindacale e fornirono all’amministra della società americana è stata l’espansione del zione repubblicana un’arma per ulteriori attacchi la burocrazia statale e la conseguente spinta de alle prerogative sindacali. mocratica volta a limitare questa minaccia alla li La tensione razziale fiaccò le energie della bertà del cittadino10 11. Secondo Bumham, tale di classe lavoratrice anche in un’altra maniera più namica centrale è invece rappresentata dal man sottile. Negli Stati Uniti la politica delle classi la cato sviluppo dei partiti politI ici11, mentre per voratrici è stata elaborata all’interno delle co Phillips dalla crescita della concentrazione della munità di provenienza piuttosto che nei luoghi di ricchezza12. lavoro. Dagli anni trenta fino a oggi, alti livelli di Il problema reale che orientò le politiche so concentrazione razziale nei diversi quartieri han ciali verso la “Guerra alla povertà” fu quello di no eroso i presupposti per l’elaborazione, da par istituire una democrazia completa. I diritti civili te delle classi lavoratrici, di una politica basata
10 James Morone, The Democratic Wish, New York, Basic Books, 1990. 11 Walter D. Bumham, Critical Elections and the Mainsprings of American Politics, New York, W.W. Norton, 1970. 12 Kevin Phillips, The Politics of Rich and Poor, New York, Random House, 1990. 876 Jill Quadagno sull’integrazione razziale. Tuttavia quando il go ve relazioni tra i diversi grappi etnici finì per in verno federale cercò di attuare una politica della trecciarsi in maniera inestricabile con la struttura casa basata sull’integrazione razziale, la resi stessa della Great Society, il sostegno ai pro stenza a tali programmi indebolì F appoggio eser grammi sociali finì per implicare il sostegno al citato dai lavoratori nei confronti della politica l’integrazione razziale. Significò inoltre che chi si della casa condotta a livello nazionale. Il risulta opponeva all’intervento governativo nell’interes to fu la crescita della segregazione razziale nei se dei diritti civili, si opponeva allora anche ai pro ghetti delle città e l’ulteriore isolamento della po grammi sociali che contribuivano a rafforzarli. polazione nera povera. Negli anni sessanta gli Stati Uniti si posero La creazione di ghetti nelle città ha a sua vol sulla via per risolvere il “dilemma americano” e ta isolato i leader politici neri, impedito loro di portare a termine i compiti ancora non realizza ottenere fondi federali destinati alle città e di ti. Tuttavia le politiche attuate in quel turbolento strutto i presupposti per più ampie alleanze poli decennio, invece di garantire finalmente tutti di tiche tra gli abitanti delle zone centrali degrada diritti democratici a tutti i cittadini, lasciarono la te delle città e quelli delle periferie urbane. Co spiacevole eredità di un rammarico per “quello sì, quando il governo federale abbandonò gli sfor che avrebbe potuto essere”. zi volti all’integrazione razziale nelle periferie, 1 programmi destinati ai quartieri neri, che iniziò una nuova epoca per le politiche razziali, avrebbero potuto fornire un precedente per in basata sull’isolamento e sulla concentrazione del terventi più ampi nei centri degradati delle città la popolazione povera. e avrebbero potuto impedire quella spirale di de L’avversione dell’opinione pubblica nei con clino così spiacevolmente evidente per gli osser fronti della maggior parte dei programmi contro vatori di ogni collocazione politica, finirono in la povertà implicava soltanto in minima misura vece per essere coinvolti nello sforzo volto all’e un’opposizione nei confronti dell’intervento go stensione dei diritti politici agli afroamericani. E vernativo in quanto tale. Piuttosto, la riduzione ciò rappresentò la loro rovina. La nazione, inve dell’intervento del governo divenne la parola ce di rispondere alla necessità di posti di lavoro, d’ordine nel momento in cui i programmi di as di abitazioni e di servizi sociali, che la migrazio sistenza sociale finirono per collegarsi alle ini ne della popolazione nera aveva fatto sorgere nei ziative per le pari opportunità. centri urbani, voltò le spalle alle città. Più precisamente, negli anni sessanta si assi I programmi di formazione professionale stette a una ridefinizione dei contenuti del libe avrebbero potuto divenire l’elemento trainante di ralismo. Al posto dell’ intervento del governo vol una politica di piena occupazione. Avrebbero po to al bene pubblico, l’elemento caratterizzante il tuto stabilire una collaborazione con il governo nuovo liberalismo — l’uguaglianza fra le razze federale e dare ai sindacati una solida base per — costituì la premessa dell’intervento del go l’elaborazione delle proprie strategie politiche a verno a favore dei diritti civili. Ciò significò che livello nazionale. Al contrario, la formazione pro la lotta per le pari opportunità finì per permeare fessionale divenne la causa di una micidiale guer tutte le questioni attinenti la politica sociale. Qua ra alTintemo del movimento sindacale e tra la si ogni programma sociale — il welfare, la for voratori qualificati e afroamericani, tale da acce mazione professionale, gli interventi nei quartie lerare il declino del sindacalismo. L’ironia insita ri neri, la politica della casa — divenne più di un nell’esito di questa vicenda storica è che la na semplice ingrediente del welfare state, da soste zione che più aborrisce ogni tipo di sovvenzione nere o attaccare a seconda se si era a favore del governativa fa meno di ogni altra per preparare i l’intervento governativo (i progressisti) o contro suoi cittadini al lavoro. di esso (i conservatori). I fondi per la casa, che per un breve periodo Piuttosto, dal momento che la creazione di nuo vennero destinati ai centri degradati delle città, Il welfare state negli Stati Uniti 877 avrebbero potuto migliorare la qualità e accre re al livello dei valori di quello che Myrdal13 de scere la quantità dell’offerta di abitazioni su sca finì il credo americano, che comporta la creazio la nazionale. Tuttavia la reazione di carattere raz ne di una nazione in grado di garantire non sol ziale, che si produsse nel momento in cui la que tanto la libertà, ma anche i diritti democratici — stione dell’integrazione finì per legarsi alla poli il diritto al lavoro, il diritto di partecipare attiva tica della casa, indebolì l’appoggio dell’opinio mente alla politica e il diritto alla sicurezza eco ne pubblica nei confronti dell’elaborazione di una nomica. Sono questi i compiti che ancora atten politica della casa a livello nazionale. dono la nazione. Le lacune nell’agenda della politica interna Jill Quadagno americana nascono dalla sua incapacità di vive [traduzione dall’inglese di Paolo Ferrari]
13 John Myrdal, An American Dilemma, New York, McGraw Hill, 1989.
STUDI PIACENTINI Rivista dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea Sommario del n. 22,1997
Saggi/Storia locale G. Luigi Molinari, Analisi del voto nella provincia piacentina nel Novecento
Saggi/Storia nazionale Gerhard Schreiber, Crimini di guerra tedeschi in Italia; Mia Füller, / progetti fascisti per la città coloniale di Addis Abeba e per il quartiere Eur ’42; Enrico Serra, Libri e documenti nel cinquan tenario della Liberazione; Guido Valabrega, Aspetti e problemi della storiografia israeliana
Saggi/ll contenzioso con le ex colonie Angelo Del Boca, Gli obblighi dell’Italia nei confronti dell’Etiopia e delia Libia; Nicola Labanca, Solo politica? Considerazioni su contenzioso post-coloniale e decolonizzazione a partire da al cuni studi recenti; Idris, Tayeb Lamine, Libia e Italia: il futuro sui rottami del passato; Takeste Ne gasti, Alcune considerazioni sulle relazioni ¡tato-africane
Testimonianze Gianfranco Fazzini, Paria un testimone a 50 anni dalla strage: Mogadiscio 11 gennaio 1948: la caccia agli italiani; Marcella Cafiero, Tripoli fra Storia e storia. Ricordi di una Piccola Italiana
Rassegna bibliografica Lina Maria Calandra, Culture dell’Alterità. Il territorio africano e le sue rappresentazioni; Stefa no Tomassini, Le aporie dei cambiamenti. Uno studio recente sugli anni della nostra repubblica
Schede, a cura di Angelo Del Boca, Richard Pankhurst, Massimo Romandini STORIA AMMINISTRAZIONE COSTITUZIONE Annale dell’Istituto per la scienza deN’Amministrazione pubblica Sommario del n. 6,1998
S tudi
I classici Friedrich Murhard, Amministrazione dello Stato', Ewald Grothe, Friedrich Murhard: un precurso re della scienza dell’amministrazione?
I temi Fabrizio Rossi, La fiducia preventiva nel sistema statutario-, Pietro Causarano, L’organizzazione e gli impiegati del Comune di Firenze nel primo ventennio postunitario', Fernanda Mazzanti Pe pe, Il movimento per le autonomie locali e il decentramento amministrativo nell’ultimo decennio dell'Ottocento', Giuseppe Astuto, Commissariato civile e amministrazioni comunali nella Sicilia di fine secolo; Mari uccia Salvati, Rotary e storia d'Italia fra le due guerre
Le immagini Roberto Martucci, Vicende costituzionali e numismatica nell’Italia dell’Ottocento
S trumenti
Gli Istituti Enrique Orduna Rebollo, La storia dell’amministrazione negli istituti spagnoli di formazione dei funzionari
Le rassegne Manuela Cacioli, La letteratura e la bibliografia sulle fonti e sugli archivi
La ricerca Rod A.W. Rhodes, Uevoluzione del governo centrale in Gran Bretagna: il programma Whitehall dell’ESRC
Le recensioni, a cura di Piero Aimo, Giuseppe Astuto, Elisabetta Colombo, Paolo Colombo, Fe derico Lucarini, Anna Gianna Manca II Mediterraneo e i limiti della potenza americana
Giampaolo Valdevit
Anni cinquanta. Una superpotenza — gli Stati rea gli Stati Uniti avrebbero avvertito la man Uniti — sta spostando fuori dall’Europa quelle canza di condizioni di sicurezza nelle varie peri che sono state definite “le frontiere dell’interes ferie del sistema euroatlantico, predisponendosi se americano”1. L’area in questione è il teatro me a controllarle con l’intenzione di integrarle in es diterraneo, un teatro che rispetto alla competi so. Parallelamente, stando sempre al paradigma zione bipolare è in larga misura un’area grigia, di Leffler, la percezione della minaccia sovieti attraversata da frontiere nazionali nonché da fron ca, da realistica qual era originariamente, avreb tiere imperiali, queste ultime in corso di drastica be assunto carattere esagerato quando non esa ridefinizione. sperato; l’originale reaction, sostanzialmente Sotto questo profilo si tratta di un terreno di commisurata alla sfida, sarebbe trascesa in over- elezione per verificare quanto sia adeguato il pa reaction', la cautela iniziale si sarebbe trasforma radigma interpretativo adoperato negli ultimi an ta in insensatezza. ni per analizzare la politica estera americana, che E nel complesso evidente, e lo si è segnalato si è articolato attorno alla coppia sicurezza na in varie sedi, che un paradigma del genere è co zionale-preponderanza di potere. Com’è ormai struito sull’asse delle relazioni fra Stati Uniti e largamente noto, questo paradigma sorregge Unione Sovietica, cioè attorno al nodo della guer l’ampia ricostruzione della politica estera ameri ra fredda, a quello che è stato un elemento di con cana negli anni di Truman (1945-1952) realizza tinuità in parte della seconda metà di questo se ta alcuni anni fa da Melvyn P. Leffler2. colo. Che la rottura di tale continuità a partire dal Leffler lo ha ripreso in un’altra sua opera più 1989-1990 avrebbe prodotto un qualche divi recente, di taglio divulgativo3, per sostenere la te dendo anche sul piano del dibattito storiografico si di una sostanziale continuità della politica este era un’aspettativa alimentata da più parti, ma è ra americana lungo tutto il corso degli anni cin solo ora che si comincia a coglierlo. In altre pa quanta. In altre parole, dopo aver esercitato nel role, non è più tanto la correlazione delle forze l’immediato dopoguerra una preponderanza di (fra Stati Uniti e Unione Sovietica) che si conti potere in Europa, allo scopo di contenere la mi nua esclusivamente ad osservare. Assai più rile naccia che l’Unione Sovietica portava alla sicu vante appare invece la costruzione di un ’ altra con rezza nazionale americana, dopo la guerra di Co tinuità che, nonostante i ricorrenti proclami sul
1 Donald W. White, The American Century. The Rise and Decline of the United States as a World Power, New Haven, Yale Up, 1997, p. 19. 2 Melvyn P. Leffler, A Preponderance of Power. National Security, the Truman Administration, and the Cold War, Stanford, Stanford Up, 1992. 3 M.P. Leffler, The Specter of Communism. The United States and the Origins ofthe ColdWar, 1917-1953, New York, Hill&Wang, 1994, pp. 119 sg.
‘Italia contemporanea”, dicembre 1998, n. 213 880 Giampaolo Valdevit declino americano, non sembra prossima all’e niti come i determinanti esterni della politica este pilogo: l’egemonia americana. ra americana. Non è che siano da ignorare i de A tal fine non si tende esclusivamente a mi terminanti interni, ma in questi è da distinguere surare il potere, a stabilire quanto potere stia a quanto vi fosse di preconcetto — di ideologico, disposizione dell’uno o dell’altro dei due com se vogliamo — da ciò che invece “rispondeva al petitori mondiali; piuttosto oggi si preferisce ana la percezione di minacce e di mutamenti nel lizzare gli usi del potere e ciò, ovviamente, com l’ambiente internazionale”6. porta anche un discorso sui limiti del potere. Non Se dunque la storiografia del dopo guerra fred è che la moda del revisionismo storiografico ci da si dedica in primo luogo a riposizionare gli stia riportando d’un balzo all’indietro, al punto Stati Uniti nell’ambiente intemazionale rispetto in cui si era rimasti trent’anni fa, a quei limits of alla competizione bipolare con l’Unione Sovie power, che era il titolo di un saggio dei Kolko4, tica, l’area mediterranea è un ambiente rispetto al quale arrise notevole fortuna editoriale. I li al quale non sono mancate esperienze di ricerca miti di cui si sta parlando ora non sono correla in tale direzione. Ora altre vengono ad aggiun ti ad un progetto di dominio mondiale, come vo gersi in gran parte ad opera di studiosi italiani, levano i Kolko; si tratta piuttosto di autolimita che prendono in esame le relazioni degli Stati zioni o, in altri casi, di limiti posti dagli stessi in Uniti sia con gli stati dell’area mediterranea sia terlocutori (più che dagli antagonisti) degli Sta con le potenze esterne ma tradizionalmente pre ti Uniti. senti in essa (Gran Bretagna e Francia) sia, infi Nessuno vuole ovviamente dimenticare che è ne, con chi — l’Italia — ambiva a recuperare il esistito un confronto diretto fra Stati Uniti e Unio ruolo che le era stato precluso per effetto della ne Sovietica; ma è, per così dire, di una presen sconfitta7. Va subito aggiunto che siamo di fron za onnivora della guerra fredda che ci si sta ve te a studi di carattere molto analitico, spesso co locemente sbarazzando. Quanto al modo in cui struiti grazie a ingredienti tradizionali (fra questi vengono ricalibrati gli interrogativi, non è dato pars magna è quella che agli studiosi di relazio fino ad ora di cogliere atteggiamenti uniformi, ni intemazionali è nota con l’acronimo Frus e anche se in uno degli interventi più acuti nel di cioè la serie dei volumi intitolati Foreign Rela- battito storiografico si è intravista la possibilità tions ofthe United States) e privilegiando netta di coniugare quegli approcci (realista, progressi mente l’interazione sia fra governi sia fra appa sta, internazionalista) che in passato si sono an rati burocratici americani. che aspramente contrapposti5. Sta comunque il fatto che già in uno di questi In ogni caso, quanto più ora conta è il riposi titoli, Ombre di guerra fredda, a cura di Antonio zionare gli Stati Uniti nell’ambiente intemazio Donno, si rende evidente il ridimensionamento nale; il che equivale soprattutto a saper indivi che il contesto della guerra fredda ha subito. In duare le specificità dei contesti nei quali essi si realtà, nella ventina di saggi che si susseguono in sono trovati ad agire, a considerare i situational più di settecento pagine, le ombre non hanno sem factors, cioè quelli che vengono altrimenti defi pre lo stesso spessore. Ma va subito detto che sa-
4 Gabriel e Joyce Kolko, / limiti della potenza americana. Gli Stati Uniti nel mondo dal 1945 al 1954, Torino, Einaudi, 1975 [The limits of power, New York, Harper & Row. 1972]. 5 Michael H. Hunt, The Long Crisis in U.S. Diplomatic History, ora in Michael J. Hogan (a cura di), America in the World. The Historiography of American Foreign Relations since 1941, New York, Cambridge Up, 1995, pp. 122-23. 6 Richard H. Immermann, Confessions of an Eisenhower Revisionist: an Agonizing Reappraisal, “Diplomatic History”, voi. 21, 1990, n. 3, p. 323, e anche M.H. Hunt, The Long Crisis, cit., p. 117. 7 Si tratta di Antonio Donno (a cura di), Ombre di guerra fredda. Gli Stati Uniti nel Medio Oriente durante gli anni di Ei senhower (1953-1961 ), Napoli, Esi, 1998; di Elena Calandri, Il Mediterraneo e la difesa dell’Occidente 1947-1956. Eredità imperiali e logiche di guerra fredda, Firenze, Il Maestrale, 1997; di Alessandro Brogi, L'Italia e l'egemonia americana nel Mediterraneo, Firenze, La Nuova Italia, 1996. Il Mediterraneo e i limiti della potenza americana 881 rebbe assurdo aspettarsi un risultato diverso da temazionali, come se a questi fosse richiesto di to il carattere del volume, che del resto mette as studiare il passato allo scopo di prescrivere le ri sai utilmente assieme, e quindi a confronto, espo cette affinché si possano evitare, nel presente, er nenti di varie storiografie nazionali oltre a quel rori che è fin troppo facile attribuire ai protago la italiana. nisti di ieri11. C’è dunque ancora chi, quest’ombra, continua Più della guerra fredda (o delle sue ombre) la a vederla molto fitta e ad attribuire perciò agli minaccia che gli Stati Uniti si trovano di fronte è Stati Uniti la volontà di fare dei paesi arabi il fat l’instabilità dei regimi medio-orientali. Ma si tore di contenimento di una minaccia generaliz stenta a vedere, da parte americana, un qualcosa zata di infiltrazione sovietica, volontà che sareb che possa essere definito come risposta organica be stata la “stella polare” del segretario di Stato a tale situazione, ovvero un progetto volto a crea americano, John FosterDulles8. Una politica mio re condizioni di sicurezza interna, anche se i do pe, la si definisce e, soprattutto nel saggio di Biel- cumenti americani già dagli ultimi anni quaran lo9, la si giudica con mano pesante: incapacità di ta abbondano in riferimenti al carattere “vitale” “reale comprensione dei problemi”, cronica de del Medio Oriente ai fini della sicurezza nazio ficienza di esperti nel Dipartimento di Stato, ina nale. Indicazioni del genere non mancano nel vo deguatezza, cecità. Da qui si passa al rimprove lume curato da Donno. Ad esempio, come spie ro — quanto meno curioso — di non aver reagi gano Reich ed Erickson, nella crisi iraniana del to con la “dovuta vigoria” all’annuncio della for 1951 gli Stati Uniti non intervengono a boicotta nitura di armi cecoslovacche all’Egitto nell’otto re il petrolio iraniano (che è stato nazionalizza bre 1955, e in generale di non aver capito ciò che to) per timore che ciò possa provocare condizio prima di tutto si doveva fare in Medio Oriente: ni di caos economico e sociale, destabilizzazio non contrapporsi all’Unione Sovietica ma attrar ne, creando opportunità di intervento a chi ne è re alleati10. l’unico e tradizionale beneficiario, cioè l’Unio Non vorrei indulgere alla moda della dietro ne Sovietica12. logia, ma conclusioni di tal fatta sembrano rive E fuor di dubbio che un modello analitico del lare 1’esistenza di una riserva mentale: l’onnipo genere sia desunto dal l’esperienza compiuta in tenza americana, onnipotenza potenziale sì ma Europa a guerra finita. Ma quando, soprattutto alle volte sprecata a causa, appunto, di miopie, nelle fasi di crisi, lo si applica al Medio Oriente, inadeguatezze e via di questo passo. Da analisi fra i due momenti (il challenge e il responsé) man del genere è facile propendere verso la deplora ca quella successione diretta che è invece tipica zione per ciò che si sarebbe dovuto fare e non si dell’esperienza europea. Da vari saggi contenuti è fatto: un atteggiamento che in effetti è stato più nel volume si può infatti giungere agevolmente volte rimproverato agli studiosi di relazioni in alla conclusione che, nei confronti del mondo ara-
8 È un’interpretazione che colgo nei saggi — tutti nel volume di A. Donno (a cura di), Ombre di guerra fredda, cit., — di Mo nica Lagazio, Il Paltò di Baghdad. Conflittualità regionali e strategia globale nella politica di sicurezza americana in Medio Oriente (1953-1956), pp. 189-218; A. Donno, Le relazioni tra Stati Uniti e Israele dal 1953 alla crisi di Suez, pp. 243-283; Daniele De Luca, Una legge, due giustizie. L'Amministrazione Eisenhower, le Nazioni Unite e il ritiro israeliano dal Sinai e da Gaza, pp. 563-624. Daniele Biello, Gli Stati Uniti tra bipolarismo e polarizzazione. La diplomazia americana ne! Medio Oriente e la Dottrina Eisenhower, in A. Donno (a cura di), Ombre di guerra fredda, cit., pp. 625 sg. 10 D. Biello, Gli Stati Uniti tra bipolarismo e polarizzazione, cit. 11 Esemplari al riguardo sono le osservazioni di Anders Stephanson, Commentary: Ideology and Neorealist Mirrors, “Diplo- matic History”, voi. 17, 1993, n. 2, p. 287. Si tratta in ogni caso di atteggiamenti individuali, tali comunque da non inficiare 11 valore complessivo del volume che, attraverso una lettura trasversale, offre la possibilità di mettere a fuoco alcuni aspetti cruciali della politica estera americana. 12 Bernard Reich, Mitchell D. Erickson, La politica petrolifera degli Stati Uniti in Medio Oriente durante l’Amministrazione Eisenhower, in A. Donno (a cura di). Ombre di guerra fredda, cit., p. 124. 882 Giampaolo Valdevit bo, che pure è considerato un mondo nel com Uniti abbiano pur sempre appreso qualcosa: la plesso instabile, da parte americana ci sia, quan fatuità di quell’assunto che già dall’ultimo scor to meno nella prima metà degli anni cinquanta, cio della guerra era presente nella pianificazio una propensione al non fare piuttosto che al fa ne della politica estera americana, cioè l’aspet re, ad agire da osservatori assai più che da po tativa di poter incanalare il nazionalismo arabo tenza interventista in nome di generali postulati verso un atteggiamento filo-occidentale. Peral di sicurezza nazionale. tro non è che ciò preluda a una linea di condot Certo, come conseguenza della crisi di Suez, ta in qualche modo definitiva: il che è indice del nel gennaio 1957 il modello analitico che si è det limite tout court di un’amministrazione, i cui to viene sostanzialmente incorporato nella dot maggiori esponenti (Eisenhower, Dulles) erano trina Eisenhower, con la quale gli Stati Uniti si partiti con la baldanzosa promessa di poter at impegnano a bloccare atti di “aggressione diret trezzare gli Stati Uniti a reggere la sfida sovie ta” di matrice comunista. Ma al riguardo è assai tica sul lungo periodo. pertinente l’osservazione di Lesch, a giudizio del Se dunque l’atteggiamento americano verso il quale essa serviva in primo luogo a isolare Nas- nazionalismo arabo compie oscillazioni molto ser, cioè non tanto un puppet sovietico ma l’e ampie, la stessa definizione della minaccia so sponente di un nazionalismo arabo radicale, nel vietica in Medio Oriente corrisponde al movi quale si vedeva prima di tutto un fattore di divi mento del pendolo. Quella che De Luca defini sione all’interno del mondo arabo13. Paradossal sce come “diplomazia armata”15, sperimentata mente, poi, nel corso della crisi siriana del 1957, nell’invio dei marines in Libano nel luglio 1958, la resistenza nei confronti dell’Unione Sovietica è un episodio non una strategia, un episodio per verrà proprio da parte egiziana e siriana, cioè dai di più nel quale gli Stati Uniti agiscono con le temuti promotori dell’opera di infiltrazione so mani legate dal leader libanese Camille Cha- vietica: si tratta di un insegnamento che gli Sta moun. ti Uniti saranno pronti a cogliere14. Fra l’altro, uno scenario del genere è tutt’al Da quelli che appaiono i contributi più matu tro che infrequente nel corso degli anni cinquan ri ed equilibrati (Lesch, Hahn) veniamo condot ta. Il volume curato da Donno illustra una quan ti al problema centrale per gli Stati Uniti nel Me tità di casi in cui gli Stati Uniti non solo si tro dio Oriente: il nazionalismo arabo. Nei suoi con vano a dover reagire alle iniziative degli attori lo fronti è difficile cogliere continuità e coerenza cali, ma spesso stentano ad articolare una rispo nella linea di condotta americana, che oscilla sta. Ad esempio, i prodromi della crisi di Suez piuttosto fra due estremi: una visione del nazio nascono dall’iniziativa di Israele, che avverte di nalismo arabo come strumento di penetrazione essere relegato ad un ruolo del tutto marginale e sovietica nel Medio Oriente o al contrario come reagisce disturbando, con i raid su Gaza, rac fattore di resistenza ad essa. Soltanto sul finire cordo sulla base di Suez raggiunto nel 1954 fra degli anni cinquanta, dopo molto girovagare ap Egitto e Gran Bretagna alla fine di una trattativa punto, si arriverà a individuare la possibilità di estenuante. Dopo di che, l’iniziativa resta anco stabilire col nazionalismo arabo una limitata ra nelle mani degli attori locali: dell’Egitto in compatibilità. Verrebbe in ogni caso da conclu nanzitutto, che prima reagirà ricorrendo all’U dere che nel corso degli anni cinquanta gli Stati nione Sovietica come potenza fornitrice di armi
13 David W. Lesch, La Siria e l’Amministrazione Eisenhower. L'inizio di una relazione antagonistica, in A. Donno (a cura di), Ombre di guerra fredda, cit., p. 300. 14 D.W. Lesch, La Siria cit., pp. 305 sg.; Peter L. Hahn, Gli Stati Uniti e l’Egitto (1953-1961 ), in A. Donno (a cura di), Om bre di guerra fredda, cit., pp. 332 sg. 15 D. De Luca, La diplomazia armata. Gli Stati Uniti e la crisi giordana e libanese (1957-1958), in A. Donno (a cura di), Om bre di guerra fredda, cit., pp. 651-86. Il Mediterraneo e i limiti della potenza americana 883 e poi farà naufragare i tentativi di Dulles di di no le accelerazioni ed operano in genere entro stoglierlo dalla prospettiva del riarmo16. ' tempi brevi, il che provoca di frequente uno spiaz In altre parole, gli attori locali hanno un pote zamento ai danni degli Stati Uniti. Solo per cita re di interdizione sulle iniziative degli Stati Uni re un esempio, Dulles nella primavera del 1956 ti. Se poi volessimo allargare lo sguardo su un’al avrebbe preferito che l’offerta americana di fi tra potenza mediterranea (e balcanica), che non nanziare la costruzione della diga di Assuan “ap viene invece considerata in questo volume (la Ju passisse sulla vite”19. Invece si trovò, appunto, goslavia), non sarebbe difficile trovare forti ana spiazzato dall’improvvisa decisione di Nasser di logie nel comportamento degli Stati Uniti che per nazionalizzare la compagnia del canale di Suez. gran parte degli anni cinquanta tentano di far coo Infine, per capire l’atteggiamento americano, perare la Jugoslavia alla difesa dell’Occidente, va tenuto presente che, da parte degli Usa, viene con un’alterna fortuna che dipende, il più delle comunque definita una gerarchia di interessi. La volte, dalle iniziative di Tito17. Infine, quanto al si coglie meglio che altrove nelle pagine di Ele le relazioni con Israele, nel volume curato da Don na Calandri20, la quale ripropone un dato che sem no si tende per lo più a suffragare una tesi sulla bra ormai sostanzialmente acquisito dalla storio quale si sta stabilendo una sorta di consenso sto grafia americana: il Medio Oriente non gode in riografico: la tesi che fino alla fine degli anni cin distintamente dello stesso valore strategico per quanta gli Stati Uniti non svilupparono quella gli Stati Uniti, i quali pongono al vertice delle special relationship che sarebbe stata tipica dei priorità il rafforzamento del cosiddetto northern decenni successivi18. tier (e della Turchia soprattutto). Nell’analizza- Se dunque gli Stati Uniti ci appaiono spesso, re le relazioni fra Stati Uniti e Turchia, l’autrice dalle pagine di questo volume, come una super- ci conduce in uno scenario che nella sostanza è potenza incoerente, indecisa quando non rilut più occidentale che medio-orientale. Fra questi tante, vale la pena cercare di capirne fino in fon due partner è in atto a pieno titolo quella logica do il perché. Non si tratta genericamente di in dell’alleanza, che si può agevolmente ritrovare capacità o di incompetenza, come tendono a con nel rapporto fra Stati Uniti e Italia, e dovunque cludere alcuni autori. Piuttosto, all’origine di ta l’interlocutore locale degli Stati Uniti agisca in li atteggiamenti sta, oltre a quanto già si è detto, condizioni di debolezza: l’intervento americano, anche ciò che si potrebbe definire come un di che si manifesta soprattutto in termini di aiuto verso rapporto con il fattore tempo per gli Stati economico e di sicurezza, diventa un “test di po Uniti e per i paesi dell’area medio-orientale. I polarità” per la leadership locale21, che ne bene primi hanno bisogno di tempi lunghi per porre in ficia sotto il profilo della legittimazione e quindi atto i propri progetti; come si è detto, Eisenhower della stabilità. si proponeva di mettere gli Stati Uniti nelle con Lo rivela a chiare lettere il commento del dizioni di poter reggere alla sfida sovietica over l’ambasciatore americano ad Ankara sulle rea the long haul, e lo stesso vale per la politica che zioni turche all’annuncio della dottrina Ei- la sua amministrazione condusse nel Medio senhower. Egli segnala “la convinzione [che es Oriente. Al contrario, i leader locali preferisco sa] significherà per la Turchia un massiccio au-
16 A. Donno, Le relazioni, cit., pp. 264 sg.; P. Hahn, Gli Stati Uniti e l'Egitto, cit., pp. 314 sg. 17 Lorraine M. Lees, Keeping Tito Afloat. The Uniteci States, Yugoslavia, and thè Colà War, Univ. Park PA, The Pennsylvania State Up, 1997. 18 Si veda la tavola rotonda ospitata in “Diplomatic History”, voi. 22, 1998, n. 2 e in particolare l’intervento di Yaakóv Bar- Siman-Tov, The United States and Israel since 1948: A “Special Relationship" ?, pp. 231-62. 19 P. Hahn, Gli Stati Uniti e l’Egitto, cit., p. 318. 211 Le relazioni Tra Stati Uniti e Turchia (1954-1960), in A. Donno (a cura di), Ombre di guerra fredda, cit., pp. 343-88. 21 E. Calandri, Le relazioni tra Stati Uniti e Turchia, cit., p. 573. 884 Giampaolo Valdevit mento di aiuti economici. [_] L’uomo della stra ti Uniti nel contesto mediterraneo. Per la Gran da ha trovato in tale prospettiva uno sprazzo di Bretagna, in particolare, il Medio Oriente è un luce in un panorama altrimenti deprimente. Qua concetto geostrategico: il luogo in cui proiettare lunque sia la penuria del giorno — uova, chero la propria potenza in funzione sostanzialmente sene, pane, casa, benzina, ecc. — tutto andrà be antisovietica. Non dissimile è la concezione fran ne non appena saranno arrivati i nuovi aiuti ame cese, anche se il Mediterraneo occidentale è so ricani”22. prattutto un’area di raccordo. Gli Stati Uniti ini In realtà, si tratta di prospettive illusorie e, già zialmente accettano siffatte definizioni di inte dalla metà degli anni cinquanta, si manifesterà a ressi, anche “supinamente” per quanto si riferi Washington un conflitto fra chi fa prevalere le sce alla Francia24. Ma lo fanno — cosa che non esigenze della sicurezza in Turchia (che chiedo sempre viene messa adeguatamente in luce — no di continuare gli aiuti militari su ampia scala) perché allora a Washington viene definita una ge e chi invece guarda all’obiettivo della stabilità rarchia di interessi, che stabilisce una netta prio economica, che invece dovrebbe indurre a ridi rità: la ricostruzione di condizioni di stabilità e mensionare le forze armate turche. Ma, come sot di sicurezza in Europa. Con un’unica eccezione: tolinea Calandri, il dilemma resta tale, perché ri la garanzia per gli Usa di poter usare le basi in durre l’aiuto militare significherebbe mettere in Marocco nel quadro di quella pianificazione d ’e dubbio la garanzia di sicurezza americana. Alla mergenza, che prevede un attacco sovietico al fine, la logica dell’alleanza lega le mani agli Sta l’Europa. In tale contesto la difesa del Medio ti Uniti, che si troveranno ad aver creato “un eser Oriente viene affidata alla Gran Bretagna. cito da colpo di stato”, in altre parole ad aver in Per le due potenze europee si pone, evidente trodotto in Turchia un’ulteriore fonte di instabi fin dall’inizio, un problema: la carenza di risor lità. se. E perciò che la Gran Bretagna spinge ripetu Ecco dunque i situational factors, le peculia tamente per un più ampio coinvolgimento nel Me rità locali alle quali vanno riferiti i processi de dio Oriente degli Stati Uniti, che però si dimo cisionali in atto a Washington: instabilità in pri strano disposti ad intervenire semmai nel quadro mo luogo, ma anche capacità di interdizione da di iniziative multilaterali. Dopo la guerra di Co parte di attori minori, movimenti inerziali che rea, la revisione imposta alla politica estera ame sfuggono alla capacità di controllo della super- ricana non manca di ripercuotersi nel teatro me potenza, disomogeneità sostanziali nel rapporto diterraneo, dove aumenta sì il grado di coinvol con il tempo. gimento americano ma in maniera circoscritta: Sempre parlando di situational factors, è da agli Stati Uniti interessa far uso del potenziale aggiungerne un altro: la resistenza che proviene strategico spagnolo, di quello libico, oltre che far dalla Gran Bretagna nonché dalla Francia. Esem entrare la Grecia e la Turchia nella Nato, mentre pio tipico è il patto di Baghdad, con il quale la viene rimandato a tempo indeterminato il pro prima cerca di coinvolgere in un’alleanza regio getto, caro agli inglesi, volto a creare un sistema nale il segretario di Stato Dulles, che già ha ma di sicurezza nel Medio Oriente. nifestato netta ostilità al riguardo23. Non c’è alcunché da obiettare su ciò che ne E un tema che Calandri riprende nel volume desume Calandri: “la concezione americana di Il Mediterraneo e la difesa dell’ Occidente, col un bacino mediterraneo funzionale all’area poli locandolo all’interno della relazione triangolare tico-strategica europea prevaleva sulla visione che si sviluppa fra Gran Bretagna, Francia e Sta imperiale britannica”, e si sarebbe ulteriormente
22 E. Calandri, Le relazioni tra Stati Uniti e Turchia, cit., p. 369. 23 M. Lagazio, // Patto di Baghdad, cit., pp. 198-99. 24 E. Calandri, Il Mediterraneo e la difesa dell’Occidente, cit., pp. 70-71. II Mediterraneo e i limiti della potenza americana 885 consolidata con l’amministrazione Eisenhower25. niversità di Salisburgo una quindicina di anni fa, A Washington si è tempestivamente consapevo e venne a cadere su un terreno fertile poiché la li del declino dell’influenza britannica nel Medio storiografia postrevisionista americana, dopo Oriente, ma di puntellarla non se ne parla affat aver lungamente polemizzato con la scuola revi to, e su ciò neppure gli inglesi preferiscono nu sionista, stava riprendendo qualcosa che era sta trire soverchie illusioni. La conclusione è che to molto caro a questa: il paradigma imperiale. ognuno andrà per la propria strada difendendo fi La tesi dell’impero (americano) su invito (euro no in fondo il diritto di farlo. Significativo è quan peo) apparve subito la più adeguata a guidare quel to afferma Eden nell’ottobre 1955 durante una ciclo di ricerche sulle relazioni fra Stati Uniti ed riunione del gabinetto britannico: “Non dobbia Europa occidentale che da allora si è sviluppato mo pertanto lasciarci condizionare troppo dalla pressoché senza soluzione di continuità. riluttanza ad agire senza il pieno sostegno e la Essa, dunque, gode ormai di largo credito: non completa adesione americana”26. c’è dubbio alcuno che fra le due sponde dell’A In realtà, con raffermarsi della dottrina della tlantico abbia avuto luogo una relazione a due deterrenza, verrà meno agli occhi britannici il ri vie, in ogni caso entro una situazione di egemo lievo strategico del Medio Oriente, dove ritorna nia americana — la derivazione appunto del- al centro il problema del petrolio e, correlato ad Vempire by invitation, che fra l’altro è enunciata esso, quello delle relazioni con il nazionalismo nello stesso titolo del saggio di Brogi ed è essa arabo. E, questo, un ulteriore fattore di divisione pure largamente consolidata forse più sul ver fra Stati Uniti e Gran Bretagna: dall’autunno 1955 sante storiografico europeo che su quello ameri agli Stati Uniti interessa contenere Nasser men cano. Il tema centrale è quello dell’“alleanza di tre l’obiettivo inglese è assai più radicale e mira seguale”, già proposto nelle sue linee essenziali alla sua rimozione27. Sappiamo dove porta la sto da Ennio Di Nolfo30. In particolare esso, sul pia ria: alla crisi di Suez e al divaricamento finale fra no analitico, invita a cogliere quelli che sono sta Stati Uniti da un lato e Gran Bretagna e Francia ti definiti i determinanti esterni della politica este dall’altro, a quello che viene definito un atto di ra americana, cioè gli apporti esterni che con “ribellione anti-americana di un governo britan corrono a formare, accanto a quelli interni, la po nico conservatore che pareva portare nei cromo litica estera americana. Nel caso in questione si somi la collaborazione con Washington”28. tratta ovviamente del determinante italiano, che Il tema del conflitto d ’interessi all’interno del- in effetti Brogi osserva con estrema attenzione e l’alleanza occidentale è pure presente nel saggio puntualità, andando soprattutto alla ricerca di una di Brogi, L’Italia e l’egemonia americana nel Me risposta all’interrogativo: ha avuto, l’Italia, una diterraneo29, anche se è collocato in un contesto politica estera autonoma? interpretativo diverso, suggerito dal fatto che l’in Com’è noto si tratta di un interrogativo che terlocutore degli Stati Uniti è questa volta l’Ita spesso si è subordinato ad una visione schemati lia. L’impianto del volume è sostenuto da una te ca (e fortemente polemica) della relazione fra Ita si, riassunta nella formula empire by invitation, e lia e Stati Uniti, dalla quale l’autore si distanzia da una sua derivazione. La formula fu presenta nettamente. Assodato, dunque, che c’è un palese ta per la prima volta da uno studioso norvegese, invito italiano all’intervento americano in Euro Geir Lundestad nel corso di un convegno all’U pa, Brogi ne coglie l’elemento essenziale, già a
25 E. Calandri, Il Mediterraneo e la difesa dell'Occidente, cit., pp. 185, 223. 26 E. Calandri, Il Mediterraneo e la difesa dell’Occidente, cit., p. 286. 27 E. Calandri, Il Mediterraneo e la difesa dell’Occidente, cit., pp. 261-62. 2li E. Calandri, Il Mediterraneo e la difesa del!Occidente, cit., p. 294. 29 Per i riferimenti bibliografici, cfr. nota 8. M Italia e Stati Uniti: un’alleanza diseguale, “Storia delle relazioni intemazionali”, 1990, n. 1, pp. 3-28. 886 Giampaolo Valdevit partire da De Gasperi, nella sottolineatura della contrario, da un’autonoma propensione america “debolezza [che] rappresentava il miglior stru na ad intervenire a fini di stabilità interna, mi sem mento di politica intemazionale”, uno strumen bra assai difficile da stabilire, soprattutto se si ac to di pressione dal quale si configurerebbe una cetta la tesi — come fa Brogi — che Vempire by sorta di “tirannia del debole”31. In altre parole, il invitation comporta un “flusso reciproco” di ini timore di compromettere ulteriormente una si ziative33. tuazione di debolezza, di vulnerabilità italiana Quanto alle ricadute della “tirannia del debo (soprattutto sul piano interno) avrebbe legato le le” sulla politica estera italiana, il discorso è di mani agli Stati Uniti inducendoli a prendersi ca verso. Senza dubbio l’aspettativa di esercitare, rico costante della stabilità italiana. per stare alla formula dell’autore, una tale tiran Si può essere d’accordo con una tesi del ge nia in politica estera si manifestò da parte italia nere purché si chiarisca ciò che si intende per de na; ma andò spesso delusa. Si pensi ad esempio bolezza italiana. Da parte americana — e Brogi alla questione di Trieste, che negli anni del pri sembra convenire su ciò — la si vide sostanzial mo dopoguerra esercitò una forma di “presenza mente come un fenomeno di natura interna, te onnivora” e che fu fonte di ripetute frustrazioni nuto sotto controllo negli anni grosso modo del soprattutto per la leadership politica italiana. Se Piano Marshall, ma drammaticamente ripropo si eccettuano singoli episodi, la politica ameri stosi dopo le elezioni del giugno 1953, la conse cana su tale questione fu del tutto sorda alle esi guente crisi del centrismo degasperiano e la ri genze italiane. Né si può concordare con Brogi cerca di nuovi equilibri interni. Per citare alcuni quando afferma che l’Italia godette di poteri di esempi, l’ingresso dell’Italia nel Patto Atlantico veto nei confronti della volontà americana di far fu assai più una risposta al problema della vul entrare la Jugoslavia nella struttura della sicu nerabilità italiana che il riconoscimento delle po rezza occidentale. Nel già citato saggio di Lor- tenzialità strategiche nel teatro mediterraneo. A raine Lees è certamente possibile cogliere atti di fini di stabilità interna fu diretto anche l’aiuto mi resistenza al progetto volto a inserire la Jugosla litare americano, che continuò per tutti gli anni via nella cintura di sicurezza europea, ma essi na cinquanta. scono e si sviluppano a Belgrado, non a Roma. Per inciso, un altro recente saggio illustra, con Nella fase successiva, poi, quanto è dato di co dovizia di particolari, da un lato l’estrema atten gliere dal volume di Brogi è prima di tutto il fat zione con la quale, a partire dalla fine del 1957, to che l’Italia si allineò, pressoché in tutti i pas si evitò da parte americana di far interferire con saggi cruciali, alla politica che gli Stati Uniti an l’evoluzione della politica interna negli anni di davano conducendo nel teatro mediterraneo. Si incubazione del centro-sinistra il lungo negozia trattò di mero appiattimento italiano sulle posi to per l’installazione dei missili Jupiter in Italia zioni della potenza egemone? Sarebbe sicura e dall’altro l’intenzione italiana di giocare tale mente ingiusto definirlo in tal modo. Da parte ita questione come “asso nella manica” allo scopo liana ci fu la volontà di ottenere maggiore spazio di ottenere quanto meno un più ampio diritto di di manovra nel Mediterraneo, di esercitare me consultazione all’interno dell’alleanza atlanti diazioni nei momenti di crisi, di dar vita ad una ca32. Quanto tutto ciò dipendesse da una capacità “politica di presenza” alla luce di un “atlantismo italiana di manovrare la potenza egemone o, al rinnovato, scevro dalle ambiguità colonialiste”34
31 A. Brogi, L’Italia e l’egemonia americana, cit., pp. 38, 77, 100. 32 Leopoldo Nuti, Dall'operazione Deep Rock all’operazione Pot Pie: una storia documentata dei missili SM-78 in Italia, “Storia delle relazioni intemazionali”, 1996-1997, n. 1, pp. 95-140, e 1996-1997, n. 2, pp. 105-49. 33 A. Brogi, L’Italia e l’egemonia americana, cit., p. 342. 34 A. Brogi, L’Italia e l’egemonia americana, cit., p. 224. Il Mediterraneo e i limiti della potenza americana 887 e attento soprattutto alla dimensione dell’aiuto za militare (ma mancava di disponibilità di ri economico (in base al dettato pur vago dell’arti sorse)36. Durante l’amministrazione Truman colo 2 del Patto Atlantico): in una parola neoa sembrò, a Londra e a Parigi, che la Nato potesse tlantismo, come lo si definì a partire dalla seconda servire da copertura per mantenere le rispettive metà del 1957. Ma si tratta fondamentalmente di posizioni nel Mediterraneo. Con Eisenhower le speranze di cui lo stesso autore sottolinea spesso cose cambiarono decisamente e la crisi di Suez il carattere illusorio, fatta ovviamente eccezione avrebbe drammaticamente rivelato F illusione per per le incursioni del presidente dell’Eni, Enrico quel che era. Mattei, ai danni delle Sette sorelle. Mi sembra, questo, un ragionamento astratto: D’altro canto, Brogi stesso parla di ambiguità innanzitutto perché non prende in adeguata con a proposito del neoatlantismo, un atteggiamento siderazione il nazionalismo arabo, nei confronti che doveva servire sì in politica estera ma anche del quale il disegno politico inglese e francese in politica interna (in funzione dell’apertura al può anche darsi che fosse coerente ma sicura Psi). E se gli Stati Uniti lo lessero nella seconda mente era obsoleto, tant’è che non si manca di chiave, osteggiandolo prima per poi assecondar definirlo “affetto dal vizio coloniale”37. lo moderatamente (allo scopo di rafforzare la lea Inoltre mi sembra un ragionamento aprioristi dership di Fanfani), furono evidentemente spin co. In primo luogo perché dà per scontato uno ti a farlo proprio perché una valenza del genere sforzo egemonico americano nel Mediterraneo (e veniva proposta da parte italiana. “Washington un parallelo impegno alla “progressiva destitu — conclude Brogi — decise di soddisfare le am zione da responsabilità globali” ai danni di Fran bizioni nazionali dell’Italia quel tanto che basta cia e Gran Bretagna)38. Ora, da quanto emerge va per mantenerne la stabilità di governo”; e, in dalle altre direzioni di ricerca qui considerate, è linea di continuità con l’atteggiamento che si era proprio sull ’esistenza di una tale volontà egemo delineato fin dall’immediato dopoguerra, “l’ar nica che è lecito nutrire più di un dubbio, non fos gomento persuasivo [fu] la fragilità degli equili se altro per il fatto che, a differenza dell’Europa, bri interni italiani”35. nel resto del Mediterraneo e nel Medio Oriente Per quanto riguarda dunque la sua proiezione in particolare, salvo casi singoli, nessuna poten specifica nel campo della politica estera, il neoa za locale ebbe ad invitare gli Stati Uniti ad allar tlantismo riscosse assai scarso interesse a Wa gare il proprio impero e che quando questi ulti shington; da questo punto di vista, quella che ci mi nel 1957, con la dottrina Eisenhower, tenta viene proposta da Brogi — senza, è bene preci rono, per così dire, di autoinvitarsi, l’esperimen sarlo, intenti recriminatori — è anche una storia to ebbe scarsa durata. In secondo luogo perché di speranze (italiane) non alimentate da parte presuppone nei leader dell’Europa occidentale americana. Alla stessa conclusione si giunge, con una forte predisposizione a farsi illusioni sul fat toni invece assai più taglienti, nel saggio di Ele to che l’alleanza occidentale fosse per gli Stati na Calandri, II Mediterraneo e la difesa dell’Oc Uniti un entangling alliance a tutte le latitudini, cidente. Gli Stati Uniti fecero fallire — viene det soprattutto un’alleanza capace di intrappolarli a to senza mezzi termini — la politica inglese e sostegno dei vari interessi nazionali europei. In francese nel Mediterraneo, una politica alla qua realtà, a leggere tra le righe, essi non appaiono le non mancava coerenza poiché faceva discen così ingenui da non sapere che il lasciar fare non dere l’influenza politica dalla credibilità della for è mai sinonimo di approvare o condividere. Se
35 A. Brogi, L’Italia e l'egemonia americana, cit., pp. 348-349. 36 E. Calandri, Il Mediterraneo e la difesa dell’Occidente, cit., p. 295. 37 E. Calandri, Il Mediterraneo e la difesa dell’Occidente, cit., p. 296. 38 E. Calandri, Il Mediterraneo e la difesa dell’Occidente, cit., p. 296. 888 Giampaolo Valdevit poi dettero ad intendere di non saperlo, il più del misura si è trattato poi di un impero condiscen le volte ciò servì a mascherare un ben diverso pre dente: ha permesso di sognare, ma anche di rac supposto: che quando si usciva dai confini del contare i sogni e ha almeno dato a vedere di ascol l’alleanza occidentale ognuno era libero di an tarli. Quanto a tramutarli in realtà, ha sempre dare per la propria strada. pensato che non fosse affar suo. La storia delle In definitiva, per tutti gli anni cinquanta l’im illusioni, quindi, resta un capitolo di storia na pero su invito è stato un impero limitato, quan zionale più che di storia delle relazioni intema to a estensione e a capacità costrittive (e lo stes zionali. so vale per l’egemonia americana). In qualche Giampaolo Valdevit
STUDI E RICERCHE DI STORIA CONTEMPORANEA Rassegna dell’Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea Sommario del n. 50, dicembre 1998
Editoriale Angelo Bendotti, Giuliana Bertacchi, Cinquanta numeri
Saggi Roberta Ravelli, ¡.’“Assillo” (1918-1919) e le origini del fascismo a Bergamo; Barbara Curtarel- II, LUn io ne reduci di guerra (1920-1926)
Rassegne Mauro Gelfi, L’antisemitismo a Bergamo. 1938-1945. Spoglio dei periodici locali
Racconti Giulio Questi, Documenti
Note e discussioni Gaetano Arfé, Il revisionismo tra ideologia e politica; Eugenia Valtuiina, Riflettendo sugli archi vi storici sindacali
Rassegna bibliografica Maria Grazia Meriggi, Al lavoro nella Germania di Hitler
Schede e segnalazioni Elda Guerra, Problemi della contemporaneità; Giorgio Mangini, / fondi speciali delle biblioteche lombarde; Ferruccio Ricciardi, Bergamo e il suo territorio', Giorgio Mangini, La guerra d ’Etiopia: propaganda e consenso-, Pierandrea Sonzogni, Un quotidiano laico in una provincia bianca; Giorgio Schena, Una storia di emigrazione?', Maria Carla Mangili, La difficile quadratura: Cor rado Terzi e il cinema
Notiziario dell’Istituto Nuove fonti per lo studio della guerra fredda Il National Security Archive e il Cold War International History Project
Mario Del Pero
Per anni gli storici che si sono occupati della guer passato sono stati troppo spesso analizzati come ra fredda hanno denunciato i limiti imposti alla semplici appendici di scelte elaborate altrove, pe ricerca dalla carenza di fonti primarie. I docu dissequi esecutori degli ordini che giungevano da menti disponibili, infatti, provenivano quasi Mosca2. esclusivamente dagli archivi di paesi del blocco Al contempo, anche negli Stati Uniti si co occidentale (e in special modo dagli Stati Uniti) minciava finalmente ad avere accesso a una se ed erano comunque il frutto di processi di ‘aper rie di fonti sulle quali, per esigenze di sicurez tura’ degli archivi assai selettivi. L’angolo visua za nazionale, era stato mantenuto il segreto di le delle vicende storiche del secondo dopoguer stato. Anche in questo caso, nuovi ed inediti do ra è stato pertanto caratterizzato da unilateralità cumenti sono stati finalmente resi disponibili, e parzialità— in gran parte inevitabili— che han sia attraverso la volontaria apertura di fondi ri no certamente limitato la nostra comprensione masti a lungo segreti sia in virtù delle possibi degli eventi dell’ultimo cinquantennio. lità offerte agli storici dal Freedom of Informa La caduta dei regimi comunisti nell’Europa tion Act, una legge federale statunitense che sta orientale e la inarrestabile implosione dell’Unio bilisce il diritto di accesso alle informazioni re ne Sovietica hanno progressivamente fatto venir lative all’attività delle agenzie del governo fe meno quei rigorosi vincoli di segretezza posti in derale3. passato sui documenti dei paesi comunisti. Una Di fronte a processi sviluppatisi in maniera quantità non indifferente di fonti nuove ed ine piuttosto spontanea e caotica, è però sorta la splorate è stata finalmente resa disponibile, sia necessità di creare degli strumenti che riorga pure in forme spesso caotiche e confuse, caratte nizzassero in maniera più sistematica fonti già rizzate non di rado da scarsa chiarezza e assolu disponibili e definissero con chiarezza gli obiet ta mancanza di regole1. Ciò ha finalmente con tivi su cui concentrare la futura ricerca. Per ri sentito di gettare un po’ di luce sulle scelte della spondere a queste esigenze sono stati pertanto politica estera sovietica durante la guerra fredda creati a Washington il National Security Ar- e, in particolare, sui suoi tormentati rapporti con chive e il Cold War International History i paesi satelliti del blocco comunista, i quali in Project.
1 In particolare permane in Russia un forte condizionamento politico sulla gestione dei documenti dell’ex Unione Sovietica. Questo rischio era già stato denunciato da James Hershberg, Soviet Archives : the Opening Door, “Cold War International Hi story Project Bulletin”, 1992, n. 1, pp. 2-15. 2 Per un quadro delle possibilità offerte dai nuovi documenti provenienti dagli archivi sovietici si vedano i vari interventi al simposio “Soviet Archives: Recent Revelations and Cold War Historiography”, pubblicati con Io stesso titolo da “Diploma tic History”, 1997, n. 2, pp. 215-305, e in particolare quelli di Robert C. Tucker, Odd Arne Westad e Raymond L. Garthoff. ' Diritto garantito non solo ai cittadini americani, ma anche a quelli stranieri.
‘Italia contemporanea”, dicembre 1998, n. 213 890 Mario Del Pero
Il National Security Archive colare attenzione per le azioni statunitensi in Cen tro America (Nicaragua ed E1 Salvador), i servi Il National Security Archive (Nsa) è un’organiz zi d’intelligence e la corsa agli armamenti6. Infi zazione non governativa e non-profit fondata nel ne il Nsa ha promosso la pubblicazione, in edi 1985 da un gruppo di storici e giornalisti inten zione paperback, di alcune raccolte di documen zionati a creare un unico archivio centrale costi ti esplicitamente pensate per un pubblico non spe tuito dai fondi ottenuti individualmente attraver cialistico, nell’intento di divulgare questo tipo di so il Freedom of Information Act. Nato inizial materiali tra un vasto numero di lettori7 8. mente come semplice archivio, il Nsa (che ha la Oltre a caratterizzarsi per queste attività di rac sua sede presso la George Washington Univer colta e di pubblicazione di fonti documentarie, il sity) ha rapidamente sviluppato una serie di altre Nsa costituisce un archivio nel senso più tradi iniziative, che vanno dalla promozione di attività zionale del termine, anche se il continuo flusso di ricerca vere e proprie alla consulenza legale di nuove accessioni — spesso frutto di donazio nella difesa del diritto pubblico di accesso alle ni di singoli ricercatori — ne rende difficile la informazioni governative — servizi che lo han schedatura e obbliga non di rado lo studioso a no trasformato in un centro studi noto in tutto il frugare tra scatoloni e cartelle contenenti mate mondo. Il bilancio, di circa un milione di dollari riale ancora da catalogare. all’anno, viene coperto per un quinto attraverso Il Nsa rappresenta, nel suo genere, un esperi gli introiti derivanti dalle sue varie pubblicazio mento straordinario: un archivio che promuove e ni, e per i restanti quattro quinti da donazioni pri sviluppa attività di ricerca e che di tale ricerca si vate4. Nel 1987 il Nsa pubblicò la sua prima am ‘nutre’ per arricchire i propri fondi archivistici, pia collezione monografica di documenti relati dai quali sono poi tratte le raccolte di documen vi alla vicenda Iran-Contra5. Il successo di que ti distribuite in tutto il mondo. Il successo di que sta prima pubblicazione indusse a promuovere sto esperimento è chiaramente dimostrato dalle una serie successiva di voluminose raccolte numerose collaborazioni che il Nsa ha istituito (ognuna di esse contiene più di quindicimila do con altri paesi per attivare modelli simili di isti cumenti) sulla politica estera statunitense duran tuzioni non governative e non-profit. L’impatto te la guerra fredda, pubblicate su microfiche in che l’attività del Nsa ha all’interno degli Usa è collaborazione con la casa editrice Chadwick- evidenziato dal fatto che le pressioni legali eser Healey e vendute a università e centri di ricerca. citate attraverso il Freedom of Information Act La maggior parte di queste collezioni si riferisce hanno permesso che fosse reso pubblico un buon a vicende degli ultimi trent’anni, con una parti numero di documenti su cui era stato mantenuto
4 Tra i maggiori finanziatori vi sono la Camegie Corporation, la Ford Foudation e la MacArthur Foundation. Il fatto che si mili istituti sopravvivano grazie a donazioni private evidenzia la lontananza culturale che continua ad esistere in questo cam po tra Stati Uniti ed Europa. 5 The Chronology. The Documented Day by Day Account ofthe Secret Military Assistance to Iran and the Contras, New York, Warner Books, 1987. 6 Queste collezioni, disponibili peraltro a prezzi non propriamente accessibili (tra i quattro e i cinquemila dollari l’una), sono state vendute a università e centri di ricerca di 10 paesi. Il Nsa offre inoltre raccolte documentarie sulla politica estera statu nitense in Sud Africa, in Afganistan e nelle Filippine, oltre a due collezioni sulla crisi dei missili cubani e su quella di Berli no (1958-1962). 7 Laurence Chang, Peter Kombluh (a cura di), The Cuban Missile Crisis, New York, W.W. Norton & Co., 1992; P. Kombluh, Malcolm Byme (a cura di), The Iran-Contra Scandal: the Declassified History, New York, W.W. Norton & Co., 1993; Ken neth Mokoena (a cura di), South Africa and the United States: the Declassified History, New York, W.W. Norton & Co., 1993; Tom Blanton (a cura di), White House E-Mail: the Top Secret Computer Messages the Reagan-Bush White House tried to De stroy, New York, The Free Press, 1995. 8 Al momento attuale il Nsa collabora con circa una dozzina di istituzioni non governative di paesi stranieri tra i quali la Rus sia, il Sud Africa, la Germania, l’India, e alcuni stati sudamericani. Nuove fonti per lo studio della guerra fredda 891 a lungo il segreto di stato, tra i quali l’epistolario storicizzare e da comprendere appieno. La scel tra Krushchev e Kennedy durante la crisi dei mis ta di concentrarsi sugli ultimi trent’anni (con nu sili cubani e i diari di Oliver North durante la vi merose ‘incursioni’ negli anni ottanta e, addirit cenda Iran-Contra. Alcuni membri dello staff del tura, negli anni novanta), se appare il frutto, for Nsa sono stati inoltre chiamati in più di un’oc se inevitabile, della collaborazione tra storici e casione a testimoniare di fronte a commissioni giornalisti, lascia però spesso perplessi, soprat del Congresso. tutto quando finisce per aggiungere confusione a Il Nsa mette pertanto a disposizione degli stu un quadro già di per sé poco chiaro, come nel ca diosi una serie di strumenti che facilitano la ri so delle collezioni su\Vintelligence statunitense. cerca, rendendola più rapida e agevole. I docu Anche queste ultime evidenziano un altro limite menti che giungono al Nsa in seguito alle richie generale dell’esperienza del Nsa, rappresentato ste inoltrate appellandosi al Freedom of Infor da una certa caotica ‘artigianalità’ nell’organiz- mation Act diventano automaticamente accessi zare le proprie raccolte di documenti, che spes bili anche attraverso i normali canali archivisti so finisce per disorientare il ricercatore. Esso ci, ma spesso sono sparsi nel mare del materiale emerge in maniera più evidente nelle prime, a di conservato dagli archivi centrali (National Ar- mostrazione che il tempo e l’esperienza ne stan chives and Record Administration, Nara) o dalle no permettendo il graduale superamento, e tutta biblioteche presidenziali. In altre parole, il Nsa via non è assente neanche in quella recente sulla garantisce alla'ricerca una rapidità particolar comunità dell’intelligence, curata da Jeffrey T. mente apprezzata da chi non può soggiornare ne Richelson10. Una raccolta impressionante, que- gli Stati Uniti per lunghi periodi di tempo. Le ric st’ultima, sia per la mole del materiale in essa che collezione edite dal Nsa tendono a situarsi in contenuto (più di trentacinquemila pagine), che una zona intermedia tra quelle pubblicate dal go per la scarsa rilevanza storica di gran parte di es verno statunitense (in particolare i volumi delle so. Il fatto che gran parte delle fonti sui servizi Foreign Relations ofthe United States, Frus) e le d’intelligence americani non sia ancora disponi fonti disponibili presso gli archivi centrali; esse bile o, a quanto pare, sia stata addirittura distrut permettono di diffondere anche fuori dagli Stati ta, rende quantomeno difficile organizzare rac Uniti i documenti che progressivamente vengo colte documentarie complete e significative. Il la no acquisiti dal Nsa9. Il forte impegno sul fronte voro promosso da Richelson fornisce una quan della ricerca, infine, si concretizza in un’assi tità difficilmente ‘digeribile’ di documenti rela stenza, anche legale, ai singoli ricercatori e con tivi all’articolazione istituzionale del mondo del- ferisce al Nsa un dinamismo decisamente inu Vintelligence statunitense (gli unici disponibili suale per un archivio. allo stato attuale delle cose), ma non sembra fran Nell’operato di questa istituzione esistono camente aggiungere molto alla nostra conoscen però, ineluttabilmente, anche limiti e difetti. Lo za delle vicende storiche degli ultimi cin storico non può non manifestare un certo scetti quantanni. Quindi sarebbe stato forse meglio at cismo di fronte alla tendenza a privilegiare vi tendere che fossero finalmente rese disponibili cende molto prossime a noi, ancora difficili da quelle fonti che tutti noi attendiamo con impa-
9 Un limite che peraltro si sta superando attraverso le straordinarie possibilità di diffusione delle informazioni permesse ora da Internet. Anche il Nsa ha il suo sito web (www.seas.gwu.edu.nsarchivet), sebbene per il momento esso non offra ancora ac cesso ai documenti delle proprie collezioni. 10 Jeffrey T. Richelson (a cura di), U.S. Espionage and Intelligence: Organization, Operations, and Management, 1947-1996, Washington, DC, The National Security Archive and Chadwick-Healey, 1997. Richelson è stato spesso criticato in passato per la sua scarsa attenzione nella scelta delle fonti utilizzate nei suoi numerosi studi sul mondo dell’intelligence statunitense. Si veda in particolare Mark Lowenthal, The Intelligence Library: Quantity vs. Quality, “Intelligence and National Security”, 1987, n. 2, pp. 367-374. 892 Mario Del Pero zienza, prima di pubblicare una nuova raccolta portanti storici della politica estera americana, documentaria che si è aggiunta a quella, per mol quali John Lewis Gaddis, Samuel Wells, Warren ti aspetti più utile e importante, edita nel 199011. Cohen e William Taubman. Come già detto tuttavia, tutti questi difetti so In questi sette anni il Cwihp ha dato vita a tre no superabili con il tempo, e nulla tolgono a un’e tipi di iniziative: la creazione di un bollettino su sperienza importante e significativa per il suo im cui vengono pubblicati documenti provenienti da pegno a stimolare una sempre maggiore apertu gli archivi dei paesi ex comunisti e alcuni studi ra degli archivi pubblici e a svolgere, in alcuni interni (workingpapers)\ l’istituzione di borse di casi, anche una funzione supplente nei loro con studio per ricercatori dell’Europa dell’Est e del fronti. Un’esperienza che sembra ormai essersi l’ex Unione Sovietica; la promozione infine di consolidata e che si auspica possa venire estesa numerose forme di collaborazione, finalizzate al anche fuori dagli Stati Uniti. la riorganizzazione e al recupero del materiale ar chivistico presente in tali paesi. In particolare, il bollettino (pubblicato con ca Il Cold War International History Project denza non sempre regolare) è divenuto rapida mente uno strumento fondamentale per chiunque Parallela all ’ esperienza del Nsa, e per molti aspet voglia occuparsi della storia del secondo dopo ti strettamente intrecciata con essa, è quella del guerra13. Avvalendosi della collaborazione di nu Cold War International History Project (Cwihp), merosi ricercatori statunitensi e stranieri, il Cwihp promossa verso la fine del 1991 presso il Woo- è pertanto riuscito a promuovere una pionieristi drow Wilson International Center for Scholars, a ca attività di raccolta e pubblicazione di fonti do Washington, DC. Anche in questo caso un ruolo cumentarie che solo fino a pochi anni fa nessuno cruciale nel finanziare l’iniziativa è stato svolto si sarebbe sognato di poter consultare. Documenti da enti privati e in particolare dalla MacArthur dell’ex Ddr, dell’ex Unione Sovietica e di altri Foundation. L’obiettivo principale del Cwihp è paesi del blocco comunista, relativi ad alcuni pas quello di promuovere la divulgazione di docu saggi cruciali della guerra fredda sono stati fi menti sulla guerra fredda, cercando di integrare nalmente resi disponibili e, attraverso il bolletti il materiale disponibile presso gli archivi occi no del Cwihp e il suo sito web, sono accessibili dentali con nuove fonti provenienti dai paesi del a chiunque. l’ex blocco comunista. Il Cwihp si ripromette per L’interesse del Cwihp si è rivolto in particola tanto di superare un certo approccio americano re ad alcuni momenti chiave della guerra fredda centrico e unilaterale allo studio della guerra fred e alla ricaduta che essi hanno avuto sulle singo da, per creare nuovi legami tra gli storici che, co le realtà nazionali. L’obiettivo esplicito è quello me ha affermato James Hershberg nel primo nu di recuperare appieno la complessità delle vi mero della rivista del Cwihp, “superassero le bar cende del secondo dopoguerra, troppo spesso ana riere linguistiche, geografiche e di specializza lizzate nel quadro di un rigido e manicheo bipo zione regionale”12. La rilevanza dell’iniziativa è larismo, incapace di affrontare, ad esempio, il chiaramente dimostrata dalla presenza, nel pri problema del rapporto tra le potenze egemoni dei mo comitato di consulenza, di alcuni dei più im due blocchi e i paesi minori14. Se l’attenzione dei
11 J. T. Richelson (a cura di), The U.S. Intelligence Community, 1947-1989, Washington, DC, The National Security Archive and Chadwick-Healey, 1990. 12 James Hersberg, The Cold War International History Project, “Cold War International History Project Bulletin”, 1992, n. 1, p. 1. 13 II “Cold War International History Bulletin” viene distribuito gratuitamente a tutti coloro che ne fanno richiesta. Peraltro i documenti, i commenti, i working papers sono disponibili anche su Internet, presso il sito http:llcwihp.si.eduldefault.htm. 14 E probabilmente superfluo sottolineare che questo ritardo è soprattutto presente nello studio dei rapporti tra l’Unione So vietica e le democrazie popolari dell’Europa orientale. Nuove fonti per lo studio della guerra fredda 893 primi numeri del bollettino del Cwihp si è con — una generale concordia nel denunciare un cer centrata principalmente suH’Unione Sovietica, to ‘provincialismo’della storiografia americana, l’Europa Orientale e il dissidio sino-sovietico, nei chiaramente riscontrabile nella scarsa disponi numeri più recenti sono stati presi in considera bilità di molti storici d’oltreoceano a lavorare su zione altri teatri della guerra fredda, come l’An fonti non in lingua inglese. Il Cwihp dimostra di gola e il Como d’Africa. aver recepito tale indicazione in toto. Ciò che Il successo di tale iniziativa è chiaramente di però a volte sembra ancora mancare è la dispo mostrato sia dal crescente numero di richieste nibilità a quella collaborazione interdisciplinare del “Cold War International History Project Bul- che tanto ha contribuito negli ultimi anni ad ar letin” sia dall’impressionante crescita delle sue ricchire la nostra conoscenza della guerra fred dimensioni: esso è rapidamente passato dalle da. Prevale in gran parte dei contributi un ap quaranta pagine del suo primo numero alle oltre proccio rigidamente ancorato all’assoluta pre quattrocento di quello dell’inverno 1996-1997. minenza del paradigma geopolitico propria di Quella del Cwihp rappresenta probabilmente l’i larga parte della storiografia postrevisionista16. niziativa storiografica più importante promossa Un approccio che tende a concentrarsi sulla di dopo la caduta del muro di Berlino e il collasso mensione militare e strategica, a discapito di al del blocco comunista, anche se numerose diffi tri importanti aspetti emersi nel quadro bipolare coltà materiali ne stanno rallentando il cammi del secondo dopoguerra. no. Come spesso accade per queste istituzioni, Sembra inoltre affermarsi la propensione a un il maggiore ostacolo è rappresentato dalla man certo fideistico ottimismo nei risultati che ver canza di fondi: l’ex direttore del bollettino del ranno consentiti dal progressivo e costante ve Cwihp, James Hershberg, ha denunciato a chi nire alla luce di nuovi documenti17. In altre pa scrive il fatto che numerosi documenti acquisiti role, l’esperienza del Cwihp tende frequente dagli archivi russi non sono stati ancora pubbli mente a inserirsi nel quadro di un modello sto cati a causa della impossibilità di pagarne le tra riografico che, per quanto più solido da un pun duzioni. to di vista delle fonti, più complesso e raffinato, Peraltro permangono alcuni dubbi anche ri riecheggia assai di frequente le tesi più tradizio spetto all’impostazione generale del Cwihp. nali della vecchia storiografia ortodossa. È per Emerge in particolare una certa ortodossia me tanto auspicabile che le pagine del “Cold War In todologica che appare ancor più anacronistica se ternational History Project Bulletin” continuino confrontata con l’assoluta originalità delle fon a ospitare, come già hanno cominciato a fare, gli ti documentarie utilizzate. Nell’ultimo decennio interventi critici degli storici che non si identifi si è assistito a un vivace dibattito tra gli storici cano in quello che sta diventando il modello in americani che si occupano della politica estera terpretativo più popolare delle vicende degli ul statunitense15. Salvo rare eccezioni, si è regi timi cinquant’anni18. Un modello interpretativo strata —• sia pure da prospettive assai differenti che continua peraltro a venir messo in discus-
15 Per un quadro generale di questo dibattito storiografico si rimanda ai numerosi articoli comparsi sulla rivista statunitense “Diplomatie History” e alla raccolta di saggi curata da Thomas G. Patterson e Michael J. Hogan, Explaining the History of American Foreign Relations, New York-Cambridge, Cambridge University Press, 1991; si veda inoltre M. J. Hogan, Ameri ca in the World: The Historiography of American Foreign Relations since 1941, New York-Cambridge, Cambridge Univer sity Press, 1995. 16 Per un rapido sguardo delle tendenze più recenti della storiografia Usa sulla guerra fredda si veda Federico Romero, La guerra fredda nella recente storiografia americana. Definizioni e interpretazioni, “Italia contemporanea”, 1995, pp. 397-412. 1 ' Si fa riferimento in particolare all’ultimo lavoro di John Lewis Gaddis, emblematicamente intitolato We Now Know: Rethinking Cold War History, New York-Oxford, Oxford University Press, 1997. 18 Si veda in particolare la polemica sulle origini e le responsabilità della guerra di Corea apertasi tra Bruce Cumings e Kathryn Weathersby nel n. 8-9 (1996-1997) del “Cold War International History Bulletin”, pp. 120-123. 894 Mario Del Pero sione anche da storici che hanno avuto la possi che sempre più contribuiscono a fornire gli stru bilità di lavorare sugli archivi dell’ex Unione So menti essenziali per comprendere la storia della vietica, a testimonianza del fatto che un certo guerra fredda. L’impegno che entrambe queste pluralismo storiografico non solo è sopravvis giovani istituzioni pongono nella ricerca si com suto alle nuove rivelazioni provenienti da Mo bina con una forte sensibilità per l’utilizzo dei sca, ma da esse è stato in parte addirittura rinvi mezzi che lo sviluppo tecnologico degli ultimi an gorito19. ni mette a disposizione: il risultato è quello di di stribuire ad un pubblico sempre più vasto il ma National Security Archive e Cold War Internatio teriale prodotto e i documenti raccolti. nal History Project costituiscono due esperienze Mario Del Pero
19 Si vedano le interpretazioni divergenti nei vari articoli pubblicati con il titolo Soviet Archives: Recent Revelations and Cold War Historiography, cit.
IL PENSIERO ECONOMICO MODERNO Sommario del n. 43, ottobre-dicembre 1998
Articoli A. Fazio, Banche e mercato finanziario in Italia', G. Bellone, / mutamenti del saggio di sconto ed il corso dell’economia; S. Burgalassl, Statistica e sociologia in Giuseppe Toniolo-, G. Gaburro, G. Cresotti, Il lavoro soggetivo nel pensiero di Giovanni Paolo II
Osservatorio F. Pitocco, II dibattito sulla riforma universitaria
Le opere e i giorni Documenti della SISE sull'autonomia didattica universitaria; La riunione annuale della Società degli economisti; La scuola storica tedesca in Italia
I libri R. Pasta, Editoria e cultura nel Settecento; B. Bracco, Storici italiani e politica estera; P. Ciocca, L'economia mondiale nel Novecento; S. Levati, La nobiltà del lavoro
Indice dell’annata 1998 Prime riflessioni sulla guerra italiana Interpretazioni, testimonianze e apologie 1945-1946
Lucio Ceva
In una sequenza di non so più quale film Eduar corso si collocasse il crollo di un regime dittato do De Filippo impersonava un reduce frustrato riale. Qualche cosa di simile si era verificato in — tra l’altro — dal fatto che, al ritorno nella Na Francia dopo la caduta del secondo impero se poli devastata del primissimo dopoguerra, non guita da una produzione memorialistica e pamph- riusciva a raccontare le sue avventure militari e letistica sterminata che ancor oggi costituisce una di prigionia. Ogni interlocutore infatti, al solo ac specialità bibliografica a sé stante. E, sia pur scon cenno delle miserie di guerra, si congedava o lo tate mille differenze, il fascismo — come il se costringeva a cambiar discorso tanto di queste co condo impero — era stato un regime cesareo in se ciascuno aveva un proprio bagaglio dolente ac teso al “meraviglioso”, al “soprannaturale poli compagnato dal desiderio di dimenticarlo. tico”, all’autocelebrazione e alla copertura degli Una verità, però non tutta la verità. aspetti prosaici ma talora piccanti che da sempre Infatti già dal 1944-1945 a mano a mano che sono sottofondo e contorno della vita pubblica. lungo la penisola il cannone cessava di tuonare Se a Roma l’editoria libraria centrata su guer principiavano a “gemere” i torchi degli editori ra e fascismo getta le basi mentre le combattive sfornando memorie, diari, spezzoni di documen retroguardie di Kesselring menano ancora fen tazione, rievocazioni, saggi e pamphlets. E se que denti fra Toscana, Umbria e Marche1, bisogna sto facevano gli editori, si può esser certi che ave dire che anche nel Nord occupato dai nazifasci vano le loro buone ragioni tanto più in un tempo sti si prepara in un certo senso il terreno per svi in cui, almeno da noi, i meccanismi per creare bi luppi di natura analoga e di proporzioni mag sogni generalizzati erano in parte ancora da sco giori. Non sempre si ricorda che nella Repub prire. Nella fetta di italiani capace di lettura vi blica di Salò almeno una licenza era stata ac erano interessi e curiosità diffuse per tutto ciò che quisita: quella di parlar male del re, della fami riguardava la guerra, il regime fascista, i suoi per glia reale, di casa Savoia in genere (salvo del Du sonaggi e i retroscena. ca d’Aosta), di Badoglio, di molti generali e am Il fenomeno aveva del resto precedenti illustri miragli sia pure con un certo rischio perché non legati non solo al carattere epico di vicende sto era facile prevedere se un determinato perso riche (guerre, rivoluzioni, grandi mutamenti di naggio fosse definitivamente e ufficialmente fortuna), ma ancor più al fatto che sul loro per “buono” o “cattivo”. Ad esempio, mentre Gra-
1 Infatti già nel 1944 uscivano a Roma i primi libri come ad esempio Leonida Felletti, Soldati senz'armi. Le gravi responsa bilità degli alti comandi (De Luigi). Mentre nel 1945, alcuni prima e alcuni dopo la liberazione del Nord, uscivano fra gli al tri: Quirino Armellini, La crisi dell'esercito (Priscilla); Clara Conti, Servizio segreto e 11 Processo Roatta. I documenti (De Luigi); Mario Donosti (pseudonimo di Mario Luciolli), Mussolini e l’Europa (Leonardo); Carlo Grazzi, Il principio della fi ne. La guerra di Grecia (Faro); Luigi Mondini, Prologo del conflitto italogreco (Treves in realtà Garzanti) e il primo dei due volumi di Giacomo Zanussi, Guerra e catastrofe d’Italia (Corso).
'Italia contemporanea”, dicembre 1998, n. 213 896 Lucio Ceva ziani fu sempre “buono” e Ambrosio sempre veste letteraria ai particolareggiati ricordi del ca “cattivo”, Gambara e Guzzoni oscillarono forte po-usciere Navarra, pochi libri sono stati utiliz mente tra una categoria e l’altra per assestarsi zati o comunque tenuti d’occhio più di questo. poi in un incerto limbo di dimenticanza, e lo stes Quasi nessuno fra quanti scriveranno poi su Mus so può dirsi — sempre esemplificando — per la solini potrà prescinderne anche se non tutti lo ci memoria di Cavallero. teranno. Chi era interessato a\Vesercito nella A far presentire il gusto delle “rivelazioni” era guerra 1940-1943 non poteva trascurare il volu stato proprio Mussolini con la sua fortunata se me di Roatta che — apologie e polemiche a par rie giornalistica sul “Corriere della sera” poi rac te — era il primo a fornire dati precisi su vari colta come II tempo del bastone e della carota, aspetti dell’organizzazione militare e delfarma- nella quale, oltre a sparlare pubblicamente di suoi mento terrestre italiani 1940-1943, mentre per le gerarchi fino al giorno prima intoccabili come precedenti vicende vi erano Armellini e Puglie Dino Grandi, aveva scodellato, sia pure con tagli se. Notizie sulla strategia, gli alti comandi e i ben mirati, il poi famoso verbale della riunione rapporti con Mussolini si trovavano in Zanussi, 15 ottobre 1940 in cui fu decisa la guerra di Gre in Badoglio e in un altro volume del generale Ar cia. Il “duce” lo presentava — è vero — come mellini. Sulla produzione bellica, oltre ad accen una sorta di antipasto accompagnato dall’avver- ni in Roatta e Zanussi, vi erano i contributi di Fa timento secondo cui “data la situazione si pote vagrossa, Spigo e Caracciolo di Feroleto. Per le vano aprire gli armadi di ferro e pubblicare se vicende armistiziali vi erano gli scritti di Castel non ancora integralmente, almeno i punti essen lano, Zanussi e Rossi. Per la caduta del fascismo ziali di molti documenti che appartengono alla e l’S settembre nella capitale c'era f affresco gior storia”2. nalistico di Monelli la cui vena brillante si era ar E non era forse questo uno stuzzichino desti ricchita dopo il 1945 di un tratto nuovo: l’impla nato ad aguzzare un appetito latente ma già ro cabile senso critico verso Mussolini e gli uomi busto? ni del regime. Per la marina, vi era il volume del Nel 1946, a Italia completamente liberata, i ti l’ammiraglio Iachino, peraltro solo su Matapan, toli sono ormai così numerosi da scoraggiare an mentre per visioni d’insieme bisognerà attende che citazioni incomplete come quelle fatte per re il 1947-1948 coi primi lavori dell’ammiraglio Roma alla nota 1. E solo possibile accennare a Bemotti e il 1949 con quello di Marc’Antonio qualche pubblicazione per categorie di argomenti. Bragadin, destinato a divenire molto popolare an Per i curiosi della quotidianità del dittatore, corché di modesta attendibilità. Per Vaviazione delle sue abitudini di lavoro o di altre più priva invece si resterà sostanzialmente a bocca asciut te, il contributo fondamentale era quello di Quin ta fino al 1947, anno di pubblicazione del primo to Navarra, Le memorie del cameriere di Musso impressionistico ma simpatico contributo di Pa lini (Milano, Longanesi). Chiunque sia stato a dar gliano3. I fronti di guerra contavano saggi di va-
2 Benito Mussolini, Il tempo del bastone e della carota. Storia di un anno (ottobre 1942-settembre 1943), supplemento del “Corriere della Sera”, 9 agosto 1944, p. 45. Nella pubblicistica della Rsi ricordo Oreste Gregorio, L’estate di Et Alamein. No te di un inviato speciale, Milano, Esse, 1945. 3 Mario Roatta, Otto milioni di baionette. L'esercito italiano in guerra 1940-1943, Milano, Mondadori, 1946; Emanuele Pu gliese, lo difendo l’esercito, Napoli, Rispoli, 1946; Carlo Favagrossa, Perché perdemmo la guerra. Mussolini e la produzio ne bellica, Milano, Rizzoli, 1946; Umberto Spigo, Premesse tecniche della disfatta, Roma, Faro, 1946; Mario Caracciolo di Feroleto, “Epoi?" La tragedia dell' esercito italiano, Roma, Corso, 1946; PietroBadoglio,L'Italia nella seconda guerra mon diale: memorie e documenti, Milano, Mondadori, 1946; Quirino Armellini, Diario di guerra. Nove mesi al Comando supre mo, Milano, Garzanti, 1946; Giuseppe Castellano, Come firmai l’armistizio di Cassibile, Milano, Mondadori, 1946; Giaco mo Zanussi, Guerra e catastrofe d'Italia, 2 voi., Roma, Corso, 1945-1946; Francesco Rossi, Come arrivammo all’armistizio, Milano, Garzanti, 1946; Paolo Monelli, Roma 1943, Roma, Migliaresi, 1946; Angelo Jachino, Gaudo e Matapan, Milano, Mondadori, 1946; Romeo Bemotti, La guerra sui mari nel conflitto mondiale, 3 voi., Livorno, SET, 1947-1950; Marc’Anto- Prime riflessioni sulla guerra italiana 897 rio valore ma già numerosi: per Tunisia e Africa Ecco, semplificando al massimo, alcuni dei Settentrionale, Messe, Orlando e gli eccellenti luoghi comuni interpretativi da essa avvalorati. memorialisti Pedoja e Piscicelli Taeggi; per la Se l’Italia fu alleata della Germania nazista — Russia, a parte la memorialistica (spesso assai e al pari di questa disfatta — ciò si dovette agli polemica come quella di Revelli e di Tolloy), le errori del solo Mussolini, “un uomo e un uomo prime pubblicazioni delPUfficio storico dello solo”7 per riprendere i termini del radiodiscorso Stato Maggiore dell’esercito; di Grecia e Balca- churchilliano del 23 dicembre 1940. nia avevano scritto, oltre a Zanussi, Mondini e Se fummo sconfitti sui campi di battaglia la Grazzi, Pricolo, Visconti Prasca e Angelini4. colpa fu dunque del solo Mussolini il quale in pri Pubblicazioni non numerose ma importanti in mo luogo ci gettò in guerra disarmati; in secon vestivano il settore della diplomazia e dell’al do luogo scelse come alleati i tedeschi i quali ci leanza con la Germania. Basti ricordare il Diario trattarono da servi badando solo ai loro interessi 1939-1943 di Ciano, un significativo campione com’era provato dal contegno delle loro truppe della corrispondenza Hitler-Mussolini e le me in Africa e in Russia. morie di due diplomatici: Mario Donosti (pseu Un’occhiata ai pilastri chiamati a sorreggere donimo di Mario Luciolli) e Pietro Simoni (pseu siffatte credenze mostrerà non solo come le loro donimo di Michele Lanza)5. fondamenta fossero già state poste nel 1945-1946, I volumi 1939-1943 del diario di Ciano ap ma altresì come in realtà nella pubblicistica allo parsi in Italia nell’aprile 1946 (preceduti da pub ra disponibile ricorressero anche notevoli ele blicazioni parziali su giornali nazionali e stranieri menti contraddittori che avrebbero dovuto met e in libro all’estero) eserciteranno influenza in tere in guardia. Non a caso però essi furono tra calcolabile sia sugli studi sia sulla pubblica opi scurati perché rischiavano di compromettere l’ef nione anche perché un dato tipo di lettura sarà su ficacia assolutoria delle credenze stesse. bito suggerito con successo6. Concluderò poi queste note con qualche esem Constatazione analoga vale, a parer nostro, an pio tratto dalla memorialistica che proverà come che per grandissima parte della pubblicistica del in taluni casi essa desse prova di equilibrio e di 1945-1946 di cui abbiamo ricordato qualche cam verosimiglianza. pione significativo, e beninteso anche per quella Alleanza con la Germania. Il pezzo forte era degli anni subito seguenti. rappresentato dal Diario 1939-1943 di Ciano al nio Bragadin, Che ha fatto la marina?, Milano, Garzanti, 1949; Franco Pagliano, Storia di diecimila aeroplani, Milano, Ed. Europa, 1947. Ricordo che ai libri della Conti sui servizi segreti replicherà violentemente dieci anni dopo M. Roatta, Scia calli addosso al Sim, Roma, Corso, 1955. 4 Giovanni Messe, Come fini la guerra in Africa, Milano, Rizzoli, 1946; Gerolamo Pedoja, La disfatta nel deserto, Roma, Oet Polilibraria, 1946; Taddeo Orlando, Vittoria di un popolo. Dalle battaglie di Tunisia alla guerra di Liberazione, Roma, Cor so, 1946; Nuto Revelli, Mai tardi. Diario di un alpino in Russia, Cuneo, Panfilo, 1946; Ufficio storico dello Stato Maggiore dell’esercito, L’81 armata italiana nella seconda battaglia difensiva sul Don (li dicembre 1942-gennaio 1943), Roma, Us- sme, 1946 (seguirà l’anno dopo il fascicolo su Csir e Armir); Francesco Pricolo, Ignavia contro eroismo, Roma, Ruffolo, 1946; Sebastiano Visconti Prasca, Io ho aggredito la Grecia, Milano, Rizzoli, 1946; Giuseppe Angelini, Fuochi di bivacco in Croa zia, Roma, Tipografia Regionale, 1946. 5 Galeazzo Ciano, Diario 1939-1943, 2 voi., Milano, Rizzoli, 1946; Vittorio Zincone (a cura di), Hitler e Mussolini-lettere e documenti, Milano, Rizzoli, 1946; Pietro Simoni (Michele Lanza), Berlino ambasciata d'Italia, Roma, Migliaresi, 1946 e M. Donosti, Mussolini e l’Europa, cit. 6 Le vicende attraverso le quali la parte 1939-1943 del diario di Ciano era stata salvata erano allora note solo in minima par te. Neppure oggi sono del tutto conosciute le circostanze attraverso le quali il diario potè essere completato con la parte 23 agosto 1937-31 dicembre 1938 nonché con altre minori. Per tutto ciò, e in genere sulla documentazione diplomatica e mili tare italiana, rinviamo a Howard McGaw Smyth, Secrets ofthe Fascisi Era, Londra-Amsterdam, Southern Illinois University Press, 1975, volume spesso non citato in Italia come per esempio dal pur informatissimo Marco Palla, La fortuna di un do cumento, “Italia contemporanea”, 1981, n. 142. 7 Winston S. Churchill, The Second World War, Londra, Cassell, 1949, pp. 547-548. 898 Lucio Ceva quale faceva da contorno un certo numero di let mente dell’ultimo in cui Ciano diede ai tedeschi tere scambiate fra i due dittatori, anche se erano l’impressione di essersi allineato sulle loro tesi ancora di là da venire le prime parziali pubbli belliciste), era facile cogliere: il carattere stru cazioni di documenti diplomatici8. Mentre nes mentale del contegno di Ciano (ben diverso da suno si poneva domande sull’autenticità del do quello che più tardi egli si attribuiva nell’/niro- cumento, le cose che più colpirono nel diario era duzione); l’effimera consistenza della successi no l’introduzione scritta nel 1943 dal carcere di va azione frenante su Mussolini che invero si ma Verona e uscitane clandestinamente per il noto nifestò solo in corrispondenza di momenti di in canale rappresentato da Frau Beetz. L’ex mini certezza e dubbio del “duce”10 e che, col dimi stro, ormai al passo estremo, valorizza al massi nuire di tali oscillazioni, fu velocemente rin mo la propria opposizione ai tedeschi nel con goiata. Per il primo e fondamentale aspetto, si vegno di Salisburgo (11-13 agosto 1939) e la suc rilegga (un esempio fra tanti) l’annotazione cessiva azione spiegata per evitare che Mussoli dell’ 11 gennaio 1939 in cui Ciano, dopo aver de ni si schierasse con la Germania. Senonché, già scritto Chamberlain e Halifax — in visita a Ro allora sulla base del diario e senza attendere la ma — come “disposti a qualunque sacrificio”, documentazione successiva9 che avrebbe offer approva l’orientamento mussoliniano per un pat to un ben diverso panorama generale dell’in to con Germania e Giappone e così ne spiega la contro e dei due colloqui con Hitler (special- ragione:
8 Solo nel 1948 apparirà il volume L’Europa verso la catastrofe. 184 colloqui con Mussolini, Hitler, Franco, Chamberlain, Sumner Welles, Rustu Aras, Stojadinovic, Goering, Zog, François Poncet etc., Milano, Mondadori (d’ora in poi Europa Ca tastrofe). L’editore non specificò mai la provenienza di questo materiale sicuramente autentico. Si trattava in realtà di una fra zione della sempre parziale ma assai più vasta collezione di documenti trasferita segretamente da Guariglia — durante i 45 giorni di Badoglio — presso l’ambasciata italiana di Lisbona e poi dovuta consegnare agli angloamericani che, venutine a co noscenza, l’avevano richiesta ultimativamente in forza delle clausole armistiziali. E quasi certo che, a questo punto, il gover no italiano abbia favorito l’improvvisata edizione mondadoriana per prevenirne la pubblicazione da parte angloamericana che anch’essa fu poi, per varie ragioni, parziale e selettiva. Si veda H. McGaw Smyth, Secrets, cit., pp. 1-19 e, per taluni aspetti, Mario Toscano, Storia dei trattati e politica internazionale I parte generale, Torino, Giappichelli, 1963, pp. 328-331. Nessu no studioso ha visto gli originali del diario di Ciano e solo pochissimi hanno avuto a disposizione le fotografie degli stessi fat te in Svizzera nel gennaio 1945. Tra questi, Gaetano Salvemini poté accertare che le pagine dal 26 al 28 ottobre 1940 relati ve all’inizio della campagna di Grecia erano state riscritte, presumibilmente nei cinque mesi del 1943 in cui Ciano fu amba sciatore presso la Santa Sede. Secondo altri l’intero diario 1939-1943 sarebbe stato riscritto in quel periodo ma la cosa appa re dubbia. Non sono ancora riuscito a sapere dove Salvemini abbia formulato l’osservazione sulle pagine dell’ottobre 1940 (che non figura nel suo Ciano's Diaries, “The Atlantic Monthly”, marzo 1946, pp. 163-167) ma che sia H. McGaw Smyth, Secrets, cit (p.66 nota 108), sia M. Palla, La fortuna, cit., riprendono da Duilio Susmel, Vita sbagliata di Galeazzo Ciano, Mi lano, Palazzi, 1962, p.78. Un errore fu rilevato prima dal pubblico che dagli studiosi: la parola Rommel riferita all’Africa set tentrionale in data 12 dicembre 1940, in un tempo cioè in cui Rommel, sconosciuto in Italia, nulla ancora aveva a vedere con la Libia. Si tratta certamente di un lapsus per “Roma”, ma solo vedendo l’originale si potrebbe forse stabilirne la natura e l’au tore. L’esame di fotocopie delle fotografie originali permette di individuare altre probabili soppressioni di passi. 9 La verbalizzazione tedesca di questo colloquio Ciano-Hitler alla presenza di Ribbentrop apparve (doc. PS 1871) nel voi. XXIX (documenti) del Procès des grands criminels de guerre devant le Tribunal International de Nurberg 14 novembre 1945- 1 octobre 1946, Nurberg, Allemagne, 1948 e fu ripetuta nei Documents on Germán Foreign Policy 1918-1945 (d’ora in poi DGFP), serie D, (1937-1941), vol VII (pubblicato nel 1956), doc. 47. Rilevanti sono le differenze tra la verbalizzazione tede sca del secondo e del terzo colloquio di Salisburgo e la verbalizzazione italiana (Europa Catastrofe, pp. 453-458), ripresa tal quale in Ministero degli Affari Esteri, Documenti Diplomatici Italiani,serie 8a / XIII (d’ora in poi DDI). Nella versione ita liana del secondo colloquio è del tutto omessa la scena della consegna di un telegramma al Fiihrer e della spiegazione data a Ciano trattarsi del consenso sovietico all’invio a Mosca di un negoziatore tedesco (circostanza che Ciano evidentemente non riferì a Mussolini almeno per iscritto), mentre nella versione italiana del terzo colloquio non figurano le frasi in cui Ciano am mette che Hitler possa aver ragione nelTescludere reazioni anglo-francesi all’attacco contro la Polonia. 10 Galeazzo Ciano, Diario, cit., 15-21 marzo, 13-21, 27 agosto, 4-5, 10 settembre, 3 ottobre, 10-16 dicembre 1939, Io - 20 aprile 1940. Si veda Brian R. Sullivan, The impatient cat. Assessment ofMilitary Power in Fascisi ltaly, 1936-1940, in Wil liamson Murray and Allan R. Millet (a cura di), Calculations Net Assessment and thè coming of World War II, New York, The Free Press, 1992, pp. 125 sg. Prime riflessioni sulla guerra italiana 899
Avendo nelle mani un simile strumento potremo otte clausola che impegnava le parti a garantire un pe nere quello che si vorrà. Gli inglesi [...] cercano di re riodo di pace di tre-quattro anni. Solo nel 1948, trocedere il più lentamente possibile, ma non voglio con la pubblicazione degli atti del processo di No no battersi. rimberga, di “L’Europa verso la catastrofe” e del primo dei due lavori di Toscano sulle origini del Espressioni che non s’intonano né all’ingenua (o patto d’Acciaio12, fu chiaro che questo desiderio sfrontata?) speranza espressa nella lettera indi di Mussolini e di Ciano (dettato solo da preoc rizzata a Winston Churchill nel 1943 dal carcere cupazioni sullo stato degli armamenti italiani) era di Verona (di essere considerato un caduto per “la stato affidato a niente di più vincolante delle causa della libertà e della giustizia”)11 né alle poi chiacchiere scambiate fra Ciano e Ribbentrop nel- fantasticate opposizioni alla politica di Mussoli l’incontro di Milano (6-7 maggio 1939) e del co ni. Beninteso il diario non fu presentato come una siddetto “memoriale Cavallero” ossia la lettera rivalutazione totale di Ciano (vedi nota introdut che Mussolini inviò a Hitler il 30 maggio, dun tiva di Ugo d ’ Andrea e prefazione di S umner Wel- que dopo il patto, pretendendo di dame un’inter les oltre ai brani d ’inquadramento che precedo pretazione “autentica” tale da mutare il senso del no ciascun semestre), ma sicuramente cercando le clausole appena firmate. Missiva cui com’è no di far ricadere il maggior biasimo su Mussolini to il Fiihrer non rispose mai. del quale tutto si potrà dire ma non che si trovasse In verità molti degli errori della vulgata che, solo e abbandonato nella propria decisione di grazie al diario e alle sue correnti letture, si af schierarsi con la Germania né prima né dopo la fermò nel 1946 si sarebbero evitati tenendo pre crisi del settembre 1939. Per il prima valeva, in sente un altro testo a mezza strada fra il saggio sieme con mille altre, la sopra riportata annota storico (per taglio, orizzonti culturali) e il libro zione del diario; per il dopo, ancora una volta il di memorie (per l’importanza dei ricordi e delle diario offriva la prova dell’atteggiamento di Cia esperienze dell’autore): il già ricordato volume no al tempo stesso remissivo verso il suocero e di Donosti (Luciolli), Mussolini e l’Europa 13. superficiale coi tedeschi. Assecondò le tendenze Purtroppo quest’opera non raggiunse il grande di Mussolini a manifestare appetiti politico-ter pubblico e anche più tardi ad essa fu dedicata ritoriali di entità selvaggia ma non assistiti da pa un’attenzione non sempre pari alla sua impor ri determinatezza nel precisare e chiarire pretese tanza14. e punti di vista al fine di evitare gli equivoci che Un’attenta lettura di Luciolli non solo avreb caratterizzarono poi tutta l’alleanza. be portato chiarezza sui limiti del Patto d’acciaio, Va aggiunto che proprio dal diario derivò il sulle circostanze, sulle leggerezze e perciò sulle convincimento (in parte vivo ancor oggi fra i non responsabilità che si addensarono intorno alla sua specialisti) che il patto d’Acciaio contenesse una stipulazione, ma avrebbe messo in guardia anche
11 W. S. Churchill, The Second World War, cit., pp. 115-116. 12 I verbali italiani dell’incontro di Milano apparvero per la prima volta in M. Toscano, Le origini dei patto d'acciaio, Firen ze,Sansoni, 1948, pp. 147-151 (cui seguì l’approfondito Le origini diplomatiche de!patto d’Acciaio, Firenze, Sansoni, 1956). Mentre scriviamo (luglio 1996) essi non sono ancora comparsi nei DDI. Dal 1956 è però possibile leggere nei DGFP, D, voi. VI sia due documenti tedeschi preparatori della riunione (I e li senza data a pp. 444-449) sia un riassunto tedesco 18 maggio 1939 (doc. 341, pp. 450-452) con differenze non trascurabili rispetto alla verbalizzazione italiana. Il memoriale Cavallero fu pubblicato nel 1948 sia nel Procés des grands criminels de guerre devant le Tribunal International deNurberg, cit., voi. XXXI, doc. PS 2818, sia nella prima delle due opere di Toscano ultime citate a pp. 186-189. Esso riapparve nel 1952 nei DDI serie 87X11 n. 59 e quindi nel 1956 nel secondo degli stessi due lavori sopra citati di Toscano. 13 Avrebbe giovato a impedire certe incrostazioni anche una maggiore attenzione al ricordato volume di P. Simoni (Lanza) (per esso e per Donosti cfr. note 1 e 5). 14 Si veda per esempio l’apprezzamento favorevole ma con riserve per il carattere “accesamente polemico” formulato da Ma rio Toscano nel suo pur fondamentale Storia dei trattati, cit., p. 594. 900 Lucio Ceva contro interpretazioni tendenti a fare della poli chiarazioni revisioniste degli anni ‘20 alla di tica estera di Mussolini un’avventura giorno per chiarazione di guerra alla Francia e all’Inghilter giorno intesa soprattutto al successo pubblicita ra” mentre “un altrettanto ininterrotto filo logico rio a breve termine. Che anche questi caratteri avrebbe condotto, in senso inverso, all’autodis- fossero importanti nell’azione mussolinianaè in soluzione del Fascismo”. Così pure Luciolli ave negabile. Tale era stata l’interpretazione sugge va ben colto il carattere limitato e compromisso rita da Gaetano Salvemini nel suo Mussolini di rio della dittatura fascista che, a differenza di quel plomatico, libro di battaglia antifascista e non di la nazista, doveva vedersela con forze quali la storia dato che, quantunque ripubblicato nel do monarchia e la chiesa romana. Al punto che mol poguerra, era nato durante l’esilio a Parigi e per to della decisione per la “non belligeranza” nel forza di cose senza base documentaria15. Ma in settembre 1939 va ricondotta all’influenza del so verità a un esame attento non potevano sfuggire vrano16. nella politica di Mussolini talune costanti che al E anche se Luciolli non fa oggetto di altret meno in parte furono colte da Luciolli. Che il re tanto lucido esame il révirement del monarca nel visionismo dovesse alla lunga condurre verso la giugno 1940 (questo sì riconducibile alle vitto Germania non poteva costituire una totale sor rie tedesche e agli schemi classici del presenzia presa. Alla stessa stregua era molto logico che, lismo sabaudo che — nei secoli — aveva dilata scatenatosi — a partire dal 1933 — il dinamismo to il ducato a regno e da ultimo a impero), non si tedesco, l’Italia fascista fosse tentata di “asso- può negare che l’intelligente e colto diplomatico ciarvisi anziché di combatterlo”. Ma, osserva Lu avesse a tratti anticipato molti elementi delle in ciolli, “quel che invece non poteva esser materia terpretazioni della politica estera fascista che in di dubbio è che, per associarvisi utilmente, biso questi ultimi anni, dopo circa mezzo secolo, si gnava conoscerne il carattere e valutarne le pos contendono il campo. sibilità”. E proprio questo tipo di conoscenza do Ossia: 1) quella sostenuta fino alla sua recen veva mancare a Mussolini il quale si legò al car te scomparsa da Renzo De Felice che, fondan ro germanico con prospettive miste di affinità e dosi su vasti scavi archivistici ma anche su nu strumentalità poi scivolate nella “paura” tout merose fonti secondarie, tende ad accreditare un court. Una sfumatura diversa vi era in Ciano e Mussolini più opportunista che coerente (“super- nella sua piccola corte, dove invece sopravvisse trasformista”) e soprattutto non ideologo, quasi a lungo l’idea della “strumentalità”, cioè l’illu privo di programmi fin dopo l’Etiopia quando, sione che fosse sempre possibile tomare indie pur non insensibile al proprio “mito” e incline a tro. Ma Luciolli, voce troppo poco ascoltata, ve “sogni farneticanti”, ritarderà nonostante contra deva fino da allora (1945) che l’intervento mus- rie apparenze la definitiva scelta di campo. Un soliniano aveva “cause più complesse” del sem Mussolini in ogni caso assai lontano dalla co plice desiderio di profittare delle vittorie tede struzione politico-biologica del nazionalsociali sche dell’aprile-maggio 1940. Era impossibile smo le cui affinità col fascismo sono fortemente sconfessare la politica antitedesca senza scon svalutate da De Felice17. Non va peraltro dimen fessare al tempo stesso se stessi e tutta l’opera del ticato il carattere aperto a “continue acquisizio fascismo dalla marcia su Roma in poi: “un filo ni” della ricerca di De Felice sul quale egli ave logico ininterrotto conduceva dalle prime di va spesso insistito18; 2) quella di scuola anglo-
15 G. Salvemini, Mussolini diplomate, Paris, Grasset, 1932. 16 M. Donosti, Mussolini e l'Europa cit. pp. 79, 103, 226, 212-213. 17 Renzo De Felice, Mussolini il fascista . La conquista del potere. Torino, Einaudi, 1966, pp. 537-538 e passim e Mussolini. Il duce, voi. II, Lo stato totalitario 1936-1940, Torino, Einaudi, 1981, pp. 321-330, 700-701; Intervista sul Fascismo, a cura di M. A Ledeen, Milano Mondadori, 1992, specie pp. 40-46, 70-91. 18 R. De Felice, Intervista, cit., pp. 20-26. Prime riflessioni sulla guerra italiana 901 sassone che, già con antecedenti in Denis Mac lo paiono racchiusi effetto e causa: Perché per Smith e in altri, è ora portata alle estreme conse demmo la guerra. Mussolini e la produzione bel guenze da B. MacGregor Knox. Anche grazie al lica. la valorizzazione del diario di Grandi19 e delle In senso generale la tesi è inoppugnabile e va carte del generale Gàzzera20, essa fa di Mussoli senza meno estesa all’intero Tripartito, evidente ni un “ideologo” sostanzialmente orientato ver essendo che le sue risorse naturali e industriali so la Germania fino dagli anni venti (missione erano di gran lunga inferiori a quelle della coali Capello del 1924, ansiosa attesa del rafforza zione antihitleriana comprendente fra gli altri gli mento tedesco fra il 1929 e il 1932, ancor prima Stati Uniti, l’Unione Sovietica e l’Impero bri dell’ascesa di Hitler). Il tutto in un quadro che tannico. E poiché nel Tripartito l’Italia fascista mette in valore l’affinità ideologica fra i due re rappresentava il parente povero, a maggior ra gimi e al tempo stesso la profonda diversità per gione essa non poteva che esser la prima a per quanto riguarda la presa sui rispettivi paesi, to dere. Cose ovvie. I soli punti non ovvi su cui Fa tale quella nazista, limitata da sopravviventi cen vagrossa avrebbe potuto utilmente manifestarsi tri di potere (corona, chiesa romana, forze arma non riguardavano certo l’esito del conflitto ben te) quella fascista21. sì il suo corso. Così il sapere se la produzione Addentrarci nelle dispute d’oggi esorbitereb bellica — a parità di risorse — non avrebbe po be dai limiti di questa nota ai cui fini era invece tuto essere indirizzata diversamente, se la man importante ricordare gli antecedenti del 1945- canza di alcune materie prime fosse stata deter 1946. minante e in quali momenti, se e quando avesse cagionato una sottoutilizzazione degli impianti L’idea che il dittatore abbia gettato l’Italia di industriali. sarmata in una contesa mondiale è di quelle co La sezione più estesa dell’opera {Per frenare sì penetrate non solo nella letteratura ma nella Mussolini ) inizia col capitolo Per scongiurare la coscienza di tante persone che anche il solo met guerra dove l’autore narra i propri sforzi per di terla in dubbio guadagna a chi vi si attenti la pa stogliere Mussolini dall’idea di intervenire nel tente di mentecatto. La tesi è ripetuta con anda conflitto, cosa che egli avrebbe fatto perfino co mento corale già nel 1945-1946 dai vari Zanus- municandogli dati anche più pessimistici del rea si, Armellini, Roatta, Caracciolo e Felletti, per le22. Un’azione dunque tutta politica e sulla qua citare i primi che vengono in mente. Sicuramente le ciascuno è libero di farsi l’opinione che crede. però l’argomento ha trovato il suo più vistoso so Molte pagine sono dedicate a mettere in ri stenitore nel generale Carlo Favagrossa sia per salto la pochezza delle attribuzioni dell’ente da le cariche ricoperte (commissario generale e poi lui presieduto. Indubbiamente si trattava di at sottosegretario alle Fabbricazioni di guerra e tribuzioni scarse e compaginate in modo più da quindi ministro della Produzione Bellica) sia per tarpare che da rafforzare l’organismo. Senonché le cifre, gli specchi e i grafici che occupano tan l’autore limitandosi a descrivere la situazione te pagine del suo già ricordato libro nel cui tito senza approfondirne origini e cause fa pensare
19 Questa fonte (di cui un microfilm dell’originale offerto da R. De Felice nel 1982 si conserva alla Georgetown University Library di Washington D.C.) è citata con frequenza ma non è ancora stata pubblicata integralmente. 20 La parziale pubblicazione in Italia delle carte Gàzzera (“Storia contemporanea”, 1989, n. 6, pp. 1007-1058) è affetta da ta gli (non segnalati) uno dei quali elimina proprio il riferimento alla missione Capello del 1924. Al riguardo, anche Jens Peter- sen, Hitler e Mussolini la difficile alleanza, Bari, Laterza, 1975 (ed. or. 1973), pp. 14-16. 21 Vedi ora B. MacGregor Knox, The Fascisi Regime. ItsForeign Policyand its'Wars: An ‘Anti-Anti-Fascist’ Orthodoxy?, “Con- temporary European History”, 1995, pp. 347-365. Per un’interpretazione, coincidente nelle grandi linee ma meno schemati ca e basata su eccellente conoscenza psicologica di Mussolini, rinvio ai lavori di Brian R. Sullivan e in particolare a The im- patient cat, cit. 22 C. Favagrossa, Perché perdemmo la guerra, cit, p. 110 e passim. 902 Lucio Ceva si sia trattato del mero capriccio di un tiranno lu contrastava con la loro inveterata tendenza al natico al più assecondato “dai ministeri militari l’autonomia. che non vollero rinunciare alle attribuzioni ac Il sopravvenuto fascismo, sotto un volto diri quisite dopo la guerra 1915-1918 con l’aboli gista e guerriero, aveva tutta la convenienza a non zione dell’allora ministero Armi e Munizioni”23. urtarsi con le uniche forze che, in particolari cir In tal modo solo una parte della verità è sfiora costanze, sarebbero state in grado di contestare ta. Il 1° settembre 1939 Favagrossa era succe la sua gestione esclusiva della politica: i grandi duto all’integerrimo generale Dallolio nella pre interessi economici e le forze armate. A queste sidenza del comitato per la Mobilitazione civile ultime in particolare Mussolini applicava il prin (Cmc) nonché in quella del commissariato ge cipio del divide et impera . E in ogni campo dif nerale per le Fabbricazioni di guerra (Cogefag e fidava di estese concentrazioni di potere. La ca poi Fabbriguerra). Ma già da molti anni prima pacità della grande industria di mettere a profit del 1939 Dallolio non aveva più i poteri dei qua to le vocazioni separatiste delle singole istituzioni li era stato investito nel 1915-1918 allorché con militari aveva partorito la soluzione “ideale”. Fra mano ferrea aveva potuto creare e dirigere la il 1923 e i primi anni trenta erano nati infatti nu “mobilitazione industriale” accentrando in sé tut merosi enti: un comitato per la Mobilitazione Ci te le decisioni circa le commesse (ordini all’in vile aggregato alla Commissione suprema di di dustria) delle due forze armate (prima del 1923 fesa, suddiviso in tre organi principali e in una l’aeronautica faceva parte dell’esercito). Nono rete di “osservatori industriali” ripartiti nelle set stante ritardi, inconvenienti e approfittamenti, la te zone in cui il paese era stato suddiviso. Alla te “mobilitazione industriale” del 1915-1918 era sta del Cmc si ritrovava il generale Alfredo Dal stata nell’insieme un successo perché la produ lolio assistito da un comitato interarma e da un zione bellica italiana si era mantenuta all’altez segretariato generale. L’insieme però faceva ca za delle esigenze militari e talora anzi le aveva po non più al ministero della Guerra ma a un ma sorpassate. Naturalmente non erano mancati ri stodontico appena varato ministero dell’Econo tardi, forniture non soddisfacenti e altri incon mia Nazionale. Inoltre la legge 8 giugno 1925 n. venienti rispetto ai quali il sottosegretario e poi 969 sulla “Organizzazione della nazione in guer ministro alle Armi e Munizioni disponeva — è ra” stabiliva al suo articolo 4 che l’“organo inca vero — di un apparato punitivo. Senonché le pe ricato di provvedere alle fabbricazioni di guerra” santissime multe comminate dalla normativa ben (da istituirsi solo in caso di “evidente necessità”) di rado venivano poi inflitte per tema delle ri sarebbe stato posto “alla dipendenza dei ministeri torsioni che solevano provocare: al minimo mu competenti”. Era perciò evidente che tutta la ma tamento di programma o alla più piccola richie teria delle commesse all’industria restava in ma sta di modificazioni dei materiali il multato rea no ai singoli ministeri militari. Senza diffonder giva con arresti produttivi o con pretese onero ci ora nell’elencazione delle decine di altri enti se. Insomma lo Stato, in tempo in guerra cioè in (uffici superiori, nuclei ecc.) che videro la luce condizioni di necessità, è un cliente debole (di verso i primi anni trenta, possiamo concludere scute poco i prezzi, condona le sanzioni, tollera che se la preparazione bellica del paese rimane i ritardi) cioè un buon cliente dal punto di vista va dubbia, assicurata e fin dal 1923 era invece la dei produttori. Ma — si sa — ogni cosa buona quasi libertà dell’industria di somministrare alle è sempre perfettibile. E del resto, come anche singole forze armate quel che avesse voluto e al Favagrossa accenna di sfuggita, neppure alle sin le condizioni per lei più convenienti. Di tanto si gole forze armate era piaciuta l’onnipotenza di ebbe la conferma nel 1935 allorché con l’impre Dallolio la cui stringente logica accentratrice sa etiopica il pericolo di guerra si fece improv
23 C. Favagrossa, Perché perdemmo la guerra, cit, p. 34. Prime riflessioni sulla guerra italiana 903 visamente concreto. Fu allora istituito il già ri stesso a rifiutarli raccomandando di attendere la cordato Cogefag (rdl 14 luglio 1935 n. 1374 e de fine della guerra prima di concederli (dopo la vit creto del capo del Governo 23 settembre 1935), toria insomma), asserendo che la loro adozione strutturato come una specie di “provveditore e nel corso del conflitto avrebbe comportato l’o gestore di materie prime e semilavorati”24 (da ri nerosa riorganizzazione di quell’ente che egli partirsi tra ministeri militari e civili nonché azien stesso altrove aveva definito “un vero aborto” pro de produttrici) senza però la minima competen prio per la mancanza di quei poteri26. Essi gli fu za in fatto di commesse. Non solo. Al Cogefag rono poi comunque attribuiti nel febbraio 1943, erano sottratti campi di grande importanza quali ormai in pieno clima di sconfitta, con la trasfor gomma, legname, fibre tessili, canapa, mentre il mazione del sottosegretariato in ministero. vitale settore dei combustibili solidi e liquidi sarà Le carenze interne del Fabbriguerra erano ag riservato sino al settembre 1942 a organismi fa gravate dai limiti invalicabili del quadro in cui centi capo ai ministeri delle Comunicazioni e del doveva operare. Durante la “non belligeranza” le Corporazioni25. Forse Mussolini pensava che l’importazione di materie prime strategiche era il coordinamento sarebbe stato assicurato dalla iugulata sia dalla modestia delle riserve auree e sua personale preminenza. E tale probabilmente valutarie sia dal blocco navale esercitato della fu Fultima speranza di Dallolio quando il 1° set Gran Bretagna soprattutto sul carbone tedesco di tembre 1939 lasciò la carica. Certamente la gra retto a noi. Essa era pronta a sostituirlo con mi ve età del generale (87 anni!) giustificava il riti nerale proprio purché l’Italia le avesse fornito ar ro. Ma dato che egli era stato mantenuto in ser mi27, cosa che Mussolini rifiutò nel febbraio 1940. vizio ben oltre i limiti di legge e sarebbe vissuto Del resto, sempre durante la “non belligeran altri 13 anni, lucidissimo come testimoniano le za”, le oscillazioni politiche del “duce” non era sue carte private posteriori al 1945, è ragionevo no rimaste senza riflessi nel campo dell’impiego le chiedersi se il distacco non sia da collegare di risorse. Ai primi di dicembre 1939 Mussolini piuttosto all’insuccesso dei suoi tentativi di am decise improvvisamente di fortificare con gran pliare e finalizzare le attribuzioni del Cogefag de urgenza la frontiera con l’alleata Germania modificando il ricordato articolo 4 della legge 8 profondendovi un miliardo di lire e ingenti quan giugno 1925 n. 969. Ebbene il suo successore, tità di ferro e di calcestruzzo28. Si trattava di or generale Favagrossa, lamenta — come già detto dini che Favagrossa non aveva titolo per discute — la pochezza delle sue attribuzioni e dichiara re. E tuttavia stupisce che il generale, il quale pu “grave errore i 1 non aver concentrato le commesse re — a suo dire — non aveva esitato di fronte a nel Cogefag”. Però quando, nel marzo 1942, Mus interventi di natura mediatamente politica per solini si risolve a concedere al Fabbriguerra i so “scongiurare la guerra”, non abbia neppure pro spirati poteri sulle “commesse”, è Favagrossa spettato in una paginetta al capo del governo qua-
24 C. Favagrossa, Perché perdemmo la guerra, cit., p. 35. 25 Su mobilitazione civile, Cogefag e Fabbriguerra sono fondamentali i lavori di Fortunato Minniti, fra cui Due anni di atti vità del Fabbriguerra per la produzione bellica, “Storia contemporanea” 1975, n. 4; Aspetti organizzativi del controllo della produzione bellica in Italia (1923-1943) e Aspetti territoriali e politici del controllo della produzione bellica in Italia entrambi in “Clio”, 1977, n. 4 e 1979, n.l, nonché Le materie prime nella produzione bellica in Italia (1935-1943) (parte I e II), “Sto ria contemporanea”, 1986, n.l e 1986, n. 2. Si vedia inoltre Lucio Ceva, Grande Industria e guerra, in Commissione italiana di storia militare, L'Italia in guerra. Il Primo anno-1940, Roma, 1990 e voce Carlo Favagrossa, in Dizionario biografico de gli italiani, Roma, Istituto dell’enciclopedia italiana, 1996; L. Ceva e Andrea Curami, Industria bellica e Stato nell'imperia lismo fascista degli anni ‘30, “Nuova Antologia”, 1988, n. 2167. 26 C. Favagrossa, Perché perdemmo la guerra, cit., pp. 34-35, 39-40 e all. 1 a pp. 245-246. 27 William Norton Medlicott, The Economie Blockade, 2 voi.. Londra, HMSO, 1952, voi. I, pp. 280-301. Erano richiesti da gli inglesi soprattutto anticarro da 47/32 e caccia Re 2000, una interessante realizzazione del gruppo Caproni rifiutata per ra gioni poco chiare dalla regia Aeronautica. 28 MacGregor Knox, La guerra di Mussolini, Roma, Editori Riuniti, 1984 (ed. or. 1982), pp. 97-98. 904 Lucio Ceva li rinunce in altri campi provenivano da tale de l’8 settembre i tedeschi catturarono sui piazzali cisione. delle industrie acciai e correttivi in misura a vol Una volta entrati in guerra si dipese solo dal te tripla e a volte quadrupla delle dotazioni di par buon volere dell’alleato, intermittente e comun tenza3 1. Questa constatazione, ricordata anche da que sempre condizionato dalla strozzatura dei tra Favagrossa, non sarà sic et simpliciter estensibi sporti. Né molto si poteva contare sulle risorse le a tutti i settori ma getta una strana luce su mol dell’Europa occupata, la principale delle quali ti asserti del generale. Essi non sembrano più cre (petrolio romeno) era totalmente subordinata al dibili delle querimonie di Mussolini a Hitler (6 placet tedesco. novembre 1941) secondo le quali “per difetto di La lamentano di Favagrossa sulla mancanza di materie prime” l’industria italiana avrebbe lavo materie prime è — si può dire — continua. E tale rato “al 40-60 per cento delle sue possibilità”32. mancanza è ancor oggi argomento correntemente Ma se anche maggior copia di combustibili, di chiamato a far le spese di qualunque insuccesso. energia elettrica, di caucciù o di nichel sarebbe Invano gli studi di quest’ultimo decennio hanno stata desiderabile, è certo che essa non avrebbe cercato di far notare che una cosa è la carenza as influito sul problema dell’armamento italiano che soluta e altra è quella relativa. Se la guerra si fos fino circa alla metà del 1942 riguardò la qualità se prolungata oltre il 1943 la povertà italiana non e non la quantità dei mezzi. avrebbe mancato di farsi sentire, ma nello svolgi Un’arma efficiente non sempre richiede ma mento concreto delle cose ben può dirsi che essa terie prime maggiori o diverse di un’arma sca non fece quasi in tempo a esercitare reale inci dente. Per semplicità e chiarezza sono costretto denza29. Già la politica delle scorte, avviata a suo a ricordare esempi già illustrati in altri studi33. Il tempo da Dallolio, fu talora interpretata in modo carro medio M I3/40, spina dorsale dei nostri re così gretto da provocare interventi dello Stato Mag parti corazzati, rimase la stessa “povera cosa” (de giore Generale per sbloccare le cosiddette “scor finizione del generale Zanussi) sia nel 1941, quan te intangibili” che ormai diventavano risparmi fi do il nichel usato per la sua blindatura assom ni a se stessi. Ad esempio in un promemoria 6 ago mava a 46 kg, sia quando nel 1943 esso si era ri sto 1942 del maresciallo Cavallero si leggono le dotto a 8 kg. Fin dall’8 maggio 1941 lo Stato seguenti parole in argomento munizioni: Maggiore dell’esercito disponeva della relazio ne del generale Giuseppe Sarracino nella quale Le riserve possono essere impiegate senza esitazione si constatava che le corazze dei carri italiani di perché se la guerra dovesse durare ancora a lungo strutti dagli inglesi a Beda Fomm (Libia) nel feb avremmo sempre la possibilità di mandare a rottame armi e munizioni della scorsa guerra che sono ricche braio precedente (e perciò costruiti nel 1940 con di correttivi pregiati30 31. la più elevata quantità di nichel) avevano ceduto ai proietti inglesi per difetti costruttivi (campate E inoltre notissimo che le industrie disposero troppo ampie, trattamenti termici errati) o per al complessivamente di più acciaio e correttivi di tre incurie grossolane (diseguale e insufficiente quanti fossero in grado di lavorarne al punto che serraggio dei bulloni!)34. Ora anche ricordando
29 Per questi concetti cfr. L. Ceva voce Italy, in The Oxford Companion of thè Second World War, Oxford, New York Univer sity Press, 1995, pp. 582-586. 30 Archivio Ufficio storico dello Stato Maggiore dell’esercito (Aussme), Diario Cavallero, agosto 1942, all. 6. 31 L. Ceva e A.Curami, La meccanizzazione dell’esercito italiano dalle origini al 1943, 2 voi., Roma Ussme, 1994 (la ed. 1989), voi. I, pp. 384-385 e nota 66, docc. e letteratura ivi cit. fra cui lo stesso C. Favagrossa, Perché perdemmo la guerra, cit., p. 200. 32 DDI serie 8a / IX, n. 722 (pp. 743-748), p. 744. 33 Cfr. soprattutto opere citate alle note 25 e 31. 34 L. Ceva e A. Curami, La meccanizzazione, cit, voi. I, pp. 339-344 e voi. II, doc. 51 pp. 270-281. Cfr. anche A. Curami, Com messe belliche e approvvigionamenti di materie prime, in Commissione Italiana di Storia Militare, L’Italia in guerra. Il Pri mo anno-1940, cit., pp. 60-61. Prime riflessioni sulla guerra italiana 905 che — almeno a dire di Graziani — i carri im zioni di un opuscolo del suo ministero datato piegati a Beda Fomm erano stati fomiti dall’An- 194339 (e allora segretissimo), teso a dimostrare saldo come “non collaudati”35, si può al massi come nonostante tutto la produzione bellica del mo supporre che un collaudo avrebbe migliora 1940-1943 fosse stata superiore a quella del 1915 - to il serraggio dei bulloni ma non che avrebbe po 1918. Perfarsi un’idea dellapoca attendibilità del tuto influire sui difetti progettuali (campate) e co l’opuscolo basti osservare che la minore produ struttivi (trattamenti termici, disomogeneità del zione di “complessi d’artiglieria” moderna viene le colate d ’acciaio). Tutti sanno poi che il basso giustificata riportando acriticamente le scuse de rendimento degli stessi carri, non migliorato in gli industriali secondo i quali le nuove artiglierie modo significativo durante l’intero conflitto, era avrebbero richiesto tempi di lavorazione molto dovuto a insufficienza dei motori non cagionata maggiori di quelle dalla prima guerra mondiale. certo da difetto o da cattiva ripartizione di mate Asserzione vera ma solo se riferita agli affusti dei rie prime bensì da carenze progettuali. E si è già pezzi per renderli autotrainabili e non certo alle avuto occasione di ricordare il possibile rimedio bocche da fuoco la cui meccanica non era gran consistente nell’adattare ai carri motori di aerei ché mutata in un ventennio. L’incongruenza del ormai superatissimi e che tuttavia l’aeronautica l’argomento risalta ancor più quando si rifletta che continuava ad acquistare a centinaia: ordini ri nell’esercito italiano, esattamente come in quel spettivamente del 27 novembre 1942 e del 6 mar lo tedesco, le bocche da fuoco destinate all’auto zo 1943 relativi ai caccia monoplani Fiat G 50 traino erano solo quelle dei reparti motocorazza bis e biplani Fiat CR 4236. Le ragioni di questi ti e quelle d’armata, mentre la massa delle fante acquisti ci sfuggono trattandosi di materiali ne rie per tutto il conflitto era dotata degli stessi pez cessariamente destinati alla demolizione. L’uti zi del 1915-1818 (talora di poco migliorati negli lizzazione per i carri dei motori di tali aerei sa anni venti) e tutti ippotrainati al pari di quelli40. rebbe stata di sicuro possibile trattandosi di con Orbene, i dati dell’opuscolo ufficiale del ministe gegni in tutto analoghi (perché derivati dagli stes ro, in gran parte ricalcati su documentazione im si capistipite) a quelli che gli anglo-americani in bevuta di pubblicità Ansaldo, si ritrovano perfino stallavano nei loro carri “Crusader” e anche nel oggi frequentemente anche in lavori a preteso ca le prime serie di “Sherman” che con tanto suc rattere “storico”. cesso ci contrastavano nel deserto37. Certo i mastodontici programmi di nuove arti Il ministro della Produzione bellica, che non glierie (che ci avrebbero dotati di un buon parco ha dedicato una sola riga a quanto sopra, ne spen verso il 1945-1949!) erano stati varati nel 1938 de alquante per esaltare “la genialità” degli indu cioè prima dell’ascesa di Favagrossa il quale nel striali e il loro “aver fatto miracoli dando prova di 1940-1941 partecipò solo alla decisione di ridurli capacità organizzativa e di spirito di adattamento per dare la precedenza ai mezzi corazzati. E cu veramente rari”38. Inoltre egli trascrive larghe por rioso però che non una parola sia spesa per ricor-
35 Rodolfo Graziani, Ho difeso la Patria, Milano, Garzanti, 1948, pp. 239-240. 36 I 100 G 50 bis e i 152 CR 42 ordinati rispettivamente alla CMASA e alla Fiat furono ridotti a 80 e a 122 nel luglio 1943: cfr. A. Curami-Gianni Gamberini, Catalogo delle matricole militari della Regia Aeronautica (1923-1943), studio fuori com mercio, Milano, 1992. 37 L. Ceva e A. Curami, La meccanizzazione, cit„ voi. I, pp. 387-397. 38 C. Favagrossa, Perché perdemmo la guerra, cit., pp. 17, 73 e passim. 39 Miproguerra, Cenni sullo sforzo sostenuto dal paese per la produzione bellica nella guerra 1940-43 e sua entità nei con fronti della guerra 1915-18. Potenziamento dell’ industria bellica 1939-1943, Roma, luglio 1943 (a stampa). L’opuscolo mi nisteriale riproduce alla lettera molte parti della Relazione sull’attività dell’Ansaldo S.A. dal 1939 al 1943 nel campo delle costruzioni di artiglierie, dattiloscritto di 76 fogli più 4 di allegati in Fondazione Einaudi ( Torino), Archivio Rocca, 14.51. 40 Richard L. DiNardo e Austin Bay, Horse drawn transport in thè German Army, “Journal of Contemporary History”, 1988, n. 1, pp. 130-142. Il tema è ripreso e ampliato da DiNardo in Mechanized Juggernaut or military anachronism?, Londra- NewYork, Greenwood Press, 1991. 906 Lucio Ceva dare come, oltre a questi programmi (anzi in par considerata senza adeguato esame delle struttu ziale loro vece dopo che furono ridotti), si sa re di ricerca che avrebbero dovuto provveder rebbero potuti adottare (come avvenne ad esem vi43. Per tacere del fatto che non tutti gli avvi pio in Gran Bretagna e in Germania) accorgi stamenti notturni per noi funesti furono opera del menti idonei per migliorare gittata e potenza di radar. Questo nella notte di Matapan localizzò molte vecchie artiglierie sia ritubandone le can solo il Pola rimasto isolato e fermo per l’aerosi- ne sia migliorandone il munizionamento, come luro ricevuto. Ma gli altri due incrociatori della da anni e su autorevoli riviste scientifiche anda stessa 1“ divisione (Fiume e Zara) i quali — coi vano suggerendo provetti tecnici italiani41. E na relativi cacciatorpediniere — avevano invertito turale che le grandi industrie preferissero i rin la rotta per soccorrere il Pola, furono distrutti a novamenti totali che assicuravano lavoro per an cannonate dagli inglesi che, ancora ben lontani ni e che permettevano altresì il rinnovo gratuito dalla nave ferita, li avevano avvistati con sem degli impianti grazie all’anticipo del 15 per cen plici binocoli. Si ripete che i motori radiali dei to a fondo perduto promesso e pagato alle gran nostri velivoli da caccia con la loro forma e di di aziende produttrici (Temi, Oto, Ansaldo)42. Ma mensione avrebbero tarpato la velocità, come se ciò non toglie che, indipendentemente dalla suc radiali non fossero stati i propulsori dei velocis cessiva riduzione dei programmi, i previsti anni simi Focke Wulf FW-190 tedeschi e dei Repu- di attesa avrebbero potuto essere messi a profit blic P-47C Thunderbolt americani! Un “giorna to con rimedi interinali di costo modesto. Il ge lista-tuttologo”, rievocando dopo cinquant’anni nerale Favagrossa ha preferito sorvolare su que su un grande quotidiano il bombardamento ame ste circostanze, delle quali, pur non essendone re ricano di Roma del 19 luglio 1943, non ha esi sponsabile, non poteva non essere a conoscenza, tato a deplorare le condizioni della caccia italia e riferire invece tutte quelle altre intonate alle “ra na non tanto perché poco numerosa, male arma gioni” dell’industria. ta e poco veloce, ma perché dotata di aerei “di A tanta distanza di anni possiamo solo con legno”, ignorando evidentemente che in legno statare come Favagrossa abbia contribuito a im erano anche i de Havilland Mosquito Mkl, for porre in tema di “impreparazione” una chiave di se i migliori aerei da cooperazione della secon lettura ingannevole, assolutoria e forse proprio da guerra mondiale. per questo fortunatissima e persistente. Da allo Potremmo continuare l’elenco se ci propo ra leve di “esperti” si sono sbizzarrite nell’accu nessimo di offrire un campionario di inesattezze mulare cahiers de doléances sull’arretratezza e di omissioni. Ma lo scopo è solo quello di ri delle nostre armi causa di ogni sventura. Il fuci cordare come certa pubblicistica abbia contri le 91, come se fosse stato sostanzialmente di buito a far dimenticare che le vittorie, prima di verso dal Mauser tedesco, dal Lebel francese o tradursi in termini tecnici, numerici ed economi dall’Enfield inglese. Il “terribile” mortaio dei ci, maturano nel campo della cultura, dell’abitu greci, che era né più né meno il nostro Brandt dine a guardar fuori di casa e dell’addestramen costruito su licenza francese. Mancavamo di ra to. E una volta che le sconfitte sono avvenute, se dar, deficienza gravissima indubbiamente, ma non le si vuol rivivere, vanno messe a profitto con
41 Renzo Garrone La nostre artiglierie post-belliche, “Rivista di artiglieria e genio”, agosto 1930, pp. 1503-1516; F. Marrajeni, Gli esplosivi, le armi della fanteria, le artiglierie, Roma, Pinnarò, 1928. Cfr. anche A. Curami-Fulvio Miglia L’Ansaldo e la produzione bellica, in Francesca Ferratini Tosi, Gaetano Grassi, Massimo Legnani (a cura di), L’Italia nella seconda guerra mondiale e nella Resistenza, Milano, Angeli, 1988. 42 Comitato per la storia delTartiglieria italiana, Storia dell’artiglieria italiana, Roma, Rivista d’Artiglieria e Genio, voi XV, pp. 361 e sg.; L. Ceva Un intervento di Badoglio e il mancato rinnovamento dell’artiglierìa italiana, ‘‘Il Risorgimento”, 1976, pp. 117-172; L. Ceva-A. Curami La meccanizzazione, cit. voi. 11, doc. 49 e 49b (pp. 258-264). 43 In argomento si veda ora Franco Mattesini, I radiolocalizzatori della R. Marina, “Bollettino d’archivio della Marina mili tare”, settembre 1995 (la parte, pp. 95-198) e dicembre 1995 (2a parte, pp. 25-141). Prime riflessioni sulla guerra italiana 907 lo studio e la riflessione, non cullandosi in pana servizi, tozzi, dinoccolati, trasandati non facevano gran cee assolutorie. bella figura. Ma figura assai peggiore di questi bravi Che in Africa e in Russia l’alleato tedesco non figliuoli, che se non avevano dalla loro l’aspetto guer solo ci avesse trattato con sprezzo e scarso ca riero, possedevano un coraggio e una tenacia che eb meratismo ma addirittura avesse consumato ai bero modo poi di rifulgere nel seguito della campagna, nostri danni sistematiche “rapine” era convinci allorché i loro prestanti ed eleganti “camerati” tede schi, saltati in autocarro, li abbandonarono al loro de mento nato nel 1942-1943 e divenuto nel 1945- stino, fecero i nostri carri armati [...]. 1946 così assiomatico da non meritare neppure trattazioni ex professo ma al più semplici accen E più oltre a proposito della rotta di E1 Alamein: ni “di passata”. Chi ha avuto occasione di di scorrere nel 1943 o nel 1944 coi reduci dai fron Le truppe di Rommel erano montate quasi al comple ti, ha udito molte parole di sdegno e condanna a to su automezzi; quelli che mancavano vennero sot questo proposito, con poche eccezioni limitate in tratti ai nostri secondo il sistema che ai danni del- genere alle forze aeree. l'ARMIR stava già praticandosi in Russia. In tal mo La cosa del resto s’inquadrava assai bene in do il grosso delle forze di Rommel [...] riuscì a sgan una rappresentazione generale del contegno di ciarsi e a ripiegare [...] Alle nostre formazioni appie molte truppe tedesche che purtroppo non era af date e cioè alla massa del nostro corpo di spedizione, fatto un semplice stereotipo. Sa di che cosa par toccò quel che doveva accadere al già ricordato AR- MIR: abbandonate a se stesse, circondate da tutte le liamo chi ricorda non solo le operazioni “di po parti, senza collegamenti, senza automezzi, senza rifor lizia” delle SS e degli altri “reparti speciali” ma nimenti, esse resistettero strenuamente finché il nemi anche, per esempio, la sistematica fucilazione co non le sommerse (corsivo nostro)45 dei 3.000 prigionieri italiani compiuta non da SS ma da normali forze della Wehrmacht a Cefalo- Gli esempi potrebbero moltiplicarsi e sempre con nia nel settembre 1943. Vi sono insomma pochi l’accennato tono di cosa risaputa che ormai non dubbi sul punto che, in fatto di crudeltà orga vale neppure la pena di dimostrare ma solo di rie nizzata, spesso i tedeschi primeggiassero. Cer vocare incidentalmente. tamente la Russia di Stalin fu per loro un con Eppure già allora non era mancato il tentativo corrente di tutto rispetto e anche il Giappone non di contenere in giusti limiti l’accusa basandosi scherzava. Per tacere poi della brutalità più im non sulla chiacchiera generalizzata ma racco provvisata ed estemporanea ma non per questo gliendo testimonianze affidabili o ragionando su meno grave cui nessuno è rimasto estraneo, a co dati documentali. minciare da noi44. Testimonianze circostanziate erano offerte da Però non ogni verità, anche terribile, giustifi Gerolamo Pedoja, un corrispondente della “Gaz ca l’estensione generalizzata ad altri episodi. Scri zetta del popolo” autore di un volume pubbli ve il generale Giacomo Zanussi, a proposito di cato nel 1946 assai serio e con tratti di origina un’ispezione in Libia compiuta nell’estate 1941 lità. Sarà anche per questa ragione che Pedoja è al seguito di Roatta sul fronte dell’Halfaya dove oggi del tutto dimenticato e il suo libro, già in nostre truppe erano frammischiate a quelle di trovabile negli ultimi anni quaranta, non ha mai Rommel: avuto l’onore di una ristampa. Pedoja dunque aveva ricostruito sul posto qualche episodio che Accanto ai soldati tedeschi, alti, ben piantati, prestan vale la pena di ricordare. A Marsa Matruh un ti [...] i nostri ausiliari, per lo più addetti al genio e ai colonnello tedesco con scorta armata impose il
44 Citiamo per tutti la testimonianza postuma resa in Diario AOl—15 giugno 1936-4 ottobre 1937 (Milano, Longanesi, 1971) dall’insospettabile giornalista del Regime Ciro Poggiali. 45 G. Zanussi, Guerra e catastrofe d’Italia, cit., voi. I pp. 124 e 276. 908 Lucio Ceva distacco dei locomotori a nafta da un trenino- [...] Apolloni abbassa la voce: “E quell’ufficiale tede ospedale con “oltre un centinaio di nostri feri sco, si ricorda?” “Quale ufficiale tedesco?” Apolloni ti”. Ottenuto così di “formare d’urgenza un al mi guarda. “Quell’ufficiale tedesco che gridava raus tro convoglio per i bisogni delle forze armate te con la pistola un mano, che voleva buttarci fuori dal- l’isba quella notte. Sior tenente, lei lo gà copà, non si desche”, i nostri feriti, fatti in seguito prigio ricorda?” No che non mi ricordo, sinceramente. “Non nieri dagli inglesi, assistettero poco dopo “alla mi ricordo, Apolloni”, dico. Apolloni sembra esitare. partenza di altri vagoncini carichi di materiale “Sì, lo gaveimo copà”. “Ma chi lo ammazzò?” dico. d’equipaggiamento in cui figuravano soprattut “Io non mi ricordo”. Apolloni mi guarda, mi pare di to tende, casse, brandine da campo, tavoli e se capire che egli non crede che io non ricordi. Tomo a die a sdraio”. Inoltre: domandare: “Ma chi fu ad ammazzarlo?” E Apolloni: “Lei. Noi. Sì, sior tenente. Cadde giù come nel cine Presso Sollum, alcuni nostri soldati, pur sapendo che ma avvitandosi”47. i tedeschi si opponevano dappertutto con ferocia a prenderli a bordo degli autocarri anche se vi fosse sta In un suo recente studio Alessandro Massigna- to posto, s’aggrapparono a un camion carico di ma ni — sulla scorta di documentazione e testimo teriale di fureria. Ma dovettero lasciar subito la pre nianze non solo tedesche — avvalora l’ipotesi sa per i violenti colpi di calcio di fucile ricevuti sul che il generale Karl Eibl, comandante la 385a le mani. I nostri, esasperati e con le mani sanguinan divisione di fanteria tedesca, sia stato ferito a ti, si dettero allora a sparare contro i “camerati”. E nello scambio di fucilate vi furono un morto e alcu morte, e non involontariamente, da una bomba ni feriti46. a mano gettata da alpini italiani. E non si può neppure escludere che poco o nulla sia stato poi Episodi gravissimi senza dubbio e quasi certa fatto per soccorrerlo48. Massignani è studioso mente non i soli. Ma pur sempre eventi comuni serio e accurato e del resto nella sua ricostru nelle ritirate precipitose che si svolgono spesso zione della ritirata sul Don egli segnala impar all’insegna del “si salvi chi può”. Ma poi siamo zialmente anche non pochi comportamenti ri proprio sicuri che abusi e violenze furono solo da provevoli dell’alleato. parte tedesca e non magari anche da parte italia In conclusione sono proprio credibili queste na quando l’occasione si presentò? guerre e queste ritirate con tutti i santi da una par Durante la tragica ritirata di Russia, allorché te e i reprobi dall’altra? trovar posto in una misera e sovraffollata “isbà” Ma tornando alla pretesa sottrazione degli au al calare del sole segnava la differenza fra so tomezzi italiani da parte dei tedeschi nella ritira pravvivere o morire assiderati, non ci si scam ta da E1 Alamein, dobbiamo ricordare la convin biavano certo complimenti. zione espressa nel 1946 dal maresciallo Giovan Negli anni sessanta un altro giornalista serio, ni Messe il quale, giunto in Africa a soli tre me Egisto Corradi, ritrova nel carpentiere Apolloni si dai fatti a comandare proprio i superstiti di E1 da Thiene il suo attendente di vent’anni prima, Alamein, era pervenuto alla conclusione che non anch’egli uno dei pochi superstiti della “Julia”. dovesse parlarsi di “sottrazione” bensì “di man Ed è tutto un rievocare in cui dimenticanze e “ri cata restituzione” di mezzi. I tedeschi infatti mozioni” dell’uno incastrandosi coi ricordi del avrebbero rigettato una domanda di restituzione l’altro ricreano il quadro. di due autoraggruppamenti che gli italiani fin dal
46 G. Pedoja, La disfatta nel deserto, cit., pp. 170-171. Nel secondo episodio sembra riconoscibile quanto, con le già dette am plificazioni, annotato nel diario di Ciano il 12 novembre 1942. 47 Egisto Corradi, La ritirata di Russia, Milano, Longanesi, 1964, p. 213. 48 Alessandro Massignani, Alpini e tedeschi sul Don. Documenti e testimonianze sulla ritirata del corpo d’armata alpino e del XXIV Panzerkorps germanico in Russia nel gennaio del 1943. Con il diario di guerra del generale tedesco presso l'8e ar mata italiana, Valdagno, Rossato, 1991, pp. 89-93. Prime riflessioni sulla guerra italiana 909
1941 avevano assegnato all’Afrika Korps per i ferirci a quella ancora assai esile relativa al fron suoi bisogni logistici49. te nordafricano perché quella sulla Russia per la Ora si può star certi che, se le amplificazioni sua abbondanza già nel 1946 richiederebbe una di qualche fatto vero sono ormai entrate nella trattazione a sé. Nel 1946 i contributi degni di no “memoria storica” degli italiani assai più delle ta sul fronte africano erano due: il ricordato La puntualizzazioni di Messe, nessun posto verran disfatta nel deserto di Pedoja e le memorie del no a occuparvi le ancor diverse, gravi e docu l’ufficiale artigliere Oderisio Piscicelli Taeggi51. mentate affermazioni espresse negli anni settan Di Pedoja qualcosa abbiamo appena detto, ma ta da alti ufficiali italiani, il generale Mancinelli esso va ricordato anche per altre ragioni. Nel 1946 e il colonnello Gravina. Alla radice della perdita il suo era l’unico libro particolareggiato sull’a delle fanterie starebbe, secondo loro, il rifiuto op vanzata fino a E1 Alamein, sull’ultimo tentativo posto dal nostro Comando supremo al prestito di di sfondamento italo-tedesco a fine agosto 1942. 1.500 automezzi e relativo carburante richiesto Conteneva anche insuperate pagine sulle diverse da Rommel per approfittare della sopravvenuta condizioni della truppa nelle varie unità e offri sosta della battaglia (30 ottobre) al fine di far ri va descrizioni — per quanto ci consta — ancor piegare “di circa 100 chilometri (sulle posizioni oggi uniche di taluni fatti. Fra essi il soggiorno di Fuka) le truppe di fanteria italiane e tedesche, di Mussolini in Libia nella vana attesa di entrare con armi e munizioni, dalla divisione ‘Bologna’ vittorioso ad Alessandria (giugno-luglio 1942), compresa in giù, vale a dire per la parte centro nonché vicende di combattimento e di vita civi meridionale dello schieramento”. Ossia proprio le in Tunisia fra dicembre 1942 e gennaio 1943, il segmento di linea che dovrà poi arrendersi agli sulle quali nessuno si è poi soffermato. inglesi in pieno deserto. Ebbene, dati gli umori Sia Pedoja sia Piscicelli Taeggi, pur così di del Comando supremo romano, ignoriamo se an versi, hanno un tratto comune strettamente lega cora ottimisti o se già intonati alFaltemativa “vit to al tempo in cui scrissero. La figura di Rommel toria o morte” che il 3 novembre piomberà da Ra- non campeggia. Eravamo prima del 1950, quan stenburg (subito riecheggiata da Palazzo Vene do in Gran Bretagna il popolare volume di De- zia), una concessione di automezzi era sentita co smond Young, seguito poi dai Rommel Papers me incoraggiamento a quella rotta che doveva ve (opere tradotte in infinite lingue anche se il se rificarsi qualche giorno dopo e in condizioni tan condo quasi sempre con tagli rilevanti), fece del to peggiori50. vinto di E1 Alamein un eroe e addirittura un an In ogni caso, tralasciando questi apporti degli tinazista. Pedoja, che come giornalista respirava anni settanta, si deve constatare una volta di più spesso l’aria dei comandi italiani, riecheggia ta che già nel 1945-1946, anche a parità di diffu lora i risentimenti che il maresciallo tedesco vi sione editoriale, determinate versioni incontra suscitava. Piscicelli Taeggi, in prima linea agli vano maggior fortuna di altre. ordini di Rommel dalla primavera 1941 al gen Bisogna infine prendere atto di taluni buoni naio 1942, lo nomina poche volte e senza parti apporti della memorialistica e vogliamo qui ri colare enfasi. Sono ancora lontani gli anni in cui
49 G. Messe, Come finì la guerra in Africa., cit., p. 23. 50 Giuseppe Mancinelli (poi capo di Stato Maggiore deH’armata Messe e capo di Stato Maggiore della Difesa dal 1954 al 1959), Dal fronte dell’Africa Settentrionale (1942-1943). Dall’ invasione dell'Egitto all'abbandono della Libia, Milano, Riz zoli, 1970, pp. 196-198 e 217 e Igino Gravina (collaboratore dell’Ufficio storico dell’esercito), Le tre battaglie di El Alamein, Prefazione del generale Emilio Faldella, Milano, Longanesi, 1971, pp. 356-357 e all. II. Gli allegati di novembre 1942 del dia rio Cavallero conservato in Aussme ci sembrano confermare le versioni di Mancinelli e di Gravina. 51 Oderisio Piscicelli Taeggi, Diario di un combattente nell’Africa Settentrionale, Bari, Laterza, 1946. Nel 1972 ne fu pub blicata da Longanesi (Milano) una riedizione leggermente accresciuta e col sottotitolo Carri armati e cannoni fra Marmari- ca e Tunisia . 910 Lucio Ceva non vi sarà memorialista d’Africa che non abbia bidienti e devoti al nome della patria”52. Al di là avuto incontri frequenti o scambi di frasi col ma infatti dell’appassionante avventura vissuta sem resciallo tedesco. Per Piscicelli, Rommel è solo pre con coraggio e consumata perizia risalta l’ac il comandante che talora gli accade di vedere trat cusa “contro chi, inseguendo le chimere del suo tandosi di un capo che stava abitualmente con le cervello, ha abusato delle nostre coscienze, del avanguardie. le nostre volontà, delle nostre intelligenze, della Ma altra soprattutto è la forza del volume di nostra fedeltà alla bandiera”53. Piscicelli Taeggi che spinse Benedetto Croce a Per taluni riguardi vi sono dunque memoria volerlo pubblicare: l’ammirazione dovuta al com listi che hanno offerto cinquant’anni or sono chia battente che in pagine “ricche di vita e prive di vi di lettura che ci sembrano più lucide e duratu retorica” rievoca con quali difficoltà e sacrifici “i re di quelle di altri settori della pubblicistica del nostri soldati combatterono non già per lo scia l’immediato dopoguerra. gurato regime ma per l’onore d’Italia, sempre ub Lucio Ceva
52 Non siamo riusciti a trovare la collocazione di queste parole di Croce (forse in una lettera) riportate a p. 2 della “quarta di copertina” dell’edizione Longanesi di Piscicelli Taeggi. 53 O. Piscicelli Taeggi, Diario di un combattente nell’Africa Settentrionale, cit p. 2 dell’edizione Laterza.
STUDI ECONOMICI E SOCIALI Rivista di vita economica - Centro studi “G. Tomolo” Sommario del fase. IV, ottobre-dicembre 1998
Articoli A. Fazio, Banche e finanze in Italia', R. Molesti, Giuseppe Toniolo 80 anni dopo; J.-Y. Calvez, Aspetti evolutivi del mondo del lavoro; F. Luciani, L. Nanni, Rifiuti: aspetti legislativi e gestionali
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