Vincenzo Vela Biografia

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Vincenzo Vela Biografia ALBERTOVINCENZO GIACOMETTI VELA ..................................................................................................................................................................................................................... LaIl scultura genio che per si esprimere manifesta il attraversovalore della l’arte libertà Testi di Maria Cristina Brunati, Giorgio Zanchetti, Marco Marcacci, Giuliana Limiti, Gianna A. Mina La scultura per esprimere il valore della libertà ..................................................................................................................................................................................................................... Vincenzo Vela Biografia di Maria Cristina Brunati* A pagina I: Eliseo Sala, Ritratto dello scultore Vincenzo Vela, 1857, pastello e carboncino su carta A sinistra: Francesco Fidanza, Ritratto di Vincenzo Vela, 1879, albumina su carta In questa pagina: Pietro Chiesa, Vincenzo Vela alle prese con “Le Vittime del Lavoro”, vegliato dai suoi capolavori, 1906 ante, tecnica mista su carta Vincenzo Vela ..................................................................................................................................................................................................................... Esponente di spicco della scena artistica e Nel 1834 il fratello Lorenzo, avendone com- del rinnovamento del linguaggio figurativo preso il talento e la naturale predisposizio- della scultura in senso realista nella secon- ne per la lavorazione della pietra, lo invitò a da metà dell’Ottocento, Vincenzo Vela fu raggiungerlo a Milano, dove aveva avviato uomo del suo tempo a tutto tondo, parteci- una brillante carriera come scultore d’or- pe in prima persona della temperie politica nato. Vincenzo fu subito assunto da un cu- e culturale di quegli anni. Sempre orgoglio- gino di Franzi, agente della Corporazione samente schierato in difesa degli ideali di dei marmisti che fornivano la cattedrale. libertà e di giustizia sociale sia nella vita professionale che privata, fu anche risolu- tamente pronto a scontare il prezzo delle sue opinioni contro avversari e detrattori, guadagnandosi nel contempo l’amicizia e la stima di numerosi protagonisti del Risor- gimento italiano, oltre che l’approvazione incondizionata di una vasta platea di am- miratori. Nato il 3 maggio 1820 nel borgo ticinese di Ligornetto, poco distante da Mendrisio, Vincenzo era l’ultimo dei sei figli nati dal matrimonio di Giuseppe Vela con Teresa Casanova: una famiglia di umili condizioni, dedita alla coltivazione di terreni ingene- rosi i cui modesti frutti venivano integrati dall’esercizio di un’osteria e dal lavoro dei figli, tutti avviati prestissimo a guadagnarsi da vivere. Lo stesso Vincenzo intorno ai do- dici anni cominciò a lavorare come scalpel- La Fabbrica del Duomo, fu infatti il primo lino nelle vicine cave di Besazio, dalle quali cantiere milanese in cui Vincenzo ebbe si estrae un granito rossastro utilizzato modo di cimentarsi, affiancando all’attivi- prevalentemente per la realizzazione di ele- tà lavorativa gli studi presso l’Accademia menti architettonici e d’ornato. Lì apprese di Brera, che Franzi gli permetteva di fre- i primi rudimenti del mestiere, per passare quentare per due ore al giorno. A Brera se- poi alle dipendenze di Saverio Franzi nella guì, tra gli altri, gli insegnamenti d’ornato poco distante Viggiù, patria di un altro emi- di Ferdinando Albertolli (1781-1844), di pro- nente scultore suo coetaneo, Giosuè Argen- spettiva di Francesco Durelli (1792-1851), ti (1819-1901). di pittura di Luigi Sabatelli (1772-1850), di scultura di Pompeo Marchesi (1783-1858) e di Benedetto Cacciatori (1793-1871), ripor- tando anche i primi incoraggianti apprez- zamenti: al termine del primo anno di corso vinse il premio della Scuola di figura e l’an- no successivo i tre premi delle tre principa- li sezioni di scultura plastica. Contemporaneamente iniziò a frequentare anche l’atelier del Cacciatori, a sua volta A sinistra: attivo presso la Fabbrica del Duomo e se- Spartaco Vela, guace del gusto neoclassico ancora impe- Alla cava, albumina su carta rante, che tuttavia risultava estraneo agli fotografica orientamenti estetici di Vela, inclini piutto- A destra: sto allo studio del vero e affini alla poetica Carlo Felice Biscarra, di Lorenzo Bartolini, del quale aveva potuto Ritratto di Lorenzo ammirare a Milano La fiducia in Dio, espo- Vela, 1855 ca., olio su tela sta a Brera nel 1837. IV La scultura per esprimere il valore della libertà ..................................................................................................................................................................................................................... Di tali disposizioni Vela diede una precoce speranze, fra i quali ricordiamo almeno gli ed eloquente prova nel bassorilievo Cristo scultori Pietro Magni (1816-1877) e Giovan- resuscita la figlia di Giairo, con il quale vinse ni Strazza (1818-1875) e il pittore Giuseppe il concorso indetto dall’Accademia di Vene- Bertini (1825-1898), che erano stati compa- zia nel 1842 e che gli valse anche le prime gni di studi di Vela a Brera. La permanenza commissioni davvero importanti, a comin- di Vela fu tuttavia fugace: giunto a Roma ciare dalla statua a tutta figura del vescovo nei mesi centrali del 1847 l’abbandonava Giuseppe Maria Luvini per la città di Lu- precipitosamente poco dopo per tornare gano eseguita nel 1845 (l’opera si trova nel in Ticino e prendere parte alla guerra del cortile del Municipio). Sonderbund che, in poco meno di un mese Il consenso ottenuto da questa nuova opera, (3-29 novembre 1847), avrebbe portato alla assai apprezzata anche dal celebre France- sconfitta della lega separata (Sonderbund sco Hayez (1791-1882), gli aprì le porte degli in tedesco) di sette cantoni cattolici e con- ambienti artistici e dei salotti dell’aristo- servatori (Lucerna, Uri, Svitto, Unterval- crazia e della borghesia milanesi, attra- do, Zugo, Friburgo e Vallese) da parte dei verso i quali entrò in contatto con gli ideali cantoni liberali e sancito la nascita della risorgimentali: negli anni quaranta, appena Svizzera come stato federale dotato di una ventenne, era in relazione, tra gli altri, con nuova costituzione (1848). Militando per lo scrittore Pietro Rotondi (1814-1899), con i liberali in seno al corpo dei Carabinie- il poeta Andrea Maffei (1798-1885), presen- ri ticinesi, Vela non temeva fin d’allora di tatogli da Hayez nel 1845 e poi divenuto uno esporsi manifestando apertamente quelle dei suoi principali estimatori, con la di lui convinzioni progressiste e democratiche moglie, la contessa Clara Carrara Spinelli che avrebbero segnato con inconsueta coe- (1814-1886), animatrice del più prestigioso renza le sue scelte di vita personali e la sua salotto politico e letterario dell’epoca, con produzione artistica. Non sorprende dun- i fratelli Litta, Antonio (1819-1866) e Giulio que che lo si trovi tra le fila dei volontari (1822-1891), facoltosi committenti di alcune ticinesi al comando del generale Antonio tra le sue opere più famose. Proprio per Arcioni all’epoca dei moti antiaustriaci del Giulio Litta realizzò La preghiera del matti- 1848: Vela prese parte all’insurrezione di no per la chiesetta di S. Maria delle Selve Como nel mese di marzo e poi alla Prima (ora di proprietà dell’Ospedale Maggiore Guerra d’Indipendenza, combattendo an- e in deposito al Comune di Milano, è espo- cora nel corpo dei Carabinieri ticinesi con- sta nel Palazzo Morando di via S. Andrea), tro i soldati del feldmaresciallo Radetzky che fu presentata all’esposizione annuale di asserragliati nella piazzaforte di Peschiera Brera del 1846, ottennendo un ampio con- del Garda (18-30 maggio). senso di critica e di pubblico. Lo scrittore Fallita la liberazione del Lombardo Veneto Carlo Tenca sulle pagine della «Rivista Eu- dopo la disastrosa battaglia di Novara (23 ropea» la giudicò «stupenda opera, e forse marzo 1849), che pose fine alla seconda fase la più ardita novità che siasi tentata a’ no- della Prima Guerra d’Indipendenza, riparò stri tempi nella scultura». qualche tempo in Canton Ticino per rien- Il successo braidense gli guadagnò im- trare poi nuovamente a Milano e continuare mediatamente nuove commissioni, fra le lì, nella capitale ambrosiana tornata sotto il quali quelle per le statue dei santi martiri giogo austriaco, a propugnare attraverso il Pamphius e Valente per il Duomo di Milano. suo lavoro la difesa degli ideali di libertà e Vela avvertiva tuttavia l’esigenza di appro- indipendenza. Proprio a Milano Vela portò fondire la propria formazione e nei mesi a compimento una delle sue opere più cele- successivi maturò il progetto di recarsi a bri, lo Spartaco, che il duca Antonio Litta gli Roma per il tradizionale soggiorno di studi aveva commissionato dopo aver visto il mo- a cui si dedicavano artisti e cultori del bello. dello in gesso concepito a Roma. Il marmo Passeggiando fra le vie della Città eterna, fu inviato all’Esposizione di Brera del 1851 dove sembrava spirare un’aria di nuova insieme alla statua della Desolazione – ese- libertà dopo l’elezione di Pio IX al soglio guita come monumento funerario su incari- pontificio (1846), si potevano incontrare co dei fratelli Filippo e Giacomo Ciani –, su- numerosi giovani artisti milanesi di belle scitando enorme clamore sia per la qualità V Vincenzo Vela ....................................................................................................................................................................................................................
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