REGIONE EMILIA ROMAGNA PROVINCIA DI DI CAMPOGALLIANO

STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE ai sensi della Parte II “Procedure per la VAS, per la VIA e per IPPC” del D.lgs 152/06 e s.m.i. ed alla L.R. 9/99 “Disciplina della procedura di valutazione di impatto ambientale” e s.m.i.

AMPLIAMENTO DELL’ALLEVAMENTO AVICOLO DELLA GOBBI FRATTINI S.R.L. SITO IN CAMPOGALLIANO (MO)

Soggetto proponente GOBBI FRATTINI S.R.L. Sede: Loc. Venga, 25010 Desenzano del Garda (BS) Allevamento e sito produttivo: Via Nuova n. 28, Campogalliano (MO) C.F. e P.I. 01603160985 Referente aziendale: Andrea Gobbi Frattini

DATA FIRMA DEL RICHIEDENTE Novembre 2014 Andrea Gobbi Frattini

Tecnico incaricato per lo studio di impatto ambientale: Dott. Agr. Giacomo Corradi Dott.ssa Barbara Gruppini Ufficio: Via del Fontanino, 7 – 43012 Fontanellato (PR) Tel. 0521‐829109 Fax 0521‐829536 mail corradigiacomo@agri‐eco.it Referenti pratica: Dott. Agr. Giacomo Corradi

Ampliamento di allevamento avicolo sito in Campogalliano (MO) Proponente: Gobbi Frattini S.r.l. - Studio di impatto ambientale -

INDICE

0. INTRODUZIONE ...... 4 1 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO ...... 6 1.1 Soggetto proponente ...... 6 1.2 Descrizione dei titoli conferenti la disponibilità dei terreni su cui verrà realizzato il progetto. . 7 1.3 Piani territoriali e vincoli ...... 8 1.3.1 PSC Comunale di Campogalliano ...... 8 1.3.2 PTCP ...... 9 1.3.3 PTPR ...... 11 1.3.4 Piano Territoriale Regionale (P.T.R.) dell’Emilia Romagna ...... 13 1.3.5 Rete Natura 2000 ...... 14 1.3.6 Carta della vulnerabilità degli acquiferi e Piano di risanamento e tutela delle acque ...... 16 2 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE E VALUTAZIONE IMPATTI ...... 17 2.1 Descrizione attività e stato attuale dell’area ...... 17 2.1.1 Denominazione ed attività ...... 17 2.1.2 Caratteristiche e modalità di gestione dell’allevamento ...... 17 2.1.3 Descrizione dei fabbricati esistenti ...... 26 2.1.4 Descrizione dei fabbricati di progetto ...... 28 2.1.5 Personale e organizzazione aziendale ...... 29 2.2 Descrizione del progetto proposto ...... 29 2.2.1 Presentazione del progetto ...... 30 2.2.2 Considerazioni in ordine ai capi allevabili ...... 31 2.2.3 Sistemi gestionali ...... 32 2.2.4 Gestione delle Deiezioni ...... 33 2.2.5 Condizioni ambientali dei ricoveri zootecnici ...... 33 2.2.6 Ciclo produttivo ...... 34 2.2.7 Deiezioni, emissioni, rifiuti ...... 36 2.2.8 Sistemi di contenimento delle emissioni e applicazione delle migliori tecniche disponibili (Best Available Techniques) ...... 43 2.2.9 Aspetti energetici gestionali impiantistici ...... 48 2.2.10 Consumo di acqua ...... 49 2.2.11 Logistica ...... 49 2.2.12 Dismissione dell’impianto ...... 49 2.3 Principali alternative al progetto ...... 52 2.4 Descrizione dell’ambiente interessato ...... 53 2.4.1 Inquadramento geografico e popolazione ...... 53 2.4.2 Inquadramento storico ...... 53 2.4.3 Ambiente ...... 54 2.4.4 Flora e fauna ...... 55 2.4.5 Suolo ...... 56 2.4.6 Acque ...... 57 2.4.7 Clima ...... 64 2.4.8 Beni materiali, patrimonio storico, architettonico e archeologico ...... 65 2.5 La centuriazione romana in Campogalliano ...... 67 2.6 Impatti del progetto ...... 71 2.6.1 Emissioni in atmosfera ...... 71 2.6.2 Impatti sulle acque ...... 71 2.6.3 Emissioni al suolo ...... 72 2.6.4 Impatti visivi ...... 72

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2.6.5 Impatti olfattivi ...... 73 2.6.6 Impatti energetici ...... 74 2.6.7 Impatti acustici ...... 74 2.6.8 Impatti elettromagnetici ...... 75 2.6.9 Agenti infettivi ...... 75 2.6.10 Consumo di materie prime ...... 75 2.6.11 Impatti della fase di cantiere ...... 75 2.6.12 Impatti in relazione alla logistica ...... 76 2.6.13 Ulteriori impatti in sede di ampliamento ...... 76 2.7 Confronto tra la situazione attuale (ante‐operam) e quella futura (ampliamento)...... 76 2.8 Scelta delle alternative e delle azioni di mitigazione degli impatti ambientali residui ...... 78 2.9 Programma di monitoraggio ...... 78 2.9.1 Procedure autorizzative previste per la realizzazione del progetto ...... 78 3 CONCLUSIONI ...... 80 BIBLIOGRAFIA ...... 83

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0. INTRODUZIONE

Il presente studio riguarda la procedura di verifica per l’ampliamento dell’insediamento zootecnico avicolo destinato ad ospitare tacchini da ingrasso su lettiera in Campogalliano (MO), condotto alla Società Agricola Gobbi Frattini e di proprietà della Gobbi Frattini s.r.l.

La Società Agricola Gobbi Frattini è specializzata nell’allevamento di tacchini da ingrasso. Per lo svolgimento di tale attività, l’azienda si presenta particolarmente strutturata, sia da un punto di vista tecnico‐logistico, sia operativo, grazie innanzitutto ad una lunga esperienza nel settore e per il consolidamento della filiera con il macello Gobbi Frattini s.r.l. di Rivoltella in Comune di Desenzano (BS), con il quale realizza un proprio progetto di filiera.

Nell’ambito dei programmi di sviluppo aziendali il Committente ha ritenuto che ci siano i presupposti tecnico‐operativi ed economici per ampliare il sito produttivo di Campogalliano (MO); tale sviluppo richiede la realizzazione di nuove strutture modulari prefabbricate che vanno ad aggiungersi ad altre strutture già presenti. L’aumento della capacità produttiva trova ragione d’essere nella necessità di realizzare indispensabili economie di scala nell’ambito dei processi gestionali, nello specifico nella disponibilità del fattore produttivo connesso alla manodopera impiegata ed alle risorse tecnico–logistiche utilizzate.

Il progetto è soggetto a Valutazione d’impatto ambientale in quanto, a seguito dell’ampliamento, la capacità massima di allevamento supererà la soglia di 85.000 posti da ingrasso massimi allevabili (p.to 10 dell’allegato A.2 della L.R. 9/99 e s.m.i.). Inoltre la zona in esame risulta situata in Zone nelle quali gli standard di qualità ambientale della legislazione comunitaria sono già stati superati (art.53, comma b, p.to 6 della L.R. 9/99 e s.m.i.).

Nella Circolare applicativa della Regione Emilia‐Romagna Prot. 318719 del 23/12/2013 – Indirizzi per l’applicazione della nuove disposizioni di cui agli art. 53 (modifiche all’art. 4 della LR 9/99) e 54 (modifiche all’art. 4 ter della LR 9/99) della L.R. 30 luglio 2013 N. 15 (“Semplificazione della disciplina edilizia”), si chiarisce infatti che:

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Per zone nelle quali gli standard di qualità ambientale della legislazione europea sono già stati superati: a) si intendono i territori dei Comuni in cui sono superati i valori limite di qualità dell’aria

3 3 per il PM10 (media annuale di 40 •g/m e media giornaliera di 50 •g/m per più di 35 3 giorni/anno) e/o il valore limite annuale del biossido di azoto (NO2) di 40 •g/m , come individuati dalla cartografia delle aree di superamento approvata con DGR 362/2012 “Attuazione della DAL 51 del 26 luglio 2011 ‐ approvazione dei criteri per l'elaborazione del computo emissivo per gli impianti di produzione di energia a biomasse”, quali

ricadenti nelle aree in cui vi è superamento congiunto di PM10 e NO2 (aree rosse) e nelle

aree in cui vi è superamento del PM10 (aree arancioni) (…)

Tra tali aree è compreso anche il Comune di Campogalliano.

Pertanto, la Ditta ha conferito incarico per la redazione della procedura ed ha anche valutato che, se tale ampliamento verrà autorizzato dagli Enti preposti, avrà una consistenza finale di allevamento che farà ricadere il complesso nell’ambito dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, in quanto andrebbe a superare il valore soglia previsto nell’allegato, pari a 40.000 posti pollame (Allegato VIII alla parte II del D.Lgs 152/2006), con la presenza massima stimata all’inizio di ogni ciclo di 55.196 di tacchini maschi o 98.772 capi femmine per ciclo, a seconda delle esigenze di mercato.

A seguito della presentazione del presente studio e dell’avvio della procedura di valutazione di impatto ambientale, verrà richiesto il permesso di costruire a cui verrà allegata la domanda per l’autorizzazione integrata ambientale.

Si precisa che la presente relazione è stata predisposta tenendo presente le variazioni delle esigenze di mercato, che, ogni anno, incidono sulla scelta gestionale di allevare tacchini maschi e/o tacchini femmine. Dal momento che non è possibile conoscere l’andamento delle esigenze di mercato per gli anni futuri, si è scelto di procedere considerando la situazione peggiorativa dal punto di vista degli impatti.

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In particolare si è scelto di considerare la sola presenza di tacchini femmine per il calcolo dei capi massimi allevabili e delle emissioni in atmosfera. Questa configurazione permette di poter avere una densità di capi maggiore, dato il minore peso delle femmine rispetto ai maschi e rappresenta la situazione che produce un valore più elevato di emissioni in atmosfera. Per il calcolo degli impatti relativi alla produzione di pollina e di azoto, invece, si è considerata la presenza di soli tacchini maschi che, nonostante il minore numero di capi allevabili a parità di superficie utile, produce impatti maggiori. Per la stima di tutti gli impatti si è pertanto scelto di considerare la situazione peggiore che si può presentare nella gestione aziendale. Saranno comunque riportati i dati in entrambe le ipotesi di allevamento. Si precisa comunque che nella gestione ordinaria di allevamento possono essere allevati sia maschi che femmine contemporaneamente, e, in tale configurazione, la gestione di allevamento avviene in capannoni separati.

1 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

1.1 Soggetto proponente

Il progetto ‐ di cui al presente studio‐ si riferisce all’ampliamento di un allevamento avicolo già esistente. Il progetto è proposto dalla Gobbi Frattini S.r.l. ed acquisisce carattere di interesse privato. La tipologia di beni è rappresentata dalla produzione di tacchini nella fase di ingrasso. Come già anticipato in premessa per la gestione futura di allevamento si sono considerate due possibili ipotesi, ossia l’allevamento di (sole) tacchine femmine o di (soli) tacchini maschi. Nella prima configurazione si è nella condizione di poter stimare il numero massimo potenzialmente allevabile, dal momento che le femmine hanno un peso vivo minore. E’ possibile, inoltre, valutare il valore complessivo massimo delle emissioni di ammoniaca e di metano, che risultano essere maggiori rispetto alla seconda configurazione. Nella seconda configurazione è possibile stimare gli impatti relativi alla produzione di pollina e di azoto, che risultano maggiori rispetto alla prima condizione a parità di superficie utile di allevamento.

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A seguito dell’ampliamento in progetto la potenzialità di allevamento passerà, dagli attuali 31.500 capi maschi (nella gestione attuale sono stati considerati solo i maschi) a 55.196 capi nell’ipotesi che tutti i capannoni siano adibiti all’allevamento di tacchini maschi, considerando una densità massima di 3,8 capi per m2 (densità relativa all’inizio di ogni ciclo) e a 98.772 capi, nell’ipotesi che tutti i capannoni siano adibiti all’allevamento di tacchini femmine, considerando una densità massima di 6,8 capi per m2 (densità relativa all’inizio di ogni ciclo). Alla fine di ogni ciclo la densità diminuisce leggermente e si arriva ad avere un consistenza pari a 50.839 maschi o 94.414 femmine, con densità relative di 3,5 capi/m2 e di 6,5 capi/m2. Nell’ipotesi di allevamento misto viene considerata una densità media di 5,5 capi/m2 e, di conseguenza, la presenza risulta pari a 79.889 capi totali. La superficie utile di allevamento è stata determinata dalla superficie di ogni capannone al netto delle pareti e delle zone non direttamente utilizzabili per la stabulazione dei tacchini. Il presente progetto è soggetto alla procedura del D.lgs 152/06 e s.m.i., parte II “procedure per la VAS, per la VIA e per IPPC” ed alla L.R. 9/99 e s.m.i. “Disciplina della procedura di VIA”.

1.2 Descrizione dei titoli conferenti la disponibilità dei terreni su cui verrà realizzato il progetto.

Il progetto prevede la realizzazione di 4 nuovi capannoni (disposti a pettine) ad uso ricovero d’allevamento (stabulazione a terra su lettiera), aventi una superficie complessiva di 7.676,26 mq e una superficie utile di 7.522,73 mq. L’intervento si realizzerà sul mappale 67 del foglio 7 del comune di Campogalliano (individuazione su CTR in Allegato 1, individuazione su mappa catastale in Allegato 2). Attualmente l’area interessata dal progetto è un terreno agricolo. L’area interessata al progetto è accatastata al Catasto terreni del comune di Campogalliano al mappale 67 del foglio 7. Tale area è di proprietà della ditta Gobbi Frattini s.r.l. con sede in Desenzano del Garda (BS). L’area non è interessata da servitù. Il progetto non prevede alcuna demolizione di edifici esistenti.

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1.3 Piani territoriali e vincoli

Lo studio dei vincoli ha preso in esame i principali piani territoriali attualmente vigenti quali: - Piano Strutturale Comunale del Comune di Campogalliano; - Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale della Provincia di Modena; - Piano Territoriale Paesistico Regionale della Regione Emilia Romagna; - Piano Territoriale Regionale della Regione Emilia Romagna.

1.3.1 PSC Comunale di Campogalliano

Nel PSC (Piano Strutturale Comunale) del Comune di Campogalliano – Documento preliminare 2010 – Quadro conoscitivo, valutazione di sostenibilità e determinazioni preliminari deduciamo che, considerando sia le caratteristiche pedologiche del territorio, generalmente privo di significative limitazioni per le varie colture, sia il suo uso attuale caratterizzato anche da un'elevata presenza di colture legnose, l'intero territorio comunale (eccettuate solo le aree fluviali e i Laghi Curiel) risulta praticamente da classificarsi ad alta vocazione produttiva agricola. Dall’osservazione delle tavole di piano si evidenziano i seguenti elementi caratterizzanti l’area oggetto di studio:

Tavola 1 – Carta tessiturale di superficie: l’area è situata in una zona contraddistinta da suoli a tessitura fine in superficie e moderatamente grossolana in profondità.

Tavola 2 – Carta litologica: l’area è caratterizzata da terreni prevalentemente limosi.

Tavola 3 – Carta pedologica: l’Unità pedologica che caratterizza il sito è Consociazione Medicina argillosa limosa (MDC1).

Tavola 4 – Carta della capacità d’uso del suolo: l’area presenta terre con suoli a lavorabilità moderata e moderata disponibilità di ossigeno per le radici delle piante (lls2w1).

Tavola 9a – Pericolosità sismica: area potenzialmente soggetta ad amplificazione per caratteristiche litologiche, a potenziale liquefazione e a potenziali cedimenti.

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Tavola 10 – Carta geomorfologica: area compresa nell’Unità delle valli.

Tavola 11 – Carta dei vincoli e delle tutele ambientali (da PTCP): la porzione sud dell’area è compresa nelle Zone di tutela ordinaria (art.9, c.2, lett.B PTCP), in corrispondenza della fascia compresa tra il Cavo Lama e la zona agricola circostante (per approfondimenti si rimanda al paragrafo successivo relativo al PTCP).

Tavola 14 – Carta della Vulnerabilità integrata delle acque sotterranee: l’area è situata in zona a vulnerabilità Bassa, tuttavia la porzione di allevamento esistente viene classificata come centro di pericolo relativamente alla componente acque sotterranee.

Tavola 16 – Carta degli indirizzi per la tutela fisica e biologica del territorio: la porzione sud dell’area è caratterizzata da una Proposta di fascia di rinaturalizzazione ed accrescimento spontaneo presso il Cavo Lama, internamente al corridoio ecologico individuato dal PTCP .

Gli stralci delle tavole analizzate del PSC sono raggruppate nell’Allegato 3.

A seguito dell’approvazione del nuovo PSC sull’area sarà presente una fascia di rispetto di inedificabilità di 50 m dal cavo Lama, ma il progetto di ampliamento non interferisce con tale vincolo.

I contenuti del PSC sono inoltre trattati nel paragrafo sull’uso del suolo e sulla zonizzazione acustica.

1.3.2 PTCP

Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.) di Modena è stato adottato con Delibera di Consiglio Provinciale n. 112 del 22/07/2008 ed approvato con Delibera di Consiglio Provinciale n. 46 del 18/03/2009.

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I tematismi di tale piano sono stati presi in esame e di seguito vengono esposti i vincoli presenti sull’area in oggetto.

Carta A ‐ Criticità e risorse: non è presente alcun vincolo sull’area interessata dal progetto, con la sola eccezione del vincolo di tutela delle acque, in quanto presente un “corridoio ecologico secondario”: il Cavo Lama.

Carta B ‐ Sistema insediativo: l’area ricade nel macro ambito territoriale (riferito alle politiche insediative) denominato “area centrale”, è interessato due “ambiti territoriali di coordinamento delle politiche locali sulle aree produttive” e da “ambiti territoriali con forti relazioni funzionali tra centri urbani”.

Carta 1.1 ‐ Tutela paesaggistica e storico culturale: l’area ricade in “zone di tutela degli elementi della centuriazione”, è interessato dalla “zona di tutela ordinaria” che è la fascia di rispetto del Cavo Lama e la Via Nuova che costeggia il complesso è considerata parte della “viabilità storica”.

Carta 1.2 ‐ Tutela delle risorse naturali: l’area interessa unicamente un corridoio ecologico secondario (Cavo Lama).

Carta 2.2 ‐ Rischio sismico: gli effetti locali segnalati sull’area sono i seguenti: “Area soggetta ad amplificazione per caratteristiche litologiche e a potenziali cedimenti”.

Carta 2.3 ‐ Rischio idraulico: l’area non è soggetta a condizioni di pericolosità e criticità idraulica.

Carta 3.1 ‐ Rischio inquinamento da nitrati: l’area non interessa zone con vulnerabilità da nitrati di origine agricola.

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Carta 3.2 ‐ Carta di vulnerabilità ambientale ‐ Rischio di inquinamento dell’acquifero principale: il sito è ubicato in una zona con basso grado di vulnerabilità per l’inquinamento dell’acquifero principale, dato che la litologia del terreno è caratterizzata da sabbia e limo.

Carta 4 ‐ Assetto strutturale: l’area rientra nell’ “ambito ad alta vocazione produttiva agricola”, interessa un’ “area di valore naturale ed ambientale” nonché “rete principale dei percorsi ciclabili in progetto” (Cavo Lama).

Carte 5 – Carte della mobilità: l’area è collocata circa 2 km ad est rispetto all’asse Autostradale A22: Modena‐Brennero.

Carta 7 ‐ Carta delle Unità di Paesaggio: l’area rientra nell’UdP n.7 “Pianura di Carpi, e Campogalliano. Gli stralci delle Tavole analizzate del PTCP sono contenute nell’Allegato 4.

1.3.3 PTPR

Il Piano Territoriale Paesistico Regionale (P.T.P.R.) (delibere di Consiglio Regionale n. 1338 del 28/12/1993 e n. 1551 del 14/07/1993), elaborato per le finalità e gli effetti di cui all'art. 1 della L. 08/08/85 n. 431 (abrogata dal D. Lgs. 490/99 ed esso stesso successivamente abrogato e sostituito da D.Lgs. 42/2004), è parte tematica del Piano Territoriale Regionale (P.T.R.) e si pone come riferimento centrale della pianificazione e della programmazione regionale dettando regole e obiettivi per la conservazione dei paesaggi regionali. Nel Piano i paesaggi regionali sono classificati mediante “Unità di Paesaggio”, costituenti il quadro di riferimento essenziale per le metodologie di formazione degli strumenti di pianificazione e di ogni altro strumento regolamentare. L'area in studio ricade nell'unità di Paesaggio n. 8: “Pianura bolognese, modenese e reggiana” (Allegato 5) i cui elementi caratterizzanti sono riepilogati di seguito. Elementi fisici: − Grande presenza di paleoalvei e di dossi − Grande evidenza dei conoidi alluvionali − Presenza di fontanili

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Elementi biologici: − Fauna della pianura prevalentemente nei coltivi alternati a scarsi incolti − Relitti di coltivazioni agricole tipiche − Povera di alberature e impianti frutticoli − Presenza di esemplari isolati, in filari o piccoli gruppi, di pioppo, farnie, aceri, frassini, ecc. − Lungo l'area golenale dei fiumi , Reno e Panaro ed in alcune valli e zone umide della pianura è presente la fauna degli ambienti umidi, palustri e fluviali

Elementi antropici: − Centuriazione nell'alta pianura − Centri storici murati e impianti urbani rinascimentali − Presenza di ville con corredo pregevole di verde arboreo (parchi gentilizi) − Abitazioni rurali a due elementi cubici o a porta morta − Partecipanze nonantolane e persicetane − Evidente strutturazione della rete parrocchiale settecentesca, principalmente nel bolognese − Diffusione del fienile separato dall'abitazione in forma settecentesche − Fornaci e maceri − Vie d'acqua navigabili e strutture connesse (conche di navigazione, vie alzaie, canali derivatori, ecc.) − Sistema metropolitano bolognese e insediamenti sulle direttrici della viabilità storica − Sistema insediativo ad alta densità di Modena, , Carpi,

Invarianti del paesaggio: − Fontanili − Dossi − Vie d'acqua navigabili − Centuriazione e insediamento storico − Sistema infrastrutturale della via Emilia

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Dall'esame della cartografa di Piano emerge che il sito oggetto dell’intervento si trova in zona di tutela di elementi della centuriazione; essa non è coinvolta in quanto non si modifica la maglia della sistemazione e dell’orditura territoriale.

1.3.4 Piano Territoriale Regionale (P.T.R.) dell’Emilia Romagna

Il Piano territoriale regionale (PTR) è lo strumento di programmazione con il quale la Regione definisce gli obiettivi per assicurare lo sviluppo e la coesione sociale, accrescere la competitività del sistema territoriale regionale, garantire la riproducibilità, la qualificazione e la valorizzazione delle risorse sociali ed ambientali.

Il PTR è il riferimento per le politiche di settore, per la collaborazione fra le istituzioni, per la concertazione con le forze economiche e sociali, nonché per le scelte delle imprese e dei cittadini.

In Emilia Romagna il P.T.R. è stato approvato dall´Assemblea legislativa con delibera n. 276 del 3 febbraio 2010 ai sensi della legge regionale n. 20 del 24 marzo 2000 così come modificata dalla legge regionale n. 6 del 6 luglio 2009. Nella definizione dei suoi obiettivi il P.T.R. ha preso a riferimento in modo particolare il concetto di coesione territoriale, già trattato nei documenti in sede europea. In quest’ambito vengono individuati tre meta‐obiettivi: qualità territoriale, efficienza territoriale, identità territoriale. Questi sono stati declinati per il capitale territoriale inteso nelle sue forme: capitale cognitivo, capitale sociale, capitale insediativo‐infrastrutturale e capitale eco‐sistemico paesaggistico. Di seguito si vanno ad approfondire gli ultimi due punti in quanto maggiormente connessi con l’intervento oggetto di procedura. Gli obiettivi individuati per il capitale eco‐sistemico paesaggistico sono: ‐ Integrità del territorio e continuità della rete eco‐sistemica;

‐ Sicurezza del territorio e capacità di rigenerazione delle risorse naturali;

‐ Ricchezza dei paesaggi e della biodiversità.

Gli obiettivi per il capitale insediativo‐infrastrutturale sono:

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‐ ordinato sviluppo del territorio, salubrità e vivibilità dei sistemi urbani;

‐ alti livelli di accessibilità a scala locale e globale, basso consumo di risorse ed energia;

‐ senso di appartenenza dei cittadini e città pubblica.

L’ampliamento dell’allevamento avicolo non è disarmonico con gli obiettivi del PTR.

1.3.5 Rete Natura 2000

L’area non è interessata da alcun sito SIC o ZPS di Rete Natura 2000. Come si evince dall’estratto di mappa riportato in allegato 10, l’area tutelata dalla Rete Natura 2000 più prossima all’insediamento in oggetto è il sito SIC‐ZPS denominato “Casse di espansione del Secchia”, situato a sud di Campogalliano, nei pressi di . Il sito SIC‐ZPS si trova ad una distanza di circa 7 km dall’allevamento. Il sito ricade quasi interamente nella Riserva naturale regionale cassa di espansione del Fiume Secchia. Per completezza documentale, si riporta di seguito la descrizione del sito, tratta dalla sezione Parchi, Aree protette e Natura 2000 del sito della Regione Emilia‐Romagna:

Il sito è localizzato a valle della Via Emilia, lungo il Fiume Secchia, a cavallo tra le province di Modena e Reggio Emilia, in un’area dell’alta pianura intensamente antropizzata che dalla periferia di Rubiera si estende verso l’Autostrada Milano‐. Oltre alle aree con ambienti ripariali lungo il Secchia, il sito comprende la cassa di espansione del Secchia, realizzata sulla sinistra idrografica, utilizzando vecchie cave, per regolare le piene del fiume. La cassa di espansione è costituita da vasti specchi d’acqua permanenti con isolotti, penisole e vegetazione tipica degli ambienti umidi di pianura ricca di specie arbustive e arboree mesofile e igrofile ed estesi tifeti e fragmiteti. L’area ha acquisito rapidamente una notevole valenza naturalistica rappresentando un'isola entro un territorio caratterizzato da aree agricole, cave di sabbia e ghiaia, aree per attività sportive e ricreative, grandi infrastrutture viarie. Il sito comprende totalmente la Riserva Naturale Orientata Cassa di espansione del fiume Secchia, l'Oasi di

Pagina 14 di 83 Ampliamento di allevamento avicolo sito in Campogalliano (MO) Proponente: Gobbi Frattini S.r.l. - Studio di impatto ambientale - protezione della fauna "Cassa di espansione del fiume Secchia" in Provincia di Modena e l’omonima Area di Riequilibrio Ecologico.

Habitat Natura 2000. 4 habitat di interesse comunitario (nessuno prioritario), coprono circa il 50% della superficie del sito: prevalgono le foreste a galleria di Salix alba e Populus alba, habitat forestale a margine di habitat d'acqua dolce, stagnante o corrente, di tre tipi diversi e legati ad argini melmosi con vegetazione del Chenopodion rubri e Bidention p.p., popolamenti temporanei dei Nanocyperetalia e vegetazione galleggiante o fluttuante di acque eutrofiche.

Specie vegetali. Nessuna specie di interesse comunitario. Tra le specie rare e/o minacciate sono segnalate Crypsis schoenoides e Elymus obtusiflorus, rarissima in Italia. Tra le specie erbacee dell'ambito golenale sono riconoscibili i fusti reclinati di Carex pendula e le biancastre corolle tubolari di Consolida, che compaiono in primavera. Nelle zone periferiche o nelle radure vegetano invece arbusti che prediligono situazioni più assolate, come biancospino, sanguinello e rosa selvatica, mentre nella composizione del bosco golenale a fianco di salici e pioppi solo sporadicamente compaiono gli ontani (nero e più raro anche bianco).

Uccelli. Sono segnalate almeno 20 specie di interesse comunitario, 6 delle quali nidificanti (Tarabusino, Nitticora, presenti circa 200 coppie, Garzetta, Cavaliere d’Italia, Martin pescatore, Averla piccola); la maggior parte delle specie segnalate frequentano l’area durante il periodo migratorio, post‐riproduttivo e di svernamento (Strolaga mezzana, Airone bianco maggiore, Airone rosso, Tarabuso, Sterna comune, Falco di palude, Falco pescatore, Gufo di palude, Albanella reale). Tra le specie nidificanti rare e/o minacciate a livello regionale figurano Svasso maggiore, Marzaiola, Gruccione, Lodolaio, Topino.

Rettili. Segnalata la specie di interesse comunitario Testuggine palustre Emys orbicularis (poco diffusa nel sito).

Anfibi. Segnalata la specie di interesse comunitario Tritone crestato Triturus carnifex con una popolazione in buono stato di conservazione. Presente e diffusa anche la Raganella Hyla intermedia.

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Pesci. Presenti 4 specie di interesse comunitario: Lasca Chondrostoma genei, Barbo Barbus plebejus, Cobite comune Cobitis taenia e Cheppia Alosa fallax. Presenti anche Gobione Gobio gobio, Ghiozzo padano Padogobius martensii, Triotto Rutilus erythrophthalmus.

Invertebrati. Nessuna specie di interesse comunitario. Tra le specie rare e/o minacciate è segnalato il raro Lepidottero Ropalocero Apatura ilia.

L’allegato 9 riporta lo stralcio della cartografia Rete Natura 2000 per la zona interessata dal progetto in esame.

1.3.6 Carta della vulnerabilità degli acquiferi e Piano di risanamento e tutela delle acque

Piano di Tutela delle acque ‐ Tavola 1 ‐ Zone di tutela delle acque sotterranee: il sito in esame è ubicato in zona non interessata dalle aree di ricarica delle falde e lontana da pozzi e campi pozzi (Allegato 10).

PTCP Carta 3.1 ‐ Carta della vulnerabilità ambientale ‐ Rischio di inquinamento da nitrati di origine agricola ed assimilate: il sito si trova in zone non vulnerabili da nitrati di origine agricola ed assimilate, evidenziando una positiva attitudine per la tipologia di attività da insediare, come peraltro già indicato in diverse versioni delle carte tematiche (Allegato 6).

PTCP Carta 3.2 ‐ Carta di vulnerabilità ambientale ‐ Rischio di inquinamento dell’acquifero principale: il sito è ubicato in una zona con basso grado di vulnerabilità per l’inquinamento dell’acquifero principale, dato che la litologia del terreno è caratterizzata da diverse classi di limo, che hanno un alto grado di attenuazione dell’inquinamento; estrinsecando particolare vocazione per le attività di cui alla presente procedura.

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2 QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE E VALUTAZIONE IMPATTI

2.1 Descrizione attività e stato attuale dell’area

2.1.1 Denominazione ed attività

L’allevamento di avicoli (tacchini) da carne in Campogalliano, oggetto del presente studio, è della Ditta Committente Gobbi Frattini s.r.l., avente sede legale in Desenzano del Garda (BS), località Rivoltella – Loc. Venga Bertani. L’allevamento è condotto dalla Società agricola Gobbi Frattini Srl, con la quale è in essere un piano di filiera. con il macello avicolo per la lavorazione di tacchini.

La Ditta Gobbi Frattini Srl, da tempo specializzata nel settore, ha rilevato dal 2005 il presente contesto aziendale già destinato ad allevamento avicolo, apportando migliorie sia tecniche che strutturali all’intera azienda, rimettendo in funzione l’attività di allevamento per la quale era stata destinata. Legale rappresentante e contitolare della Ditta e della Società Agricola è il Sig. Andrea Gobbi Frattini, nato a Desenzano del Garda (BS) il 27/04/1966, residente a Desenzano del Garda, in località Venga Bertani n. 12, C.F. GBBNDR66D27D284V; il medesimo svolgerà la funzione di Gestore.

L’imprenditorialità della Ditta proponente ha consentito di articolare un progetto di ampliamento dell’installazione che porterà, sul piano gestionale, a realizzare economie di scala finalizzate a mantenere in efficienza il sistema produttivo. I capannoni aziendali, data la modesta altezza, sono ben inseriti nel contesto agricolo.

2.1.2 Caratteristiche e modalità di gestione dell’allevamento

Caratteristiche del ciclo produttivo

L’attività ha per oggetto l’allevamento da ingrasso di tacchini dalla fase di pulcino sino all’età idonea all’ottenimento di animali pronti per la macellazione (circa 140 giorni per i maschi e 100 per le femmine). Nel sito produttivo non verrà realizzata la fase riproduttiva.

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L’allevamento, per ragioni gestionali e sanitarie, è del tipo “tutto pieno‐tutto vuoto”, per cui l’intera gestione è solamente finalizzata all’ingrasso dei tacchini.

Generalmente si mira ad ottenere soggetti pesanti allevati fino a 20‐24 settimane.

Di seguito vengono descritte le diverse fasi di allevamento.

Le fasi preliminari al ricevimento dei pulcini prevedono l’allestimento tecnico‐funzionale dell’ambiente di allevamento che consistono nell’immissione del materiale (trucioli di legno) costituente la lettiera e delle linee destinate alla mangiatoia e agli abbeveratoi. La lettiera è generalmente costituita da uno strato di 10‐15 cm di trucioli di legno, che hanno elevato potere assorbente e durante il periodo di utilizzazione si presentano soffici e senza polvere. La lettiera è mantenuta asciutta avendo cura di garantire in ottime condizioni gli abbeveratoi e di sostituirla, quando necessario, nei punti più bagnati. La stessa lettiera va interamente sostituita dopo ogni ciclo di allevamento.

Nella seconda fase, avviene l’inserimento dei pulcini di tacchino all’interno dei capannoni. Tale attività è essenzialmente costituita dallo scarico dei contenitori contenenti i pulcini dal mezzo di trasporto e dal successivo inserimento manuale dei pulcini stessi nei capannoni. I capannoni, in cui sono introdotti i pulcini sono dotati di mangiatoie e abbeveratoi adeguati all’età degli animali: in questo modo sono mantenute sotto controllo le condizioni ambientali e di salute dei tacchini.

La terza fase è quella relativa allo svezzamento dei pulcini e consiste essenzialmente nel controllo del buon andamento dello svezzamento: corretta assunzione di alimenti e bevande, acclimatamento e accasamento in termini di microclima, ovvero di idoneità della temperatura, umidità e assenza di correnti d’aria, nonché di corretto stazionamento dei pulcini nella superficie ad essi destinata. Mangiatoie e abbeveratoi devono essere a disposizione del tacchino in continuazione, avendo cura che siano sempre puliti ed utilizzando anche attrezzature adatte all’età degli animali e tali

Pagina 18 di 83 Ampliamento di allevamento avicolo sito in Campogalliano (MO) Proponente: Gobbi Frattini S.r.l. - Studio di impatto ambientale - da favorire (sia per loro forma, che per la loro sistemazione) l’assunzione del mangime e dell’acqua.

Con la quarta fase ha inizio il ciclo di ingrasso che va dal 50°‐60° giorno di vita fino alla macellazione. L’attività relativa al ciclo di ingrasso risulta costituita da un insieme di singole attività fra cui le principali sono relative ad una serie di controlli (controllo giornaliero della mortalità, controllo del buon funzionamento degli impianti di distribuzione mangiatoie e abbeveratoi, controllo stato della lettiera).

La quinta fase consiste nell’attività di carico dei tacchini. Tale attività viene svolta in ore notturne, dalle 22 alle 5 del mattino seguente, per ragioni inerenti un maggior stato di tranquillità degli animali. Il caricamento sui mezzi di trasporto viene realizzato mediante l’impiego di un apposito macchinario a nastro denominato “macchina carica tacchini”. La fase di carico dei tacchini avviene in due momenti distinti, in quanto prima avviene il carico delle femmine a 100 giorni di età e dopo circa 30‐40 giorni avviene il carico dei maschi. I tacchini vengono indirizzati dagli operatori verso il portone di uscita del capannone anche con l’aiuto di teli che ne delimitano i confini e raggruppano gli animali in modo da non avere l’ammasso all’uscita. Davanti al capannone viene posta la macchina carica tacchini costituita da un nastro trasportatore e da una piattaforma. Tale macchina è azionata da un motore elettrico. I tacchini attraverso il nastro trasportatore raggiungono la piattaforma dove gli operatori li prelevano e li mettono nelle gabbie già predisposte sui mezzi di trasporto destinati al macello. Per raggiungere il piano superiore del mezzo di trasporto la piattaforma è dotata di un piano idraulico che si alza.

La sesta fase consiste nella rimozione della pollina – mista a lettiera ‐ facendo uso di appositi macchinari che permettono di caricarla su mezzi di trasporto per poterla convogliare in appositi siti per l’impiego a scopo agricolo e/o a recupero. Successivamente si procede alla pulizia dei locali e delle attrezzature quali mangiatoie e abbeveratoi.

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L’asportazione della pollina prevede inizialmente la movimentazione della stessa all’interno del capannone in modo da accumularla al centro per facilitarne il carico. Quest’ultimo avviene utilizzando una pala semovente. Tutta la pollina prodotta viene ceduta ad un detentore esterno per il successivo spandimento in agricoltura. La disinfezione dei capannoni avviene con anche l’impiego di idrogetto ad alta pressione e disinfettanti. Al termine della pulizia dei capannoni e manutenzione degli stessi e delle attrezzature si effettua il vuoto sanitario di circa 40 giorni prima di riempire nuovamente i capannoni con i nuovi tacchini. A seguito dell’ampliamento, non vengono modificate le fasi e le modalità di gestione sopra indicate. Nei capannoni può essere svolto l’allevamento nella sua completezza, variando opportunamente la densità dei soggetti con il crescere degli stessi e separando le diverse fasi di sviluppo.

Capacità produttiva ante operam

Nelle condizioni attuali (pre–ampliamento) l’allevamento presenta una potenzialità massima di capi allevati di circa 31.500 capi per ciclo e mediamente sono presenti circa 30.000 capi/ciclo. In un anno vengono effettuati 2 cicli produttivi per i tacchini maschi e 3 cicli produttivi per le femmine. Le attuali metodologie seguite per il mantenimento del benessere dell’animale prevedono che debbano essere presenti nell’allevamento tra i 2,5 e i 5 tacchini capi per m2, come indicato nelle Linee Guida degli allevamenti del 12 settembre 2005, con un valore medio di 3,8 capi/m2. Il valore della densità può essere aumentato nel caso allevamento di tacchini femmine dato il minor peso vivo medio ed è possibile ad un valore pari a 6,8 capi/m2. L’attuale superficie utile destinabile all’allevamento è pari a circa 7.200,00 m2 (totale dei 6 capannoni) con una capacità massima di circa 31.500 capi. Considerando che al momento della macellazione un tacchino maschio ha un peso di circa 19 kg, il peso vivo medio prodotto per ogni ciclo (circa 4 mesi) è di circa 598,5 t.

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I tacchini vengono alimentati con alimenti composti da materie prime impiegate in quantità tali da soddisfare i fabbisogni nutritivi nelle diverse fasi di crescita. Per tale motivo viene diviso il periodo di allevamento in cinque fasi: - fino alla 4° settimana; - dalla 4° alla 8° settimana; - dalla 8° alla 12° settimana; - dalla 12° alla 16° settimana; - dalla 16° alla 24° settimana.

I mangimi utilizzati in queste fasi differiscono tra loro principalmente per il contenuto di proteine, più alto nelle fasi iniziali, per il livello energetico e il contenuto lipidico che invece presentano un andamento contrario. Il mangime viene somministrato ad libitum e la quantità di mangime che un tacchino consuma varia in base alle caratteristiche nutritive del mangime, alle condizioni ambientali (temperatura e umidità), al peso e all’età dell’animale. I mangimi sono costituiti principalmente da una miscela di grano, mais, erba medica e soia. Per garantire un corretto sviluppo degli animali ed evitare carenze che potrebbero avere negative ricadute sul benessere e sulla salute a volte vengono aggiunti integratori vitaminici e minerali. Il consumo attuale di mangime all’anno è di circa 2.000 t/anno.

Si prevede un consumo per lo scenario futuro di circa il doppio rispetto alla situazione attuale, ossia di 3.845 t.

Consumi idrici

Nell’allevamento di tacchini, il prelievo idrico è principalmente necessario a soddisfare le necessità fisiologiche degli animali. I consumi variano a seconda della specie e del sistema di allevamento e risultano condizionati da diversi fattori che dipendono dallo stato di benessere dell’animale e dalle condizioni climatiche. Una parte residuale di acqua viene utilizzata per il lavaggio dei capannoni, per la pulizia dei piazzali e per rifornire l’abitazione del custode.

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Parte dell’acqua consumata in allevamento proviene dal pozzo ed è utilizzata prevalentemente per il lavaggio dei capannoni. La rimanente parte di acqua è prelevata dall’acquedotto e viene utilizzata per le restanti operazioni, comprese l’abbeveraggio degli animali e per il funzionamento del sistema idro‐ cooling. Entrambi i prelievi sono letti mediante un contatore. Il consumo di acqua destinato alla gestione di allevamento è attualmente di circa 5.500 m3/anno, calcolato sulla base dei dati di consumo degli ultimi 3 anni. Si stima un consumo di acqua per lo scenario futuro pari a circa il doppio, 10.567 m3/anno, calcolato sulla base del consumo di acqua per capo rapportato il numero di capi nella nuova configurazione.

Consumi energetici

Negli allevamenti avicoli i principali consumi di energia si riferiscono a: - riscaldamento ambientale nella fase iniziale del ciclo, che comportano consumi variabili in funzione del tipo di impianto e di fonte di calore utilizzata; - preparazione e distribuzione degli alimenti; - ventilazione dei ricoveri, che varia fra il periodo invernale ed estivo e dal tipo di stabulazione; - prelievo e distribuzione della risorsa idrica - movimentazione dei mezzi agricoli per le operazioni di rimozione e predisposizione della lettiera; - funzionamento del generatore d’emergenza.

Negli allevamenti avicoli da carne, nei quali l’incidenza dei consumi imputabili al controllo ambientale è prevalente, le variazioni stagionali possono essere molto consistenti: infatti, le entità dei consumi energetici per la produzione di calore in inverno sono maggiori di quelli estivi per la ventilazione.

Per l’attività in oggetto i consumi energetici attuali calcolati sulla base degli ultimi tre anni sono i seguenti:

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Metano 27.177 m3/anno Energia elettrica 182.782 kW/anno Gasolio 2.000 litri/anno

Si stima un consumo totale nello scenario futuro pari a circa il doppio: Metano 53.504 m3/anno Energia elettrica 350.255 kW/anno Gasolio 3.845 litri/anno

Il metano viene utilizzato principalmente per il riscaldamento dei capannoni di allevamento dei tacchini (specialmente nelle fasi iniziali del periodo di allevamento e nelle stagioni invernali), attraverso apposite cappe. L’utilizzo dell’energia elettrica è principalmente dovuto all’attivazione delle attrezzature tecnologiche (termostati, ventilatori, automatismi per l’apertura automatica della finestratura, ecc.) che permettono di avere la garanzia sulla qualità e sul benessere degli animali, oltre che per i sistemi di prelievo e distribuzione dell’acqua. Il gasolio è usato per l’autotrazione dei mezzi agricoli, utilizzati per la predisposizione della lettiera, il rivoltamento e per la rimozione della lettiera esausta. Nell’allevamento è presente un impianto di emergenza costituito da un cogeneratore a gasolio caratterizzato da una potenza di 129 kW, ad avviamento automatico, per sopperire ad un eventuale interruzione del servizio di erogazione dell’energia elettrica in modo da garantire l’efficienza degli impianti automatici, soprattutto per quanto riguarda la ventilazione e il riscaldamento degli ambienti, evitando in questo modo ripercussioni sul benessere degli animali.

Gestione delle acque reflue

Le acque reflue domestiche (acque nere) provenienti dall’abitazione del custode sono convogliate e trattate con vasca Imhoff con scarico disperdente nel sottosuolo. Inoltre, il capannone 5 è dotato di spogliatoio e servizi ad uso del personale addetto all’allevamento. Le acque reflue provenienti da quest’ultimo sono convogliate e trattate con vasca Imhoff con scarico disperdente nel sottosuolo.

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Le acque meteoriche sono caratterizzate dalle acque proveniente dai tetti e possono cadere su superfici in terra erbose o asfaltate. Nel piazzale i pluviali raccolgono l’acqua dell’area asfaltata e proseguono fino allo scarico presente alla fine del capannone 4, che, attraverso un canale di scolo, scarica nel cavo Lama mediante uno scarico intubato. Si precisa che l’acqua di scarico risulta essere pulita e non si rileva la presenza di alcuna paratoia. La restante parte di acque meteoriche incidente sulla zona erbosa si disperde nel suolo. E’ in progetto la realizzazione di una vasca con un volume di circa 110 mc, per lo stoccaggio delle acque di lavaggio e per i reflui aziendali non palabili. La disinfezione dei capannoni avviene con l’utilizzo di idrogetto ad alta pressione. I capannoni sono dotati di pozzetti interni a tenuta che raccolgono l’acqua della fase di lavaggio che viene poi caricata su una botte e utilizzata in agricoltura. Non sono presenti stoccaggi di materiali che possano dar luogo a reflui contaminanti.

Produzione dei rifiuti

I rifiuti prodotti dall’azienda sono prevalentemente imballaggi e barattoli di plastica e vetro che contenevano medicinali, disinfettanti e affini. I codici CER prodotti negli anni precedenti sono: - 15.01.02 (imballaggi in plastica); - 15.01.06 (imballaggi in materiali misti); - 17.04.05 (ferro e acciaio);

Essi vengono stoccati nei magazzini facenti parte dell’allevamento e periodicamente e comunque almeno una volta all’anno vengono raccolti e trasportati ad appositi impianto di smaltimento o recupero, a seconda della tipologia di rifiuto, dalla Ditta Maffizzoli, con cui è attualmente in essere un contratto di convenzione per il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti agricoli. Tra i rifiuti pericolosi prodotti si producono:

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- 15.01.10* (Imballaggi contenenti residui di sostanze pericolose o contaminati da tali sostanze); - 18.02.02* (Altri rifiuti la cui raccolta e smaltimento richiede precauzioni in funzione della prevenzione); - 20.01.21* (Tubi fluorescenti contenenti mercurio).

Nel 2013 sono state prodotte le seguenti quantità di rifiuti: QUANTITA' PRODOTTA NEL DESCRIZIONE DEL CODICE CER 2013 (kg) 15.01.02 Imballaggi in plastica 500 15.01.06 Imballaggi in materiali misti 640 17.04.05 Ferro e acciaio 30

Altri rifiuti la cui raccolta e smaltimento richiede 18.02.02* precauzioni in funzione della prevenzione 3

20.01.21* Tubi fluorescenti ed altri contenenti mercurio 7 Imballaggi contenenti residui di sostanze 15.01.10* pericolose o contaminati da tali sostanze 130

Dopo l’ampliamento si stima una produzione di rifiuti circa pari al doppio di seguito riportata: QUANTITA' STIMATA DOPO DESCRIZIONE DEL CODICE CER L’AMPLIAMENTO (kg) 15.01.02 Imballaggi in plastica 960 15.01.06 Imballaggi in materiali misti 1230 17.04.05 Ferro e acciaio 60

Altri rifiuti la cui raccolta e smaltimento richiede 18.02.02* precauzioni in funzione della prevenzione 6

20.01.21* Tubi fluorescenti ed altri contenenti mercurio 14 Imballaggi contenenti residui di sostanze 15.01.10* pericolose o contaminati da tali sostanze 250

Produzione di sottoprodotti di origine animale Le carcasse animali, gestite in conformità alle norme sanitarie, sono stoccate in apposita cella frigorifera scarrabile fornita dalla ditta specializzata al ritiro delle carcasse animali e, se

Pagina 25 di 83 Ampliamento di allevamento avicolo sito in Campogalliano (MO) Proponente: Gobbi Frattini S.r.l. - Studio di impatto ambientale - necessario in una cella frigorifera fissa destinata ad ospitare le carcasse nelle prime fasi d’allevamento. La frequenza del ritiro della cella frigorifera è variabile in base alla necessità: indicativamente al termine di ogni ciclo in quanto le celle sono in buono stato.

Gestione degli effluenti zootecnici

La pollina rimane a terra nei capannoni in cui sono allevati i tacchini fino a quando non si conclude un ciclo di allevamento (4 mesi). La lettiera è generalmente costituita da uno strato di 10‐15 cm di trucioli di legno, che hanno elevato potere assorbente e durante il periodo di utilizzazione si presentano soffici e senza polvere. La lettiera è mantenuta asciutta avendo cura di mantenere in ottime condizioni gli abbeveratoi e di sostituirla quando necessario, nei punti più bagnati. Con cadenza settimanale la lettiera viene rivoltata, a mezzo di apposite frese rivoltatrici, per assicurane l’efficienza e garantire un elevato benessere ai tacchini. La stessa lettiera va interamente sostituita dopo ogni ciclo di allevamento. Al termine del ciclo la pollina viene fresata, spostata tutta al centro del capannone, raccolta con una pala e caricata sul mezzo di trasporto. La pollina prodotta viene destinata all’utilizzazione agronomica, come verrà meglio descritto al paragrafo 3.2.6.

2.1.3 Descrizione dei fabbricati esistenti

Il complesso confina ad ovest con la strada comunale denominata Via Nuova e si affaccia ad est sul Cavo Lama; è delimitato sui quattro lati da una recinzione metallica contornata da piantumazioni atte a limitare la vista dall’esterno creando in questo modo un paesaggio uniforme. Il sito produttivo è individuato al catasto dei fabbricati del Comune di Campogalliano al foglio 7. Le coordinate geografiche del sito sono 44.43.13 N, 10.52.06 E. Di seguito si riepilogano i fabbricati ed i terreni di proprietà della Gobbi Frattini s.r.l.

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Comune Foglio Particella Sub Classamento Classe Consistenza U.M. Campogalliano 7 103 2 cat. D/10 Campogalliano 7 123 2 cat. D/10 Campogalliano 7 59 2 cat. C/6 3 37 mq Campogalliano 7 59 4 cat. A/10 1 1 vani Campogalliano 7 59 5 cat. A/2 1 4 vani Campogalliano 7 60 cat. D/10 Campogalliano 7 61 cat. D/10 Campogalliano 7 62 cat. D/1 Campogalliano 7 63 cat. D/10 Campogalliano 7 64 cat. D/10 Campogalliano 7 65 cat. D/10 Campogalliano 7 66 cat. D/10 Campogalliano 7 59 6 cat. A/2 1 6,5 vani Campogalliano 7 67 seminativo 1 3,146 ha Attualmente l’insediamento produttivo è formato da n. 6 capannoni, tutti di dimensioni diverse, destinati ad allevamento, da una casa destinata ad abitazione del custode ed uffici, da un ricovero per gli attrezzi e da un locale dove è allocato il cogeneratore. La superficie occupata da tali strutture è di 8.035,61 m2, di cui 7.556,80 m2 occupati dai capannoni per l’allevamento. L’area intorno ai capannoni è in parte impermeabilizzata e asfaltata nelle zone per la movimentazione dei mezzi e in parte è costituita da terra battuta, per una superficie complessiva impermeabilizzata di progetto 17.956,40 mq. L’area edificata del sito produttivo occupa complessivamente una superficie di 15.711,87 mq. I capannoni destinati alla produzione sono edificati con strutture metalliche prefabbricate e tamponate con pannelli di materiali compositi ad elevato isolamento termico in parte coibentanti e in parte aperti per l’illuminazione naturale delle strutture e per il ricambio d’aria. Tutte le aperture presentano – secondo le norme vigenti in materia di sanità animale ‐ una rete di protezione per evitare l’entrata di volatili. Per quanto riguarda la ventilazione, a partire dal 2014 è stato installato sui capannoni un sistema a ventilazione forzata idro‐cooling, che permette di rinfrescare l’ambiente richiamando aria dall’esterno e rinfrescandola facendola passare attraverso un pannello in cellulosa, all’interno del quale viene a contatto con acqua fresca presente nel pannello. In ogni capannone il sistema è regolato da un motore e da un sistema di regolazione di aperture delle finestre, che si chiudono quando entra in funzione il sistema.

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Dalla parte opposta del capannone sono presenti alcuni estrattori che richiamano l’aria fresca, che attraversa l’intero capannone. In ogni capannone inoltre è presente una centralina per il controllo della ventilazione e dei ventilatori in base alla temperatura rilevata all’interno dei locali. Le dimensioni complessive di ogni pannello in cellulosa presente nei capannoni esistenti sono di 20 m per 1,2 m.

Il numero di estrattori varia sulla base delle dimensioni del capannone e sono i seguenti:

‐ Nel capannone 1, 3 e 6 sono presenti 4+4 estrattori. ‐ Nel capannone 2 sono presenti 2+2 estrattori ‐ Nel capannone 4 sono presenti 5+5 estrattori. ‐ Nel capannone 5 sono presenti 2+2 estrattori

Tutte le pavimentazioni dei capannoni sono finite con cemento lisciato al grezzo impermeabile.

2.1.4 Descrizione dei fabbricati di progetto

Di seguito si riporta la descrizione dei capannoni di progetto:

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• Capannone 7: presenta in totale 50 finestre e 7 porte per un totale di 67,83 mq di superficie di apertura. Il sistema di ventilazione a idro‐cooling è formato da 20 pannelli di dimensioni 300 cm per 120 cm, per un totale di 72 mq; • Capannone 8: presenta in totale 44 finestre e 6 porte per un totale di 57,41 mq di superficie di apertura. Il sistema di ventilazione a idro‐cooling è formato da 20 pannelli pannelli di dimensioni 300 cm per 120 cm, per un totale di 72 mq; • Capannone 9: presenta in totale 34 finestre e 6 porte per un totale di 52,79 mq di superficie di apertura. Il sistema di ventilazione a idro‐cooling è formato da 20 pannelli di dimensioni 300 cm per 120 cm, per un totale di 72 mq; • Capannone 10: presenta in totale 19 finestre e 5 porte per un totale di 38,22 mq di superficie di apertura. Il sistema di ventilazione a idro‐cooling è formato da 10 pannelli di dimensioni 300 cm per 120 cm, per un totale di 36 mq.

Le finestre di tutti i capannoni hanno una regolazione automatica, mentre le porte hanno una regolazione manuale. Le porte sono ad ante e le finestre a vasistas.

2.1.5 Personale e organizzazione aziendale

L’allevamento è gestito dal Sig. Andrea Gobbi Frattini, legale rappresentante della Società Agricola Gobbi Frattini Srl. Le diverse fasi del processo di allevamento, quali il controllo degli animali e le manutenzioni, sono svolte da personale specializzato. Un addetto, per motivi di maggior controllo e sicurezza, risiede nell’abitazione presente nel sito produttivo. Per le fasi di maggior difficoltà, quali l’inserimento dei tacchini all’interno dei capannoni e il carico degli stessi a fine ciclo, dove è richiesto più personale, vengono impiegati anche altri lavoratori.

2.2 Descrizione del progetto proposto

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2.2.1 Presentazione del progetto

L’intervento di ampliamento in progetto andrà ad integrare il complesso aziendale con l’edificazione di n. 4 capannoni di diverse dimensioni, atti ad aumentare le potenzialità produttive dell’allevamento avicolo esistente. I futuri capannoni sono stati progettati a ridosso di quelli già esistenti e saranno realizzati mediante l’utilizzo di strutture prefabbricate studiate appositamente per questo tipo di attività. Le dimensioni, le caratteristiche, le forme architettoniche e l’orientamento dei capannoni di futura costruzione riprenderanno quelle degli edifici già esistenti in modo tale da uniformare l’ampliamento all’insediamento senza alterare la planimetria aziendale. Il progetto di ampliamento sarà localizzati all’interno dell’area coltivata a seminativo ad est rispetto all’insediamento individuata al catasto terreni del comune di Campogalliano al foglio 7 mappale 67 ed interesserà complessivamente una superficie di 17.956,40 di superficie impermeabilizzata. I nuovi ricoveri saranno realizzati con basamento in soletta in calcestruzzo armato, struttura metallica (struttura portante, pilastri e travi in ferro) rivestita con pareti coibentate grazie a pannelli termoisolanti disposti sia sui muri perimetrali che sul soffitto. La tipologia di costruzione rispecchierà quella tradizionale, già utilizzata per i fabbricati esistenti, con modesta altezza per facilitare il riscaldamento degli ambienti e la presenza uniforme di finestrature a nastro con elementi a comando elettronico in grado di recepire gli sbalzi termici interni e di conseguenza di sopperirvi mediante le aperture automatiche delle finestrature. La struttura portante sarà costituita da elementi metallici a capriata di tipologia uguale all’esistente, sotto i quali vi è una fondazione a “T” rovesciata. All’interno di ogni fabbricato vi sarà un locale di limitate dimensioni destinato ad ospitare la sala macchine e le apparecchiature atte al controllo dei parametri ambientali del capannone, mentre la restante parte sarà demandata ad ospitare i tacchini in open space. I nuovi fabbricati saranno tinteggiati di colore giallo ocra – grigio tortora. La copertura sarà realizzata in pannelli sandwich di colore rosso‐bruno, lo stesso utilizzato per i capannoni esistenti.

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Le caratteristiche dimensionali dei quattro capannoni in progetto sono le seguenti:

Lunghezza (m) Larghezza (m) Superficie edificata (mq) Capannone n. 7 158,64 16,36 2.595,35 Capannone n. 8 136,76 16,36 2.237,40 Capannone n. 9 108,53 16,36 1.775,54 Capannone n. 10 65,28 16,36 1.067,97 Superficie edificata in progetto (mq) 7.676,26

Considerando questa superficie totale netta destinabile all’allevamento si avrà, per questi capannoni di nuova costruzione, una capacità massima dell’impianto uguale a 27.830 capi maschi per ciclo e 49.802 capi femmine. Il numero di capi massimo totale allevabile nella situazione futura è stimabile pari a 98.772 capi, considerando di allevare solo tacchini femmine con una densità massima di allevamento iniziale pari a 6,8 capi per m2.

2.2.2 Considerazioni in ordine ai capi allevabili

Considerando la superficie utile di allevamento dell’ampliamento in progetto e la densità media di allevamento di 3,8 capi per m2 per i maschi e 6,8 capi per m2 per le femmine la consistenza media sarà di circa 55.196 capi maschi nel complesso totale o 98.772 capi femmine. Il calcolo dei capi massimi allevabili e delle emissioni totali è stato predisposto nella configurazione di presenza di soli capi femmine, mentre la restante valutazione degli impatti è stata predisposta nella condizione peggiorativa e che determina la maggiore produzione di pollina, quindi considerando di allevare solo maschi. In base alle esigenze di mercato, ogni anno sarà scelto di allevare tacchini maschi o femmine, e il numero è variabile in funzione dell’andamento della richiesta di mercato.

Si precisa che le emissioni di ammoniaca e di metano, come da calcoli effettuati con il software NetIPPC, risultano superiori nel caso di presenza di sole tacchine femmine, dal momento che la gestione di questa configurazione prevede 3 cicli annuali e una maggiore densità.

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In allegato 13 è riportato il calcolo delle emissioni elaborato con il software NetIPPC nella configurazione attuale e nelle due ipotesi future. Il progetto prevede inoltre l’impermeabilizzazione della superficie interessata dall’ampliamento dell’attività dall’allevamento per una superficie di 17.956,40 mq.

Inoltre, sarà arricchita la schermatura vegetale prolungando le siepi, in parte già esistenti, inserendo alberature e adottando una schermatura vegetale verticale a protezione paesaggistica del cavo Lama.

2.2.3 Sistemi gestionali

Dal punto di vista gestionale i ricoveri di cui al progetto di ampliamento saranno gestiti con le medesime modalità degli attuali, permarrà la modalità “tutto vuoto – tutto pieno”.

Le fasi del ciclo produttivo non muteranno e la gestione complessiva sarà realizzata con una scala di maggiore dimensione numerica.

Di seguito si riportano i valori di ripartizione delle superfici:

Area totale dell’insediamento 52.595 m2 Aree cortilizie Superfici impermeabili prima 11.992,50m2 dell’ampliamento Superfici impermeabili dopo 17.956,40 m2 l’ampliamento Superfici drenanti o verdi 32.567,50 m2 prima dell’intervento Superfici drenanti o verdi 18.926,73 m2 dopo l’ampliamento Aree edificate

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Superfici esistenti coperte 8.035,61 m2 prima dell’ampliamento Superfici coperte in progetto 7.676,26 m2 Superfici coperte dopo 15.711,87 m2 l’ampliamento

Il progetto risulta conforme alle disposizioni 2006/42/CE (direttiva macchine) e 2004/108/CE (direttiva elettromagnetica).

2.2.4 Gestione delle Deiezioni

La lettiera esausta, al termine del ciclo di allevamento, viene rimossa e portata direttamente a bordo campo per la successiva distribuzione. Vengono realizzati degli accumuli di pollina temporanei in campo, come previsto dal Regolamento n. 1/2011.

2.2.5 Condizioni ambientali dei ricoveri zootecnici

Le condizioni ambientali dei ricoveri zootecnici sono interamente automatizzate mediante quadri elettrici per il controllo delle seguenti attività:

1. Alimentazione tacchini; 2. Climatizzazione ambiente; 3. Illuminazione ambiente;

Caratteri del sistema di stabulazione:

- il complesso è dotato di generatore elettrico di emergenza da utilizzarsi in caso di mancata alimentazione di rete; - i ricambi d’aria sono garantiti dai ventilatori d’estrazione in tutti capannoni;

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- la climatizzazione estiva della stabulazione avviene mediante un sistema (idro‐cooling) basato sul passaggio dell’aria forzata attraverso pannelli alveolari in cellulosa in cui si diffonde un velo d’acqua; - il riscaldamento invernale è garantito da cappe alimentate a metano; - l’alimentazione è completamente automatizzata: il mangime è prelevato mediante coclee da silos in vetroresina, posti all’esterno del capannone, distribuito nelle mangiatoie poste all’interno dei capannoni. La distribuzione del mangime avviene mediante coclee mosse da motorini elettrici. - la somministrazione dell’abbeverata è automatizzata con abbeveratoi a goccia con tazzine salva goccia che prevengono la caduta di acqua sul pavimento. L’acqua arriva da una cisterna, presente nel locale tecnico, in cui avviene anche la miscelazione degli additivi utilizzati per evitare incrostazioni e i medicinali. Nel capannone 6 sono posizionati un’autoclave, che riceve acqua direttamente dall’acquedotto, e due pompe che permettono la distribuzione dell’acqua in tutti i capannoni. In caso di malfunzionamento delle pompe entra in funzione un compressore alimentato ad energia elettrica che mantiene in pressione l’autoclave.

2.2.6 Ciclo produttivo

Di seguito si riporta una scheda tecnica relativa alla fase di allevamento.

SPECIE AVICOLI CATEGORIA ANIMALI TACCHINO MASCHIO P.V. MEDIO 9 kg, TACCHINO FEMMINA P.V. MEDIO 4,5 kg NUMERO DI CAPANNONI 6 ESISTENTI + 4 IN PROGETTO SUPERFICIE TOTALE 15.712 m2 SUPERFICIE UTILE DI ALLEVAMENTO 14.525 m2 POTENZIALITÀ MASSIMA DI ALLEVAMENTO: 98.772 (NELL’IPOTESI DI ALLEVARE SOLO FEMMINE); 55.196 (NELL’IPOTESI DI ALLEVARE SOLO MASCHI)

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CAPI ALLEVATI ALLA FINE DI OGNI CICLO 94.414 (NELL’IPOTESI DI ALLEVARE SOLO FEMMINE; 3 CICLI ALL’ANNO); 50.839 (NELL’IPOTESI DI ALLEVARE SOLO MASCHI; 2 CICLI ALL’ANNO); PESO VIVO MEDIO PER CICLO 497 t PER UN CICLO DI TACCHINI MASCHI; 444 t PER UN CICLO DI TACCHINI FEMMINE TIPO DI STABULAZIONE A TERRA SU LETTIERA

Verranno effettuati due cicli di allevamento all’anno per i maschi e tre cicli all’anno per le femmine. Per la descrizione, in dettaglio, del ciclo produttivo, si rimanda al paragrafo 3.1.2.

Di seguito sono elencate in modo schematico le varie fasi: 1. Allestimento tecnico‐funzionale dell’allevamento: Predisposizione della lettiera, mangiatoie e abbeveratoi: la fase di stesura della lettiera, di preparazione delle aree e di predisposizione dei materiali necessari allo svezzamento è di circa 4 giorni; 2. Inserimento dei pulcini all’interno dei capannoni: la fase di inserimento dei pulcini è molto breve e dura circa qualche ora; 3. Svezzamento: Questa fase consiste nel controllo del buon andamento del ciclo produttivo e dura circa una settimana; 4. Ingrasso (dal 50°‐60° giorno di vita fino alla macellazione): Questa fase dura 100 giorni per le femmine e 140 giorni per i maschi; 5. Carico dei tacchini femmine e carico dei tacchini maschi (dopo circa 30‐40 giorni): La durata del carico dei tacchini dipende dal numero di tacchini presenti in allevamento, ma si stima una velocità di carico è di circa 1000 capi/ora per le femmine e di circa 500/600 capi/ora per i maschi; 6. Rimozione della pollina: La rimozione della pollina necessita di un tempo medio di 2 giorni; 7. Vuoto sanitario in cui sono effettuati la pulizia dei locali e la manutenzione ordinaria e straordinaria di tutti gli impianti: Durante questa fase sono effettuate operazioni di pulizia e di disinfezione dei capannoni e dura circa 40 giorni.

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Schema del ciclo produttivo

PREDISPOSIZIONE NUOVA LETTIERA

ARRIVO, STOCCAGGIO E DISTRIBUZIONE DEL MANGIME RACCOLTA, STOCCAGGIO IN ACCASAMENTO CELLA FRIGO E TACCHINOTTI: RITIRO DELLE SVEZZAMENTO ED CARCASSE INGRASSO

FINE CICLO: CONFERIMENTO AL MACELLO

USO AGRONOMICO RIMOZIONE DELLA POLLINA DELLA POLLINA

PULIZIA E DISINFEZIONE CAPANNONI

MANUTENZIONE IMPIANTI

PREDISPOSIZIONE NUOVA LETTIERA

2.2.7 Deiezioni, emissioni, rifiuti

Emissioni in atmosfera Le emissioni in atmosfera dagli insediamenti zootecnici derivano principalmente dagli scambi gassosi fra l’aria e le deiezioni prodotte dagli animali e dalle trasformazioni per ossidazione e fermentazione anaerobica della sostanza organica contenuta nelle deiezioni.

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I composti che vengono diffusi o prodotti dai reflui e che devono essere considerati sono: ammoniaca (NH3), metano (CH4), protossido di azoto (N2O) e polveri. Per i primi due composti sono disponibili numerose informazioni sulla dinamica di emissione e sui fattori che la influenzano, per il protossido di azoto, viste le ridotte emissioni che vengono generate, si può considerare che il valore soglia non venga mai raggiunto, mentre per le polveri non sono disponibili allo stato attuale fattori di emissione sufficientemente verificati nella realtà nazionale. Dell’azoto escreto dagli animali una quota va incontro a perdite per volatilizzazione sotto forma di emissioni ammoniacali già nel corso della permanenza delle deiezioni all’interno dei locali di allevamento (emissioni dai ricoveri); una frazione volatilizza in atmosfera nel corso dello stoccaggio (emissioni dagli stoccaggi); una ulteriore quota viene persa in atmosfera nel corso e a seguito della distribuzione in campo (emissione dallo spandimento). Le emissioni di metano in un allevamento avicolo sono molto contenute e derivano dalla degradazione anaerobica delle deiezioni (emissioni derivanti dalla gestione delle deiezioni). Per prevenire le emissioni in atmosfera di ammoniaca è importante mantenere la lettiera quanto più asciutta possibile, il che può essere ottenuto, oltre che mediante adeguate installazioni strutturali e controllo della ventilazione interna, facendo ricorso ad abbeveratoi che evitano la dispersione di acqua sulla lettiera e mantenendo la stessa ben aerata attraverso una fresatura frequente. Le linee guida per l’identificazione delle MTD (DM 29 gennaio 2007) considerano come migliori tecniche per il settore per la riduzione di emissioni l’utilizzo di ricoveri con ottimizzazione dell’isolamento termico e della ventilazione (anche artificiale), con lettiera integrale sui pavimenti e abbeveratoi antispreco.

Valutazioni e stime con il modello Net IPPC Il servizio Net IPPC scaturisce dall’attività di ricerca e sviluppo del CRPA sul tema della compatibilità ambientale degli insediamenti zootecnici per la Regione Emilia‐Romagna e permette di calcolare le emissioni in atmosfera di ammoniaca e metano dagli allevamenti zootecnici. Il calcolo viene fatto partendo dalle quantità di azoto e sostanza organica escrete dalle diverse categorie animali all’interno dei ricoveri e dalla tipologia di gestione degli effluenti. I diversi

Pagina 37 di 83 Ampliamento di allevamento avicolo sito in Campogalliano (MO) Proponente: Gobbi Frattini S.r.l. - Studio di impatto ambientale - stadi emissivi tengono conto delle quantità di gas emesse da quelli precedenti e delle trasformazioni chimico‐fisiche che si verificano negli effluenti stessi durante tutta la linea gestionale. Attraverso l’utilizzo del modello di calcolo possono essere fatte tutte le simulazioni per valutare la ricaduta che l’applicazione delle diverse BAT possono avere sull’impatto ambientale dell’insediamento zootecnico. Utilizzando il programma NetIPPC è stata determinata (in sede di valutazione degli impatti) la quantità di ammoniaca prodotta nella fase di stabulazione dei tacchini e, nel caso della presente relazione, sia nella situazione esistente che dopo l’intervento di ampliamento in progetto, simulando i ricoveri già completi dei tacchini. Nello specifico la produzione di ammoniaca per l’allevamento ante‐operam con 31.500 capi/ciclo è risultata essere di 10,8 t/anno da ricovero e 0,5 t/anno da stoccaggio temporaneo deiezioni in azienda su platea o in campo e di 14,5 t/anno per la fase di distribuzione in campo e la produzione di metano risulta pari a 7 t/anno, prodotto nella fase di stoccaggio. Per lo scenario futuro, come già precedentemente descritto, sono state valutate le emissioni nelle due possibili configurazioni, di seguito esposte: ‐ Nel caso di allevamento di soli tacchini maschi la produzione di ammoniaca è di 18,8 t/anno da ricovero, 0,9 t/anno da stoccaggio e di 25,7 t/anno da distribuzione in campo e la produzione di metano è di 27,0 t/anno, prodotta solo nella fase di stoccaggio. ‐ Nel caso di allevamento di sole tacchine femmine la produzione di ammoniaca è di 22,5 t/anno da ricovero, 0,6 t/anno da stoccaggio e di 32,3 t/anno da distribuzione in campo e la produzione di metano è di 14,7 t/anno, prodotta solo nella fase di stoccaggio.

Come già anticipato le emissioni totali maggiori si riscontrano nella condizione di allevare solo tacchine femmine considerando la potenzialità massima allevabile.

L’analisi preventiva effettuata dimostra una maggiore produzione di effluenti, nell’ambito della semplice funzione lineare relativa al numero dei capi presenti, senza effetti sinergici né positivi, né negativi.

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Rifiuti

Come già descritto in precedenza, i rifiuti prodotti dall’azienda sono prevalentemente imballaggi e barattoli di plastica e vetro che contenevano medicinali, disinfettanti e affini e alcune tipologie di rifiuti pericolosi.

L’azienda continuerà a provvedere alla gestione dei propri rifiuti secondo le norme vigenti in materia di trasporto e conferimento.

Considerando che il numero dei dipendenti è pari a due, ai sensi della Legge 126/2014 l’allevamento non è obbligato ad aderire al SISTRI, pur essendo produttore di rifiuti pericolosi. Nel caso in cui il numero di dipendenti dovesse aumentare e superare i dieci dipendenti sarà cura della Ditta procedere con l’iscrizione al SISTRI.

A seguito dell’ampliamento, non muteranno le tipologie di rifiuti prodotti, ma soltanto le quantità.

Sottoprodotti di origine animale Le carcasse animali, gestite in conformità alle norme sanitarie, sono stoccate in apposita cella frigorifera scarrabile fornita dalla ditta specializzata al ritiro delle carcasse animali e, se necessario in una cella frigorifera fissa. La frequenza del ritiro è variabile in base alla necessità: indicativamente al termine di ogni ciclo in quanto le celle sono in buono stato. Si considera una percentuale di mortalità media del 6%.

Per le carcasse animali si attivano le procedure gestionali relative ai sottoprodotti animali conformemente alle disposizioni previste dal Regolamento Comunità Europea n° 1069/2009.

Rumore Il comune di Campogalliano ha prodotto una zonizzazione acustica che si allega alla presente relazione (Allegato 4). L’insediamento è compreso nell’area di classe III (aree di tipo misto)

Pagina 39 di 83 Ampliamento di allevamento avicolo sito in Campogalliano (MO) Proponente: Gobbi Frattini S.r.l. - Studio di impatto ambientale - della classificazione acustica del territorio comunale: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali e di uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali, aree rurali che impiegano macchine operatrici. I limiti imposti per la zona indicata è di 55 dB per il periodo diurno e di 45 dB per il periodo notturno. Nella relazione illustrativa della zonizzazione acustica del Comune di Campogalliano la strada Via Nuova in cui è ubicato l’allevamento rientra nella classe F come strada locale (strada urbana od extraurbana opportunamente sistemata ai fini della circolazione dei pedoni, degli animali e dei veicoli). Il livello di emissioni sonore sarà particolarmente basso in quanto tutte le operazioni di allevamento avverranno in strutture chiuse. Ulteriori limitate emissioni sonore saranno quelle relative ai veicoli dei servizi logistici che porteranno il mangime alla movimentazione dei mezzi nelle fasi di entrata e di uscita degli animali e rimozione della pollina (in media, attualmente, si calcola la presenza di circa 3 autotreni alla settimana per la movimentazione degli animali, per il conferimento del mangime e per la rimozione ed utilizzo in agricoltura della pollina).

Riepilogo logistica Numero viaggi Numero viaggi Tipologia di Tipo di mezzo Incremento all’anno ante all’anno post lavorazione utilizzato percentuale % modifica modifica Trasporto pollina Mezzi agricoli 66 115 rimossa 75 Conferimento Autocarro 65 mangime 125 92 Movimentazione Autocarro 2 animali 4 100 Trasporto medicinali e visite veterinarie Mezzi autorizzati 6 6 0 Ritiro rifiuti Mezzi autorizzati 9 14 50 Conferimento prodotti detergenti‐ disinfettanti Mezzi autorizzati 12 12 0

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Manutenzione Mezzi delle Ditte impianti specializzate 12 12 0 Totale 172 288 68

Al termine del ciclo vi saranno i mezzi che caricheranno i tacchini, che porteranno via la pollina e lo scarrabile per i morti. L’ampliamento dell’insediamento non comporterà variazioni significative di aumento della densità di rumore in quanto per le caratteristiche costruttive dei capannoni rendono quasi nullo il rumore dei tacchini al loro interno. Dal momento che la zona di progetto ricade in una zona classificata come mista si ritiene che l’ampliamento dell’allevamento, non comporterà il superamento delle soglie indicate nel PSC comunale.

Pollina L’effluente principale avente maggior effetto dal punto di vista ambientale è la produzione di pollina su lettiera (dalla miscela delle deiezioni con i trucioli ovvero il lettime). Tale gestione deve avvenire nell’ambito del rispetto delle disposizioni vigenti che si imperniano sull’applicazione della Direttiva nitrati. La lettiera è asciutta e non rilascia liquami e/o percolati: la pollina prodotta viene raccolta alla fine di ogni ciclo, cioè due volte all’anno (nel caso di allevamento di maschi) e conferita ad aziende agricole per l’impiego in agricoltura.

Sulla base dei parametri stabiliti dalla normativa regionale in merito alla Direttiva Nitrati ‐ Determinazione di Giunta Regionale n. 1494 del 24/10/2011 “Approvazione del regolamento regionale ai sensi dell’articolo 8 della Legge regionale 6 marzo 2007, n. 4. Disposizioni in materia di utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento e delle acque reflue derivanti da aziende agricole e piccole aziende agro‐alimentari” è stata determinata la produzione di azoto e pollina dall’insediamento produttivo, relativa alla situazione attuale e dopo l’intervento in progetto:

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Sup. Util. N. Capi Peso vivo/ Pollina Azoto Allevamento (m2) Allevabili/ciclo ciclo (t) prodotta (mc) prodotto (kg)

Situazione Attuale 7.406 31.500 284 1.758 33.453

Situazione Futura (ipotesi allevamento maschi) 14.525 55.196 497 3.080 58.618

Situazione Futura (ipotesi allevamento femmine) 14.525 98.772 444 2.756 52.448

Come già anticipato il peso vivo, la produzione di pollina e di azoto sono maggiori nel caso in cui in allevamento siano presenti solo tacchini maschi. Dalle tabelle allegate alla Determinazione suddetta, si definisce una produzione annuale di pollina attuale pari a 1.758 m3/anno e 113 m3/anno di liquame, per un totale di 1871 m3/anno di effluente zootecnico. Per la situazione futura si calcola una produzione annuale di 3.165 m3/anno di pollina e 204 m3/anno di liquame. La pollina sarà rimossa alla fine di ogni ciclo e viene portata nei campi per il successivo spandimento. Per la frazione liquida sarà invece convogliata nella vasca di stoccaggio dei liquami avente capacità di 110 m3, in fase di progetto, per uno stoccaggio minimo di 120 giorni come previsto dalla suddetta determinazione regionale. Alla medesima vasca saranno confluite le acque di lavaggio e i reflui provenienti dalla cella degli animali morti. Si deduce che il volume dello stoccaggio è consono al volume di liquame prodotto, provvedendo allo svuotamento del deposito almeno ogni 6 mesi. Per quanto riguarda il contenuto di elementi fertilizzanti, la pollina che verrà prodotta annualmente avrà un contenuto di azoto pari a 58.618 kg/anno. La pollina verrà utilizzata sui

Pagina 42 di 83 Ampliamento di allevamento avicolo sito in Campogalliano (MO) Proponente: Gobbi Frattini S.r.l. - Studio di impatto ambientale - terreni da inserire nella comunicazione per un quantitativo massimo di azoto pari a 340 Kg/anno per Ha.

Dai dati sopraesposti, si evince la maggior produzione di azoto in rapporto all’incremento del numero di capi allevati, in tale contesto ne deriva anche la maggior superficie agricola interessata dalla gestione delle deiezioni nel rispetto della Direttiva nitrati.

Come già anticipato, le acque di lavaggio sono attualmente raccolte in appositi pozzetti e raccolte per il successivo utilizzo nei campi. Nel progetto di ampliamento è prevista la progettazione della vasca di stoccaggio delle acque di lavaggio.

La maggior parte della pollina prodotta viene destinata all’utilizzazione agronomica; il trasferimento e lo spandimento in campo sono svolti principalmente dalle aziende agricole interessate a questo utilizzo, con mezzi agricoli di servizio conto terzi dotati di cassoni a sponde alte ribaltabili posteriormente.

Anche dopo l’ampliamento dell’installazione i reflui prodotti saranno utilizzati per lo spandimento in agricoltura.

L’utilizzo di pollina come ammendante su suolo agricolo è regolato ai sensi della normativa nazionale D.Lgs. n. 75/2010 e D. Lgs. 152/2006 e della normativa regionale Regione Emilia Romagna L.R 4/2007 e D.G.R. n. 1494/2011.

2.2.8 Sistemi di contenimento delle emissioni e applicazione delle migliori tecniche disponibili (Best Available Techniques)

Con il termine BAT (Best Available Techniques), sinonimo dell’italiano MTD (Migliore tecnica disponibile), si intendono le più efficienti e avanzate tecnologie, industrialmente disponibili in quel momento sul mercato e applicabili in condizioni tecnicamente valide, in grado di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente nel suo complesso. In base alla Direttiva

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96/61/CE sulla prevenzione e la riduzione integrata dell’inquinamento, rientrano in questa definizione anche le modalità di progettazione, costruzione, manutenzione, esercizio e dismissione di un impianto.

Per la delineazione delle MTD dell’allevamento sono state consultate le Linee Guida per l’identificazione delle Migliori Tecniche Disponibili per la categoria IPPC 6.6.

In particolare sono state analizzate le tecniche di stabulazione, la gestione delle deiezioni zootecniche derivanti dal sistema e il quadro delle emissioni complessive, oltre che il benessere animale, che rappresentano gli elementi guida che vengono presi in esame in fase preliminare e che consentono l’avvio della fase progettuale.

Si precisa che la scelta di ampliare il sito in esame risulta essere conforme ai programmi economici aziendali e compatibile con l’assetto ambientale del luogo.

Di seguito si illustreranno le tecniche di gestione e monitoraggio adottate, nell’ottica di un miglioramento della condizione dei capi allevati e della riduzione dell’impatto ambientale dell’insediamento.

Nella gestione e applicazione delle MTD si deve tener conto: - delle tecniche definibili come “buone pratiche di gestione dell’allevamento”; - delle tecniche nutrizionali; - delle tecniche di stabulazione e rimozione degli effluenti; - del trattamento degli effluenti; - dello stoccaggio degli effluenti.

Tecniche nutrizionali

Le tecniche nutrizionali rivestono una particolare importanza al fine di ridurre il contenuto di N (Azoto) e P (Fosforo) negli effluenti. I mangimi utilizzati in allevamento seguono gli stadi di sviluppo dei tacchini con apporti diversi di proteine, aminoacidi, minerali ed altri componenti a seconda dell'esigenza di sviluppo dell'animale.

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In azienda l'applicazione di questi principi si può schematicamente riassumere come segue: - Alimentazione per fasi; - Alimentazione a ridotto tenore proteico e integrazione con amminoacidi di sintesi; - Alimentazione a ridotto tenore di fosforo con addizione di fitasi; - Integrazioni della dieta con fosforo inorganico altamente digeribile; - Integrazione della dieta con altri additivi alimentari.

Una consistente riduzione del P negli effluenti (20‐30% nei tacchini), si ottiene in azienda utilizzando l'alimentazione a ridotto tenore di P con aggiunta di Fitasi", enzima in grado di demolire le molecole della forma organica (acido fitico 50‐60%) del P presente negli alimenti di origine vegetale, scarsamente digeribile dai monogastrici.

Tecniche di stabulazione

Per quanto riguarda le emissioni in aria, particolare attenzione è riservata all’ammoniaca, il gas emesso in maggiore quantità. Il riscaldamento, a controllo automatico e con alimentazione a metano, avviene mediante l'utilizzo di appositi bruciatori. La temperatura segue regolazioni programmate non solo per motivi stagionali, ma anche legate alla fase di sviluppo dei tacchini.

L’aerazione è assicurata da ventilatori a parete.

Come indicato nelle Linee Guida sulla MTD in merito ai ricoveri avicoli con lettiera a trucioli per la riduzione le emissioni, l'acqua degli abbeveratoi viene rabboccata automaticamente quando scende sotto un certo livello. Questo fa scattare l'elettrovalvola che fa sgocciolare l'acqua fino al raggiungimento del livello ottimale, per poi interrompersi con la chiusura della valvola. In tal modo non si bagna la lettiera e si riduce il consumo idrico.

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Un sistema automatico simile è utilizzato anche per le mangiatoie, che sono collegate ai silos esterni di stoccaggio dei mangimi. Uno switch posto nella mangiatoia scatta alla diminuzione di peso del piatto sospeso dove gli animali si alimentano, questo attiva il trasporto del mangime proveniente dai silos esterni. Raggiunto il peso ideale nel piatto sospeso, l’interruttore interrompe il trasporto del mangime. Anche questo sistema aiuta a migliorare le condizioni della lettiera. Inoltre grazie alla presenza di strutture ben coibentate e garantendo una gestione adeguata seguendo delle buone pratiche gestionali, garantendo una buona ventilazione e la giusta densità di animali si verifica un’ulteriore riduzione delle emissioni.

Tecniche di trattamento degli effluenti

Non sono previsti trattamenti degli effluenti.

Tecniche di Stoccaggio

Il BREF di settore detta, per le emissioni in atmosfera, un'indicazione di carattere generale che riguarda la copertura del deposito di stoccaggio.

Poiché nella ditta la pollina viene smaltita immediatamente a fine ciclo di crescita dei tacchini, il problema dello stoccaggio della lettiera non si pone.

Il problema dello stoccaggio esiste per le carcasse degli animali morti. La ditta è dotata di apposita cella frigorifera scarrabile a tenuta nella quale vengono depositate le carcasse in attesa di conferimento a ditta specializzata.

La frequenza di smaltimento è variabile poiché dipendente da fattori diversi (stadio di sviluppo dei tacchini, fattori stagionali, malattie).

L’allevamento sarà dotato di una vasca di raccolta delle acque reflue di lavaggio che verrà utilizzato in caso di necessità, come sopra indicato.

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Scarichi idrici

Le acque reflue domestiche (acque nere) provenienti dall’abitazione del custode sono convogliate e trattate con vasca Imhoff con scarico disperdente nel sottosuolo. Inoltre, il capannone 5 è dotato di spogliatoio e servizi ad uso del personale addetto all’allevamento. Le acque reflue provenienti da quest’ultimo sono convogliate e trattate con vasca Imhoff con scarico disperdente nel sottosuolo. Le acque meteoriche sono caratterizzate dalle acque proveniente dai tetti e possono cadere su superfici in terra erbose o asfaltate. Nel piazzale i pluviali raccolgono l’acqua dell’area asfaltata e proseguono fino allo scarico presente alla fine del capannone 4, attraverso un canale di scolo, che scarica nel cavo Lama mediante uno scarico intubato.

LE MIGLIORI TECNICHE DISPONIBILI APPLICATA NON APPLICATA

Sistemi a terra con lettiera su griglia di X plastica insufflata d'aria Sistemi a terra con lettiera su pavimento con tubazioni ad acqua calda o fredda X (combideck system) Sistema su piani sovrapposti, costituiti da fogli di polipropilene forati, insufflate d'aria. Variante con pavimento rigido X fessurato e nastro di raccolta sottostante insufflato Sistemi con ventilazione naturale in pavimenti con lettiera, abbeveratoi X antispreco

Sistemi di isolamento termico e della ventilazione, lettiera integrale, X abbeveratoi antispreco

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2.2.9 Aspetti energetici gestionali impiantistici

Dall’analisi dei consumi dell’ultimo triennio si è determinato un consumo di energia pari a 8,69 Wh per capo al giorno. Tale valore è stato calcolato come media dei consumi degli ultimi tre anni in funzione dei capi prodotti.

Di seguito sono elencati consumi nominali e potenza dei motori dell’impianto.

A) DISTRIBUZIONE MANGIME

N. 20 motorini per le coclee da kW 0,25/cad. per distribuzione mangime N. 6 motorini per le coclee da kW 0,3/cad. Operanti in fase di distribuzione del mangime. TOT. kW 6,80

A) DISTRIBUZIONE ACQUA N. 2 pompe posizionate in prossimità dell’autoclave da kW 1,25/cad. per distribuzione dell’acqua N. 1 compressore per il mantenimento della pressione nell’autoclave da kW 0,96/cad; N. 6 pompe mantenere l’acqua in ricircolo in ogni capannone da 0,33 kW;

TOT. kW 5,44

E) IMPIANTO CLIMATIZZAZIONE N. 6 pompe recupero acqua per cooling kW 0,18/cad. N. 42 ventilatori EMS50 da kW 0,88/cad.

TOT. kW 38.04

N. 48 ventilatori EC52 da kW 0,735/cad (da installare sui nuovi capannoni)

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TOT. kW 35,28

Funzionamento regolato da sensori microclimatici sulla base di set di impostazione.

Il coefficiente massimo di contemporaneità delle utenze sopradescritte è variabile in funzione della stagione e della fase operativa.

2.2.10 Consumo di acqua

Sulla base dei consumi degli ultimi anni l’allevamento in esame ha avuto un consumo pari a circa 95 litri per capo per ciclo.

2.2.11 Logistica

Attualmente il flusso medio viario di circa 3 andate e ritorno di autotreni alla settimana. Si ipotizza un aumento di circa il 60% dopo l’ampliamento dell’allevamento dall’esterno e un ampliamento della viabilità interna.

2.2.12 Dismissione dell’impianto

Le azioni per la dismissione prevedono la rimozione delle opere in calcestruzzo gettato in opera quali le coperture dei piazzali. Le componentistiche, le macchine e gli impianti verranno rimossi in modo differenziato a seconda della tipologia. La dismissione e la bonifica dell’impianto deve essere stabilita, prevista e sviluppata attraverso la predisposizione di procedure documentali nelle quali venga considerata e definita, quale obiettivo, la restituzione del sito alla completa fruibilità di pertinenza. Pertanto il piano di ripristino dell’area utilizzata deve essere riferito agli obiettivi di recupero e sistemazione del sito in relazione alla destinazione d’uso prevista assicurando la salvaguardia della qualità delle matrici ambientali. Il piano di ripristino ha valenza di piano di dismissione e riconversione dell’area, previa verifica dell’assenza di contaminazioni ai sensi delle vigenti normative di settore. Pertanto, una volta

Pagina 49 di 83 Ampliamento di allevamento avicolo sito in Campogalliano (MO) Proponente: Gobbi Frattini S.r.l. - Studio di impatto ambientale - definita la possibile destinazione delle aree del sito si provvederà ad avviare le procedure di dismissione valutando preventivamente quali strutture potranno essere mantenute e la funzione a cui saranno destinate. Per quanto concerne l’area occupata dai capannoni bisogna innanzitutto distinguere che sono presenti sia superfici impermeabilizzate, sia superfici nude, ricoperte da uno strato superficiale costituito da materiale di riporto eterogeneo e tendenzialmente grossolano. Si prevede che possano esistere criticità ambientali piuttosto limitate in quanto una corretta impermeabilizzazione del fondo consente una preservazione del terreno sottostante da parte delle contaminazioni dovute a sversamenti accidentali. Attività preliminare allo smantellamento del sito: completo trasferimento dei capi eventualmente presenti, rimozione della pollina, rimozione delle attrezzature, dei macchinari e degli impianti (che possono trovare adeguata valorizzazione commerciale sul mercato degli “usati”), svuotamento di eventuali condotte contenenti materiale, corretto smaltimento e/o recupero di tutti gli eventuali rifiuti presenti. Di seguito si procede a disassemblare la struttura prefabbricata in metallo e pannelli coibentati. È necessaria la predisposizione di apposite piazzole per la fase di deposito temporaneo delle diverse tipologie di rifiuti che si generano dalla demolizione del sito, tali aree saranno individuate tra quelle cementate e di facile accesso.

Gli interventi da attuare per lo smaltimento dei rifiuti consistono schematicamente in: - predisposizione/individuazione di un’area idonea (con adeguata impermeabilizzazione) per lo stoccaggio dei rifiuti presenti nel sito e per quelli prodotti/separati in fase di demolizione; - caratterizzazione quali‐quantitativa degli eventuali rifiuti; - analisi chimiche/test di cessione per la determinazione della pericolosità dei rifiuti; - individuazione delle ditte incaricate allo smaltimento (e verifica iscrizione all’Albo Gestori Ambientali); - smaltimento secondo le vigenti normative in materia di trasporto e destinazione dei rifiuti.

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Successivamente alle operazioni preliminari avverrà la demolizione completa delle strutture inclusi tutti gli impianti di produzione fino al piano campagna. La demolizione avverrà tenendo conto delle diverse tipologie di materiale costruttivo. Le demolizioni, in linea generale riguardano solo le piazzuole della pavimentazione e i basamenti di fondazione, saranno realizzate con l’ausilio di escavatori e, se del caso, con pinze montate su escavatori. Frantumazione, deferrizzazione al 90% del materiale di risulta e suo accumulo nell’ambito del cantiere per un successivo smaltimento o recupero a norma di legge. Cernita a mano dei materiali (come ad esempio plastica, legno, ferro, ecc.); carico dei rifiuti negli scarrabili per lo smaltimento e ritiro del rottame ferroso e non, e suo smaltimento presso impianto di recupero autorizzato. Tutti i rifiuti prodotti saranno gestiti tramite trasportatori iscritti all’Albo Gestori Ambientali e presso destinatari autorizzati, in osservanza delle vigenti disposizioni di legge. Per quanto riguarda i materiali quali mattoni, cemento, intonaci derivanti dalla demolizione delle opere si procederà in loco alla frantumazione in modo che possano trovare utilizzo come sottoprodotti. Si provvederà all’autorizzazione per l’impiego dei frantoi mobili, si provvederà alla protezione rispetto alla diffusione delle polveri e all’isolamento acustico nel rispetto del piano specifico prodotto.

Le fasi di dismissione vengono di seguito riportate in ordine cronologico; nella parentesi la stima della durata prevista per ogni fase: • Predisposizione piano di dismissione (due mesi) • Attività preliminari (un mese) • Demolizione (tre mesi) • Frantumazione e deferrizzazione al 90% del materiale di risulta (un mese) • Cernita a mano dei materiali (un mese) • Avvio al recupero e/o allo smaltimento dei rifiuti (un mese) • Allontanamento dei sottoprodotti (un mese)

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2.3 Principali alternative al progetto

Il bacino d’utenza dell’allevamento è il mercato delle carni avicole del nord Italia. Come indicato in premessa, la società che conduce l’allevamento ha in essere un accordo verticale di filiera con il macello Gobbi Frattini s.r.l. di Rivoltella in Comune di Desenzano (BS). L’ampliamento dell’allevamento, presentato dal macello, potrà consentire il consolidamento dei mercati e il raggiungimento di nuove aree commerciali. Le scelte che hanno motivato il presente progetto derivano, sia da valutazioni gestionali per la realizzazione di adeguate economie di scala, sia da valutazioni commerciali, in virtù degli accordi di filiera con il macello, già descritti in premessa. La realizzazione di nuove strutture di allevamento in un’area già all’uopo dedicata, già organizzata ed in possesso di tutte le strutture e competenze necessarie al fine di una corretta gestione del sito produttivo, consente di affermare che l’area individuata sia idonea alla realizzazione del progetto. Alla luce delle considerazioni di cui sopra è da ritenere che non sussistano scelte alternative alla realizzazione delle opere. Il progetto di ampliamento, infatti, si inserisce in modo organico nel contesto territoriale individuato: i capannoni in progetto sono strutturalmente simili a quelli già presenti, nel sito sono presenti i servizi necessari allo svolgimento delle attività (cabina elettrica, ricovero per gli attrezzi, pesa, ecc., così come siepi a mitigazione dell’impatto visivo). Se il progetto venisse realizzato in una nuova area, sarebbe necessario un maggior consumo di suolo, in virtù della necessità di realizzare le strutture complementari all’attività di allevamento.

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QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE

2.4 Descrizione dell’ambiente interessato

2.4.1 Inquadramento geografico e popolazione

Il Comune di Campogalliano (MO) si estende nella Pianura Padana, nella fascia compresa tra la via Emilia e il fiume Po, sulla sinistra idrografica del fiume Secchia. Dista 11 chilometri dal capoluogo di provincia. Il territorio comunale risulta compreso tra i 31 e i 46 metri sul livello del mare. Il Comune conta circa 8.600 abitanti ed ha una superficie di 35,05 km2, per una densità abitativa di 246,3 abitanti per km2; comprende le frazioni di Panzano e Saliceto Buzzalino. I Comuni confinanti sono quelli di Modena, Carpi, Correggio, Rubiera e , dei quali gli ultimi tre in provincia di Reggio Emilia. Il Comune fa parte della regione agraria n. 5 – Pianura di Carpi. Campogalliano sorge in corrispondenza di uno dei più importanti nodi stradali d'Europa, che unisce l'Autostrada del Sole (A1) a quella del Brennero (A22).

2.4.2 Inquadramento storico

Il nome “Campogalliano” è un composto del termine latino campus (campo) e del nome latino di persona Gallianus. Campogalliano è un borgo fortificato, presente a partire dal XVI secolo, la cui storia è strettamente collegata al fiume Secchia, che ne ha influenzato la cultura e l'ambiente. Nel territorio di Campogalliano, come in molti altri siti della pianura emiliana, i primi insediamenti di comunità aventi carattere stabile furono denominati “terramare”, dall’espressione dialettale “terra marna” (terra organica, molto indicata per la concimazione dei terreni); la loro origine è databile all’età del Bronzo (XVI – XIII secolo a.C.). In località “La Levata”, a nord del paese, sono stati ritrovati resti archeologici di insediamenti risalenti a quel periodo e si presume che anche il sito comunemente indicato con il nome di “Montagnole” o “Rocca” sia da ricondurre all’età terramaricola. Il sito “Le Montagnole” rappresenta una delle zone più belle e suggestive di Campogalliano, di interesse storico, naturalistico e archeologico: si tratta di uno dei primi e più importanti insediamenti stabili del comune; alla fine del XVI secolo viene realizzato il palazzo detto “Rocca” e un giardino di delizie per i Signori di Campogalliano. Tra gli altri luoghi di interesse si evidenziano Piazza Castello,

Pagina 53 di 83 Ampliamento di allevamento avicolo sito in Campogalliano (MO) Proponente: Gobbi Frattini S.r.l. - Studio di impatto ambientale - primo nucleo cittadino documentato a partire dall'Età medievale, l'oratorio di San Rocco, la torre del Castello (XVI secolo), la chiesa parrocchiale di Sant'Orsola (XVI secolo), il Santuario della Beata Vergine della Sassola, la cui costruzione fu intrapresa nel 1745 per volontà popolare. I luoghi di interesse sopra descritti, ubicati nel centro di Campogalliano, distano circa 4 km dai fabbricati in progetto. Campogalliano è noto per la fabbricazione degli strumenti per pesare; nel 1989 nasce il Museo della Bilancia, che, oltre a raccogliere le testimonianze dell'evolversi di questo strumento, recupera memorie culturali del territorio. Tra gli edifici contemporanei di interesse culturale e artistico si ricordano la scuola elementare G. Marconi, esempio di edilizia sperimentale del 1975, il monumento alla Resistenza (1974) e l’innovativa Piazza della Bilancia, inaugurata nel 1993, nata dall'intervento dello scultore Raffaele Biolchini e del pittore astrattista Luigi Veronesi. Campogalliano si trova anche sulla “Strada dei Vini e dei Sapori” della Pianura Modenese.

2.4.3 Ambiente

L’allevamento si inserisce in un contesto paesaggistico a prevalente indirizzo agricolo: gli abitativi hanno una distribuzione sparsa ed in alcuni casi sono associati ad attività agricole e/o zootecniche. Tale contesto si evidenzia anche dal rilievo, sulla Carta Tecnica Regionale, degli elementi presenti nel raggio di 100, 500 e 1000 m dall’allevamento:

RILIEVO DEGLI ELEMENTI DEL PAESAGGIO SU C.T.R. Descrizione Entro i 100m Entro i 500m Entro i 1000m Note Case civili sparse 2 6 10 Az. Zootecniche 1 Az. Agricole 4 21 Altro X Cavo Lama Altro X Canale Ganaceto

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L’ambiente di studio del presente lavoro si presenta come una piana destinata a cereali, colture industriali e foraggere oltre che a vigneto, caratterizzata da un indice di meccanizzazione molto elevata, inframmezzata da numerosi specchi d’acqua di origine artificiale (dove viene effettuata l’acquacoltura accanto ad altre attività ricreative) e solcata da numerosi canali. Il luogo destinato all’allevamento ed al suo ampliamento si contraddistingue per la sua localizzazione in un’area aperta, lontana da nuclei abitativi, attività antropiche ed emergenze storico‐culturali e ambientali.

2.4.4 Flora e fauna

Secondo il criterio delle “fasce altitudinali della vegetazione”, il territorio in esame è compreso nella Fascia Planiziale, che si estende dal fiume Po fino alle prime colline. Si tratta di un’area che in tempi remoti era caratterizzata da una fitta foresta a farnia (Quercus pedunculata), frassino maggiore (Fraxinus excelsior) e carpino bianco (Carpinus betulus) e che nei secoli è stata completamente occupata e modificata dall’uomo. Attualmente è un territorio rurale. La quasi completa sostituzione della vegetazione ha relegato le specie autoctone in quelle aree non direttamente interessate dall’agricoltura quali, ad esempio, fossati, siepi, greti dei corsi d’acqua ed aree di riequilibrio oltre ad ambiti di rinaturalizzazione come pure risultano dove si sono abbandonati i coltivi. Le fasce ripariali dei piccoli corsi d’acqua sono talvolta prive di alberi, ma ricche di specie spontanee come mazza sorda, cannuccia di palude e piante acidofile come equiseto, ortica, menta e romice, sambuco, solanum nigo, clemantis. Sono inoltre presenti, ai margini dei campi coltivati o nei pressi di fabbricati rurali dismessi, elementi vegetazionali come filari di olmo, salice e pioppo e, tra le specie erbacee, ombrellifere, giavoni, cirsium, convolvolo, festuca, chenopodium e abutilon. Nel comprensorio agricolo le colture prevalenti sono i seminativi come grano tenero, grano duro, sorgo, mais e orzo, coltivati anche utilizzando la tecnica della minima lavorazione; sono frequenti anche graminacee foraggere e barbabietola da zucchero; non certo trascurabile la

Pagina 55 di 83 Ampliamento di allevamento avicolo sito in Campogalliano (MO) Proponente: Gobbi Frattini S.r.l. - Studio di impatto ambientale - presenza di vigneti e frutteti. Si trovano inoltre ortaggi, alberi da frutto e piante ornamentali negli orti e giardini familiari delle case coloniche. Le presenze faunistiche registrate sono ascrivibili alle popolazioni riconducibili alle presenze dei coltivi e dei corsi d’acqua; si riscontrano facilmente uccelli come gli aironidi, gazze e corvi, ghiandaie, gallinelle d’acqua, piccoli mammiferi, insetti. Le fasi di realizzazione e di gestione dell’impianto in progetto non vanno ad incidere negativamente sulla qualità dell’habitat peculiare delle specie animali e vegetali sopra descritte.

2.4.5 Suolo

I terreni che caratterizzano l’area di studio sono quelli tipici della pianura alluvionale. Come da classificazione della Carta dei suoli dell’Emilia Romagna (allegato XXX), il suolo su cui è ubicato l’allevamento e il relativo ampliamento ricade nell’unità 2Ba. Come riportato nelle note illustrative della carta (1994), “la conformazione del rilievo è caratterizzata da lievi depressioni, di solito adiacenti alla pianura pedemontana ed in prossimità di dossi con canali fluviali non più attivi in età romana o altomedioevale; tali aree conservano tracce dell'originario reticolo centuriale. Le quote sono tipicamente comprese tra 15 e 60m. I suoli di quest'unità sono pianeggianti, con pendenza che varia tipicamente da 0,1 a 0,3%; molto profondi; a tessitura fine; a moderata disponibilità di ossigeno; calcarei; moderatamente alcalini. Localmente hanno tessitura media e buona disponibilità di ossigeno. Questi suoli si sono formati in sedimenti fluviali a tessitura fine e, localmente, media. I suoli mostrano evidenze di parziale perdita di carbonati in superficie e rideposizione degli stessi negli orizzonti profondi sotto forma di concrezioni e concentrazioni soffici; frequentemente presentano negli orizzonti superficiali fessurazioni ed altri caratteri legati alla dinamicità delle argille. Questi suoli rientrano negli Haplic Calcisols, secondo la Legenda FAO. L’uso attuale dei suoli è prevalentemente a seminativo semplice, con subordinati seminativi arborati, sporadici vigneti e frutteti. Nonostante la bassa densità di urbanizzazione, sono presenti alcuni centri abitati che hanno rivestito importanza anche in epoca storica.” L’unità è caratterizzata inoltre, al proprio interno, dai suoli delle seguenti principali sotto‐unità: ‐ Medicina (molto frequente): sono tipicamente nelle lievi depressioni morfologiche; sono a tessitura fine, a moderata disponibilità di ossigeno;

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‐ Cataldi (poco frequente): sono tipicamente in tratti interessati da corsi d'acqua di scarsa entità, ora estinti; sono a tessitura media, a buona disponibilità di ossigeno. Le fasi di allevamento e il progetto di ampliamento dello stesso non vanno ad incidere negativamente sui suoli interessati, la gestione delle deiezioni avicole – pro quota – è pienamente compatibile con la natura argillosa dei terreni in esame, la gestione dell’azoto è facilitata dalla forte impermeabilità di detti terreni.

In merito all’uso agricolo del suolo il Documento preliminare del PSC (Piano Strutturale Comunale) del Comune di Campogalliano 2010 riporta che la riduzione da 273 a 216 del numero di aziende con superficie agricola utilizzabile (SAU) dal 1990 al 2000 non ha carattere negativo, conseguendo a un processo di continua riorganizzazione aziendale su dimensioni fondiarie maggiori. Il documento riporta inoltre che “nel 2000 la SAU risultava pari a 1.699 ettari, maggiore dei 1.625 ettari utilizzati nel 1982. La SAU media è di conseguenza cresciuta, raggiungendo circa i 9,7 ettari, valore superiore ai 9,2 della media provinciale. Per il 62,3% la superficie è destinata a seminativi, per il 26% a colture legnose. La dimensione è un indicatore importante della robustezza delle imprese. Campogalliano ha una minor quota di aziende piccole (circa 70%) e una maggior quota di aziende medie (circa 27%) rispetto ai comuni vicini. La forma di lavoro largamente predominante è quella della conduzione diretta (96%). Le principali coltivazioni arboree a Campogalliano sono impostate su vite e su piante da frutto, la cui estensione praticamente si equivale. Riguardo ai seminativi si registra a Campogalliano una sostanziale stabilità; vi è infatti un aumento della superficie di cereali, frumento e foraggi e un calo dei seminativi a orto, ma questo cambiamento è molto contenuto se confrontato con quanto avvenuto nei comuni vicini sia modenesi che reggiani.“

2.4.6 Acque

Il territorio di Campogalliano fa parte del bacino del fiume Secchia. Il Fiume Secchia nasce dall'Alpe di Succiso in territorio reggiano. Poco a monte di Gatta raccoglie le acque "salate " di Poiano. L'elevato contenuto in sali minerali di queste acque è tale da caratterizzare marcatamente la facies idrochimica sia del fiume che delle acque sotterranee degli acquiferi da esso alimentati. Proseguendo verso valle confluiscono in parte

Pagina 57 di 83 Ampliamento di allevamento avicolo sito in Campogalliano (MO) Proponente: Gobbi Frattini S.r.l. - Studio di impatto ambientale - destra i Torrenti Dolo, Rossenna e Fossa. La relativa bassa mineralizzazione di queste acque contribuisce alla progressiva diminuzione della salinità del fiume Secchia, nel suo proseguo da monte alla foce. All'altezza del comune di Rubiera in parte sinistra riceve l'apporto del Torrente Tresinaro, quindi, successivamente, all'altezza della Via Emilia, a Marzaglia, il Secchia, che per diversi chilometri segna il confine tra le province di Modena e di Reggio Emilia, entra in territorio modenese. Nel tratto di pianura il fiume scorre in un alveo pensile meandrizzato per poi sfociare nel Po a valle di San Benedetto (Mantova). In questo tratto riceve pochi affluenti, per la più parte canali: canali di Freto e Marzaglia, fosso Colombarone, il Canale Emissario delle Acque Basse reggiane‐modenesi ed il Cavo Parmigiana‐Moglia, che in regime di scolo raccolgono le acque delle vaste zone tra il Tresinaro, la Via Emilia, il Cavo Parmigiana‐Moglia ed il Secchia stesso. L’idrografia minore dell’area circostante l’allevamento è costituita principalmente dal Cavo Lama (area tutelata dall’art. 146 del D.Lgs 490/99 e del successivo art. 142 del D.Lgs 42/04) e secondariamente da vari canali tra cui Canale Ganaceto, Canale Carpi, Scolo Gargallo, Cavo Paussolo e raccordi tra loro.

Nel Cavo Lama scorrono acque a lento moto laminare per la maggior parte dell'anno, condizione non idonea per la maggioranza dei macroinvertebrati. Dai dati del report triennale condotto dall’ARPA nel triennio 2010‐2012 il cavo Lama non è stato monitorato per la classificazione dello stato ecologico e chimico, ma considerando che il cavo Lama rientra nel bacino idrografico del Secchia, si può analizzare la qualità del fiume Secchia. Mediamente il fiume da Buono a Sufficiente e, per quanto riguarda lo stato chimico, alcune stazioni di monitoraggio presentano una classificazione Buono e altre presentano uno stato chimico Non Buono (Allegato 11).

L’acquifero presenta litologia superficiale sabbiosa o limosa, acquifero libero e capacità di attenuazione del suolo medio‐alta nel caso della sabbia e bassa per il limo. Il Cavo Lama è un canale collettore delle acque alte per il modenese e svolge, per quasi tutto il suo corso, funzione di drenaggio dei terreni. Il suo percorso risente di una forte pendenza per cui fu dotata di molti impianti di sollevamento.

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Poco prima dello sbocco in Secchia, il Cavo Lama si collega con il Cavo Parmigiana‐Moglia, così che le acque da quest’ultimo derivate dal fiume Po possano giungere nel Lama ed essere quindi convogliate verso monte. La Bonifica Parmigiana Moglia in destra del Po è il primo esempio in Italia di bonifica idraulica e agraria totale e le strutture da essa lasciate (linee elettriche e telefoniche, ferrovie, strade ecc.) furono il trampolino di lancio per la bassa reggiano‐modenese, fino a fare diventare questi luoghi alcune delle zone tuttora più innovative e progredite d'Europa. Con i lavori di bonifica idraulica nella zona tra Boretto (RE) e Moglia (MN) si intendeva redimere dalle acque in modo stabile vaste zone di terreni, che fino ad allora si trovavano in uno stato malsano ed improduttivo. Il fine dei lavori era di arrivare ad una razionale separazione delle acque basse da quelle alte, portando acqua in tutti i periodi dell'anno nei campi coltivati fino in Appennino. Venne adottato il metodo dell'ingegnere Natale Prampolini che tenne conto della diversa regolamentazione delle acque alte e basse, con due collettori, tutti e due scaricanti nel Secchia (più alto), grazie a due potenti impianti idrovori: quello per le acque alte a Mondine di Moglia, e quello per le basse a San Siro di San Benedetto Po. Di pari passo con la bonifica idraulica il Consorzio incoraggiò la bonifica agraria aiutando, con sovvenzioni, la costruzione di fabbricati rurali. Con le opere di bonifica realizzate a partire dal 1919 si è risolto il problema del drenaggio delle acque dei terreni che non hanno sufficiente pendenza tramite escavazione di cavi o collettori, cioè canali abbastanza profondi da raccogliere l'acqua che scola dai campi. Per evitare che i cavi che trasportano acque provenienti dai territori più alti invadano i territori più bassi, è necessaria la separazione delle acque alte da quelle basse.

Le acque alte scorrono in zone alla quota di 25 metri sul livello del mare e si trovano nella parte meridionale del comprensorio. Queste acque vengono convogliate, attraverso i cavi Bondeno, Naviglio, Tresinaro e Lama, in un unico collettore, chiamato cavo Parmigiana‐Moglia o cavo Fiuma. Tale collettore scarica le acque provenienti dalle terre alte, per caduta libera, nel fiume Secchia in località Bondanello (Moglia). Quando il Secchia è in piena, le chiaviche di Bondanello si chiudono e le acque del cavo Parmigiana‐Moglia, convogliate nel tratto terminale del cavo Lama, possono comunque venire smaltite dall'impianto idrovoro di Mondine.

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Le acque basse scorrono al di sotto di tale quota nella parte settentrionale, e sono immediatamente riconoscibili per l'assenza di argini. Nei punti di incrocio fra canali di acque alte e canali di acque basse, queste ultime passano al di sotto delle prime tramite strutture dette botti. Le acque basse quindi confluiscono in due canali di scolo principali: il Collettore Acque Basse Reggiane e il Collettore Acque Basse Modenesi. Questi si riuniscono poi in un Canale Emissario che sottopassa il cavo Parmigiana‐Moglia alla botte S.Prospero, e convoglia le acque basse al Secchia presso l'impianto idrovoro di S. Siro. L'acqua necessaria per l'irrigazione viene derivata dal Po a Boretto, dove entra nel Canale Derivatore e quindi nel cavo Parmigiana‐Moglia. Da qui si distribuisce per gravità nelle zone al di sotto dei 20 metri sul livello del mare, nel restante comprensorio occorre innalzarla attraverso impianti di sollevamento. Per questo, canali come Parmigiana‐Moglia e Lama, che in autunno‐inverno scolano le acque alte verso valle, nei periodi secchi (da maggio a settembre) convogliano verso monte l'acqua destinata all'irrigazione.

Le fasi di realizzazione e di gestione dell’impianto in progetto non vanno ad incidere negativamente sulla qualità delle acque della rete superficiale.

Acque sotterranee Nello Studio condotto dall’ARPA sule caratteristiche quali‐quantitative negli anni 2010 – 2011 nella Provincia di Modena sono riportate le descrizioni delle distribuzioni spaziali dei principali parametri nella zona di studio. Si riportano di seguito i dati più significativi:

- Temperatura: si rileva una contenuta escursione termica, indice di un buon equilibrio dinamico degli acquiferi profondi. La variazione termica rilevata nel 2011 oscilla da un minimo di 14°C ad un massimo di 18°C, coerentemente con quanto rilevato negli anni passati. - Conducibilità elettrica specifica: I valori più elevati si riscontrano in apice di conoide del fiume Secchia e risultano condizionati dalle fluttuazioni idrauliche del fiume stesso. Gli alti valori di salinità riferiti alla bassa pianura (fino a oltre 1.800 TS/cm) sono essenzialmente riconducibili ad una diffusione delle salamoie di fondo sino alla superficie ed in minima parte alla mobilizzazione ionica causata dall’ambiente riducente.

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- Durezza: si attesta mediamente su valori elevati (45‐80 °F) nella conoide del fiume Secchia, riconducibile alla permeazione delle acque salso‐solfate di Poiano, mentre nella zona intermedia dell’alta pianura si segnalano concentrazioni ancora più rilevanti per effetto dell’azione della CO2 di origine batterica su materiale calcareo. Si sottolinea come in questa area il dilavamento del terreno agrario porti al concomitante incremento dei bicarbonati, nitrati e durezza. - Solfati e Cloruri: questi due parametri presentano un andamento, direttamente correlabile all’alimentazione e all’idrochimica fluviale dei due corpi idrici superficiali principali (fiume Secchia: Solfati pari a 170‐300 mg/l e Cloruri pari a 160‐280 mg/l; fiume Panaro: Solfati pari a 20‐50 mg/l e Cloruri inferiori a 20‐40 mg/l). Nella media pianura, a seguito delle condizioni redox degli acquiferi, si riscontra una netta diminuzione della concentrazione dei Solfati (forme ridotte dello Zolfo). Nel complesso idrogeologico della pianura alluvionale, corrispondente alla porzione di pianura sottoposta all’influenza del fiume Po, è evidente la miscelazione delle acque salate provenienti dal substrato dell’acquifero attraverso faglie e fratture con le falde acquifere dolci, ben rilevata dalle elevate concentrazioni dei cloruri e solfati (Solfati 100‐220 mg/l, Cloruri 100‐ 180 mg/l), che risalgono fino a pochi metri dal piano campagna. - Composti azotati: le procedure di classificazione delle acque sotterranee, in base al D.Lgs. 152/99, assegnano una particolare incidenza al parametro Nitrati al fine della valutazione dello “stato chimico” e dello “stato ambientale” delle acque. Il nuovo D.Lgs. 30/2009, pur modificando i criteri di classificazione delle acque sotterranee, ha mantenuto il parametro nitrati come elemento fondamentale per la definizione dello stato buono delle acque sotterranee ai fini del raggiungimento dell’obiettivo fissato dalla normativa. I Nitrati sono responsabili, in buona parte del territorio della Regione Emilia Romagna ed in particolare nell’area occidentale, dello scadimento della classificazione qualitativa delle acque sotterranee. Questa situazione indica una problematica diffusa, la cui soluzione non pare imminente vista la complessità della stessa e stante anche l’inerzia propria dei sistemi idrici sotterranei nell’evidenziare variazioni a seguito delle azioni messe in atto. La scala temporale per valutare l’efficacia degli

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interventi adottati, può risultare pari anche a decine di anni. L’eccesso di apporti di sostanze azotate diffuso su tutta la superficie topografica, l’immagazzinamento di Azoto nello strato insaturo tra superficie topografica e tavola d’acqua (soggetto a successivi veicolazione per dilavamento) ed infine il rilevante sfruttamento degli acquiferi, hanno contribuito in modo significativo alla presenza dei Nitrati (spesso oltre il limite dei 50 mg/l) nelle acque di falda. Come risulta evidente dalle carte delle isocone, si registrano sensibili incrementi di nitrati nelle aree più lontane dalle aste fluviali principali, in cui viene a mancare l’azione di diluizione da parte delle acque a bassa concentrazione di nitrati dei fiumi (concentrazioni di nitrati inferiori a 5 mg/l nel tratto disperdente pedecollinare). Il confronto con gli andamenti delle isocone dei Nitrati rispetto agli anni precedenti, denota una costanza del fronte dei 25 mg/l nell’area sud‐ ovest di Modena in prossimità dei campi acquiferi di Cognento e Magreta, un ampliamento dell’area compresa tra la conoide del fiume Panaro e del torrente Samoggia. Il fronte dei 50 mg/l tende a spostarsi verso ovest nella conoide del fiume Secchia, sia in direzione dei campi acquiferi di Marzaglia che più a sud in direzione del campo acquifero di Magreta, ampliando l’areale con concentrazioni superiori al limite di potabilità; un ulteriore lieve ampliamento delle aree a concentrazioni superiori al limite di potabilità, si rinviene nel territorio verso il confine bolognese tra Piumazzo e . L’analisi su un arco temporale più ampio, dal 1994 al 2011, evidenzia l’incremento critico dei Nitrati verso l’area di media pianura, mostrando con indubbia chiarezza uno scadimento qualitativo durante questo periodo. Oltre il fronte delle conoidi, in corrispondenza di acquiferi a bassa trasmissività, le condizioni redox dell’acquifero favoriscono inizialmente la qualità delle acque sotterranee per la progressiva scomparsa delle forme azotate. Successivamente si rileva la presenza di Azoto ammoniacale che assume concentrazioni significative nell’area più a nord della bassa pianura, la cui origine è riconducibile alle trasformazioni biochimiche delle sostanze organiche diffuse o concentrate sottoforma di torba nel serbatoio acquifero

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- Ferro e Manganese: La presenza di entrambi gli elementi è correlata alle condizioni di basso potenziale redox e quindi acquiferi a bassa permeabilità o alimentati prevalentemente dalla superficie topografica. - Metalli: La ricerca di numerosi metalli quali Cadmio, Cromo, Cobalto, Nichel, Piombo e Mercurio ha evidenziato, in alcuni casi, la presenza in concentrazioni inferiori al valore soglia della tabella 20 dell’allegato 1 del D.Lgs. 152/99 e della tabella dell’allegato 5 del D.Lgs. 152/06 e ben al di sotto della soglia di attenzione sia ambientale che sanitaria.

In particolare lo stato delle acque sotterranee del comune di Campogalliano è stato determinato dal Report sullo stato delle acque sotterranee nel triennio 2012 ‐ 2012 condotto dall’ARPA. Il comune di Campogalliano si trova all’interno del conoide Secchia confinato superiore, che presenta una superficie totale di 183,9 km2 e la stazione di monitoraggio più vicina si trova in località Possessione Riva. Nel triennio di riferimento lo stato chimico del corpo idrico sotterraneo si presenta Buono e non sono state rilevate specie chimiche critiche nel periodo di riferimento. Si rileva soltanto la presenza di nitrati nella conoide Secchia‐Tiepido‐ Panaro, ma nella stazione più vicina al comune presenta una concentrazione di nitrati inferiore a 10 mg/l nel triennio 2010‐2012. Di seguito si riportano i valori delle concentrazioni diverse da 0 espresse in mg/l per le sostanze presenti nel conoide Secchia Superiore.

Ferro Manganese Arsenico Nichel Zinco Piombo Ione Nitrati ammonio 17,5 25,3 0,7 0,4 0,4 1,8 2,4 8,8

Dal sito dell’ARPA dell’Emilia Romagna sono stati poi rilevati i valori delle ultime analisi disponibili per la stazione più vicina a Campogalliano:

Conducibilità elettrica μS/cm (20°C): 1.080 Cloruri mg/L: 114 Ferro μg/L: 267

Solfati mg/L di SO4: 139

Ione ammonio mg/L di NH4: 1.13

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Rame mg/L: 5 Temperatura (°C): 5

Per quanto riguarda l’analisi quantitativa della piezometrica i dati relativi alla variazione piezometrica condotti dall’ARPA hanno evidenziato che la zona di Campogalliano è classificata come Buona.

Le fasi di realizzazione e di gestione dell’impianto in progetto non vanno ad incidere negativamente sulla qualità delle acque della rete sotterranea.

2.4.7 Clima

Considerando i dati relativi alla piovosità della zona interessata dal progetto, è stata calcolata l’intensità di pioggia media, corrispondente a 604,0 mm/aa con una media di 82 giorni piovosi all’anno. L’intensità di pioggia per evento piovoso risulta essere pari a 7,36 mm/die. I dati sono stati ricavati dagli annali idrologici di ARPA per le stazioni di Campogalliano per l’anno 2010. Dato che per gli anni 2011 e 2012 i dati della Stazione di Campogalliano non erano disponibili, si è deciso di utilizzare quelli relativi alla Stazione di Modena, sito nelle immediate vicinanze di Campogalliano.

DATI DELLE INTENSITA' DI PIOGGIA RICAVATE DAGLI ANNALI IDROLOGICI DI ARPA Stazione di Modena e Campogalliano ufficio idrografico Anni mm/aa Giorni piovosi 2010 Stazione di Campogalliano 846,6 106 2011 Stazione di Modena 436,6 58 2012 Stazione di Modena 528,8 / Media 604,0 82 Millimetri di pioggia per evento piovoso: mm/die 7,36

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2.4.8 Beni materiali, patrimonio storico, architettonico e archeologico

L’area in oggetto non è interessata da alcun elemento di rilevanza storico‐archeologica, come riscontrabile dall’estratto di PTPR in allegato; tuttavia si riporta di seguito la descrizione di insediamenti archeologici presenti nella bassa pianura modenese.

L'ambiente e gli insediamenti dell'età del bronzo nella bassa pianura modenese Nella bassa pianura modenese sono noti in tutto sette insediamenti dell'età del bronzo media e recente (1700 ‐ 1200 a .C.), che si inseriscono a pieno titolo nella cultura terramaricola: • Ceccona in comune di Novi • Vanina in comune di Concordia

• Ca' Bianca , Palazzo , Falconiera e Tesa in comune di • Pavignane in comune di S. Felice sul Panaro A questi sono da aggiungere altrettanti siti che si trovano nelle adiacenti valli del Mantovano e del Ferrarese, in un ambito territoriale con caratteristiche omogenee. Essi non rappresentano certo il quadro complessivo del popolamento presente in questo territorio, ma soltanto quella frazione di cui è stato possibile venire a conoscenza sia mediante ricerche di superficie sia grazie a sterri eseguiti specialmente in occasione di lavori di bonifica. Va sottolineata, per il territorio di cui alla relazione, la quasi totale mancanza di dati di scavo, indispensabili per comprendere le diverse fasi della vita di abitati che durano spesso centinaia di anni, con vicende e ristrutturazioni anche complesse, che hanno dato spesso origine a depositi archeologici di spessore notevole. Quasi tutti i siti sono noti unicamente dalle ricerche di superficie; solo per uno di essi (Falconiera) si conosce la struttura perimetrale, leggibile sulle foto aeree. Anche lo studio dei materiali è appena agli inizi e praticamente si riduce al fondamentale saggio di Paola Desantis sui reperti delle quattro terramare mirandolesi (Desantis 1990).

Pur con i limiti appena descritti, e privilegiando una lettura in chiave paleoambientale e topografica dei dati consultati, risulta evidente anzitutto la stretta connessione tra gli insediamenti e gli alti morfologici, in particolare i dossi di origine fluviale.

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Durante l’età del bronzo il fiume Po, nel suo corso mediano (all’incirca negli odierni Oltrepò mantovano e bassa modenese), pare ancora diviso in più di un ramo, il più settentrionale dei quali è costituito dal cosiddetto “Po di Adria”, con un percorso che si segue con sicurezza a partire da Sermide‐Castelmassa in direzione Ceneselli e di Fratta Polesine. Altri rami più meridionali, nel settore tra Mirandola e Ostiglia, sembrano invece in una fase senile, con una portata ridotta tale da consentire, nelle loro adiacenze, lo stanziamento di villaggi stabili. Tra questi si segnala il paleoalveo di Falconiera‐Stoppiaro, lungo il quale si trovavano gli insediamenti di Falconiera, Boccazzola, Stoppiaro, Motta (in comune di Poggio Rusco) e forse, anche di Mottella (in comune di Sermide); e, ancora più a sud, il paleoalveo dei Barchessoni di S. Martino Spino nelle valli di Mirandola, asse di attrazione degli abitati del Palazzo, della Tesa, di Pavignane e forse anche di Cividale. E’ opportuno precisare che il sito della Tesa, nella sua fase più antica, si adagia direttamente sulle sabbie grigio‐azzurrognole deposte da questo alveo padano. Per quanto concerne gli aspetti dimensionali, gli abitati del territorio considerato risultano di piccola e media estensione, vale a dire compresi tra 1 e 5‐6 ettari; purtroppo, non è possibile definirne con sicurezza le vicende, né tanto meno si è in grado di tracciare una linea evolutiva del quadro insediativo. Si ha comunque l’impressione (benché il dato sia da verificare su più solide basi) che il villaggio con terrapieno della Falconiera, fiorente a partire dalla fine del Bronzo Medio (1700 – 1350 a.C.) e soprattutto nel Bronzo Recente (1350 – 1200 a.C.), ma forse anche il vicino Bardellone in comune di Sermide, siano il risultato di un processo di accentramento del popolamento locale, prima sparso in un maggiore numero di abitati di più modeste dimensioni. Riguardo la struttura dei villaggi, nei siti della Bassa modenese gli elementi tipici delle terramare, cioè il terrapieno ed il fossato perimetrale, sono sicuramente documentati alla Falconiera, mentre se ne avrebbero tracce a Cividale. Nel vicino mantovano e ferrarese queste strutture sono documentate al Bardellone e a Pilastri. Dai pochi dati di scavo noti, si può inoltre precisare che le abitazioni della Tesa poggiavano direttamente sul terreno, senza la presenza – nei settori indagati – di palificazioni o di piattaforme lignee.

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La lettura dei dati evidenzia inoltre che gli insediamenti si pongono ad una distanza media di 4‐ 5 km l’uno dall’altro, suggerendo una divisione del territorio fra i vari villaggi, legati dall’appartenenza alla medesima cultura e da frequenti rapporti commerciali, ma forse divisa anche da attriti e da opposti sistemi di alleanze politiche. E’ a queste comunità che si deve una prima cospicua fase di dissodamenti, specie nelle campagne intorno ai villaggi, e anche un qualche intervento di regimazione delle acque. Dopo la fine delle terremare, la quasi totale assenza di documentazione non consente di definire il nuovo assetto del popolamento della Bassa modenese nel Bronzo Finale e nelle prima età del ferro; le solo testimonianze per ora note si riducano a tracce di abitati a Montirone di Mortizzuolo e ai Barchessoni di S. Martino Spino.

L'ambiente e gli insediamenti in età romana nella bassa pianura modenese All’epoca della conquista romana la bassa pianura era in gran parte occupata da superfici palustri, dette aree vennero recuperate alla coltivazione e in epoca imperiale vi era una notevole diffusione di fattorie. Come appare oggi il territorio è la risultante di modificazioni naturali ed azioni dell’uomo di governo dell’ambiente, l’andamento di detti interventi ha ricalcato l’ andamento dei drenaggi era orientato da SW in direzione NE, nella media e alta pianura modenese. La centuriazione romana seguì detto andamento nella porzione altimetricamente più alta. Nella pianura bassa – invece – i corsi d’acqua piegano ad Est seguendo – parallelamente – il decorso del fiume Po, la ricostruzione della rete idrografica – in questo caso – non risulta di facile comprensione, perché ha subito notevoli modificazioni in relazione alla maggior libertà di deviazione dei corsi d’acqua (e, di fatto, dalla frequenza delle esondazioni); le tracce della centuriazione romana si affievoliscono nella pianura bassa tra il Secchia ed il Panaro, ad eccezione di alcune linee fondamentali come quelle della direttrice per Verona.

2.5 La centuriazione romana in Campogalliano La penetrazione romana nella pianura emiliana iniziata nel corso del III secolo a.C. può considerarsi definitiva e permanente solamente nella metà del II secolo a.C. dopo la definitiva sottomissione dei Galli Boi. La riorganizzazione dei principali centri preromani coincide con la fondazione di nuove colonie, tra le quali rientra anche Modena, colonia civium Romanorum

Pagina 67 di 83 Ampliamento di allevamento avicolo sito in Campogalliano (MO) Proponente: Gobbi Frattini S.r.l. - Studio di impatto ambientale - risalente al 183 a.C.; si inizia dunque il grande piano di viabilità e le campagne subiscono un generale riassetto della proprietà fondiaria attraverso un piano di intervento agrario, che modificherà radicalmente il volto del territorio padano. La centuriazione (o limitatio) consiste sostanzialmente in un razionale piano di divisione dei terreni da assegnare ai "coloni"; in pratica essa si basa sulla centuria, unità di superficie equivalente a 200 iugeri (circa 50 ettari); le ripartizioni derivanti dalla divisione vengono così a formare un reticolo a maglie quadrate aventi ciascuna il lato di 20 actus, pari a circa 710 metri, e gli assi tra loro paralleli o perpendicolari prendono il nome di cardini o decumani (limites della centuriazione). La centuriazione consiste quindi in un enorme intervento di bonifica e regolamentazione delle acque, finalizzato al recupero agricolo del territorio in funzione anche di necessità catastali, quali la misura dei terreni e la loro ripartizione secondo linee certe e facilmente identificabili; nel territorio di Modena, ancora oggi, gli assi centuriali si concretizzano infatti in una serie di canali, strade campestri e fossati di scolo che nel loro insieme dimostrano profonde conoscenze agrimensorie e di ingegneria idraulica, finalizzate a favorire lo scolo naturale delle acque superficiali. Nel territorio di Campogalliano, dalle analisi effettuate sulla cartografia tecnica IGM (Istituto Geografico Militare), si nota la quasi totale scomparsa della divisione agraria romana, conservata solamente in pochi frammenti di Kardines e Decumani, tracce di un reticolo costituito da strade, viottoli, filari, scoline che suddividono il terreno in tanti quadrati identici fra loro ed aventi uguale inclinazione rispetto al nord coincidenti con l'attuale via Levata ed alcune strade campestri nella zona di Panzano (antico toponimo fondiario riconducibile a “Fundus Pancianus”). Tenendo in considerazione lo studio pubblicato da Giovanna Bonora sulla divisione agraria romana dell'Ager Mutinensis, in cui si tenta una ipotetica numerazione dei resti centuriati partendo da un Kardo Maximus, ricostruibile con un tratto del canale Vecchio, sostituito poi da una via principale che, dopo avere attraversato il centro di Carpi, si prolunga per circa 3,375 chilometri fin oltre Case Cattania e da un Decumanus Maximus riconosciuto in una carreggiabile rettilinea che attraversa tutto l'agro centuriato da ovest ad est, dal cavo Tresinaro fino a Ca' Ferrai, presso Sozzigalli, possiamo riconoscere con sufficiente precisione i seguenti resti centuriali ancora oggi presenti nel territorio circostante:

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DECUMANI a sud del Decumanus Maximus (pars dextera o dextrata): − Un tratto del D.D. VIII coincidente in parte con via Levata, dalla curva che inizia ad ovest del podere detto "La Levata" fino a Case Vellani, per una lunghezza approssimativa di 450 metri. Il decumano continua poi in un frammento di carreggiata campestre lungo circa 220 metri a nord di Case Tavernari e in via Paussuolo per circa 150 metri fino ad uscire dal territorio comunale. − Un breve tratto del D.D. IX riconoscibile in una divisione poderale interna a nord di Case Tirelli per una lunghezza di 250 metri e ripreso dal canale di Ganaceto per una lunghezza approssimativa di metri 1.300. − Un frammento del D.D. X coincidente con una carrabile a nord della "Colombarola" nel comune di San Martino in Rio. − Un brevissimo tratto del D.D. XII coincidente con una strada campestre a nord di Case Beltrami.

KARDINES ad est del Kardo Maximus (pars antica o ultrata): − Un breve tratto del V.K. II riconoscibile in una larga strada campestre che ha il suo inizio nel complesso rurale di Case Bice inoltrandosi in direzione nord ovest per circa 160 metri. − Un tratto del VK.III coincidente con la Strada Gigliata per una lunghezza di 390 metri.

KARDINES ad ovest del Kardo Maximus (pars postica o citrata): − Un frammento del K.K.I, coincidente con una strada campestre che parte da Palazzo Rangoni e si dirige verso nord per circa 220 metri. − Un tratto del K.K.11 riconoscibile in una carreggiata che da via Rangoni si dirige verso nord per circa 400 metri.

L'ager datus adsignatus (territorio diviso dalle maglie centuriate), si componeva quindi di tanti fundi di proprietà privata, costituenti in larga parte unità economiche autosufficienti, che venivano riconosciuti con il nome del primo colono a cui era stato assegnato; in caso di successiva vendita o divisione del fondo, veniva conservata la primitiva denominazione (nome

Pagina 69 di 83 Ampliamento di allevamento avicolo sito in Campogalliano (MO) Proponente: Gobbi Frattini S.r.l. - Studio di impatto ambientale - del primo proprietario), il fondo veniva censito sul libro fondiario e nel catasto della colonia (nel nostro caso Mutina), con i suoi confini, i suoi obblighi ed il suo nome “vocabulum fundi” completato dal suffisso di appartenenza – anus, che rimaneva nel tempo come elemento necessario per la sua individuazione.

In alcuni casi di continuità topologica il nome del fundus passò alla villa tardo‐antica, poi alla curtis medievale ed infine al villaggio, frazione o podere attuale, come documentano i toponimi seguenti, ancora oggi presenti nel nostro territorio: − AGULLIANO, presso Campogalliano, è nominato in una carta nonantolana del 1031; il toponimo Agullianus deriva da un fundus Acu(ti)lianus, dal gentilizio Acutilius. − CAMPOGALLIANO: Il Municipium romano di Saltus Galliani è stato localizzato grazie a due attestazioni archeologiche che sono la villa urbano‐rustica di Via Cristina e il miliario dell’Imperatore Giuliano l’Apostata; oggi possiamo contare una settantina di insediamenti rustici riconducibili a resti di fattorie, ville necropoli, strade ed insediamenti produttivi che rappresentano però solo una parte del popolamento rurale presente in epoca romana. − MASSA, fondo rustico presso Campogalliano; il toponimo è riconducibile alla voce "massa fundorum” di Età tardo‐antica, cioè "insieme di fondi rurali" o naturale evoluzione del termine classico "saltus". − PANZANO, è nominato fin dal secolo XI nella forma Panzano; il toponimo è derivato da un fundus Pancianus, oppure da un fundus Pantianus, dal gentilizio Pantius.

La lettura del territorio attraverso le maglie della centuriazione ha lo scopo di dimostrare le origini di questo comprensorio della bassa modenese. L’orditura della centuriazione spiega le strade ortogonali, il ruolo fondamentale della rete dei canali per l’emungimento delle acque e dimostra il ruolo fondamentale dell’agricoltura nel sistema economico dei luoghi.

Le fasi di realizzazione e di gestione dell’impianto in progetto non vanno ad incidere negativamente sulle presenze sopradescritte, il sito è collocato in un ambito non interessato da presenze documentate.

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2.6 Impatti del progetto

I principali impatti indotti da un allevamento avicolo sono la produzione di emissioni gassose, odorigene, effluenti zootecnici e rifiuti, oltre ai movimenti dei veicoli per i trasporti delle materie prime e dei capi adulti. Vengono ora analizzati gli impatti in relazione all’ampliamento dell’allevamento.

2.6.1 Emissioni in atmosfera

Come è possibile osservare dai calcoli effettuati con il software NetIPPC, in riferimento alle emissioni si precisa che le emissioni di ammoniaca e metano risultano circa raddoppiate rispetto alla situazione precedente, dal momento che la superficie utile è pari a circa il doppio. Per quanto riguarda le emissioni riferite alla logistica, si considera un incremento di circa il 60 %.

2.6.2 Impatti sulle acque

Come già descritto in precedenza, le acque reflue domestiche (acque nere) provenienti dall’abitazione del custode sono convogliate e trattate con vasca Imhoff con scarico disperdente nel sottosuolo. Il capannone 5 è dotato di spogliatoio e servizi ad uso del personale addetto all’allevamento. Le acque reflue provenienti da quest’ultimo sono convogliate e trattate con vasca Imhoff con scarico disperdente nel sottosuolo. Le acque meteoriche sono caratterizzate dalle acque proveniente dai tetti e possono cadere su superfici in terra erbose o asfaltate. Nel piazzale i pluviali raccolgono l’acqua dell’area asfaltata e proseguono fino allo scarico presente alla fine del capannone 4, attraverso un canale di scolo, che scarica nel cavo Lama mediante uno scarico intubato. La restante parte incidente sulle superfici erbose si disperde nel suolo.

Acque raccolte nelle vasche di stoccaggio liquami

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E’ in fase di progettazione una vasca del volume di 110 mc, collegata ad ogni capannone per lo stoccaggio delle acque di lavaggio dei capannoni e per lo stoccaggio della frazione liquida dei liquami.

Acque meteoriche di dilavamento di piazzali e coperture dei fabbricati Le acque meteoriche incidenti sulle aree cortilizie, sui tetti dei capannoni e degli edifici (per un totale di 33.668,27 m2) sono disperse su suolo per la parte incidente sulla zona non impermeabilizzata e convogliata nel Cavo Lama la restante parte incidente sui piazzali e sulle zone impermeabilizzate.

2.6.3 Emissioni al suolo

Le emissioni su suolo riguardano il tema della gestione dell’azoto contenuto nelle deiezioni, le quali vengono apportate in campo in qualità di ammendanti. L’azienda ha in essere la comunicazione di utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento (rinnovo presentato in data 09/09/2013) ai sensi della L.R. Regione Emilia Romagna 4/2007 per lo spandimento della pollina prodotta dall’attuale assetto produttivo. I terreni attualmente interessati all’utilizzo degli effluenti zootecnici dell’allevamento sono siti nel Comune di Campogalliano, Carpi e Modena. L’ulteriore pollina prodotta dopo la realizzazione dell’ampliamento sarà destinata allo spandimento in agricoltura il cui trasporto e distribuzione sarà affidata a Ditte specializzate. Il Gestore si riserva di produrre la documentazione relativa alla comunicazione dell’utilizzo delle deiezioni su ulteriori terreni al momento in cui verrà rilasciata l’autorizzazione all’ampliamento.

2.6.4 Impatti visivi

L’intervento di ampliamento dell’insediamento risulterà perfettamente integrato con l’ambiente circostante poiché manterrà le caratteristiche architettoniche dei fabbricati già esistenti. L’ampliamento, trovandosi sul lato est del complesso, non sarà visibile dalla strada

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“Via Nuova”. Il sito produttivo è inoltre dotato di un’alberatura lungo tutta la recinzione perimetrale che limita la vista degli edifici dalle diverse direzioni. L’intervento relativo all’ampliamento della struttura di ricovero non produrrà una diversificazione d’impatto da quello esistente in quanto il potenziamento aziendale sarà inserito nell’ambiente circostante mantenendo come tipologia costruttiva la medesima di quella esistente. Infatti l’utilizzazione di strutture relativamente basse, unite alla realizzazione di piantumazioni perimetrali, non altereranno lo skyline attuale inserendosi gradevolmente nel contesto agricolo tipico del contesto territoriale. I confini di proprietà dell’area non verranno modificati dall’inserimento dei nuovi fabbricati in quanto andranno ad occupare una porzione delle aree libere esistenti all’interno degli stessi. Per quanto riguarda la parte prospicente con il cavo Lama, si segnala che i fabbricati in progetto manterranno una distanza da esso superiore ai 50 m come previsto dalla normativa del PTCP della Provincia di Modena. Tale configurazione determina una minore percezione di rigidità volumetrica dell’insediamento, creando un nuovo ambito percettivo del verde che si accompagna a quello dell’ampia area prativa limitrofa. La scelta della forma e delle dimensioni delle quinte filtranti vegetali trova fattori di conformità con gli schemi determinati dai reticoli dei filari d’alberi e dei vigneti del contesto paesaggistico locale.

2.6.5 Impatti olfattivi

Le emissioni di odori da allevamenti avicoli derivano sia dal metabolismo animale, che dai processi di degradazione biologica delle sostanze organiche contenute nelle deiezioni; esse sono generalmente maggiori nei mesi più caldi, nei quali le temperature elevate favoriscono sia i processi di degradazione che la volatilizzazione dei composti. Le sostanze odorigene associate alla zootecnia sono: acidi grassi volatili, composti dell’azoto (ammoniaca ed ammine), composti dello zolfo organici ed inorganici (idrogeno solforato, dimetil solfuro, mercaptani), composti aromatici (indolo, scatolo, fenolo, p‐cresolo), aldeidi (acetaldeide, butanale).

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La concentrazione rilevata nell’aria è per la maggior parte di esse molto bassa, nell’ordine di pochi μg/m3, con l’esclusione dell’ammoniaca per la quale le concentrazioni risultano nell’ordine delle unità o decine di mg/m3. Il contributo dei singoli composti al problema delle molestie olfattive dipende dalla concentrazione in allevamento, dalla loro soglia di percezione e dalla loro accettabilità. I livelli di concentrazione ai quali vengono rilevati i composti odorigeni nelle vicinanze degli allevamenti sono infatti nella maggior parte dei casi decisamente inferiori rispetto ai limiti di legge per i posti di lavoro. Nel sito produttivo di cui alla presente, non si segnalano problematiche con effetti continuativi nel tempo, anche se si può affermare che la diffusione degli odori sgradevoli può avvenire in coincidenza della rimozione della pollina mista a trucioli, che avviene al termine del ciclo di ingrasso e, pertanto, con cadenza semestrale. La diffusione degli odori, nel caso di specie, è ridotta dalla presenza dell’alberatura a sempreverdi che delimita l’allevamento riduce gli effetti di cui sopra. Nel territorio circostante i movimenti delle masse d’aria (brezze o venti) sono di norma da ovest verso est e, in caso di inversione termica o di perturbazioni, da est verso ovest.

2.6.6 Impatti energetici

Come già descritto in precedenza, i consumi energetici a seguito dell’ampliamento subiranno un aumento pari a circa il doppio e sarà cura del gestore ottenere un contenimento dei consumi energetici grazie alla presenza di una buona coibentazione delle strutture dell’edificio.

Inoltre si precisa che tutti i sistemi utilizzati in allevamento sono automatizzati e che è presente un generatore di emergenza nel caso in cui fosse necessario.

2.6.7 Impatti acustici

L’ampliamento dell’insediamento non comporterà variazioni significative di aumento della densità di rumore in quanto per le caratteristiche costruttive dei capannoni rendono quasi nullo il rumore dei tacchini al loro interno.

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L’unico rumore prodotto si può ricondurre alla movimentazione dei mezzi nelle fasi di entrata e di uscita degli animali, conferimento di mangime e rimozione della pollina. La distanza dell’area in oggetto dai centri abitati più prossimi (Campogalliano 3,5km, Soliera 3,9km, Carpi 5km, Modena 6,4km) è tale da indurre un’azione di disturbo di entità nulla. Sulla base della situazione attuale si rileva che l’aumento della produttività non comporterà il superamento delle soglie di rumore imposte dal Piano di Zonizzazione Acustica. Inoltre si precisa che tutti gli impianti sono a norma di legge.

2.6.8 Impatti elettromagnetici

Il rischio elettromagnetico dovuto alla presenza della cabina elettrica ENEL è ritenuto basso poiché la presenza di addetti all’interno della stessa risulta essere assai limitata nel tempo.

2.6.9 Agenti infettivi

Per la disinfezione per i mezzi in entrata e in uscita dall’allevamento saranno utilizzate apposite pompette per il lavaggio dei mezzi; inoltre esistono due ingressi all’allevamento dalla medesima via e sono attuate tutte le misure di sicurezza.

2.6.10 Consumo di materie prime

Il consumo attuale di mangime è di circa 2.000 t. Il mangime utilizzato proviene da Vigorovea (PD) e viene trasportato all’interno dell’allevamento mediante autocarri. Un'altra materia prima in ingresso all’allevamento sono i tacchini, che provengono da Erbusco (BS). I medicinali utilizzati provengono da Bussolengo (VR) con una quantità di circa 390 confezioni annuali, compresi anche i disinfettanti. Il consumo di gasolio è di circa 2.000 litri.

2.6.11 Impatti della fase di cantiere

Durante la fase di esecuzione dei lavori di adeguamento dell’opera, si produrranno limitate emissioni di inquinanti in atmosfera (NOx, SO2, CO, incombusti), prodotti per combustione dai motori dei mezzi impegnati nel cantiere.

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La mitigazione degli impatti, in questo caso, sarà garantita dall’uso di mezzi meccanici a consumi contenuti ed in condizioni ottimali di combustione; nell’eventualità in cui si verifichi uno sversamento accidentale di oli o carburanti, si adotteranno azioni di intervento utili a contenere l’impatto: predisposizione di panni assorbenti, raccolta di materiale sversato e simili. Non è presente amianto nel sito produttivo.

2.6.12 Impatti in relazione alla logistica

In merito alla viabilità, il passaggio dei veicoli da e per l’insediamento produttivo è connesso alla fornitura di materie prime, al trasporto dei capi al macello e all’esconduzione della lettiera. Il flusso medio viario attuale in relazione all’attività dell’insediamento produttivo è calcolato per circa 3 andirivieni/settimana di autotreni; con il prospettato ampliamento detto flusso potrà aumentare del 60%. La strada Via Nuova in cui è ubicato l’allevamento rientra nella classe F come strada locale e, pertanto, sulla base dei dati stimati, è da ritenersi che i flussi viari siano pienamente compatibili con la natura della medesima e l’impatto sia non significativo; così come quello legato alla struttura ampliata.

2.6.13 Ulteriori impatti in sede di ampliamento

Nell’ambito della disamina effettuata si segnala anche, per consentire l’ampliamento, dovrà essere rimosso un tratto limitato di siepe arborea a est dell’insediamento produttivo, esattamente in linea con il corridoio centrale a servizio del doppio pettine di capannoni esistenti. Inoltre, come già descritto in precedenza, sarà realizzata una siepe perimetrale.

2.7 Confronto tra la situazione attuale (ante‐operam) e quella futura (ampliamento).

Dalle analisi sopra effettuate è possibile fare un confronto tra la situazione prima e dopo l’intervento, che possiamo così schematizzare, in cui sono stati evidenziati i valori maggiori dal punto di vista degli impatti:

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Sup. Util. N. Capi allevabili N. Capi a Peso vivo Allevamento potenziali medi allevato (t) Pollina (m3)

Situazione Attuale 7.406 31.500 30.000 284 1.758 Situazione Futura (tacchini maschi) 14.525 55.196 55.196 497 3.080 Situazione Futura (tacchine femmine) 14.525 98.772 98.772 444 2.756

ha ZONA VUL ha ZONA NON t/anno

Azoto (kg) NECESSARI VUL NECESSARI NH3 t/anno CH4

Situazione Attuale 33.453 197 98 26,7 7,0 Situazione Futura (tacchini maschi) 60.245 354 177 46,8 12,3 Situazione Futura (tacchine femmine) 53.903 317 158 55,4 14,7

La situazione attuale prevede una produzione di pollina di 1.758 mc/anno con un contenuto di azoto pari a 33.453 kg. Il terreno necessario per poter utilizzare tutta la pollina prodotta a favore dell’agricoltura varia in un intervallo da 98 ha in zona non vulnerabile a 197 ha in zona vulnerabile. Con l’ampliamento del numero di capannoni e il conseguente aumento del numero di tacchini allevabili, nella situazione peggiore possibile, la quantità di pollina prodotta si accresce a 3.080 mc/anno pari a 58.618 kg di azoto. Il quantitativo di terreni necessari varia, di conseguenza, da 172 ha in zona non vulnerabile a 345 ha in zona vulnerabile.

Per quanto riguarda la produzione di emissioni stimata con il programma NetIPPC, le emissioni di ammoniaca dovute alla fase di ricovero degli animali risultano essere di 26,7 t/anno per la situazione ante‐operam e 55,4 t/anno post‐operam, mentre per la produzione di metano abbiamo 7,0 t/anno ante‐operam e 14,7 post‐operam.

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Le emissioni sono state valutate nella condizione di presenza potenziale massima di allevamento di tacchine femmine.

2.8 Scelta delle alternative e delle azioni di mitigazione degli impatti ambientali residui

La scelta di ampliare in progetto ha un impatto ambientale minore rispetto alla situazione di costruzione di un nuovo impianto in un sito non ancora occupato da alcuna attività. Inoltre si ha un contenimento della spesa di gestione in rapporto ai vantaggi economici ottenibili.

2.9 Programma di monitoraggio

Per il monitoraggio delle emissioni dell’allevamento ci si avvale del programma netIPPC del Centro ricerche animali di Reggio Emilia.

Il servizio NetIPPC scaturisce dall’attività di ricerca e sviluppo che CRPA conduce da oltre un decennio sul tema della compatibilità ambientale degli insediamenti zootecnici nell’ambito dei propri programmi di Ricerca e Sviluppo, ed ha lo scopo di permettere ai tecnici del settore di calcolare le emissioni in atmosfera di ammoniaca e metano dagli insediamenti zootecnici. Il calcolo effettuato sulla base dei dati relativi all’allevamento in progetto ha fornito i seguenti risultati per la stima dei fattori emissivi complessivi massimi: Ammoniaca: 55,4 t/anno Metano: 14,7 t/anno

2.9.1 Procedure autorizzative previste per la realizzazione del progetto

- Relazione ambientale di VIA; - Rilascio del permesso di costruire;

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- Avviamento della procedura di Autorizzazione Integrata Ambientale per la gestione dell’impianto ai sensi della Parte II del D.Lgs. 152/2006, così come modificato dal D.Lgs. 128/2010, di cui all’ Allegato I punto 6.6a: “Impianti per allevamento intensivo di pollame o di suini con più di 40.000 posti pollame” sulla base dei dati progettuali.

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3 CONCLUSIONI

Si può affermare che il progetto di ampliamento dell’insediamento avicolo comporta impatti relativi a: - all’incremento di produzione delle deiezioni zootecniche; - all’incremento dei flussi viari relativi alle materie prime impiegate e all’uscita di animali vivi e lettiera; - all’incremento delle emissioni gassose in atmosfera; - all’occupazione di suolo per la realizzazione dei nuovi ricoveri; - all’incremento dei prelievi idrici; - all’incremento degli odori; - all’incremento degli scarichi; - all’incremento della produzione di rifiuti; - all’incremento di rumore

E’ da ritenersi che l’effettivo impatto sia collegato prevalentemente all’aumento della produzione di deiezioni che richiede una maggior quantità di terreni per essere correttamente gestite nell’ambito dell’applicazione della direttiva nitrati. Per garantire la compatibilità ambientale sono già stati reperiti ulteriori terreni per consentire un regolare utilizzo delle lettiere. Le emissioni gassose, con tale sistema di stabulazione, risultano assai limitate in rapporto alla quantità di animali e del loro peso vivo; si può affermare che l’aumento registrato nel modello previsionale è solo funzione lineare del maggior numero di capi nei ricoveri. Per l’occupazione di suolo, lo studio progettuale ha posto particolare attenzione al rispetto delle superfici minime per il benessere animale e alla scelta della tipologia costruttiva per le varie tematiche in discussione. Quanto agli elementi paesaggistici si considera – come meglio descritto nello studio relativo alla relazione paesaggistica ‐ che le scelte operate sono ispirate a una riproduzione dei moduli esistenti per caratteri di omogeneità e la realizzazione di opere a verde (quinte), che riducono gli effetti sulla visuale verso il Cavo Lama. Il carattere di filiera dell’allevamento, l’importanza dell’approvvigionamento di carni prodotte secondo criteri certi e verificabili, fa ritenere la proposta di ampliamento particolarmente

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Tutti gli elementi sopraesposti, fanno ritenere che l’istanza di ampliamento sia compatibile con il sito in cui lo si intende realizzare, che l’analisi degli impatti non abbia evidenziato criticità diverse da quelle ordinarie di un insediamento produttivo di natura zootecnica, che, in ogni caso, tali criticità, sono scarsamente significative e che i processi gestionali sono elemento fondamentale per contenerle. In particolare si segnala che l’applicazione delle BAT riduce gli effetti indotti e che lo studio paesaggistico prodotto dimostra elementi di particolare attenzione per il sito e per i caratteri ambientali che lo contraddistinguono. Sulla base delle considerazioni fatte si può concludere che: • Il progetto non ha interferenze con il demanio. • Dall’analisi delle previsioni contenute negli strumenti programmatori non si evincono disarmonie reciproche. • La scelta di ampliare un impianto già esistente ha un impatto ambientale minore rispetto alla situazione di costruzione di costruzione di un nuovo impianto in un sito non ancora occupato. • L’ampliamento in progetto non accresce il rischio di incendio in quando non va a mutare le tipologie di attività da realizzare nel sito. Anche dopo l’ampliamento verranno attuate le attività operative che vengono realizzate attualmente nel sito produttivo. • Non esistono altre attività connesse con l’allevamento nell’insediamento in oggetto.

Di seguito di riporta uno schema riepilogativo per il confronto dei valori degli impatti per la situazione attuale e per la situazione futura, sulla base delle considerazioni sopra esposte.

Stima degli impatti: Situazione attuale Capi 31.500 Densità (capi/mq) 4,25 Peso vivo medio (t) 283,50 Emissioni ammoniaca (t/anno) 26,7 Emissioni metano 7

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(t/anno) Produzione pollina (mc/anno) 1.757,70 Produzione liquame (mc/anno) 113,40 Produzione azoto (kg/anno) 33.453

Stima degli impatti: Situazione futura Ipotesi di allevamento di capi maschi Ipotesi di allevamento di capi femmine Capi inizio ciclo 55.196 Capi inizio ciclo 98.772 Densità inizio ciclo Densità inizio ciclo (capi/mq) 3,80 (capi/mq) 6,80 Capi fine ciclo 50.839 Capi fine ciclo 94.414 Densità fine ciclo Densità fine ciclo (capi/mq) 3,50 (capi/mq) 6,50 Peso vivo medio (t) 496,76 Peso vivo medio (t) 444,47 Emissioni ammoniaca Emissioni ammoniaca (t/anno) 46,8 (t/anno) 55,4

Emissioni metano (t/anno) 12,3 Emissioni metano (t/anno) 14,7 Produzione pollina Produzione pollina (mc/anno) 3.079,94 (mc/anno) 2.755,74 Produzione liquame Produzione liquame (mc/anno) 198,71 (mc/anno) 177,79 Produzione azoto Produzione azoto (kg/anno) 58.618 (kg/anno) 52.448

Campogalliano, Novembre 2014 Dott. Agr. Giacomo Corradi

Dott.ssa Barbara Gruppini

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