Storia Dei Sardi E Della Sardegna, Il Medioevo Dai Giudicati Agli Aragonesi (A Cura Di M
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A Emanuela 1 A 2 Giovanni Murgia UN’ISOLA, LA SUA STORIA La Sardegna tra Aragona e Spagna (secoli XIV-XVII) 3 Pubblicazioni del Dipartimento di Storia, Beni culturali e Territorio Università degli Studi di Cagliari n. 2 - anno 2012 Col partocinio del Dottorato in Storia moderna e contemporanea dell’Università degli Studi di Cagliari © Grafica del Parteolla Tutti i diritti di copyright sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, trasmessa o utilizzata in alcuna forma o con qualsiasi mezzo, senza l’autorizzazione dell’editore. Ogni violazione sarà perseguita a termini di legge. ISBN 978-88-6791-003-8 Impaginazione, composizione e stampa: Grafica del Parteolla Via Pasteur, 36 - 09041 Dolianova (CA) Tel. 070.741234 - Fax 070.745387 E-mail: [email protected] - www.graficadelparteolla.com Finito di stampare nel mese di dicembre 2012 4 Indice Presentazione 7 1. La conquista aragonese e le conseguenze sulla società rurale (secoli XIV-XV) 11 2. Paura corsara e problemi di difesa tra Cinque e Seicento 61 3. La società sarda nell’età di Filippo III (1598-1621) 121 4. Banditismo e amministrazione della giustizia nella prima metà del Seicento 173 5. Comunità e baroni nella crisi del Seicento 199 6. La guerra di Successione spagnola e il passaggio dell’isola sotto i Savoia 247 5 A 6 Presentazione In questo volume vengono presentati diversi saggi sulla storia della Sardegna che abbracciano un periodo di circa quattro secoli, a partire dalla conquista aragonese dell’isola fino alla fine del dominio spagnolo, che ho pubblicato negli ultimi dieci anni su riviste e su volumi di atti di convegni internazionali svoltisi prevalentemente in Spagna. Vengono riproposti in lingua italiana anche perché non sempre risul- tano di facile reperibilità e consultazione sia nelle biblioteche nazionali oltre che in quelle sarde. I saggi, di ampio respiro storiografico, proiettano le vicende politi- che della Sardegna di questo lungo periodo storico su uno scenario mediterraneo ed europeo, e sono frutto di lunghe e impegnative ricer- che documentarie svolte presso gli archivi nazionali e spagnoli (Barcel- lona, Madrid, Simancas), e di un proficuo e continuativo confronto storiografico con studiosi di storia moderna che operano prevalente- mente presso le università iberiche, ma anche in altre realtà accademi- che di paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Il che ha consentito, attraverso incontri assidui, di avviare per così dire una organizzazione collettiva della ricerca storica che, rifuggendo da una “megalomania pianificatrice”, ha esaltato le diverse e specifiche competenze individuali in campo storiografico, suscitando nuova cu- riosità per l’allargamento del fronte della ricerca a problematiche a tut- to campo, e che hanno trovato sintesi in numerosi convegni internazio- nali tenutisi sia nell’isola, che in Spagna ed in altri paesi del Mediterra- neo (in particolare si segnala il “Primo incontro internazionale”, tenutosi a Cagliari il 5-6 ottobre 2007, su “Spagna e Italia in età moderna: storiografie a confronto”, promosso dalla Società Italiana per la Storia dell’Età moderna e dalla Fundación Española de Historia Moderna). Questa esperienza, che ancora continua attivamente, oltre all’avan- zamento della ricerca storica, come risultato più immediato ha suscita- to tra gli studiosi stranieri una attenzione del tutto nuova sulle vicende che hanno contrassegnato la storia della Sardegna, proiettandola su 7 una realtà mediterranea ed europea e liberandola da una marcata mar- ginalità. Non è un caso che diversi studiosi stranieri si siano interessati alla storia dell’isola dedicando ad essa interessanti e pregevoli studi. Contestualmente tale confronto ha contribuito al superamento di una storiografia sulla Sardegna diretta esclusivamente a fornire al letto- re una ricostruzione degli avvenimenti puramente événementielle, nar- rativa ed aneddotica, che rifuggendo dall’affrontare la complessità e la contraddittorietà degli avvenimenti e dei suoi protagonisti, il più delle volte si traduceva in generalizzazioni affrettate, non mettendo in risalto i tratti peculiari e propri della società sarda, costruite oltretutto sulla base instabile di reazioni imprecise e di consolidati luoghi comuni di carattere ideologico. I saggi, rivisti e aggiornati in riferimento a più recenti apporti storio- grafici, hanno quale filo conduttore comune quello dello stretto legame delle vicende politico-istituzionali, culturali ed economico-sociali, che hanno caratterizzato la storia dell’isola nel rapporto prima con la Co- rona d’Aragona e successivamente con la Monarchia cattolica degli Asburgo, anche se il rapporto istituzionale con l’Aragona in realtà re- sterà ininterrotto fino alla Guerra di Successione spagnola quando il regno di Sardegna, a seguito di varie vicende, passerà per un breve periodo sotto l’Austria e poi definitivamente sotto il Piemonte sabau- do, entrando con molta lentezza su uno scenario più italiano. Tendono a mettere in evidenza soprattutto il ruolo non secondario svolto dalla Sardegna nelle vicende che nel corso dell’età moderna hanno caratte- rizzato i momenti più significativi della monarchia spagnola nella sua pluralità territoriale e istituzionale. D’altra parte l’isola, posta al centro del Mediterraneo occidentale e inserita nelle diagonali commerciali della cosiddetta ruta de las islas, non poteva certamente essere estranea e non essere condizionata dagli avvenimenti riguardanti la storia della Spagna. Essa, infatti, sebbene regno periferico e fortemente condizionato da un marcato centralismo istituzionale della monarchia, riuscirà, ad esempio, a ritagliarsi, grazie anche all’azione dei ceti privilegiati che operano nei governi municipali, nelle istituzioni parlamentari, negli uffici pubblici, nel governo delle real- tà rurali e nel controllo dell’economia e del fisco territoriale, importanti spazi di autonomia. 8 Una particolare attenzione in diversi saggi viene riservata ai proces- si politico-istituzionali e alle dinamiche sociali che in età moderna hanno segnato il mondo rurale, dominato dal soffocante e cristallizzante mo- dello del feudo, che tra Cinque e Seicento verrà sottoposto dalle co- munità a profonde sollecitazioni, tanto da metterne in discussione la stessa giurisdizione e l’invadenza baronale nel controllo del governo locale, del territorio e dei tributi. Gli altri saggi affrontano problematiche storiografiche che proietta- no la Sardegna su uno scenario mediterraneo ed europeo (presenza corsara e problemi di difesa, partecipazione alla guerra dei Trent’anni a fianco degli eserciti imperiali, guerra di Successione spagnola), che ten- dono a mettere in evidenza gli stretti rapporti politico-istituzionali e cul- turali che nel corso di quasi quattro secoli hanno segnato l’identità di un regno periferico all’interno della Monarchia cattolica degli Asburgo, con profonde contaminazioni, ma che non sminuisce la sua “storia”, certamente complessa, frammentata, talvolta contraddittoria, ma cer- tamente non diversa, né meno importante della storia di altre comunità umane, e quindi meritevole di essere studiata con serietà e rispetto. Giovanni Murgia 9 A 10 1. La conquista aragonese e le conseguenze sulla società rurale (secoli XIV-XV)* Il quadro dell’insediamento umano della Sardegna rurale in periodo giudicale, che sulla base delle numerose fonti documentarie è possibile ricostruire, è caratterizzato dalla presenza di una fitta maglia di piccoli insediamenti abitativi distribuiti su tutto il territorio, dove si pratica pre- valentemente un’economia di sussistenza, con limitate capacità di scam- bio e di mercato. In realtà, sul piano generale della dinamica insediativa, nel medioe- vo non si realizzarono cambiamenti di rilievo; anzi, si può decisamente affermare che “le creazioni che si ebbero durante il suo corso non riu- scirono ad alterare la fisionomia che gli era stata trasmessa; se mai la consolidarono”1. Lo dimostra il fatto che un notevole numero, forse anche la maggior parte, degli abitati medioevali sorgeva nelle stesse località che in precedenza avevano ospitato insediamenti romani, puni- ci e qualche volta nuragici. Gli inizi di vera e propria colonizzazione delle campagne sarde, avviata in epoca punica e intensificata in quella romana soprattutto nelle aree di pianura e di bassa collina in funzione della produzione cerealicola del grano, sono da collocarsi, molto probabilmente, negli ultimi decenni del secolo decimo. Si suppone che il fenomeno sia stato originato da un sensibile aumento della popolazione, specie ru- rale, favorito anche dall’impulso dato dai monaci bizantini allo svilup- po dell’agricoltura. * Il saggio, rivisto e ampliato, riprende in gran parte quello pubblicato col titolo Villaggi e abbandoni nella Sardegna meridionale: il periodo aragonese, in Vita e morte dei villaggi rurali tra Medioevo ed Età moderna, “Quaderni del Centro di documentazione dei villaggi abbandonati della Sardegna”, a cura di M. Milanese, Firenze 2006, pp. 59-78. 1 A. Terrosu Asole, L’insediamento umano medioevale e i centri abbandonati tra il secolo XIV ed il secolo XVII, Supplemento al fascicolo II dell’Atlante della Sardegna, Roma 1974, p. 1. 11 L’ipotesi è decisamente attendibile soprattutto se collegata al fatto che, in una società fondata su forme di sfruttamento del territorio carat- terizzato da un vero e proprio nomadismo, soltanto una certa esube- ranza demografica avrebbe potuto vincere le resistenze pastorali al- l’estensione delle colture e alla creazione di nuovi insediamenti rurali. A partire