Heavy Rain

Si potrebbe iniziare col dire semplicemente che (il cui titolo completo è Heavy Rain: The Origami Killer con relativo “slogan”: “How far are you prepared to go to save someone you love? ”, tradotto in italiano: “Fino a che punto vi spingereste per salvare qualcuno che amate? ”) è un videogioco sviluppato da in esclusiva per Sony PlayStation3. Invece con in mano un “gioco” del genere, che propone un’esperienza videoludica così innovativa, coinvolgente ed appassionante, si necessita assolutamente di iniziare questa recensione in ben altro modo. Innanzitutto, per la grande innovazione che si vuole dare con questo titolo, mi viene difficile limitare Heavy Rain al genere “videogioco” o “avventura grafica” (proprio in quest’ultima il suddetto viene inserito). E’ da vedersi come un vero e proprio film, un thriller, o come, sì, un’avventura grafica ma che si spinge parecchio nell’assomigliare ad una vera e propria opera cinematografica.

David Cage (fondatore di Quantic Dream, nonché autore, tra gli altri, di un capolavoro come Fahrenheit) è l’ideatore di questo appassionante thriller interattivo (come spesso ho visto definire il gioco). Con quest’ultimo, prende le distanze dal solito concetto di videogioco a cui siamo stati abituati, con l’obiettivo di offrirci puro intrattenimento attraverso strumenti presi in prestito direttamente da Hollywood: il giocatore si catapulterà nel set dove diventerà attore e addirittura regista. C’è da precisare che Heavy Rain non accontenterà tutti, anzi! Molti si annoieranno a causa del ritmo decisamente lento, dal più che largo uso di narrazione riflessiva e, in particolar modo, molti giocatori potrebbero non mandare giù il sistema di controllo (d’altronde pensato per far in modo che il giocatore non distolga mai l’attenzione da ciò che sta succedendo sullo schermo). Come ogni buon thriller che si rispetti, Heavy Rain è un'esperienza di forte impatto emotivo, coinvolgente, piena di spuspance e, quasi per tutto il gioco, inondata da una forte angoscia mista ad ansia. Una delle cose più interessanti ed innovative apportate da questo gioco è sicuramente il suo basarsi su una struttura narrativa dinamica grazie alla quale le azioni e le decisioni da noi intraprese non solo determineranno l'andamento della storia, ma stabiliranno anche il finale della stessa.

Trama

Sabato, ore 11:22 Ethen Mars (uno dei quattro protagonisti) è un architetto e vive in una bella villetta con giardino insieme ai suoi due figli, Jason e Shaun, e sua moglie, Grace. Inizialmente la sua è una vita alquanto completa e serena, finché non succede l’irreparabile e la vita di Ethan cambierà drasticamente (in peggio ovviamente): la morte di suo figlio Jason che viene investito da un’auto. Inutile l’intervento dello stesso Ethan che non solo non riuscirà a salvare il figlio, ma resterà in coma per ben sei mesi.

Ottobre 2011 A due anni di distanza dal tragico incidente Ethan ha praticamente perso tutto: separato dalla moglie, deve cercare di riprendere un rapporto abbastanza critico con il figlio Shaun, e, infine, si ritrova a vivere in una piccola casa in una zona residenziale. Inoltre, Ethan deve fare i conti con frequenti attacchi d’ansia che insorgono in ambienti affollati, misti a momenti (ore) di pieno Black Out: al risveglio non ha ricordi di quello che è successo nel frattempo, e si ritrova puntualmente con un origami tra le mani. Comincia a crescere in lui il dubbio di c’entrare qualcosa nel caso del Killer dell’Origami (un assassino che da qualche anno, nei periodi di frequente ed incessante pioggia, rapisce bambini che lascia morire lentamente – per quattro o cinque giorni di agonia - dall’acqua piovana), dubbio che comincia a trasformarsi quasi in certezza quando rapiscono suo figlio, Shaun, mentre è al parco con lo stesso Ethan che puntualmente ha il “momento di Black Out”. Accerchiato dai giornalisti, Ethan si rifugia in un motel, dopo aver ricevuto, tra l’altro, una lettera dallo stesso killer, che lo condurrà a trovare, in un armadietto della stazione di Lexington Station, una scatola contenente un cellulare, una pistola e ben cinque origami. Attraverso questi oggetti, dovrà affrontare una serie di prove (alquanto crude e crudeli) per avere la possibilità di salvare suo figlio prima che l’acqua piovana lo uccida. Proprio nel motel in cui Ethan si è rifugiato, incontra la reporter , andata a trascorrere la notte in una delle stanze del suddetto in quanto sembra trovar rimedio alla sua insonnia cronica solo in questo modo. Proprio da questo incontro Madison comincerà le sue indagini sul killer, con l’intenzione di aiutare Ethan e salvare Shaun. Allo stesso modo, alla ricerca del killer ci sono altri due protagonisti del gioco: Scott Shelby, investigatore privato, assunto dalle famiglie delle vittime del killer, e Norman Jayden, criminologo dell’FBI, inviato in aiuto della polizia locale. Le indagini di Norman portano a vari sospetti che non si riveleranno essere l’assassino, finché l’ ex- moglie di Ethan decide di informare la polizia dei Black Out del suo ex-marito. Pare che tutti i sospetti ricadano su Ethan. L’unico a credere nella sua innocenza è Norman che, scettico, continua ad indagare sul caso per scagionare Ethan.

Personaggi

Ci troveremo a giocare (obbligatoriamente) nei panni di ben quattro protagonisti:

 Ethan Mars, un architetto (credo di successo data la mole di lavoro) con una bella villetta in cui vive con la sua famiglia (inizialmente molto simile a quella della Mulino Bianco);  Madison Paige, una reporter con insonnia cronica (riesce a dormire solo nei motel, tanto da andarvi di tanto in tanto solo, appunto, per riuscire a dormire);  Scott Shelby, un investigatore privato che, assunto dalle famiglie delle vittime, indaga sul killer degli origami;  Norman Jayden, un criminologo dell'FBI chiamato ad aiutare la polizia locale per la cattura del killer degli origami. Grafica

Arrivando alla parte tecnica del gioco, iniziamo ad analizzare l’eccezionale grafica 3D, assolutamente interessante e pregevole; l’interpretazione dei quattro personaggi è in terza persona. I programmatori hanno speso molte energie in questo ambito, ed il risultato è un quasi foto-realismo che va a caratterizzare con estrema precisione appartamenti, uffici, strade, etc. Proprio negli ambienti vi troviamo una gran quantità di dettagli, tanto da poter spendere diversi minuti se si vuole godere a pieno dei piccoli particolari e degli svariati oggetti di uso quotidiano maniacalmente riprodotti. Una delle cose che colpiscono e che si possono catalogare come particolarmente interessanti sono i “contrasti” che si hanno dal passare da uno sfrenato realismo ad alcune soluzioni tecnologicamente visionarie, più che altro legate all’utilizzo degli occhiali ARI di Normar Jayden. Ma passiamo a quello che è il vero punto di forza: la straordinaria qualità nella riproduzione dei volti. Fanno da padrone gli svariati dettagli, come le imperfezioni della pelle, il movimento dei muscoli facciali e le conseguenti espressioni del viso che sono riprodotti in maniera eccezionale, con un realismo sconvolgente. La modellazione dei volti dei personaggi è tale da aver raggiunto livelli mai visti prima. Per la prima volta i visi sono talmente realistici da dare un soffio di vita al personaggio, tanto da non farlo sembrare la classica statuetta di cera, questo grazie soprattutto al costante arricchimento del volto da parte di microespressioni e da animazioni di caratterizzazione. Lo stesso, forse, non si può dire dei corpi che mostrano qualche punto debole in più. Il settore texture è altrettanto ben curato e rimanda con efficacia e realismo alle diverse superfici. Le animazioni sono state effettuate con la collaborazione di attori reali. Queste sono superbe nelle scene d’azione, mentre sono un tantino più “macchinose” nelle fasi esplorative. I pochi difetti grafici sono un vertical sync non sempre efficiente; qualche leggero calo di frame rate nei cambi di inquadratura più veloci; in alcune scene capita che i modelli si compenetrino come se non esistessero. Nulla, comunque, che comprometta la giocabilità di Heavy Rain.

Sonoro

Il comparto audio è davvero ben fatto, ed è arricchito da un bel doppiaggio (in italiano citiamo, tra gli altri, Pino Insegno che doppia Ethan Mars e Claudia Gerini che doppia Madison Paige). Heavy Rain sfoggia una colonna sonora più che coinvolgente (le musiche sono a cura di Normand Corbeil, compositore canadese), adattissima nell’avvolgere il giocatore all’interno del thriller.

Gameplay

Come detto in precedenza, questa è un’esperienza videoludica del tutto innovativa. E’ sicuramente un’esperimento interessante anche nel gameplay che probabilmente non a tutti piacerà, ma che è sicuramente da provare! Certamente c’è da evidenziare il fatto che ha un’interattività abbastanza limitata e che si tratta sostanzialmente di decidere come “accingersi” ad una determinata situazione, più che poterla “modellare” a piacimento.

Passiamo alle vere e proprie meccaniche di gioco:  Nelle fasi di esplorazione (ad esempio di una location), potremo far camminare il personaggio con R2, mentre con l’analogico sinistro possiamo orientarci nell’ambiente;  Appariranno diverse icone in sovraimpressione associate ai vari pensieri del personaggio, o risposte in caso di dialoghi. Inoltre, a seconda degli stati d’animo dello stesso, le parole sullo schermo appariranno in maniera differente (ad esempio girando in maniera vorticosa, pulsando più frequentemente in caso di agitazione, etc.) il che rende più complesso “pensare” e quindi dare più facilmente risposte “senza senso”. Questo espediente ha come fine quello di far sentire al giocatore ciò che sentono i protagonisti e di coinvolgerlo pienamente nella situazione;  Quando un elemento attivo entrerà nel nostro campo d’azione (ad esempio avvicinandoci ad un determinato oggetto, come una porta) vedremo comparire sullo schermo delle icone con relativa azione da compiere per interagire con l’oggetto stesso. Sarà nostro compito dover premere nel modo giusto (sia per quanto riguarda la pressione che l’ordine) la serie di comandi che apparirà sullo schermo. Con l’avanzare del gioco, la difficoltà sarà maggiore in quanto le icone cominceranno a sovrapporsi: ci si può trovare a dover tenere tre tasti bloccati e a doverne premere un altro in contemporanea;  Il giocatore attraverso questo meccanismo, insieme alle scelte che effettuerà nel corso del gioco, influenzerà in maniera determinante il proseguimento della storia;  Non sarà possibile interagire liberamente con tutti gli elementi/oggetti;  A seconda delle azioni da noi compiute, o non compiute, si arriverà ad un finale diverso della storia (ci sono ben 17 filmati di epilogo);  In alcuni casi le decisioni da intraprendere sono talmente incisive al fine della storia, da poter causare perfino la morte di alcuni personaggi;  Una volta completato un capitolo, è possibile rigiocarlo senza necessariamente salvarlo, in modo tale da poter provare a sbloccare nuovi trofei o per affrontare la stessa situazione in maniera del tutto differente da come fatto in precedenza (bada bene che in questo caso verrà sovrascritta automaticamente la vecchia decisione, modificando, di conseguenza, il resto della storia).

Conclusione

In conclusione, lo reputo un ottimo gioco, coinvolgente, pieno di suspance e anche di colpi di scena (seppure c’è da dire che è un po’ lento nel ritmo di gioco); lo definirei in qualche modo addirittura un’esperienza molto intima. Nonostante non sia immune da alcuni difetti (e chi lo è?) è un’esperienza di gioco molto particolare e diversa dal solito; a prescindere se la si apprezzi a fondo o meno, rimane comunque un ottimo “esperimento”. Sicuramente da provare almeno una volta per “comprenderla” nel profondo.

Voto

87/100