•Ricordando Spalato '90 •Il Gelo Di Boston
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n. 81 2020 • Ricordando Spalato ‘90 • Il Gelo di Boston Le mie giornate da volontario Spalato 1990 Walter Brambilla stra amicizia, entrambi eravamo ospiti dell’Hotel Gerber, al fine di impedire il conflitto.La Repubblica scrisse che i barricate de Il Corriere dello Sport. Daniele ed io divenuto noto per aver ospitato qualche tempo dopo Campionati nella città di Diocleziano erano in forse e via fummo inseriti come aiutanti de La Gazzetta dello Sport niente di meno che l’ex nazista Priebke. Tre anni dopo, dicendo. La cerimonia di apertura fu l’esempio di ciò che in seguito all’improvvisa scomparsa di Dante Merlo (ne ove eravamo rimasti? Questo potrebbe decidemmo di prendere armi e bagagli (comprese mogli e sarebbe avvenuto qualche mese dopo. La sfilata si chiu- parlerà in maniera più dettagliata Fausto Narducci), negli essere l’incipit di un prossimo numero di figli. Daniele due, sapete lui è esagerato, sempre due, deva con gli atleti della nazione ospitante, la Jugoslavia stessi giorni conquistò la via del cielo anche Luigi Beccali. Trekkenfild del 2020, che cominci final- mogli, suocere ecc. ecc.) e di prenotare uno splendido appunto, mentre tutte le squadre, chi più chi meno, erano Gianni Merlo, figlio di Dante, inviato di punta, della rosea mente a parlare di atletica, quella vera, hotel in riva al mare di Spalato per la settimana degli Eu- applaudite la Jugoslavia fu subissata di fischi. Un urlo si se ne tornò a casa, e in attesa dell’arrivo di un sostituto Dquella praticata, quella vissuta sui campi ropei. Ci saremmo arrivati per vie diverse. Chi scrive, levò dagli spalti: Franjio, Franjio. Era rivolto al leader Daniele ed io avevamo l’onore di sentire i “nostri”. Fausto di gara. Invece, siamo ancora desolata- prese la palla al balzo e decise di trascorrere quasi un Franjio Tudman che poi divenne il primo presi- mente fra quattro maledette mura, in attesa che il signor mese nell’ex Jugoslavia: due settimane nell’isola di Hvar dente della Croazia, quando ottenne l’indipen- “Coronavirus” tolga gentilmente il disturbo, non solo in (Lesina), davanti a Spalato, una a Spalato, una ritornando denza. Non certo un momento esaltante. Italia, ma nel mondo intero. E per favore si faccia da via terra verso l’Italia. Detto e fatto. Prenotazione per Il lavoro, come ho avuto modo di scrivere, solo parte. Dobbiamo piangere i nostri morti, salutarli come si tempo. Quando purtroppo arrivo a Split, scopro che l’ho- nel pomeriggio, niente conferenze stampa il deve, dobbiamo fare ripartire l’economia, dobbiamo, dob- tel da noi già pagato, è requisito e assegnato alle squa- mattino, solo quelle serali, dopo le medaglie. biamo… e fra questi “dobbiamo” c’è anche la nostra disci- dre per i Campionati. Discussione di ore, mentre Casa Italia era allestita in uno splendido ex con- plina. Sì, l’atletica che odiamo e amiamo nella stessa Daniele giunto a Spalato prima del sottoscritto è fatto vento vicino allo Stadio, dove la sera come con- misura, che ci manca tanto. Allora in questi lunghissimi “sfollare” molto distante in un altro hotel, con famiglia a suetudine, si poteva cenare, chiacchierare con pomeriggi, dove guardare i gabbiani che volano alto può Seget Doni due chilometri da Trogir, l’antica Traù. Così gli amici, incontrare gli atleti. Si faceva tardi, anche essere un must, a chi scrive è venuta questa idea: a giorni alterni una volta con la mia auto, un’altra con la molto tardi, poi al ritorno in piena notte in auto Riparliamo di Spalato ’90. Campionati Europei. Sono esat- sua, il pomeriggio si andava allo stadio. La mattina era con la solita trentina di chilometri su strade de- tamente trent’anni dall’avvenimento. Si svolsero ad ago- riservata ai bagni di mare con la famiglia. serte, erano tutt’altro che gradevoli da sorbire. sto, ma in attesa di trovare altri significativi appigli per L’inizio, come potete leggere, è stato tutt’altro che facile, Il pomeriggio come si dice in gergo, tanta gavetta, tanta Narducci guidava il vapore dalla tribuna, mentre a Clau- scrivere qualcosa d’interessante, anticipiamo pure i tempi. anzi pareva tutto congiurasse contro due poveri “inviati” a “zona mista”. In altre parole si stazionava per interi po- dio Gregori spettava il “colore”. Sta di fatto che il lavoro Allora, vai col tango. Si telefona a Frank Panetta, già assol- loro spese. Invece le giornate in riva all’Adriatico ci die- meriggi/sera in attesa che transitassero gli azzurri che fa- ci fu. Non tantissimo, ma oltre a qualche pezzo impor- dato a suo tempo nella ciurma dei collaboratori, poi con- dero tante soddisfazioni. Di là del numero di medaglie cevano man bassa di allori e anche quelli che se ne tante, mi sorbii anche le pagine locali: “Gazzetta del Tri- tattato Faustissimo Narducci che guidò allora da par suo (12), si respirava un clima di festa tra i nostri colori: nel andavano con le pive nel sacco. Zona mista, significa veneto” e “Gazzetta Milano”. la baracca de La Gazzetta dello Sport in quei giorni e con mezzofondo e fondo abbiamo dominato in tutti i sensi. La anche ricevere calci, spintoni, insulti. Roba vera, perché Il ricordo più bello dei Campionati? La vittoria di il mio sodale, si comincia a ballare. festa, invece, non si palesava lungo le agitate acque del- di tutto si può dire ai giornalisti meno che siano delle Francesco Panetta nei 3.000 siepi. Finale che ho se- Ricordatevi sempre l’anno: 1990. Traduzione: cellulari l’Adriatico, i prodromi di una guerra erano visibili, quasi mammolette. Per una notizia sono capaci anche di scor- guito tra il pubblico a fianco di Gianni Demadonna, pochi, pochissimi. Internet? Chi era costui? Computer toccabili con mano. Un paio di giorni prima del mio arrivo rettezze da cartellino rosso. Ricordo benissimo le lunghe Mario Ruggiu e la teutonica Julia, allora fidanzata di men che meno. Quell’anno dopo l’esperienza del Mondiale a Spalato in una chiesa di Hvar apparve una scritta in ita- chiacchierate con Guido Alessandrini “inviato” di Tutto- Francesco. Momenti indimenticabili ricordati, poi, di Roma ’87, nel quale Daniele ed io cementammo la no- liano, nella quale s’invitavano i fedeli a entrare e pregare sport e anche con Leandro De Sanctis che si batteva sulle anche su un pezzo della Gazzetta. L’arrivo dei 1.500. punti) dietro le superpotenze Germania Est, Gran Breta- Il tedesco est gna e Unione Sovietica. E che a noi 5 ori, 2 argenti e 5 Jens Peter He- bronzi (nonché 5 quarti posti) non bastassero me lo ri- Cronista rold (3’38”25) precede Gennaro corda ogni volta che lo sento il presidentissimo Gianni Di Napoli Gola: “Mi bastonavate per un bottino che oggi vediamo (3’38”60) in volata. con il binocolo”. Cosa mi rimane di quella settimana (dal 28 agosto al 1° d’assalto che per me che settembre) di grandi emozioni ora che l’atletica è diven- l’anno dopo sarei tata piccola piccola e nemmeno si può correre? Innanzi- diventato un tutto i cinque ori perché ognuno ebbe un sapore Fausto Narducci “capo” ma non speciale, non per dire. Salvatore Antibo, oggi sofferente, avrei mai rinun- così superiore ai rivali da dominare i 10.000 e poi ripe- La settimana che “sconvolse” l’atletica italiana: dodici me- ciato al compito di tersi sulla mezza distanza dopo una caduta iniziale: ecco “gregario” nelle il primo flash, il siciliano che si rialza e rimonta come daglie (cinque d’oro), un bottino mai più eguagliato. Ecco i rassegne in pista. oggi saprebbero fare solo alcuni africani. E poi quel fur- ricordi del capo delegazione della Gazzetta, che proprio a Dunque, Spalato o bone di Gelindo Bordin, da noi ribattezzato Gelindoro, meglio Split, che dopo Seul impone la sua volata europea a Gianni Spalato toccò il tanto sospirato paradiso dell’inviato. trent’anni fa sulle Poli, talento puro. Un’Italia di grandi corridori (non di- tribune dell’asso- mentichiamo il ell’estate del 1990 si chiamava ancora Jugo- dito. Ancora più su mi por- lato stadio di Poli- bronzo di Stefano slavia anche se i segnali dell’indipendenza tarono quegli Europei di jud a scrivere della Mei nei 10.000 e il della Croazia, proclamata l’anno dopo prima Spalato, se esiste il Para- mia amata atletica quarto posto di di una guerra sanguinosa, si vedevano già. diso dove sicuramente con il famigerato Salvatore Bettiol NSono passati trent’anni dagli Europei di vive, nonostante le sue idee politiche, Dante Merlo, fon- “tandy”, una specie di computer paleolitico con cui, come nella maratona) Spalato e, in questi giorni di forzato isola- datore della mitica rivista Atletica Leggera che ebbe la diceva l’entusiasta Daniele Redaelli, “si spediscono anche che si completa mento, ci tocca il cuore pensare a come eravamo noi e sventura di volarci proprio mentre le gare erano appena le arance”. In realtà bisognava appoggiare le cuffiette al con l’oro di Fran- com’era l’atletica. Ma in fondo le due cose sono colle- iniziate. Gianni, l’indiscusso capo dell’atletica, rien- telefono fisso sperando che i rumori esterni non faces- cesco Panetta, la gate: quando nel giugno ’84 avevo coronato il mio sogno trando a Vigevano mi lasciò così il compito non ingrato sero saltare il collegamento e per questo ci si stendeva classica rabbia di entrare nella sede centrale della Gazzetta dello di sostituirlo come “prima firma” della nostra spedi- sui banchi a coprire la cornetta. Ma quel che più conta, buttata oltre le Sport l’atletica era la “rubrica” più importante della Re- zione a cui fu aggregato in extremis Enrico Campana, quella fu un’edizione trionfale per l’Italia: quarti nel me- siepi in un celebre dazione Varie e mi sembrò di toccare il cielo con un “poeta” del basket.