n. 81 2020

• Ricordando Spalato ‘90 • Il Gelo di Le mie giornate da volontario Spalato 1990

Walter Brambilla stra amicizia, entrambi eravamo ospiti dell’Hotel Gerber, al fine di impedire il conflitto. La Repubblica scrisse che i barricate de Il Corriere dello Sport. Daniele ed io divenuto noto per aver ospitato qualche tempo dopo Campionati nella città di Diocleziano erano in forse e via fummo inseriti come aiutanti de La Gazzetta dello Sport niente di meno che l’ex nazista Priebke. Tre anni dopo, dicendo. La cerimonia di apertura fu l’esempio di ciò che in seguito all’improvvisa scomparsa di Dante Merlo (ne ove eravamo rimasti? Questo potrebbe decidemmo di prendere armi e bagagli (comprese mogli e sarebbe avvenuto qualche mese dopo. La sfilata si chiu- parlerà in maniera più dettagliata Fausto Narducci), negli essere l’incipit di un prossimo numero di figli. Daniele due, sapete lui è esagerato, sempre due, deva con gli atleti della nazione ospitante, la Jugoslavia stessi giorni conquistò la via del cielo anche Luigi Beccali. Trekkenfild del 2020, che cominci final- mogli, suocere ecc. ecc.) e di prenotare uno splendido appunto, mentre tutte le squadre, chi più chi meno, erano Gianni Merlo, figlio di Dante, inviato di punta, della rosea mente a parlare di atletica, quella vera, hotel in riva al mare di Spalato per la settimana degli Eu- applaudite la Jugoslavia fu subissata di fischi. Un urlo si se ne tornò a casa, e in attesa dell’arrivo di un sostituto Dquella praticata, quella vissuta sui campi ropei. Ci saremmo arrivati per vie diverse. Chi scrive, levò dagli spalti: Franjio, Franjio. Era rivolto al leader Daniele ed io avevamo l’onore di sentire i “nostri”. Fausto di gara. Invece, siamo ancora desolata- prese la palla al balzo e decise di trascorrere quasi un Franjio Tudman che poi divenne il primo presi- mente fra quattro maledette mura, in attesa che il signor mese nell’ex Jugoslavia: due settimane nell’isola di Hvar dente della Croazia, quando ottenne l’indipen- “Coronavirus” tolga gentilmente il disturbo, non solo in (Lesina), davanti a Spalato, una a Spalato, una ritornando denza. Non certo un momento esaltante. Italia, ma nel mondo intero. E per favore si faccia da via terra verso l’Italia. Detto e fatto. Prenotazione per Il lavoro, come ho avuto modo di scrivere, solo parte. Dobbiamo piangere i nostri morti, salutarli come si tempo. Quando purtroppo arrivo a Split, scopro che l’ho- nel pomeriggio, niente conferenze stampa il deve, dobbiamo fare ripartire l’economia, dobbiamo, dob- tel da noi già pagato, è requisito e assegnato alle squa- mattino, solo quelle serali, dopo le medaglie. biamo… e fra questi “dobbiamo” c’è anche la nostra disci- dre per i Campionati. Discussione di ore, mentre Casa Italia era allestita in uno splendido ex con- plina. Sì, l’atletica che odiamo e amiamo nella stessa Daniele giunto a Spalato prima del sottoscritto è fatto vento vicino allo Stadio, dove la sera come con- misura, che ci manca tanto. Allora in questi lunghissimi “sfollare” molto distante in un altro hotel, con famiglia a suetudine, si poteva cenare, chiacchierare con pomeriggi, dove guardare i gabbiani che volano alto può Seget Doni due chilometri da Trogir, l’antica Traù. Così gli amici, incontrare gli atleti. Si faceva tardi, anche essere un must, a chi scrive è venuta questa idea: a giorni alterni una volta con la mia auto, un’altra con la molto tardi, poi al ritorno in piena notte in auto Riparliamo di Spalato ’90. Campionati Europei. Sono esat- sua, il pomeriggio si andava allo stadio. La mattina era con la solita trentina di chilometri su strade de- tamente trent’anni dall’avvenimento. Si svolsero ad ago- riservata ai bagni di mare con la famiglia. serte, erano tutt’altro che gradevoli da sorbire. sto, ma in attesa di trovare altri significativi appigli per L’inizio, come potete leggere, è stato tutt’altro che facile, Il pomeriggio come si dice in gergo, tanta gavetta, tanta Narducci guidava il vapore dalla tribuna, mentre a Clau- scrivere qualcosa d’interessante, anticipiamo pure i tempi. anzi pareva tutto congiurasse contro due poveri “inviati” a “zona mista”. In altre parole si stazionava per interi po- dio Gregori spettava il “colore”. Sta di fatto che il lavoro Allora, vai col tango. Si telefona a Frank Panetta, già assol- loro spese. Invece le giornate in riva all’Adriatico ci die- meriggi/sera in attesa che transitassero gli azzurri che fa- ci fu. Non tantissimo, ma oltre a qualche pezzo impor- dato a suo tempo nella ciurma dei collaboratori, poi con- dero tante soddisfazioni. Di là del numero di medaglie cevano man bassa di allori e anche quelli che se ne tante, mi sorbii anche le pagine locali: “Gazzetta del Tri- tattato Faustissimo Narducci che guidò allora da par suo (12), si respirava un clima di festa tra i nostri colori: nel andavano con le pive nel sacco. Zona mista, significa veneto” e “Gazzetta Milano”. la baracca de La Gazzetta dello Sport in quei giorni e con mezzofondo e fondo abbiamo dominato in tutti i sensi. La anche ricevere calci, spintoni, insulti. Roba vera, perché Il ricordo più bello dei Campionati? La vittoria di il mio sodale, si comincia a ballare. festa, invece, non si palesava lungo le agitate acque del- di tutto si può dire ai giornalisti meno che siano delle nei 3.000 siepi. Finale che ho se- Ricordatevi sempre l’anno: 1990. Traduzione: cellulari l’Adriatico, i prodromi di una guerra erano visibili, quasi mammolette. Per una notizia sono capaci anche di scor- guito tra il pubblico a fianco di Gianni Demadonna, pochi, pochissimi. Internet? Chi era costui? Computer toccabili con mano. Un paio di giorni prima del mio arrivo rettezze da cartellino rosso. Ricordo benissimo le lunghe Mario Ruggiu e la teutonica Julia, allora fidanzata di men che meno. Quell’anno dopo l’esperienza del Mondiale a Spalato in una chiesa di Hvar apparve una scritta in ita- chiacchierate con Guido Alessandrini “inviato” di Tutto- Francesco. Momenti indimenticabili ricordati, poi, di Roma ’87, nel quale Daniele ed io cementammo la no- liano, nella quale s’invitavano i fedeli a entrare e pregare sport e anche con Leandro De Sanctis che si batteva sulle anche su un pezzo della Gazzetta. L’arrivo dei 1.500. punti) dietro le superpotenze Germania Est, Gran Breta- Il tedesco est gna e Unione Sovietica. E che a noi 5 ori, 2 argenti e 5 Jens Peter He- bronzi (nonché 5 quarti posti) non bastassero me lo ri- Cronista rold (3’38”25) precede Gennaro corda ogni volta che lo sento il presidentissimo Gianni Di Napoli Gola: “Mi bastonavate per un bottino che oggi vediamo (3’38”60) in volata. con il binocolo”. Cosa mi rimane di quella settimana (dal 28 agosto al 1° d’assalto che per me che settembre) di grandi emozioni ora che l’atletica è diven- l’anno dopo sarei tata piccola piccola e nemmeno si può correre? Innanzi- diventato un tutto i cinque ori perché ognuno ebbe un sapore Fausto Narducci “capo” ma non speciale, non per dire. , oggi sofferente, avrei mai rinun- così superiore ai rivali da dominare i 10.000 e poi ripe- La settimana che “sconvolse” l’atletica italiana: dodici me- ciato al compito di tersi sulla mezza distanza dopo una caduta iniziale: ecco “gregario” nelle il primo flash, il siciliano che si rialza e rimonta come daglie (cinque d’oro), un bottino mai più eguagliato. Ecco i rassegne in pista. oggi saprebbero fare solo alcuni africani. E poi quel fur- ricordi del capo delegazione della Gazzetta, che proprio a Dunque, Spalato o bone di , da noi ribattezzato Gelindoro, meglio Split, che dopo Seul impone la sua volata europea a Gianni Spalato toccò il tanto sospirato paradiso dell’inviato. trent’anni fa sulle Poli, talento puro. Un’Italia di grandi corridori (non di- tribune dell’asso- mentichiamo il ell’estate del 1990 si chiamava ancora Jugo- dito. Ancora più su mi por- lato stadio di Poli- bronzo di Stefano slavia anche se i segnali dell’indipendenza tarono quegli Europei di jud a scrivere della Mei nei 10.000 e il della Croazia, proclamata l’anno dopo prima Spalato, se esiste il Para- mia amata atletica quarto posto di di una guerra sanguinosa, si vedevano già. diso dove sicuramente con il famigerato NSono passati trent’anni dagli Europei di vive, nonostante le sue idee politiche, Dante Merlo, fon- “tandy”, una specie di computer paleolitico con cui, come nella maratona) Spalato e, in questi giorni di forzato isola- datore della mitica rivista Atletica Leggera che ebbe la diceva l’entusiasta Daniele Redaelli, “si spediscono anche che si completa mento, ci tocca il cuore pensare a come eravamo noi e sventura di volarci proprio mentre le gare erano appena le arance”. In realtà bisognava appoggiare le cuffiette al con l’oro di Fran- com’era l’atletica. Ma in fondo le due cose sono colle- iniziate. Gianni, l’indiscusso capo dell’atletica, rien- telefono fisso sperando che i rumori esterni non faces- cesco Panetta, la gate: quando nel giugno ’84 avevo coronato il mio sogno trando a Vigevano mi lasciò così il compito non ingrato sero saltare il collegamento e per questo ci si stendeva classica rabbia di entrare nella sede centrale della Gazzetta dello di sostituirlo come “prima firma” della nostra spedi- sui banchi a coprire la cornetta. Ma quel che più conta, buttata oltre le Sport l’atletica era la “rubrica” più importante della Re- zione a cui fu aggregato in extremis Enrico Campana, quella fu un’edizione trionfale per l’Italia: quarti nel me- siepi in un celebre dazione Varie e mi sembrò di toccare il cielo con un “poeta” del basket. Unica esperienza di cronache atleti- dagliere (e anche nell’ancor più significativa classifica a rettilineo finale

davanti a un meccanico “Servis”, poi gno che qualcuno supporti parte cercavano di placare l’arsura con giungevamo a Trogir, successiva- delle spese che sosterrò. Da parte abbondanti bevute di Coca Cola, di- Vita da peones mente una strada a mezza costa sul mia ho già contattato i commenta- stribuite dalle ragazze del servizio, Anna Rita mare toccando i centri di Kastela tori televisivi della BBC e li ho infor- ma sempre a temperatura ambiente. Sidoti Questo è il testo apparso sul “Bollettino Tec- un hotel a Spalato, ci eravamo arri- Aerodrom (Aeroporto di Spalato) e mati di tutto”. Prima di arrivare a Il servizio telefonico del centro festeggia dopo l’oro nico”. Si trattava di uno spazio (pagine) vati in compagnia delle famiglie un di Kastel Stafilio. Di tanto in tanto Spalato si doveva transitare per Ka- stampa, dopo qualche intoppo ini- nei 10 km che il Comitato Regionale Lombardo pubbli- paio di giorni prima dell’inizio degli sorpassavamo bus che esalavano stle Gomilic, poi toccare la zona in- ziale (un’ora per una collet-call il di marcia. cava all’interno della rivista “Atletica Leg- Europei. Purtroppo grazie alla negli- gas di scarico mefitici, mentre os- dustriale della città, dove al primo giorno prima dell’inizio degli Euro- gera”. Negli anni 89, 90, 91 e 92, curavo genza delle agenzie di viaggio ita- servavamo lunghe code di autovet- semaforo dei ragazzi ci lavavano pei) ha funzionato in maniera più personalmente la pubblicazione come Capo liane abbiamo scoperto di essere ture in attesa di fare rifornimento metà del parabrezza dell’auto, la se- che soddisfacente. Quando inizia- Italia, per una cena ricca di carboi- Ufficio Stampa del CRL. sati letteralmente sbattuti fuori nelle stazioni di servizio. Nell’unica conda metà la lasciavano per il vano le gare, la vita del “peones”, drati, e innaffiata abbondantemente dall’hotel, requisito e consegnato sosta effettuata durante la setti- giorno dopo. Lo stadio Gradski era ovvero del giornalista che raccoglie di acqua minerale “Radenska”, la ’era sempre un sole a picco alle squadre partecipanti ai Campio- mana, abbiamo conosciuto un gio- nella zona di Polijud, costruito per i notizie e interviste, era davvero più pregiata della Riviera Dalmata. Csulla strada che dal piccolo nati. Mentre Daniele veniva ospitato vane studente universitario, Ante Giochi del Mediterraneo del 1979. Il dura, anche se nella zona mista Poi la strada del ritorno verso Seget paese di Seget Donji porta in albergo, l’estensore di queste Tokio, 21enne che in perfetto in- Center Press, presto definito il dello stadio definita “blitz interview” Donji, una corsa in macchina fa- Spalato nei giorni dei Campionati note trovava dimora in un apparta- glese ci ha illustrato, con ritagli di “Sauna Press” accoglieva oltre mille si lavorava agevolmente con l’aiuto cendo bene attenzione a non incap- Europei. Io e l’amico Daniele ogni mento di Seget Donji, due chilome- giornale, la sua intenzione di com- giornalisti provenienti da ogni parte di due televisori che permettevano pare nelle ire della “Milicjia” per giorno ci sobbarcavamo una tren- tri a nord di Trogir, l’antica Traù. piere il giro del mondo in bicicletta del mondo, australiani e giapponesi di seguire le gare. Tra i “peones” si è eccesso di velocità. Le vittorie degli tina di chilometri in auto per giun- Tutti i giorni nel primo pomeriggio il prossimo anno. “Cinquanta chilo- compresi. Il clima che si respirava distinto particolarmente anche un azzurri, il fresco della notte e la vo- gere allo Stadio “Gradski”, dove si caricavamo sull’autovettura le no- metri al giorno, ha dichiarato Tokio, all’interno era davvero insopporta- collega che è solito viaggiare con glia di una doccia erano i compagni svolgevano le gare. In realtà io e Da- stre speranze di vittoria e percorre- ci impiegherò due anni, vi prego di bile, con un tasso di umidità eleva- autovettura fornita di radiotelefono. di viaggio dell’agognato ritorno. niele avevamo prenotato per tempo vamo la strada assolata, transitando parlare della mia impresa, ho biso- tissimo, tant’è che tutti i colleghi La sera, dopo il lavoro, tutti a Casa W. B. davanti all’inglese Rowland e al compagno d’avventura . Ma quello che fa ancora bene (ma anche male) al cuore è l’oro inatteso della peperina , indimenticabile scricciolo della marcia, in una dieci chilometri che, nonostante il bronzo, fece piangere di rabbia la favorita , che ri- Ci vorrebbe una moto trovò il sorriso solo sul podio. Quelle interviste sulla tat- tica di gara delle marciatrici, con Sandro Damilano a Due ori (5 e 10.000), un dominio incon- deve continuare… Narducci, Gazzetta dello Sport, mi fare da pigmalione, sono fra le cose che mi restano più coinvolge. Così almeno devo concentrarmi su altro. Al- impresse di quei giorni. Ci sarebbe da raccontare anche trastato, tifo scatenato. Seguiamo la lora i giornali dedicavano ampio spazio all’atletica, del bronzo ancora più insperato della serafica Roberta gara di Antibo dagli spalti dello stadio anche per argomenti non necessariamente tecnici. Brunet nei 3000 metri e dell’incredibile medaglia di una Nasce l’idea di seguire alcune gare, le medaglie sicure staffetta veloce maschile (Longo, Madonia, Floris e Tilli) Gradski con tutta la sua famiglia. per l’Italia, sugli spalti, con i tifosi. Una di queste porta su cui non avrebbe scommesso nessuno. Ma voglio con- il nome di Salvatore Antibo. A meno di stravolgimenti cludere con il ricordo di quell’argento – tormentato, sof- Daniele Perboni epocali il “Cavallino di Altofonte” dovrebbe salire sul ferto, fortemente voluto – divenuto il traguardo podio. Al Golden Gala di Bologna del 18 luglio ha fir- massimo di Genny Di Napoli che dall’atletica avrebbe ice l’ex ragazzo: «Dobbiamo fare un mato il nuovo record italiano dei 5.000 (13’05”59), mi- meritato anche di più. All’allievo di Claudio Valisa mi Trek prima della fine di aprile, ti mando glior crono di tutto l’anno; il 14 luglio a Oslo ha univa un legame particolare che andava oltre il fatto di qualche proposta». Eccoci così a met- mancato il record del mondo dei 10.000 per la non col- essere entrambi napomilanesi (e devo a lui anche la tere nero su bianco rimembranze che laborazione del marocchino Boutayeb (27’25”16 a scelta della casa in cui abito ancora adesso): gli avevo D parevano sopite, lontane tre decadi, di 27’25”48, terza e quarta miglior prestazione mondiale visto vincere i Mondiali di Birmingham ’87 quando quando barba e capelli erano ancora del ’90); sui 25 giri non perde dai Giochi di Seul ’88, ar- anche io ero una specie di junior del giornalismo. Con neri e folti. Basta poco e mi ritrovo catapultato nel gento). Cosa chiedere di più? Mi informo e vengo a sa- lui le interviste erano sempre esplosive e potete imma- porto di Spalato con tutta la famiglia al seguito. Siamo pere che la famiglia di Totò, al completo, lo inciterà ginare come mi sentii quando, dopo la rocambolesca a fine agosto del 1990, quindicesima tappa dei Cam- dagli spalti. Si va in caccia. Ecco cosa scrissi per la qualificazione dei 1500 (dove aveva scelto il punto di ri- pionati Europei, con la partenza fissata a Torino nel rosea in occasione della sua vittoria nei 10.000. ferimento sbagliato nell’inglese Peter Elliott, comunque 1934, prima ancora che il gran bagno di sangue anne- L’atmosfera è elettrica nel settore “S” dello stadio ripescato) si era rifiutato di rilasciare interviste per la gasse il Vecchio Continente e gran parte del mondo. Gradski. Manca poco più di un’ora alla partenza del- rabbia. Stessa scena all’hotel Zagreb alla vigilia della fi- Cartina alla mano (google maps dov’eri?) raggiungiamo l’ultima gara: i 10.000. Un folto gruppo di italiani si nale: rivangando vecchie polemiche l’azzurro che arri- l’hotel prenotato ad inizio estate. Costato poco e con la è impossessato di quasi tutti i posti disponibili. Sono vava da uno stage per lui insolito in Scandinavia, si negò spiaggia accanto. Prima sorpresa! Troviamo guardie ar- giunti da tutto il paese, appositamente per lui: Totò di nuovo. Visto com’era andata a Seul c’erano insomma mate all’ingresso. Nella hall stazionano altri gendarmi. Se- Antibo. Il tifo è calcistico, da finale Mundial. Non tutti i timori di vederlo metabolizzare un altro fallimento conda sorpresa: mi informano che l’albergo è riservato mancano gli striscioni, qualcuno “rubato” a Schil- ma nell’ultimo giorno di gare Gennaro detto Genny di- esclusivamente per alcune squadre. Nessuna camera li- laci. In prima fila è schierata la famiglia Antibo. sputò la gara tatticamente perfetta facendosi infilare bera. Inizia così una lunga “lotta” fatta di improperi e ma- Mamma Maria, papà Francesco, e i fratelli Maria Pa- negli ultimi 200 metri solo dal favoritissimo (oggi mette- teriale vario. Minaccio di accamparmi nell’ingresso con trizia, Maurizio e Giuseppe, il più anziano. remmo un punto interrogativo) tedesco est Hens-Peter moglie e figli (il più piccolo ha due anni). Dopo alcune Ed è proprio il primo che incontriamo nella nostra Herold. Immaginatevi il Vesuvio in eruzione e vedrete ore, intrecci di telefonate e interventi di non so più chi, fi- ricerca. «Dovete scusarci – esordisce – ma siamo quello che fu poi Genny dopo la gara ripagandomi di nalmente, mi danno un indirizzo. Scoprirò poi che si un poco nervosi. Oggi pomeriggio una guardia, tutte le interviste negate. tratta dell’ex villaggio atleti dei Giochi del Mediterraneo un poliziotto, non sappiamo bene chi, ci ha strap- Altri tempi in cui poteva capitare di intervistare da 1979, distante una trentina di chilometri. Villetta con cu- pato uno striscione lungo dodici metri. Era tutto solo Salvatore Antibo e la compagna (non gareg- cina, bagno e due camere. Pranzo e cena nell’albergo vi- cucito a mano, hanno lavorato mesi per termi- giante) nel rifugio del convento cino. Non ci resta che accettare. Così inizia l’avventura narlo in tempo utile. Non diceva nulla di offen- francescano a 100 metri dallo stadio (dove c’era anche del signor Bonaventura… sivo, solo inneggiava a Totò. Per fortuna tutto si è Casa Italia) e sentirsi un cronista d’assalto. Oggi, a Al primo giorno di gare un uppercut devastante mi la- risolto per il meglio. Un organizzatore ci ha ripor- parte il forzato isolamento, avrebbero fatto una diretta scia tramortito: Dante Merlo, mio direttore e maestro tato il drappo mancante chiedendoci pure scusa a quotidiana su qualche social. alla rivista Atletica Leggera, è deceduto. Però la vita nome di tutta l’organizzazione». Il gruppo di tifosi si “scalda” inneggiando quando passano gli azzurri impegnati nelle rispettive Antibo, gare. «Noi tifiamo per tutti – continua Giuseppe, il commosso, sul podio più scatenato – senza distinzioni». Quando Rosa dei 10.000. Mota compare nello stadio, prima medaglia di questi Europei (maratona N.d.R.), sembra che in pista sia scesa una connazionale. Il nome della portoghese viene scandito ad accompagnare la sua corsa un poco sofferta. Totò ha percorso circa Entrano in campo i con- quattro chilometri, viag- correnti dei 10.000. È gia ormai sicuro. «Ora tutto un additare gli siamo molto più tran- atleti, si fa a gara per chi quilli – continua Giu- riesce a riconoscere per seppe – Salvatore deve primo Totò. «Eccolo con la solo riguardarsi, non maglia bianca», esclama deve spremersi troppo, una voce, e tutti ad ap- tra pochi giorni ci sa- plaudire. L’altoparlante ranno i 5.000». annuncia i concorrenti. Sette giri al termine, una Quegli Quando pronuncia “quel” voce urla: «…e con questi nome esplode un boato. fanno duecento», allu- Suonano le trombe, si al- dendo ai metri di vantag- zano i cori, se ci fosse gio del siciliano. Ultimo l’applausometro Antibo giro. Si prepara una paci- avrebbe già vinto. fica invasione di campo, a ultimi Il padre se ne sta silen- stento evitata dagli inser- zioso un poco in disparte vienti. Quando Antibo dal gruppo. È nervoso, giunge sotto le tribune oc- ogni tanto si alza, sven- cupate dai famigliari suc- tola brevemente un trico- cede di tutto. Ci si lore e subito si risiede abbraccia, ci si bacia, chi 50 metri! mordendosi le labbra. La lancia pugni in aria in madre è più esuberante, segno vi vittoria. La sorella L’arrivo urla, canta, si muove solitario di Maria Parizia: «Totò è il re Totò Antibo avanti e indietro, pare nei 10.000. dell’atletica, non esiste un invasa da un’eccitazione altro come lui, è imbatti- sfrenata. Senza remore bile». Arriva Tutta la rabbia di Francesco Panetta alla fine dei 3.000 siepi di Split. Il britannico chiama un addetto all’or- avvolto in una bandiera. Rowland ci resta di sasso, ma alla fine, ganizzazione, si fa innaf- Allarga le braccia e lancia sportivamente, accetta la sconfitta. fiare le mani con una baci verso i famigliari di canna posta ai bordi del campo. La calura e l’umi- Antibo. «Voglio bene a tutti. Nelle mie dichiarazioni dità cominciano a lasciare i segni. fatte alla vigilia non c’era animosità verso Salvatore, Via, si parte. Totò, Totò, Totò e via così per tutto il ma dovete capirmi non potevo certo dire che mi sen- L’attesa prima della finale dei 3.000 siepi che Francesco Pa- della tempesta. Con Giorgio Gan- primo giro. «A questa andatura può fare settanta tivo battuto in partenza. Comunque, state tranquilli è netta vinse a Spalato. Una vigilia raccontata 30 anni dopo, dini, mio compianto allenatore, chilometri – è sempre il fratello maggiore, Giuseppe, sempre lui il più forte. Per batterlo occorrerebbe cor- raro gentiluomo, quasi un secondo che parla – non lo batte nessuno, è troppo forte per rere con una moto». con la solita verve e ironia del nostro ex azzurro, già cam- padre e Renato Gotti, amico e com- tutti». Papà Francesco non vuole parlare. È concen- Papà Francesco, con rivoli di sudore su tutto il viso, pione mondiale sulla stessa distanza a Roma tre anni prima. pagno di squadra, dopo cena deci- trato ad applaudire e a incitare il figlio. Mamma si concede per poche dichiarazioni. «È tutto passato, demmo di fare due passi. Maria continua a correre da una parte all’altra finalmente. Ora dobbiamo pensare solamente ai Francesco Panetta Camminammo poco distante dal della fila, agitando la bandiera. Nel frattempo il 5.000. Il ragazzo ha un carattere piuttosto difficile, villaggio della nazionale azzurra, gruppo degli italiani si è allungato, occupando un come il padre e prima di scendere in pista per apete quando si diventa Una sera di trent’anni fa esatti, con lontani dalla gente e dalla confu- settore piuttosto lungo delle prime file, immediata- quella gara voleva verificarsi sui 10.000. Tutto è an- vecchi? Quando il nu- due miei amici in territorio Jugo- sione, via dalla tensione invadente mente dopo la curva. L’esuberanza dei compaesani dato per il verso giusto». Mamma Maria: «Come po- mero delle volte in cui si slavo (ora non più) a Spalato, per che aumentava col passare delle di Totò – circa una quarantina di essi sono giunti tete vedere sono strafelice. Pensiamo solo a Sè costretti a guardare in- la precisione, ci sedevamo sulla ore e ci fermammo in quel posto. in Jugoslavia – ha coinvolto anche numerosi stra- festeggiare questa vittoria e basta». dietro aumenta progressi- banchina di un porticciolo a pochi Accadde così, senza una ragione nieri. Ormai il tifo è solo per lui, per quell’uomo Il pubblico sta sfollando. I genitori del campione vamente e la distanza da passi da dove alloggiavamo. Le ben precisa se non quella di voler solo che corre inarrestabile verso la vittoria. d’Europa raccolgono gli striscioni, come stessero ripercorrere a ritroso diventa sem- gambe ciondoloni ed i piedi che stare soli. Noi tre, ormai da qualche Ad un tatto un silenzio quasi irreale scende nello ritirando linde lenzuola fresche di bucata. Li ma- pre più grande. Ecco, voltandomi toccavano quell’acqua limpida con i tempo condividevamo giornate di stadio. Il gruppo rispetta la premiazione del peso neggiano con cura e amore, fra cinque giorni tor- indietro per l’ennesima volta, mi riflessi delle luci. Era una sera tie- allenamento, lunghi raduni e mo- femminile. Appena la cerimonia giunge al termine neranno nuovamente utili. accorgo che la distanza da coprire pida di fine estate e Il rumore dello menti di vita privata. Finalmente si ricomincia. È una bolgia dantesca. Ancora Giu- Dopo pochi giorni il copione si ripete, almeno nell’or- sono esattamente trent'anni ciò sciabordio delle onde fu il preludio eravamo arrivati al dunque. Renato seppe: «Sono partiti tutti rassegnati, lo sapevano dine d’arrivo. Antibo ancora primo e noi ancora sugli vale a dire quasi la metà della mia perfetto a quello che sarebbe acca- coronava una grande stagione con benissimo che potevano lottare solo per l’argento». spalti a raccontare un’altra splendida avventura. vita. Ergo: invecchio! duto da lì a poco. La calma prima quella partecipazione ai Campionati Europei. Giorgio aveva ben due pennellone inglese Mark Rowland Spigolature atleti in quella nazionale. Io, dopo ormai era nell’aria e tutti e tre lo due anni difficili caratterizzati da sapevamo bene. Dovete sapere che È una dichiarazione grandi cambiamenti e conseguenti erano giorni, se non mesi, che da dalmate difficoltà, ultima delle quali un in- parte inglese si continuava con il

fortunio a poche settimane dalla solito ritornello, dicevano: “Si sa • Un record del mondo sulla pista di gara che solo grazie alle mani di come andrà a finire, Panetta tira e Spalato. Toccò al quartetto veloce fran- d’amore Mario Ruggiu amico e fisioterapi- Rowland lo batterà in voltata”. Inol- cese vincere in 37”79 con Max Mori- sta, ero lì pronto a correre una gara tre lì nel villaggio le rare volte che niére, Daniel Sangouma, Jean Charles che non volevo perdere. Parlavamo mi capitò di incrociare l’inglese, Trouabal e Bruno Marie-Rose. L’Italia si fra noi, era come fare un lungo notai che di proposito mi guardava Nuovo “grido di dolore” questa volta da parte di Sandra Fossati ex classificò al terzo posto con Longo, Ma- riassunto di tutte le giornate pas- con un ghigno beffardo come a dire saltatrice in alto, nata e cresciuta nell’impianto di Via Rovani a donia, Floris, Tilli in 38”39. Seconda la sate insieme, un voler memoriz- “…lo sai cosa ti aspetta vero?”. Sesto S. Giovanni. Spazio dedicato solo all’atletica che rischia, pur- Da sinistra: Sandra Fossati, Roberto Gran Bretagna con 37”98. zare, ripassare ogni singolo Peccato per il britannico che non si Vanzillotta e Maria Teresa Galli, pure lei troppo a causa di un’amministrazione comunale poco illuminata, di saltatrice in alto, allenata dallo stesso allenamento, gara, episosodio. preoccupò di leggere nel mio di Vanzilotta e compagna di allenamento di • Nella 4x400 toccò al quartetto di sua sguardo, perché avrebbe visto chia- essere ceduta alla locale squadra di calcio. Alessia Trost. Maestà salire sul gradino più alto del ramente che non ero per nulla inti- podio con Paul Sanders, morito, né tantomeno rassegnato a o sport, tutto lo sport, è palestra conoscere nuovi paesi e culture in un favorisce l’integrazione. In atletica si Kriss Akabusi, John quell’ineluttabile destino a cui solo L di vita. Frasi sentite tante volte periodo in cui queste cose non erano è tutti uguali e tutti hanno le stesse Regis e Roger Black. degli stolti potevano dare per scon- da diventare quasi banali, ma così scontate o facili come ora. Ma il la- opportunità. Che sono tante, perché 2’58”22 il tempo finale: tato. Per quanto mi riguardava, mi vera. Perché lo sport insegna davvero scito forse più importante sono le re- le molte specialità in cui si declina record continentale. Parti- nutrivo di quelle spacconate, di molte cose: l’impegno, il rispetto, la lazioni umane: a distanza di tanto coprono lo scibile sportivo: puoi cor- colare divertente: i primi quegli atteggiamenti arroganti che cura del proprio corpo, la capacità di tempo posso dire che le amicizie più rere veloce o a lungo, saltare in tre frazionisti di pelle nera, per assurdo non erano solo di ma- confrontarsi con se stessi e affrontare profonde sono quelle sviluppate in estensione o in alto, con o senza il quarto nonostante il co- trice inglese, ma era benzina sul le difficoltà. Contribuisce in modo in- quegli anni; l'aver vissuto insieme asta, lanciare in molti modi. E mar- gnome di pelle bianca! fuoco che si alimentava continua- cisivo alla crescita fisica e psicologica con altri, poi diventati amici, un pe- ciare: come dimenticare la tradizione mente. A me piaceva. dell’individuo. E l’atletica più di tutti, riodo così fondante della nostra per- della marcia che tanto lustro ha por- • John Paul Lyndon Regis, da La miccia finale la accese Gianni perché è la regina degli sport e per- sonalità di futuri adulti, ha creato tato proprio a Sesto S. Giovanni? Demadonna amico, compagno di ché è nel mio cuore, avendo praticato legami preziosi e duraturi. Last but not least, l’atletica è demo- Spalato è tornato con il più squadra e anche manager al- per tanti anni salto in alto. La seguo Questi legami e la competenza che cratica perché è economica, alla por- ricco bottino a livello indivi- l’epoca. Qualche ora prima della molto ancora adesso. sapevo di trovare mi hanno anche tata – davvero – di tutte le famiglie. duale: due ori (200 e 4x400, la gara, mentre salivo sul pullman La mia vita sportiva, pur essendo co- fatto tornare, al Dordoni, da Aspetto per nulla trascurabile. Che sua frazione fu cronometrata in che mi avrebbe portato allo sta- minciata altrove, si è concretizzata a mamma. Quando mia figlia ha ini- cosa chiedere di più? Avere la possi- 43”94), un argento (4x100) e un dio, mi disse, “Frank, ho visto Sesto S. Giovanni, al campo che per ziato a praticare atletica, guarda bilità di continuare a frequentare il bronzo (100). Nove gare in sei Kim McDonald (manager di Ro- me rimane “di Via Rovani”. È qui che caso il salto in alto, ho bussato di campo Pino Dordoni. giorni. Ancora oggi è l’unico atleta Katrin Krabbe (a sinistra) e .Heike wland) e mi ha ripetuto che sono stata accolta per tanti anni di nuovo alla porta di Vanzillotta. E al Perché perdere questa possibilità, ri- ad aver vinto quattro medaglie in Drechsler Mark è in forma e che non ti mol- allenamento, sudore, passione ed Dordoni ora ha trovato casa anche nunciando a una struttura così ben una sola edizione dei Campionati. Un lerà e ti batterà in volata”. entusiasmo. E professionalità. Alessia Trost, tra le migliori saltatrici equipaggiata, che consente di alle- record che, a nostra memoria, nel- Come il saltatore che ripassa nella Ricordare cosa gli risposi mi è diffi- A Sesto, infatti, ho avuto la fortuna di in alto italiane di tutti i tempi. narsi all’aperto e al chiuso, con pale- l’atletica moderna nessuno ha mai più mente la sua rincorsa, passo dopo cile. Probabilmente non risposi nem- essere allenata da Roberto Vanzil- E di nuovo ho trovato accoglienza, stre molto attrezzate ed un rettilineo tentato. passo, fino al punto di stacco. Fa- meno. Ricordo però esattamente la lotta, che del campo intitolato a Pino preparazione, esperienza, e un coperto con spazio per il salto in cevamo così anche noi, scambian- rabbia che mi montò dentro. Mi sen- Dordoni ne ha edificata la sua casa. gruppo di altri ragazzi con cui Mad- alto, e rinunciare al know how acqui- • Tre ori per la “regina” dell’est Katrin doci punti di vista, ricordi, tivo come quei tori costretti dentro il Sua e di tanti, tantissimi ragazzi e ra- dalena condivide pomeriggi di alle- sito da Vanzillotta in primis, ma Krabbe: 100 (10”89), 200 (21”95) e sensazioni, discutendo e analiz- recinto, in attesa che sia aperto… E gazze che in tutti questi anni hanno namento. Perché pur essendo uno anche dagli altri allenatori e allena- 4x100 (41”68). zando, ovviamente, anche la mia quando avvenne, esattamente allo frequentato la pista e messo alla sport individuale, l’atletica è aggre- trici che nel tempo l’hanno affian- tattica di gara. sparo dello starter, non puntai la prova il loro talento o semplicemente gante, insegna il valore del lavorare cato e supportato nella gestione dei • Con i campionati jugoslavi finì anche A quel punto Giorgio disse: “Frank “muleta” ma mi diressi direttamente provato una disciplina sportiva. Al insieme, per stimolarsi e imparare tanti ragazzi che lo frequentano, sa- la “storia” della Germania dell’Est. In e se non lo stacchi”? Lo fulminai contro il “matador”. Bene! Sapete Dordoni sono cresciuta, nel vero dall'altro, con spirito di gruppo. rebbe una grande e grave perdita. quell’occasione, infatti, si vide per l’ul- con uno sguardo e gli risposi “lo come andò la storia, ma a ogni buon senso della parola. Perché gli anni Se non fosse ancora chiaro, la mia è tima volta, su piste e pedane, la maglia stacco, lo stacco, potessi, lo andrei conto se per caso ci fosse qualcuno a dell’adolescenza e di giovane adulta una dichiarazione d’amore per l'atle- Sandra Fossati azzurra con martello e compasso. Chiu- a prendere in camera ora”. Renato corto di memoria, beh! oggi “you sono quelli irripetibili e fondamentali tica, lo sport più bello del mondo. L’atleta vanta tre titoli assoluti giova- sura in bellezza, comunque, perché i te- e Giorgio scoppiarono in una risata tube” è una grande risorsa. nella formazione della personalità e Che è anche uno sport molto demo- nili (cadette), due partecipazioni deschi orientali primeggiarono nel che spezzò il silenzio tentando di Guardatevi gli ultimi cento, gli ul- del carattere degli individui. L’atle- cratico, dove non ci sono differenze agli Europei indoor e ai Campionati medagliere complessivo, con 34 allori. esorcizzare la tensione, ma inutil- timi cinquanta metri e non fatemi tica mi ha dato molto: risultati, soddi- di status socio-economico, di ric- Europei junior 1981. Primati perso- mente perché lo spauracchio del incazzare! sfazioni, la possibilità di viaggiare e chezza e povertà. È uno sport che nali: 1,90 (i), 1,89. Boston: capolavoro alla Gelindo

insiste, anche se non ci campionato italiano del 1986. Qualche mese dopo, ecco Dopo l’oro dei Giochi 1988, nella prima- sono più le andature mici- il primo posto all’Europeo di Stoccarda 1986, dopo re- vera del 1990, Gelindo Bordin vince la diali di qualche chilometro cupero fenomenale nella seconda parte di gara (allora (anzi: miglio) prima. Inizia a la “cicala” fu il gallese ), e dopo volata “fra- “mitica” maratona di Boston a suon di scorgere Beacon street e tricida” con . Poi, nel 1988, la commo- record italiano (2h09’27”), primo e unico l’inconfondibile skyline vente vittoria olimpica di quando, in una italiano a riuscire nell’accoppiata. della “Atene americana”. sequenza quasi da film, nel breve volgere di un chilo- Ikangaa ormai accusa un ri- metro, Gelindo risale dalla quarta alla prima posizione tardo attorno al minuto, ed è campione olimpico. Una foto lo immortala mentre Danilo Mazzone solo un evento imprevisto bacia il tartan dello Stadio Olimpico. Tutto gli frulla potrebbe tarpare le ali al nella mente mentre, dopo essersi voltato, imbocca l’ul- oston, Massachussetts, 16 aprile 1990. I formidabile mezzofondista timo fatidico miglio. La voce dell’altoparlante, in un maratoneti sono allineati sulla linea di veneto, al quale, proprio nel mare di folla, gli dice che è all’inizio di Boylston Street. partenza di una delle corse su strada più fatidico momento della col- Ci siamo. Bisogna fare un ultimo zig zag in curva, poi ci antiche, la Boston . Prima edi- lina spezzacuore, saranno sarà l’apoteosi, termine forse retorico, classicheggiante. zione? Il 19 aprile 1897. Erano in quindici venuti in soccorso i tra- Ma non abbiamo parlato della “Atene americana”? Ul- volenterosi nella number zero che si svi- scorsi in montagna con l’al- timi duecento metri. Quello di Bordin è un alzare le Bluppava dalle pinete di Hopkinton, New England, fino lora Gaac (Gruppo mani in un gesto liberatorio. Pochi secondi dopo taglia al centro della city, nella selva dei grattacieli. Quel Alpinistico Amici del Ca- il nastro gialloblù della in 2h08’19”. giorno invece saranno almeno trentamila, esponenti rega) di Verona. Nella Dietro l’aridità delle cifre tante cose: Gelindo primo, della “terza ondata” del fenomeno running. E, per la mente di Gelindo, ora che si nella storia della corsa, ad avere centrato l’accoppiata prima volta, un italiano godeva dei favori del prono- materializza la favolosa vit- con l’Olimpiade. Non ci riuscì nemmeno Abebe Bikila, stico: Gelindo Bordin, campione olimpico 1988 a Seoul toria, risalgono a galla tanti quinto nel 1963. Primo italiano ad avere vinto a Boston. dopo l’indimenticabile confronto con Douglas Waki- ricordi, tante gare. Dal- secondo nel 1980 (2h13’20”), Orlando huri e Ahmed Salah. L’ultima maratona di Gelo era l’esordio in maratona a Mi- Pizzolato terzo nell’86. Recordman italiano della di- stata disputata negli States, a New York, e alla fine ne lano, 1984, dalla decisione stanza: migliorato il 2h09’27” ottenuto da egli stesso il era sortito un terzo posto non brillantissimo. L’anno di fare dell’atletica il lavoro 18 aprile 1988. Dove? A Boston! E, aggiungiamo, l’ul- prima l’ex geometra di Longare, nel vicentino, era primario, alla delusione del timo europeo a vincere prima del formidabile tsunami stato senz’altro più performante guarda caso proprio a etiopico e keniano che si Boston: record italiano con 2h09’27”. sarebbe abbattuto sulla L’inizio fu davvero irrispettoso nei confronti dell’asso competizione dal 1991 ai italiano. Il keniano Kipkemboi Kimeli e il tanzaniano nostri giorni. partirono ad alto ritmo, complice la di- Ecco l’ordine d’arrivo: 1. scesa, con un parziale di 14’03” ai primi cinquemila Gelindo Bordin (Italia - metri. I due trascinarono lo stesso Gelindo a un parziale Sopra. l’arivo di Paf Verona, migliore pre- Gelindo Bordin alla di 14’11”. Verso la nuova migliore prestazione mon- “Boston Marathon”. stazione italiana. Prece- diale? Colpì l’avventatezza non tanto di Kipkemboi (av- Sotto: Gelindo bacia la dente: 2h09’27” dello pista dopo il successo versario nel 1988 di Salvatore Antibo nei 10.000 di olimpico a Seul 1988. chissà quante edizioni. L’anda- stesso atleta, Boston 18- Seoul), quanto dell’esperto Ikangaa. Juma andò avanti tura da “grillo” dello stakanovi- 4-88) 2h08’19”; 2. Juma quasi in una trance agonistica. Ritmo? Nettamente sta Ikangaa cozzò proprio contro il muro della collina. Ikangaa (Tanzania) sotto i tre minuti al chilometro con 29’01” ai dieci , Lì l’italiano lo avvicinò, lo agganciò e lo superò con 2h09’57”; 3. Rolando 43’57” ai quindici, 1h02’00” a metà. Gelindo costruì un grande facilità. Ma mancavano ancora dodici chilome- Vera (Ecuador) 2h10’46”; altro capolavoro dei suoi, guardandosi dentro, riu- tri… Nelle retrovie l’australiano Robert De Castella, de- 4. Jonathan Campbell scendo a mantenere alta la concentrazione in completa tentore del record del percorso (un avveniristico (Nuova Zelanda) solitudine. Sapeva che la famigerata Heart break hill, 2h07’51” nel 1986) sembrò in difficoltà. Chissà se, in di- 2h11’04”; 5. Robert De la “Collina spezzacuore” avrebbe emesso una sentenza retta Tv, in quel momento Lucio Gigliotti non abbia Castella (Australia) attorno al trentesimo chilometro, cartina al tornasole di esclamato il proverbiale : “E vai, e vai…”. E Gelindo va, 2h11’28”. ancora decisamente gajardo, anche e soprattutto per tutta l’attività fisica fatta in gioventù e più tardi). Questa cosa, che normalmente sarebbe “rimasta tra noi”, è venuta fuori in un articolo pubblicato sul sito di Gariwo (la Onlus che La colpa lavora per far conoscere i Giusti delle Nazioni e che ha creato Giardini dei Giusti in tutto il mondo) da Joshua Evangelista, che mi aveva contattato chiedendomi un con- tributo per un altro suo pezzo sul compianto , e col quale si era finiti a parlare di volontariato, atti- vità nella quale è impegnato lui stesso. Il titolo era più che è di Walter esplicativo: “Un maratoneta a fianco della Croce Amica”. Sia io che Croce Amica Basiglio (ma in verità anche mia Sopra: Marco Marchei impegnato nella Boston moglie) abbiamo condiviso l’articolo in un post su Face- Marathon del 1980, dove Ex azzurro di maratona nonché ex diret- arrivò secondo in 2h13’20”. book e… la frittata era fatta. Nel senso che, come sempre Sotto a sinistra, nella succede sui social, se non ti crocifiggono ti celebrano o tore di Correre e di Runner's World, come conferenza stampa finale. A destra eccolo impegnato addirittura ti santificano. A me è andata bene e ho letto tanti altri sportivi (leggi Villani ex 3.000 nella 42 km dei Mondiali di commenti davvero gratificanti. Molti da parte di amici e 1983: tredicesimo siepi o Maxime Mbandà, terza linea delle in 2h11’47”. altri, nelle condivisioni del post, prevalentemente di gente Zebre) in questo periodo si dedica al vo- dell’atletica o di miei ex lettori di Runner’s World e Cor- vità, tra le tante che seguivo rere. Se dicessi che la cosa mi è dispiaciuta sarei un bu- lontariato. Ecco la sua esperienza. da quando sono in pensione, giardo, ma mi è bastato poco per realizzare che la mia che non mi pesava affatto esperienza rischiava di essere eccessivamente enfatizzata. Marco Marchei benché discretamente impe- Infatti, a ben guardare, il mio impegno da semplice autista gnativa. Poi il lockdown: l’isti- prima e di centralinista poi è ben poca cosa rispetto a on “il Brambilla” di Trekkenfild, ma un caro tuto frequentato dalla bimba quello di altri volontari basigliesi che nel periodo più caldo amico di Basiglio, il comune dell’hinterland in ha sospeso l’attività come dell’emergenza Covid-19 si sono assunti rischi molto più cui abito, che lo scorso settembre mi ha propo- tutte le altre scuole d’Italia. importanti, per esempio supportando gli ospedali di Ber- Nsto di affiancarlo come autista nell’accompa- Con Vicky ci rivedremo chissà quando, difficilmente a gamo e Brescia con una delle ambulanze di Croce Amica. gnare una bimba disabile in una scuola di breve. Confesso però che quei due “impegni” settimanali O quello dei “ragazzi” che ogni giorno si rapportano fisica- Milano. Lui e sua moglie sono grandi supporter della mi sono mancati. Nel frattempo, vista la mia affidabilità in mente con la gente consegnando i viveri o i medicinali di Croce Amica, una piccola ma super dinamica realtà assi- termini di presenza, Croce Amica Basiglio mi aveva “pro- cui noi dal centralino registriamo le “ordinazioni”. stenziale basata sul volontariato in azione sul nostro terri- mosso” da supporter temporaneo a volontario effettivo Prendersi bellamente così tanti elogi mi è parsa, e mi torio, ed è per conto di quella che più volte alla settimana con tanto di matricola ufficiale (numero 398), fornito il pare ancora, una sorta di affronto ai tanti anonimi ope- si alternavano con altri volenterosi per portare Vicky in vestiario di riconoscimento e coinvolto nelle attività socia- ratori che davvero in questi giorni hanno dato e danno città e “recuperarla” nel pomeriggio. Un meccanismo lizzanti, in particolare durante le feste di fine anno. È ancora tanto in prima linea. D’altra parte, mi sono però complesso, fatto d’incroci tra un discreto numero di per- stato un po’, insomma, come quando a tredici anni ho co- detto, c’è bisogno anche delle seconde, delle terze e ma- sone (due per ogni viaggio, quattro al giorno) che non minciato a correre: le prime garette facili su invito del- gari delle quarte linee e quindi posso mettere da parte il sempre riuscivano a dare la loro disponibilità incondizio- l’amico di turno, poi quelle più impegnative, l’affidabilità mio imbarazzo pensando che la mia esperienza possa ri- nata, che richiedeva il coinvolgimento di gente nuova. consacrata dal tesseramento a una società di atletica, le sultare utile per convincere qualcuno a uscire dalla pro- Non ho potuto, né voluto, dire di no, ma sono sincero: se nuove amicizie, la passione per la corsa che cresce e poi… pria comfort zone e farsi avanti: tutti bravi a dire “ce la avessi capito da subito di trovarmi a percorrere alle otto di non poterne fare più a meno. faremo”, ma ce la faremo solo con l’aiuto di tutti. Anche mattina metà Tangenziale Ovest e quasi tutta la Est con E così, quando di recente Croce Amica mi ha chiesto se di chi accetta di scendere in campo con ruoli apparente- un traffico da delirio, forse ci avrei pensato due volte. avevo voglia di tornare a impegnarmi, magari come cen- mente marginali; non bisogna essere necessariamente Strana esperienza quella del volontario, seppur dall’impe- tralinista al COC (Centro Operativo Comunale) dove al- dei maratoneti, o comunque degli atleti, anche se rico- gno minimale come il mio. Abituato alle nevrosi del lavoro cuni suoi volontari già operavano per gestire la consegna nosco che praticare o aver praticato lo sport, certo e a una guida piuttosto “sportiva”, mi sono trovato a dover di medicinali, di pasti caldi, della spesa per gli over ses- sport, ti garantisce una grinta tutta particolare. Penso adeguare i miei atteggiamenti a una realtà in cui è richie- santacinque in difficoltà, a singoli o famiglie indigenti, a sempre, insomma, a quanto si potrebbe fare se si po- sta un’attenzione estrema accompagnata da una pazienza persone anche giovani impossibilitate a muoversi di casa per problemi di salute, è andata come con Walter: vabbè, tesse moltiplicare del sottoscritto anche solo per dieci, nell’affrontare code chilometriche che francamente non cominciamo, poi vediamo. Prima, però, ho chiesto “l’auto- con altrettanti potenziali volontari. pensavo di avere. Ogni volta, rientrato a casa, avevo poi Fioco rosa in casa di . L’ex fi- rizzazione” (concessa) ai miei, inevitabilmente coinvolti Da qualche tempo, intanto, al COC abbiamo una volonta- bisogno di una corsetta per scaricare la tensione accumu- nalista ai Giochi di Londra nei 5.000 è diventata dalla preoccupazione per le mie uscite, sia per la loro sicu- ria in più, mia figlia Valentina, un’altra sportiva bella lata in quelle due o tre ore (a seconda del traffico) in auto. mamma per la seconda volta. È arrivata Marghe- rezza che per la mia, considerato che, seppur per una tosta. «Le mele non cadono mai lontano dall’albero», Un appuntamento, poi due, quasi sempre in coppia con rita, di kg 3,150, che farà compagnia a Carlotta. questione di mesi, sono un sessantacinquenne anch’io e le ha detto qualcuno. La sua voglia d’impegnarsi, di Walter. Col passare delle tempo i “viaggi” con Vicky sono Complimenti alla nostra “collaboratrice” che an- quindi statisticamente più a rischio di altri (anche se, lo esserci anche lei, mi ha gratificato molto più di questo diventati momenti importanti della settimana, l’unica atti- cora veste i colori del Cus Pro Patria Milano. dico sperando di non essere smentito dal fato, mi sento ulteriore elogio.