I ROMANI PADRI DELLE STRADE (Appunti Di

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I ROMANI PADRI DELLE STRADE (Appunti Di I ROMANI PADRI DELLE STRADE (Appunti di Storia Economica) di Silvia Beltrami Abstract "The Romans put a great care into three things which were neglected by the Greeks: opening roads, building aqueducts, underground sewers. " So Strabo as evidence, that the roads are the most amazing testimonies of the Roman empire building, constructions that have the same importance at the time. “I Romani posero ogni cura in tre cose soprattutto, che furono trascurate dai Greci. Nell’aprire strade, nel costruire acquedotti, nel disporre nel sottosuolo le cloache”. Così Strabone a testimonianza che le strade sono una tra le più strabilianti testimonianze dell’edilizia dell’impero romano, costruzioni che usiamo ancor oggi e che hanno la stessa importanza di allora. “Tutte le strade portano a Roma” recita un proverbio che testimonia quanto il sistema viario fosse importante per il popolo romano. L’efficienza di una rete stradale era fondamentale per ogni impero. Ottantamila chilometri collegavano tra loro tutti i centri urbani dell’impero romano, una rete imponente, maggiore di quella attuale degli Stati Uniti. Dalle grandi città ai centri urbani più piccoli, una rete stradale riconosciuta come sistema viario efficiente fino al ‘700. Sarebbe Eracle il padre della prima grande via di comunicazione, dal delta del Guadalquivir all’Italia meridionale, la cosiddetta via Eraclea. I nomi delle strade più antiche ricordano il commercio, (la via Salaria dove si trasportava il sale), popoli, luoghi e città di origini remote, (via Latina, via Prenestina, via Tiburtina, via Nomentana), il nome di magistrati, (via Flaminia, via Domizia, via Postumia) e ancora il nome della città alla quale conducono come la via Ardeatina che portava verso Ardea. Sono per lo più strade diritte, progettate e costruite così per scopi militari, politici e commerciali. Le distanze da Roma o da un capoluogo venivano riportate in miglia su colonne di pietra che presero il nome di miliari e ogni 7, 12 miglia c’erano luoghi di sosta detti “stationes”, posti di guardia mèta per le staffette e il servizio postale, spesso affiancati dalle “mutationes”, edifici riservati al cambio dei cavalli. E a distanza di un giorno di viaggio si trovavano delle cittadelle chiamate “mansiones” che comprendevano alloggi per il ristoro e stalle, gli attuali motel. Le strade romane non erano pensate come ora. Erano fatte per durare a lungo. Prima veniva scavata una trincea profonda dai 45 ai 60 centimetri che veniva riempita con strati di terra, pietra e sabbia fino a raggiungere il livello del terreno. Poi il tutto veniva cementato e rivestito di grosse lastre poligonali di basalto e calcare incastrate alla perfezione tra di loro con gli interstizi riempiti da brecciolina, profondi letti di pietre sbriciolate che servivano perché le strade rimanessero asciutte. Finanziare la costruzione delle strade era una responsabilità del governo, mentre la manutenzione era demandata alle province. E c’erano veri e propri ufficiali che avevano il compito di raccogliere i fondi, reperibili da privati che avessero interesse a usarle, ma che potevano assumere anche il carattere della donazione da personaggi pubblici. E pensare che il transito non era gratuito. I pedaggi abbondavano, specialmente per i ponti, ma venivano riscossi anche alle porte delle città. Pedaggi, dunque, per viaggiare. Una buona abitudine che nei secoli non si è persa. I Romani sono stati precursori anche qui. .
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