Sommario

Le trasformazioni di San Paolo d’Argon...... 4

Le trasformazioni di San Paolo d’Argon...... 4

Introduzione...... 4

San Paolo, dove ? ...... 7

La popolazione ...... 11

Le caratteristiche sociali della popolazione ...... 23

Il mercato del lavoro...... 27

Il mercato del lavoro a livello provinciale...... 27

Il mercato del lavoro nella circoscrizione dell’impiego ...... 30

Benessere e tenore di vita...... 40

La propensione delle municipalità alla spesa sociale ...... 41

L’utente dei servizi...... 42

Allegati...... 45

Indice Tabelle

Tabella 1 - I cognomi più diffusi a San Paolo d’Argon ...... 5

Tabella 2 - San Paolo d’Argon nel Distretto socio sanitario...... 8

Tabella 3 - San Paolo d'Argon tra pianura e colline ad est di ...... 9

Tabella 4 - San Paolo d'Argon nella grande Bergamo (Ambito 2) ...... 9

Tabella 5 - Indici di struttura della popolazione. 1.1.2007 ...... 15

Tabella 6 - San Paolo d'Argon. Residenti in famiglia per ampiezza e tipologia della famiglia...... 17

1 Tabella 7 - San Paolo d'Argon. Residenti in famiglia per ampiezza e tipologia della famiglia (%) ...... 18

Tabella 8 – Le relazioni parentali. Provincia di Bergamo. Anno 2000 ...... 20

Tabella 9- San Paolo nel mondo...... 21

Tabella 11 - Grado di istruzione. Su popolazione > 6 anni al 2001...... 23

Tabella 12 - Caratteristiche dell'occupazione. Censimento 2001 ...... 24

Tabella 13 - Caratteristiche degli occupati. Censimento 2001...... 25

Tabella 14 - Variazione % delle imprese. 2006/2004...... 30

Tabella 15 - Addetti alle Unità locali (media annua 2004) per classe di addetti...... 34

Tabella 16 - Unità locali di impresa e addetti per settore di attività economica ...... 35

Indice Figure

Figura 6 – Movimenti demografici. San Paolo d’Argon 1988 - 2006 ...... 11

Figura 7 - Evoluzione demografica...... 13

Figura 8 - San Paolo d'Argon. Andamento della popolazione 1987 - 2006...... 13

Figura 9 - San Paolo d'Argon. Piramide delle età al 2007 ...... 14

Figura 10 – San Paolo d’Argon. Tipologia delle famiglie al dicembre 2007...... 16

Figura 11 - Residenti per nascita...... 19

Figura 12 – Luogo di immigrazione ...... 20

Figura 13 – Stranieri per paese d’origine. San Paolo 2006 ...... 22

Figura 14 - Stranieri per classe d'età. San Paolo d'Argon 2006...... 22

2 Figura 16 - San Paolo. Evoluzione struttura produttiva. Addetti alle unità locali. 1971 e

2001 ...... 31

Figura 17 – Ambito Trescore.Evoluzione struttura produttiva.Addetti alle unità locali.1971 e 2001 ...... 32

Figura 18 - San Paolo. Evoluzione manifatture. Addetti alle unità locali. 1971 e 2001 .. 32

Figura 19 – Ambito di Trescore. Evoluzione manifatture. Addetti alle unità locali. 1971 e

2001 ...... 33

Figura 20 – Evoluzione delle manifatture per contenuto tecnologico. San Paolo 2001-

2007 ...... 38

Figura 21 - Composizione spese correnti. San Paolo d'Argon. Media 2004-2006. Totale

542 euro...... 43

Figura 22 - Composizione spese correnti. Ambito Trescore. Media 2004-2006. Totale

567 euro...... 43

Figura 23 - Andamento della spesa corrente sociale e complessiva. San Paolo d'Argon

1998–2006 ...... 44

Figura 24 - Andamento della spesa corrente sociale e complessiva. Ambito Trescore

1998–2006 ...... 44

3 Le trasformazioni di San Paolo d’Argon

Introduzione

Si chiamavano Allieri Battista e Allieri Luigi due dei cinque “coloni” di San Paolo d’Argon, membri della commissione costituitasi il giorno 10 aprile 1911 che si recò a

Bergamo in rappresentanza dei contadini del paese; scopo del viaggio fu quello di porre fine ad una vertenza, che durava da molti anni, relativa all’affittanza collettiva della tenuta agraria di proprietà dell’Opera Pia degli Istituti Ospedalieri di Bergamo, la quale copriva sostanzialmente la quasi totalità dei confini comunali. Infatti, a fine Settecento la soppressione del convento di San Paolo da parte della Dominazione francese, provocò la donazione dell’intera tenuta all’Opera. Questa vicenda sottolinea, se mai ve ne fosse bisogno, il legame storico del di San Paolo con il monastero benedettino e vedrà una singolare ed interessante evoluzione negli anni Venti del secolo scorso; in quegli anni infatti il Consiglio di Amministrazione dell’Opera Nazionale per i

Combattenti ne delibera l’acquisto con l’obiettivo di affidarla progressivamente in proprietà a famiglie di coloni ex-combattenti (1° Guerra Mondiale). Tale vicenda (di cui si anticipano gli elementi essenziali nell’allegato di questo primo rapporto degli studi socioeconomici del PGT), viene posta ad apertura del documento per evidenziare come gli Allieri, membri della commissione che cento anni fa ebbe un ruolo decisivo nella mediazione di quella che determinerà pochi anni dopo una delle più grandi trasformazioni fondiarie della provincia, risultano essere oggi rappresentanti delle famiglie il cui cognome è in testa alla classifica comunale (66 famiglie su poco meno di duemila, pari al 3,5%), insieme ai Cortesi.

4

Tabella 1 - I cognomi più diffusi a San Paolo d’Argon

N° Capofamiglia % su totale ALLIERI 66 3,4 CORTESI 66 3,4 MANENTI 54 2,8 PEZZOTTA 45 2,3 BELOTTI 39 2,0 ROTA 37 1,9 GRITTI 26 1,3 BARCELLA 25 1,3 FACAGNI 25 1,3 LORENZI 25 1,3 NICOLI 24 1,2 TRAPLETTI 24 1,2 BELLINA 22 1,1 SIGNORELLI 22 1,1 MARCHESI 21 1,1 MARTINELLI 21 1,1 BIAVA 19 1,0 BRIGNOLI 19 1,0 ------580 30 ------In complesso 1943 100,0

Dunque, trasformazioni e persistenze potrebbero essere la chiave interpretativa dei legami comunitari ancora oggi rintracciabili nei nostri paesi, San Paolo compreso.; tanto più che se cerchiamo di rintracciare la diffusione delle famiglie Allieri e Cortesi su tutto il territorio italiano, notiamo l’estrema concentrazione delle prime (sostanzialmente tutte in Lombardia) sulle seconde.

Attraverso dunque il binomio “trasformazioni/persistenze” cercheremo di leggere alcuni dei fenomeni più rilevanti della comunità locale, che in questa prima fase poggeranno principalmente sulle variabili demografiche.

Risulta però opportuna una preliminare operazione di collocazione territoriale per non isolare il comune con l’intorno.

5 Figura 1 - Le famiglie Allieri in Italia

Figura 2 - Le famiglie Cortesi in Italia

6 San Paolo,Paolo, dove ?

La domanda che titola il paragrafo, a prima vista retorica, non sembri fuori luogo. C’è un nesso inestricabile tra il formarsi dei confini e l’insediamento di una popolazione.

Nella stagione attuale della cosiddetta globalizzazione, allorché viene messa in discussione la rilevanza del ruolo delle municipalità, sarebbe opportuno ricordare come gli insediamenti comunitari di tipo rurale traggano origine dai rapporti che si danno tra risorse fisiche e naturali del luogo e la popolazione che lo abita. Geologia, orografia, ambiente naturale, sistema abitativo consolidato, sistema produttivo, sistema economico e rete di servizi, concorrono a determinare polarità nella gerarchia demografica di un territorio. Attraverso la domanda si è voluto semplicemente sottolineare come, anche gli aspetti più fondanti di un territorio, possono, nel medio e lungo periodo, modificarsi; leggere e interpretare questi mutamenti, può suggerire idee per nuove ipotesi di sviluppo.

Abbiamo così collocato il comune in tre possibili aree di riferimento: (i) il Distretto sociosanitario di riferimento, coincidente con la circoscrizione per l’impiego, se si eccettua l’inclusione a sud di Costa Mezzate e l’esclusione a nord di Endine Gasano; (ii) l’area geografica omogenea (pianura/collina ad est di Bergamo ed infine (iii) un confine

“quasi” amministrativo: la grande Bergamo (sub-ambito 2).

Di seguito si riportano le tavole (2, 3 e 4) dove il comune di San Paolo è posto a confronto attraverso gli elementi essenziali: popolazione, famiglie, superficie territoriale e relativa densità abitativa.

I cartogrammi successivi (figure 2, 3 e 4)facilitano una percezione più immediata della collocazione geografica.

7 Tabella 2 - San Paolo d’Argon nel Distretto socio sanitario

Cod_Istat Comune popolazione famiglie superficie densità 16025 1.235 461 5,79 213 16026 545 223 6,63 82 16032 1.096 430 1,86 589 16055 4.151 1.573 6,67 622 16058 3.800 1.412 7,06 538 16068 2.440 918 6,93 352 16069 3.136 1.199 4,51 695 16093 3.363 1.421 20,88 161 16094 1.718 645 4,12 417 16110 925 396 5,18 179 16114 4.885 1.894 5,56 879 16119 Grone 864 353 7,83 110 16130 775 303 3,38 229 16137 1.075 463 8,48 127 16179 1.212 587 7,04 172 16189 San Paolo d'Argon 5.070 1.918 5,07 1.000 16205 Spinone al Lago 970 397 1,98 490 16218 8.963 3.576 13,31 673 16236 1.162 465 3,65 318 16244 2.496 960 6,46 386 Distretto 49.881 19.594 132,4 377

16025 Berzo San Fermo 2,5 2,4 4,4 -43,4 16026 Bianzano 1,1 1,1 5,0 -78,2 16032 Borgo di Terzo 2,2 2,2 1,4 56,4 16055 Carobbio degli Angeli 8,3 8,0 5,0 65,2 16058 Casazza 7,6 7,2 5,3 42,9 16068 Cenate Sopra 4,9 4,7 5,2 -6,6 16069 Cenate Sotto 6,3 6,1 3,4 84,6 16093 Endine Gaiano 6,7 7,3 15,8 -57,3 16094 Entratico 3,4 3,3 3,1 10,7 16110 Gaverina Terme 1,9 2,0 3,9 -52,6 16114 Gorlago 9,8 9,7 4,2 133,2 16119 Grone 1,7 1,8 5,9 -70,7 16130 Luzzana 1,6 1,5 2,6 -39,1 16137 Monasterolo del Castello 2,2 2,4 6,4 -66,4 16179 Ranzanico 2,4 3,0 5,3 -54,3 16189 San Paolo d'Argon 10,2 9,8 3,8 165,4 16205 Spinone al Lago 1,9 2,0 1,5 30,0 16218 Trescore Balneario 18,0 18,3 10,1 78,7 16236 Vigano San Martino 2,3 2,4 2,8 -15,5 16244 Zandobbio 5,0 4,9 4,9 2,5 Distretto 100,0 100,0 100,0 0,0

8 Tabella 3 - San Paolo d'Argon tra pianura e colline ad est di Bergamo

Cod_Istat Comune popolazione famiglie superficie densità 16003 Albano S. Alessandro 7.539 2.898 5,28 1.428 16018 4.037 1.572 6,25 646 16042 4.753 1.758 5,01 949 16055 Carobbio degli Angeli 4.151 1.573 6,67 622 16073 5.399 2.021 6,63 814 16084 3.143 1.209 5,10 616 16114 Gorlago 4.885 1.894 5,56 879 16139 Montello 2.855 1.143 1,74 1.641 16189 San Paolo d'Argon 5.070 1.918 5,07 1.000 16194 9.178 3.496 10,78 851 16216 Torre de' Roveri 2.167 807 2,70 803 pianura/collina est di Bergamo 53.177 20.289 60,8 875 16003 Albano S. Alessandro 14,2 14,3 8,7 63,2 16018 Bagnatica 7,6 7,7 10,3 -26,2 16042 Brusaporto 8,9 8,7 8,2 8,5 16055 Carobbio degli Angeli 7,8 7,8 11,0 -28,9 16073 Chiuduno 10,2 10,0 10,9 -6,9 16084 Costa di Mezzate 5,9 6,0 8,4 -29,5 16114 Gorlago 9,2 9,3 9,1 0,4 16139 Montello 5,4 5,6 2,9 87,6 16189 San Paolo d'Argon 9,5 9,5 8,3 14,3 16194 Scanzorosciate 17,3 17,2 17,7 -2,7 16216 Torre de' Roveri 4,1 4,0 4,4 -8,3 pianura/collina est di Bergamo 100,0 100,0 100,0 0,0

Tabella 4 - San Paolo d'Argon nella grande Bergamo (Ambito 2)

Cod_Istat Comune popolazione famiglie superficie densità 16003 Albano S. Alessandro 7.539 2.898 5,28 1.428 16115 Gorle 5.887 2.370 2,41 2.443 16139 Montello 2.855 1.143 1,74 1.641 16160 5.437 2.073 3,55 1.532 16189 San Paolo d'Argon 5.070 1.918 5,07 1.000 16194 Scanzorosciate 9.178 3.496 10,78 851 16216 Torre de' Roveri 2.167 807 2,70 803 Ambito 2 "grande Bergamo" 38.133 14.705 31,5 1.209

16003 Albano S. Alessandro 19,8 19,7 16,7 18,1 16115 Gorle 15,4 16,1 7,6 102,0 16139 Montello 7,5 7,8 5,5 35,7 16160 Pedrengo 14,3 14,1 11,3 26,6 16189 San Paolo d'Argon 13,3 13,0 16,1 -17,3 16194 Scanzorosciate 24,1 23,8 34,2 -29,6 16216 Torre de' Roveri 5,7 5,5 8,6 -33,6 Ambito 2 "grande Bergamo" 100,0 100,0 100,0 0,0

9 Figura 3 - San Paolo nel Distretto

Figura 4 - San Paolo tra pianura e collina

FigFiguraura 5 - San Paolo nella grande Bergamo (A2)

10 La popolazione

Misurare i fenomeni richiede di collocarli in uno spazio e in un tempo determinato. In questa parte del lavoro, si è cercato di raccogliere quegli elementi informativi sui residenti, che potremmo definire strutturali. In fondo l’approccio analitico demografico classico, con i suoi tratti classificatori, ha per scopo quello di tratteggiare la morfologia di una comunità; a tal fine seleziona alcuni elementi semplici degli individui (sesso, età residenza, stato civile ecc.) intercettati attraverso la canonica fonte anagrafica, e ne ricerca le mutue relazioni.

Lo sviluppo della popolazione ha una forma contabile semplice; si spiega con l’algebra delle entrate per nascita e immigrazione e delle uscite per morte ed emigrazione.

Figura 6 – Movimenti demografici. San Paolo d’Argon 1988 - 2006

70 60 50 40 30 20 10 0 10 20 ogni mille residenti 30 40 50 60 70 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Nati Morti Immigrati Emigrati

11 L’andamento delle fondamentali variabili demografiche è riportato, nella figura, a partire dalla fine degli anni Ottanta.

Attraverso la figura vogliamo far notare come la crescita demografica nel periodo sia dovuta all’effetto congiunto del saldo positivo della natimortalità ma soprattutto dei flussi migratori; negli ultimi anni la crescita delle immigrazioni supera quella, pur sostenuta, delle emigrazioni di 10 punti su mille. Il risultato che emerge oggi, all’inizio del nuovo secolo, è che nascono e muoiono mediamente circa da 90 a 100 persone ed emigrano ed immigrano tra 550 e 600 cittadini, con un turn-over lordo di 640-700 residenti all’anno. Ogni anno San Paolo rinnova quasi il 15 per cento della propria popolazione, che quindi teoricamente ogni 3-4 anni vede dimezzarsi la parte stabile.

Sottolineiamo teoricamente, poiché è noto che i flussi migratori possono reiterarsi nel tempo, vale a dire può accadere che qualcuno possa allontanarsi da San Paolo per poi farvi ritorno e viceversa. Il valore di questo turn over che probabilmente può sorprenderci è nettamente superiore a quello provinciale (7,6 per cento circa) e conferma quindi un assetto molto dinamico della comunità sanpaolese.

Tale andamento viene evidenziato anche dall’analisi di lungo periodo; la figura 7 pone a raffronto la crescita del nostro Comune rispetto alla Provincia di riferimento - l’ampiezza della scala è omogenea (da 1 a 5) con un rapporto tra i due aggregati di 1 a

200 – e mostra come dagli anni 60 in poi (ma particolarmente dagli anni 90) San Paolo abbia mostrato un tasso di crescita decisamente superiore a quello provinciale, che pure

è stato tra i più significativi della Lombardia.

12 Figura 7 - Evoluzione demografica

5.000 1.000.000

4.500 900.000

4.000 800.000

3.500 700.000

3.000 600.000

2.500 500.000

2.000 400.000

1.500 300.000

1.000 200.000 1901 1911 1921 1931 1936 1951 1961 1971 1981 1991 2001

San Paolo d'Argon Provincia Se questa è l’immagine di lungo periodo dello sviluppo demografico possiamo soffermarci sulla dinamica più recente, quella relativa agli ultimi venti anni;

Figura 8 - San Paolo d'Argon. Andamento della popolazione 1987 - 2006

5.600 5.400 5.200 5.000 4.800 4.600 4.400 4.200 4.000 3.800 3.600 3.400 3.200 3.000 2.800 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Residenti al 31.12

13 la quale che ci mostra il regolare e costante incremento della popolazione, passata nel periodo da 3mila a 5mila abitanti.

La distribuzione della popolazione per classe di età è sinteticamente riportata attraverso la classica piramide di età, nella figura successiva.

Figura 9 - San Paolo d'Argon. Piramide delle età al 2007

85 e + 80 - 84 75 - 79 70 - 74 65 - 69 60 - 64 55 - 59 50 - 54 45 - 49 maschi 40 - 44 femmine 35 - 39 30 - 34 25 - 29 20 - 24 15 - 19 10 - 14 5 - 9 0 - 4 0 90 60 30 30 60 90 330 300 270 240 210 180 150 120 120 150 180 210 240 270 300 330 La ripresa della natalità è il tratto più evidente e significativo dei sanpaolesi: il riaprirsi alla base della piramide, dopo il restringimento degli anni precedenti, è eloquente. Così come la numerosità elevata nelle classi d’età 30-45, dove troviamo le coppie giovani con figli.

San Paolo mostra tutti i segni di una comunità giovane e dinamica; basti osservare i raffronti fra gli indici di struttura della popolazione riportati e spiegati alla tavola che segue.

14 Tabella 5 - Indici di struttura della popolazione. 1.1.2007

San Paolo Indice di: d'Argon Provincia

vecchiaia Iv P65 e oltre / P0-14 * 100 53,4 113,3 dipendenza Id (P65 e oltre + P 0-14 )/P15-64* 100 41,3 47,2 struttura Is P40 - 64 / P15 - 39 * 100 89,3 100,2 ricambio Ir P60 - 64 / P15 – 19 * 100 79,8 109,6

carico Ic P0 - 4 / Pf 15 – 44 * 100 31,9 25,8

Indici di dinamica demografica nel 2006

San Paolo Indice di: d'Argon Provincia

natimortalità In + Im Nati + morti / Ptot * 100 1,95 1,90 migrazione Ii + Ie Immigrati + emigrati / Ptot * 100 9,72 7,86 rotazione lorda Inm + Im Indice di natimortalità + migrazione 11,68 9,76

Indici di radicamento

San Paolo Indice di: d'Argon Zandobbio (1) residenzialità alla nascita Nati nel comune di residenza / Ptot 34,9 52,4

(1) il raffronto con la provincia non è possibile per mancanza di dati; si è optato per un comune vicino a San Paolo, Zandobbio, per omogeneità territoriale

Se ci spostiamo dalla osservazione dei fenomeni dei singoli individui a quelli relativi alle famiglie, possiamo per così dire “quasi entrare” tra le mura domestiche a vedere attraverso la figura n. 10, come sono diverse le famiglie: uomo giovane (<35 anni), adulto

(35-64 anni), anziano (65 anni e +), donna giovane, adulta, anziana, coppia giovane con figli (capofamiglia <35 anni), coppia adulta con figli (capofamiglia 35-64 anni), coppia anziana con figli (capofamiglia 65 anni e +) e coppia senza figli; coppia giovane senza

15 figli; coppia adulta senza figli, coppia anziana senza figli, padre con figli, padre giovane con figli, padre adulto con figli, padre anziano con figli, madre con figli, madre giovane con figli, madre adulta con figli, madre anziana con figli, altre situazioni.

Figura 10 – San Paolo d’Argon. Tipologia delle famiglie al dicembre 2007

madre anziana con figli madre adulta con figli1,7% uomo giovane (<35 4,1% anni) 4,3% madre giovane con figli Altre situazioni 1,2% 3,2% adulto (35-64 anni) padre anziano con figli 8,9% 0,5% padre adulto con figli anziano (65 anni e +) padre giovane con figli 2,5% 2,4% donna giovane 0,2% coppia anziana senza 1,4% figli adulta 5,6% 4,5% anziana coppia adulta senza figli 4,8% 7,8% coppia giovane con figli (cf <35 anni) coppia giovane senza 5,3% figli 3,3% coppia anziana con figli (cf 65 anni e +) 2,9% coppia adulta con figli (cf 35-64 anni) 35,3%

La frammentazione è notevole; è sufficiente guardare tutti gli spicchi della torta; ciononostante oltre 1/3 delle famiglie sono rappresentate da coppie adulte (il capofamiglia ha un’età compresa tra 35 e 64 anni) con figli.

Ad una determinata distribuzione della tipologia delle famiglie corrisponde una domanda potenziale di servizi; per bambini, per anziani, per adulti in difficoltà …

Certo, occorre una informazione precisa su questi aspetti. Lo faremo attraverso le matrici seguenti, che rappresenta una sintesi analitica molto interessante, la prima in valori assoluti, quella successiva in valori percentuali.

16 Tabella 6 - San Paolo d'Argond'Argon.. Residenti in famiglia per ampiezza e tipologiatipologia della famiglia

Valori assoluti dic-2007 Numero componenti Totale 1 2 3 4 5 6 7 o + famiglie componenti Unipersonale 512 512 512 uomo giovane (<35 anni) 83 83 83 adulto (35-64 anni) 172 172 172 anziano (65 anni e +) 47 47 47 donna giovane 28 28 28 adulta 88 88 88 anziana 94 94 94

Pluripersonale nucleare 459 452 338 97 19 3 1.368 4.255 coppia con figli 393 335 96 19 3 846 3.143 coppia giovane con figli (cf <35 anni) 63 28 11 1 103 362 coppia adulta con figli (cf 35-64 anni) 288 293 85 17 3 686 2.593 coppia anziana con figli (cf 65 anni e +) 42 14 1 57 188 coppia senza figli 326 326 652 coppia giovane senza figli 65 65 130 coppia adulta senza figli 152 152 304 coppia anziana senza figli 109 109 218 padre con figli 39 19 2 60 143 padre giovane con figli 3 3 6 padre adulto con figli 28 18 2 48 118 padre anziano con figli 8 1 9 19 madre con figli 94 40 1 1 136 317 madre giovane con figli 15 8 23 54 madre adulta con figli 49 28 1 1 79 191 madre anziana con figli 30 4 34 72

Altre situazioni 24 23 8 7 1 63 200

Famiglie in complesso 512 483 475 346 104 20 3 1.943 4.967

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Tabella 7 - San Paolo d'Argond'Argon.. Residenti in famiglia per ampiezza e tipologia della famiglia (%)

Valori percentuali dic-2007 Numero componenti Totale 1 2 3 4 5 6 7 o + famiglie componenti Unipersonale 26,35 26,35 10,31 uomo giovane (<35 anni) 4,27 4,27 1,67 adulto (35-64 anni) 8,85 8,85 3,46 anziano (65 anni e +) 2,42 2,42 0,95 donna giovane 1,44 1,44 0,56 adulta 4,53 4,53 1,77 anziana 4,84 4,84 1,89

Pluripersonale nucleare 23,62 23,26 17,40 4,99 0,98 0,15 70,41 85,67 coppia con figli 20,23 17,24 4,94 0,98 0,15 43,54 63,28 coppia giovane con figli (cf <35 anni) 3,24 1,44 0,57 0,05 5,30 7,29 coppia adulta con figli (cf 35-64 anni) 14,82 15,08 4,37 0,87 0,15 35,31 52,20 coppia anziana con figli (cf 65 anni e +) 2,16 0,72 0,05 2,93 3,78 coppia senza figli 16,78 16,78 13,13 coppia giovane senza figli 3,35 3,35 2,62 coppia adulta senza figli 7,82 7,82 6,12 coppia anziana senza figli 5,61 5,61 4,39 padre con figli 2,01 0,98 0,10 3,09 2,88 padre giovane con figli 0,15 0,15 0,12 padre adulto con figli 1,44 0,93 0,10 2,47 2,38 padre anziano con figli 0,41 0,05 0,46 0,38 madre con figli 4,84 2,06 0,05 0,05 7,00 6,38 madre giovane con figli 0,77 0,41 1,18 1,09 madre adulta con figli 2,52 1,44 0,05 0,05 4,07 3,85 madre anziana con figli 1,54 0,21 1,75 1,45

Altre situazioni 1,24 1,18 0,41 0,36 0,05 3,24 4,03

Famiglie in complesso 26,35 24,86 24,45 17,81 5,35 1,03 0,15 100 100 Fonte: elaborazioni SAT su Anagrafe Comune

Per esaminare il rapporto tra i servizi e le famiglie bisogna vedere quanto queste costituiscano ancora una rete di supporto e allora il dato del luogo di nascita può rappresentare un indicatore di relazioni familiari più o meno strette.

18 Figura 11 - Residenti per nascita

Estero; 676; 13% Dalla nascita; 1712; Resto Italia; 344; 7% 34% Resto regione; 230; 5%

Reimmigrati; 66; 1%

Resto provincia; 2068; 40%

Il 34 per cento di nativi non costituisce un valore elevato rispetto ad altre comunità dell’area, come Zandobbio con oltre il 52% (vedi tavola 5 a pagina 12). È vero che il 40 per cento proviene dalla provincia ma la rete di solidarietà quotidiana, quella che attiene al sostegno minuto tra famiglie, riguarda spazi fisici molto ravvicinati. Le indagini

ISTAT multiscopo sono illuminanti al riguardo e rappresentano la svolta nell’informazione statistica in campo sociale. Si passa infatti da un sistema informativo incentrato sui bisogni dell’amministrazione ad un’informazione statistica fortemente finalizzata all’elaborazione di politiche, tese a migliorare il benessere e l’integrazione sociale. Dal punto di vista delle relazioni familiari fondamentale è l’introduzione dell’indagine “uso del tempo”, che permette l’analisi della divisione dei ruoli nella famiglia, del diverso modo di rapportarsi al tempo e di organizzarlo da parte dei singoli componenti la famiglia. Grande importanza, in termini di interazione soggetti-famiglia, assumono gli approfondimenti sui bambini, sulle donne, sugli anziani e sui disabili,

19 analisi che permettono di cogliere legami tra struttura familiare, condizione di vita dei soggetti e reti di aiuto informale tra le famiglie, rafforzando la conoscenza sui legami e sulle differenze di genere e di generazione. E’ significativa al riguardo la tavola che segue, che riporta una stima sulla provincia di Bergamo.

Tabella 8 – Le relazioni parentali. Provincia di Bergamo. Anno 2000

Occasione in cui si prendono cura dei nipoti fino a 13 anni

Quando i Durante genitori Persone che impegni vogliono In hanno nipoti Mentre i occasio- uscire nel Durante i Quando il momenti non coabitanti genitori nali dei tempo periodi di bambino di emer- fino a 13 anni Mai lavo-rano genitori libero vacanza è malato genza Altro

53.472 16,1 24,0 22,2 6,0 8,3 8,0 14,7 0,7

Tornando alla nostra situazione, la lettura dei fenomeni migratori (non quelli di nascita) segnala un dato interessante al riguardo.

Figura 12 – Luogo di immigrazione

Trescore Balneario; Estero; 345 240 Bergamo; 220

Resto Italia; 341 Albano S.Alessandro; 204

Seriate; 195

Cenate Sotto; 153

Montello; 136 Carobbio degli Angeli; 86 Resto provincia; 1249 Gorlago; 82 Scanzorosciate; 69 Zandobbio; 64

20 Come si può notare il 40 per cento dei sanpaolesi non nativi provengono dai comuni contermini o molto vicini.

La dinamicità della comunità di San Paolo trova conferma anche dal recente fenomeno d’innovazione demografica: l’immigrazione di cittadini stranieri (extracomunitari e no) che registra 2 punti e mezzo in più rispetto all’area di riferimento.

Tabella 99-- San Paolo nel mondo

Cod_Istat Comune popolazione stranieri residenti quota stranieri

16003 Albano S. Alessandro 7.539 576 7,64 16018 Bagnatica 4.037 220 5,45 16042 Brusaporto 4.753 198 4,17 16055 Carobbio degli Angeli 4.151 561 13,51 16073 Chiuduno 5.399 558 10,34 16084 Costa di Mezzate 3.143 224 7,13 16114 Gorlago 4.885 419 8,58 16139 Montello 2.855 361 12,64 16189 San Paolo d'Argon 5.070 507 10 16194 Scanzorosciate 9.178 295 3,21 16216 Torre de' Roveri 2.167 73 3,37

pianura/collina est di Bergamo 53.177 3.992 86

Inoltre l’eterogeneità è notevole, anche se la comunità marocchina ne rappresenta oltre un terzo.

I cittadini di nazionalità non italiana (stiamo naturalmente parlando delle persone registrate all’anagrafe del comune) non sono solo in tanti a San Paolo, ma sono molto più giovani della comunità italiana; dunque, dietro l’angolo ci aspetta una stagione nuova, di forte scambio tra etnie, culture, tradizioni profondamente diverse.

21 Figura 13 – Stranieri per paese d’origine. San Paolo 2006

Altri Paesi 12,2% India Marocco 3,0% 26,8% Costa d'Avorio 3,6% Tunisia 4,9%

Senegal 7,5%

Romania Pakistan 7,7% 15,0%

Cina Rep. Popolare Albania 9,7% 9,7%

Figura 14 - Stranieri per classe d'età. San Paolo d'Argon 2006

85 e + 80 - 84 75 - 79 70 - 74 65 - 69 60 - 64 55 - 59 50 - 54 45 - 49 maschi 40 - 44 femmine 35 - 39 30 - 34 25 - 29 20 - 24 15 - 19 10 - 14 5 - 9 0 - 4

70 60 50 40 30 20 10 0 10 20 30 40 50 60 70

22 Le caratteristiche sociali della popolazione

A proposito di scuola e del futuro dei nostri residenti, sono interessanti i dati sulla scolarità che vedono San Paolo in posizione superiore alla media con i dati dell’area di confronto: al 2001 il 26 per cento dei cittadini sopra i 6 anni erano in possesso almeno del diploma di scuola media superiore; tra questi il 4,3 per cento risultavano laureati.

Nell’area di riferimento i valori ammontano rispettivamente al 24 e al 3,7 per cento.

È abbastanza ragionevole presupporre che questa situazione positiva della scolarità rifletta la dinamica demografica, vale a dire la popolazione relativamente più giovane.

Tabella 10 - Grado di istruzione. Su popolazione > 6 anni al 2001

Licenza Comune Elementare Licenza Media Diploma Laurea Berzo San Fermo 42,8 36,9 18,2 2,1 100,0 Bianzano 44,8 36,9 15,3 3,0 100,0 Borgo di Terzo 40,3 32,3 23,8 3,6 100,0 Carobbio d/A 39,3 38,6 18,7 3,4 100,0 Casazza 40,7 34,9 20,9 3,5 100,0 Cenate Sopra 40,5 37,8 18,2 3,5 100,0 Cenate Sotto 37,5 36,5 21,1 4,8 100,0 Endine Gaiano 39,3 36,2 21,0 3,5 100,0 Entratico 42,3 37,6 18,0 2,1 100,0 Gaverina Terme 42,5 37,0 16,8 3,7 100,0 Gorlago 39,2 38,7 18,7 3,4 100,0 Grone 49,6 33,4 15,2 1,7 100,0 Luzzara 34,3 38,9 22,7 4,2 100,0 Monasterolo d/C 42,4 35,7 18,9 3,1 100,0 Ranzanico 37,6 36,4 22,3 3,7 100,0 San Paolo d/A 34,8 39,4 21,6 4,3 100,0 Spinone al Lago 37,3 37,3 21,4 4,0 100,0 Trescore B. 38,8 33,5 22,7 5,0 100,0 Vigano S/M 45,4 34,5 17,4 2,7 100,0 Zandobbio 46,3 33,2 17,9 2,5 100,0 Totale Distretto 39,7 36,3 20,3 3,7 100,0

D’altra parte la dimensione rispetto al mercato del lavoro conferma la situazione positiva dei sanpaolesi. Le tabelle che seguono, col consueto limite per questi dati non aggirabile,

23 di riferirsi ad un tempo ormai lontano (Censimento 2001) sono esplicite: 59, 5 % gli occupati contro una media d’area del 51,7 %; 7,2 gli imprenditori e liberi professionisti contro a fronte del 6,6 nell’area.

I lineamenti economici di una comunità amministrata sono segnati per gran parte dalle caratteristiche individuali dei suoi abitanti in rapporto al mercato del lavoro. Alcuni indicatori ci consentono di disegnarne un profilo. Così il rapporto tra popolazione attiva e non, stigmatizza il peso della presenza sul mercato; il titolo di studio approssima il grado di investimento che le famiglie mettono in atto; il settore economico e la posizione professionale sono la risultante del processo d’incontro tra domanda e offerta, misurata attraverso quest’ultima. Per quanto possa sembrare paradossale, elementi di questi tipo su di una popolazione a livello comunale, sono un bene informativo scarso; infatti solo ogni dieci anni, in seguito alla rilevazione del Censimento della popolazione operata dall’ISTAT, possiamo avere un’analisi dettagliata della posizione di ciascun cittadino rispetto ad alcune variabili fondamentali, tra le quali appunto il lavoro.

Va anche ricordato come la distanza temporale del dato sia compensata dalla natura strutturale del fenomeno che lascia ad interpretazioni non congiunturali ma di medio periodo. Fatte queste dovute precisazioni possiamo osservare la tabelle che seguono.

Tabella 11 - Caratteristiche dell'occupazione.dell'occupazione. Censimento 2001

In cerca di Altra Comune Occupati lavoro Studenti Casalinghe Pensionati condizione Totale Berzo S/F 49,4 1,5 6,0 16,7 23,4 3,0 100,0 Bianzano 47,7 1,2 5,8 13,8 25,8 5,8 100,0 Borgo di Terzo 48,9 2,7 4,4 15,1 24,8 4,0 100,0 Carobbio d/A 53,1 1,7 5,2 17,4 18,6 4,1 100,0 Casazza 48,3 2,0 6,9 18,7 18,9 5,1 100,0 Cenate Sopra 54,7 1,8 5,3 17,9 16,0 4,3 100,0 Cenate Sotto 56,0 2,2 5,5 15,8 15,0 5,6 100,0 Endine Gaiano 46,0 1,7 4,3 19,6 21,7 6,7 100,0 Entratico 50,6 1,2 5,1 18,4 20,8 3,9 100,0

24 Gaverina Terme 46,6 4,9 5,5 14,6 24,5 3,9 100,0 Gorlago 53,0 1,9 5,2 16,3 19,0 4,7 100,0 Grone 47,1 1,7 3,5 19,3 21,6 6,8 100,0 Luzzara 53,0 1,3 7,0 15,0 20,1 3,5 100,0 Monasterolo d/C 48,1 1,8 4,1 17,9 20,3 7,8 100,0 Ranzanico 47,6 2,9 5,3 16,9 21,1 6,3 100,0 San Paolo d/A 59,5 2,2 5,7 15,7 14,3 2,6 100,0 Spinone al Lago 50,1 1,3 6,6 16,9 22,7 2,4 100,0 Trescore B. 52,1 2,0 6,0 15,6 20,1 4,2 100,0 Vigano S/M 47,1 3,3 4,5 19,4 22,9 2,8 100,0 Zandobbio 49,3 1,6 4,3 19,5 21,9 3,5 100,0

Totale Distretto 51,7 2,0 5,4 17,0 19,4 4,4 100,0

Tabella 12 - Caratteristiche dedegligli occupati. Censimento 2001

Imprenditori e liberi Lavoratori Soci di Comune professionisti in proprio cooperative Coadiuvanti Dipendenti Totale Berzo S/F 5,2 19,5 0,2 4,3 70,8 100,0 Bianzano 2,9 13,0 0,5 1,0 82,6 100,0 Borgo di Terzo 4,5 15,5 0,3 1,1 78,7 100,0 Carobbio d/A 7,1 14,1 1,3 2,6 74,9 100,0 Casazza 7,0 17,9 0,8 2,2 72,2 100,0 Cenate Sopra 6,1 17,1 0,9 2,1 73,7 100,0 Cenate Sotto 9,0 18,1 1,0 1,5 70,4 100,0 Endine Gaiano 6,2 17,0 0,7 3,1 73,0 100,0 Entratico 5,4 15,4 0,8 1,6 76,8 100,0 Gaverina Terme 6,6 10,8 1,1 0,8 80,7 100,0 Gorlago 4,6 13,3 0,5 2,5 79,2 100,0 Grone 9,4 16,8 1,0 3,0 69,7 100,0 Luzzara 6,9 16,6 1,2 4,5 70,8 100,0 Monasterolo 5,7 16,9 0,8 2,9 73,7 100,0 Ranzanico 5,1 19,8 2,4 3,1 69,5 100,0 San Paolo d/A 7,2 14,0 0,7 2,9 75,2 100,0 Spinone al Lago 4,5 22,3 0,8 2,0 70,4 100,0 Trescore B. 7,6 15,2 1,1 2,9 73,2 100,0 Vigano S/M 4,2 13,0 0,2 2,0 80,5 100,0 Zandobbio 7,4 13,4 0,6 1,4 77,2 100,0

Totale Distretto 6,6 15,6 0,9 2,5 74,5 100,0

I tradizionali rapporti socioeconomici su realtà territoriali a livello comunale o di bacini contenuti, nell’affrontare le dimensioni del mercato del lavoro si preoccupavano di

25 considerare il cosiddetto bilancio occupazionale; vale a dire il rapporto tra occupati e posti di lavoro presenti. Non sembra opportuno, all’inizio del terzo millennio, di fronte ai fenomeni di globalizzazione porsi l’obiettivo analitico, un po’ angusto di autocontenimeto dell’occupazione; se mai va visto con attenzione positiva la formazione di un mercato del lavoro basato su “reti lunghe”. La lettura della struttura produttiva va quindi sviluppata a partire da attenzioni su: (i) dinamica in termini di contenuto tecnologico delle attività; (ii) competitività in termini di potenziale scambio commerciale. Se per il primo aspetto possiamo ricorrere a dati a livello comunale del registro imprese della camera di commercio, ciò non è possibile per le dinamiche di export.

Prima di trattare però i dati raccolti, volevamo riportare una breve considerazione che nasce da alcuni aspetti legati ai vissuti personali del lavoro.

Se solo provassimo a leggere tra le righe ciò che ci diciamo in occasioni informali e ne ricercassimo una storia che affiora per brevi cenni, troveremmo le svariate modulazioni che si danno, e non ce ne accorgiamo, tra una organizzazione e i propri componenti; il lavoro non è solo ciò che facciamo ma anche come lo facciamo. Lavorare, ad esempio, per mesi intorno a una macchina perché occorre che alla fine funzioni proprio come se lo aspetta chi l’ha commissionata, richiede una tecnica e una esperienza individuale particolare, ma anche un coordinamento sapiente di chi vi lavora insieme. Allora l’organizzazione, che porta con sé una inevitabile carica coercitiva - “bisogna” - assume i contorni più morbidi di un obiettivo comune, finisce per proteggere il nostro lavoro.

Non è difficile intravedere che ogni pezzo “finito” che esce dal cancello di un’azienda porta con sé una parte del proprio lavoro; tanto più che poi queste macchine vanno un po’ ovunque, utili a costruire un mare di cose. Incorporerà, a ben pensarci, il progetto e

26 quindi le idee di chi l’ha costruita; dalla corretta scelta dei materiali e dalla coerenza dell’assemblaggio delle parti dipenderà il buon funzionamento, ma la soddisfazione del cliente sarà anche frutto di quell’intreccio di domande e risposte intercorse tra fornitore e cliente nella fase di ideazione e progettazione. “Ho un problema...”; inizia quasi sempre così la telefonata tra di loro. La tecnologia allora esce dal campo fascinoso e oscuro della scatola nera per assumere i caratteri familiari delle grane quotidiane, dei

“colli di bottiglia” da superare.

Il progresso incessante delle innovazioni tecnologiche e organizzative - che riguardano sia le attività industriali che quelle dei servizi – caratterizza ormai le aree più sviluppate dei Paesi industrializzati e comporta una contrazione dei cicli economici. La domanda di lavoro richiede nuove competenze e caratteristiche professionali dei lavoratori. Il sistema dell’istruzione è pressato da due esigenze diverse: fornire capacità e conoscenze generali che consentano agli individui di destreggiarsi sul mercato del lavoro; fornire competenze specifiche che rispondano alla domanda di breve termine del sistema produttivo. I caratteri innovativi di questa domanda sono indagati in modo frammentario; se a un livello generale manca una sintesi in tal senso, a livello locale non si trovano neppure le informazioni elementari di base.

Il mercato del lavoro

La nostra ricognizione cerca di dare un contributo in questa direzione, non senza avere prima collocato il territorio indagato nel contesto economico e territoriale più ampio.

Il mercato del lavoro a livello provinciale

Al riguardo ci affideremo alle considerazioni dell’ultimo rapporto annuale che l’IRS produce per la CCIAA da ormai quasi venti anni.

27 “La provincia di Bergamo anche nel 2007 si distingue per avere un ’industria nel complesso più dinamica della media italiana. Il differenziale di crescita della produzione industriale continua difatti ad ampliarsi e, anche se ci sono segnali di rallentamento, l’attività produttiva in provincia di Bergamo resta in espansione, con tassi non trascurabili, mentre in Italia si osserva una stabilizzazione molto più marcata. La migliore performance dell’industria bergamasca rispetto a quella nazionale può essere ricondotta ad una struttura produttiva più orientata verso quei settori che si stanno dimostrando più dinamici della media, ma anche ad un maggiore dinamismo in generale. Confrontando la performance settoriale dell’industria bergamasca con quella italiana, infatti, si osserva come in molti casi la prima stia registrando andamenti più brillanti. Non è quindi solo un effetto composizione a spiegare l ’ampliamento del differenziale di crescita. Questo è un buon segnale di una diffusa salute del sistema produttivo bergamasco, che cresce di più perché è in generale più vivace e non solo perché ha la fortuna di essere più specializzato nei settori in espansione. Il picco del ciclo, comunque, è stato superato anche a Bergamo: il ritmo della crescita sta rallentando, e la sua diffusione tra i settori è in deterioramento. Si rilevano inoltre alcune differenze a seconda della dimensione delle imprese: quelle grandi stanno infatti registrando delle contrazioni nei livelli produttivi, mentre quelle di dimensioni inferiori continuano ad evidenziare incrementi dell’attività a tassi non trascurabili. Gli indicatori, comunque, segnalano per l ’industria della provincia di Bergamo un ’evoluzione a breve non deludente. Il ciclo industriale appare in tenuta, anche se con minor vigore rispetto al passato, e anche le prospettive restano improntate ad una sostanziale fiducia. In particolare, le imprese manifatturiere bergamasche mostrano aspettative più ottimiste sulla domanda estera, anche quando il tasso di cambio ha cominciato a manifestare un intenso rafforzamento. Al momento non è ancora chiaro se questo rafforzamento del cambio sia stato interamente colto al momento delle rilevazioni o se, piuttosto, la tenuta delle aspettative sia da attribuire a prospettive più favorevoli circa la domanda, che in alcune aree (paesi asiatici, ma anche Russia) potrebbe dimostrarsi particolarmente brillante, in grado di compensare, almeno in parte, la perdita di competitività di prezzo. O ancora, le imprese della provincia di Bergamo potrebbero dare più peso che in

28 passato ai fattori di competitività non di prezzo, essendo stati interessati da processi, non indolori, di ristrutturazione negli ultimi anni. In conclusione, Bergamo si conferma una provincia dinamica, anche se con un tasso di creazione di nuove imprese manifatturiere negativo. Ciononostante, sulle prospettive a breve pesano le incertezze che gravano anche sul resto dell’economia italiana. I dati relativi alle esportazioni bergamasche, lombarde ed italiane mostra una forte vivacità e questo è vero in modo particolare per la provincia di Bergamo che continua ad essere un volano dell’economia italiana. Ancora più rilevante è il fatto che anche il saldo normalizzato sia positivo (contrariamente a quanto accade a quello italiano e, soprattutto, lombardo). Il peso delle esportazioni provinciali su quelle regionali e nazionali resta invece stabile. Il tessile continua a perdere terreno, infatti la variazione delle esportazioni rispetto allo scorso anno è negativa; altri settori (alimentare, chimico, gomma-plastica e dei prodotti in metallo) crescono più che per Lombardia e Italia, ma è la metallurgia a registrare i tassi di crescita maggiori (28,3%). Per quanto riguarda i partner commerciali, tornano ad accelerare le esportazioni verso la Germania (+12,8%), mentre l ’India si rivela il mercato a più rapida crescita (+41,6%), seguito dalla Polonia con il 32,2%. Le esportazioni verso il mercato cinese subiscono una consistente battuta di arresto: a fronte di un aumento nel valore esportato del 20% registrato lo scorso anno, quest’anno la crescita rallenta fino a valori prossimi allo zero. I dati relativi al mercato del lavoro continuano a riflettere il buon andamento dell’economia provinciale. Anche nel 2006 il tasso di disoccupazione scende, assestandosi al 3%. La diminuzione della disoccupazione è però dovuta soprattutto alla stabilità del tasso di attività piuttosto che all’aumento dell’occupazione. L’aspetto più critico del mercato del lavoro bergamasco rimane la scarsa capacità di occupazione femminile: Bergamo è infatti la provincia lombarda con il più basso tasso di attività e occupazione femminile.”

E’ noto come il problema principale nell’analisi del mercato del lavoro sia quello di cogliere la domanda effettiva del sistema delle imprese, in particolare quella di prospettiva. Partiremo pertanto, così come abbiamo fatto per l’offerta di lavoro, da una

29 sintesi evolutiva relativa all’area di riferimento, in questo caso ci riferiremo alla circoscrizione per l’impiego.

Il mercato del lavoro nella circoscrizione dell’impdell’impiegoiego

Considerando l’evoluzione nel periodo più recente del sistema delle imprese per circoscrizione territoriale dell’impiego, si nota come al forte sviluppo del “sistema locale” appena citato si contrappone la stazionarietà delle aree delle Valli Seriana e Brembana (e in misura minore, dell’Alto Sebino): un saldo di poche decine di unità nello stock di imprese registrate – comprese forme giuridiche e d’impresa “sulla carta”, come le immobiliari su beni propri o le società finanziarie – significa di fatto una contrazione della base imprenditoriale attiva. È probabile che la crescita continua delle imprese individuali nell’edilizia, che in tutte le circoscrizioni ha contribuito positivamente alla tenuta del sistema economico, rifletta anche, in misura difficile da quantificare, un incremento di prestazioni d’opera dotate di scarsa autonomia contrattuale e riconducibili a forme di lavoro subalterno “con partita IVA”. Gli squilibri territoriali nel tessuto economico della provincia si sono tuttavia acuiti nel corso degli ultimi anni. Si conferma un generale rallentamento delle aree montane e un maggior dinamismo della fascia pedemontana e delle aree della pianura, soprattutto sul “versante est” del territorio bergamasco, dove appunto si trova San Paolo e la circoscrizione di riferimento

(Trescore) ove si registra l’incremento complessivo più elevato: +5,0 %%..

Tabella 13 - Variazione % delle imprese. 2006/2004

Servizi Circoscrizione per Pubblici alle Servizi Servizi l'impiego Agricoltura Industria Edilizia Commercio esercizi imprese collettivi personali N.C. TOTALE Albino -2,60 -4,10 1,20 0,70 2,20 3,60 8,30 1,10 3,80 0,50 Bergamo 0,60 0,30 6,20 -1,40 5,20 8,30 10,40 2,30 1,10 3,30 -0,90 -0,30 4,60 -1,00 -2,50 3,20 16,70 -3,70 11,90 1,40 -1,20 0,50 4,60 1,90 1,80 8,60 39,10 1,10 9,60 3,30

30 -0,50 1,90 4,90 -2,50 2,30 8,70 0,00 6,20 2,20 2,70 Ponte S. Pietro 3,60 0,40 4,60 2,80 4,00 8,60 20,50 3,00 4,30 4,00 -1,30 -1,90 7,30 -0,70 12,90 11,50 18,80 2,70 1,10 3,80 Trescore Balneario 1,70 1,90 8,00 2,20 3,10 9,40 3,70 4,80 5,30 5,00 -1,40 -0,90 7,70 0,40 0,00 9,10 20,50 4,00 11,30 3,80 -3,10 -1,70 6,30 -1,60 -0,80 1,70 -2,90 3,70 -0,50 1,00 Totale provincia -0,70 -0,50 5,70 -0,10 2,70 7,80 12,70 2,50 4,00 3,00

Attraverso le figure 16 e 17 che seguono si vuole segnalare la dinamica di medio e lungo periodo, dal 1971 al 2001, a San Paolo e nell’area di Trescore, in termini di occupazione: addetti alle unità locali secondo i censimenti, in complesso e nelle attività manifatturiere.

Figura 15 - San PaoloPaolo.. Evoluzione ststrutturaruttura produttiva. AddettAddettii alle unità lolocali.cali. 1971 e 2001

Altri servizi pubblici, sociali e personali

Sanità e altri servizi sociali

Istruzione

Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria

Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, altre attività professionali e imprenditoriali

Intermediazione monetaria e finanziaria

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 2001 Alberghi e ristoranti 1971 Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di auto, moto e di beni personali e per la casa

Costruzioni

Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua

1973 Attività manifatturiere

Estrazione di minerali

Pesca, piscicoltura e servizi connessi

Agricoltura, caccia e silvicoltura 0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 500 550 600 650 700 750 800 850 900

31 Figura 16 – Ambito Trescore.Trescore.EvoluzioneEvoluzione struttura produttiva.Addettproduttiva.Addettii alle unità locali.locali.19711971 e 2001

Altri servizi pubblici, sociali e personali

Sanità e altri servizi sociali

Istruzione Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, altre attività professionali e imprenditoriali Intermediazione monetaria e finanziaria

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 2001 Alberghi e ristoranti 1971 Commercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di auto, moto e di beni personali e per la casa Costruzioni

Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua

Attività manifatturiere

Estrazione di minerali

Pesca, piscicoltura e servizi connessi

Agricoltura, caccia e silvicoltura

0 1000 2000 3000 4000 5000 6000 7000 8000 9000

Nello specifico nelle figure 18 e 19 si riporta la dinamica del settore manifatturiero:

Figura 17 - San PaoloPaolo.. Evoluzione manifatturemanifatture.. AddettiAddetti alle unità locali. 1971 e 2001

Altre industrie manifatturiere

Fabbricazione di mezzi di trasporto

Fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche ed ottiche Fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici, compresi install.,montaggio, riparaz. e manut.

Produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo

Fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi

Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 2001 1971 Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali

Fabbricazione di coke, raffinerie di petrolio, trattamento di combustibili nucleari Fabbricazione della pasta-carta, della carta e dei prodotti di carta; stampa ed editoria Industria del legno e dei prodotti in legno

Industrie conciarie, fabbricazione di prodotti in cuoio, pelle e similari

Industrie tessili e dell'abbigliamento

Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco

0 100 200 300 400 500 600 700 800 900

32 Figura 18 – Ambito di Trescore. Evoluzione manifatturemanifatture.. AddettiAddetti alle unità locali. 1971 e 2001

Altre industrie manifatturiere

Fabbricazione di mezzi di trasporto

Fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche ed ottiche Fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici, compresi install.,montaggio, riparaz. e manut.

Produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo

Fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi

Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 2001 1971 Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali

Fabbricazione di coke, raffinerie di petrolio, trattamento di combustibili nucleari Fabbricazione della pasta-carta, della carta e dei prodotti di carta; stampa ed editoria Industria del legno e dei prodotti in legno

Industrie conciarie, fabbricazione di prodotti in cuoio, pelle e similari

Industrie tessili e dell'abbigliamento

Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco

0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800

I dati messi a disposizione a inizio 2007 di ASIA unità locali (Archivio Statistico delle

Imprese Attive) da parte di ISTAT consente una stima attendibile e dettagliata degli addetti alle unità locali d’impresa – con l’esclusione del settore pubblico e del non profit

– nella media dell’anno 2004. Il confronto con il corrispondente dato censuario al 2001, sempre al netto del settore pubblico, va preso con cautela date le differenze di impostazione delle due rilevazioni. Il 2004 è stato anche un anno difficile, dal punto di vista del ciclo economico, e complicato, per la regolarizzazione del lavoro degli stranieri.

Qui si propone una breve analisi delle unità locali e degli addetti, cioè i “posti di lavoro” in provincia confrontati con l’area approssimata dal bacino del Centro per l’impiego di

Trescore.

33 A fine 2004 le unità locali di impresa in provincia di Bergamo sono 90.972 e occupano

380.888 addetti (dipendenti o indipendenti). Ben più della metà delle unità locali (il

54,6%) ha un solo addetto ed è, quindi, in linea di massima composta da singoli lavoratori autonomi. La quota di micro-imprese è più alta nella circoscrizione di

Bergamo (57,2%), per la concentrazione nel capoluogo di attività professionali e imprenditoriali e di servizi, anche avanzati, svolti da consulenti e figure simili, e vicina alla media provinciale nella nostra area (53,3). Il peso occupazionale delle micro-imprese

è ovviamente ridotto ed equivale a meno del 12% dei posti di lavoro presenti nella circoscrizione di Trescore. Le unità locali con un numero di addetti tra 2 e 10 (il 38,7% sul totale delle imprese) impiegano il 30% degli addetti totali. Oltre i 9 addetti, invece, la piramide delle unità locali per classe dimensionale si assottiglia con il 7,2% tra i 10 e 49 addetti e meno dell’1% oltre i 50 addetti. In termini di quota occupazionale, tuttavia, le classi intermedie equivalgono a quasi un terzo (31,6%) dell’occupazione complessiva e le imprese maggiori (con 50 addetti e oltre) offrono lavoro al 26,4% degli addetti totali.

TabeTabellalla 14 - Addetti alle Unità locali (media annua 2004) per classe di addetti

Circ.ne per l'impiego Trescore B. 1 add. 2-9 add. 10-19 add 20-49 add > 50 add Totale Unità locali 2.171 1.574 188 106 33 4.072 Addetti 2.148 5.339 2.434 3.177 4.700 17.798 Unità locali % 53,3 38,7 4,6 2,6 0,8 100,0 Addetti % 12,1 30,0 13,7 17,9 26,4 100,0

Totale provincia Unità locali 49.657 34.933 3.854 1.667 861 90.972 Addetti 49.149 119.812 50.899 49.988 111.041 380.889 Unità locali % 54,6 38,4 4,2 1,8 0,9 100,0 Addetti % 12,9 31,5 13,4 13,1 29,2 100,0

La distribuzione settoriale di unità locali e addetti mette in evidenza le differenti specializzazioni e vocazioni del nostro territorio in raffronto alla provincia di Bergamo e,

34 in modo approssimato, l’evoluzione complessiva tra il 2001 e il 2004. Per quanto concerne le unità locali, la densità imprenditoriale al 2004 è maggiore nell’edilizia - 1.012 unità locali pari al 24,9% (19,8 in provincia); e minore nei servizi alle imprese - trasporti, servizi finanziari, informatici e professionali – 924 pari al 22,7% (27,1, primi in provincia). Segue l’industria in senso stretto - estrattiva, manifatturiera e nel settore energia, gas e acqua - 674 unità locali per il 16,6% sul totale (15,8 in provincia).

Tabella 15 - Unità locali di impresa e addetti per settore di attività economica

Servizi Circ.ne per l'impiego Pubblici alle Servizi Servizi Trescore B. Industria Edilizia Commercio esercizi imprese collettivi personali TOTALE Unità locali 674 1.012 938 190 924 136 198 4.072 Addetti 8.412 2.871 2.339 595 2.808 321 452 17.798 Unità locali % 16,6 24,9 23,0 4,7 22,7 3,3 4,9 100,0 Addetti % 47,3 16,1 13,1 3,3 15,8 1,8 2,5 100,0

Totale provincia Unità locali 14.362 18.027 21.002 4.699 24.642 3.860 4.378 90.970 Addetti 158.887 54.264 57.792 14.736 74.435 10.981 9.785 380.880 Unità locali % 15,8 19,8 23,1 5,2 27,1 4,2 4,8 100,0 Addetti % 41,7 14,2 15,2 3,9 19,5 2,9 2,6 100,0 Rispetto alla situazione registrata nel Censimento 2001 si verifica un aumento di peso relativo delle unità locali dei servizi alle imprese (+ 1,34%), ma non del commercio (-

0,78%) e una contrazione dell’industria (-0,66%), ma non dell’edilizia (+0,11). A questo livello le specificità territoriali si confermano, attenuandosi rispetto al 2001.

La distribuzione degli addetti vede ancora prevalere l’attività industriale: 8.412 addetti medi nel corso del 2004 pari al 47,3% del totale. Il peso relativo si riduce però sensibilmente rispetto al Censimento del 2001 dove l’industria pesava il 51,1%. Pur con i limiti di disomogeneità del confronto, si può dire che l’industria ha perso nell’arco di circa tre anni solo 160 addetti (-3,88% in termini relativi). L’edilizia ha più che compensato lo snellimento occupazionale dell’industria: con 529 addetti (autonomi o dipendenti) valeva al 2004 il 24,9% dell’occupazione nelle imprese private contro il

35 24,1% del 2001. Sono oltre mille gli addetti in più rispetto al censimento del 2001 (1.036 per l’esattezza. I saldi di tutti i settori dei servizi sono in progresso rispetto al 2001 con solo lievi scostamenti nella distribuzione percentuale (il dato degli addetti ai servizi collettivi, in pratica sanità e istruzione private, va considerato col beneficio del dubbio per possibili problemi di classificazione di imprese o istituzioni nonprofit nel settore).

Una parte significativa della crescita dei servizi alle imprese, in senso proprio (logistica e trasporti, finanza, marketing, ICT, ecc.) e nel settore del commercio all’ingrosso, è presumibilmente funzione dei processi di sviluppo e outsourcing delle imprese industriali. Il settore dei pubblici esercizi – bar, ristoranti, alberghi – testimonia anche la poca rilevanza locale dei servizi per l’ospitalità e il turismo che invece contano al 2004 in provincia oltre 14.700 addetti con un aumento medio sul censimento 2001 del 13,9%.

Quello che ora vogliamo indagare sono i fenomeni legati alla dinamica della struttura produttiva, anche in considerazione dei mutamenti sempre più veloci del paradigma economico che vedrà in futuro il prevalere di quelle aree territoriali in grado di conquistarsi posizioni di vantaggio competitivo.

Al proposito si è fatto ricorso ai dati desunti dal registro delle imprese della camera di commercio, cercando di ricostruire una serie storica significativa della variazione del numero di imprese per contenuto tecnologico delle stesse.

La classificazione delle imprese per contenuto tecnologico fa riferimento al fatto che tra gli studiosi e i policy makers è sempre più riconosciuto il ruolo ricoperto dalla produzione, la trasformazione e lo sfruttamento delle conoscenze nel determinare il successo economico, la competitività industriale e la crescita dell’occupazione. È la stessa Commissione Europea che ha posto il rafforzamento dell’innovazione tra i pilastri della propria strategia con l’obiettivo di far divenire l’Unione Europea l’economia

36 fondata sulla conoscenza più competitiva e più dinamica del mondo entro la fine del decennio (Consiglio Europeo di Lisbona, marzo 2000). Tutto ciò avendo identificato proprio nel ritardo nell’innovazione la spiegazione degli insufficienti risultati delle economie europee in materia di produttività. L’evoluzione del concetto di innovazione implica però che le politiche dell’innovazione non devono concentrarsi esclusivamente sulla relazione tra innovazione e ricerca. Oltre alla nozione di innovazione tecnologica, che designa l’innovazione derivata dalla ricerca, si può poi parlare anche di innovazione organizzativa o relativa ai modelli commerciali, riconoscendo che nuovi modi di organizzare il lavoro in settori quali la gestione delle forze lavoro, la distribuzione, il finanziamento o la produzione possono avere un influsso positivo sulla competitività.

Oppure anche di innovazione stilistica e commerciale, come espressione dell’innovazione in settori come il design e il marketing.

Con il termine innovazione solitamente si identificano congiuntamente la creazione e lo sfruttamento economico di nuovi prodotti destinati tanto a mercati di beni intermedi quanto a mercati di beni finali. L’innovazione si distingue dalla semplice attività inventiva nella quale lo scopo conoscitivo è prevalente rispetto all’obiettivo dell’utilizzazione economica. In termini generali si può parlare di innovazione sia con riguardo alla tecnologia, che all’ organizzazione dell’impresa. Se la definizione di innovazione e di impresa innovativa non presenta particolari difficoltà dal punto di vista teorico, sicuramente più arduo è il compito di identificare quali sono le imprese effettivamente innovative nella realtà.

È utile ricordare brevemente la definizione e le più recenti tassonomie dell’attività innovativa per poi circoscrivere con maggiore precisione l’obiettivo di queste considerazioni. Innanzitutto l’innovazione può essere di prodotto o di processo, dove per

37 innovazione di prodotto si intende la creazione di nuovi prodotti o servizi, mentre per innovazione di processo si intende l’introduzione di metodi di produzione più efficienti in grado di ridurre il costo di produzione di beni esistenti. La linea di demarcazione fra i due tipi di innovazione non sempre è tracciabile in modo chiaro, infatti un prodotto nuovo di un’impresa può rappresentare l’occasione di adozione di un nuovo processo per un’altra impresa. La tassonomia più esaustiva delle forme di innovazione tecnologica distingue fra innovazione radicale, incrementale, architettonica e modulare.

Tornando ai fenomeni in sede locale, ove le informazioni sono naturalmente circoscritte, abbiamo al proposito fatto ricorso ai dati desunti dal registro delle imprese della camera di commercio, cercando di ricostruire una serie storica significativa della variazione del numero di imprese per contenuto tecnologico delle stesse.

La figura mostra come risultino stabili le imprese a medio-alto contenuto tecnologico.

Ciò lascia ben sperare per il prossimo futuro di San Paolo.

Figura 19 – Evoluzione delle manifatture per contcontenutoenuto tecnologico. San Paolo 20012001---20072007

80

70

60

50

40

30

20

10

0 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007

Medio-alto Medio-basso

38

39 Benessere e tenore di vita

Rimane il compito, al termine di questo primo rapporto, di riportare alcune considerazioni che verranno meglio sviluppate in sede di redazione di Piani dei Servizi.

Ci pare comunque significativo avviare una apertura del tema, anche perché attende di essere affrontato coerentemente con gli obiettivi del Piano di Zona d’area, ex-lege

328/2000. Compito dell’amministrazione pubblica, in particolare la municipalità, è quello di favorire il benessere dei cittadini; questo rimanda al tema essenziale dello stabilire un livello minimo di soddisfazione, che a sua volta potrebbe essere identificato attraverso il «tenore di vita» a cui il cittadino aspira. Il tenore di vita non attiene solamente al possesso di beni, ma riguarda ciò che siamo in grado di realizzare attraverso abilità e capacità. Il miglioramento del tenore di vita così concepito provoca, a San Paolo come altrove, una crescita costante ed inesorabile nella domanda di servizi sociali. Ogni cittadino, infatti, mano a mano guadagna una situazione di progressivo benessere, aumenta il proprio livello di consapevolezza rispetto al grado di benessere sociale.

Il problema allora non è solo quello di disegnare un sistema di protezione sociale meno costoso e perciò più accettabile dai contribuenti. La vera sfida consiste nell’escogitare modelli di fornitura dei servizi che mostrino un grado elevato di solidarietà nei confronti di cittadini in stato di bisogno e, congiuntamente, siano dotati di sistemi di incentivi idonei a stimolare la loro autonomia; che stimolino la presenza di una pluralità di fornitori, così da consentire l’instaurarsi di meccanismi competitivi e garantire ragionevoli margini di scelta dei cittadini e, nel contempo, assicurino una elevata efficienza produttiva.

40 Per procedere in questa direzione occorre effettuare una ricognizione dettagliata dei servizi sulla scorta di una tipologia degli stessi, il risultato della quale sarà riportato su di una matrice sintetica.

Tali informazioni verranno messe a confronto con i dati emergenti da due fonti principali:

1. l’analisi dei bilanci comunali, nella fattispecie della spesa sociale sostenuta dalle municipalità negli ultimi anni; 2. l’elaborazione dei dati raccolti dall’ufficio di piano dell’ambito territoriale di riferimento (L 328/2000), in particolare delle schede economico-finanziarie, la cui compilazione è prevista per l’assolvimento del cosiddetto «obbligo informativo» previsto dalla Regione Lombardia.

La propensione delle municipalità alla spesa sociale

La spesa municipale rappresenta il costo che un Comune sostiene per tutte le azioni redistributive. Qui si propone una particolare attenzione alla spesa sociale. Se in senso lato ricadono nella spesa sociale le voci relative a sanità, istruzione, previdenza e servizi sociali, noi indagheremo in modo particolare su questi ultimi. Non è da trascurare in questo contesto il processo di ridefinizione che essi stanno subendo da quando è entrata in vigore la legge quadro di riforma (328/2000).

La fonte più attendibile per l’esame della spesa sociale, è costituita dai bilanci del

Comune, anche in considerazione della sua rinnovata centralità nelle azioni di produzione dei servizi per i cittadini ed inoltre del fatto che nei bilanci transitano anche significative quote della spesa per funzioni delegate degli enti sovraordinati; in particolare nel nostro caso la Comunità Montana.

Nell’ambito della contabilità municipale, la parte delle spese è ordinata gradualmente in titoli, funzioni, servizi e interventi. Tra i servizi rivestono importanza particolare in questo periodo i servizi sociali, che nel conto consuntivo di bilancio sono cinque: (1)

41 asilo nido, servizi per l’infanzia e minori; (2) prevenzione e riabilitazione; (3) residenze e ricoveri per anziani; (4) assistenza, beneficenza pubblica, servizi alla persona; (5) necroscopico e cimiteriale.

Per la nostra analisi della spesa sociale si escluderà per motivi intuitivi il quinto.

L’utente dei servizi

In Italia si avverte ancora la carenza di informazioni strutturate relative alla dimensione economica dei servizi sociali. L’aggregato di spesa per residente (desumibile dall’analisi di bilancio), necessario per il dimensionamento e la sostenibilità della stessa non risulta del tutto soddisfacente; occorre conoscere o stimare la spesa sociale ad utente, il fruitore dei servizi. Per ottenere tale stima si farà riferimento a quanto più sopra già anticipato: ai dati raccolti dall’ufficio di piano dell’ambito territoriale di riferimento (L 328/2000).

Tale dato, pur non costituendo ancora un indicatore della domanda complessiva, riferendosi solo alla domanda soddisfatta, consente comunque di accostare l’indicatore di spesa in relazione all’utenza servita.

42 Figura 20 - Composizione spese correnti. San Paolo d'Argon. Media 20042004---2006.2006. Totale 542 euro

nel settore sociale. € 49 riguardanti la gestione generali di del territorio e amministrazione, dell'ambiente. € 73 gestione e controllo. € 220 nel campo della viabilità e dei trasporti. € 60 nel campo turistico € 0 nel settore sportivo e ricreativo. € 9 di polizia locale. € 19 relative alla cultura ed ai beni culturali. € 18

di istruzione pubblica. € 93

Figura 21 - Composizione spese correnti. Ambito Trescore.Trescore. Media 20042004---2006.2006. Totale 556767 euro

nel settore sociale. € 64

riguardanti la gestione generali di del territorio e amministrazione, dell'ambiente. € 81 gestione e controllo. € 232

nel campo della viabilità e dei trasporti. € 48 nel campo turistico € 2 nel settore sportivo e di polizia locale. € 23 ricreativo. € 19 relative alla cultura ed ai beni culturali. € 13 di istruzione pubblica. € 81

.

43 Figura 22 - Andamento della spesa corrente socialesociale e complessiva. San Paolo d'Argon 199199888–––20062006

60 600

55 550

50 500

45 450

40 400

Spesa sociale Spesa 35 350 spesa complessiva spesa

30 300

25 250

20 200 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Spesa sociale (escluso cimiteriale) Spesa complessiva

Figura 23 - Andamento della spesa corrente sociale e complessiva. Ambito Trescore 199199888–––20062006

60 800

57 760

54 720

51 680

48 640

45 600

Spesa sociale Spesa 42 560 spesa complessiva spesa 39 520

36 480

33 440

30 400 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Spesa sociale (escluso cimiteriale) Spesa complessiva

44 Allegati

La trasformazione fondiaria brevemente accennata in apertura di questo rapporto, costituisce, a giudizio di chi scrive, un evento di grande rilevanza i cui effetti determinano a tutt’oggi tratti rilevanti del comune di San Paolo. L’affidamento in proprietà a oltre 100 famiglie, all’inizio del secolo scorso, di una quota rilevante del patrimonio fondiario, lascia ipotizzare uno sviluppo dell’evoluzione fondiaria con caratteristiche distintive rispetto anche solo al territorio circostante. La decisione di riportare in allegato alcuni stralci di tale vicenda vuole stimolare un progetto di studio, di carattere storico-economico, che, attraverso un apporto competente di studiosi, possa ricostruire le motivazioni di alcuni tratti originali della comunità sanpaolese.

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