TERRITORIO E POPOLAMENTO TRA I Recentemente con l’ausilio del telerilevamento e delle FIUMI , ED ERA: RICERCHE fonti archeologiche, documentarie e toponomastiche me- ARCHEOLOGICO-TOPOGRAFICHE ED dievali è stato possibile ricostruire il corso principale del- l’Arno in età storica, grazie anche all’identificazione del ARCHIVISTICHE tracciato relativo alla via Pisae-Florentia che correva in si- di nistra del fiume dalla metà del II sec. a.C. (CECCARELLI LEMUT-PASQUINUCCI 1991, pp. 129-132 e pp. 124-126; per i MARINELLA PASQUINUCCI, SERENA MECUCCI, maggiori interventi sul corso dell’Arno in età medievale e PAOLO MORELLI moderna DELLA ROCCA-MAZZANTI-PRANZINI 1987, p. 70; FEDERICI-MAZZANTI 1988, p. 602; CECCHELLA-PINNA 1991, pp. 57-59; CECCARELLI LEMUT-MAZZANTI-MORELLI 1994, p. Nell’ambito di recenti indagini interdisciplinari (geo- 414). logiche, geomorfologiche, idrografiche e paleoambientali) La natura irruente dei fiumi che solcano l’area, unita effettuate dal gruppo di ricerca facente capo alla Cattedra alla messa a coltura di sempre maggiori porzioni di territo- di Topografia Antica dell’Università degli Studi di , è rio ed al notevole disboscamento, soprattutto a partire dal- stato possibile arricchire notevolmente le conoscenze ar- l’età romana (STRABO 5, 2, 5, C. 223; PASQUINUCCI 1994a, p. cheologico-topografiche del territorio ad O e SO di Ponte- 195; EAD. 1988a, p. 52; EAD. 1986a, p. 44), hanno determi- dera, delineando un esauriente quadro diacronico di un’area nato disastrosi squilibri idrologici con frequenti inondazio- finora quasi del tutto sconosciuta per quanto riguarda le ni e, in certe epoche, formazioni paludose. Una traccia del- epoche più antiche. L’area, ubicata nei Comuni di Pontede- le sistemazioni idrauliche che fin dalle età più antiche si ra e , è stata oggetto di una serie di ricognizioni sono rese necessarie nella zona in esame, è probabilmente sistematiche che, sfruttando i periodi di migliore leggibilità da riconoscersi in un paleoalveo detto “Paleorotina” che, del suolo, hanno garantito una copertura totale del contesto evidenziato dalle immagini da satellite e dalle fotografie indagato con la conseguente registrazione ed il recupero di aeree (DELLA ROCCA-MAZZANTI-PRANZINI 1987, pp. 74-82), tutte le emergenze archeologiche; l’analisi dei dati paleo- per il suo andamento spiccatamente rettilineo e parallelo ambientali integrata dallo studio delle immagini da satelli- agli assi centuriali con direzione NO-SE, potrebbe essere la te, delle fotografie aeree e di tutta la documentazione di- testimonianza di un canale realizzato in età romana in rela- sponibile (letteraria, documentaria, iconografica), ha rap- zione all’opera di centuriazione, sfruttando forse l’antico presentato uno strumento indispensabile per una più com- corso del fiume Cascina: quest’ultimo fino almeno alla se- pleta ricostruzione della frequentazione e degli interventi conda metà del XII secolo si gettava direttamente in Arno antropici nell’area. nei pressi dell’attuale Cascina, dopo aver attraversato il ter- Il territorio si estende in una piana alluvionale piatta e ritorio in esame. Alcuni paleoalvei meandriformi individuati uniforme costituita in superficie da una spessa coltre di se- ad Ovest di Ponsacco sembrerebbero proprio riferibili al- dimenti depositatisi in seguito ad eventi geomorfologici l’originario percorso fluviale, artificialmente deviato nel- olocenici; la sua evoluzione si dimostra strettamente colle- l’Era dopo il 1179 (CECCARELLI LEMUT-MAZZANTI-MORELLI gata alle vicende geomorfologiche del basso Valdarno e 1994, p. 414; CECCARELLI LEMUT-PASQUINUCCI 1991, p. 129 quindi della stessa pianura di Pisa (sulla quale da ultimi nota 20; MAZZANTI 1991, p. 218). MAZZANTI-RAU 1994, p. 74 sgg. e MAZZANTI-NENCINI 1994, I dati sino ad oggi acquisiti permettono di affermare p. 96 sgg.; cfr. MAZZANTI 1991, p. 217). che il territorio in questione fu caratterizzato per tutta l’an- Gli abbondanti depositi sabbiosi e limosi dovuti agli tichità da un popolamento piuttosto intenso, favorito dal- apporti dell’Arno, dell’Era e del Cascina, e gli accumuli l’ubicazione rispetto ad importanti vie di traffico (antichi argillosi lasciati dai vari e diffusi fenomeni di impaluda- corsi dell’Arno, dell’Era, del Cascina-Rotina, del ramo del mento, rendono, in relazione anche alla subsidenza della Serchio da ) e dalla vocazione agricola dei suoli. In pianura, a seconda delle aree del tutto o in parte illeggibili particolare dalle indagini finora condotte emerge come l’area le paleosuperfici corrispondenti alle varie fasi della frequen- a Sud e Sud-Ovest della confluenza Era-Arno sia stata fre- tazione e del popolamento del territorio. In particolare le quentata dall’uomo almeno dal Paleolitico Medio (PASQUI- testimonianze relative alle epoche pre e protostoriche risul- NUCCI 1994b, pp. 13-16; GUIGGI 1994, p. 39; testimonianze tano quasi completamente obliterate e rintracciabili soltan- relative al Paleolitico Superiore provengono anche da aree to per mezzo di scavi o rinvenimenti casuali in profondità; limitrofe: cfr. GRIFONI CREMONESI-TOZZI 1994, p. 160); a molto utile a questo proposito si è rivelata l’esplorazione partire dal Neolitico (Podere Casanuova: ARANGUREN- dei fossati. La registrazione sistematica delle condizioni del PERAZZI 1984a, b; ARANGUREN-DUCCI-PERAZZI 1987; ID. 1991; terreno al momento delle indagini (aratura, fresatura, coltu- GRIFONI CREMONESI-TOZZI 1994, pp. 166, 168 sgg.; loc. Fos- re in atto, presenza di stoppie, vigneti, incolto con vegeta- sa Nuova: PASQUINUCCI 1994b, p. 17; GUIGGI 1994, p. 42) il zione più o meno fitta, urbanizzazione, etc.) ha inoltre rap- territorio appare punteggiato di insediamenti stabili capil- presentato un elemento fondamentale per la valutazione dei larmente distribuiti, la cui continuità o discontinuità di vita risultati della ricerca. può essere diacronicamente ricostruita sulla base dei reper- Nel corso delle indagini effettuate (iniziate nel 1989 e ti archeologici finora rinvenuti. tuttora in corso; si veda in proposito GUIGGI-MECUCCI 1994; Per l’area in esame si viene a delineare dunque una si- MECUCCI 1995) è emerso che la zona in esame, in antico tuazione analoga a quella riscontrata nel resto dell’ager significativamente ubicata all’incrocio di tre importanti corsi Pisanus (si veda PASQUINUCCI 1994a; per la crisi che investì fluviali (l’Era, l’Arno ed il Serchio) ha rappresentato per il Bientina tra la fine del V ed il II sec. a.C.: CIAMPOLTRINI- secoli un’area assai favorevole all’insediamento umano; la ANDREOTTI 1993), vale a dire una cospicua presenza umana Valdera costituiva infatti un tracciato viario di notevole legata ad un intenso sfruttamento agricolo del territorio sti- importanza, puntualmente ricalcato per tutta l’età etrusca e molato, senza dubbio, dall’incrementata domanda di beni nelle epoche successive, che, collegando alla Valle alimentari, dovuta alla commercializzazione in un mercato dell’Arno, permetteva di raggiungere, attraverso il Bienti- più vasto e proveniente dall’agglomerato urbano di Pisa, in na e le valli del Reno o del Secchia, la regione padana. cui sembrano concentrarsi, anche se non in maniera esclu- Per quanto riguarda l’Arno, la presenza di vari rami flu- siva, le attività manifatturiere e commerciali. Fino all’età viali ancora durante l’età romana (STRABO 5, 2, 5, C. 222) romana, pur con le dovute cautele in assenza di dati di sca- appare sostanzialmente confermata dagli studi geomorfo- vo, traspare un’economia essenzialmente autarchica che per logici e dalle foto da satellite (DELLA ROCCA-MAZZANTI- la suppellettile da mensa ricorre solo occasionalmente alla PRANZINI 1987, pp. 65-69; FEDERICI-MAZZANTI 1988, p. 597). produzione greca (ad es., coppetta ionica frammentaria a

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 1 figure nere dal sito n° 16 s, tav. 1; cfr. MECUCCI 1995, p. ne identificabile – nn° 1-4 z, 6 z, 12 z, tav. 1 – in parte di 109 sgg.) e per i beni alimentari attinge sporadicamente al provenienza incerta – nn° 5 z, 7-11 z, 13-17 z, tav. 1) mercato dei vini distribuiti con anfore etrusche di prove- interpretabili come fattorie. A differenza di quanto osserva- nienza meridionale; una società caratterizzata dunque da to per il territorio più vicino a Pisa (PASQUINUCCI 1994a, pp. una base economica prevalentemente agricola, sicuramen- 192-193; EAD. 1986 b, p. 120; EAD. 1988b, p. 83; MENCHEL- te integrata dall’allevamento, dallo sfruttamento delle ri- LI 1984, pp. 258-266; VAGGIOLI 1990, pp. 141-160), nel- sorse ittiche fluviali e anche dalla caccia. La presenza di l’area oggetto di questo studio gli edifici rurali impiantati ceramica a scisti microclastici, “grigia ellenistica” e buc- in concomitanza con la centuriazione vennero tendenzial- chero permette di affermare che la zona, capillarmente oc- mente costruiti su preesistenti nuclei insediativi e soltanto cupata da genti etrusche in grado di sfruttarne tutte le risor- in alcuni casi occuparono aree precedentemente non abita- se, gravitava, ancora durante l’età ellenistica, nell’orbita cul- te (cfr. GUIGGI 1994, p. 25 sgg.; MECUCCI 1995, p. 135 sgg). turale e commerciale pisana (cfr. PASQUINUCCI 1994b, p. 17 Le fattorie identificate risultano ubicate in prossimità sgg.; GUIGGI-MECUCCI 1994, p. 23 sgg.; MECUCCI 1995, p. dei limites, non di rado nei pressi dei loro incroci; in alcuni 85 sgg.). casi è possibile notare la ricerca di razionalità e uniformità A partire dal secondo decennio del I secolo a.C., con che caratterizza la risistemazione agraria romana. l’assetto municipale, l’area qui studiata fu sicuramente in- Lo studio dei limites intercisivi è in corso: una serie di clusa nell’ager Pisanus, che doveva estendersi dall’antico viottoli di campagna e piccoli fossi nella zona della Meloria corso del fiume Versilia (Vesidia), attraverso il Monte Pisa- sembrano individuare, all’interno di una stessa centuria (di no, ad Est sino al fiume Era e a Sud sino al Fine (PASQUI- cui si conservano le tracce relative ai due decumani), sei NUCCI 1994 a, p. 191; EAD. 1986a, p. 24; MENCHELLI 1990, strisce parallele agli assi SE-NO e tagliate ortogonalmente p. 413 e nota 121; BANTI 1943, p. 73). da un altro presunto limes intercisivus che corre al centro In seguito alla deduzione di una colonia di veterani della centuria (MECUCCI 1995, p. 136 sgg.). Una siffatta ri- (Opsequens Iulia Pisana), voluta verosimilmente da Otta- partizione determinerebbe la presenza di 12 piccoli appez- viano nel tardo I sec. a.C., fu realizzata una centuriazione a zamenti di terra, ciascuno dei quali caratterizzato da una maglie quadrate con il modulo di 20 actus. superficie di 16 2/3 iugera: se l’identificazione degli assi è Nella zona in esame le complesse vicende geomorfolo- corretta, si tratterebbe di un’estensione molto esigua anche giche e le attività antropiche hanno contribuito ad occultare rispetto ai pur modesti lotti (25/50 iugera) che verosimil- i resti di parte della limitatio. Al momento attuale le più mente hanno caratterizzato le distribuzioni da Cesare in poi consistenti tracce di questa imponente operazione, che do- (Igino Gromatico sottolinea per l’età augustea una triparti- vette comportare un generale riassetto della regione (rego- zione interna alla centuria: HYG. De lim. const., p. 199 L; lamentazione di corsi d’acqua, bonifiche, disboscamenti, cfr. PASQUINUCCI 1994a, pp. 191-192; EAD. 1994b, p. 20). costruzione di strade, fossati e ponti) sono concentrate nel Tuttavia le terre assegnate a ciascun colono potevano esse- territorio compreso tra e Ponsacco (tracce relati- re frazionate in più centurie (PASQUINUCCI 1986a, p. 41; EAD. vamente consistenti di centurie, sono conservate soprattut- 1986b, p. 120). to nell’area intorno a S. Lucia e alla loc. Il Gabbiano e nella M.P. zona compresa tra la loc. La Meloria e lo Scolmatore del- l’Arno), ma verosimilmente alcuni tratti di limites sono in- In coincidenza con la deduzione coloniale pisana e la dividuabili anche tra e (FRACCARO relativa ristrutturazione agraria, il diffuso popolamento, già 1939, pp. 221-229; ID. 1957; CIAMPOLTRINI 1981, p. 43 sgg.; riconoscibile nelle epoche precedenti, riceve un evidente MENCHELLI 1984, pp. 261-264; PASQUINUCCI 1986a, p. 33; impulso. A giudicare dal materiale recuperato in superficie EAD. 1986b, pp. 119-120; EAD. 1994a, p. 191; EAD. 1994b, durante le ricognizioni archeologiche, le villae di età roma- pp. 19-21). Rimane aperto il problema dell’attribuzione a na, nuclei di piccole e medie aziende che producevano sia questa centuriazione di qualche segmento ortogonale coe- per la sussistenza che per il mercato, dovevano essere piut- rente con la limitatio pisana individuabile in destra dell’at- tosto modeste anche se non mancano tracce di architetture tuale corso dell’Era. relativamente complesse e di una certa dignità, come lasce- Toponimi, sia medievali che moderni, riferibili alla cen- rebbe supporre, ad esempio, il rinvenimento di un fram- turiazione sono: C. Termine, C. Acquadri (a S/O di mento di colonna in laterizio, indizio della presenza di cor- Ponsacco) e Le Quadrelle (a Sud di ; cfr. Misu- tili o porticati (sito n° 14 z, tav. 1; MECUCCI 1995, p. 139). rare La Terra 1983, pp. 195-197). Quanto a tipiche forma- L’area studiata appare pienamente inserita sia nel con- zioni prediali che potrebbero attestare l’insediamento rura- testo storico-culturale che in quello economico-commerciale le sparso (Perignano, Lucagnano, , Gabbiano, del territorio pisano: oltre alla produzione di cereali (atte- Appiano, Pedisciano) la grande produttività del suffisso “- stata dalla vocazione agricola dei suoli; dalle fonti lettera- ano” induce ad una certa cautela nel ricondurre tutti i topo- rie: siligo e alica menzionati in PLIN. N.H.18, 86-87, 109; nimi da esso caratterizzati ad antichi praedia; si ritiene da un frammento di macina in pietra lavica proveniente dal metodologicamente corretto considerare di origine predia- sito n° 16 s, tav. 1) e di vino (testimoniata dal rinvenimen- le solo nomi riferibili a gentilizi attestati (cfr. PIERI 1919, to di anfore di fabbricazione locale Dressel 1 e Dressel 2/4; pp. 116, 149, 153, 157, 171; PELLEGRINI 1990, pp. 309, 314). uva Pariana: PLIN. N.H.14, 39), un certo ruolo era svolto Degni di nota sono inoltre Gello (dal latino Agellus: PIERI anche dall’allevamento di bestiame sia grosso che minuto 1919, p. 137; PELLEGRINI 1990, pp. 152-153) e Ducenta. Di (cfr. vari frammenti di pesi da telaio, indicanti attività tessi- particolare interesse anche Valenzana, toponimo ubicabile li domestiche), dalla caccia, dalla pesca e dallo sfruttamen- entro la Pontedera del XV secolo: potrebbe attestare l’esi- to del bosco e dell’incolto. stenza di una villa di età romana nell’area del successivo La presenza di una cospicua quantità di ceramiche pro- abitato (PASQUINUCCI 1994b, p. 21; cfr. anche ASP Fiumi e venienti dall’Etruria centrale, dall’area campano-laziale, Fossi, 1583, Estimo degli Esenti, 1491, c. 324). dall’Africa settentrionale, dalla Spagna e dal bacino orien- È in corso di studio la “capacità di attrazione” del po- tale del Mediterraneo testimonia la grande vivacità dell’eco- polamento e delle strutture medievali da parte del tessuto nomia locale attivamente partecipe dei traffici commercia- centuriale: le chiese di S. Lucia e di Lavaiano risultano ad li, anche transmarini, che interessavano Pisa ed il Tirreno esempio ubicate, rispettivamente, nelle vicinanze di un limes Settentrionale nell’ambito di più vasti circuiti mediterranei principale e grossomodo al centro di una centuria. (PASQUINUCCI 1994b, p. 23). All’interno delle maglie centuriali sono stati individua- Considerevole è inoltre la presenza di ceramica che da ti con ricognizioni sistematiche 37 siti di età romana (21 in esami minero-petrografici appare prodotta nel Valdarno In- giacitura primaria e 16 riferibili a scarichi in parte di origi- feriore (ceramica “” da cucina, da mensa/dispensa

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 2 e da trasporto; terra sigillata italica, della quale sono stati teriali ha evidenziato una frequentazione antropica che, a recuperati significativi reperti caratterizzati da marchi di partire dall’età arcaica, è giunta fino all’epoca tardo-antica fabbrica: MECUCCI 1995, p. 141 e nota 72). A questo propo- e alto-medievale: la palude di Lavaiano, dunque, sviluppa- sito è interessante sottolineare il rinvenimento di alcuni fram- tasi verosimilmente sul finire del III sec. d.C., sembrerebbe menti di argilla vetrificata, che suggeriscono l’esistenza di essersi espansa più ad Est dei siti menzionati, allargandosi fornaci locali (siti nn° 16, 20 e 23 s, tav. 1). probabilmente in un’ansa che dalla Meloria raggiungeva la Un ruolo non secondario per la vitalità del popolamen- località il Gabbiano, per poi ripiegare verso NO fino alla to è stato svolto anche dall’ottima viabilità che permetteva, Contrada Curigliane e infine dirigersi verso Nord lamben- attraverso itinerari terrestri e fluviali, agevoli contatti tra la do, forse, il ramo meridionale dell’Arno che l’aveva gene- costa, la città di Pisa e l’entroterra. Come è stato preceden- rata (cfr. anche DELLA ROCCA-MAZZANTI-PRANZINI 1987, Tav. temente osservato, per l’area in esame la via in sinistra del- I: carta geomorfologica della pianura di Pisa). Le indagini l’Arno, che da Pisa/Portus Pisanus raggiungeva la Arretium- geomorfologiche e la distribuzione dei siti dimostrano dun- Bononia, rappresentava la viabilità maggiore; il suo trac- que che l’abbandono degli insediamenti ubicati nell’area ciato, che seguiva da vicino il corso fluviale, è in gran parte immediatamente a Sud-Ovest di Pontedera nel corso del III individuabile grazie toponimi itinerari romani (da Quarto a sec. d.C. fu determinato dal formarsi della citata palude, il Nono; Tredici) identificabili nella toponomastica attuale e/ cui avanzamento non sembra avere interessato direttamen- o noti da documenti medievali: Octavo, attestato alla fine te i siti individuati nella zona a Sud della Strada Provinciale del X e all’inizio del XII sec. e ubicabile qualche centinaio di Gello, anche se avrà comunque in parte contribuito, pur di metri ad Ovest dell’attuale Cascina, coincideva con l’ot- in concomitanza con fattori politico-economici, ad un sen- tavo miglio; il nono corrispondeva ad una località situata sibile abbandono degli abitati: dei 10 siti sicuramente ri- nel territorio di Canneto, fra Cascina e Fornacette; San Fre- conducibili a villae di età romana individuati ad Ovest del- diano a Tredici, nel piviere di , mantiene il ricor- la loc. La Meloria, 6 risultano attivi fino al V sec. d.C e solo do del tredicesimo miglio; poco oltre Pontedera in direzio- 4 sopravvivono fino al VII sec. d.C. I materiali recuperati ne Firenze la strada, a giudicare da documenti dei secoli sottolineano ancora per il periodo tardoantico un’economia XI-XIII, passava per Tavelle/Tabernule (ubicabile presso sostanzialmente agricola integrata, seppur in maniera assai La Rotta) e (PASQUINUCCI 1994b, p. 22). ridotta rispetto alla piena età imperiale, da importazioni di La rete dei limites consentiva capillari collegamenti in am- vino e di ceramica da mensa dall’Africa (frr. di anfore ri- bito locale e con le aree adiacenti. A questo proposito è de- conducibili alle forme Keay XIII C, 10; LXII; LXV; frr. di gna di nota la coincidenza dell’attuale Strada Provinciale di coppe e scodelle realizzate in terra sigillata africana di pro- Gello n° 23 con un probabile limes intercisivus (PASQUINUC- duzione C e D; ceramica africana da cucina: coppe, piatti- CI 1994b, p. 23; GUIGGI 1992, p. 54; MECUCCI 1995, p. 143): coperchi, casseruole, tegami); il rinvenimento di una cospi- assai verosimilmente anche in età romana l’asse centuriale cua quantità di ceramica di uso comune (da cucina e da doveva corrispondere ad una via che, forse costeggiando il mensa/dispensa) che, sulla base dei confronti con i campio- fiume Cascina, si raccordava più a Ovest con la strada in ni conservati nella Banca Dati Analisi Ceramologiche del sinistra dell’Arno. Il fatto che in questo caso una via così Laboratorio di Topografia Antica dell’Università di Pisa (a importante fosse rappresentata da un limes secondario e non loro volta esaminati dal prof. Mannoni dell’Università di principale come di norma, lascia ipotizzare che essa corres- Genova), appare prodotta in prevalenza nel basso Valdar- se su un tracciato preesistente, ampiamente utilizzato an- no, testimonia l’attività di officine locali la cui produzione che in epoca preromana. Da non trascurare infine la rete resistette alla concorrenza africana di cui imitarono varie costituita dalle vie d’acqua e articolata soprattutto nel siste- forme (piatti-coperchi, tegami e pentole). ma Arno-Serchio-Era ed in eventuali canali navigabili. La pressoché totale assenza di fonti storiche e l’esigui- I reperti ceramici recuperati con le indagini ricognitive tà di quelle archeologiche rende assai difficoltoso ricostru- permettono di delineare una interessante evoluzione dia- ire con precisione l’evoluzione degli avvenimenti che han- cronica del popolamento romano nell’area: mentre per la no interessato il territorio oggetto di questo studio nel peri- zona a Nord della Strada Provinciale di Gello la vita delle odo precedente la conquista longobarda. Appare comun- villae perdura fino al III sec. d.C., nel territorio più a Sud que assai verosimile che anche l’area circostante Pontedera alcuni insediamenti risultano attivi fino al V-VII sec. d.C. abbia subito l’occupazione gotica e la successiva reazione Tale situazione appare in gran parte ricollegabile alle parti- bizantina, pur temperata dalla resa di Pisa a Narsete. Poco colari condizioni ambientali cui andò soggetta l’area a par- dopo il 570 la zona a Est e a Sud della foce dell’Era (in tire dalla seconda metà del III sec. d.C. quando, parallela- particolare la zona degli odierni Montecastello, , mente al graduale declino dell’impero e soprattutto dell’Ita- , Ponsacco, Gello e Lavaiano, quindi anche buona lia come centro di potere, il mantenimento dei drenaggi parte del territorio oggetto di questo studio) fu occupata dai campestri e le opere di arginatura e canalizzazione dell’Ar- Longobardi che, respinti forse da una guarnigione bizanti- no e dei corsi minori vennero progressivamente trascurate. na di stanza a Castelfalfi (CONTI 1970, pp. 164-165), si im- Il degrado territoriale che ne derivò è ampiamente testimo- possessarono anche del territorio degli attuali comuni di San niato da toponimi, moderni o noti attraverso documenti an- Miniato, Montopoli e . La maggior parte degli stu- tichi, che alludono alla presenza di zone paludose ed aree diosi è infatti concorde nel ritenere che i confini della pri- boschive durante il primo Medioevo (Terra Valda; Santa ma conquista longobarda abbiano coinciso con quelli me- Maria in Selva; “Pozzale”; Gello Putrido/Putido; Domus S. dievali della diocesi lucchese, che come è noto si incunea- Crucis de Ultramare: MORELLI 1994a, p. 55; CATUREGLI 1938, va nel Valdarno attraverso il Bientina (MORELLI 1992, p. 20 n° 391, p. 262; FIASCHI 1938, p. 391; CECCARELLI LEMUT- e infra). Il territorio a Nord e a Ovest della foce dell’Era MAZZANTI-MORELLI 1994, p. 415; MORELLI 1992, pp. 17-18; rimase ancora per alcuni decenni sotto il controllo pisano- ID. 1987b, p. 4; GUIDI 1932, I, n° 4079; GUIDI 1932, I, n° bizantino fino a che, agli inizi del VII secolo, anche Pisa 5303; cfr. infra P. Morelli). capitolò (CONTI 1962, pp. 150-157). La palude che più da vicino interessa il territorio ogget- L’area circostante Pontedera nei primi decenni del VII to di questo studio è quella cosiddetta “di Lavaiano”. Tale secolo si configura come una inospitale terra di confine tra palude si estendeva tra e Lavaiano, escludendo romani e barbari, assai spopolata e inselvatichita. Il grave l’attuale Podere Casanuova, la Fattoria Gaddi, e, sulla base dissesto ambientale, in concomitanza con le devastazioni dei siti rinvenuti in questo studio, anche il Podere S. Euge- portate dalle invasioni barbariche, determinò una vistosa nio. Nel corso dell’attività di ricognizione sono stati infatti crisi demografica ed insediativa che raggiunse le punte più individuati quattro siti (tav. 1, siti nn° 16, 20, 22 e 23 s) alte nell’VIII-IX secolo (MORELLI 1992, p. 21 e relativa bi- riferibili ad insediamenti rurali per i quali lo studio dei ma- bliografia).

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 3 Le ricognizioni condotte nel territorio hanno eviden- del VI secolo – quando Lucca divenne subito capitale di un ziato un netto calo della presenza umana, contribuendo a nuovo ducato, mentre Luni, Pisa, Volterra e Pistoia resistet- confermare lo stato di semiabbandono in cui cadde l’area tero più a lungo in mano ai Bizantini (CONTI 1962 e 1970): indagata: di fronte alla capillare occupazione del territorio la presenza lucchese a Sud dell’Arno è da ritenersi, dun- durante la piena età imperiale romana, il periodo alto-me- que, il frutto di una prima conquista longobarda a spese dei dievale e medievale appare sicuramente testimoniato sol- territori di Pisa e di Volterra (FIUMI 1968; SODI 1995). Ai tanto da 9 siti (oltre a 4 individuati in aree inquinate da Longobardi si dovrà un toponimo attestato già nell’807 e interventi successivi: cfr. tav. 1; per i siti noti attraverso la indicante una villa della pieve di Ducenta: Terra Valda, o, ricerca d’archivio si veda infra P. Morelli e tav. 2) da cui nella dizione più tarda, Travalda (BARSOCCHINI 1837, p. 203), provengono pochi frammenti ceramici pertinenti a vasella- localizzabile nei pressi dei cimiteri di Pontedera e della chie- me di uso comune e ad alcuni contenitori anforacei. Si trat- sa della Madonna dei Braccini (MORELLI 1992 e 1994a). ta in prevalenza di ceramica acroma grossolana e depurata Tenendo conto del significato del tedesco Wald, bosco (PIERI databile tra VIII e XV secolo perlopiù riconducibile ad of- 1919, p. 256), par di capire che i Longobardi, giunti sulla ficine pisane e/o locali (alcuni scarichi di fornace, riferibili riva sinistra dell’Era si trovarono di fronte ad una regione all’XI-XIV secolo con materiali morfologicamente assai selvosa, tanto da ispirarsi a questa caratteristica nel coniare affini a quelli pisani, sono stati individuati nei pressi di il toponimo con cui la indicarono. Del resto vi sono altre Palaia, di e a La Rotta; su questi rinvenimenti CIAM- tracce toponomastiche che, per quanto posteriori, indicano POLTRINI 1979, p. 359 sgg.; DANI-VANNI DESIDERI 1981, p. la presenza di boschi ed acquirtini ad Ovest dell’Era. Il pic- 475 sgg.; DANI-GIUNTI-MENICUCCI 1988, p. 44 sgg.). Soltan- colo monastero femminile di S. Maria in Selva, identifica- to in un caso la pasta ceramica mostra affinità con prodotti bile con la località ‘Badia’, fra Gello di Pontedera e provenienti dall’Italia meridionale tirrenica. Degno di nota Fornacette, attestato dal 1131 (CATUREGLI 1938, p. 209), te- è il rinvenimento di un frammento di boccale realizzato in stimonia ulteriormente la presenza di una zona boscosa, ceramica dipinta in rosso e caratterizzato da una decorazio- mentre il toponimo Pozzale, indicante ancora oggi la parte ne a “bande strette” verticali di colore bruno-rossastro (sito sudorientale dell’abitato di Fornacette (il titolo originario n° 16 s, tav 1; per questa classe prodotta soprattutto in della locale chiesa parrocchiale, un tempo dipendente dalla area campano-laziale, ma anche siciliana e nord-africana, a pieve di Cascina, è S. Andrea di Pozzale: (GUIDI 1932, p. partire dal VII-VIII fino al XIII secolo: ABELA 1993, p. 413 178) e il nome di Gello Putido o Putrido attestato già nel sgg.). Assai interessante è infine il ritrovamento di una 1099 ad indicare Gello di Pontedera (TIRELLI CARLI 1977, p. moneta medievale in mistura di zecca di Lucca databile al 172), denotano inequivocabilmente l’instabilità idrografi- 1400, con al dritto testa del Volto Santo coronato e legenda ca di questo territorio. Inoltre una carta del 792 parla di una “(S. VULT)US DE LU(CA)”, e al rovescio una grossa “L” proprietà terriera posta ubi vocitatur ad mare, vico qui dicitur con foglie trilobate alle estremità e legenda “REX (O)TTO Appiano (BARSOCCHINI 1837, p. 137): se Appiano è quella (R)OMANO” (sito n° 23 s, tav. 1). villa che molto più tardi comparirà fra le dipendenze della Nonostante l’esiguità del materiale recuperato non per- pieve di Ducenta (cfr. sotto), abbiamo il riferimento ad una metta di ricavare molti dati, è probabile che, a causa dei vasta area palustre esistita nell’alto medioevo alle porte del- continui passaggi di truppe barbare, l’agricoltura non po- l’attuale Ponsacco e denominata ‘Mare’, nome che sarebbe tesse più essere praticata estensivamente e che venissero allora da mettersi in relazione con l’ospedale di S. Croce de coltivati soltanto piccoli orti nei pressi degli abitati (SERENI Ultramare, appartenuto all’ordine dei Templari, sulle cui 1982, p. 98; PRATESI 1985, pp. 69 sgg.). Non bisogna inoltre rovine fu a suo tempo costruito l’attuale cimitero di Ponsacco sottovalutare il dissesto ambientale, che avrà senza dubbio (cfr. sotto e tav. 2). favorito le attività connesse all’allevamento del bestiame Non è possibile precisare se palude e selva fossero pre- rispetto a quelle agricole. Un ruolo importante, vista la pre- senti in questa appendice del territorio pisano anche nei se- senza di acquitrini e macchie, sarà stato svolto anche dalla coli precedenti oppure se siano la conseguenza tanto di quel caccia e dalla pesca. generale decremento demografico altomedioevale che fece Lo studio della distribuzione topografica dei siti in rap- restringere la stessa Pisa in un perimetro murario ben infe- porto al territorio e tra di loro permette di escludere con riore a quello antico (GARZELLA 1990) quanto dell’abban- sicurezza per l’area indagata la presenza di uno o più vil- dono di un’area attraversata dal confine fra il territorio lon- laggi: ad eccezione dell’insediamento tardo neolitico di gobardo e Pisa bizantina. È comunque da tener presente Podere Casanuova e forse di un sito di età arcaica identifi- che il torrente Cascina, attuale affluente di sinistra dell’Era, cato nei pressi del Podere il Casone (sito n° 16 ‡, tav. 1, almeno fino all’XI secolo doveva sfociare in Arno, nei pressi per il quale, pur con le dovute cautele in assenza di dati di di quella pieve di S. Maria de Cassina, intorno alla quale scavo, a giudicare dall’estensione e dalla particolare distri- nel XIV secolo è nata la terra nuova di Cascina (CATUREGLI buzione dei materiali sembra verosimile l’ipotesi dell’esi- 1938, pp. 4, 36, 72; CECCARELLI LEMUT 1986, p. 113); non stenza di diversi e modestissimi nuclei abitativi, significati- sappiamo quando sia stato modificato il percorso del tor- vamente riuniti in una sorta di piccolo villaggio lungo il rente, né sappiamo se ciò sia avvenuto per cause naturali o corso del Paleocascina: MECUCCI 1995, p. 99), il popola- per intervento dell’uomo; minori dubbi ci sono invece in- mento dell’evo antico nell’area studiata appare sostanzial- torno all’origine di quella Fossa nova, canale ancora esi- mente caratterizzato da un insediamento rurale sparso, stret- stente e attestato a partire dal 1134 (CATUREGLI 1938, pp. tamente legato alle condizioni geomorfologico-idrografi- 218-20), scavato evidentemente per drenare la pianura in che ed ambientali della regione e volto al loro migliore sfrut- precedenza attraversata dal Cascina, dando agli scoli cam- tamento possibile. pestri uno sbocco non in Arno ma nel padule di Stagno. S.M. Ciò, comunque, non impedì che fra Lavaiano e si Nel IX secolo, epoca a cui risale la più antica documen- formassero degli acquitrini – i paduli detti in età moderna tazione archivistica disponibile, il territorio qui in esame del Lupo e di Gamberonci – bonificati soltanto nel XVI se- risulta diviso fra le pievi di Vico Vitri (Calcinaia), della dio- colo con la realizzazione del Fosso Reale nel 1554 (PULT cesi di Pisa (CARRATORI SCOLARO 1994), e Ducenta, della QUAGLIA 1980, p. 90; MORELLI 1994b, p. 421). diocesi di Lucca (PESCAGLINI MONTI 1993). L’estensione della Per quanto concerne il popolamento dell’area in que- diocesi lucchese in Valdera e sulle Colline Pisane, in un stione, facciamo riferimento alle carte d’archivio menzio- territorio, cioè, che, pur in mancanza di testimonianze di- nanti le villae dipendenti dalle due pievi locali. rette, possiamo sicuramente ritenere eccedente i confini della La pieve pisana di S. Pietro Vico Vitri è attestata a parti- civitas lucensis tardoantica, andrà fatta risalire all’epoca re dall’803 e dal 1074 comincia ad essere usata la denomi- dell’espansione longobarda in Tuscia – primi anni Settanta nazione di Calcinaia (CARRATORI SCOLARO 1994, pp. 275-6;

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 4 CATUREGLI 1938, p. 10); l’originaria chiesa battesimale an- ebbe una chiesa dedicata a S. Pietro (GUIDI 1932, p. 267), se drà perduta in seguito ad un’alluvione successiva al taglio ne trova memoria nel podere ‘S. Piero’ a Nord di Ponsacco. mediceo dell’Arno (MORELLI-PARDINI 1980, p. 48). Le sue Di questi luoghi il più importante nel X secolo era senz’altro dipendenze sono indicate nell’atto del 975 con cui i suoi Travalda, dato che a partire dall’881 anche la pieve prende beni e le sue decime furono concessi a livello dal vescovo nome da esso, facendo passare in secondo piano il riferi- Alberico ai fratelli Adalberto e Oberto, figli del defunto mento a Ducenta (PESCAGLINI MONTI 1994; Morelli 1994a, Oberto marchese e conte palatino, iniziatori della dinastia p. 55). La stessa Travalda ebbe due chiese ora scomparse: marchionale detta ‘degli Obertenghi’: Rapida, Monticclo, S. Michele (attestata dalla fine dell’XI secolo [TIRELLI CAR- Scandicio, Blentina, Flexo, Anghio, Periceto, Erimentiano, LI 1977, p. 172]), di cui sono rinvenibili alcuni resti in pros- Alfiano, Tricase, Vico Vitri, Ortalia e Bulisciano (CATUREGLI simità della chiesa della Madonna dei Braccini, e S. Tom- 1938, p. 35). Monticclo e Blentina sono localizzabili sulla maso, oggi non più localizzabile; entrambe furono demoli- riva destra dell’Arno e dunque fuori dell’area presa in esa- te nel XVI secolo. Questa località, però, divenuta residenza me; Flexo è una località oggi scomparsa che si trovava fra della famiglia detta poi degli Upezzinghi, in seguito a liti Calcinaia e S. Giovanni alla Vena (MORELLI 1994a, p. 54); fra i due vescovi confinanti, a partire dalla seconda metà Anghio, che ebbe una chiesa dedicata a S. Lorenzo, coinci- del XII secolo entrò a far parte della diocesi di Pisa e del de con il podere ‘Sardina’ poco a Sud dell’attuale Bientina pievanato di Calcinaia (MORELLI 1992), per cui nel Duecen- (BONCINELLI 1886, p. 168); nei dintorni di Anghio doveva to la pieve di S. Maria sarà generalmente detta di Appiano trovarsi anche Periceto (MORELLI 1994a, p. 54), mentre per (GUIDI 1932, p. 267). Nella seconda metà del XVI secolo Bulisciano le incertezze sono maggiori: se dovesse coinci- anche la chiesa di S. Lucia di Pedisciano sarà considerata dere con Bulficiano, citato in una carta dell’842 (BARSOC- pisana, senza che si conosca, per il momento, un atto che ne CHINI 1837, p. 346), andrà localizzata presso Montecchio, abbia determinato il cambiamento di diocesi (MORELLI 1992; ma se, come è più probabile, coincide con Bassiliano, loca- per questi siti cfr. tav. 2). lità del pievanato di Calcinaia ricordata a partire dal 1193 Appartiene al territorio considerato anche Lavaiano che (CATUREGLI 1938, p. 470), allora deve esser localizzato ad però non dipese dalla pieve di Ducenta-Travalda-Appiano, Est di (MORELLI 1994a, p. 54). Degli altri luoghi bensì, almeno dall’XI secolo, da quella, oggi non più esi- menzionati nella carta del 975 non è possibile dare indica- stente, di Triana (AAL, Diplomatico, + 14), localizzabile zioni precise. Carte successive, fino a giungere al privile- presso la località Orceto di Lari (PESCAGLINI MONTI 1993, p. gio di protezione di papa Celestino III per il pievano Guido 150); però in un contratto dell’807 si menziona una casa del 1193 (CATUREGLI 1938, p. 470) e alle rationes decimarum posta in loco Terra Valda ubi dicitur Laveriano (BARSOC- del 1276-7 (GUIDI 1932, pp. 187-8), forniscono i nomi di CHINI 1832, p. 203); l’attuale Lavaiano, comunque, dovreb- altre località del pievanato in sinistra d’Arno: Tredecim, Sala, be coincidere con Lavaiano nuovo, località di cui si ha no- Pontedera e Almeçano (CARRATORI SCOLARO 1994, pp. 275- tizia dal 1131 (CATUREGLI 1932, p. 209) e in cui nel Duecen- 6). Tredecim che ebbe una chiesa dedicata a S. Frediano, to è attestata una chiesa di S. Martino; la Lavaiano di cui andrà localizzata fra Calcinaia e Vicopisano, visto che le parlano le carte anteriori al 1131 sarebbe Lavaiano vecchio, due pievi locali se ne contesero la giurisdizione (MURATORI che nel Duecento aveva una chiesa dedicata a S. Michele 1740, p. 1179); Sala, con la chiesa scomparsa di S. Andrea, (GUIDI 1932, p. 267) e che dovrebbe localizzarsi circa due sarà il podere ‘Assaletta’ presso Pontedera e Almeçano, vil- chilometri a Sud della Lavaiano odierna (PESCAGLINI MONTI la in cui sorse la chiesa di S. Michele, stando alle indicazio- 1993, p. 151). ni di un erudito del secolo scorso, dovrebbe localizzarsi Il territorio qui in esame era attraversato dall’antica stra- presso il podere ‘Castelletto’, vicino al cimitero di Calcina- da consolare che lungo la riva sinistra dell’Arno collegava ia (BONCINELLI 1886, p. 165; ASP, Catasto leopoldino, Cal- Pisa con Firenze: di essa è rimasta traccia in toponimi di cinaia, sez. A, mappa 2). A Pontedera, a partire dal 1179, è origine itineraria reperibili nella pianura pisana – Quarto, attestata l’esistenza della chiesa-ospedale di S. Martino, Settimo, Ottavo – (CECCARELLI LEMUT-PASQUINUCCI 1991) e scomparsa già nel XVI secolo (ASL, Diplomatico, nel nostro caso si dovrà far riferimento alla villa di Tredecim Fregionaia, 1179 luglio 11). sopra menzionata; passaggio obbligato di questa strada do- Della pieve lucchese di S. Maria di Ducenta si ha noti- vrà, poi, essere considerato il ponte sull’Era, di cui si ha zia a partire dalla prima metà del IX secolo (BARSOCCHINI memoria dalla fine del X secolo (TIRELLI CARLI 1977, p. 1837, p. 371; Pescaglini Monti 1993); oggi non esiste più 172): tra Tredecim e il ponte sull’Era verosimilmente la stra- (il titolo fu trasferito nel XIV secolo alla chiesa parrocchia- da avrà toccato la pieve di Calcinaia e, visto il suo anda- le di Ponsacco), pur restandone memoria nel nome del po- mento sinuoso lungo la pianura pisana, non è da escludersi dere ‘la Pieve’, situato a Nord di Ponsacco (cfr. tav. 2). La che abbia costeggiato anche le due grandi anse dell’Arno sua giurisdizione, secondo carte del 993 (BARSOCCHINI 1837, medioevale. Del resto l’attuale Bientina fu fondata nel 1179 pp. 569-72), comprendeva le località di Terra Valda, su terre dell’Arcivescovo di Pisa poste vicino al ponte sul- Pedisciano, Grosseto, Agello, Petriolo e Carlatico: di l’Arno (CATUREGLI 1938, p. 381), cioè molto probabilmente Travalda, già abbiamo detto; Agello è Gello di Pontedera, in prossimità dell’incrocio fra una strada proveniente da in cui esiste tuttora la chiesa di S. Lorenzo; Pedisciano è la Lucca e la strada Pisa-Firenze (MORELLI 1997): al passag- frazione S. Lucia di Pontedera: la chiesetta ancora esisten- gio di viandanti lungo questa strada si dovrà la nascita della te, dedicata alla santa siracusana almeno dal XIII secolo, chiesa-ospedale di S. Martino di Pontedera, sopra ricorda- ma in precedenza dedicata a S. Margherita, fino al Sette- ta. Di certo esisteva anche una strada proveniente da Sud, cento veniva indicata anche con un toponimo, Poggiàno, di dalla Valdera e dalla Valdicascina su cui però non abbiamo cui, grazie alle fonti archivistiche, è possibile ricostruire le dati sicuri; dal XIII secolo, comunque, è attestata l’esisten- varie forme assunte nel corso dei secoli: Pegiàno, XIV-XV za dell’ospedale Templo de Ultramare presso il Ponte Sac- sec., Pesàno, XIV sec., Posceano, XIII sec., Pisciàno, XII co (ASP, Diplomatico Roncioni, 1237 [1236 st. com.] ago- sec., Pedisciano e Pedisiano, X-XI sec. Morelli 1994a, p. sto 21), segno dell’esistenza di un certo movimento di pel- 55); Petriolo, località che ebbe una chiesa dedicata a S. legrini, e di una strada fra il ponte di Sacco sul Cascina e Andrea, è identificabile con l’omonima chiesetta ancora Rinonichi (nei pressi dell’attuale Fornacette) corrispondente esistente alla periferia orientale di Ponsacco, mentre la lo- alla moderna strada provinciale di Gello (BONAINI 1854, p. calizzazione di Grosseto e di Carlatico è oggi impossibile. 521). Da non trascurare è poi la presenza delle vie d’acqua: In successive elencazioni delle villae dipendenti compari- non solo l’Arno, ma anche l’Era e il Cascina, come dimo- ranno Ròtina e Appiano (PESCAGLINI MONTI 1994): del pri- stra la costruzione in pietra verrucana della pieve di Sovi- mo è rimasta traccia in un omonimo fosso che attraversa la gliana (oggi villa S. Marco, fra e ), proprio in campagna ad Ovest dell’Era, del secondo, considerando che riva a questo torrente (GIACHETTI 1976).

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 5 La concessione a livello della pieve di Vico Vitri agli Upezzinghi quale maggiore famiglia locale (MORELLI 1994a, Obertenghi, a cui sopra abbiamo fatto cenno, dette avvio pp. 58-9). alla formazione di una grande proprietà laica fra Vicopisa- Un vero e proprio sconvolgimento della maglia inse- no e Calcinaia che però finì presto dispersa a causa delle diativa si ebbe, però, con la nascita delle terre nuove di Pon- difficoltà politiche di quella famiglia marchionale (ROSSET- tedera, Calcinaia e Ponsacco. TI 1973, p. 289ss; NOBILI 1985, p. 35; PESCAGLINI MONTI 1991, A partire dal 1269 abbiamo nuovamente testimonianza p. 147); più durature furono le proprietà dell’abbazia di S. dell’esistenza di un castrum di Pontedera, abitato da una Salvatore di Sesto, incentrate nelle due curtes di Anghio e comunità il cui consiglio deliberò di inviare delegati a Pisa di Tredecim e confermate dai diplomi imperiali a partire da per chiedere alle competenti autorità laiche ed ecclesiasti- quelli di Enrico II del 1020 e di Corrado II del 1027 (MGH, che l’autorizzazione ad erigere una nuova chiesa dotata di DD, III, 539-41; IV, 106-9); ad esse devono senz’altro ag- cimitero e fonte battesimale, la futura propositura dei SS. giungersi quelle della consorteria degli Upezzinghi, atte- Iacopo e Filippo. Questo castello, risorto dopo la demoli- state a partire dalla fine dell’XI secolo, che avevano in zione decretata nel 1254 ed abitato da una popolazione più Travalda il centro amministrativo consortile (CATUREGLI numerosa della precedente, tanto da richiedere la costru- 1938, 216; CARRATORI SCOLARO 1994; PESCAGLINI MONTI zione di una nuova chiesa, fu occupato dai Guelfi nel 1286; 1993; MORELLI 1992) e che costituirono un insieme vasto, legata a questa circostanza sarà senz’altro la rubrica LXXX ma sufficientemente compatto da esser definito dagli stessi dello statuto pisano del 1287, che illustra la nascita della contemporanei ‘il podere degli Upezzinghi’. Non mancò, ‘terra nuova’ di Calcinaia: il capitano di Calcinaia doveva comunque, neanche la piccola e media proprietà che si in- imporre ai Calcinaioli e agli abitanti dei villaggi circostanti tersecava con i possedimenti delle grandi famiglie e degli – cioè delle villae ora scomparse del pievanato – di formare enti ecclesiastici (per es.: CATUREGLI 1938, pp. 212-5). un’unica comunità e di abitare nel castello di Calcinaia, Nonostante la presenza di grandi proprietari, il territo- proibendo, però, che in esso possedesse terre o case qual- rio preso in esame non fu interessato dal fenomeno dell’in- che esponente di famiglia nobile, con evidente riferimento castellamento in modo considerevole. Di un castello si ha agli Upezzinghi che nel frattempo avevano assunto posi- traccia a Lavaiano (Lavaiano Novo) a partire dagli anni zioni guelfe e filofiorentine (MORELLI 1994a, pp. 60-1). In- Venti-Trenta del XII secolo (AAL, Diplomatico, + + M 15, torno al 1365 fu poi fondata Ponsacco, concentrandovi gli 1129 [1128 st. com.] luglio 5; CATUREGLI 1938, pp. 209 e abitanti di Appiano, Petriolo, Gello e Pegiano, secondo la 218) e probabilmente alla metà di questo secolo dovrà farsi stessa procedura usata per Calcinaia e, uscendo dall’ambito risalire anche quel castrum Pontis Herae di cui fu stabilito territoriale qui in esame, anche per , S. lo smantellamento nella pace del 1256 fra Pisa e Firenze e Croce sull’Arno (metà del XIII sec.) e Cascina (1370); dati sulle cui origini possiamo solo ipotizzare l’intervento degli questi esempi, pur in mancanza di fonti documentarie spe-

©2001 Edizioni all’Insegna del Giglio - vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale – 6 cifiche, è presumibile che anche la comunità di Pontedera, alla loro antica patria, concentrando i loro possedimenti sulle quella che nel 1269 chiese la costruzione di una nuova chie- Colline Pisane e Livornesi (MORELLI 1994a, p. 62ss). sa, sia stata formata concentrando nel nuovo castello gli P.M. abitanti di località oggi scomparse, alcune delle quali loca- lizzabili in ambito diverso da quello qui esaminato, ma fra le quali andrà inclusa senz’altro Travalda, almeno dopo che ABBREVIAZIONI nel 1345 furono ricostruite le mura di Pontedera, abbattute in ottemperanza della pace del 1293: dalla metà del XIV AAL: Archivio Arcivescovile di Lucca secolo, infatti, non solo le testimonianze relative all’esistenza ASP: Archivio di Stato di Pisa di una comunità di Travalda scompaiono – cosa che potreb- DD: Diplomata regum et imperatorum Germaniae be anche essere attribuibile alla pestilenza del ’48 – ma an- che gli Upezzinghi si dimostrano sempre meno interessati MGH: Monumenta Germaniae Historica.

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