La Voce Del Desiderio
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Aristocratico ed elegante, Michael, giovane membro del Parlamento, ha potere e ricchezza, ma non una sposa. Il giovane non crede nell’amore, così sceglie una fanciulla di nobile nascita e poche ambizioni. A opporsi a questo matrimonio è Caroline, la bella zia della prescelta. In lei, risoluta e sensuale, Michael scopre la donna dei suoi sogni, ma dovrà usare tutto il suo fascino per convincerla che, solo sposandolo, lei potrà realizzare i desideri celati nel profondo del cuore. L’undicesimo libro della saga dei Bar-Cynster, i fratelli e i cugini più affascinanti dell’Inghilterra dei primi dell’800 Copertina: Art Director: Giacomo Callo Image Editor: Giacomo Spazio Mojetta Realizzazione: Studio Echo Titolo originale: The Ideal Bride © 2004 by Savdek Management Proprietory Ltd. © 2006 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano Prima edizione I Romanzi giugno 2006 Per abbonarsi: www.abbonamenti.it Finito di stampare nel mese di maggio 2006 presso Mondadori Printing S.p.A. via Bianca di Savoia 12, Milano. Stabilimento NSM viale De Gasperi 120 - Cles (TN) Stampato in Italia - Printed in Italy libeboook_038 La Voce del Desiderio Dedicato con affetto, alle altre quattro “Autrici Scandalose” Victoria Alexander, Susan Andersen, Patti Berg e Linda Needham. Non so come farei senza di voi! Capitolo 1 Eyeworth Manor, Fritham, New Forest, Hampshire Fine giugno 1825 Moglie, moglie, moglie, moglie... Michael Anstruther-Wetherby imprecò dentro di sé. Sentiva quella parola dal giorno prima, da quando si era accorto che echeggiava, chissà come, nel cigolio delle ruote della carrozza lanciata a tutta velocità sulla strada del ritorno. Il giorno precedente poteva anche capirlo, dato che era stato a un matrimonio, ma non si sarebbe mai aspettato di sentire quel ritornello risuonare anche quel giorno nel battito degli zoccoli del suo cavallo. Sposarsi era un passaggio cruciale della vita e per lui stava diventando un obbligo. Se non fosse andato al matrimonio di Amelia Cynster nel Cambridgeshire, avrebbe avuto l’opportunità di fare un passo avanti verso il fidanzamento. Non aveva potuto declinare l’invito, anche perché era sua sorella Honoria, duchessa di St. Ives, a fare gli onori di casa e quel matrimonio era l’occasione per rafforzare i legami familiari. Lui teneva in grande considerazione la famiglia. Proprio grazie alla famiglia si era affermato in quegli anni, riuscendo dapprima a farsi eleggere deputato e poi a conquistare sempre più prestigio nel partito. Ma questo, dopotutto, era un aspetto secondario: lui apprezzava la famiglia in quanto tale, senza considerazioni utilitaristiche di sorta. Mentre Atlas trottava veloce sul viale che conduceva fuori dal parco, lui guardò dapprima il maniero, un massiccio edificio di tre piani in pietra grigia, poi la stele che sorgeva a meta strada tra la casa e il confine della tenuta. Era stata eretta quattordici anni prima, proprio nel punto in cui suo padre, sua madre, le sue sorelle e fratelli avevano trovato la morte in un pomeriggio di tempesta, uccisi da un albero caduto. Lui e Honoria avevano visto tutto dalle finestre del maniero: un fulmine aveva colpito l’albero, facendolo precipitare di schianto proprio sulla carrozza che riportava a casa i loro cari. Quell’albero aveva distrutto la loro vita, lasciandoli soli, affranti, sconvolti dal dolore. Lui aveva solo diciannove anni, sua sorella sedici, e dovettero dividersi. Erano riusciti a mantenere i contatti, nonostante tutto, e anche adesso erano molto vicini, anche se lei aveva sposato il duca di St. Ives. Una scelta che era stata difficile per una donna come lei, gelosa della sua indipendenza. Ma aveva trovato la persona giusta, una fortuna che lui non poteva più permettersi di attendere: i suoi programmi, le sue ambizioni, gli imponevano di sposarsi al più presto. Si fermò davanti alla stele, chinò la testa in un attimo di raccoglimento, poi si voltò e scosse le redini. Atlas riprese il suo passo spedito, superando il cancello in un baleno. Michael affondò i talloni e il cavallo galoppò sullo sterrato che attraversava i campi. Il ricordo di quell’incubo, delle urla, dei nitriti, della corsa disperata sotto la pioggia battente lentamente svanì, lasciando riemergere gli impegni del presente. Quel giorno avrebbe mosso il primo passo che gli avrebbe permesso di creare la sua famiglia. “Una moglie.” La campagna fioriva rigogliosa attorno a lui, cingendolo nel suo verde abbraccio. Stretto e tortuoso, lo sterrato univa il maniero alla strada per Lyndhurst attraversando i boschi in cui giocava da bambino. Poco prima dell’incrocio c’era un’altra stradina sterrata che portava al villaggio di Bramshaw e a Bramshaw House, la sua destinazione. Aveva deciso di sposarsi mesi prima, ma gli impegni di deputato l’avevano trattenuto a Londra fino alla chiusura estiva del Parlamento. Adesso però era libero e nonostante il breve rinvio per il matrimonio di Amelia, voleva chiudere al più presto la questione. Per questo aveva lasciato anzitempo il pranzo di nozze, in modo da guadagnare un giorno prezioso. “Dunque è una questione d’importanza capitale” aveva commentato Amelia. “In un certo senso...” Una risposta onesta. Per un parlamentare di trentatré anni scapolo e con ambizioni di ministro, prendere moglie era davvero una questione d’importanza capitale. Lui aveva accettato ormai da tempo la necessità di farlo, anche perché quella prospettiva era sempre rimasta sullo sfondo, nonostante gli impegni. In quale altro modo poteva crearsi la famiglia che desiderava tanto? Purtroppo gli anni passavano e, preso com’era dalla sua carriera, dai mille impegni con la gente, con l’alta società, con i Cynster, sembrava impossibile trovare il tempo per cercarsi una moglie adatta. Adesso però non era più tempo di rinvii. Prima di lasciare Londra, il Primo ministro l’aveva convocato per annunciargli che era tra i candidati alla nomina a ministro nel nuovo governo preannunciato per l’autunno. C’era un solo inconveniente: era scapolo, anche se cercava attivamente moglie fin da aprile. Il punto era che non poteva accontentarsi. La donna ideale doveva combinare intelligenza, lealtà, comunicativa e cultura: in breve, stava cercando la moglie brillante di un politico di successo! Una donna esperta, bene introdotta in società, bella ma non tanto da suscitare invidie, capace di sostenerlo nel ruolo impegnativo di ministro. Dove trovare una donna simile con il poco tempo a disposizione? Poi aveva incontrato Elizabeth o, meglio, l’aveva rivista dato che la conosceva da una vita intera. Suo padre, Geoffrey Mollison, era il proprietario di Bramshaw House e aveva rappresentato il loro distretto al Parlamento prima di lui. Ma l’improvvisa morte di sua moglie l’aveva addolorato al punto da spingerlo alle dimissioni proprio quando Michael stava raggiungendo una certa importanza nel partito grazie all’influente aiuto dei Cynster e di suo nonno, Magnus Anstruther-Wetherby. Così era stato candidato alle elezioni. Avrebbe avuto successo, visto che poteva contare sui voti di Geoffrey che lo aveva visto crescere, si fidava di lui ed era stato felice di passare il testimone a qualcuno che stimava. Anche se appartenevano a generazioni diverse e avevano caratteri e priorità diversi, Geoffrey gli riconosceva un’indubbia integrità e quindi l’aveva sempre sostenuto, dimostrandosi pronto a dare una mano ogniqualvolta servisse. Sperava solo che lo sostenesse anche adesso. Elizabeth era quanto di più vicino alla moglie ideale potesse immaginare, anche se era giovanissima. Aveva solo diciannove anni, ma era molto matura per la sua età. Istruita e indubbiamente graziosa, possedeva l’intelligenza necessaria per apprendere tutto ciò che doveva. La sua tipica bellezza inglese, capelli biondi, occhi azzurri, carnagione chiara e fianchi sottili, si adattava perfettamente ai canoni della moda. Inoltre conosceva molto bene l’ambiente politico e la vita pubblica, visto che oltre a quelli del padre seguiva anche gli impegni di sua zia, lady Cunningham, sposata a un diplomatico di sua maestà, e aveva vissuto a lungo a Lisbona grazie a un’altra zia, Caroline, moglie dell’ambasciatore in Portogallo. Elizabeth era nata e cresciuta tra politici e diplomatici. Sicuramente sapeva gestire una grande casa. Naturalmente, sposarla avrebbe rafforzato maggiormente la sua posizione, soprattutto nel distretto. Perché negarlo? La ragazza gli sarebbe stata molto utile. Mentalmente ripassò il discorso preparato per Geoffrey. Per ora non gli avrebbe chiesto la mano della figlia, ma vista la lunga amicizia che lo legava ai Mollison sembrava opportuno parlarne comunque. In genere, Geoffrey non aveva peli sulla lingua e sarebbe stato inutile insistere se avesse negato il suo assenso. Non temeva davvero un rifiuto, anzi era quasi certo che la sua proposta sarebbe stata accolta con entusiasmo, ma guadagnarsi il suo favore tastando un po’ il terreno sembrava una tattica vincente. Poi, se Elizabeth avesse confermato la buona impressione che gli aveva fatto a Londra, avrebbe avanzato la proposta formale in modo da sposarsi prima dell’autunno. Un approccio un po’ freddo, doveva ammetterlo, ma lui cercava un matrimonio combinato. Le passioni avevano poco spazio nella sua vita e, nonostante la vicinanza ai Cynster, non condivideva la loro propensione per le unioni d’amore. I Cynster erano passionali, decisi, persino indifferenti alle tradizioni, se fossero state contrarie ai loro sentimenti. Lui sapeva bene di essere deciso, ma da tempo aveva capito che smorzare le passioni era indispensabile per un politico equilibrato. Comunque, non aveva mai permesso ai sentimenti d’influenzare le sue scelte. Con un’ampia curva, lo sterrato usciva dal bosco per poi attraversare una verde spianata. Era tanto immerso nei suoi pensieri che sentì solo all’ultimo minuto il tintinnio dei finimenti di una carrozza che procedeva a rotta di collo; quando si spostò di lato per darle spazio, il battito degli zoccoli dei cavalli al galoppo era ormai vicinissimo. Poi vide il veicolo e sgranò gli occhi, perché non era una carrozza. Era un calesse piccolo e leggero fuori da ogni controllo.