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Forme di abitato altomedievale in Un approccio etnoarcheologico

1. Introduzione E) case realizzate con basamento in muro a secco ed alzato in terra (Pescara, Penne, Giulia- Le ricerche archeologiche condotte in Abruz- nova); zo negli ultimi anni hanno per la prima volta F) case realizzate con muri in pietre legate consentito l’esplorazione dei resti di varie strut- solo da terra o argilla (Colle S.Giovanni, Penne, ture insediative sia urbane che rurali riferibili Monti della Laga, Pacile di Colle Mitra a Sul- ad età altomedievale (secc.VI-XI). mona ed altri insediamenti di montagna localiz- Trattasi in particolare degli scavi urbani di zati da E. Mattiocco); Pescara (Ostia Aterni), Penne (Pinna) e Lancia- Varie fra queste tecniche riprendono sistemi no (Anxanum), delle ricerche che hanno esplora- costruttivi di origine ben più antica che affonda- to le fasi tardoantiche ed altomedievali della no le loro origini nella protostoria abruzzese, e città abbandonata di Truentum (Martinsicuro), che, utilizzate anche in età romana, sono poi ri- e delle indagini che hanno consentito la localiz- maste in uso molto a lungo anche nella successi- zazione e la parziale indagine di vari abitati ru- va età medievale e moderna. rali, fra cui in particolare quelli di Colle S.Gio- È stato dunque possibile procedere all’esame vanni d’Atri e della Badia di (Tera- di alcuni esempi ancor oggi disponibili ed al suc- mo), nonché l’analisi di vari insediamenti loca- cessivo confronto con i dati archeologici, rica- lizzati nella Val Pescara (STAFFA 1992c, vandone elementi per una ricostruzione com- STAFFA 1993a). plessiva delle tecniche impiegate. Pur sovente danneggiati e talvolta quasi In particolare è stato possibile procedere completamente asportati, in ambito urbano all’esame di una vasta panoramica di case di dall’impianto delle successive strutture murate terra costruite fra la seconda metà del secolo di piena età medievale e da successivi lavori di scorso ed i primi decenni di questo, ancor oggi vario genere ed in ambito rurale dai lavori agri- esistenti seppur ormai quasi tutte in rovina, e coli meccanizzati d’epoca recente, questi resti per lo più localizzate nel Teramano (, forniscono non di meno importanti testimonian- Valli del Salinello e della Vibrata: Civitella del ze sulle forme dell’abitato altomedievale, , , , S.Omero, Cor- consentendo la ricostruzione delle tecniche im- ropoli), nel Pescarese (Loreto Aprutino, Penne) piegate e delle relative tipologie insediative. e nel Chietino (Casalincontrada, S.Giovanni in Dalle indagini sembrano così emergere con Venere), ed all’analisi di varie case con alzato in evidenza sei tipologie costruttive: pietre legate da terra identificate nell’ambito di A) case realizzate riutilizzando come basa- una serie di insediamenti medievali abbando- mento strutture antiche ed alzato probabilmen- nati localizzati sui Monti della Laga, e nell’am- te in legno (Martinsicuro, Pescara); bito di alcuni abitati pastorali della Majella1. B) case realizzate interamente in legno Da quello che si propone a tutti gli effetti co- (Martinsicuro, Pescara); me un approccio etnoarcheologico al problema C) case realizzate interamente in terra della ricostruzione delle forme d’abitato altome- (Colle S.Giovanni, Corropoli); dievale nella regione sono emerse una serie di D) case realizzate in terra con telaio ligneo considerazioni che sembrano consentire di supporto (Pescara). un’esauriente focalizzazione delle principali for-

1 Prezioso nella raccolta dei dati è stato il collaboratore ed stente sig. Osvaldo Corneli, a cui si deve con Franca Nesto- amico Dario Corda, alla cui maestria grafica sono dovuti i ri- re anche la documentazione fotografica. lievi presentati in questa sede, assistito dal valente assi- 68 EDILIZIA RESIDENZIALE TRA V E VIII SECOLO

me dell’edilizia residenziale altomedievale in disorganiche, realizzate con il riutilizzo di mate- Abruzzo. riali d’età precedente, posti in opera a definire rozze murature vittate o listate in cui sovente i 2. Le origini antiche delle tecniche costrutti - piani di posa definiti da ricorsi di laterizi si pre- ve altomedievali sentano fortemente irregolari, o murature addi- rittura con materiali posti in opera a spina di pe- Nell’Abruzzo pre-protostorico ed italico gli sce, per favorire il reimpiego di materiali disomo- abitati erano realizzati con strutture in legno e genei (laterizi, scaglie di travertino, marmo, sca- terra, capanne-case più o meno articolate, ma poli di calcare e materiali tufacei), tecnica utiliz- comunque riferibili a quelle tipologie co- zata anche altrove, ad esempio nelle mura di età struttive che in più avanzata età romana Vitru- bizantina di Luni ed in altri contesti della Ligu- vio venne a definire opus craticium, e che pre- ria (CAGNANA, in questo volume). sentano amplissima diffusione in ambito medi- Con queste tecniche costruttive appaiono terraneo e continentale. realizzati gli ultimi interventi di una certa con- Il recentissimo rinvenimento di resti di due sistenza all’interno dei centri antichi della co- strutture del genere riferibili alla tarda età re- sta, alcuni dei quali correlabili a vasti interventi pubblicana (II-inizi I sec.a.C), a Penne con pavi- di ristrutturazione e fortificazione ad opera dei mentazione scutulata e muri in terra intonaca- Bizantini di centri quali Pescara, Lanciano, e ta (Fig. 1), e a Lanciano con basamento in gran- Vasto (STAFFA in I Bizantini in Abruzzo, pp. di pietre destinato a supportare un alzato in ter- 16-21). ra cruda (Fig. 2; STAFFA 1992b, p.13, fig. a Accanto a queste più tarde opere murarie va p.11), evidenzia chiaramente come queste forme diffondendosi già nella tarda antichità anche costruttive di ben più antica origine fossero allo- all’interno dei centri urbani, non diversamente ra diffuse in Abruzzo finanche all’interno dei da quanto noto per l’Italia settentrionale, l’uso centri urbani, oltre che naturalmente nell’ambi- di materiali deperibili. to degli abitati rurali. Un complesso antico forse riconoscibile come Nelle campagne antiche la loro diffusione do- magazzino presso la città romana di Truentum veva essere ampia se non addirittura prevalen- (Martinsicuro) presenta infatti dal IV-V secolo te, come evidenziato dalla recentissima esplora- un uso apparentemente parcellizzato con zione di strutture con basamento in ciotoloni ed realizzazione di rozzi focolari a terra e deposito alzato in terra, oppure in semplice terra riferibi- di livelli di terre nere connesse alla successione li ad un abitato occupato dalla tarda Età del dei fuochi ed al conseguente innalzamento dei Ferro all’età repubblicana (secc.V-II a.C) nella livelli di vita (Fig. 3) . Tali livelli vanno ad in- località Piane di Valle S.Giovanni di Teramo, globare parzialmente anche le strutture mura- ove l’uso di costruire case di terra si è perpetua- rie antiche che li delimitavano, deducendosene to sino agli inizi di questo secolo (STAFFA il fatto che all’epoca tali strutture erano ormai 1991b, p.190, Fig. 109) ,e dal rinvenimento di utilizzate, non diversamente dal complesso di resti di un villaggio d’età romana con strutture S.Giulia a Brescia, esclusivamente come basa- in terra, pavimenti battuti e copertura in argil- mento di un alzato realizzato in legno (BRO- la spalmata su graticcio, in località Marrocchi- GIOLO 1991, p.183) . S.Giovanni e Battaglia-Il Colle di L’intervento non appare molto dissimile (STAFFA 1993b c.s.) ed in località Colle Pignot- dall’analogo recupero improvvisato di una d o - to di Controguerra. mus d’età precedente, con parcellizzazione degli Come evidenziato chiaramente da questo ed spazi interni e finanche del peristilio, messa in altri analoghi casi, accertati nelle valli del Sali- luce negli scavi di via Alberto Mario, ancora a nello e della Vibrata, tali tecniche andarono Brescia (BROGIOLO, in questo volume). conservandosi anche in età imperiale, sia pur in Sempre a Martinsicuro, e nello stesso ambito situazioni marginali, per poi riemergere prepo- sopra descritto, ad un muro in laterizio realizza- tentemente alla fine del mondo antico. to lungo un tracciato viario tardoantico (Fig. 4, n. 377) va probabilmente a sovrapporsi, dopo la 3. Le tecniche costruttive altomedievali in sua parziale demolizione (sec.V), un alzato li- Abruzzo gneo (Fig. 4, n. 355), a definire un complesso in- sediativo poi del tutto sostituito da una casa in A) Il riutilizzo dell’edilizia antica legno in età di poco successiva (sec.VI). Il degrado delle tecniche murarie risalenti al- Una situazione analoga può supporsi per le la prima età imperiale può dirsi ormai avviato fra strutture antiche rimaste in uso a fianco di IV e V secolo d.C., quando all’interno di comples- strutture del tutto lignee nell’area del Bagno si di epoca più antica a Pescara e Tr u e n t u m (M a r - Borbonico a Pescara, fra VII ed VIII (STAFFA tinsicuro) inizia l’uso di murature fortemente 1991a, p.215, fig. 10, strutt.3-4) . Andrea R. Staffa 69

Fig. 1 - Penne (Pinna, PE): annesso di una domus ur- Fig. 2 - Lanciano (Anxanum, CH): casa con muro (a bana con strutture in terra e pavimento scutulato (fi- sin.) in pietroni a reggere un alzato di pietre e terra, ne II-prima metà I sec.a.C; foto. Franca Nestore). con pavimento in terra battuta su cui si notano vari buchi di palo ed una piccola cisterna (a sin.); è taglia- ta dalla successiva casa d’età medievale (sec.XIV; fo- to F.Nestore).

Fig. 3 - Martinsicuro (TE), Truentum: planimetria generale del quartiere commerciale della città. Sono indi- cate le aree in cui si sviluppa fra V e VI secolo un tessuto insediativo costituito da case di legno, nonché le zo- ne interessate dagli imponenti depositi di terre nere (ril. Dario Corda, dis. autore). 70 EDILIZIA RESIDENZIALE TRA V E VIII SECOLO

Anche a Teramo i resti di una domus localiz- zata a corso de Michetti sono oggetto di un riuso non compiutamente definibile, ma che contem- pla lo scavo di una fossa granaria su un pavi- mento in cocciopesto, forse nell’ambito del reim- piego di parte delle strutture antiche con ag- giunta di superfetazioni lignee (STAFFA 1990, p.26; per Teramo altomedievale vedi STAFFA 1992c, pp.829- 31).

B) Le strutture in legno: I dati archeologici L’uso di strutture lignee appare documenta- to anche in Abruzzo già nella tarda antichità, com’è apparso evidente dai recentissimi risulta- ti della campagna di scavi 1993 sul sito della città antica di Truentum (Martinsicuro). Non diversamente da altri contesti dell’Ita- lia settentrionale (BROGIOLO, in questo volu- me: Trento, Pal. Tabarelli; Brescia, via A.Mario; Fig. 4 - Martinsicuro: planimetria e sezione del sag- Milano, p. Duomo) si è accertato che nell’ambito gio M ; si notino la strada tardoantica ancora seppur del quartiere commerciale dell’abitato il tessuto rozzamente basolata (n. 363) e fiancheggiata da insediativo in muratura risalente nel suo im- strutture in muratura (nn. 358, 357, 377), poi sosti- pianto alla tarda età repubblicana viene pro- tuita da un tracciato ormai in terra battuta (n. 346), fiancheggiato da case in legno con struttura portante gressivamente e completamente sostituito fra a pali (nn. 368, 351, 353, 366; sec.V), con uno dei “co- IV e VI secolo da un panorama di case di legno, lonnotti” che segnano l’allineamento del percorso. Il o legno e terra (vedi Fig. 3) . contesto appare definitivamente obliterato da un im- Particolarmente eloquente appare il fenome- ponente riporto di terre nere (n. 361, seconda metà no lungo il tracciato viario tardoantico messo in VI-inizi VII sec.) (ril. Daniela Ricciardi, dis. autore). luce dagli scavi nei saggi A, AH, e M (Fig. 4): nel rialzarsi di livello del percorso di circa 30 cm fra V e VI secolo il tracciato, sino ad allora conservatosi sia pur rozzamente basolato (n. 363) , viene del tutto sostituito da un itinerario in terra battuta (n.347) , lungo il quale gli edifi- ci in muratura in precedenza esistenti (nn. 358, 357, 377), ormai fatiscenti e dunque demoliti, lasciano posto a due case sorrette da pali di le- gno (nn. 368, 351, 353, 366)2. A segnare l’allineamento del tracciato, onde evitare i sin da allora diffusi fenomeni di pro- gressiva occupazione degli spazi pubblici lungo le strade, vengono collocati lungo i margini del nuovo tracciato dei “colonnotti” realizzati reim- piegando materiali antichi quali rocchi di colon- na, o frammenti più rozzi di calcare da edifici or- mai abbandonati (n. 360).

2 Il massiccio riporto collegabile a questa fase, per lo più co- Fig. 5 - Pescara (Aternum): a) Bagno Borbonico: casa stituito da terre nere frammiste a relitti dalle murature an- tiche demolite, esteso ad una vasta area comprendente la in legno (n. 34) con pavimento in terra e breccia com- strada e le aree ad essa limitrofe, veniva a costituire il basa- pattate (n.99), con montanti verticali (nn. 100, 101, mento per la costruzione del nuovo tessuto insediativo inte- 102) che reggevano un assito ligneo (secc.VII-VIII); b) ramente consistente di unità insediative lignee, non diver- p.Unione: pianta di casa in terra (n. 45), sorretta da samente dalle cc.dd. “massicciate obliteranti” che in vari si- telaio ligneo di cui si è identificato l’incasso di uno dei ti dell’Alto Adige e del Trentino coprono gli impianti antichi pali portanti (n. 166), con pavimento in sabbia ormai demoliti perché fatiscienti, costituendo la base dei compattata (n.151), fossa granaria (n.161), e piccola successivi villaggi di capanne (L. DAL RI, L’Alto Adige, tettoia antistante (nn. 167-68; ril. e dis. autore). C.BASSI, Il Trentino, in questo volume). Andrea R. Staffa 71

Il fenomeno è ben presente anche a Pescara, ove nell’area del Bagno Borbonico è stata identi- ficata una casa con strutture lignee (Fig. 5, a), di pianta quadrangolare con pavimento in breccio- lino e terra battuta, inquadrabile fra VII e VIII secolo (STAFFA 1991a, pp.216-17, strutt.34, fig. 10 n.34, fig.11) ed andata ad invadere par- zialmente il tracciato dell’antistante strada an- tica lungo il fiume Pescara. La struttura sembra delimitata da assiti lignei presumibilmente in- chiodati o fissati a montanti verticali (nn. 100/102). Una struttura analoga di pianta rettangola- re (Fig. 6), anche se complessivamente più simi- le ad una capanna che ad una casa in legno, è stata scavata anche nell’area di piazza Unione (STAFFA 1991a, pp.239-41, strutt.I-44, figg. 27, 29). Appare simile a strutture analoghe scavate nell’insula di S.Giulia a Brescia (BROGIOLO 1991, pp.184-85) ed era costituita da una strut- tura portante a pali (nn. 97, 52), con copertura lignea a doppio spiovente probabilmente a tra- vetti intrecciati a sorreggere uno strato di gra- ticcio ed argilla, o copertura a piccoli assi lignei, ed in seguito (secc. X-XI) un tetto in coppi; pre- Fig. 6 - Pescara, piazza Unione: capanna rettangola- sentava anche una piccola tettoia esterna su re in legno con pali portanti (nn. 52, 97), focolare a terra (n.50-151), conserva granaria (nn.62-63), tet- uno dei lati corti (nn. 54-55, 58, 64), probabil- toia antistante (nn. 54-55, 58, 64; ril. e dis. autore). mente destinata a proteggere l’ingresso dagli agenti atmosferici. Anche a Penne doveva probabilmente essere lignea una delle strutture perimetrali di un’unità insediativa che va ad appoggiarsi sul margine di un grande muro in pietre a secco che definiva il terrazzamento dell’abitato fortificato sviluppatosi con l’VIII secolo intorno alla catte- drale di S.Massimo (Duomo, Fig. 7, A). Le fonti documentarie disponibili confer- mano il ricorso generalizzato a strutture lignee attestato dai dati archeologici oggi disponibili, come chiaramente dimostrato dal fatto che an- cora nella prima metà dell’XI secolo l’impor- tante complesso monastico altomedievale di S.Salvatore a Majella (Serramonacesca, PE, sec.VIII), fosse costituito da edificia lignea et v e t u s t a (AVESANI 1967, p. 867, FELLER 1985, p.148). Dovendosi inoltre procedere a vaste opere di ristrutturazione dell’abbazia di S.Clemente a Casauria si faceva ampio ricorso a strutture li- Fig. 7 - Penne (PE), piazza Duomo: resti dell’abitato gnee ancora nella seconda metà del XII secolo fortificato altomedievale intorno alla cattedrale di (Chronicon Casauriense, col. 914). S.Massimo sul Colle Duomo - C: cattedrale; A-B: Nei casi summenzionati il legno veniva addi- unità insediative altomedievali; 2- 6: muro di sostru- rittura a rappresentare un materiale di un cer- zione e protezione dell’abitato; 7: potente muro to pregio, mentre per le abitazioni della gente dell’episcopio medievale allineato con il precedente; 3/5: fosse granarie. I tracciati Salita Civitavecchia- comune specie in ambito rurale, fra la costa e la Salita Duomo e via M. Pansa corrispondono ad assi zona pedemontana dell’Appennino si faceva ri- viari e terrazzamenti antichi ripresi dall’abitato alto- corso quasi solo all’uso della terra, e sulla mon- medievale (ril. D.Corda, dis. autore). tagna a pietrame legato da terra. 72 EDILIZIA RESIDENZIALE TRA V E VIII SECOLO

I dati etnografici Nell’ambito di insediamenti più ridotti, qua- A proposito degli accadimenti che trasforma- li i villaggi della montagna teramana sopra ci- no in età altomedievale l’aspetto delle città anti- tati ed anche il castello di nella Val che e vanno a caratterizzare anche le forme Vibrata (Statuti di Ancarano, p. 156, DE BLASI dell’abitato rurale è di particolare interesse la 1983, p. 80), ove i ristretti vicoli non offrivano conservazione in vari piccoli centri della monta- spazio alla realizzazione di portici pena la loro gna teramana (Castelli, Cerqueto, Castiglione completa ostruzione, il termine rimase ad indi- della Valle, Rocca S.Maria, ) care terrazze e balconcini pensili su di essi spor- del vocabolo di origine longobarda “Gafio” (lu genti, sovente connessi a scale esterne che gafie), a definire una “specie di lunga terrazza collegavano fra loro i piani degli edifici. di legno che dà sulla parte anteriore della case Quest’ultima accezione si era peraltro con- dei contadini” (fig. 8; DE BLASI 1983, p.76). servata accanto alla prima anche in ambito ur- Il termine, presente in Abruzzo anche a bano, ad esempio a Napoli ove si deve al primo S.Demetrio dei Vestini nell’Aquilano a definire vicerè spagnolo del regno D.Pietro de Toledo nel la “balconata di legno” (lu jefe, GIAMMARCO 1533 la rimozione di tutti gli elementi lignei, 1960, p. 160), è significativamente attestato in “gaifi, gaisi, archi, portici, pennate, ed altre cose altre aree dell’Italia meridionale longobarda che impedivano il lume alle strade di essa città” (Campania, Lucania, Irpinia, DE BLASI 1983, (DE BLASI 1983, p.82), e che ne avevano carat- p. 78). terizzato il paesaggio, non diversamente da Te- L’etimologia del vocabolo, a partire da un si- ramo, in epoca altomedievale e medievale. gnificato molto vicino a quello del nord. Waif, Nelle accezioni di questo termine di origine “comune, non appartenente a nessuno”, riferito longobarda, i cui relitti sopravvivono ancor’oggi ad un tratto di terreno che divide due edifici o sulla montagna teramana, sembrano dunque un pianerottolo su scala esterna, è poi evoluta a percepirsi da un canto tecniche costruttive che definire significati più ristretti, da un lato “vico- caratterizzano la trasformazione del tessuto in- lo, angiporto”, dall’altro “ballatoio, terrazzino pensile, bastione “ (SABATINI 1963-64, pp. 111-112; DE BLASI 1983, p.76). Di particolare interesse, in rapporto al sopra menzionato significato originario del termine, è la menzione del gafio negli Statuti Teramani del 1440: Assisiam facimus quod unicuique de Te - ramo liceat gayfos seu trasannas ante eorum do - mos et super apothecas facere et in pubblico ex - tendere... et si quis vicinorum contradiceret... gayfos et trasannas ante eius domos existentes statim removere debeat. Et nichilominus predic - tus volens edificare vel habere gayfos, possit ibi - dem, si quis in eodem vico sit habens (Statuti di T e r a m o, IV, 47, pp.344, 374; DE BLASI 1983, p.80). Trattavasi dunque di un elemento ligneo sporgente, una tettoia posta a protezione dell’ingresso delle botteghe e delle case sulla strada, sovente posta in area pubblica (in pub - blico extendere) e come tale soggetta all’obbligo di demolizione qualora avesse danneggiato qualche vicino (si quis vicinorum contradiceret), sempre realizzabile qualora lungo la stessa strada ne fossero preesistite altre. In un ambito urbano quale Teramo il termi- ne si correlava probabilmente da secoli alla pro- gressiva invasione degli spazi pubblici lungo le strade ad opera di un’ edilizia minuta in mate- riali deperibili, se del caso facilmente rimovibile ma più sovente perpetuatasi a concretare pro- gressivamente forme di privatizzazione di tali spazi e conseguente modifica del reticolo viario Fig. 8 - Valle Castellana (TE), loc. Corvino: gafio in di origine antica che li riassumeva. legno (foto. G. Di Marco). Andrea R. Staffa 73

sediativo urbano e rurale nell’altomedioevo, e del mondo antico3. dall’altro quelle dinamiche che nella progressi- Resti di unità insediative d’età altomedieva- va privatizzazione di spazi pubblici all’interno le con strutture in terra e copertura a graticcio delle città vanno trasformandone anche l’asset- sono infatti presenti, solo per fare qualche to. esempio, sui siti dei villaggi esistenti in località Ben più semplici strutture lignee erano infi- Astignano (Lesteniano) di Pianella, Cordano di ne utilizzate sino a qualche decennio fa sulla Loreto Aprutino corrispondente alla C u r t i s c a- montagna da carbonai, boscaioli e pastori, case sauriense de Ocretano, Ventignano-Case Fiucci circolari o quadrangolari con struttura portante di Cepagatti, Sterpara di Catignano (STAFFA lignea ricoperta da frasche o zolle di terra (MI- et Al. 1991, pp.657-61, STAFFA 1989, pp. 565- GLIORINI 1977, p. 274). 78) e soprattutto Colle S.Giovanni di Atri, ove Alcune di queste semplici abitazioni, utiliz- ne sono stati scavati seppur parzialmente vari zate dai carbonai, erano parzialmente interrate, esemplari (STAFFA, in Schede 1990, “Arch. con scheletro di frasche rivestito esternamente Med.”, XVIII, 1991, p. 673). da zolle erbose, e venivano abitate solo da mag- Il villaggio (Fig. 9) si estende sul versante gio ad ottobre nel periodo di produzione del car- settentrionale della cima del colle S.Giovanni bone (MIGLIORINI 1977, p. 275). ed è articolato longitudinalmente per una lun- ghezza di circa 70 m e per una larghezza media C) Le case in terra: I dati archeologici intorno ai 20 m, con le unità insediative che L’usanza di costruire le semplici case della vanno adattandosi alla pendenza del colle (P, H, gente rurale in terra è già attestata in età roma- E, D, L). na da vari casi noti, ad esempio i citati villaggi Le prime fasi dell’abitato sono inquadrabili in località Valle S.Giovanni di Teramo, Colle Pi- cronologicamente fra VII e VIII secolo, epoca gnotto di Controguerra, e Marrocchi-S.Giovan- delle più antiche fra le unità insediative identi- ni di Campli. ficate (R, I, L, A, T, H), anche se in vari settori Questa tecnica appare impiegata anche in dell’insediamento sono stati rinvenuti resti ambienti di una domus repubblicana di una d’età romana che farebbero supporre la preesi- certa dignità formale in un contesto urbano stenza sul sito di strutture analoghe di quella quale Penne, con pavimento c.d. scutulato (vedi cronologia. Fig. 1). Le strutture insediative identificate presen- Non sembra dunque dubbio che tale tecnica tano per lo più semplice pianta quadrangolare o costruttiva, semplice ma efficace, sia rimasta in rettangolare, con alzato realizzato a blocchi di uso senza soluzioni di continuità anche alla fine terra poi messi in opera (adobe: strutt. H), o con

3 Numerosi sono i casi in cui fonti medievali del territorio e cotto per il piano superiore. italiano fanno riferimento all’esistenza di case di terra, tec- Anche nel territorio a sud di Arezzo, compreso fra Val di nica costruttiva che non era probabilmente altro che l’opus Chiana e Cortonese si è conservata a lungo, quasi sino ai craticium di vitruviana memoria e ben più antica ascenden- giorni nostri, una tecnica costruttiva a pisè, con realizza- za. zione delle strutture in armature lignee (FRANCOVICH, A questa tipologia sono probabilmente riferibili alcune case GELICHI, PARENTI 1980, p. 213). altomedievali dell’Italia settentrionale adriatica menziona- Da una fonte del tardo settecento (Dell’economica costruzione te nel Codex Traditionum Ecclesiae Ravennatis, r e a l i z z a t e delle case di terra..., pp.47 ss.) apprendiamo come queste abi- con muri ex lutu o ex lutu lapideo (CAGIANO DE AZEVEDO tazione presentassero anche due piani oltre al piano terra, 1972, pp.171, 178), ed alcune abitazioni menzionate nelle per una durata stimata fra i 20 ed i 60 anni, (FRANCOVICH, fonti farfensi come la Domus terrinea Scandolicia,cioè co- GELICHI, PARENTI 1980, p. 214) che poteva essere prolun- perta con scandole, assicelle di legno (TOUBERT 1973, p. gata con particolare attenzione alle coperture. 335, nota 3: R.F., docc. nn. 1084, 1107, 1132, 1253). I tetti potevano essere in tegole e coppi ma anche in legno. Particolarmente ben analizzati sono vari esempi dal territo- Anche per l’area padana la presenza di case di terra è atte- rio toscano (FRANCOVICH, GELICHI, PARENTI 1980, pp. stata in fonti medievali; in particolare da un inventario dei 207-217: Siena, Grosseto, Val di Chiana, Cortonese, Arezzo). beni della Certosa di Pavia del 1437-39 apprendiamo In particolare interessante è la casa di terra venuta in luce dell’esistenza nel territorio di Graffignana di una casa “mu- nel corso di scavi all’interno della Fortezza Medicea di rata in creda e cupata”, con i muri d’argilla e i tetti di tegole, Grosseto e datata al XIII secolo: trattasi di resti di una a pianta rettangolare di m 8.58 X 5.28, con tetto sorretto da struttura in pisè lunga circa m 9, ad un solo piano con co- otto travi lignei fra cui si collocavano assi di pioppo e gratic- pertura di embrici e coppi,con muri larghi circa cm 80 con ci “(CHIAPPA MAURI 1980, p. 106). fondazione profonda circa cm 50. Nel territorio vicino di Vimagano esisteva un’altra casa con Altre fonti fiorentine fanno riferimento all’esistenza di muri di argilla, con pianta rettangolare di m 13.2 X 5.96, strutture quali una Domum de lapidibis et terra, da inter- suddivisa in due vani da un tramezzo di legno e argilla,con pretarsi come struttura di terra con base fondale costituita portico sulla facciata sud, con muri e pilastri “muradi in cre- da uno zoccolo di pietre. da” (CHIAPPA MAURI 1980, p. 106). A S.Giovanni Valdarno sono infine presenti esempi di case realizzate in terra sino al solaio del primo piano, ed in pietra 74 EDILIZIA RESIDENZIALE TRA V E VIII SECOLO

compattazione dell’argilla modellata in opera (pisè: strutt. D, E, L), sempre prive di fondazioni. Trattasi per lo più di strutture appartenenti ad un unico vano (H, E, L), in un caso fra quelli indagati ad almeno due (D), ma non puo’ esclu- dersi la presenza di tipi a più vani, anche fra quelli individuati e solo parzialmente scavati. L’altezza dei muri perimetrali non doveva essere superiore a m 1.60/80, con tetto in incan- nucciata e fango con spiovente ad angolo forte- mente acuto, come è apparso evidente dal recu- pero di un frammento di incannucciata del col- mo, non diversamente dalle case dei pastori abruzzesi fotografate ancora alla fine del secolo scorso dal De Antonis (Fig. 10). Ad uno dei margini è l’unica struttura in mu- ratura, un edificio a pianta quasi quadrata di circa m 5 per m 7 (ved. infra Fig. 22), realizzato in pietroni di dimensioni irregolari legati da terra cruda, plausibilmente identificabile come la chiesa di S.Giovanni (P), realizzata in epoca successiva a quella del primo impianto dell’inse- diamento (X-XI sec.) e rovinata dopo il suo defi- nitivo abbandono (sec.XII). Quasi all’altro margine del villaggio sono col- locate numerose fosse granarie di profondità va- riabile sino a m 1,50, forse correlabili ad un’area aperta battuta, probabilmente riconoscibile co- me aia per la lavorazione delle granaglie (T, A, B); altre fra le fosse granarie rinvenute sembra- no invece riferibili a singole unità insediative (D, L, N, Q) . Analoga a quella delle case di Colle S.Gio- vanni doveva essere la fattura delle unità inse- diative del villaggio di Ventignano-Case Fiucci di Cepagatti, di cui si sono conservate tuttavia Fig. 9 - Atri (TE), loc. Colle S.Giovanni, planimetria solo le fosse granarie a causa dell’azione deva- generale dell’abitato altomedievale a case di terra statrice degli aratri (STAFFA 1989, pp. 565-78). (secc. VIII-XII; ril. e dis. autore). È questa anche la situazione del casale alto- medievale di Mejulanum presso la Badia di Cor- ropoli (Fig. 11), ove la totale assenza di ogni sia pur minima traccia di buchi di palo fa supporre che le fosse rinvenute (nn. 12/15) fossero relati- ve a case di terra che si erano insediate presso i resti della preesistente villa romana (nn.1/10), perpetuatesi nelle adiacenze dell’abbazia sino ad oggi. Queste fosse, che rappresentano l’elemento più distintivo degli abitati di pertinenza i cui piani di vita sono stati sovente devastati dalle arature, erano utilizzate come conserve alimen- tari scavate direttamente nel terreno, e vi erano per lo più conservate granaglie. Oltre che nei casi sopra menzionati sono at- testate in Abruzzo anche a Villanova-Calcasac- co di Cepagatti, Colle Castellaccio di Ortona (STAFFA 1993a, pp.96-97), e nei contesti alto- Fig. 10 - Capanna stagionale di pastori abruzzesi transumanti (foto De Antonis in Arch. Museo delle medievali di numerosi centri urbani (Teramo, Genti d’Abruzzo, Pescara). Penne, Vasto, Lanciano). Andrea R. Staffa 75

modellata in opera (pisè), o utilizzo di blocchi di terra precedentemente realizzati ed essiccati all’aria a realizzare muri spessi da 60/80 cm si- no ad un metro, quasi sempre privi di fondazio- ni (adobe) (PROFICO 1986, p.22). I blocchi erano in genere rettangolari e veni- vano posti in opera a definire una sorta di opera quadrata (Controguerra, Tortoreto), o in diago- nale a spina di pesce (vedi es. da Loreto Apruti- no, loc. Coste S.Antonio, Figg. 12, 13). “Si preparava anzitutto il piano di posa della casa, scavando eventualmente sul lato a monte se il sito era in pendio”4. Talvolta il terreno era preparato scavando all’interno del perimetro una fossa profonda da 50 cm ad 1 m, per rimettervi poi la stessa terra a strati di 30/40 cm, dopo averla mescolata con acqua e paglia di grano e avena, pestandola per compattarla (GANDOLFO, SEVERINI, GEN- NARO 1986, p.25)5. Nello stesso modo si lavorava la terra per ti- rar su le pareti, e “quando si arrivava ad avere la giusta consistenza con la zappa si staccavano Fig. 11 - Corropoli (TE), Badia di S.Maria di Mejula- delle zolle che venivano portate su una zona in no: resti della villa romana (nn. 1/10), dell’abbazia al- piano e ammassate con le mani, cioè lavorate co- tomedievale (nn. 16/20), e fosse granarie (nn. 12-15) me la pasta”6. relative alle case di terra del casale altomedievale Non appena l’impasto si era alquanto conso- (ril. e dis. Simona Pannuzi). lidato, si costruiva il muro perimetrale della struttura accumulando l’una su l’altra e lavo- rando tali zolle (tecnica a pisè), “fino a che si for- I dati etnografici: le tecniche costruttive mava Lu bbanghe, una parete alta circa 80 cm e L’abitudine di costruire case rurali in terra, larga 60/70 cm, che era il primo strato della co- particolarmente quelle destinate a braccianti, struzione” (GANDOLFO, SEVERINI, GENNA- mezzadri e piccoli proprietari, si è conservata si- RO 1986, p. 35), parete che poteva essere larga no a pochi decenni fa in varie aree della peniso- sino ad un metro ed alta 2; man mano che cre- la, Calabria, Lucania, Piemonte meridionale, sceva d’altezza i lavoranti vi salivano sopra Sardegna meridionale e soprattutto nell’intera standovi a cavalcioni mentre da sotto altri pas- fascia adriatica che comprende Marche ed savano loro l’impasto, questo sino a giungere a Abruzzo (BALDACCI 1958, MORANDI in un’altezza di circa metri 2. Il tutto richiedeva AA.VV., 1986, pp. 8-9). non meno di due settimane e si attendevano poi Non sembrando dubbio che le tecniche adot- una decina di giorni circa che la struttura si fos- tate fossero quelle trasmesse da una consolida- se consolidata, per poi rifinirla e se del caso in- ta e plurisecolare tradizione, può risultare di nalzarla ulteriormente sino al primo piano particolare interesse, per una migliore (GANDOLFO, SEVERINI, GENNARO 1986, p. comprensione delle forme dell’abitato rurale al- 35). tomedievale, già delineate sulla base dei dati Accanto ad una tecnica del genere, che dava archeologici in precedenza esaminati, sof- luogo a strutture dall’assetto abbastanza irrego- fermarsi brevemente sulle relative tecniche co- lare, il pi s è veniva realizzato anche con cassefor- struttive. me lignee che venivano messe in opera prima sul I metodi adottati nella costruzione erano es- terreno, e poi sul culmine del muro man mano che senzialmente due, compattazione dell’argilla esso andava crescendo di altezza. Una tecnica

4 Trattasi delle testimonianze orali (opportunamente tra- tecnica simile,con scavo di una fossa in cui la terra viene poi dotte in linguaggio corrente) di un contadino residente nella ricompattata, appare adottata nella costruzione di una ca- località La Torretta del Comune di Controguerra, che aveva panna del villaggio eneolitico scavato nel 1984 in località assistito fra 1921 e 1927 alla costruzione della casa dell’ora S.Maria delle Grazie- Corvaro di Borgorose (scavi Soprin- defunto Quaglia Gaetano, e dell’attuale proprietaria, la gen- tendenza archeologica del Lazio, diretti da chi scrive). tile signora Capoferri Maria, nuora del Quaglia, raccolte sul 6 Si facevano così delle palle di terra pesanti da 5 a 10 kg li posto nel Marzo 1992. M a s s u n e ”, anche dette Li Marulli nel territorio di Contro- 5 GANDOLFO, SEVERINI, GENNARO 1986, p.35; una guerra (TE). 76 EDILIZIA RESIDENZIALE TRA V E VIII SECOLO

Fig. 12 - Loreto Aprutino (PE), loc. Coste S.Antonio: Fig. 13 - Loreto Aprutino, loc. Coste S.Antonio: casa prospetto esterno di casa in terra a due piani e quat- in terra (foto Osvaldo Corneli). tro vani (ril. e dis. D.Corda).

Fig. 14 - Loreto Aprutino, loc. Coste S.Antonio: assonometria di casa in terra (sono indicati anche piccoli re- stauri e pavimento in laterizio d’epoca più recente;dis. ed analisi D.Corda). Andrea R. Staffa 77

Fig. 15 - Loreto Aprutino, loc. Coste S.Antonio: sezione-prospetto di casa in terra (si noti la cappa in gratic- cio rivestito di terra su ambo i lati; ril. e dis. D. Corda). non dissimile si conservava sino a qualche tempo vetti (murali) a sezione rettangolare (n. 6, quer- fa anche nel territorio a sud di Arezzo, compreso cia) e ad essi ortogonali intervallati da una can- fra Val di Chiana e Cortonese, con realizzazione na (n.7) su cui era fissato con legacci un ordito di delle strutture in armature lignee (FRANCOVI- canne parallelo ai travi principali (n.8) , su cui CH, GELICHI, PARENTI 1980, p.213). veniva spalmato un piano di terra (n.9) e veni- I solai intermedi di tradizione più antica pog- vano poi poggiati i coppi (n.10). giavano su grandi travi di sostegno (Loreto A., I murali sporgevano di circa 50 cm a costitui- Fig. 14, n. 3: travi da mezzo tronco di quercia) ed re la gronda, costituita da una tessitura di can- erano in canne, o realizzati come a Loreto con ne che reggevano uno strato di terra ben liscia- assicelle di legno (quercia), su cui veniva spal- ta, su cui terminavano i coppi in assenza di ca- mato uno strato di argilla. Assi di legno serviva- nale e relativi pluviali. no altresi da architravi di porte e finestre, in ge- Il pavimento del piano terra è in rozzi lateri- nere chiuse da sportelli di legno (Loreto Apruti- zi (Fig.14, n.11), ma originariamente doveva es- no, Fig. 14, n. 22, 23, 24), mentre i tetti, che po- sere in semplice terra battuta. tevano essere ad una, due o quattro falde, erano Di particolare interesse la presenza nell’am- anch’essi sorretti da un struttura lignea su cui bito della medesima abitazione di un camino poggiavano assi di legno e poi i coppi. (vedi Fig. 14, n. 12/14; Fig.15 ), in parte costitui- Le coperture, a due falde o a padiglione, era- to da una cavità semicircolare scavata nel muro no sorrette da una struttura di travi lignee con retrostante (n.12), in parte da una cappa an- piano di posa per i coppi costituito più antica- ch’essa a sezione semicircolare fatta di graticcio mente da canne ed argilla, e più di recente da intonacato di terra su tutte e due le facce (n.14), mattoni (PROFICO 1986, pp.21-24). appoggiata ad un’ architrave sorretta da due Nell’esempio proposto da Loreto Aprutino mensole lignee conficcate nel muro retrostante. (Fig. 14, loc. Coste S.Antonio, propr. A.Patacca) La cappa, che si elevava per i due piani della il tetto era costituito da un’ orditura principale casa sino al tetto, era fissata alla parete di terra costituita da tronchi interi appena puliti con a cui era addossata da due “catene”, poste ad in- l’ascia e posti orizzontalmente (n.4, salice, car- tervallo di 1 m, costituite da un’asta lignea alle pino e occasionalmente. quercia), reggenti tra- cui estremità erano fissati due pioli d’analogo 78 EDILIZIA RESIDENZIALE TRA V E VIII SECOLO

materiale, anch’essi conficcati nel muro retro- stante (vedi Fig. 14, nn.15, 16). All’altezza del solaio intermedio fra i due piani la cappa era fissata grazie ad opportuni incassi a due delle travi che lo costituivano (n. 3, Loreto Aprutino, ) . Trattasi di una tecnica costruttiva di sicura origine antica, in quanto cappe in terra sono ar- cheologicamente attestate sia nell’ambito del complesso di età gota di Montebarro (BROGIO- LO, in questo volume), che presso l’insediamen- to rurale di Villandro-Plunaker (secc.III-V d.C) in Alto Adige (LORENZO DAL RI, L’alto Adige, in questo volume). Nella parete di terra a lato del camino era so- vente ricavata una piccola fornace (vedi Fig. 14, Fig. 16 - Valle S.Giovanni (TE): casa di terra ad un n.13), con al di sotto la camera per il fuoco in cui solo piano e unico vano (foto O. Corneli). doveva essere utilizzata brace prelevata dal ca- mino e camera di cottura al di sopra. I due piani della casa, quando esistenti, era- no collegati fra loro da una scala molto sempli- ce (“lu scalone”), costituita da due montanti li- gnei a sezione rettangolare (Loreto A: sez. 8X25 cm, poi sostituita da scala in laterizio, n.19), su cui erano poste le tavole lignee costi- tuenti i gradini. Per quanto riguarda l’ubicazione deve notar- si che “la casa di terra si costruiva sempre su una collinetta o comunque su una parte alta del terreno, sia perché quando pioveva l’acqua non ristagnava ma scorreva via facilmente e la casa rimaneva sempre asciutta, sia perché c’era più aria ed una volta il vento serviva per la trebbia- tura del grano”(GANDOLFO, SEVERINI, GENNARO 1986, p. 37).

I dati etnografici: le tipologie Il modello più diffuso fra le case di terra dell’Abruzzo adriatico era quello a schema ret- tangolare di cui vari esempi sono stati scavati presso il villaggio di Colle S.Giovanni d’Atri (ve- di Fig. 9), e di cui buon esempio può essere la struttura ad un solo vano ancor oggi superstite seppur in rovina presso il cimitero di Valle S.Giovanni di Teramo (Figg. 16, 17; STAFFA 1991b, p.190, fig. 109). Questa struttura appare significativamente quasi identica ad una casa in terra con resti di co- pertura in tegole, scavata a S.Quirico in Toscana e databile al VI-VII secolo (VALENTI, La Tosca - na , in questo volume). Le case, oltre che ad un solo vano come l’esempio proposto da Valle S.Giovanni ed altri esemplari dalla Val di Sangro (D’OTTAVI0 1983), potevano essere a più vani, e ad uno o due piani (Fig. 18). Gli schemi costruttivi sono tuttavia molto semplici e ripetitivi, legati anche alle necessità di utilizzare, con un materiale così particolare Fig. 17 -Valle S.Giovanni: pianta e prospetto di casa in terra (ril. Giovanni Di Marco, dis. autore). Andrea R. Staffa 79

Fig. 18 - Quadro riassuntivo delle tipologie di varie case di terra dalla Val Vibrata e del Chietino: 1) Colon- nella; 2) Tortoreto, loc. Terrabianca; 3) S.Omero, loc. Case Alte; 4) Corropoli, loc. Il Colle; 5) Casalincontrada, loc. Brecciarola; 6) S.Omero, loc. Poggio Morello; 7) Casalincontrada, loc. Colle Petraro (ril. Gabriele Frattari, Luciano Spinozzi, dis. autore). come la terra, soluzioni che consentissero una piano, nell’esempio proposto da (Fig. elementare e regolare ripartizione dei pesi sulle 18, n.1) con stalla direttamente collegata ad al- pareti portanti. tri locali di abitazione (SPINOZZI, CONTI Fra gli esempi analizzati, tutti realizzati fra 1986, p.16). la seconda metà del secolo scorso ed i primi de- Più rare ma tuttavia attestate sono le case a cenni di questo secolo, può notarsi la prevalenza due piani, con scala lignea per lo più esterna, di un tipo rettangolare quasi sempre di lun- ma talvolta anche interna con funzione di di- ghezza compresa fra i 15 e i 17 m, orientato Est- stribuzione di spazi fra i vari ambienti (SPI- Ovest con prospetto principale esposto verso NOZZI, CONTI 1986, p.16), per lo più relative Sud, in genere costituito da tre vani di dimen- ad una conduzione mezzadrile dei relativi fondi sioni simili allineati su un solo asse, cucina, ca- (PROFICO 1986, p. 19). mera e stalla (Fig.18, nn.1-5) . Anche in queste strutture di maggior artico- Ciascuno dei tre vani, che sono in genere col- lazione torna tuttavia l’elementare schema tri- legati fra loro, presenta un autonomo accesso partito sopra descritto, presente negli esempi dalla fronte della struttura, integrando così ai proposti da Tortoreto, loc. Terrabianca (Fig.18, suoi spazi interni l’area collocata di fronte alla n.2), S.Omero, loc. Case Alte (n.3), Corropoli, casa, l’aia sede di varie lavorazioni agricole loc. Il Colle (n. 4), Casalincontrada, loc. Breccia- (PROFICO 1986, pp.18-32). rola (n.5). Al piano terra erano in genere stalla, Più sovente trattasi di strutture ad un solo magazzino e cantina, al piano superiore la cuci- na al centro con il focolare, e due stanze da letto 80 EDILIZIA RESIDENZIALE TRA V E VIII SECOLO

ai lati sopra stalla e cantina (SPINOZZI, CON- TI 1986, p.16; testimonianza cit. da Controguer- ra). A questo schema base sono in genere appor- tate modifiche molto contenute, come a Case Al- te di S.Omero (Fig.18, n. 3) ove due dei vani del piano terra sono occupati da un frantoio, e a Brecciarola di Casalincontrada (Fig. 18, n. 5) ove al corpo tripartito della casa a due piani vie- ne a piano terra giustapposta una grande stalla. Accanto a questo primo e più diffuso schema costruttivo ne è attestato un secondo, con pian- ta quasi quadrata, qui documentato da struttu- re del territorio di S.Omero, loc. Poggio Morello (Fig. 18, n. 6), e Casalincontrada, loc. Colle Pe- traro (n.7). Nell’esempio da S.Omero la struttura, a due piani, risulta elementarmente divisa in quattro vani quasi eguali; maggiore articolazione pre- senta la scansione interna degli ambienti nell’altro esempio da Casalincontrada, affianca- to anche da un largo portico a livello del primo piano. Nell’esempio proposto da Loreto Aprutino (loc. Coste S.Antonio), anch’esso a due piani, le stanze sono infine solo due per livello, cucina e stalla al piano terra, e due stanze da letto al pia- no rialzato (Fig. 19). La semplice articolazione di tutti gli esempi proposti sembra trovare paralleli sia pur di Fig. 19 - Loreto Aprutino, loc. Coste S.Antonio: pian- massima con le strutture scavate a Colle S.Gio- ta di casa di terra a due vani e due piani (ril. e dis. vanni, ed appare indubbiamente riferibile alle D.Corda). medesime tradizioni costruttive.

D) Le case in terra con telaio ligneo di sup - porto Un simile sistema costruttivo è sinora atte- stato solo a Pescara, in una unità abitativa al- quanto tarda e databile fra IX e X secolo (STAF- FA 1991a, pp.242-43, strutt. III-45, fig. 26 n.45). La struttura (Fig. 5, b), scavata solo parzial- mente, sembrava presentare uno schema lata- mente quadrangolare, movimentato all’esterno da una tettoia (nn.168-68), e doveva essere sor- retta da alcuni pali con ogni evidenza destinati a rinforzare la struttura in terra, forse ulterior- mente supportata almeno all’esterno almeno in alcuni punti da un tavolato ligneo (vedi Fig. 5, b). Di uno di essi è stato scavato l’incasso a ter- ra,costruito con grandi pietre accostate a forma- re il necessario incavo (n.166).

E) Le case con basamento in grandi pietre e alzato in terra o pietre legate da terra Questa tecnica costruttiva presenta contatti Fig. 20 - Pescara, Bagno Borbonico: pianta di casa con le precedenti (C-D) quando nell’alzato sia con basamento di grandi pietre (n. 33) ed alzato in utilizzata solo terra, e con la successiva (F) pietre, laterizi antichi di riutilizzo e terra (secc. VIII- quando vengano impiegate solo pietre legate a XI), tagliata dalla successive strutture del Bagno Borbonico (ril. e dis. autore). Andrea R. Staffa 81

unico.

F) Le case con strutture di pietre legate da terra o argilla o secco Trattasi di una tecnica molto vicina alla pre- cedente, specie quando nell’alzato di quest’ulti- ma siano impiegate pietre e materiale fittile di reimpiego. Tuttavia se ne differenzia in quanto i mate- riali utilizzati presentano maggiore irregola- rità, e vengono accostati con presenza di poca terra.

I dati archeologici Mentre le case in terra sembrano localizzate per lo più sulla costa e nell’ entroterra adriatico, nelle aree montane dovevano al contrario essere utilizzate, oltre che dimore stagionali in legno ad uso di carbonai e pastori7, strutture realizza- te con muri in grandi pietre legati da terra. Questa tecnica appare già impiegata in anti- Fig. 21 - Penne: sezione di casa con basamento in pie- tre ed alzato simile a quello della figura precedente co, come risulta evidente da resti di villaggio (ril. D.Corda). d’età romano-imperiale identificati in località Pie di Serra Secca di Rocca di Botte (AQ),e con- sistenti di semplici unità insediative quadran- golari8, e resta in uso anche nell’ Altomedioevo, terra. come appare documentato anche dai due esem- In ambito archeologico risulta diffusa per lo pi in precedenza citati, ad essa vicini di Penne e più nell’ambito dei centri storici, ove risultava Pescara (tecnica D). sovente necessaria a differenza delle campagne Con murature del genere appaiono realizza- la presenza di un minimo di strutture fondali. te l’unica struttura in “muratura” scavata nel È infatti attestata sia a Pescara (STAFFA villaggio altomedievale di Colle S. Giovanni 1991a, p.220, fig. 16), che a Penne, nell’ambito d’Atri, un monovano di pianta quasi quadrango- del villaggio fortificato sviluppatosi in età alto- lare da identificarsi probabilmente come la medievale (secc. VIII-IX) intorno alla cattedrale chiesa di S.Giovanni (Fig. 22), e quasi tutte le di S.Massimo sul Colle Duomo. unità insediative dell’abitato altomedievale del A strutture del genere sono forse riferibili Pacile, all’interno del recinto italico di Colle Mi- anche resti rinvenuti in passato in località Bivio tra nei pressi di Sulmona (MATTIOCCO 1989). Bellocchio di , nell’ambito dei livelli Ulteriore esempio di questa tecnica, ma con altomedievali dell’ abitato antico di C a s t r u m prevalenza di pietrame, sono i resti esistenti Novum divenuto Castrum S.Flaviani (STAFFA presso vari abitati altomedievali rinvenuti sui 1992c, pp.832- 33, nota 411). Monti della Laga (Teramo), in località Altavilla- Sia a Pescara (Fig. 20) che a Penne trattasi Il Castello di Montorio, Piano di , di unità insediative di pianta quadrangolare, Casagreca-Piano S.Maria di , e Piano con basamento costituito da non più di due fila- Vomano-Colle del Vento di Crognaleto, tutti ab- ri di larghe pietre legate da terra. bandonati in età medievale (STAFFA 1991b, A Penne questo zoccolo in pietre risulta qua- pp. 210-11, 226-30, 238-39). si completamente interrato (Fig.21, n.16), vera In particolare quest’ultimo insediamento, e propria fondazione su cui poggiava un alzato dalla lunghissima continuità di vita dal periodo realizzato in pietre di dimensioni più ridotte e italico sino al medioevo, sede di un importante laterizi antichi di riutilizzo legati da abbondan- santuario antico e della successiva pieve medie- te terra (n.11), alzato spesso circa 40 cm ed in- vale, conserva ancor oggi visibili i resti di decine dubbiamente riferibile ad un’ abitazione a piano di unità insediative realizzate con semplice pie-

7 Vedi in STAFFA 1991b, pp. 216, 249, esempi di strutture state sui siti d’età imperiale di Pantanello, Toppe Vurgo, stagionali d’età imperiale, probabilmente in legno, in loca- S.Michele, S.Nicola,sull’Altopiano delle Cinquemiglia (vedi lità Poggio Umbricchio-Piano del Monte di Crognaleto, e SPAGNUOLO 1991, pp.52-55). Sorgente La Cordella di Valle Castellana; forme analoghe 8 Ricognizioni della collega D.ssa Cinzia Morelli, che si rin- d’abitato sono correlabili alle evidenze archeologiche atte- grazia per il dato. 82 EDILIZIA RESIDENZIALE TRA V E VIII SECOLO

1992, pp. 80-81). Strutture simili in pietre a secco, ma con co- pertura oltre che in pietra anche in legno e zolle di terra dovevano essere utilizzate dagli agricol- tori stagionali, dai boscaioli e dai carbonai che utilizzavano durante la buona stagione le risor- se dei c.d. campi aperti (MICATI 1992, pp. 116- 17) e dei boschi. Trattavasi di piccoli edifici per lo più qua- drangolari, detti “casali” sui Monti della Laga, “capanne” sul Gran Sasso, “Iazzi” sulla Majella, e Pagliare nell’Aquilano (MIGLIORINI 1977, p.274; ALMAGIA’ 1949; D’ANTONIO 1951). Va infine sottolineato che nell’ambito delle strutture in pietre a secco, o in pietre legate da terra ed in seguito da malta povera, dovevano essere impiegate anche parti lignee, quali solai, tetti, scale, nonché terrazzini pensili esterni quali i “gafii” in precedenza esaminati.

Aspetti generali Quasi tutte le tipologie abitative sin qui de- scritte presentavano rozzi livelli pavimentali in terra battuta, ghiaia o sabbia compattate, tal- volta con inserzione di frammenti fittili e ciotto- lame, anche se non mancano in almeno un caso i resti di un tavolato sorretto da travetti lignei Fig. 22 - Atri, loc. Colle S.Giovanni: pianta della (STAFFA 1991a, p.246, fig. 32 n.45). chiesa di S.Giovanni, realizzata con muro in pietre Ogni unità insediativa presentava inoltre un legate da terra (ril. e dis. autore). focolare, con piano di cottura a terra, fossa late- rale per deporvi man mano le ceneri e qualche punto d’appoggio ai lati, probabilmente per con- sentire la sospensione sul fuoco di manufatti per la cottura delle vivande (es. simili da inse- trame legato da terra (Fig. 23; FRANCHI diamenti tardoantichi del Trentino e Alto Adi- DELL’ORTO, STAFFA, 1991, STAFFA 1991b, ge, in BASSI, DAL RI, in questo volume). Il fre- pp.227-29) quente rinvenimento, nei pressi di questi focola- ri, di frammenti di un piccolo “forno” per la cot- I dati etnografici tura del pane (cd. testo, vedi STAFFA 1992a, Queste strutture d’età medievale, ancora p.59, Fig. 30), testimonia come il pane venisse leggibili nel loro impianto complessivo, permet- invece cotto direttamente sul piano di cottura a tono di conferire la necessaria prospettiva tem- fianco delle braci. porale ai numerosissimi esempi di capanne in Per conservare gli alimenti, ed in particolare pietre a secco di epoca più recente meritoria- proprio le granaglie, erano scavate nei pavi- mente schedati in tanti anni di lavoro da E.Mi- menti delle fosse di dimensioni variabili, circo- cati sulla Montagna Teramana, sul Gran Sasso, lari o anche oblunghe, a seconda delle necessità nell’Aquilano e sulla Majella (MICATI, 1983, e degli spazi disponibili (STAFFA 1992c, p.841). 1990, 1992). Trattasi per lo più di strutture a pianta cen- trale, con schema quadrangolare o circolare e copertura a falsa cupola, quasi sempre utilizza- IV) Aspetti dell’abitato altomedievale ti come rifugio stagionale dai pastori. Alcuni complessi, dallo schema più articola- L’ambito urbano to costituito da più capanne, venivano a rappre- I dati sin qui proposti sono eloquenti nel de- sentare vere e proprie masserie stagionali atte scrivere come l’uso di strutture in legno e di al- all’alloggio di interi nuclei familiari, ed articola- tre tecniche costruttive “povere” connesse a te in una capanna-dormitorio, in un altro vano semplici focolari a terra vada riproponendosi per l’alloggio dei prodotti ed infine in un vano nell’ambito dei centri antichi abruzzesi già nel- coperto destinato alla mungitura (MICATI la tarda antichità, non diversamente da altri Andrea R. Staffa 83

Fig. 23 - Crognaleto (TE), loc. Piano Vomano-Colle del Vento -resti dell’abitato antico ed altomedievale di Villa Cam - pa n e a : A/D: resti del luogo di culto antico; nn. 1, 2, 3, 4, 40, 5: opere di sostruzione correlate ai vari terrazzamenti dell’abitato; nn. 38, 39, 6, 36, 37, 35, 31: resti di probabili stazzi e recinti aperti per l’alloggio delle pecore ; nn. 8/26: unità insediative con strutture in pietre legate da terra (ril. Liliana De Berardis, dis. autore). centri dell’Italia settentrionale, come evidenzia- che, seppur superstite nei suoi elementi superfi- tosi ad A t e r n u m (STAFFA 1991a, p.214, secc. ciali, subisce non di meno forti alterazioni, qua- VI-VII), probabilmente a I u v a n u m9, e soprat- li ad esempio la chiusura di un tratto stradale tutto a Truentum (Martinsicuro:secc.V-VI). minore in terra battuta, poi coperto ed abitato. In quest’ultimo contesto, al diffondersi di Con gli inizi dell’Altomedioevo tecniche e di- tecniche costruttive lignee e di poveri focolari a namiche così diffuse a Truentum sin dalla tarda terra, si accompagna anche un progressivo stra- antichità vanno divenendo prevalenti, connesse volgimento del reticolo viario di origine antica, al crollo di tante strutture antiche ed al siste-

9 In questo contesto urbano abitazioni con coperture in legno, come traccia in numerose abitazioni delle grandi pietre collo- pavimenti in terra battuta e rozzi focolari a terra sopravvivo- cate al centro degli ambienti e destinate ad alloggiare i gran- no probabilmente per tutta l’età imperiale, ed hanno lasciato di travi verticali che sorreggevano il colmo del tetto. 84 EDILIZIA RESIDENZIALE TRA V E VIII SECOLO

matico riuso dei resti da esse recuperati, come è re sovente in continuità insediativa rispetto a apparso evidente anche dagli scavi di Penne10 e forme d’abitato antiche12. Pescara (STAFFA 1991a, pp. 296-97). Particolarmente resistenti si palesano inol- Elemento caratteristico del paesaggio urba- tre alcune forme di abitato ubicate su siti di for- no doveva dunque essere il progressivo assorbi- te altura o sulle parti sommitali di articolati mento nel tessuto abitativo della città altome- complessi collinari, ove la persistenza del popo- dievale dei ruderi antichi, o parzialmente riuti- lamento è probabilmente correlabile alla favore- lizzati a fianco di strutture in legno, oppure del vole collocazione geografica13. tutto crollati o demoliti perché fatiscienti, fatti In taluni casi il riassetto del quadro insedia- salvi ancora per qualche tempo ovviamente al- tivo di tradizione antica si traduce nel concen- cuni grandi complessi monumentali. trarsi del popolamento su siti collinari adiacen- Vi si accompagnava il progressivo rialza- ti i sottostanti pianori già abitati in antico14. mento dei livelli di vita, con la formazione di Scavi esaustivi di uno di questi villaggi d’al- strati di “terre nere” dovute allo smaltimento e tura, localizzato sul Colle S.Giovanni di Atri, re- riuso nell’ambito dello stesso insediamento dei stituiscono l’immagine di un abitato organizza- rifiuti prodotti, fenomeno massicciamente pre- to longitudinalmente con case di terra collocate sente a Martinsicuro, e la definizione di ampi su due o tre file sul versante orientale della ci- spazi destinati ad orti all’interno di quello che ma del colle, senza orientamenti dominanti nel era stato il tessuto urbano antico. loro adattarsi all’andamento del pendio, e con Quest’ultimo fenomeno, chiaramente atte- un terrapieno artificiale verso il lato meno dife- stato dalle fonti per M a r r u v i u m ( S . B e n e d e t t o so naturalmente (E). dei Marsi, FELLER, in FELLER, GIUNTEL- Le indagini condotte, nel rivelare la presen- LA 1992 c.s.),appare testimoniato archeologi- za sul sito di resti di analoghe strutture d’età ro- camente anche a Teramo (STAFFA 1990, p. mana, pur non rendendo plausibile supporre 3 0 ) . forme di diretta continuità fra i due orizzonti in- sediativi, testimoniano più latamente della L’ambito rurale persistenza fra tarda età imperiale ed Altome- Il paesaggio delle campagne abruzzesi fra V dioevo di forme simili nel popolamento rurale ed VIII secolo non sembra mutare sostanzial- dell’area a sud di Atri, mente almeno per quanto attiene alla distribu- La chiesa di Colle S.Giovanni, costruita co- zione del popolamento nel territorio, come sem- me accennato in pietrame legato da terra, viene bra dedursi dai dati archeologici che sembrano realizzata in un secondo momento della vita suggerire per quest’ epoca una persistenza dell’insediamento, non diversamente da altri dell’insediamento per lo più su siti di tradizione casi attestati in Toscana (M.VALENTI, in que- antica. sto volume). Elementi difensivi quali un fossato Nelle logiche insediative di questa fase e resti di muri sono presenti oltre che a Colle dell’abitato rurale sono infatti prevalenti forme S.Giovanni anche ad Astignano-Case Scipione di continuità dal preesistente quadro sparso di Pianella, Colle della Sala di Alanno, e Castel- d’età romana, che sembrano perpetuarsi in lare S.Egidio Vecchio di S.Egidio alla Vibrata. qualche modo, sia pur con forme di precoce rias- Un impianto difensivo è presente anche presso setto (secc.VIII-IX), sino all’incastellamento l’abitato ancora aperto ma su sito d’altura in lo- (STAFFA 1993a, pp.90-95). calità Altavilla-Il Castello di Montorio, comun- A fronte dell’abbandono di numerosi insedia- que riferibile con ogni evidenza a più avanzata menti antichi, per lo più di fondovalle o di ver- età altomedievale (STAFFA 1991b, pp. 210-11). sante collinare (sec.VI), deve così notarsi specie Logiche insediative, economia pastorale e nell’Abruzzo adriatico la sopravvivenza sino al mista ed aspetto esterno non dissimili da quelle X-XI secolo di forme d’abitato su terrazzo fluvia- dei preesistenti insediamenti antichi devono es- le che riprendono tipologie insediative di origine sere state quelle degli abitati altomedievali ab- ben più antica11, e di villaggi su dorsale collina- bandonati dell’alta Valle del Vomano, S.Gior-

10 Scavi 1992 sulla piazza del Duomo, ancora inediti. 13 Es.: insediamenti in località Astignano-Case Scipione e 11 Es.: Ventignano-Case Fiucci, Villanova-Calcasacco e Col- Astignano-Masseria Cascini di Pianella; Cordano di Loreto le Castelluccio di Cepagatti; Sterpara di Catignano; S.Ma- Aprutino, Cavaticchi superiore di Spoltore, Colle della Sala ria a Vico di S.Omero; S.Massimo di Varano presso Torano di Alanno. Nuovo; Ripoli di Corropoli (per i riferimenti bibliografici di 14 Es.: località Masseria Egler di , Cellino Vecchio questi come degli altri esempi citati vedi STAFFA 1992c). di , Il Castello-Floriano di Campli e Colle 12 Es.: Torre del Poggio-Poggio Ragone di Loreto Aprutino, Castellaccio di Ortona (A.DI NINO,”Not.Scavi”,1888,p.647) Badia di Corropoli. Andrea R. Staffa 85

gio-Venano, Poggio Umbricchio-Piano S.Maria, chi come evidenziato dall’esempio di Martinsi- Piano di Crognaleto, e soprattutto Piano Voma- curo, già fra V e VI secolo. no-Colle del Vento, tutti collocati in comune di Proprio a Martinsicuro (T r u e n t u m) la par- Crognaleto ad occupare la sella di una serie di cellizzazione di alcuni magazzini risalenti alla dorsali collinari protese verso il sottostante fiu- prima età imperiale con impianto di tramezzi e me Vomano, collocazione prescelta all’evidente focolari a terra, avvenuta nel IV secolo poco pri- scopo di proteggere gli abitati dai venti gelidi ma delle generalizzata diffusione di strutture che particolarmente nel periodo invernale dove- insediative ormai in legno, attesta inequivoca- vano canalizzarsi nella valle dal soprastante bilmente profondi mutamenti nell’assetto com- gruppo del Gran Sasso. plessivo del centro urbano, con l’occupazione Interessante appare l’esempio dell’abitato di delle aree un tempo commerciali dell’insedia- Colle del Vento (Villa Campanea), articolato su mento ad opera di strati poveri di popolazione, una serie di terrazzamenti che regolarizzavano che prima riattano per quanto possibile l’edili- la propaggine collinare su cui l’insediamento zia antica ormai degradata, e poi la sostitui- era ubicato (vedi Fig. 23). scono del tutto con l’impianto di un tessuto inse- All’interno di un simile schema erano distri- diativo ligneo che tuttavia rispetta ancora la buiti senza un particolare ordine recinti e stazzi pianificazione antica. (nn. 4, 29, 1, 2, 30, 36, 37, 2, 20, 26) correlabili A fenomeni del genere va a correlarsi lo spo- alla principale risorsa economica della zona, la glio sistematico dell’edilizia antica ormai ab- pastorizia, ed unità insediative elementari (nn. bandonata, come è risultato evidente dal fatto 8/26, 41). che nell’ambito del quartiere commerciale della Sulla montagna sembrano dunque perpe- città ormai in abbandono numerosissime erano tuarsi forme d’ abitato di lungo momento, condi- le strutture murarie che si presentavano sman- zionate nel loro conservarsi sui medesimi oriz- tellate già in antico, mediante scavi di spoglio zonti dalla forte influenza dell’habitat naturale poi riempiti con getto di terre nere (vedi Fig. 3, e soggette a forme di riassetto solo a partire dal- zona saggio A). la media età medievale, anche per il riattivarsi La sistematicità del fenomeno indurrebbe a della grande transumanza appenninica. supporre l’esistenza di forme di commercio di Quali dovessero essere gli aspetti organizza- tali materiali, che dovevano probabilmente es- tivi di questi abitati aperti appare non solo dal- sere utilizzati nell’ambito di altre aree dello l'esame dei villaggi sopramenzionati abbando- stesso centro urbano, forse nella zona portuale a nati in età medievale (STAFFA 1991b), ma an- ridosso del fiume Tronto ove appare plausibil- che dai caratteri conservatisi sino ai primi de- mente perpetuarsi l’abitato anche in età alto- cenni del secolo in numerosi villaggi montani medievale con il nome di Turris ad Trunctum. della catena della Laga (Teramo) e dell’ alta Nella diffusione di tecniche costruttive in le- Valle dell’Aterno (L’Aquila). gno non dovette mancare di esercitare qualche Nell’assetto di centri quali , influenza a partire dalla seconda metà del VI Rocca S.Maria, Cortino, Crognaleto (TE), e del- secolo il progressivo stanziamento di genti di le c.d. ville di Cagnano Amiterno, Lucoli, Bare- stirpe longobarda, come sembra suggerire la te, Pizzoli (AQ), possono leggersi criteri organiz- diffusione del termine “gafio” nelle zone monta- zativi di antichissima origine, con gruppi di ca- ne del Teramano a ridosso dell’area di Castel se disposti senza alcun ordine lungo stretti vico- Trosino. li che cambiando direzione si aprono in piazzole Il generalizzato diffondersi di materiali qua- mal lastricate o sterrate, dove si ammucchiava- li il legno, la terra, associato al riutilizzo di tan- no e lavoravano i prodotti agricoli. ti resti antichi, è tuttavia ben precedente e va Talvolta a nuclei di unità insediative fra loro progressivamente rivoluzionando l’aspetto del separati sono intervallati orti e piccoli appezza- tessuto insediativo, sia nelle città che nelle cam- menti (MIGLIORINI 1977, pp. 234, 257-64). pagne, conservandosi in muratura solo gli edifi- ci del potere religioso e probabilmente civile. V) Conclusioni Se in ambito urbano il ritorno a tecniche edi- lizie di maggior consistenza con il rinnovato e Quel che appare evidente dall’esame in que- generalizzato ricorso alle opere in muratura an- sta sede proposto dei dati archeologici disponi- che per il tessuto insediativo minore può ascri- bili per l’Abruzzo è il riemergere fra IV e VI se- versi alla media età medievale (secc.XI-XII), co- colo di tecniche costruttive povere di antichissi- me chiaramente evidenziato dall’esempio di Pe- ma origine, che si erano conservate per tutta scara (STAFFA 1991a, p. 226), in ambito rurale l’età imperiale nelle campagne, e nelle zona alcune tecniche attestate dai dati archeologici marginali dei centri abitati, e che tornano ad es- presentati in questa sede sono andate conser- sere prevalenti anche all’interno dei centri anti- vandosi sino ai primi decenni di questo secolo, e 86 EDILIZIA RESIDENZIALE TRA V E VIII SECOLO

risultano ancor oggi documentate da strutture sentirà, ad integrazione della documentazione conservate in alzato, sia pur sovente ridotte allo archeologica che si va raccogliendo, una sempre stato di relitti. più attendibile ricostruzione delle forme Il recupero ormai avviato di tutti gli aspetti e dell’abitato altomedievale in Abruzzo. le soluzioni costruttive in esse superstiti con-

(Andrea R. Staffa) Andrea R. Staffa 87

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