L’ESPERIENZA DELLE « ZONE LIBERE » NEL II SETTORE DELLA PROVINCIA DI CUNEO

Nel giugno 1944 le formazioni partigiane del II settore della pro­ vincia di Cuneo occupano stabilmente le valli Gesso, Stura e Grana '. La zona libera della valle Gesso comprende i due comuni di Entracque e Valdieri: cioè un territorio di 511 kmq. con una popolazione che si aggira sui 3.600 abitanti. Quella di valle Stura, 8 Comuni, per un totale di 626 kmq. ed una popolazione di 9.900 abitanti circa. La « repubblica » di valle Grana ingloba tre comuni per complessivi 111 kmq. e 3.170 abitanti circa. Si tratta di vallate di media ed alta montagna a sud-ovest di Cuneo, nel gruppo delle Alpi Marittime e Cozie, fortemente depresse. Lo spo­ polamento è continuo e antico sia per effetti naturali (le morti preval­ gono sulle nascite), sia per l’emigrazione, diretta soprattutto verso la Francia meridionale, ma anche verso i centri industriali della pianura. Per non parlare poi dei terribili salassi causati dalle due guerre mondiali che hanno falcidiato la gioventù di queste zone, reclutata nei corpi alpini. Attività economica fondamentale della popolazione è l’agricoltura a •cui si dedica l’80 per cento circa delle persone attive. Ma è una attività

1 II II settore, ove vi sono forze esclusivamente azioniste che fanno parte del gruppo bande « Italia Libera », comprende anche le valli Vermenagna e Roja, le quali pur se interessate nello stesso giugno da stanziamenti di nuclei azionisti, rimarranno sempre in saldo possesso nemico per la loro importanza strategica. Fonti scritte e testimonianze concordano nel fissare che la valle Stura (nella quale è dislocata la 2“ banda al comando del capitano di complemento degli alpini, Ettore Rosa) è sotto controllo partigiano la terza decade di giugno. Il blocco della valle è posto nel comune di Gaiola, al ponte dell’Olla (che viene fatto saltare) a meno di 15 km. dal capoluogo provinciale. In Valle Grana, ove opera la 5“ banda agli ordini dell’ufficiale di complemento ■ degli alpini Alberto Bianco, il 24 giugno, alle ore 23 Ivanoe (Bellino, sottotenente degli alpini) si trasferisce con 26 uomini in località sopra il ponte di Santa Maria, per costituire il blocco della valle (cfr. Diario della brigata « Paolo Braccini », Cuneo, ANPI). Il 18 luglio infine, la 3“ banda, comandata dal cap. di complemento degli alpini, Aldo Quaranta, dà il via all’occupazione della Valle Gesso — che nel giro di due giorni viene completata con la messa in opera di un posto di blocco agli stretti di di Andonno a pochi km. da Borgo San Dalmazzo, centro abitato, alla confluenza delle più importanti vallate che scendono, dal confine francese, direttamente su Cuneo e usuila pianura (cfr. A l d o Q u a r a n t a , Brigata Valle Gesso - lido Vivami, Cuneo, s.d. 136 P. Burdese - M. Calandri che procura un reddito bassissimo per la povertà e la altimetria del suolo,, e per il frazionamento e l’atomizzazione della proprietà2. Notevole è il valore strategico della valle Stura per la presenza della strada statale del colle della Maddalena, che immette nella valle francese deH’Ubaye e collega rapidamente con Gap, Briançon e Marsiglia. La costituzione delle zone libere si reaHzza senza opposizione dei nazifascisti: i tedeschi e i « repubblichini » non sono presenti stabilmente nel II settore. L’occupazione avviene in un clima di euforia per le notizie che giun­ gono dai fronti di guerra: la liberazione di Roma, lo sbarco in Normandia,, l’annuncio della imminente invasione della Francia meridionale fanno presagire che la guerra è ormai alle sue ultime battute; non per nulla nel mese di giugno inizia l’afflusso massiccio di centinaia di volontari. Convinzione generale è che l’occupazione delle valli sia la premessa immediata della discesa in pianura. Nei mesi di giugno e luglio i problemi che si pongono a D. L. Bianco, commissario politico del II settore, sono essenzialmente: ampliare la zona di influenza delle sue formazioni e, fondamentale, « giellizzare » tali formazioni col passaggio dal gruppo bande « Italia libera » alle brigate che nel loro insieme costituiranno la V divisione GLJ. L’operazione di « giellizzazione » trova un oppositore nel comandante di settore Ezio Aceto, che si dichiara contrario contestando la tempe­ stività del provvedimento, dal momento che, a suo avviso, buona parte dei quadri e la massa dei partigiani non sono ancora preparati. Ezio Aceto, s. tenente di fanteria in spe, aveva fatto parte del gruppo che, con Duccio Galimberti, immediatamente dopo 1*8 settembre era salito a Madonna del Colletto; successivamente era stato ufficiale della banda bovesana comandata da Ignazio Vian, ove si era creato fama di abile colpista. Proprio grazie a tale fama, dopo i primi mesi di lotta, fu chiamato, nel febbraio 1944, a ricoprire la carica di comandante del II settore. Nel duro rastrellamento di aprile, però, Aceto aveva lasciato cadere il peso delle operazioni militari sui suoi subalterni, mancanza di energia, questa, che aveva offuscato il prestigio del comandante. Quest’ultimo aveva allora assunto sempre più il ruolo dell’ufficiale 2 In valle Grana la proprietà inferiore ai due ettari costituisce il 74,19 per cento del totale, in valle Stura l’83,39 per cento e in valle Gesso l’87,50 per cento; ma se sommiamo i fondi agricoli fino a due ettari e da 2 a 5 ettari, avremo che in vai Grana raggiungono il 91,13 per cento del totale, in valle Stura il 96,30 e in valle Gesso il 97,96 per cento. Vedi anche allegati 1 e 2. ’ Già all’inizio di giugno la 4 banda, al comando di Nuto Revelli, dalla valle Stura si trasferisce in vai Vermenagna e poco dopo dalla valle Vermenagna un nucleo di uomini al comando di Nino Monaco si porta in vai Roja. Nello stesso mese un gruppo di ex appartenenti alla formazione bovesana, già comandata da Ignazio Vian, di stanza alle falde della Bisalta (vai Colla) entra a far parte delle forze gielliste. L’esperienza delle zone Ubere nel Cuneese 137 partigiano fortemente politicizzato schierandosi apertamente sulla linea del Bianco; e ciò, forse, per sostenere la sua posizione che sentiva, in parte almeno, compromessa. La banda « Italia libera », sin dalle sue origini, era sempre stata una formazione politica che si rifaceva al programma azionista: basti pensare al giuramento che i militanti della formazione prestavano di lottare per una radicale modificazione della società italiana liberata dai nazifascisti. Occupate stabilmente le valli, parve al Bianco giunto il momento — sollecitato anche dalle direttive impartite da Torino — di procedere al definitivo inquadramento delle formazioni dell’« Italia libera » in brigate e divisioni GL quale conclusione del processo inevitabile e necessario che si era andato sviluppando in tutti quei mesi di lotta armata. Ma all’operazione che si doveva concludere rapidamente si oppose — come abbiamo già detto — il comandante militare. C’è chi sostiene che « Aceto e i suoi non solo non vogliono la giel- lizzazione nel presente per poterla preparare per l’avvenire; ma la rifiu­ tano nel presente mettendo bene in guardia da riproporla per il futuro. Essi rifiutano la politica condannandola come politicamentismo... » 4. È un’interpretazione che non convince. Appare veramente strano infatti che Aceto, il quale poco tempo prima arrivava ad affermare che, nel caso se ne presentasse l’occasione, occorreva sparare sui badogliani, fosse dive­ nuto improvvisamente... badogliano. In effetti la spiegazione che possiamo dare del suo atteggiamento è meno complessa. Nel giugno 1944, Aceto crede di poter contare sull’appoggio di un buon numero di ufficiali e del grosso della formazione stanziata in valle Stura, quella posta sotto il suo diretto comando. Ritiene perciò di essere in grado di liberarsi dalla « tutela » del commissario politico e di riprendere quel ruolo che aveva perduto dopo l’aprile. L’opposizione, quindi, alla decisione del Bianco, è l’occasione « propizia » per dimostrare la sua forza, per ridi­ mensionare la figura del commissario politico, che l’aveva messo in ombra e che poteva estrometterlo dal comando. Il contrasto tra Bianco e Aceto è quindi, per noi, il contrasto tra una posizione coerentemente sostenuta fin dall’inizio della lotta armata e una posizione personale. La grave crisi del II settore viene risolta da D. L. Bianco con estrema risolutezza: il 24 luglio in seguito ad una mozione di sfiducia firmata da Bianco, Dado Soria, Andrea Spada, Nuto Revelli, Aldo Qua­ ranta ed Ivanoe Bellino, Ezio Aceto dà le dimissioni e viene sostituito da Ettore Rosa. L’Aceto tenta ancora un colpo di forza asserragliandosi in alta valle Stura con un gruppo di fedelissimi. Il contrasto è violento e solo la minaccia di ricorrere alle armi induce il comandante dimis-

4 Cfr. A. A. Mola, Lineamenti di storia del Pd'A nel Cuneese dalla nascita allo scio­ glimento 1942-1947, tesi di laurea, facolta di Lettere e Filosofia, Torino, anno a. 1965-66, p. 276. 138 P. Burdese - M. Calandri sionario ad abbandonare la valle, il comando della quale viene assunto, in sostituzione di Ettore Rosa (passato al settore), da Nuto Revelli, uno degli uomini di fiducia del Bianco ed elemento politicamente sicuro s. Mentre la crisi del II settore si avvia a soluzione, D. L. Bianco si fa promotore di una iniziativa di estrema importanza: l’accordo con le formazioni « autonome » di vai Pesio, del Monregalese e delle Langhe, comandate da Piero Cosa ed Enrico Martini (Mauri), accordo che, se fosse riuscito, avrebbe portato l’influenza giellista ad estendersi su tutta la « provincia granda » 6. Da ciò che si è detto risulta evidente che l’impegno maggiore dei responsabili azionisti è rivolto alla soluzione di problemi politici sorti all’interno delle formazioni ed al tentativo di creare nella provincia di Cuneo un fronte unico di ispirazione giellista che non solo avrebbe risolto la tanto deprecata mancanza di unità di comando, ma reso la supremazia degli stessi GL addirittura schiacciante rispetto alle forze garibaldine. D’altra parte è chiaro che l’occupazione delle valli crea tutta una serie di difficoltà e di problemi che devono essere affrontati e risolti. Seguendo le direttive che provengono dai comandi centrali si tenta di costituire nelle zone liberate degli organismi democratici senza però, in linea di massima, eliminare le autorità amministrative di nomina fascista ( ad es. il podestà di Demonte, col. Musso — il podestà di , Durando, rimangono in carica. Al comune di , fuori del blocco, ma vicinissimo e sotto influenza partigiana, « fu lasciata l’amministrazione ed il personale, con i quali i comandi partigiani erano in relazione»). A Pietraporzio « i partigiani agirono sempre in perfetto accordo con l’amministrazione locale, ma non provvidero mai a sostituire gli ammi­ nistratori di allora con giunte provvisorie o CLN » 7. Massimo Legnani8, seguendo D. L. Bianco, dà un certo rilievo al CLN di Demonte, e perchè si arriva alla sua costituzione attraverso la convocazione di una assemblea elettorale, sia pure ristretta, e perchè su di esso sarebbero gravati compiti politici ed amministrativi. Ora, mentre è senz’altro vero che un CLN fu eletto, non ci sentiamo di accettare la seconda affermazione. Non dimentichiamo infatti che il CLN di Demonte viene costituito s Cfr. D.L. Bianco, Guerra partigiana, Torino, 1954, p. 180; Nuto Revelli, La guerra dei poveri, Torino, 1962, pp. 275-78; A.A. Mola, tesi cit. 6 L’8 agosto, alla Certosa di Pesio, dopo animata discussione, l’accordo viene rag­ giunto e in base ad esso le due divisioni comandate da Mauri e la divisione coman­ data da Cosa assumono la denominazione di GL e a Mauri viene dato il comando mili­ tare del blocco di divisioni (5 in tutto) che si è venuto a costituire. L’accordo però non avrà seguito per difficoltà sorte immediatamente: essenzialmente per l’impossi­ bilità di conciliare le due posizioni politiche. 7 Questionari dei Comuni, ISR Cuneo, doc. di biblioteca 1-69. 8 Cfr. M. Legnani, Politica ed amministrazione nelle repubbliche partigiane, Qua­ derni de « Il movimento di liberazione in Italia », Milano, 1968. L’esperienza delle zone libere nel Cuneese 139 il 13 agosto 1944 e il 17 dello stesso mese i tedeschi sono già a Demonte. È vero che fin dal giugno si forma nel capoluogo della valle Stura un « Comitato locale » ma di questo organismo lo stesso Bianco, nel suo diario, non fa cenno che due volte: il 4 giugno — « a Perosa — [circa 1 km. da Demonte verso il Colle dell’Ortica] accordi per il Comitato locale di Demonte », e il 2 luglio — « riunione del Comitato locale di Demonte » 9. Nelle fonti scritte non si dà importanza alcuna a questo Comitato; ciò di per sè non sarebbe ancora sufficientemente indicativo, ma le testimonianze da noi raccolte tra i componenti il Comitato stesso si inducono ora ad affermare che esso non ha avuto parte politica attiva nelle vicende di quei mesi; è composto di simpatizzanti, di patrioti che fiancheggiano l’azione dei comandi partigiani preoccupandosi soprattutto di tutelare gli interessi della popolazione (che qui sono spesso in con­ trasto con quelli delle formazioni partigiane) 10, evitando però di com­ promettersi troppo apertamente 11. A Vinadio venne nominato un commissario straordinario e abbiamo notizia che « nel luglio 1944 si costituì una giunta provvisoria, ma pra­ ticamente non ebbe alcun risultato » 12. In valle Gesso non furono co­ stituiti CLN o giunte popolari, ma a Valdieri, il 20 luglio fu eletto un commissario civile al comune, che rimase in carica sino al 20 agosto. In valle Grana, secondo la testimonianza di Alberto Bianco, si costituì un CLN a Pradleves, capoluogo di vallata e, da un documento, risulta che furono anche formate giunte comunali negli altri paesi13. Lo stesso Alberto Bianco ci ha confermato, però, che tali organismi funzionavano ■ soltanto sulla carta. Quali sono i motivi che spiegano questi sostanziali insuccessi? Uno, ragione anche se non la più importante, è da ricercarsi nella carenza di

■* D.L. Bianco, op. cit. 10 Per esempio, allorché i partigiani della valle Stura prendono prigionieri due tedeschi, è proprio il Comitato locale che interviene affinchè siano rilasciati onde evi­ tare rapresaglie. E cosi anche il Comitato locale funziona da intermediario tra le for­ mazioni e la popolazione nel delicato e molto scottante problema delle requisizioni. 11 Dalle testimonianze risulterebbe che del CLN di Demonte fecero parte: Angelo ■ Giordano, impiegato di banca; Bertaglione Emilio, impiegato del catasto di Cuneo; Rocchia Battista, impiegato del Consorzio agrario; Alberto Ponsero (Parin), mare­ sciallo dei CC, già comandante della stazione di Demonte; Giraudo Giovanni, ve­ terinario. Appartennero al Comitato locale: Renzo Biancotto, arrotino; Michele Caranta, agricoltore; Nuccio Forneris, albergatore; Rocchia Giovanni, agricoltore; Spada Ren- 2 0 , albergatore. Testimonianze di Renzo Biancotto, Angelo Giordano, Nuccio Forneris, Michele Garanta, Angiolino Bocca. 12 Cfr. ISR Cuneo, doc. cit. 13 Lettera di Alberto Bianco a Duccio Galimberti, 14 settembre 1944: « In ogni comune di mia competenza sono stati costituiti da tempo i consigli comunali di 15 persone; i gruppi di presidio saranno alle loro dipendenze per il servizio d’ordine pubblico ». Cfr. ISR Torino, fondo 1“ divisione GL. 140 P. Burdese - M. Calandri quadri politicamente preparati tra i partigiani stessi e il fatto che i più- qualificati siano, come si è visto, proprio in questo periodo, impegnati nella soluzione di altri problemi14. Inoltre la brevità dell’esperienza delle « repubbliche » (la vai Grana — che fu libera fino al 25 aprile — visse costantemente sotto l’incubo di azioni di rappresaglia nazifascista e fu sottoposta a duri rastrellamenti nel novembre ’44 e nel febbraio ’45) non permise sostanziali realizzazioni a livello politico. Infine, come risulta dai dati riportati all’inizio e come giustamente nota il Giovana: « tutto il contesto valligiano in cui opera­ vano le formazioni era allo stadio precapitalistico e fossilizzato da un isolamento secolare, con particellari proprietà a conduzione familiare, forzatamente ignare di qualsiasi problematica di sviluppo tecnico, rasse­ gnate atavicamente ad un primordiale confronto con la natura ed a una soggezione inerte all’entità lontana e per definizione oppressiva dello Stato » 15. Manca il proletariato industriale e il bracciantato agricolo; il generico antifascismo non è sufficiente a rendere sensibili le popolazioni ai contenuti rinnovatori della politica azionista. Non si può negare peraltro che la popolazione sia in genere favorevole ai partigiani. Il nerbo della brigata « Valle Gesso » è costituito da val­ ligiani; per gli apprestamenti difensivi della vallata le formazioni possono contare sulla collaborazione attiva della popolazione16. In valle Stura,, soprattutto a Demonte, moltissimi sono i simpatizzanti e tra i giovani alcune decine si arruoleranno nella « C. Rosselli » e con essa svalicheranno in Francia17. In valle Grana notevole è l’apporto del clero, soprattutto del parroco di don Denina, un vero e autentico prete partigiano. Tut­ tavia, tale simpatia per i partigiani non annulla certo la paura di un ritorno dei nazifascisti, delle rappresaglie che inevitabilmente colpiscono i civili e le loro proprietà, e viva è sempre l’esigenza di non compromet­ tersi troppo per il sospetto di spie e delatori che riescono facilmente a infiltrarsi nei territori liberati. L’eliminazione delle spie e dei delatori costituisce il compito prin­ cipale della polizia partigiana: in una lettera del 5 agosto 1944, indirizzata

14 In una lettera del 10 agosto 1944 a Duccio Galimberti, Dante Livio Bianco chie­ de che la direzione regionale invìi maggior quantità di stampa e insiste che la mede­ sima curi soprattutto di « fare delle trattazioni politiche sotto specie di semplici punti di orientamento per ignoranti... come sono politicamente il 90 per cento dei parti­ giani ». Cfr. ISR Torino, cartella AM/C/36. 15 Cfr. Mario Giovana, Storia di una formazione partigiana, Torino, 1964. Le osser­ vazioni che qui l’autore fa per le valli e Varaita, sono validissime anche per quelle oggetto della nostra trattazione. 16 Cfr. A. Quaranta, op. cit., e documento « Relazione informativa sulla situa­ zione in valle Gesso del com. A. Quaranta al comando la div. GL 11 agosto 1944 », ISR Cuneo, fondo D.L. Bianco, coll. 1974/78. 17 Testimonianza Angiolino Bocca. L’esperienza delle zone libere nel Cuneese 141 a Duccio Galimberti, D. L. Bianco, tra l’altro, scrive: « non parlo poi dell’attività di polizia, che è intensissima: sono state fucilate non so quante spie accertate ». In valle Gesso si procede all’espulsione di ele­ menti indesiderati ed è istituito un lasciapassare per entrare in vallata IS. Le squadre di polizia partigiana intervengono anche per reprimere i reati o l’indisciplina di cui si rendono responsabili gli appartenenti alle formazioni, ricorrendo talvolta alla fucilazione dei colpevoli19. Funziona a Demonte un « tribunale straordinario di guerra, mentre per i reati comuni commessi da civili (in genere contrabbando) o giudica un tri­ bunale composto da due partigiani e un civile del comune ove il fatto è avvenuto (valle Gesso) o si ricorre direttamente al comandante di bri­ gata (vai Grana) » 20. Il 15 agosto, alla vigilia immediata dell’attacco tedesco, il comando della la divisione alpina, in un documento di estremo interesse, pun­ tualizza quelli che devono essere i criteri da seguire in tema di attività di polizia e di procedura giudiziaria: 21

18 Cfr. lettera cit. alla n. 14. Cfr. inoltre A. Quaranta, op. cit. 19 In valle Grana il Tribunale tiene generalmente udienza presso l’Albergo Tre Verghe di Pradleves e le sentenze sono pronunciate in nome de « L’Italia Libera ». L’11 luglio e il 17 luglio furono eseguite fucilazioni di spie già condannate dal Tri­ bunale. Il 14 agosto, 4 prigionieri accusati di spionaggio, dopo l’interrogatorio, vengo­ no trasferiti a Demonte per essere giudicati dal Tribunale straordinario di guerra. I prigionieri della valle Grana sono detenuti nella camera di sicurezza dei CC di Pradleves. Testimonianza di Alberto Bianco e Diario della brigata « P. Braccini », cit. Abbiamo la documentazione di alcune sentenze di morte (eseguite) pronunciate dal Tribunale straordinario di guerra della valle Stura. Una a carico di un sergente mag­ giore della GNR riconosciuto colpevole di alto tradimento; l’altra a carico di due partigiani colpevoli di furto e diserzione. Il Tribunale ordina anche la pubblicazione ed affissione delle sentenze nei comuni sotto controllo partigiano « quale monito ed esempio dell’inesorabilità della giustizia ». Cfr. ISR Torino, fondo 1“ divisione GL, docc. del 12 e 14 agosto 1944. 20 Alberto Bianco ricorda anche di aver condannato un giovane a risarcire i danni alla famiglia della ragazza che aveva sedotto e resa madre di un bimbo nato morto. A Castelmagno è lo stesso parroco don Denina a chiedere l’intervento del coman­ dante A. Bianco per risolvere una lite familiare: dal momento che non si può « ri­ correre alle autorità costituite, che d’altronde non esistono più, si è pensato di ricor­ rere a voi per appianare la questione ». Cfr. ISR Cuneo, fondo D.L. Bianco, coll. 2109 a/b. 21 II documento è opera di D.L. Bianco, testimonianza di N. Revelli. Cfr. ISR Torino, fondo 1“ divisione GL. ffl Già il 7 agosto il comandante della polizia partigiana di valle Stura aveva impar­ tito disposizioni riguardanti il trattamento dei prigionieri: « Coloro che per ordine superiore o per iniziativa dei singoli vengono arrestati o fatti prigionieri, qualunque sia lo stato delle loro condizioni fisiche e il loro passato, dal momento che cadono nelle nostre mani, non possono assolutamente venire malmenati, nè insultati. Oltre la privazione della libertà, che è il massimo bene degli uomini, sui captivi non si può infierire in qualsiasi forma, o sotto qualsiasi specie; essi fruiranno del nostro mede­ simo vitto e potranno godere di piccoli conforti, quali tabacco, libri, giornali, radio, pulizia personale e dei loro locali, passeggio, tutto per quanto è possibile nei distac­ camenti. Questo deve servire come regola assoluta. Dei prigionieri e degli arrestati si .sarà immediata comunicazione alla polizia militare. Il valore morale di questo prin- 142 P. Burdese - M. Calandri « 1 ) In nessun caso, e da parte di nessuno, le persone arrestate e fatte prigioniere dovranno essere sottoposte a violenze, maltrattamenti, ingiurie o sevizie. Tanto meno può essere ammesso che a violenze ecc. si proceda in pubblico. Nonostante le innumerevoli prove di inaudita ferocia, di bestiale crudeltà ed estrema bassezza da parte di tedeschi e fascisti, è nostro dovere, di coscienza e di onore comportarci da uomini-, un Parti­ giano non è un ’’brigante nero” o un muti! 2) Qualora (e sempre in via eccezionale) si debba procedere all’apph- cazione di pene corporali (fustigazioni ecc.) è preferibile che ciò non avvenga in pubblico ed in ogni caso, in pubblico o no, debbono evitarsi tutte quelle iniziative (per esempio denudamento) che possono offendere il pudore, la sensibilità e la dignità sia di chi si trova a dover assistere, sia del colpevole stesso. 3) Le persone arrestate, anziché dalla polizia, dagli altri appartenenti ad una brigata, non debbono senz’altro essere tradotte presso la polizia. Debbono esserlo solo se la traduzione è stata espressamente richiesta e si tratta di casi, a giudizio del comandante di brigata, gravi e complessi, o comunque dubbi, o importanti sia in sè sia per gli sviluppi che se ne possono trarre (come per esempio nel caso della spia che deve essere in grado di rivelare tutta una rete di spionaggio). Negli altri casi, dovrà procedere direttamente il comando di brigata secondo le norme seguenti: 4) Tolti i casi in cui non si esca dall’ambito disciplinare o che si risolvano semplicemente con misure di polizia (per es. sfratto), non si potrà pro­ cedere all’applicazione di qualsiasi pena senza previa celebrazione di regolare giudizio, davanti ad apposito Tribunale, che si chiamerà Tribu­ nale straordinario di guerra presso la brigata X della la divisione alpina Giustizia e Libertà. Fanno eccezione solo i casi di banditismo, e sempreché vi sia la sorpresa di flagranza: a tale ipotesi, il colpevole può essere passato direttamente per le armi a condizione che l’ordine relativo venga emanato da un ufficiale presente. 5) È assolutamente necessario tenere distinte le due fasi dell’istruttoria e del giudizio. L’istruttoria è condotta o dalla polizia o dallo stesso comandante di brigata o da uno o più ufficiali da lui delegati. Il giudizio cipio deve essere bene inculcato in ogni partigiano ». Cfr. ISR Torino, fondo 1" di­ visione GL. Se teniamo conto che durante il periodo in cui Ezio Aceto aveva il comando della valle, il comportamento del capo della polizia, Andrea Spada, era stato estrema- mente duro con i prigionieri e i sospetti, il contenuto di tale documento è veramente sbalorditivo. Si può giudicarlo o come una provocazione o come un tentativo, per la verità infantile, di coprire con una affermazione ispirata ai più nobili principi del diritto internazionale di guerra, azioni che di legale certo avevano ben poco, il fatto stesso che una delle prime preoccupazioni del comando appena insediato sia quella di affermare recisamente l’inviolabilità e il rispetto della persona del prigioniero, dimostra che le attività dello Spada non solo non erano ignorate, ma condannate: dai massimi responsabili della 1‘ divisione GL. L’esperienza delle zone libere nel Cuneese 143 si celebra davanti al Tribunale suddetto che dovrà essere composto da tre o cinque membri, vale a dire: da un presidente che sarà il coman­ dante di brigata od un ufficiale da lui delegato, uno (o due) ufficiali ed uno (o due) partigiani semplici, o sottufficiali designati egualmente dal comandante. Va da sè, che secondo i casi al Tribunale possono pren­ dere parte, in luogo degli appartenenti alla brigata, i membri del comando di divisione. Condizione assoluta, che vale anche per i comandanti, per poter fungere da giudice, è non aver preso parte all’istruttoria-, chi giudica non deve in alcun modo essere prevenuto. 6) L’imputato ha sempre diritto ad un difensore. Questi potrà essere di fiducia, scelto dall’imputato fra i partigiani disponibili, altrimenti, sarà designato dal presidente. Potranno essere ammesse a patrocinare anche persone estranee alle formazioni partigiane, anche se non in possesso di un titolo di abilitazione professionale: sempreché sia intervenuta apposita autorizzazione del comandante. L’accusa sarà sostenuta da chi ha proceduto all’istruttoria o da un suo delegato. 7) In ogni caso, sia di assoluzione che di condanna, il Tribunale dovrà dare alla sua pronuncia la forma di regolare sentenza con le generalità dell’imputato, le imputazioni mossegli, le risultanze processuali ed il giudizio definitivo. La motivazione dovrà essere tanto più dettagliata e accurata quanto più il caso in discussione può apparire dubbio od oscuro. Copia della sentenza, come pure tutti i verbali dell’interrogatorio, dovrà essere trasmessa prontamente al comando di divisione e della polizia. 8) Contro le decisioni del Tribunale, non è ammessa impugnazione di sorta. Il comandante militare ed il commissario politico della divisione congiuntamente e sotto la loro personale responsabilità, hanno diritto di grazia. 9) Il contrabbando, sia di merce, sia di valuta, dovrà essere represso con la massima energia se ed in quanto esso riveli, per le modalità con cui si svolge o per la stessa entità o qualità della merce o valuta con­ trabbandata, un intento speculatorio. Di conseguenza, è consentita l’im­ portazione di valuta straniera da parte dei rimpatriati sempreché possa ritenersi che tale valuta abbia carattere di risparmio o peculio personale, in misura corrispondente agli stretti bisogni personali e familiari e sem­ preché a tale importazione non faccia riscontro una esportazione di merce ». Altri notevoli atti di governo sono rappresentati da due documenti22, il primo dei quali regola i rapporti tra gli ufficiali postali della valle Stura e la direzione provinciale delle Poste e Telegrafi, mentre il secondo prende in esame tutta la complessa materia della cura e del taglio dei boschi, della fornitura e vendita del legname — unica ricchezza della

22 Cfr. Archivio Nuto Revelli, doc. n. 3 in appendice. 144 P. Burdese - M. Calandri vallata — sollecitando l’aiuto di una « guardia della montagna e della foresta » di cui l’ELN riconosce e approva la competenza tecnica, non l’istituzione militare al servizio di un partito o di una classe. Se politicamente l’apporto dei « Comitati locali » è irrilevante, nel­ l’esercizio dell’amministrazione civile essi hanno una parte non secondaria, collaborando attivamente con i comandi partigiani, soprattutto per quel che riguarda l’annona. Come afferma il Bianco: « si provvede così alla gestione degli ammassi (per es. del burro, del latte, dei formaggi ecc.), alla fissazione e disciplina dei prezzi, al controllo delle esportazioni, con l’istituzione, talvolta, di dazi di esportazione da corrispondersi in denaro o in natura, con una quota della merce in uscita » 23. In valle Gesso per esempio, dal momento che dai fascisti è stato sospeso l’invio in valle di farina, viene disposto come contromisura il divieto di esportazione del legname e delle patate, un ammasso locale dei cereali prodotti in vallata e il prezzo del pane viene portato da L. 2,10 a L. 4,90 non potendosi applicare il prezzo politico24. Nella valle Grana, zona assai povera di risorse (non esiste produzione di grano) 25 si cerca di non pesare sulla popolazione compiendo tutta una serie di colpi in pianura e scambiando il grano e i cereali acquisiti con burro, formaggio e capi di bestiame. «Il 21 luglio 50 quintali di segale sono distribuiti agli iscritti nell’elenco dei poveri di Pradleves e di Monterosso » 26. Sempre in valle Grana 23 Cfr. D.L. Bianco, op. cit., p. 99. 24 Cfr. A. Quaranta, op. cit. ISR Cuneo, doc. 169 cit. da cui si apprende che a Valdieri « venne fatto consegnare agli ammassi comunali cereali, burro, formaggio, uova, ecc. [...] e il tutto distribuito alla popolazione». 25 ISR Torino, fondo la divisione GL. Dalla relazione sulla costituzione della 5” banda, 21 aprile 1944, si ricava una visione reale della povertà della valle Grana e delle scarse possibilità di « sfruttamento » a cui possono sottoporla le formazioni partigiane: « Zona Castelmagno Viveri: il comune deve consegnarmi 12 kg. di burro alla settimana pagati a prezzo di ammasso e 10 litri di latte al giorno. Vi sono inoltre un centinaio di capi di bestiame precettati per l’ammasso. Presto la razione potrà essere aumentata per l’imminente arrivo di bestiame. Sale e tabacchi-, provvederò a tassare di un tot settimanale ogni tabaccaio (tre) in modo da garantirci una quantità fissa settimanale. Barina-, per circa 15 giorni possiamo vivere sulle riserve del comune. Poi, in quanto la zona non produce affatto grano, andrò per prelevarlo sul fondo valle dai panettieri. Zucchero-, per la forza attuale ne ottengo a sufficienza prelevando aliquote dai vari negozi e spacci. Batate e verdure-, per ora sono introvabili. Zona Pradleves A quanto mi risulta finora e ho veduto personalmente, vi sarebbe molto poco, in quanto i negozi, nel timore dell’arrivo dei rapinatori tedeschi e fascisti, che già due volte hanno svaligiato il paese, non hanno più acquistato niente e sono quasi vuoti. Risorse locali scarse, in quanto il paese vive sul commercio fondo valle e fra­ zioni, ormai quasi fermo ». 26 Dal Diario della brigata « P. Braccini », cit. L’esperienza delle zone libere nel Cuneese 145 viene applicata una tassa del 10 per cento sulle esportazioni, per lo più si tratta del formaggio « castelmagno » e i pastori che portano il bestiame all’alpeggio pagano un contributo in natura27. Provvedimenti analoghi sono adottati in valle Stura, dove sono prese anche varie iniziative per riscuotere, direttamente a favore dei comuni, le tasse che prima erano versate dall’ufficio del registro di Demonte a Cuneo, i crediti degli enti pubblici fascisti, le tasse per l’esercizio della caccia. Quest’ultima viene altresì regolamentata in base alle esigenze del momento e avendo di mira la salvaguardia della fauna montana, per sollecitazione del gruppo locale dei cacciatori che trovarono un sensibile interlocutore nel comandante Rosa, appassionato cacciatore28. Natural­ mente, dato che il finanziamento da parte del CLN è insufficiente, si ricorre anche alle requisizioni cercando comunque di evitare abusi ed ingiustizie (e abbiamo visto qual’è la funzione che svolgono i comitati locali) 29. Organismi civili ed elementi locali forniscono inoltre il loro appoggio per l’apprestamento di opere militari: «A Demonte [...] — dopo alcune avvisaglie poi purtroppo confermate dall’incursione degli Stukas che bombardarono Vinadio — si istituì un regolare servizio, con posti di avvistamento, altoparlanti per segnalazioni, sacchetti di sabbia, squadre di spegnitori » 30. I fratelli Gerard dei Bagni di Vinadio lavo­ rano al trasporto di munizioni di artigheria, recuperate dai forti posti al ■ confine italo-francese, che vengono usate per la messa in opera di campi

27 Testimonianza di Alberto Bianco. Il teste ricorda due tentativi di sfuggire al dazio: — un pastore di Levaldigi, certo Malot, dopo aver alpeggiato il suo bestiame in valle, cercò di sconfinare verso il vallone dell’Arma e quindi di scendere a Demonte. Sorpreso, fu condannato a pagare in natura il corrispondente di L. 100.000 più 50 pecore; — un tale di Campomolino (frazione sede del comune di Castelmagno) tentò di occultare formaggio Castelmagno (messo a maturare nel letame); scoperto, fu condan­ nato ad un certo numero di giorni di lavoro a favore del parroco don Denina. Questi in cambio si impegnava a leggere la sentenza dal pulpito e affiggerla alla porta della chiesa. 28 ISR Cuneo, fondo D.L. Bianco, coll. 1629. « Allo scopo di organizzare civil­ mente l’amministrazione di questo settore tenuto già militarmente dalle nostre bande, questo Comando provvede alla riscossione di tutte le somme che prima venivano in­ viate dall’ufficio del registro in Demonte alla Tesoreria provinciale in Cuneo. Pertanto, ogni sera un nostro reparto armato provvederà al ritiro dell’incasso giornaliero. Il fun­ zionamento tecnico dell’ufficio prosegue immutato. Demonte, 7 luglio 1944 ». Testimonianza di Angelo Giordano. Il provvedimento di cui sopra era anche sta­ bilito con l’intento di danneggiare le finanze fasciste. A tale proposito Angelo Gior­ dano, componente del CLN, suggerì di non fare il prelievo direttamente, bensì presso l’ufficio postale ove l’esattoria versava in c.c., poiché altrimenti l’esattoria provinciale poteva rivalersi prelevando dal deposito cauzionale. Archivio Nuto Revelli, doc. n. 3 in appendice. 29 ISR Cuneo. Numerosi buoni con timbro delle formazioni GL del II settore sono ■ conservati in archivio. -30 D.L. Bianco, op. cit. io 146 P. Burdese - M. Calandri minati. In valle Gesso viene mobilitato un centinaio di persone per la posa dei reticolati e altre opere difensive31. L’organizzazione della difesa dei territori liberi è, in effetti, preoccu­ pazione dominante del comandante di settore Ezio Aceto. Nel periodo' luglio-agosto 1944 gli effettivi partigiani concentrati nelle tre valli libe­ rate superano il migliaio di unità. L’afflusso imponente di reclute rende sempre più grave il problema dell’inquadramento e dell’armamento. Ine­ vitabilmente l’occupazione di vaste aree territoriali e l’appesantimento delle formazioni costringe i comandanti ad abbandonare i criteri classici della guerriglia ed a tornare alla guerra di posizione. Il fatto è che, almeno in valle Gesso e in valle Stura, si porta al limite estremo questa tra­ sformazione. Nella prima vallata, infatti, il comandante Aldo Quaranta arriva ad affermare, P ii agosto: « In questo momento in cui abbiamo impegnato tutto il nostro onore, riterrei opportuno dislocare le formazioni gomito a gomito, senza peraltro determinare interferenze territoriali ». A tale scopo propone che si occupino le valli Vermenagna — esclusi gli abitanti di fondo valle — e un tratto della Roya. « In tal modo non solo nella difensiva si farebbe sistema unico, ma anche nell’offensiva si agirebbe con il peso di tre brigate sull’imbocco di una valle che sta tanto a cuore ai tedeschi » [Vermenagna-Roya]32. In valle Stura c’è addirit­ tura l’Alcazar a valle di Demonte, un largo e basso altipiano sul greto della Stura, dove sono state concentrate decine di armi automatiche. Il trenino a vapore che unisce Gaiola a Demonte è dotato di un cannon­ cino e di una mitragliatrice antiaerea e su un carro merci viene siste­ mato un pezzo anticarro: « è il carroarmato della valle ». Imponenti sono gli sbarramenti trasversali che però si presentano facilmente superabili sui fianchi. Così Nuto Ravelli si esprime allorché, dopo l’allontanamento di Aceto, assume il comando della zona: « Per me, la valle Stura vive alla giornata. A volte ho l’impressione che si giochi a fare la guerra tanto si è certi che la vera guerra, quella dei rastrellamenti, sia lontana per sempre »33. È veramente difficile spiegare come, non ritenendo neppure probabile una azione di forza nemica, si appresti, soprattutto in valle Stura, un simile apparato difensivo a meno di non pensare che sia sol­ tanto dettato da ragioni di prestigio completamente fuori luogo. In valle Grana ci si limita invece a danneggiare il ponte di S. Maria e a minare la zona circostante34. Il 15 agosto, quando già la repubbliche partigiane stanno superando il difficile periodo di rodaggio, ha inizio lo sbarco alleato in Provenza e

31 D.L. B ia n c o , op. cìt. ISR Cuneo, fondo D.L. Bianco, doc. 11 agosto 1944,, coll. 1974/78. 32 ISR Cuneo, doc. cit, coll. 1974/78. 33 N. Revelli, op. cit. 34 Diario della brigata « P. Braccini », cit. L’esperienza delle zone libere nel Cuneese 147 il 17 agosto la 90a divisione granatieri corazzata, alle ore 14, attacca in forze la valle Stura ». Il Comando germanico in Italia, infatti, avver­ tendo la gravità della situazione, decide l’invio di contingenti militari attraverso i valichi alpini in Provenza per muovere incontro alle proprie divisioni in ritirata e tamponare una falla che rischia di mettere a repen­ taglio il sistema difensivo dell’Italia continentale. Dopo una settimana di duri combattimenti i tedeschi hanno ragione della difesa partigiana e occupano le valli Stura e Gesso investite nella stessa giornata del 17. In valle Grana, oggetto soltanto di un attacco a tergo facilmente re­ spinto, ma scoperta ormai sui due fianchi, il 20 agosto si decide di togliere il blocco di fondo valle e, momentaneamente, viene sgombrato anche il capoluogo Pradleves35.

Piero Burdese

Michele Calandri

DOCUMENTI

1. Polizia militare della’ la divisione alpina Giustizia e Libertà: « Ac­ cordo per lo sfruttamento del patrimonio boschivo ». Valle Stura, 15 agosto 1944. Valle Stura, 15 agosto 1944 Dinanzi a noi volontari di questo esercito di liberazione viene promossa una adunanza tra la Guardia della montagna e delle foreste, un rappresentante dei comuni nei territori liberati, un rappresentante dei produttori di legnami allo scopo di concordare l’attuazione per lo sfruttamento razionale delle zone boschive, la distribuzione del legname da ardere in modo da venire incontro ai vitali interessi dei lavoratori e dei consumatori. I paragrafi coi quali verranno elencate le norme sono impegnativi per tutti i territori liberati della provincia di Cuneo, nonché quelli sotto il controllo delle divisioni dell’ELN e diverranno esecutivi in un secondo tempo quando tutte le parti avranno concordate le richieste e si saranno impegnate sull’os­ servanza degli statuti. Le forze dell’ELN che combattono per la libertà di tutti i popoli inten­ dono mantenere nella vita pubblica italiana il solo diritto alla censura morale,

35 Diario della brigata « P. Braccini », cit.; N. Revelli, op. cit.; M. G iovana, op. cit.; cfr. Piero Burdese, La guerra partigiana nelle vallate alpine del Cuneese, set­ tembre 1943 - agosto 1944, tesi di laurea, facoltà di Lettere e Filosofia, Torino, anno a. 1963-64. 148 P. Burdese - M. Calandri privata e collettiva. Quindi nel nostro caso particolare viene riconosciuta la necessità dell’istituzione denominata « Guardia della montagna e delle fo­ reste ». Il funzionamento tecnico di questo istituto viene da noi approvato ed anzi se ne propone l’incremento. Però non istituto militare o di partito o di classe. La Guardia della montagna ha una propria divisa, deve portare le armi per difendere, per impedire, per prevenire ogni violazione alle leggi. In questo momento l’ELN si impegna per questa prima disposizione e la Guardia della montagna e delle foreste dà relative assicurazioni. Perchè i suoi ufficiali, i suoi militi, i suoi incaricati vengano riconosciuti occorre il bene­ stare del Comitato di liberazione nazionale. Lo scopo della presente riunione è quello di fornire alla popolazione civile il maggior quantitativo possibile di legna da ardere al prezzo più basso possibile. Pertanto si presenta un esempio di esame della situazione dei legnami della valle Stura in modo che serva da esempio e che sullo specchio di questo si possa effettuare il riesame di tutti i vari aspetti nelle vallate e nelle pianure del Cuneese in modo da poter quando avremo sottomano i dati pre­ cisi di tutte le zone produttrici, stabilire le disposizioni collettive. 1) Tutti i boschi cedui maturi al taglio devono essere messi a dispo­ sizione. 2) I boschi sono di proprietà di enti pubblici e di proprietà di persone private: A) Boschi, gruppi di piante appartenenti a privati: se ne intimerà la utilizzazione ai proprietari secondo i modo consueti, ed adottando le modalità che saranno precisate nei paragrafi successivi, fermio restando che se i lavori non avranno inizio entro venti giorni dall’intimazione, si procederà al taglio d’ufficio. B) Boschi, gruppi di piante di proprietà degli enti che non siano essi stes­ si produttori. In questo caso, accertate le ditte idonee, che usualmente lavo­ rano nella zona e che hanno interesse ad assumere quella data utilizzazione, s’invitano tutte presso il comune al fine di procedere ad una gara interna sul costo base di lavorazione. Alla ditta che offre le condizioni più vantaggiose per il comune si affiderà l’incarico e sempre secondo le consuetudini comunali. 3) La Guardia della montagna e delle foreste è responsabile del regolare funzionamento delle sopraelencate norme; il Comitato di liberazione nazio­ nale delega l’ELN a far rispettare le leggi, gli statuti, le consuetudini ed ogni accessorio. 4) Avvertendo che nelle attuali e straordinarie condizioni di guerra si deve ricorrere alla difesa totalitaria della civiltà, rimane stabilito in questo articolo l’assoluto divieto di taglio di legnami che possono essere utilizzati per gli usi bellici sotto qualsiasi specie, quindi: castagno, legnami resinosi, faggio d’alto fusto, pioppo, noce ed in genere tutte le piante d’alto fusto. Con la sola eccezione che qualora il comando militare dell’ELN possa avere sicure garan­ zie si concederà di volta in volta e su singola domanda l’autorizzazione all’ab­ battimento delle piante sopra accennate ed al loro trasporto ed immagaz­ zinamento. 5) È ammessa la carbonizzazione secondo le regole o consuetudini della L’esperienza delle zone libere nel Cuneese 149 provincia. Ogni carbonaia nuova deve essere preventivamente autorizzata. Ogni trasporto di carbone deve essere concesso su richiesta degli interessati per tra­ mite della Guardia della montagna e delle foreste o direttamente sempre ai rappresentanti delPELN. 6) Lo sfruttamento del bosco ceduo deve avvenire secondo le prescrizioni di massima e di polizia forestale della provincia di Cuneo e nel nostro caso ha inizio per i territori al di sopra dei 1.000 metri col 1° settembre e termina a tutto maggio; per i territori fino all’altitudine di 1.000 metri, ha inizio col 15 settembre e termina a tutto aprile. Le eccezioni sono di volta in volta auto­ rizzate. Così come per la presente stagione si concede l’inizio del taglio per tutte le zone col venti agosto. Si dovrà avere riguardo per le riserve di matri­ cine per il turno minimo dei tagli e per ogni altra norma la quale non dan­ neggi il nostro patrimonio boschivo. 7) Nel taglio dei boschi cedui il legname che si riconoscerà adatto ad assortimenti da lavoro sarà attribuito al proprietario che provvederà alla denunzia all’ELN ed alla Guardia della montagna e delle foreste. 8) Viene stabilito che il produttore di legname si impegna ad apprestare oltre il quantitativo di legname da ardere anche un congruo numero di fascine e precisamente nella fissa proporzione di 80 parti di legname e 20 parti in peso di fascine. Coll’obbligo al dettagliante di smerciarla colle stesse pro­ porzioni. 9) Prezzo di costo del legname al produttore. Per dare ad ognuno un esempio pratico di come si debba esaminare questo arduo problema, sottoponiamo uno specchio dell’analisi sintetica del costo della legna al quintale all’imbocco della valle Stura. Macchiatico medio L. 2,50 Taglio in sito » 6,50 Trasporto con una fune » 7,00 Trasporto con due funi » 2,75 Accatastamento e spostamenti » 1,50 Oneri continuativi » 6,00 Danni a terzi, grasso, olio e spese generali » 1,50 Calo legna » 3,25 Funi e cerchi metallici » 2,25 Apertura e sistemazione strade » 1,00 Trasporto con carri a trazione animale » 5,00 Trasporto con automezzi o trenino » 5,00 TOTALE costo medio al q.le L. 51,25 Su questa base si deve concordare per tutte le vallate un prezzo medio. Ma fin da ora se ne devono prospettare le eccezioni: il lotto situato in posizioni più difficoltose viene anche posto all’asta ad un prezzo minore delle 2,50 sopracitate e reciprocamente. Per la mano d’opera, per i trasporti, per ogni altro onere sopracitato, i produttori devono necessariamente attenersi alla co­ mune legge del commercio tendente ad avere il massimo prodotto con la mini­ ma spesa. L’ELN assume la tutela provvisoria di tutte le categorie dei lavo­ ratori e farà sì che attraverso i salari e le paghe essi possano avere il necessario 150 P. Burdese - M. Calandri per l’esistenza corne d’altra parte la medesima autorità avrà comprensione e darà il suo appoggio a tuti i produttori che non possano far fronte ad impegni di qualsiasi genere. 10) Per poter fissare il prezzo al dettaglio resa magazzino del fornitore, occorre aggiungere le spese di trasporto, di scarico, accatastamento, segheria, calo, affitti ecc., che possono essere comprese entro la cifra media di L. 24 al q.le. Rimane fin d’ora stabilito che intendiamo nel modo più assoluto evitare i passaggi del legname da una persona all’altra evitando così l’intermediario non necessario. Con ciò si vedrebbe con buon occhio la fornitura diretta del legna­ me dal produttore al consumatore senza consorzi e senza trafficanti. 11) Tutti gli impegni, i contratti, le forniture di legname precedentemente concordati, vengono dalla data della firma di questo documento annullati. 12) Secondo l’analisi dei costi e tenendoci molto larghi, arrotondando la cifra, si viene a concedere il prezzo medio in Cuneo della legna franco magazzino dettagliante, segata, a L. 80, il q.le, per quanto riguarda la valle Stura. 13) La Guardia della montagna e delle foreste è invitata a studiare uno schema di compensazione col quale i produttori, che, certamente in base alla suaccennata tariffa avranno un cespite di guadagno superiore, forniscano ai sinistrati ed agli enti bisognosi una partita di legname da concordarsi. 14) S’intende che il legname sopra esaminato è di essenza mista o stagio­ nata. Per forniture di essenza forte in modo esclusivo, è concessa una maggio- razione di L. 3 al q.le. Per la legna esclusivamente dolce una diminuzione di L. 2 al q.le. Così pure ci sarà un ribasso da stabilirsi per le partite di legna che non abbiano raggiunto la stagionatura commerciale (4 mesi dal taglio). 15) Per il carbone si propone un esame dettagliato e si sottopone la possi­ bilità di vendere carbone normale al prezzo di L. 350 al q.le in Cuneo per usi civili. Si prega interessati a cui questi fogli sono inviati, di voler esaminare pro­ fondamente il problema, di sentire direttamente gli interessati e di rispondere sollecitamente spiegando e documentando le soluzioni ed i mezzi coi quali essi si sentono di risolvere il problema o di collaborare per la buona riuscita. Fatto, letto e firmato da: f.to: Il rappresentante della Guardia della montagna e delle foreste f.to: Il rappresentante del comune di Demonte f.to: Il rappresentante dei produttori f.to: Il rappresentante dei lavoratori f.to: Il rappresentante dell’Esercito di liberazione nazionale 2. Popolazione e attività economica

VALLE GESSÒ v J j '%

Variazione Superficie Densità Movimento naturale della popolazione Popolazione près en te secondo le categorie di attività COMUNI Popolazione Popolazione al 1881 presente al percentuale in kmq. della po presente nell'anno 1935 131 economica della popo­ polazio- censimento Su 100 della popolazione attiva erano % popolazione del 1931 lazione in Nati vivi Morti attiva sul 50 anni km. Nell'agri Nell'indus, Nel commercio I2| complesso coltura e trasporti 66,8 |1| Entracque 2463 1510 -38,62 220,7 6,84 7 25 37 82,6 6,4 5,9 HI Valdieri 3263 2079 -36,29 290,8 7,15 8 32 34 71,7 12,4 7,6 62,4

Tot.V.Gesso 5726 3S89 -37,36 511,5 7,01 15 57 71 76,6 9,7 6,9 6 4 , 2

VALLE STURA

Aisone 1264 632 -50 36,87 17,14 3 8 16 94,3 2,9 1,8 77,5 Argenterà 822 .367 -55,36 76,52 4,79 1 4 7 7 2 ,2 ■ 5,1 " 5,4 64,3 Demonte 5854 3333 -43,09 127,28 26,18 22 66 65 68,6 17 ,.3 7,2 60,2 (Gaiola 4,97 17 26 1164 -32,57 58,40 3 19 20 8 2,8 7,2 6,3 ' 53 (Moiola 14,96

Rittana 1208 940 -22,19 11,39 82,52 5 13 14 8 9 ,9 3,5 4,3 5 7 , 5 (Sambuco 54,51 1927 583 -69,75 5 ,8 2 2 10 4 69,1 1 8 , 7 5,7 66,1 (Pietraporzio 47,47 Valloriate 159 2 983 -38,26 16,87 58,26 7 14 23 94,1 1,1 3,2 64,7 11 ! Vinadio 3175 • 1894 -40,35 235,28 8,05 12 27 44 68,7 16,3 7,4 69

Tot.V.Stura 17568 9896 -43,62 626,12 15,8 55 l6l 193 75,8 12,4 6 63

VALLE GRANA

Castelmagno 1290 683 -47,83 49,48 13,80 1 13 16 92,9 1,5 2,5 51,9 Monterosso 2855 1584 -44,52 42,23 37,50 8 33 27 85,7 5,7 5,7 .61,9

Pradleves . 1039 902 -1 3 .1 9 19.26 .4 6,-8 3 5 11 11 71.3 15.3 8.8 45.2 Tot.V.Grana 5784 3169 -38,87 110,97 2 8 ,5 6 14 57 54 83. 6 7, 2 5.8 55,1 1 In seguito al trattato del 10 febbraio 1947 passarono alla Francia parte dei comuni di Entracque, Valdieri e Vinadio. Per quanto concerne la valle Gesso non esisteva ancora nel 1944 il comune di Roaschia, il cui territorio e centro abitato erano però all’interno della zona libera. 2 Abbiamo considerato la popolazione presente (e non quella residente) perchè il suo ammontare è senz’altro più prossimo a quello del periodo considerato (1944) anche se, nell’immediato anteguerra, queste vallate furono ancora interessate da una debole emigrazione. 3 Riportiamo i dati del movimento naturale della popolazione oltre che per l’interesse diretto che hanno, anche perchè tutti i centri abitati in esame sono tra quelli ove 3. Risultati elettorali del 1946

RISULTATI DEL REFERENDUM ISTITUZIONALE RISULTATI DELLLE ELEZIONI PER L'ASSEMBLEA COSTITUENTE

VALLE GESSO

*epub Monar Voti Non Elet Votan * P.C.I. PSIUP P.C.Int, P.d'A. C.D.R. P.S.I. D.C. PC.d'I U.D.M. U.Q. Voti validi slica chi a validi validi tori ti (1) (2) (3) (4) i5)

10 902 Entracque 479- 423 902 80 1126 982 87,2 137 216 3 18 5 25 462 17 9 Valdièri 577 516 1093 76 1324 1169 114 250 2 124 9

Tot.VGesso 1056 939 1995 156 2450 2151 87,8 251 466 5 142 17 34 1039 16 22 14 2005

VALLE STURA

Aisone 265 78 343 22 449 365 81,3 80 94 2 16 3 3 100 18 6 1 323 Argentera 40 129 169 34 221 203 9 6 , 2 1 12 _ 2 11 4 6 133 2 3 2 176 Dernonte 1364 635 1999 205 2547 2204 8 6 ,5 262 778 8 134 20 14 585 59 98 9 1967 Gaiola 466 184 650 78 807 728 90,2 76 249 2 66 8 7 191 7 32 4 642 Mo loia Rittana 308 100 408 49 552 457 82,8 11 181 1 21 2 18 137 16 31 1 419 Sambuco 188 372 28 441 400 90,7 2 22 2 70 4 21 167 4 68 4 364 Pietraporzio Valloriate 425 76 501 27 621 528 85 16 279 - 12 3 6 108 43 4 - 471 Vinadio 538 323 861 83 1086 944 86,9 158 199 5 108 6 9 282 27 43 1 838

Tot. VjStura 3590 1713 5303 526 6724 5829 86,7 606 l8l4 22 438 50 84 1703 176 285 22 5200

VALLE GRANA

Castelmagno 140 162 302 34 439 336 76,5 65 28 2 15 4 - 127 14 56 311 Monterosao 691 296 987 75 1299 1062 81,8 161 246 4 230 11 11 276 18 42 - 999 Pradleves 360 123 483 43 597 526 88,1 222 95 3 23 - 4 105 22 72 4 321

Tot.V.Grana 1191 582 1772 152 2335 1924 82,4 448 369 9 268 15 1 5 508 54 170 4 1631

’V 1) Partito Comunista Internazionalista 2) Concentrazione Democratica Repubblicana 3) Partito Contadini d'Italia 4) Unione Democratica Monarchica 5) Fronte dell'Uomo Qualunque « La natalità non conforta in alcun modo le directive del regime per l’lncremenco demografico » come rilevava una circolare dell’ONB dello stesso 1935. E questo preoccupava seriamente l’organizzazione preposta all’educazione delle leve fasciste la quale non intendeva « costruire case, palestre, campi sportivi, in quei luoghi in cui fra pochi anni i balilla saranno in numero minore di quello attuale. Pertanto saranno sospesi i lavori di costruzione delle Case del balilla in quei comuni, in cui la natalità non supera il 20 per cento. La politica costruttiva sarà invece intensificata in quelle province nelle quali la popolazione è in aumento ». L’applicazione di questa direttiva doveva servire « di monito alle popolazioni dei luoghi, in cui il coefficiente di natalità è in diminuzione, e di premio e di riconq- çcimento per quelle, il cui coefficiente di natalità corrisponde alle direttive del Regime. ,