ZONE LIBERE » NEL II SETTORE DELLA PROVINCIA DI CUNEO Nel

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ZONE LIBERE » NEL II SETTORE DELLA PROVINCIA DI CUNEO Nel L’ESPERIENZA DELLE « ZONE LIBERE » NEL II SETTORE DELLA PROVINCIA DI CUNEO Nel giugno 1944 le formazioni partigiane del II settore della pro­ vincia di Cuneo occupano stabilmente le valli Gesso, Stura e Grana '. La zona libera della valle Gesso comprende i due comuni di Entracque e Valdieri: cioè un territorio di 511 kmq. con una popolazione che si aggira sui 3.600 abitanti. Quella di valle Stura, 8 Comuni, per un totale di 626 kmq. ed una popolazione di 9.900 abitanti circa. La « repubblica » di valle Grana ingloba tre comuni per complessivi 111 kmq. e 3.170 abitanti circa. Si tratta di vallate di media ed alta montagna a sud-ovest di Cuneo, nel gruppo delle Alpi Marittime e Cozie, fortemente depresse. Lo spo­ polamento è continuo e antico sia per effetti naturali (le morti preval­ gono sulle nascite), sia per l’emigrazione, diretta soprattutto verso la Francia meridionale, ma anche verso i centri industriali della pianura. Per non parlare poi dei terribili salassi causati dalle due guerre mondiali che hanno falcidiato la gioventù di queste zone, reclutata nei corpi alpini. Attività economica fondamentale della popolazione è l’agricoltura a •cui si dedica l’80 per cento circa delle persone attive. Ma è una attività 1 II II settore, ove vi sono forze esclusivamente azioniste che fanno parte del gruppo bande « Italia Libera », comprende anche le valli Vermenagna e Roja, le quali pur se interessate nello stesso giugno da stanziamenti di nuclei azionisti, rimarranno sempre in saldo possesso nemico per la loro importanza strategica. Fonti scritte e testimonianze concordano nel fissare che la valle Stura (nella quale è dislocata la 2“ banda al comando del capitano di complemento degli alpini, Ettore Rosa) è sotto controllo partigiano la terza decade di giugno. Il blocco della valle è posto nel comune di Gaiola, al ponte dell’Olla (che viene fatto saltare) a meno di 15 km. dal capoluogo provinciale. In Valle Grana, ove opera la 5“ banda agli ordini dell’ufficiale di complemento ■ degli alpini Alberto Bianco, il 24 giugno, alle ore 23 Ivanoe (Bellino, sottotenente degli alpini) si trasferisce con 26 uomini in località sopra il ponte di Santa Maria, per costituire il blocco della valle (cfr. Diario della brigata « Paolo Braccini », Cuneo, ANPI). Il 18 luglio infine, la 3“ banda, comandata dal cap. di complemento degli alpini, Aldo Quaranta, dà il via all’occupazione della Valle Gesso — che nel giro di due giorni viene completata con la messa in opera di un posto di blocco agli stretti di di Andonno a pochi km. da Borgo San Dalmazzo, centro abitato, alla confluenza delle più importanti vallate che scendono, dal confine francese, direttamente su Cuneo e usuila pianura (cfr. A l d o Q u a r a n t a , Brigata Valle Gesso - lido Vivami, Cuneo, s.d. 136 P. Burdese - M. Calandri che procura un reddito bassissimo per la povertà e la altimetria del suolo,, e per il frazionamento e l’atomizzazione della proprietà2. Notevole è il valore strategico della valle Stura per la presenza della strada statale del colle della Maddalena, che immette nella valle francese deH’Ubaye e collega rapidamente con Gap, Briançon e Marsiglia. La costituzione delle zone libere si reaHzza senza opposizione dei nazifascisti: i tedeschi e i « repubblichini » non sono presenti stabilmente nel II settore. L’occupazione avviene in un clima di euforia per le notizie che giun­ gono dai fronti di guerra: la liberazione di Roma, lo sbarco in Normandia,, l’annuncio della imminente invasione della Francia meridionale fanno presagire che la guerra è ormai alle sue ultime battute; non per nulla nel mese di giugno inizia l’afflusso massiccio di centinaia di volontari. Convinzione generale è che l’occupazione delle valli sia la premessa immediata della discesa in pianura. Nei mesi di giugno e luglio i problemi che si pongono a D. L. Bianco, commissario politico del II settore, sono essenzialmente: ampliare la zona di influenza delle sue formazioni e, fondamentale, « giellizzare » tali formazioni col passaggio dal gruppo bande « Italia libera » alle brigate che nel loro insieme costituiranno la V divisione GLJ. L’operazione di « giellizzazione » trova un oppositore nel comandante di settore Ezio Aceto, che si dichiara contrario contestando la tempe­ stività del provvedimento, dal momento che, a suo avviso, buona parte dei quadri e la massa dei partigiani non sono ancora preparati. Ezio Aceto, s. tenente di fanteria in spe, aveva fatto parte del gruppo che, con Duccio Galimberti, immediatamente dopo 1*8 settembre era salito a Madonna del Colletto; successivamente era stato ufficiale della banda bovesana comandata da Ignazio Vian, ove si era creato fama di abile colpista. Proprio grazie a tale fama, dopo i primi mesi di lotta, fu chiamato, nel febbraio 1944, a ricoprire la carica di comandante del II settore. Nel duro rastrellamento di aprile, però, Aceto aveva lasciato cadere il peso delle operazioni militari sui suoi subalterni, mancanza di energia, questa, che aveva offuscato il prestigio del comandante. Quest’ultimo aveva allora assunto sempre più il ruolo dell’ufficiale 2 In valle Grana la proprietà inferiore ai due ettari costituisce il 74,19 per cento del totale, in valle Stura l’83,39 per cento e in valle Gesso l’87,50 per cento; ma se sommiamo i fondi agricoli fino a due ettari e da 2 a 5 ettari, avremo che in vai Grana raggiungono il 91,13 per cento del totale, in valle Stura il 96,30 e in valle Gesso il 97,96 per cento. Vedi anche allegati 1 e 2. ’ Già all’inizio di giugno la 4 banda, al comando di Nuto Revelli, dalla valle Stura si trasferisce in vai Vermenagna e poco dopo dalla valle Vermenagna un nucleo di uomini al comando di Nino Monaco si porta in vai Roja. Nello stesso mese un gruppo di ex appartenenti alla formazione bovesana, già comandata da Ignazio Vian, di stanza alle falde della Bisalta (vai Colla) entra a far parte delle forze gielliste. L’esperienza delle zone Ubere nel Cuneese 137 partigiano fortemente politicizzato schierandosi apertamente sulla linea del Bianco; e ciò, forse, per sostenere la sua posizione che sentiva, in parte almeno, compromessa. La banda « Italia libera », sin dalle sue origini, era sempre stata una formazione politica che si rifaceva al programma azionista: basti pensare al giuramento che i militanti della formazione prestavano di lottare per una radicale modificazione della società italiana liberata dai nazifascisti. Occupate stabilmente le valli, parve al Bianco giunto il momento — sollecitato anche dalle direttive impartite da Torino — di procedere al definitivo inquadramento delle formazioni dell’« Italia libera » in brigate e divisioni GL quale conclusione del processo inevitabile e necessario che si era andato sviluppando in tutti quei mesi di lotta armata. Ma all’operazione che si doveva concludere rapidamente si oppose — come abbiamo già detto — il comandante militare. C’è chi sostiene che « Aceto e i suoi non solo non vogliono la giel- lizzazione nel presente per poterla preparare per l’avvenire; ma la rifiu­ tano nel presente mettendo bene in guardia da riproporla per il futuro. Essi rifiutano la politica condannandola come politicamentismo... » 4. È un’interpretazione che non convince. Appare veramente strano infatti che Aceto, il quale poco tempo prima arrivava ad affermare che, nel caso se ne presentasse l’occasione, occorreva sparare sui badogliani, fosse dive­ nuto improvvisamente... badogliano. In effetti la spiegazione che possiamo dare del suo atteggiamento è meno complessa. Nel giugno 1944, Aceto crede di poter contare sull’appoggio di un buon numero di ufficiali e del grosso della formazione stanziata in valle Stura, quella posta sotto il suo diretto comando. Ritiene perciò di essere in grado di liberarsi dalla « tutela » del commissario politico e di riprendere quel ruolo che aveva perduto dopo l’aprile. L’opposizione, quindi, alla decisione del Bianco, è l’occasione « propizia » per dimostrare la sua forza, per ridi­ mensionare la figura del commissario politico, che l’aveva messo in ombra e che poteva estrometterlo dal comando. Il contrasto tra Bianco e Aceto è quindi, per noi, il contrasto tra una posizione coerentemente sostenuta fin dall’inizio della lotta armata e una posizione personale. La grave crisi del II settore viene risolta da D. L. Bianco con estrema risolutezza: il 24 luglio in seguito ad una mozione di sfiducia firmata da Bianco, Dado Soria, Andrea Spada, Nuto Revelli, Aldo Qua­ ranta ed Ivanoe Bellino, Ezio Aceto dà le dimissioni e viene sostituito da Ettore Rosa. L’Aceto tenta ancora un colpo di forza asserragliandosi in alta valle Stura con un gruppo di fedelissimi. Il contrasto è violento e solo la minaccia di ricorrere alle armi induce il comandante dimis- 4 Cfr. A. A. Mola, Lineamenti di storia del Pd'A nel Cuneese dalla nascita allo scio­ glimento 1942-1947, tesi di laurea, facolta di Lettere e Filosofia, Torino, anno a. 1965-66, p. 276. 138 P. Burdese - M. Calandri sionario ad abbandonare la valle, il comando della quale viene assunto, in sostituzione di Ettore Rosa (passato al settore), da Nuto Revelli, uno degli uomini di fiducia del Bianco ed elemento politicamente sicuro s. Mentre la crisi del II settore si avvia a soluzione, D. L. Bianco si fa promotore di una iniziativa di estrema importanza: l’accordo con le formazioni « autonome » di vai Pesio, del Monregalese e delle Langhe, comandate da Piero Cosa ed Enrico Martini (Mauri), accordo che, se fosse riuscito, avrebbe portato l’influenza giellista ad estendersi su tutta la « provincia granda » 6. Da ciò che si è detto risulta evidente che l’impegno maggiore dei responsabili azionisti è rivolto alla soluzione di problemi politici sorti all’interno delle formazioni ed al tentativo di creare nella provincia di Cuneo un fronte unico di ispirazione giellista che non solo avrebbe risolto la tanto deprecata mancanza di unità di comando, ma reso la supremazia degli stessi GL addirittura schiacciante rispetto alle forze garibaldine.
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