Convenzione DPNM-ISPRA per la collaborazione all’istituzione delle aree marine protette “Capo Milazzo”, Grotte di Ripalta-Torre Calderina”, “Costa del Monte Conero” e “Capo Testa-Punta Falcone”

PR ISPRA 33018

STUDIO PROPEDEUTICO

ALL’ISTITUZIONE DELL’AREA MARINA PROTETTA “CAPO MILAZZO” E PROPOSTA DI ZONAZIONE

22 Dicembre 2016

Responsabile scientifico: Dr. Leonardo Tunesi

Responsabile della pianificazione e del coordinamento delle attività: Dr.ssa Taira Di Nora

Coordinamento aspetti ambientali: Dr. Gabriele La Mesa Dr.ssa. Sabrina Agnesi

Collaboratori allo studio: Dr. Ivan Consalvo

Redazione testi: Dr.ssa Taira Di Nora Dr. Gabriele La Mesa Dr. Ivan Consalvo Dr.ssa Rosa Anna Mascolo Dr.ssa Eva Salvati Dr.ssa Michela Giusti

Attività di campo: Aspetti ambientali Dr. Leonardo Tunesi Dr. Gabriele La Mesa Dr.ssa Eva Salvati Dr. Simonepietro Canese Dr.ssa Michela Giusti Dr.ssa Sabrina Agnesi Aspetti socio-economici Dr.ssa Taira Di Nora Dr. Gabriele La Mesa Dr. Ivan Consalvo

Elaborazione cartografica: Dr. Emiliano Canali Dr.ssa Michela Giusti Dr. Aldo Annunziatellis Dr. Carlo Innocenti

Si ringraziano per la collaborazione:  Il Comune di Milazzo  La Capitaneria di Porto di Milazzo  Gli operatori che hanno partecipato ai tavoli tecnici  I colleghi della Sede ISPRA di Milazzo ed in particolare la dott.ssa Teresa Romeo

Sommario

CAPITOLO 1. INTRODUZIONE ...... 1 1.1 Premessa ...... 1 1.2 Informazioni funzionali alla zonazione ...... 1 CAPITOLO 2. INQUADRAMENTO DELL’AREA DI STUDIO ...... 2 2.1 Inquadramento amministrativo e geografico ...... 2 2.2 Il sito di interesse nazionale (SIN) ...... 3 2.3 Il SIC ...... 5 2.4 Identificazione dell’area di studio ...... 5 CAPITOLO 3. ASPETTI AMBIENTALI ...... 9 3.1 Distribuzione di habitat e specie bentoniche, cartografia bionomica ...... 9 3.1a Introduzione ...... 9 3.1b Materiali e metodi ...... 9 3.1c Risultati ...... 13 3.2 Distribuzione delle specie nectoniche ...... 37 3.2a Introduzione ...... 37 3.2b Materiali e metodi ...... 38 3.2c Risultati ...... 41 CAPITOLO 4. ASPETTI ANTROPICI ...... 49 4.1 Introduzione ...... 49 4.2 La popolazione ...... 49 4.3 Il livello di occupazione ...... 52 4.4 Il sistema delle imprese ...... 54 4.5 Il turismo ...... 55 4.5a Introduzione ...... 55 4.5b La ricettività turistica ...... 56 4.5c La domanda turistica ...... 57 4.6 Gli scarichi a mare ...... 61 4.7 Le acque di balneazione ...... 64 4.8 Le ordinanze e i divieti ...... 64 4.9 La pesca professionale ...... 66 4.10 La pesca ricreativa ...... 73 4.11 La subacquea ricreativa ...... 76 4.12 La nautica da diporto ...... 82 CAPITOLO 5. PREDISPOSIZIONE DELLA PROPOSTA DI ZONAZIONE E DELLE INDICAZIONI DI GESTIONE PRELIMINARI ...... 87 5.1 Metodologia utilizzata ...... 87 5.1a Carta della valenza ambientale ...... 87 5.2 Prima ipotesi dei livelli di zonazione e indicazioni gestionali ...... 89 CAPITOLO 6. DEFINIZIONE DELLA PROPOSTA DI ZONAZIONE ...... 94 6.1 Presentazione della proposta preliminare...... 94 6.2 Osservazioni pervenute ...... 94 6.3 Conclusioni ...... 95 6.3a Perimetrazione...... 95 6.3b Zona A ...... 96 6.3c Sottozona Bs ...... 96 6.3d Zona B ...... 96 CAPITOLO 7. LA PROPOSTA DI ZONAZIONE ...... 99 CAPITOLO 8. BIBLIOGRAFIA ...... 101

ALLEGATI 1-2 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE

1.1 Premessa L’area di “Capo Milazzo” è stata inclusa dalla legge n. 147/2013 (Legge di Stabilità 2014) nella lista delle aree di reperimento identificate dalla legge 394/91. Nel giugno 2014, al fine di dare avvio al procedimento tecnico-amministrativo, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ha affidato all’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) l’incarico di condurre gli studi propedeutici all’istituzione di questa nuova area marina protetta (AMP). La presente relazione ha lo scopo di esporre i risultati di tali studi, finalizzati all’ottenimento di un quadro conoscitivo funzionale alla predisposizione della proposta di zonazione.

1.2 Informazioni funzionali alla zonazione Obiettivo principale della raccolta dati effettuata nell’ambito della fase propedeutica all’istituzione di una AMP, è quello di evidenziare gli elementi ambientali e socio- economici suscettibili di un’influenza diretta (positiva o negativa) a seguito dell’istituzione dell’AMP. In passato, gli studi propedeutici avevano la caratteristica di essere molto dettagliati e, pertanto, necessitavano un consistente investimento in termini di tempo, risorse umane e finanziarie. A questo proposito, nel 1999 Kelleher ha evidenziato la necessità e l’importanza che le informazioni da usare nella fase di decision-making a supporto dell’istituzione di un’area marina protetta devono essere solo quelle strettamente necessarie: la conduzione di attività di ricerca condotte ad un livello di dettaglio eccessivo rende più difficile identificare gli aspetti realmente determinanti e ritarda il processo decisionale. Le attività di studio condotte nell’ambito del presente progetto, proprio in linea con quanto auspicato da Kelleher (1999), sia al fine di contenere l’investimento iniziale, sia per ridurre per quanto possibile i tempi della fase istruttoria, sono state focalizzate sulle categorie di informazioni effettivamente funzionali a definire la proposta di zonazione, in coerenza con gli obiettivi della futura AMP. Nel presente studio, compatibilmente con l’orizzonte temporale previsto dalla Convezione stipulata con il MATTM, la raccolta dati è stata quindi indirizzata all’acquisizione delle informazioni funzionali alla caratterizzazione esauriente delle valenze ambientali presenti nell’area e delle principali attività commerciali e ricreative che vi si svolgono. In base a criteri di selezione già sviluppati in precedenti studi (ICRAM

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2005, 2008), le classi tematiche di informazioni selezionate perché rilevanti per la formulazione della proposta di zonazione dell’AMP di Capo Milazzo sono le seguenti:  habitat e specie bentoniche;  specie nectoniche;  pesca professionale e ricreativa;  subacquea ricreativa;  nautica da diporto. Per ciascuna classe tematica, è stato necessario reperire informazioni spaziali georeferibili al fine di consentire la predisposizione di layers cartografici in grado di consentire la visualizzazione, in maniera immediata, della localizzazione precisa delle aree di interesse per le valenze ambientali e per gli usi del mare. I dati cartografici così raccolti sono stati successivamente organizzati all’interno di una banca dati GIS, al fine di consentirne l’elaborazione e la classificazione. Infine, è stata effettuata la descrizione sintetica dell’attuale contesto socio-economico per inquadrare le dinamiche all’interno delle quali andrà ad inserirsi la futura AMP.

CAPITOLO 2. INQUADRAMENTO DELL’AREA DI STUDIO

2.1 Inquadramento amministrativo e geografico Il promontorio di Milazzo, con una larghezza massima di 1,5 km, si estende verso nord per circa 6 km, ed è per la maggior parte caratterizzato da coste alte e rocciose. L’area di studio è interamente compresa all’interno del Comune di Milazzo, uno dei 108 Comuni della provincia di . La piana di Milazzo, in particolare il territorio tra Villafranca Tirrena e Barcellona, è stata oggetto di un consistente sviluppo industriale di importanza strategica per la Provincia di Messina e, più in generale, per la Sicilia. Nell’area sono presenti tra gli altri, gli impianti destinati alla raffinazione di petrolio (Raffineria RAM), alla produzione di energia elettrica (Centrale elettrica EDIPOWER ex ENEL, Centrale termoelettrica Milazzo ex SONDEL), alla produzione siderurgica. Questi grandi impianti industriali hanno stimolato la proliferazione di numerose imprese di dimensioni medio-piccole afferenti a settori diversi. Le politiche di concentrazione industriale, iniziate negli anni ’60, hanno prodotto effetti significativi sotto il profilo economico e territoriale. L’analisi effettuata dalla Valutazione

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Ambientale Strategica al Piano Territoriale Provinciale di Messina (www.provincia.messina.sitr.it/ptp.html) mette in risalto come la presenza e lo sviluppo dell’area industriale, ed in particolare del polo petrolifero, stimolando anche altre attività indotte, ha però determinato la caduta della struttura economica tradizionale, con conseguente abbandono delle precedenti vocazioni dell’area (agricole, parzialmente specializzate in colture e floricolture pregiate, e tendenzialmente, turistiche). Alcuni dei fattori caratterizzanti l’area della piana di Milazzo possono essere ricondotti a:  forte antropizzazione;  compresenza di attività produttive ed economiche legate alla tradizione agrumicola, florovivaistica e agropastorale della piana;  presenza di un complesso nodo di mobilità rappresentato dal porto di Milazzo e dai nodi ferroviari e autostradali ivi presenti;  attività turistiche ricettive in parte legate alla funzione del porto di Milazzo quale elemento logistico di collegamento con l’arcipelago eoliano.

2.2 Il sito di interesse nazionale (SIN) Nel Comune di Milazzo è presente il sito di interesse nazionale (SIN) “Area industriale di Milazzo” istituito con Legge n. 266 del 23 dicembre 2005, art. 1, comma 561, e incluso nel Programma Nazionale di ripristino ambientale ai sensi D.M. n. 308 del 28 novembre 2006 (Regolamento recante integrazioni al decreto del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio 18 settembre 2001, n. 486, concernente il programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati) (Fig. 1).

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Foci fluviali Scarichi Arenili Perimetrazione a terra Perimetrazione a mare

Fig. 1. Perimetro del sito di interesse nazionale (SIN) “Area industriale di Milazzo”.

Il SIN interessa la parte orientale del Comune in corrispondenza dell’area industriale, comprendendo sia una zona a mare che una zona a terra. Per l’area marina perimetrata, ISPRA nel luglio 2009 ha predisposto il “Piano di caratterizzazione ambientale dell’area marino costiera prospiciente il sito di bonifica di interesse nazionale Area industriale di Milazzo” (ISPRA, 2009). Tale piano è stato approvato con prescrizioni dalla Conferenza di Servizi decisoria del 21/12/2010. Il piano, che non interessa l’area portuale, poiché oggetto di interventi di escavo e di banchinamento da parte dell’Autorità Portuale, descrive la strategia per la caratterizzazione dei comparti sedimenti, colonna d’acqua e biotico, nonché delle acque di falda nella fascia degli arenili. Ad oggi, il piano risulta non ancora attuato. Nell’ambito del ruolo istituzionale di supporto tecnico-scientifico al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) finalizzato alla formulazione di pareri, ISPRA ha acquisito informazioni frammentarie e parziali relative ad attività di caratterizzazione di piccole porzioni di arenili e fondali prospicienti. Lo stato delle conoscenze ad oggi disponibili non consente di pervenire alla definizione del reale

4 stato di qualità dei sedimenti, della colonna d’acqua e del biotico all’interno del SIN e dell’eventuale interazione con le aree esterne.

2.3 Il Sito di Interesse comunitario (SIC) Lungo la penisola di Capo Milazzo è presente un sito di importanza comunitaria (SIC) (ITA030032) denominato “Capo Milazzo”. Il SIC comprende il tratto di costa compreso tra Riva Smeralda a levante, e Punta del Tono a ponente, ed ha un’estensione complessiva di 47 ettari (Fig. 2). Il promontorio di Capo Milazzo è caratterizzato da scogliere e falesie ricoperte da vegetazione rupicola alofila con la presenza della specie endemica Limonium minutiflorum. La spettacolarità degli habitat rocciosi costieri, unici in tutta la Sicilia nord-orientale, conferisce al SIC un notevole valore paesaggistico e naturalistico. Tra gli habitat di interesse conservazionistico identificati all’interno del SIC quelli più rappresentativi sono i seguenti:  1240 Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee con Limonium spp. endemici  5330 Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici  6220 Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea  8210 Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica Numerose specie di rilevanza internazionale e protette dalle Direttive comunitarie “Habitat” (92/43/CEE) e “Uccelli” (2009/147/CE) sono presenti nel territorio del SIC. Per quanto concerne l’avifauna, vi sono molte specie legate agli ambienti rocciosi e incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli, per le quali sono previste speciali misure di conservazione: il falco di palude (Circus aeruginosus), il falco pellegrino (Falco peregrinus), il nibbio bruno (Milvus migrans) e il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus). La vulnerabilità del sito è principalmente connessa all’urbanizzazione delle aree limitrofe ed alle attività turistiche.

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Fig. 2. Delimitazione del SIC ITA030032 “Capo Milazzo”.

2.4 Identificazione dell’area di studio La denominazione dell’area di reperimento di “Capo Milazzo” (legge n. 147/2013) consente di individuare in maniera preliminare l’ambito geografico dell’area da sottoporre alle indagini propedeutiche all’istituzione dell’AMP. Il promontorio di Capo Milazzo, che separa il Golfo di Patti dal Golfo di Milazzo, è caratterizzato dalla presenza di alte pareti rocciose e si distingue da un punto di vista geomorfologico e naturalistico dalla piana retrostante, caratterizzata da coste basse e sabbiose.

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Nella valutazione della scelta e nella definizione dell’area di studio per la futura AMP, la condizione di naturalità preesistente costituisce un ulteriore elemento importante. In tal senso va rilevato che l’area del promontorio di Capo Milazzo presenta, in generale, una minore antropizzazione e quindi una minor presenza di attività umane che possono determinare un’alterazione delle condizioni naturali. La presenza delle scogliere, peraltro, rendendo sostanzialmente inaccessibile l’accesso da terra, costituisce una sorta di limite naturale che protegge la fascia costiera del promontorio. Questa condizione di naturalità ha permesso lo sviluppo di specie tipiche di quest’area che hanno portato all’istituzione del SIC (ITA030032) “Capo Milazzo” descritto in precedenza. A questi elementi va aggiunta l’alta valenza paesaggistica dell’intero promontorio garantita dalla presenza di grotte semisommerse e pareti scoscese che sovrastano baie come quella di Sant’Antonio. I fondali prevalentemente rocciosi che circondano l’intero promontorio e la notevole eterogeneità in termini di discontinuità strutturale della costa garantiscono un elevato livello di complessità di habitat ed una notevole biodiversità. La cospicua presenza di habitat protetti da normative comunitarie, come la prateria di Posidonia oceanica e il trottoir a vermeti o “piattaforma a vermeti”, rappresentano ulteriori elementi che testimoniano l’elevato valenza naturalistica della zona costiera di Milazzo. In base all’unicità ambientale e fisiografica del promontorio di Milazzo, si è scelto di comprendere nell’area di studio l’intero profilo costiero, da Punta Rugno (versante orientale) a Punta del Tono (versante occidentale) (Fig. 3).

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Fig. 3. Localizzazione dell’area di studio.

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CAPITOLO 3: ASPETTI AMBIENTALI

3.1 Distribuzione di habitat e specie bentoniche, cartografia bionomica

3.1a Introduzione Ricognizione bibliografica La ricerca bibliografica, condotta attraverso la consultazione on-line del database ASFA (Aquatic Sciences and Fisheries Abstracts), degli archivi della SIBM (Società Italiana di Biologia Marina) e di altro materiale individuato mediante l’uso dei motori di ricerca Google e Google Scholar, ha prodotto risultati molto limitati, rappresentati da un unico lavoro finalizzato alla caratterizzazione delle comunità bentoniche di fondo mobile nel Golfo di Milazzo (D’Alessandro et al., 2012). I dati forniti da questa pubblicazione sono stati tuttavia considerati di scarso interesse, sia per la tematica affrontata, sia per il fatto che le aree di campionamento si trovano all’esterno della nostra area di studio.

3.1b Materiali e metodi Per ottenere informazioni sulla distribuzione di habitat e specie bentoniche nell’area di studio è stata effettuata una campagna di ricerca dal 6 al 9 agosto 2014. La campagna è stata condotta con l’impiego della nave da ricerca oceanografica N/O “Astrea” dell’ISPRA (Fig. 4), equipaggiata con la seguente strumentazione:  Ecoscandaglio Multifascio (multibeam) Kongsberg EM 2040 con SEAPATH 200;  veicolo robotico filoguidato (Remotely Operated Vehicle – ROV) Pollux III GEItaliana (Fig. 5) equipaggiato con la seguente strumentazione opzionale: . Macchina fotografica ad alta definizione (Nikon D80) . 2 flash Nikon SB 400 . Telecamera alta definizione Sony HDR HC7 . 2 illuminatori a led aggiuntivi oltre ai 2 standard . Puntatori laser verdi distanti 10 cm . Piccolo manipolatore per la raccolta di campioni . Sonar di navigazione Tritech micro  Sistema di posizionamento acustico subacqueo Ultra Short Baseline Linquest Tracklinq 1500 MA.

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Fig. 4. La Nave oceanografica Astrea dell’ISPRA.

Fig. 5. Il veicolo robotico filoguidato (Remotely Operated Vehicle – ROV) Pollux III.

Le indagini con multibeam e ROV sono state effettuate lungo l’intero promontorio di Milazzo, da una profondità massima di 200 metri fino alla profondità minima (intorno ai 16 metri) di operatività in sicurezza della nave (Fig. 6).

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Fig. 6. Localizzazione dell’area indagata mediante multibeam e ROV.

Le attività di raccolta dati sono state condotte in 3 fasi: 1) Acquisizione di dati bati-morfologici ad alta risoluzione con ecoscandaglio multifascio (multibeam) di ultima generazione con installazione a scafo (Kongsberg Em2040). L’uso del multibeam ha permesso di acquisire dati batimetrici con un dettaglio molto elevato (risoluzione 1 metro) dei tratti di fondale d’interesse, lavorando con copertura laterale fino a tre volte la profondità e velocità di acquisizione molto elevata (8- 10 nodi). I dati sono stati acquisiti ad una frequenza di 300 kHz, ad eccezione di alcune linee acquisite a 400 kHz, quando si è ritenuto necessario disporre di un dettaglio maggiore della zona di interesse. In questa prima fase i dati acquisiti sono stati elaborati in tempo reale a bordo della nave Astrea, utilizzando il software “Fledermaus Pro”, per ottenere una prima carta batimetrica di dettaglio cui mediante la quale pianificare la localizzazione dei percorsi ROV. Sulla base della carta batimetrica sono stati individuati i tratti di fondale su cui effettuare i percorsi ROV. 2) Esecuzione di percorsi ROV mirati alla caratterizzazione di habitat profondi, basandosi sui dati multibeam, con l’impiego del ROV, con una metodologia che permette di operare in sicurezza, per molte ore consecutive, con personale altamente specializzato. Il ROV “Pollux III” è equipaggiato con un sistema di posizionamento subacqueo USBL

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(Ultra Short Base Line System) Tracklink 1500 MA, interfacciato con il sistema di navigazione di bordo (girobussola e GPS differenziale), che permette di conoscerne in tempo reale la posizione geografica e la profondità esatta alla quale si trova. In questo modo è possibile ricostruire i tracciati in immersione del ROV, poiché ogni secondo fornisce dati relativi ad ora, profondità, latitudine e longitudine. Queste informazioni, pertanto, consentono di georefenziare con estrema precisione (errore massimo 5% della profondità) la posizione e la distribuzione dei popolamenti e degli organismi ripresi con le telecamere del ROV e fotografati con macchina fotografica. 3) Raccolta di immagini georeferenziate ad alta risoluzione degli habitat profondi (Fig. 7) grazie all’uso di una macchina fotografica aggiuntiva (Nikon D80) presente sul ROV, dotata di obiettivo 18-55 mm, inserita in una apposita custodia, in grado di scattare immagini a 18 MGpixels (5184 x 3456 pixels) e corredata di due flash, anch’essi inseriti in specifiche custodie. L’impiego di macchina fotografica aggiuntiva consente l’acquisizione di immagini ad altissima risoluzione, indispensabili per il riconoscimento e l’identificazione delle specie avvistate, così come di particolari non individuabili con le telecamere comunemente in dotazione a questa classe di ROV.

(a) (b)

Fig. 7. Esempi di immagini ad alta risoluzione ottenute con macchina fotografica (a) e dal fermo immagine dei video di navigazione realizzati con telecamera (b).

Nella fascia più sotto costa (tra 0 e 10 metri di profondità), non indagabile con la nave da ricerca, la caratterizzazione relativa al tipo di substrato e alla presenza di fanerogame è stata realizzata analizzando immagini da satellite. La mappatura è stata elaborata utilizzando le ortofoto del Geoportale Nazionale e coadiuvando l’interpretazione con i dati del multibeam e dei transetti ROV delle aree limitrofe secondo la seguente procedura:

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1) Nell’area coperta dai dati multibeam e dai transetti ROV più vicina a riva sono state individuate delle aree con una copertura di substrato nota ed omogenea che fossero identificabili anche in ortofoto; 2) Utilizzando la sola ortofoto, nella zona più prossima a riva, le aree omogenee precedentemente identificate sono state perimetrate e classificate; 3) Ad ogni area omogenea è stata assegnata una misura di attendibilità (alta, media e bassa) che descrive quanto chiaramente l’area è riconoscibile da ortofoto e quanto si è sicuri del tipo di substrato assegnato.

3.1c Risultati Rappresentazione batimorfologica delle aree indagate con multibeam e ROV La distribuzione dei percorsi ROV lungo l’area di indagine è stata pianificata suddividendo quest’ultima in tre settori, in base ad un criterio geografico (versanti occidentale, settentrionale e orientale del promontorio) e di esposizione alle correnti e al moto ondoso. Anche sulla base dei dati acquisiti con multibeam, si è ritenuto opportuno effettuare complessivamente 15 percorsi o immersioni (Dives) ROV, 5 per ciascuno dei settori precedentemente identificati (Fig. 8).

Fig. 8. Rappresentazione batimorfologica dell’area investigata con indicazione dei tracciati relativi ai percorsi ROV.

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Le caratteristiche principali dei percorsi ROV effettuati sono riportate nella Tabella 1. Tabella 1. Data log delle immersioni (Dives) realizzate con il ROV. Le coordinate geografiche riportate si riferiscono al punto di inizio Dive.

Dive Data Ora Ora Durata Lunghezza Latitudine Longitudine inizio fine (h) (m) 1 6/08/2014 11:10 12:44 01:34 1300 38° 16,564’ 15° 14,628’ 2 6/08/2014 13:40 14:55 01:15 1039 38° 15,917’ 15° 14,814’ 3 6/08/2014 15:18 16:11 00:53 520 38° 15,418’ 15° 15,167’ 4 6/08/2014 16:43 17:50 01:07 564 38° 14,988’ 15° 15,232’ 5 7/08/2014 09:50 11:00 01:10 518 38° 14,748’ 15° 15,270’ 6 7/08/2014 14:30 16:00 01:30 1113 38° 14,712’ 15° 15,272’ 7 8/08/2014 09:48 11:15 01:27 730 38° 16,216’ 15° 13,366’ 8 8/08/2014 11:32 12:15 00:43 546 38° 16,266’ 15° 13,469’ 9 8/08/2014 15:11 17:24 02:13 920 38° 16,478’ 15° 13,348’ 10 9/08/2014 08:37 10:00 01:23 1019 38° 16,009’ 15° 13,240’ 11 9/08/2014 10:34 12:46 02:12 1756 38° 15,676’ 15° 14,006’ 12 9/08/2014 13:30 13:49 00:19 62 38° 15,314’ 15° 12,867’ 13 9/08/2014 14:03 15:19 01:16 1348 38° 15,070’ 15° 13,135’ 14 9/08/2014 15:42 16:21 00:39 421 38° 15,644’ 15° 12,581’ 15 9/08/2014 16:56 18:00 01:04 1040 38° 16,845’ 15° 13,830’

I dati acquisiti con multibeam e l’analisi delle immagini ottenute lungo i percorsi effettuati con il ROV hanno consentito di delineare le caratteristiche batimorfologiche generali dell’area indagata. Il settore 1 presenta una pendenza del fondo meno accentuata rispetto agli altri. Già a pochi metri di profondità i blocchi di roccia costieri sono sostituiti dalla sabbia, ad eccezione dei fondali fuori lo Scoglio della Portella (Dive 10). Le zone con fondo mobile sono quelle maggiormente colonizzate dalle praterie di fanerogame (Posidonia oceanica e Cymodocea nodosa). Oltre i 40-50 metri di profondità i sedimenti fangosi, colonizzati da specie sessili, diventano dominanti. Il settore 2, il più esposto del promontorio, presenta fondali più ripidi, caratterizzati dalla dominanza di substrati rocciosi. P. oceanica, prevalentemente su roccia, forma macchie discontinue intervallate da tratti di fondo roccioso con alghe fotofile e precoralligeno. Il coralligeno, presente a minori profondità sia su franata che su pareti rocciose sub-verticali, a partire dai 30 metri di profondità è osservabile solo su blocchi di roccia di grandi dimensioni. In generale, l’area presenta un’elevata eterogeneità, con fondi incoerenti interrotti da secche rocciose o da affioramenti infangati che ospitano biocenosi e facies di notevole interesse conservazionistico.

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Il settore 3 è caratterizzato da fondi rocciosi molto estesi che però in molte aree risultano nudi o coperti da uno strato di sedimento fangoso che limita la crescita di organismi filtratori. Nonostante la presenza piuttosto rara di Corallium rubrum, il coralligeno presente in questo settore è caratterizzato da popolamenti poco sviluppati, a testimonianza di un ambiente in generale notevolmente impoverito e stressato.

Descrizione dei principali habitat individuati con le immersioni (Dives) ROV Settore I (versante occidentale) Il Dive 13, lungo 1350 metri, ha interessato solo fondi mobili, prevalentemente fangosi. Esso è iniziato ad una profondità di 103 metri, su fondale fangoso, per risalire verso la costa. Tra i 55 ed i 45 metri di profondità è stata osservata una fascia di fondale caratterizzata dalla presenza di detrito infangato che confina con il limite inferiore della prateria di P. oceanica (35 metri). A 25 metri, profondità alla quale è stato concluso il percorso ROV, P. oceanica risulta ancora presente. Le immagini raccolte mostrano una prateria in buono stato, con presenza abbondante di epifiti sulle foglie. Nell’intervallo batimetrico 75-101 metri sono state contate 13 colonie di Funiculina quadrangularis e due colonie di Spinimuricaea klavareni. La presenza di queste specie, tipiche dei fondi mobili fangosi e particolarmente sensibili all’impatto degli attrezzi da pesca (strascico e tramaglio), indicherebbe una situazione di scarso utilizzo di tali attrezzi nell’area. Effettivamente lungo tutto il percorso ROV non sono stati osservati attrezzi da pesca persi e solo in un punto sono stati rilevati rifiuti di dimensioni cospicue (materiale plastico ed un copertone di auto). Alcune immagini degli ambienti più rappresentativi incontrati sono riportate in Figura 9.

Fig. 9. Principali ambienti osservati lungo il Dive 13.

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Il Dive 12, molto breve (62 metri), è stato realizzato per acquisire una “verità mare” in un’area limitata, in cui la restituzione grafica del multibeam aveva permesso di individuare affioramenti rocciosi a 117 metri di profondità. Il Dive è stato quindi effettuato per stabilire se, in un’area con prevalenza di fondo mobile, la presenza di un substrato roccioso avrebbe permesso lo sviluppo di popolamenti di interesse per la biodiversità. I blocchi di roccia, emergenti da un substrato fangoso e caratterizzati da un’elevata rugosità, sono risultati popolati da molluschi, policheti, idroidi, poriferi ed echinodermi. Alcune immagini degli ambienti più rappresentativi incontrati lungo questo percorso sono riportate in Figura 10.

Fig. 10. Principali ambienti osservati durante il Dive 12.

Il Dive 11 ha avuto inizio a 10 metri su fondo sabbioso. Intorno ai 12 metri, il substrato sabbioso perde la caratteristica morfologia a ripple marks per la riduzione dell’energia del moto ondoso e inizia il prato a C. nodosa che si estende fino a circa 18 metri di profondità. Una ristretta fascia di P. oceanica è presente tra i 27 ed i 30 metri mentre a profondità maggiori i substrati mobili sono più infangati. Sul fondo fangoso sono state rinvenute diverse specie di cnidari sessili (F. quadrangularis, S. Klavareni, Alcyonum palmatum, Paralcyonium sp., Pennatula rubra). A 95 metri di profondità, emergono dal fango affioramenti rocciosi colonizzati da gorgonari (Eunicella verrucosa ed E. cavolinii) e avvolti da numerosi cavi, reti e lenze. Alcune immagini degli ambienti più rappresentativi incontrati sono riportate in Figura 11.

Fig. 11. Principali ambienti osservati durante il Dive 11.

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Il Dive 10 è iniziato a 57 metri su un fondo pianeggiante di sedimento detritico intervallato da blocchi di roccia di grandi dimensioni sui quali è presente coralligeno con facies a Paramuricea clavata e poriferi. Il percorso del ROV è poi continuato, seguendo il profilo degli affioramenti rocciosi, sino alla profondità di 37 metri, permettendo di registrare l’abbondante presenza di specie strutturanti, di dimensioni eterogenee ed in buono stato. Riprendendo la discesa in direzione ovest - sud ovest, verso profondità maggiori, dopo i -78 metri il fango sostituisce il detrito. Gli affioramenti rocciosi più profondi, posti a circa 97 metri di profondità, emergono poco dal fango ed ospitano colonie di E. cavolinii di piccole dimensioni e Dendrophyllia ramea. A profondità maggiori (116 metri) il fango appare molto più siltoso e caratterizzato dalla presenza di numerose specie sessili tipiche dei fondi terrigeno costieri mentre la presenza di attrezzi persi e di rifiuti di altra origine è risultata limitata. La Figura 12 presenta alcune immagini degli ambienti più rappresentativi incontrati nel Dive.

Fig. 12. Principali ambienti osservati durante il Dive 10.

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Il Dive 14 è stato effettuato in un intervallo batimetrico compreso tra 135 e 177 metri ed è risultato interamente caratterizzato da fondo fangoso con alcuni brevi tratti di detrito infangato (Fig. 13). Degno di nota è l’avvistamento di un’esemplare di Raya clavata.

Fig. 13. Esemplare di Raya clavata osservato con il Dive 14.

Settore II (versante settentrionale) Il Dive 7 ha avuto inizio ad una profondità di 11 metri, su un fondale caratterizzato da blocchi di roccia di grandi dimensioni coperti da P.oceanica. Intorno ai -20 metri le alghe fotofile subentrano alla P.oceanica. Il coralligeno, ben rappresentato da specie strutturanti come P.clavata, è particolarmente sviluppato nell’intervallo batimetrico compreso tra 45 e 50 metri. Oltre i -60 metri, il fondo diventa detritico e pianeggiante, con rodoliti sparsi. Procedendo verso il largo il fondo detritico parzialmente infangato è sostituito da uno completamente fangoso, fino al termine del percorso (158 metri). La Figura 14 mostra alcune immagini degli ambienti più rappresentativi incontrati con questo Dive.

Fig. 14. Principali ambienti osservati con il Dive 7.

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Il Dive 8 ha permesso di registrare una successione di popolamenti molto simile a quella rilevata con il percorso 7. Ha avuto inizio a 20 metri di profondità con P. oceanica su blocchi di roccia. Dopo i 30 metri il fondale è risultato caratterizzato da una successione di zone con Posidonia e blocchi di roccia coperti da alghe fotofile con sporadiche colonie di E. singularis. Intorno ai 37 metri il fondale diventa detritico, con rodoliti sparsi e colonie di E. singularis, ed in gran parte coperto da un tappeto algale con dominanza di Caulerpa cylindracea. Il coralligeno inizia a 46 metri con la presenza di grandi ventagli di P. clavata ed E. cavolinii. Tra le specie di interesse conservazionistico va segnalata il bivalve Pinna nobilis ed il porifero Sarcotragus foetidus. Alcune immagini degli ambienti più rappresentativi osservati lungo questo Dive sono riportate in Figura 15.

Fig. 15. Principali ambienti osservati durante il Dive 8.

Il Dive 9 ha avuto inizio a 12 m di profondità, sulla parte apicale di una secca formata da blocchi di roccia di grandi dimensioni coperti da alghe fotofile. Il coralligeno è risultato presente tra 30 e 50 metri di profondità con colonie di P. clavata, E. singularis ed E. cavolinii. Alla base delle rocce il fondo mobile è risultato detritico e coperto da rodoliti e feltro algale. Le rocce più profonde, oltre i 70 metri, sono risultate colonizzate da organismi incrostanti. Tra -80 e -150 metri il fondo fangoso è risultato interrotto da affioramenti rocciosi caratterizzati da una facies ad Acanthogorgia hirsuta, in buone condizioni, e da alcune colonie di C. rubrum. Sugli affioramenti di roccia più profondi è stata registrata la presenza dei resti di attrezzi da pesca. Alcune immagini degli ambienti più rappresentativi incontrati lungo il percorso sono riportate in Figura 16.

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Fig. 16. Principali ambienti osservati durante il Dive 9.

Il Dive 15 è stato effettuato su un fondale roccioso, partendo dalla profondità di 109 metri. Le rocce profonde, seppur non molto emergenti dal fondo fangoso, sono risultate colonizzate da organismi bentonici di elevato valore conservazionistico. Tra i 70 e gli 80 metri di profondità si è registrata la presenza di un’estesa facies ad Antipathella subpinnata, una delle 5 specie di coralli neri presenti in Mediterraneo. Le colonie di questa specie, nonostante la marcata presenza di attrezzi da pesca persi, sono sembrate in buone condizioni ed alcune di esse sono risultate di dimensioni particolarmente rilevanti, arrivando a superare i 120 cm di altezza. Lungo questo percorso è stato possibile registrare la presenza di un’altra specie degna di nota: D. ramea; ben 5 colonie, una delle quali di grandi dimensioni, di questa specie considerata generalmente piuttosto rara. Il Dive si è concluso a -52 metri, su un fondo detritico coperto da feltro algale. La Figura 17 mostra alcune immagini degli ambienti più rappresentativi incontrati.

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Fig. 17. Principali ambienti osservati durante il Dive 15.

Il Dive 1 ha permesso di registrare una successione di habitat che risulta molto simile a quella riscontrata nei percorsi effettuati lungo il versante orientale del promontorio (settore 3). Tra i 9 e i 25 metri, i blocchi di roccia coperti da alghe fotofile si alternano a tratti con P. oceanica. Intorno ai 30 metri, limite inferiore della Posidonia, si registra la presenza della gorgonia E. singularis ed il fondo, diventato detritico, risulta coperto da feltro algale con un’elevata densità di Caulerpa cylindracea. Tra i 35 ed i 45 metri, sul fondo detritico sono presenti dei rodoliti apparentemente vitali. Oltre i 50 metri sono presenti dei blocchi di roccia coperti da organismi incrostanti, sempre più radi all’aumentare della profondità. Tra i -90 ed i -100 metri è stata registrata la presenza di numerosi attrezzi da pesca e cavi persi sul fondo. La Figura 18 mostra alcune immagini degli ambienti più rappresentativi osservati lungo il percorso.

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Fig. 18. Principali ambienti osservati durante il Dive 1.

Settore III (versante orientale) A -23 metri, l’inizio del Dive 2, ha permesso di registrare la presenza di P. oceanica su sabbia. A scendere, oltre i -32 metri, limite inferiore della Posidonia, il fondo diventava detritico, abbondantemente coperto da Caulerpa cylindracea. Tra i -60 ed i -80 metri sono presenti rodoliti sparsi infangati. La restante parte del percorso, condotto sino a oltre -180 metri, è risultato caratterizzato da fondo mobile, prevalentemente fangoso, con sporadica presenza di Cnidari Pennatulacei. La Figura 19 mostra alcune immagini degli ambienti più rappresentativi incontrati.

Fig. 19. Principali ambienti osservati durante il Dive 2.

I Dives 3 e 4, condotti in un medesimo intervallo batimetrico (37-200 metri), presentano una successione di ambienti molto simile a quella del Dive 2, ad eccezione delle rocce più profonde. Fino a -60 metri il fondo detritico mostra la presenza di Caulerpa. A profondità maggiori, compaiono rodoliti sparsi, non sempre vivi e spesso in ambiente infangato, oltre ad una cospicua massa di rifiuti di origine antropica. Tra i -130 ed i -180 metri, i grandi blocchi di roccia nuda presenti sono molto di frequente avvolti da lenze ed altri attrezzi da pesca persi. Oltre i 180 metri il fondo diventa fangoso e pianeggiante. Le Figure 20 e 21

22 presentano alcune immagini degli ambienti più rappresentativi e dell’impatto estremamente negativo delle attività di pesca incontrati lungo i Dives 3 e 4.

Fig. 20. Principali ambienti osservati durante il Dive 3.

Fig. 21. Immagini caratteristiche di tratti di fondale indagati con il Dive 4.

Il Dive 5, a -16 metri, è iniziato su P. oceanica su fondo mobile, con canali di inter- matte bene evidenti. Oltre i -23 metri il fondo diventato detritico risulta coperto da feltro algale e sporadiche colonie della gorgonia E. singularis, alcune delle quali morte o con evidenti segni di epifitismo. A -40 metri il fondo detritico è risultato intervallato da affioramenti rocciosi piatti. Procedendo verso il largo la pendenza del fondo aumenta e le rocce sono risultate colonizzate da coralligeno ben strutturato con colonie di P. clavata, E. cavolinii e C. rubrum. Oltre i -80 metri si è rilevata la presenza di affioramenti rocciosi poco colonizzati e parzialmente coperti da attrezzi da pesca persi (reti e nasse). La Figura 22 presenta alcune immagini degli ambienti più rappresentativi osservati nel Dive 5.

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Fig. 22. Immagini dei fondali studiati con il Dive 5.

Il Dive 6 ha permesso di registrare una risalita del limite inferiore della prateria di P. oceanica che in questo tratto risale fino a -20 metri. Tra i -20 ed i -55 metri di profondità il fondale pianeggiante è risultato spoglio, caratterizzato da un sedimento all’apparenza compatto e coperto da foglie morte di Posidonia. Da sottolineare la presenza di colonie non particolarmente rigogliose della gorgonia E. singularis, alcune delle quali abbattute (verosimilmente in seguito ad impatto meccanico) ma vive. Oltre i -60 metri si è osservata la presenza di coralligeno, con ventagli di P. clavata di grandi dimensioni (sebbene non particolarmente fitti) e colonie di E. cavolinii molto esili e con ramificazioni poco sviluppate. Tra -80 e -200 metri, il fondale fangoso, particolarmente “sporco”, presenta radi grandi blocchi di roccia nuda. Lungo tutto il percorso sono stati osservati resti di attrezzi da pesca, cime e rifiuti di natura antropica. Alcune immagini degli ambienti più rappresentativi incontrati lungo in questo percorso sono mostrate in Figura 23.

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Fig. 23. Immagini dei fondali studiati con il Dive 6.

Le Tabelle 2, 3 e 4 mostrano la lista delle specie più rappresentative rinvenute lungo i percorsi ROV sopra sinteticamente descritti, alcune delle quali protette da Direttive e Convenzioni internazionali.

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Tabella 2. Elenco delle specie bentoniche osservate nel settore I (versante occidentale) durante i percorsi (Dives) ROV e dei vincoli di protezione/conservazione previsti dalla Direttiva Habitat (Allegato IV: DH4) e dalla Convenzione di Barcellona (Protocollo SPA/BIO, Allegato II: SP2).

Phylum Taxa (Specie/Genere) Dive Protezione- Conservazione 13 12 11 10 14 Tracheophyta Posidonia oceanica x SP2 Cymodocea nodosa x SP2 Chlorophyta Flabellia petiolata x Porifera Agelas oroides x Dysidea sp. x Cnidaria Aiptasia mutabilis x Alcyonium coralloides x Astroides calycularis x SP2 Cerianthus membranaceus x Dendrophyllia ramea x Eunicella cavolinii x x Eunicella singularis x x Eunicella verrucosa x x Funiculina quadrangularis x x Leptogorgia sarmentosa x Leptopsammia pruvoti x Paralcyonium spinulosum x x Pennatula rubra x Paramuricaea clavata x Spinimuricea klavereni x x Veretillum cynomorium x Anellida Bonellia viridis x x Sabella pavonina x Salmacina-Filograna complex x Protula tubularia x x x Bryozoa Hornera sp. x Pentapora fascialis x Retepora sp. x x Smittina sp. x x Echinodermata Astrospartus mediterraneus x Centrostephanus longispinus x SP2, DH4 Cidaridae x Echinus melo x x Hacelia attenuata x x x Marthasterias glacialis x Ophiothrix purpurea x Holothuria poli x x Peltaster placenta x Chordata Ciona intestinalis x Clavelina sp. x Halocynthia papillosa x x Mollusca Neopycnodonte cochlear x N. Taxa 7 5 20 25 1

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Tabella 3. Elenco delle specie bentoniche osservate nel settore II (versante settentrionale) durante i percorsi (Dives) ROV e dei vincoli di protezione/conservazione previsti dalla Direttiva Habitat (Allegati IV e V: DH4 e DH5) e dalla Convenzione di Barcellona (Protocollo SPA/BIO, Allegati II e III: SP2 e SP3).

Phylum Taxa (Specie/Genere) Dive Protezione- Conservazione 7 8 9 15 1 Tracheophyta Posidonia oceanica x x SP2 Chlorophyta Acetabularia acetabulum x x x x Caulerpa cylindracea x x x x Codium bursa x x x Flabellia petiolata x x x Ochrophyta Padina pavonica x x x Rhodophyta Lithophyllum sp. x x Peyssonnelia sp. x Porifera Agelas oroides x Clathrina sp. x Dysidea sp. x x x Petrosia ficiformis x Sarcotragus foetidus x SP2 Cnidaria Acanthogorgia hirsuta x Antipathella subpinnata x SP2 Astroides calycularis x SP2 Cerianthus membranaceus x x x Corallium rubrum x SP3, DH5 Dendrophyllia ramea x Eunicella cavolinii x x x x Eunicella singularis x x x x Leptopsammia pruvoti x x x Paralcyonium spinulosum x Pennatula rubra x x Paramuricaea clavata x x x Anellida Bonellia viridis x x Sabella pavonina x Sabella spallanzani x Salmacina-Filograna complex x x x Protula tubularia x x x x Bryozoa Hornera sp. x x Myriapora truncata x Pentapora fascialis x x x Retepora sp. x x x x x Smittina sp. x x x x Echinodermata Centrostephanus longispinus x x x x x SP2, DH4 Cidaridae x x x x Echinaster sepositus x x x Echinus melo x Hacelia attenuata x x x x Marthasterias glacialis x x Ophiothrix purpurea x x x Holothuria poli x x Peltaster placenta x x Parastichopus regalis x Chordata Ciona intestinalis x Halocynthia papillosa x x x x x Mollusca Pinna nobilis x N. Taxa 29 23 27 19 16

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Tabella 4. Elenco delle specie bentoniche osservate nel settore III (versante orientale) durante i percorsi (Dives) ROV e dei vincoli di protezione/conservazione previsti dalla Direttiva Habitat (Allegati IV e V: DH4 e DH5) e dalla Convenzione di Barcellona (Protocollo SPA/BIO, Allegati II e III: SP2 e SP3).

Phylum Taxa (Specie/Genere) Dive Protezione- Conservazione 2 3 4 5 6 Tracheophyta Posidonia oceanica x x x SP2 Chlorophyta Acetabularia acetabulum x x Caulerpa sp. x x x Caulerpa cylindracea x x Codium bursa x x Flabellia petiolata x x Ochrophyta Sargassum sp. x Rhodophyta Lithophyllum sp. x x Peyssonnelia sp. x x Porifera Chondrosia sp. x Dysidea sp. x Cnidaria Alcyonium coralloides x x Cerianthus membranaceus x x x Corallium rubrum x x SP3, DH5 Eunicella cavolinii x x Eunicella singularis x x x Pennatula rubra x Paramuricaea clavata x x Anellida Bonellia viridis x x x Sabella pavonina x Sabella spallanzani x Salmacina-Filograna complex x Protula tubularia x x x Bryozoa Myriapora truncata x x Smittina sp. x Echinodermata Centrostephanus longispinus x x SP2, DH4 Cidaridae x x x x Echinaster sepositus x Hacelia attenuata x x Marthasterias glacialis x Ophiothrix purpurea x x x Holothuria poli x x Peltaster placenta x x x Chordata Halocynthia papillosa x x Phallusia mammillata x x Mollusca Neopycnodonte cochlear x Pinna nobilis x SP2, DH4 N. Taxa 12 5 11 25 19

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Descrizione dei principali substrati/habitat individuati con analisi di immagini da satellite La Figura 24 mostra la mappa di copertura del fondo che si estende dalla linea di riva sino alla zona investigata con l’ecoscandaglio multibeam. La carta distingue il tipo di substrato in tre categorie: sedimento, roccia e misto (un insieme dei due precedenti). Un ulteriore tematismo riportato dalla mappa indica la presenza di fanerogame, che possono essere ritrovate su qualunque dei precedenti tipi di substrato. La Figura 25 invece riporta le aree omogenee per livello di attendibilità. I substrati misti con o senza copertura di fanerogame sono quelli a cui è stato assegnato il livello di attendibilità più basso.

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Fig. 24. Carta con i tipi di substrato e la presenza di fanerogame lungo la fascia costiera del promontorio di Milazzo individuati con analisi di immagini da satellite.

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Fig. 25. Carta con le aree omogenee per livello di attendibilità relativa al riconoscimento dei tipi di substrato e della presenza di fanerogame tramite ortofoto.

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Ulteriori informazioni su specie e popolamenti bentonici protetti Al fine di disporre delle informazioni necessarie per valutare la presenza e distribuzione nell’area oggetto di studio di specie e popolamenti bentonici di interesse conservazionistico (perché listati negli annessi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat” e/o del Protocollo SPA/BIO della Convenzione di Barcellona), e predisporre una specifica carta (Fig.26), sono state raccolte tutte le informazioni disponibili al riguardo. A questo scopo, oltre all’analisi delle immagini acquisite con i transetti ROV, e dei dati acquisiti con i censimenti visuali sulla fauna ittica condotti in immersione, si è proceduto all’analisi della descrizione dei siti di immersione fornita dai centri subacquei e di dati non pubblicati, gentilmente messi a disposizione dai ricercatori della sede ISPRA di Milazzo. Alla luce di quanto sopra descritto, è stato possibile rilevare l’importante presenza di un habitat di particolare valenza conservazionistica: il trottoir a vermeti o “piattaforma a vermeti”. Questa biostruttura, localizzata esclusivamente sull’estremità nordoccidentale del promontorio, in una zona caratterizzata da un forte idrodinamismo (Fig. 26), è “costruita” dal mollusco gasteropode Dendropoma petraeum. La figura 26 fornisce una sintesi cartografica della presenza di questo habitat (trottoir a vermeti), rappresentato da un transetto lineare, mentre la distribuzione delle altre specie bentoniche è restituita sotto forma di una o più segnalazioni puntiformi. Il maggior numero di segnalazioni per le specie bentoniche protette è localizzato nel versante settentrionale del promontorio. In particolare, tra lo Scoglio della Portella e Punta Gamba di donna sono stati osservati il dattero di mare (Lithophaga lithophaga), la madrepora a cuscino (Cladocora caespitosa) e la spugna Petrobiona massiliana. Sulla Secca di Ponente, posta circa 0,3 miglia nautiche a nord di Punta Gamba di donna, è stata documentata la presenza del falso corallo nero (Savalia savaglia) e dei gasteropodi Charonia lampas, Erosaria spurca e Luria lurida. In prossimità di questa secca, le immagini ROV hanno permesso di registrare la presenza della spugna S. foetidus. Sulla Secca di Levante, posta a nordest di Punta Mazza ad una distanza di 0,3 miglia dalla costa, si hanno segnalazioni di E. spurca, L. lurida e di corallo rosso (C. rubrum). Più al largo, le indagini condotte con il ROV hanno permesso di accertare la presenza di C. rubrum e di altri due cnidari: A. subpinnata e D. ramea. Per quanto riguarda il versante occidentale, gli unici avvistamenti degni di nota sono relativi ai gasteropodi E. spurca e L. lurida e alla spugna nera S. foetidus. Il numero di segnalazioni lungo il versante orientale è ancora più esiguo e limitato ad una sola specie, C. rubrum. Infine, è importante ricordare la presenza nell’area di altre due

32 specie non rappresentate nella Figura 26, la pinna comune o nacchera (P. nobilis) e il riccio diadema (C. longispinus). La prima specie è piuttosto abbondante in tutta l’area di studio, la seconda è stata avvistata in alcuni percorsi ROV in tutti e tre i versanti del promontorio.

Fig. 26. Distribuzione e siti di avvistamento di specie di interesse conservazionistico presenti nell’area di studio. 33

Cartografia bionomica L’analisi dei dati ottenuti mediante le differenti metodologie di indagine hanno permesso di realizzare una carta bionomica, in cui i principali habitat sono stati classificati facendo riferimento sia alla tipologia di substrato che alla suddivisione in piani tipica del dominio bentonico (Fig. 27).

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Fig. 27. Carta bionomica con i principali habitat presenti nell’area di studio.

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Nella zona infralitorale sono stati identificati 5 principali tipologie di habitat: fondo duro, prateria di posidonia, fondo mobile misto, fondo mobile prevalentemente sabbioso e fondo mobile prevalentemente fangoso. Il fondo duro infralitorale è presente nei primi metri di profondità lungo tutto il promontorio, ad eccezione di un breve tratto di costa nel versante settentrionale (tra Punta Mazza e Punta Baldassarre) dove è sostituito da un fondo mobile misto. Procedendo verso il largo, la successione degli habitat e la loro estensione cambia in base al versante. Lungo il versante occidentale e, soprattutto, nella Baia di Sant’Antonio, il fondo mobile prevalentemente sabbioso domina fino 30-40 metri di profondità. La parte meridionale della Baia è inoltre caratterizzata dalla presenza di prati a Cymodocea nodosa. Gran parte del fondo mobile infralitorale è inoltre coperto da praterie di Posidonia oceanica, habitat di particolare rilevanza dal punto di vista conservazionistico. Nel versante settentrionale i fondi mobili infralitorali, sebbene presenti, mostrano una minore estensione e sono sostituiti intorno alla batimetrica dei 20 metri da una fascia di fondi duri. Anche in questo versante la prateria di P. oceanica copre ampi tratti di fondo, sia su substrato sabbioso che roccioso. Procedendo lungo il versante orientale da nord verso Punta Rugno, la zona infralitorale, dapprima piuttosto estesa, si restringe progressivamente a causa dell’aumento della pendenza del fondo e con essa anche l’estensione degli habitat ad essa associati. Anche per il piano circalitorale, le differenze tra versanti appaiono piuttosto nette. Il versante occidentale è dominato da un fondo mobile prevalentemente fangoso. Solo al largo della Baia di Sant’Antonio è presente una sottile striscia di fondo duro misto a fango, in cui è stata rilevata la presenza di specie afferenti alla biocenosi della roccia del largo. Nel versante settentrionale l’habitat più esteso è il fondo mobile misto, seguito da quello prevalentemente fangoso e dai fondi duri, con o senza fango. Di notevole interesse è la presenza di coralligeno nella zona al largo dello Scoglio della Portella, sulla Secca di Ponente e, ancora più a nord, tra -80 e -150 metri di profondità. Nel versante orientale il piano circalitorale è dominato dal fondo mobile misto ed è caratterizzato da un’ampia zona con fondo mobile prevalentemente sabbioso, fuori Punta Cirucco. Piccole isole di fondo duro con presenza di coralligeno sono state mappate al largo di Punta Rugno. A titolo informativo, è opportuno infine segnalare la presenza nell’area di studio di alcune grotte sommerse, sia sul versante settentrionale che su quello occidentale. La descrizione attualmente disponibile per tali grotte non permette tuttavia di ravvisare specifici elementi di vulnerabilità. Pertanto, la presenza di questo habitat è stata considerata non rilevante ai fini della definizione della proposta di zonazione.

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3.2 Distribuzione delle specie nectoniche

3.2a Introduzione La fauna ittica rappresenta una delle componenti faunistiche più importanti da caratterizzare durante gli studi conoscitivi propedeutici all’istituzione di una nuova AMP. L’acquisizione di dati qualitativi e quantitativi sulle specie ittiche presenti fornisce indicazioni molto utili sia per la zonazione sia per la regolamentazione e gestione delle attività di pesca e lo sviluppo di attività ricreative a ridotto impatto come la subacquea (Roberts & Polunin, 1993; Zabala, 1999; Agnesi et al., 2001). Le attività di monitoraggio della fauna ittica, ed in particolare di quelle specie caratterizzate da popolazioni in forte declino a causa di un eccessivo prelievo, consentono inoltre di valutare l’efficacia della tutela ambientale mediante il confronto tra i popolamenti prima e dopo l’istituzione dell’AMP. L’aumento dell’abbondanza e della taglia media degli individui, così come la riappropriazione di habitat costieri da parte di specie sovra sfruttate sono infatti tra gli effetti più evidenti e documentati all’interno delle AMP (La Mesa & Vacchi, 1999; García- Charton et al., 2004; Claudet et al., 2006; Aburto-Oropeza et al., 2011; Guidetti et al., 2014; Hackradt et al., 2014). Le conoscenze sui popolamenti ittici nell’area costiera che circonda il promontorio di Milazzo sono piuttosto limitate. Alcune informazioni derivano da una ricerca effettuata mediante rilevamenti con ROV (Remotely operated under water vehicle) sulla fauna presente su un relitto (denominato “la Carboniera”) presente nella zona costiera di Milazzo ed in altri siti limitrofi (Consoli et al., 2008). Più recentemente, Consoli et al. (2015) hanno condotto uno studio mediante censimenti visuali finalizzato alla caratterizzazione del popolamento ittico associato ad un habitat, il “trottoir a vermeti”, presente esclusivamente lungo il versante nord del promontorio, dove forma veri e propri “marciapiedi”. Tali studi, limitati a brevi tratti di costa e ristretti intervalli batimetrici, possono contribuire solo parzialmente alla descrizione dell’intera comunità ittica nell’area di interesse. Si è pertanto ritenuto necessario ampliare le conoscenze fornite dagli studi precedenti attraverso la conduzione di una campagna di rilevamenti in situ effettuata su differenti habitat e profondità. I metodi di osservazione diretta in situ, indicati complessivamente con il termine censimento visuale (visual census), sono quelli che maggiormente si prestano alla caratterizzazione della fauna ittica nelle AMP già presenti e di futura istituzione, poiché non basati sul prelievo degli organismi e quindi pienamente compatibili con la sostenibilità

37 ambientale richiesta dal regime di protezione (Harmelin-Vivien et al., 1985; Bortone et al., 1989). Come in altre aree costiere del Mediterraneo, la diversità di habitat e di specie ittiche presenti e la necessità di acquisire dati di tipi qualitativo e quantitativo sui popolamenti hanno suggerito di applicare differenti metodi di censimento visuale e di utilizzare un disegno sperimentale stratificato.

3.2b Materiali e metodi L’area di studio comprende tutta la fascia costiera del promontorio, da Punta Rugno a Punta del Tono. In base all’esposizione e alla geomorfologia costiera, sono stati identificati sei settori, due per ciascun versante (Fig. 28): Versante occidentale (Ponente) - settore I, compreso tra Punta Tono e Testa d’Impiccato - settore II, tra Testa d’Impiccato e lo Scoglio della Portella Versante settentrionale - settore III, tra lo Scoglio della Portella e Punta Baldassarre - settore IV, tra Punta Baldassarre e Punta Mazza Versante orientale (Levante) - settore V, tra Punta Mazza e Punta Rotolo - settore VI, tra Punta Rotolo e Punta Rugno I settori individuati si estendono verso il largo fino alla batimetrica dei 30 metri.

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Fig. 28. Suddivisione dell’area di studio in settori per le attività di censimento visuale in immersione della fauna ittica.

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In ciascun settore si è applicato lo stesso disegno sperimentale, con una stratificazione dei rilevamenti basata su due fattori principali: - profondità - suddivisa in 4 fasce batimetriche: 0-3, 4-7, 12-16, 24-30 m; - natura del fondale - considerando 3 tipologie principali: fondi rocciosi, prateria di P. oceanica, fondi mobili. Lo studio della fauna ittica è stato condotto mediante l'applicazione congiunta di due metodologie di censimento visuale in immersione: - percorsi (della durata di 10 minuti), finalizzati alla raccolta di dati qualitativi relativi alle specie e alle classi di taglia presenti; - transetti (25 x 5 metri = 125 m2), per l’acquisizione di dati quantitativi relativi all’abbondanza delle specie (numero di individui per transetto) per classe di taglia. La taglia degli individui è stata valutata facendo riferimento and una scala composta da 3 classi (taglia piccola, media e grande), i cui intervalli di lunghezza per ciascuna specie sono stati stabiliti dividendo in terzi la taglia massima riportata in letteratura. Oltre alle classi di taglia citate, è stata registrata la presenza anche di esemplari giovanili definiti tali in relazione a caratteristiche morfologiche, quali la livrea e le ridotte dimensioni. Il conteggio degli esemplari aggregati in banchi è stato effettuato in base a classi di numerosità (2-5, 6-10, 11-30, 31-50, 51-100, 101-200 individui) (Harmelin Vivien et al., 1985). I censimenti su transetto sono stati realizzati solo su fondi rocciosi e in due intervalli batimetrici (4-7 e 12-16 m), con tre repliche per ogni strato (o combinazione tra profondità e tipo di fondo). I censimenti mediante percorsi sono stati invece effettuati considerando tutti gli intervalli batimetrici e le tipologie di fondo descritti in precedenza, con uno o due rilevamenti per strato. Infine, è stata effettuata un’immersione specifica in un sito rinomato per la subacquea ricreativa, la “Secca di Ponente”, dove tuttavia sono stati registrati solamente dati di tipo qualitativo. Tutte le immersioni sono state condotte nel periodo 28 giugno-4 luglio 2015, nella fascia oraria compresa tra le 10:00 e le 17:00. Complessivamente sono stati effettuati 27 transetti e 64 percorsi, così come mostrato in dettaglio nella Tabella 1. Come si può osservare, non in tutti i settori è stato possibile trovare e caratterizzare tutti gli strati previsti dal disegno sperimentale generale. I dati raccolti sono stati elaborati al fine di fornire un quadro d’insieme sulla fauna ittica nell’area di studio, con indicazioni sulla ricchezza specifica (rappresentata dal numero di specie) e sull’abbondanza totale. Ulteriori elaborazioni sono state eseguite per analizzare i

40 dati di presenza e composizione in classi di taglia delle specie ittiche di maggiore interesse per il turismo subacqueo nei differenti settori sopra descritti.

Tabella 1. Quadro riassuntivo dei rilevamenti (T=transetti, P=percorsi) effettuati nei 6 settori dell’area di studio, suddivisi per tipo di fondo e intervallo batimetrico.

Tipo di fondo Profondità (m) Settore I II III IV V VI roccia 0-3 2P 1P 1P 2P 1P 4-7 3T, 1P 3T, 1P 3T, 1P 3T, 1P 3T, 1P 3T, 1P 12-16 3T, 2P 3T, 1P 3T, 2P 1P 24-30 1P Posidonia 0-3 1P 2P 1P 4-7 1P 1P 1P 1P 1P 1P

12-16 1P 2P 2P 1P 1P 24-30 1P 1P 1P 2P 2P sabbia 0-3 1P 1P 2P 1P 4-7 1P 2P 12-16 1P 2P 1P 24-30 1P 1P 2P 2P 2P N. tot. transetti 6 6 6 3 3 3 N. tot. percorsi 9 11 9* 13 14 8

3.2c Risultati Aspetti qualitativi e quantitativi della comunità ittica I dati acquisiti tramite censimenti visuali in immersione hanno permesso di ottenere una visione generale del popolamento ittico presente nell’area costiera di Capo Milazzo. Complessivamente sono stati identificati 59 taxa di Teleostei (56 specie, i 2 generi Atherina e Pomatoschistus e la famiglia Mugilidae) (Tabella 2), a testimonianza di una buona ricchezza specifica, considerato l’arco temporale (un’unica campagna nel periodo di inizio estate) dell’attività svolta. Come in altre aree del Mediterraneo, le famiglie rappresentate dal maggior numero di specie sono quelle dei Labridi e degli Sparidi (13 specie), seguite dai Gobidi (7 specie) e dai Serranidi (5 specie) (Harmelin, 1987; La Mesa & Vacchi, 1999; Guidetti et al., 2000: Tunesi & Salvati, 2003; La Mesa et al., 2010).

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Tabella 2. Elenco delle specie ittiche censite nei rilevamenti (T=transetti, P=percorsi) effettuati nei differenti settori dell’area di studio. Le specie di interesse per la subacquea ricreativa sono in grassetto.

Taxa Settore I II III IV V VI Apogonidae Apogon imberbis TP TP TP TP TP TP Atherinidae Atherina sp. P P P P Blenniidae Parablennius incognitus P Parablennius sanguinolentus P Paralipophrys trigloides P Bothidae Bothus podas P Carangidae Trachinotus ovatus P Seriola dumerili P Centracanthidae Spicara maena TP TP P P P P Spicara smaris TP TP P P Gobiidae Gobius auratus P Gobius bucchichi P P P Gobius cobitis P Gobius geniporus P Pomatoschistus sp. P Pomatoschistus bathi P Pomatoschistus marmoratus P Pomatoschistus quagga P P Labridae Coris julis TP TP TP TP TP TP Labrus viridis TP P TP Symphodus doderleini P T Symphodus mediterraneus TP TP TP TP TP P Symphodus melanocercus T P Symphodus ocellatus TP TP TP TP TP TP Symphodus roissali TP TP TP TP TP TP Symphodus rostratus T TP TP TP TP TP Symphodus tinca TP TP TP TP TP TP Thalassoma pavo TP TP TP TP TP TP Xyricthys novacula P P P Mugilidae P P P P P

42

Tabella 2. Continua.

Taxa Settore I II III IV V VI Mullidae Mullus barbatus P P Mullus surmuletus TP TP P P TP TP Muraenidae Muraena helena P P P Pomacentridae Chromis chromis TP TP TP TP TP TP Scaridae Sparisoma cretense TP P TP Scorpaenidae Scorpaena maderensis TP TP P P Scorpaena porcus P P Serranidae Anthias anthias P Epinephelus costae P P Epinephelus marginatus P TP P Serranus cabrilla P P TP TP TP P Serranus scriba TP TP TP TP TP TP Sparidae Boops boops TP TP TP TP P P Dentex dentex P Diplodus annularis TP TP TP P TP TP Diplodus puntazzo P Diplodus sargus TP T TP P P P Diplodus vulgaris TP TP TP TP TP TP Oblada melanura TP TP TP TP TP TP Pagellus acarne P P Sarpa salpa TP TP TP TP TP TP Sparus aurata P Spondyliosoma cantharus TP TP P P P Sphyraenidae Sphyraena viridensis P Synodontidae Synodus saurus TP P Trachinidae Trachinus draco P P Tripterygiidae Tripterygion delaisi P Tripterygion melanurus P Tripterygion tripteronotus P N. specie totale 32 37 33 32 26 26

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In termini di ricchezza specifica, le aree di maggiore rilevanza sono quelle comprese nel versante nord del promontorio (settori III e IV) e la Baia di Sant’Antonio nel versante occidentale (settore II). Ciò è legato principalmente alla presenza in queste aree di alcune specie, come la cernia bruna (Epinephelus marginatus) e la cernia dorata (Epinephelus costae), il sarago pizzuto (Diplodus puntazzo), il dentice (Dentex dentex), la ricciola (Seriola dumerili), l’orata (Sparus aurata) e il tordo verde (Labrus viridis) che non sono state riscontrate nel versante orientale. L’unica specie di interesse conservazionistico osservata nel corso dei censimenti è la cernia bruna (E. marginatus). Complessivamente ne sono stati avvistati 5 individui, nei settori II, III e VI, a testimonianza di una densità di popolazione molto bassa, almeno nell’intervallo batimetrico investigato. Informazioni fornite da fonti locali confermano la sporadica presenza di cernie nell’area di studio, sia nel settore III che su una secca (la Secca di Levante) localizzata nel settore IV ma non inserita nel piano delle attività di censimento visuale. I censimenti effettuati con il metodo dei transetti hanno consentito di ottenere dati quantitativi sulle specie, anche se limitatamente ai fondi rocciosi e per due intervalli di profondità (4-7 e 12-16 metri). I valori medi di abbondanza (numero di individui per transetto) dell’intero popolamento ittico nei differenti settori del promontorio, suddivisi per intervallo batimetrico, sono riportati in Figura 29. Nell’intervallo 4-7 m, l’abbondanza più elevata è stata osservata nel settore IV (292,33 ± 97,33) con un valore da 3 a 5 volte superiore a quella degli altri settori. Tra 12 e 16 m di profondità, il numero medio di individui nei settori II e III presenta valori comparabili e superiori a quello riscontrato nel settore I (123,67 ± 37,59). Escludendo dall’analisi il contributo della castagnola (Chromis chromis), specie gregaria talvolta presente in banchi, le differenze di abbondanza tra settori diventano meno marcate, almeno nell’intervallo più superficiale (Fig. 29), a dimostrazione di una generale uniformità del popolamento ittico nell’area di studio, almeno in termini di numero medio di individui censiti.

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(a) 400

300

200 4-7m

100 12-16m

N. individuitransettoper N. 0 I II III IV V VI Settore

(b) 120

90

60 4-7m

30 12-16m

N. individuitransettoper N. 0 I II III IV V VI Settore

Fig. 29. Abbondanza (numero medio di individui per transetto + errore standard) complessiva della fauna ittica censita su fondi rocciosi, divisa per settore ed intervallo batimetrico. In b) sono mostrati i valori ottenuti escludendo la specie gregaria Chromis chromis.

Nell’area di studio sono stati censiti individui giovanili appartenenti complessivamente ad 8 specie, in prevalenza Sparidi (Boops boops, Diplodus annularis, Diplodus sargus e Oblada melanura) e Labridi (Coris julis e Symphodus ocellatus), in un intervallo batimetrico compreso tra 0 e 16 metri (Tabella 3). I settori II e I (versante Ovest) sono quelli in cui si concentra la maggiore presenza di giovanili (rispettivamente 7 e 4 specie). La prevalenza di specie con giovanili nei settori I e II induce a ritenere il versante occidentale del Capo quello più ricco in siti di nursery; tuttavia tale risultato deve essere considerato del tutto preliminare, considerata la mancanza di rilevamenti specifici e il breve intervallo temporale investigato.

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Tabella 3. Elenco delle specie ittiche con giovanili censite durante i rilevamenti effettuati nei differenti settori dell’area di studio.

Taxa Settore I II III IV V VI Atherinidae Atherina sp. Labridae Coris julis X Symphodus ocellatus X Pomacentridae Chromis chromis X X X X X X Sparidae Boops boops X X Diplodus annularis X X X X Diplodus sargus X X Oblada melanura X X X X

Specie di interesse per il turismo subacqueo Per quanto concerne le specie ittiche di interesse per le attività subacquee ricreative (13 in totale), il settore III è quello in cui è stata riscontrata la maggiore ricchezza specifica (11 specie), seguito dal settore II (6 specie) (Tabella 4). Delle 11 specie complessivamente avvistate nel settore III, 8 sono state censite durante il percorso effettuato sulla Secca di Ponente. Le specie maggiormente rappresentate sono il sarago fasciato (Diplodus vulgaris) e l’occhiata (O. melanura), osservate in tutti i settori, ed il sarago maggiore (D. sargus), presente ovunque tranne che nel settore II. Le altre specie (D. dentex, D. puntazzo, E. costae, E. marginatus, L. viridis, Muraena helena, S. dumerili, S. aurata, Trachinotus ovatus e Sphyraena viridensis) sono state avvistate sporadicamente, spesso in un unico settore e solo durante i percorsi. Per quanto concerne la distribuzione di taglia di queste specie, i dati ottenuti indicano una situazione piuttosto generalizzata di squilibrio, con popolamenti caratterizzati da una marcata prevalenza di individui di piccola taglia e da una notevole scarsità di individui grandi. Infatti, solamente 4 specie su 13 (30.8 %) includono individui di taglia grande, la maggior parte dei quali censiti nel settore III (Tabella 4).

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Tabella 4. Distribuzione per classe di taglia (P=piccola, M=media, G=grande) delle specie ittiche di interesse per la subacquea ricreativa censite nei differenti settori nell’area di studio.

Species Settore I II III IV V VI

Dentex dentex M Diplodus puntazzo P, G Diplodus sargus P P, M, G P P P Diplodus vulgaris P, M P, M, G P, M, G P P P, M Epinephelus costae P M Epinephelus marginatus P, M P P Labrus viridis P P P Muraena helena P M M Oblada melanura P, M P, M P, M P, M, G P, M P, M Seriola dumerili P Sparus aurata P Sphyraena viridensis M Trachinotus ovatus M

Conclusioni Tra i differenti descrittori del popolamento ittico osservato nell’area studiata, il numero complessivo di specie è quello che meglio riassume le differenze osservate tra i differenti settori del promontorio di Milazzo. Mantenendo la suddivisione in settori precedentemente illustrata, è stata pertanto realizzata una carta di sintesi delle valenze ittiologiche (Fig. 30), basata essenzialmente sulla diversità specifica e sulla presenza della cernia bruna (E. marginatus), unica specie ittica protetta censita nel corso dello studio. Tutto il versante settentrionale del capo e la Baia di Sant’Antonio nel versante occidentale sono risultate le zone di maggiore importanza. La Secca di Ponente ed i fondali fuori lo Scoglio della Portella (settore III) costituiscono senza dubbio i siti di maggiore interesse e quelli in cui, sia per la minore accessibilità rispetto ad altre zone costiere sia per la ricchezza di habitat, gli effetti della protezione ambientale sui popolamenti potrebbero manifestarsi in modo eclatante.

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Fig. 30. Carta delle valenze ambientali: la biodiversità ittica.

48

CAPITOLO 4: ASPETTI ANTROPICI

4.1 Introduzione Il Comune di Milazzo è tra i più densamente popolati della provincia di Messina. La sua localizzazione lo caratterizza come nodo di collegamento della Sicilia nord-orientale e punto di riferimento dell’area che va da Villafranca Tirrena a Patti. L’economia del territorio si è sviluppata attorno a due elementi principali: il polo industriale ed il turismo; quest’ultimo trainato dallo scalo portuale che costituisce il punto di partenza per le Isole Eolie. Il polo industriale ha fortemente influenzato l’economia e l’ambiente del territorio come descritto nel capitolo 2. La presenza dei grandi gruppi industriali a cui afferiscono la raffineria di Milazzo e le centrali termoelettriche ha stimolato in passato la proliferazione di un cospicuo numero di imprese minori legate all’indotto manifatturiero. In ogni caso, va sottolineata la vocazione agricola dell’area soprattutto per quanto riguarda la produzione vinicola, ortofrutticola e in maniera minore, olearia. Il settore del turismo rappresenta sicuramente l’aspetto principale intorno al quale vanno incardinandosi le nuove politiche di indirizzo economico del territorio, soprattutto a seguito del declino industriale degli ultimi anni. La presenza nel territorio di contesti paesaggistici che conservano un buono stato di naturalità in corrispondenza del promontorio di Capo Milazzo e la contestuale ricchezza di risorse monumentali ed artistiche sono considerate sempre più elementi cardine per programmazioni di politiche turistiche orientate alla sostenibilità.

4.2 La popolazione L’analisi degli aspetti demografici viene descritta attraverso i dati disponibili sul sito demo.istat.it e I.Stat.export. Oltre ai dati relativi al Comune di Milazzo viene presentato un inquadramento a livello provinciale. Si ricorda che con la legge regionale n. 15 del 4 agosto 2015 è stata istituita la città metropolitana di Messina e il suo territorio coincide con quello della soppressa provincia regionale di Messina. Nell’ambito della presente trattazione si userà il termine “provincia” indipendentemente dalla data di riferimento dei dati presentati. La provincia di Messina La provincia di Messina si estende su una superficie territoriale di 3.247 kmq che corrisponde al 12,6% del territorio regionale. La distribuzione della popolazione sul

49 territorio provinciale appare molto articolata in quanto 86 dei 108 Comuni che la compongono (79,6% del totale) registrano un numero di residenti inferiore alle 5.000 unità e, di questi, 20 accolgono meno di 1.000 persone. Nel capoluogo si concentra il 38% della popolazione provinciale e, se si aggiungono altri due grandi centri urbani (Barcellona Pozzo di Gotto e Milazzo), si arriva a quasi la metà dell’intera popolazione provinciale. I 5 Comuni più popolosi della provincia sono Messina, Barcellona Pozzo di Gotto, Milazzo, Patti e Capo d'Orlando, con una densità media è di 197,6 abitanti per Kmq. Al dicembre 2015 la provincia di Messina registra un numero di residenti pari a circa 645.296, con 276.328 famiglie. Il saldo demografico naturale1 nel 2015 è negativo (-2913 unità): ciò determina una condizione demografica che fornisce un maggior peso strutturale della popolazione in età avanzata sulle classi giovanili. Il numero medio di componenti per famiglia è di 2,31, dato inferiore al valore nazionale (2,35). L’analisi della struttura per età della popolazione residente nella provincia mostra che le persone con 65 anni nel 2015 e oltre superano la quota del 22% del totale. È evidente la maggiore longevità delle donne per la fascia 65 e oltre. Il numero di stranieri (28.094 persone) rapportato alla popolazione residente nel 2015 è pari a circa il 4,35% della popolazione totale. Il Comune di Milazzo Il Comune di Milazzo si estende su una superficie territoriale di 24,70 kmq. La popolazione residente nel 2015 risulta essere di 31.646 abitanti con 13.378 famiglie e una densità media di 1.287,2 abitanti per Kmq. La Figura 31 mostra l’andamento della popolazione residente nel Comune di Milazzo negli anni 2002-2015.

1 Saldo Demografico Naturale = Nati - Morti 50

32.800

32.600

32.400

32.200

32.000

31.800

31.600 Popolazione residente Popolazione 31.400

31.200

31.000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 Anno

Fig. 31. Andamento della popolazione residente nel Comune di Milazzo negli anni 2002- 2015 (Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ISTAT).

L’andamento della popolazione è crescente per gli anni 2002-2008 mentre mostra una fase di declino per il periodo successivo. La Tabella 5 mostra il dettaglio della variazione della popolazione residente e della composizione delle famiglie per gli anni 2003-2015. I dati in tabella indicano che il numero delle famiglie ha subito un netto decremento nel 2006, rimanendo poi stabile fino al 2015, mentre è aumentato il numero medio dei componenti. Infatti, nel 2015 tale valore è pari a 2,36, superiore al valore provinciale (2,32) e nazionale (2,35).

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Tabella 5. Popolazione residente e composizione delle famiglie nel Comune di Milazzo nel periodo 2003-2015. (Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ISTAT).

Popolazione residente Famiglie Variazione Variazione Numero Media Anno assoluta percentuale totale componenti/famiglia 2003 +214 +0,67% 16.338 1,98 2004 +223 +0,69% 16.480 1,97 2005 +36 +0,11% 16.588 1,96 2006 +4 +0,01% 12.726 2,56 2007 +86 +0,26% 12.974 2,51 2008 -29 -0,09% 13.193 2,47 2009 +8 +0,02% 13.354 2,44 2010 -54 -0,17% 13.389 2,43 2011 -509 -1,56% 13.423 2,39 2012 -232 -0,72% 13.361 2,38 2013 +22 +0,07% 13.261 2,40 2014 -84 -0,26% 13.370 2,38 2015 -152 -0,48 13.378 2,36

4.3 Il livello di occupazione L’analisi del livello di occupazione nel Comune di Milazzo viene effettuata attraverso i dati relativi al censimento ISTAT del 2011. Le condizioni nel mercato del lavoro nella città di Milazzo appaiono perfettamente in linea con l’andamento medio della Sicilia. Gli occupati a Milazzo nel 2011 erano più di diecimila con un tasso di occupazione di 36,4%, leggermente più alto dei quello siciliano (35%). Il tasso di attività, ossia il rapporto tra le forze di lavoro e la corrispondente popolazione di riferimento, risultava pari al 46%. Il tasso di disoccupazione nel 2011 risultava pari al 22%, superiore a quello regionale e nazionale, mentre la disoccupazione giovanile risultava del 60%, molto più alta rispetto a quella della Sicilia e dell’Italia. Sempre con riferimento ai dati ISTAT del 2011, il settore di attività più attivo appare il terziario, con più di 7 mila persone occupate, corrispondenti al 70% del totale. Nell’industria risultano 2.440 occupati, rispondenti al 24% del totale (7 punti percentuali in più del dato regionale) mentre il 6% opera nel settore agricolo con circa 620 addetti.

52

Prendendo in esame i dati dei censimenti ISTAT 1991 e 2011 risulta che il tasso di occupazione generale è salito di 3 punti percentuali con un forte divario tra l’occupazione femminile salita di 8 punti percentuali e quella maschile, diminuita di oltre 2 punti. Inoltre risulta aumentato il tasso di occupazione giovanile dal 19, 8% al 24%. L’incidenza dell’occupazione nel settore industriale è diminuita di 8 punti percentuali, mentre risulta in crescita in tutti settori del terziario. In Figura 32 è presentato l’andamento dei principali indicatori del mercato del lavoro per gli anni dei censimenti 1991, 2001 e 2011 relativi al Comune di Milazzo.

60.00 Incidenza dell'occupazione nel settore agricolo 50.00

Incidenza dell'occupazione

nel settore industriale 40.00 Incidenza dell'occupazione nel settore terziario extracommercio 30.00 Incidenza dell'occupazione nel settore commercio

20.00 Incidenza dell'occupazione in professioni ad alta-media Incidenza dell'occupazione Incidenza specializzazione 10.00 Incidenza dell'occupazione in professioni artigiane, operaie o agricole

0.00 Incidenza dell'occupazione in professioni a basso livello di 1991 2001 2011 competenza Anno

Fig. 32. Andamento dei principali indicatori del mercato del lavoro per gli anni dei censimenti 1991, 2001 e 2011 relativi al Comune di Milazzo (Fonte: Elaborazione ISPRA su dati ISTAT).

I dati presentati mostrano che nel ventennio preso in esame vi è stato un incremento abbastanza costante dell’incidenza dell’occupazione nel settore terziario extra-commercio, mentre il valore dell’incidenza dell’occupazione industriale ha registrato un decremento quasi speculare.

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4.4 Il Sistema delle Imprese Il sistema delle imprese viene analizzato attraverso i dati forniti dalla Camera di Commercio di Messina. Nel 2015 risultano 60.296 imprese registrate presso la CCIA di Messina di cui circa il 76% sono attive. Il 30% di tali imprese afferisce al comparto produttivo del commercio. Nel 2015 risultavano iscritte alla Camera di Commercio di Messina per il Comune di Milazzo 2.869 imprese, di cui 2085 attive. La percentuale di imprese attive nel comune di Milazzo è, quindi, pari al 3,4% di quelle presenti nell’intera provincia di Messina. Nello stesso anno, il numero delle iscrizioni e cessazioni corrispondeva rispettivamente a 185 e 168. Il numero di iscrizioni è salito dello 0,71 % rispetto allo stesso periodo dell’anno 2014. La Figura 33 presenta la percentuale di imprese registrate nel 2015 nel Comune di Milazzo, per classe di natura giuridica.

Fig. 33. Numero e percentuale delle imprese registrate nel 2015 nel Comune di Milazzo suddivise per classe di natura giuridica (Fonte: CCIA Messina).

I dati mostrati nel grafico evidenziano che più del 50% delle imprese sono individuali, quasi il 25% sono società di capitale. La Figura 34 presenta la distribuzione per settore di attività delle imprese registrate nel 2015 nel Comune di Milazzo.

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Fig. 34. Numero delle imprese registrate nel 2015 nel Comune di Milazzo suddivise per settore di attività (Fonte: CCIA Messina).

Analizzando la tipologia di imprese presenti si nota che il settore di attività economica più rappresentato è quello del commercio con più di 800 imprese, seguito da quello delle costruzioni (>300 imprese). Il settore agricolo conta più di 200 imprese e quello manifatturiero con quello turistico circa 180 imprese ciascuno.

4.5 Il turismo

4.5a Introduzione Il territorio di Milazzo include aspetti di grande valenza paesaggistica come il promontorio di Capo Milazzo e importanti siti di rilevanza storica ed artistica come il "Borgo Antico", il castello arabo-normanno, il Duomo ecc. Tali elementi contribuiscono a identificare nel territorio una vocazione turistica che, in passato, non ha trovato adeguato

55 riscontro nelle linee di sviluppo programmatico, quando è stato privilegiato il settore industriale ed il relativo indotto. Negli anni più recenti, anche a seguito del declino del comparto industriale, il settore del turismo registra risultati positivi. I dati relativi ad arrivi e presenze evidenziano il forte incremento con riferimento sia ai turisti italiani che stranieri. Il settore del turismo a Milazzo viene esaminato attraverso i principali indicatori relativi alla offerta (ricettività turistica) e alla domanda turistica. La ricettività turistica viene descritta attraverso i dati ISTAT (anni 2010-2015) relativi alle strutture turistiche che comprendono gli alberghi e gli esercizi complementari. Gli alberghi sono esercizi ricettivi aperti al pubblico, a gestione unitaria, che forniscono alloggio, eventualmente vitto e altri servizi accessori, in camere ubicate in uno o più stabili o in parti di stabili, mentre gli esercizi complementari comprendono: campeggi e villaggi turistici, alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale (case e appartamenti per vacanze, esercizi di affittacamere, attività ricettive in esercizi di ristorazione, unità abitative ammobiliate per uso turistico, residence, locande), alloggi agro-turistici (locali situati in fabbricati rurali nei quali viene dato alloggio a turisti da imprenditori agricoli singoli o associati), altri esercizi (ostelli per la gioventù, case per ferie, rifugi alpini, bivacchi fissi, rifugi escursionistici o rifugi-albergo, rifugi sociali d'alta montagna, foresterie per turisti) e bed and breakfast (strutture ricettive che offrono un servizio di alloggio e prima colazione per un numero limitato di camere e/o posti letto). L’andamento della domanda turistica è descritto a livello provinciale con i dati ISTAT e a livello comunale mediante i dati forniti dalla Provincia di Messina.

4.5b La ricettività turistica Inquadramento provinciale La provincia di Messina è la provincia siciliana con maggior offerta ricettiva seguita da , Palermo e Trapani. La capacità ricettiva, nell’anno 2015, nella Provincia di Messina è di 1182 esercizi, per 50.487 posti letto e 15.127 camere. Rispetto all’anno precedente si segnala un incremento del 4,3% degli esercizi; in particolare crescono i posti letto negli esercizi alberghieri (+1,9% nelle strutture a 3 stelle) e +6% nelle residenze turistico alberghiere e negli alloggi privati in affitto che registrano un incremento del +7,5%.

56

Il Comune di Milazzo Il Comune di Milazzo presenta un’offerta ricettiva complessiva di 64 esercizi con 1.576 posti letto. La Tabella 6 mostra in dettaglio la capacita ricettiva del Comune di Milazzo per gli anni 2014-2015.

Tabella 6. Capacità ricettiva. Comune di Milazzo, anni 2014-2015 (Fonte: ISTAT). Territorio Milazzo Tempo e frequenza 2014 2015 numero posti camere numero posti camere Indicatori esercizi letto esercizi letto

Ateco 2007 Tipologia di esercizio alberghi e strutture totale esercizi ricettivi simili, alloggi per vacanze e altre strutture per brevi soggiorni, aree di campeggio e aree attrezzate per camper e roulotte 59 1543 480 64 1576 480 alberghi e strutture esercizi alberghieri 18 914 480 18 914 480 simili alberghi di 4 stelle 7 429 208 7 429 208 alberghi di 3 stelle 6 402 217 6 402 217 alberghi di 2 stelle 1 22 14 1 22 14 alberghi di 1 stella 4 61 41 4 61 41 alloggi per vacanze e esercizi extra-alberghieri 41 629 46 662 altre strutture per brevi campeggi e villaggi soggiorni, aree di turistici 2 292 2 292 campeggio e aree alloggi in affitto gestiti attrezzate per camper e in forma imprenditoriale 7 103 8 112 roulotte agriturismi 2 30 2 30 bed and breakfast 30 204 34 228

I dati mostrano che la maggior parte degli esercizi (circa il 72%) ricade nella classificazione “extra-alberghieri”. Più di un terzo (7) dei 18 esercizi alberghieri presenti appartiene alla categoria “4 stelle”. Rispetto al 2014 il numero complessivo degli esercizi mostra una crescita dell’8%. In particolare crescono i posti letto negli esercizi extralberghieri (+12%), nelle case in affitto (+14%) e nei bed and breakfast (+13%).

4.5c La domanda turistica L’analisi della domanda turistica della Provincia di Messina viene descritta attraverso i dati disponibili sul sito ISTAT I.Stat.export.

57

I dati Istat mostrano che più di 1 milione i turisti sono arrivati nella provincia di Messina nel 2014, meta preferita sia da turisti italiani che stranieri. In particolare, vi sono stati 1.008.614 arrivi, di cui 475.295 italiani e 533.319 stranieri. Le presenze totali, sempre nel 2014, inoltre sono state pari a 3.737.381, di cui 1.481.888 italiani e 2.255.493 stranieri. L’analisi della domanda turistica del Comune di Milazzo viene descritta attraverso i dati forniti dalla Provincia di Messina. Il grafico presentato in Figura 35 mostra l’andamento degli arrivi nel comune di Milazzo nel periodo 2011-2014.

60000

50000

40000

30000 Stranieri Italiani 20000

Numero di arrivi di Numero Totale

10000

0 2011 2012 2013 2014 Anno

Fig. 35. Numero di arrivi nel Comune di Milazzo nel periodo 2011-2014. (Fonte: Elaborazione ISPRA su dati della Provincia di Messina).

Il grafico evidenzia che negli anni compresi tra il 2011 e il 2014 gli arrivi degli italiani sono aumentati del 50% passando da 19.645 nel 2011 a 29.776 nel 2014. Gli arrivi degli stranieri sono aumentati nello stesso periodo di tempo del 80% passando da 10 mila a più di 19 mila unità. In totale gli arrivi sono aumentati del 64%. Nella Figura 36 viene presentato l’andamento mensile degli arrivi per provenienza (stranieri e italiani) nel 2014 nel Comune di Milazzo.

58

7000

6000

5000

4000

3000 Stranieri Italiani

Numero di arrivi di Numero 2000

1000

0 Gen Feb mar apr mag giu lug ago sett ott nov dic Mese

Fig. 36. Numero mensile di arrivi di stranieri e italiani nel Comune di Milazzo nel 2014. (Fonte: Elaborazione ISPRA su dati della Provincia di Messina).

I dati in figura 36 mostrano che nel mese di maggio e settembre gli arrivi degli stranieri sono stati superiori a quelli degli italiani. Nel mese di agosto gli arrivi degli italiani sono pari al doppio degli arrivi degli stranieri. La Figura 37 mostra l’andamento delle presenze turistiche nel comune di Milazzo nel periodo 2011-2014.

120000

100000

80000

60000 Stranieri Italiani 40000

Totale Numero di presenze di Numero 20000

0 2011 2012 2013 2014 Anno

Fig. 37. Presenze turistiche nel Comune di Milazzo nel periodo 2011-2014 (Fonte: Elaborazione ISPRA su dati della Provincia di Messina).

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I dati mostrati in figura 37 indicano che nel periodo 2011-2014 le presenze sono aumentate complessivamente del 64%. Nello specifico, le presenze degli italiani sono aumentate del 45% passando da 44.848 a 65.188 mentre quelle degli stranieri hanno avuto un incremento del 112% passando da 17.473 a 37.101 unità. Nella Figura 38 viene presentato l’andamento mensile delle presenze per provenienza (stranieri e italiani) nel 2014 nel comune di Milazzo.

25000

20000

15000

Stranieri 10000 Italiani

Numero di presenze di Numero 5000

0 Gen Feb mar apr mag giu lug ago sett ott nov dic Mese

Fig. 38. Distribuzione mensile delle presenze di turisti stranieri e italiani nel Comune di Milazzo nell’anno 2014. (Elaborazione ISPRA su dati della Provincia di Messina).

Il grafico mostra che nel mese di maggio le presenze degli stranieri sono state superiori a quelle degli italiani; nel mese di agosto, invece, le presenze degli italiani sono state pari a più del doppio di quelle degli stranieri. La Permanenza Media Annuale risulta nel 2104 di 2,06 giorni, con un valore di 2,19 giorni per gli italiani e 1,88 giorni per gli stranieri. Considerato che il porto di Milazzo è luogo di imbarco/sbarco per/da le Isole Eolie si può ipotizzare che una quota parte degli arrivi può essere imputabile alle esigenze di pernottamento prima o dopo l’imbarco/sbarco per le isole contribuendo ad abbassare l’indice di permanenza media.

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4.6 Gli scarichi a mare

Si riportano di seguito le informazioni ricevute dal Comune di Milazzo sulla situazione degli scarichi a mare. L’impianto di depurazione comunale è sito in loc. Fossazzo ed è dimensionato per 40250 ab.eq. Le portate di progetto sono Q14: 690 mc/h; Q18: 537 mc/ora, Q24: 402,50 mc/ora, Q48: 201 mc/ora, Q pioggia: 1610 mc/ora. Il processo depurativo è il seguente: le acque reflue decadenti dalle utenze site sul territorio comunale nonché provenienti dal dilavamento della sede stradale affluiscono, a mezzo del pubblico impianto fognario, quasi interamente unitario, all’impianto di depurazione comunale sito in loc. Fossazzo. Tale presidio si sviluppa su due linee parallele che dipartono da un pozzetto partitore ubicato a valle di un sistema di pretrattamento comune ad entrambe le linee: una di queste, recentemente interessata da lavori di adeguamento e di potenziamento, è adibita al trattamento secondario dei reflui, come disciplinato dall’art. 74 comma 1 “lett. mm)”, del D.Lgs. 3 Aprile 2006, n. 152 e s.m.i, e consta in particolare di un processo biologico con sedimentazione secondaria, risultando pertanto in grado di garantire il rispetto della tabella 1 dell'Allegato 5 alla parte terza del medesimo decreto; l’altra invece, pure di nuova realizzazione, mantiene l’originaria concezione progettuale, consentendo soltanto un trattamento di secondo livello, come qualificato dall’art. 8 della L.R. 15 maggio 1986, n. 27 e s.m.i. L’effluente proveniente dalle due linee affluisce ad una vasca ove si verifica la relativa commistione, e da questa diparte una condotta forzata che consente lo scarico dei reflui in mare. Complessivamente lo schema di trattamento adottato è articolato nelle seguenti fasi comune ad entrambe le linee: a grigliatura grossolana meccanizzata; b sollevamento iniziale; c grigliatura fine meccanizzata; d dissabbiatura e disoleazione con annesso sistema di classificazione sabbie; e stoccaggio e dosaggio reagenti; f vasche di contatto e flocculazione per precipitazione fosforo; g sedimentazione primaria; h pre-ispessimento fanghi;

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i digestione aerobica; j post-ispessimento fanghi; k disidratazione meccanizzata dei fanghi e/o essiccamento in letti di emergenza; l scarico effluente depurato in condotta sottomarina mediante impianto di sollevamento.

Inoltre la linea posta lato monte, recentemente oggetto dei predetti lavori, presenta le ulteriori fasi di trattamento, come di seguito elencato: m ossidazione biologica a fanghi attivi con ciclo nitro-denitro e con annesso sistema di ricircolo miscela aerata; n. sedimentazione finale con annesso sistema di ricircolo fanghi; o disinfezione e misura della portata.

Come già evidenziato, le lavorazioni eseguite sono state migliorative dal punto di vista tecnologico soltanto per una parte del presidio (I lotto funzionale), garantendo l’adeguamento alle vigenti disposizioni di legge soltanto per un carico inquinante pari a 20125 ab. eq. e rinviando ad un secondo momento d’intervento l’adeguamento della restante parte (II lotto) che, si prevede, debba consentire il trattamento, ai sensi di legge, del carico organico residuale in afflusso all’impianto. L’effluente in uscita dalla sedimentazione secondaria affluisce nella vasca di clorazione (a setti) ove avviene la commistione con l’effluente chiarificato nella sedimentazione lato mare. Dopo opportuna dosaggio di ipoclorito di sodio l’effluente viene forzatamente scaricato in mare attraverso una condotta sottomarina lunga complessivamente 640 mt. dalla battigia di cui 115 mt. di diffusore poroso. Le coordinate della testata di scarico che è collocata alla profondità di 76 mt. sono 38° 13,228’ N e 15° 13,475’ E (Fig. 40). Lungo la costa è altresì presente lo scarico della Termica Milazzo S.r.l. le cui coordinate sono le seguenti: 38° 12,569' N e 15° 16,359' E (Fig. 40).

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Fig. 40. Mappa dell’area di Milazzo con la localizzazione (A) della testata di scarico dell’impianto di depurazione cittadino e (B) dello scarico della centrale termoelettrica della Termica Milazzo S.r.l..

La Termica è una centrale di cogenerazione del tipo a ciclo combinato alimentato da gas naturale, con una potenza termica complessiva autorizzata pari a 365 MW e una potenza elettrica nominale complessiva di circa 160 MW in assetto cogenerativo. La centrale produce energia elettrica e vapore tecnologico, conferiti rispettivamente alla Rete Elettrica Nazionale (GRTN) e alla Raffineria di Milazzo (RM). All’interno dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) è autorizzato il suo scarico cosiddetto del “sistema acqua mare” che restituisce a mare, mediante un diffusore provvisto di tre bocche di uscita, una portata di circa 12.000 m3/h. Si tratta di acqua pulita utilizzata unicamente per finalità di produzione vapore. A partire dal confine di stabilimento è presente una tubazione interrata in vetroresina, DN 1200 nel tratto iniziale e DN 1100 nel tratto lungo il torrente Floripotema, che si estende fino al mare. Il tratto a mare è ubicato nei pressi della foce del citato torrente e termina con un diffusore provvisto di tre bocche d’uscita di sezione DN 700 cadauna, a circa 200 metri dalla costa e ad una profondità di circa 7 metri.

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In ultimo vi è la Raffineria di Milazzo, complesso industriale che ha come obiettivo la trasformazione del petrolio greggio in diversi prodotti combustibili e carburanti e che ha una capacità di lavorazione di decreto pari a 20.400.000 tonn./anno di greggio. Non sono state rintracciate indicazioni sulle relative coordinate di scarico.

4.7 Le acque di balneazione

Il monitoraggio delle acque è regolamentato dalla Direttiva europea 2000/60CE (WFD – Water Framework Directive), che stabilisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque, al fine di proteggere le acque superficiali interne, le acque sotterranee e marino-costiere. Il D.Lgs. 152/2006 prevede anche il monitoraggio delle acque a specifica destinazione funzionale, tra cui anche le acque destinate alla balneazione. In Sicilia tale monitoraggio viene effettuato dalle Aziende Sanitarie Provinciali. I dati sono raccolti dal Ministero della Salute che li rende disponibili attraverso il "Portale Acque" (http://www.portaleacque.salute.gov.it/PortaleAcquePubblico/home.do). Sono stati consultati i dati relativi alle stazioni di campionamento presenti nel Comune di Milazzo che hanno permesso di rilevare che i valori registrati rientrano nei limiti previsti per la balneazione; non vi sono, pertanto, specifiche interdizioni dovute al superamento dei valori soglia.

4.8 Le ordinanze e i divieti Le ordinanze delle Capitaneria di Porto del Compartimento Marittimo di Milazzo, consultate online (http://www.guardiacostiera.gov.it/milazzo/Pages/ordinanze.aspx), riguardano diversi aspetti che disciplinano l’uso della fascia costiera nel promontorio di Capo Milazzo. Segue un elenco delle ordinanze prese in considerazione nello studio. L’ordinanza n. 42/2008 disciplina l’esercizio delle attività di immersioni subacquee effettuate da privati a scopo turistico – sportivo, nonché le attività di immersioni subacquee organizzate o per il conseguimento di brevetti subacquei sportivi. Le ordinanze n. 18/2010 e 19/2010 si riferiscono ai rischi di dissesto idrogeologico. In particolare, la seconda identifica nella fascia costiera del promontorio “aree ad elevato rischio idraulico e geomorfologico con potenziale pericolo di smottamento a causa dell’instabilità dell’agglomerato roccioso sovrastante gli arenili e/o le coste a picco sul

64 mare”, con interdizione delle stesse aree identificate dalle coordinate geografiche entro i 30 metri dalla linea di costa (Fig. 41). Le ordinanze n. 25/2009, 31/2012, 32/2012, 59/2012, disciplinano l’attività di balneazione nelle acque dell’area comunale. Infine, l’ordinanza n. 40/2013, disciplina aree di restrizione per l’uso delle reti da pesca (strascico, circuizione e reti da posta).

Fig. 41. Delimitazione dei tratti costieri interdetti dall’ordinanza n. 19/2010 della Capitaneria di Porto di Milazzo.

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4.9 La pesca professionale La pesca artigianale rappresenta una delle attività che maggiormente necessitano di un inquadramento appropriato nella progettazione delle aree marine protette (Salm et al., 2000). Questo aspetto risulta particolarmente importante in Italia dove circa il 10% dei pescatori svolge l’attività in aree limitrofe alle riserve marine (Andaloro & Tunesi, 2000). Le attività di pesca in Sicilia molto spesso sono rappresentate da comunità di pescatori che operano in ambiti territoriali circoscritti e sono caratterizzate da una spiccata artigianalità tramandata nel corso di generazioni. Anche a Milazzo e nelle zone limitrofe i pescatori professionisti svolgono quasi esclusivamente attività di tipo artigianale. Il tratto di costa compreso tra Capo Milazzo e Capo Calavà dal punto di vista biologico e bionomico, si presenta come una unità fisiografica e può essere considerata dal punto di vista della pesca professionale come una unità gestionale con coerenza amministrativa (ricade interamente nel compartimento marittimo di Milazzo) e coerenza alieutica (modesta presenza di pescatori provenienti da marinerie esterne all’area). Tra le attività di pesca praticate, tra l’altro, non esistono particolari conflittualità soprattutto per l’assenza della pesca a strascico, vietata all’interno del Golfo di Patti (legge Regione Sicilia del 7 agosto 1990 n. 25 GURS 11 Agosto 1990). Tuttavia, in deroga a tale divieto, l’Assessore Regionale per la Cooperazione, il Commercio, l’Artigianato e la Pesca, può autorizzare in base alla L.R. (Regione Sicilia) del 26 marzo 2004 n.2 la pesca a strascico del gambero bianco (Parapenaeus longirostris), limitatamente a zone circoscritte e individuate dalla competente commissione consultiva locale per la pesca marittima. Prima di analizzare nel dettaglio le caratteristiche strutturali del comparto, si ritiene interessante fornire una descrizione sintetica delle tecniche di pesca più caratteristiche praticate nell’area. I palangari sono uno strumento molto utilizzato ed apprezzato, in particolare quelli per la pesca di profondità utilizzati per la cattura di nasello (Merluccius merluccius), musdea (Phycis phycis) e pesce sciabola (Lepidopus caudatus) durante i mesi invernali. Le ferrettare, reti derivanti utilizzate per la pesca di piccoli pelagici, vengono utilizzate in autunno ed inverno. Anche la pesca con i “cannizzi”, un tipo particolare di FADs (fishing aggregating devices) ovvero oggetti galleggianti che fungono da richiamo per specie pelagiche, è praticata nei mesi autunnali per la pesca della lampuga (Coryphaena hippurus). Nei mesi estivi è esercitata la pesca a circuizione per la cattura di piccoli pelagici e quella dei palangari di superficie per la cattura dei grandi pelagici come pesce spada (Xiphias gladius) e alalunga (Thunnus alalunga).

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Le reti da posta sono gli attrezzi più utilizzati durante tutto l’anno, mentre la pesca a strascico è quasi del tutto assente. Una tipologia di pesca tipica dell’area è quella con la sciabica da natante, effettuata prevalentemente lungo il versante orientale del promontorio di Capo Milazzo, per la cattura di specie di scarso interesse commerciale come boghe (B. boops), mennole (Spicara maena) e zerri (Spicara smaris). Nell’unità gestionale del Golfo di Patti, individuata nel Piano di Gestione Locale (Co.Ge.P.A., 2011), rientrano le imbarcazioni appartenenti al Compartimento Marittimo di Milazzo e iscritte nei Registri NN.MM.GG. della Capitaneria di Porto di Milazzo e la Delegazione di Spiaggia di Patti. Nell’ambito della definizione del Piano di Gestione Locale dell’Unità Gestionale da Capo Calavà a Capo Milazzo (Co.Ge.P.A., 2011) è stato condotto un censimento della flotta peschereccia in attività considerando le imbarcazioni registrate presso la Capitaneria di Porto di Milazzo (93) e la Delegazione di spiaggia di Patti (59) da cui risultano 162 imbarcazioni registrate e quindi potenzialmente attive nell’area. Nelle 93 imbarcazioni registrate presso la Capitaneria di Porto di Milazzo sono incluse 38 imbarcazioni di Spadafora (Cannizzaro et al., 2000). All’interno del Piano di Gestione sono anche analizzati i dati strutturali quali lunghezza, stazza e potenza della flotta, che evidenziano tra Patti e Milazzo una larga maggioranza di imbarcazioni (88,5%) con lunghezza fuori tutto (LFT) minore di 12 metri e quindi rientrante nel segmento della flotta artigianale (Tabella 7). In termini di stazza (TSL), l’83,9% della flotta è costituita da unità inferiori a 10.

Tabella 7. Dati strutturali della flotta di pesca di Milazzo e Patti (Dati Co.Ge.P.A., 2011).

Questi dati confermano la natura artigianale della flotta peschereccia operante nella zona, caratterizzata da una elevata stagionalità con rotazione dello strumento di pesca.

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Uno studio condotto da ICRAM (AA.VV., 2008) sull’analisi dello sbarcato a Milazzo, riferito ad un campione di 20 imbarcazioni, ha permesso di valutare nel dettaglio l’importanza dei diversi attrezzi da pesca utilizzati dai pescatori locali (Fig. 42).

N° barche = 20 Reti da posta Sciabica da natante

0.26% Imbrocco (Merluccius) 0.26% 0.26% 0.52% 0.26% Ferrettara (maglia 7-9) 0.26% 3.13% 30.03% Nasse 5.74% 6.27% Palangaro fondo (Lepidopus) Totanara

Fiocina con lampara

Lenze 30.03% Palangaro fondo (Sparidi)

Palangaro superficie 22.98% Circuizione (Seriola)

Fig. 42. Importanza relativa (%) dei differenti attrezzi da pesca utilizzati da un campione di 20 imbarcazioni operanti nell’area di Milazzo.

In termini di utilizzo percentuale, le reti da posta, insieme alla sciabica da natante a circuizione aperta, utilizzata nel periodo dello studio, per la pesca del bianchetto, e la sciabica a circuizione “tartanone” per la pesca del cicerello, costituiscono la maggioranza. In considerazione del divieto della pesca a strascico nel Golfo di Patti e del ridotto numero di imbarcazioni con LFT maggiore di 12 metri, registrate presso il distretto di Milazzo, nel presente studio sono state considerate solo le imbarcazioni dedite alla pesca artigianale (LFT <12 metri). Per la stima del numero di imbarcazioni potenzialmente attive nei pressi del promontorio di Capo Milazzo, è stata fatta richiesta alla Capitaneria di Porto di Milazzo di un elenco aggiornato delle imbarcazioni registrate, comprese quelle che stazionano nell’area di Spadafora. Lo stesso elenco è stato successivamente confrontato con i dati ufficiali presenti sul database europeo Fishing Fleet Register (http://ec.europa.eu/fisheries/fleet/index.cfm), allo scopo di avere un quadro esaustivo ed aggiornato delle imbarcazioni registrate.

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In Tabella 8 è riportato il numero di imbarcazioni, ripartite tra Milazzo e Spadafora, afferenti alla Capitaneria di Porto di Milazzo.

Tabella 8. Numero di imbarcazioni iscritte nei Registri RR.NN.MM.&GG di Milazzo e Spadafora.

N. barche iscritte < 12 m LFT 10 < GT Milazzo 67(77%) 58(85.6%) 59(88%)

Spadafora 20(23%) 18(90%) 19(95%)

Totale 87 76(87.3%) 78(89.6%)

Complessivamente risultano iscritte 87 imbarcazioni, la maggior parte delle quali (77%) afferenti a Milazzo. I dati strutturali, non disponibili per l’intera marineria, indicano che la maggioranza delle imbarcazioni ha una LFT inferiore a 12 metri e un tonnellaggio inferiore a 10 GT. Si tratta quindi prevalentemente di imbarcazioni medio piccole, dedite alla pesca artigianale, in accordo con quanto evidenziato dagli studi precedenti.

Per conoscere l’importanza delle zone di pesca presenti nell’area di studio è stato privilegiato il confronto diretto con i pescatori locali, attraverso colloqui e tavoli tecnici. A tale scopo, sono state contattate otto Cooperative di pesca di Milazzo alle quali è stata inviata una scheda di rilevazione dati sulla pesca professionale. Cinque cooperative hanno fornito l’elenco delle imbarcazioni attive nella zona. Il 22 ed il 23 aprile 2015 presso la sede ISPRA di Milazzo, sono stati programmati 8 tavoli tecnici con i pescatori locali. L’iniziativa non ha prodotto risultati significativi in quanto vi è stata la partecipazione di soli tre operatori ed è stato pertanto possibile acquisire solo informazioni parziali. Sempre presso la sede ISPRA di Milazzo, il 10 giugno 2015 si è svolto un ulteriore tavolo tecnico. Il quadro emerso da tali incontri indica un settore della pesca piuttosto destrutturato. In particolare, i pochi partecipanti hanno mostrato uno spirito di auto organizzazione che si manifesta anche nella mancanza di una vera e propria filiera di vendita, dal momento che spesso lo sbarcato è venduto direttamente sul punto di sbarco. Il 30 luglio 2015, è stata tenuta un’assemblea aperta presso la sala consiliare del Comune di Milazzo alla quale hanno partecipato 14 pescatori. Tuttavia, la diffidenza nei

69 confronti degli organi istituzionali e una forte conflittualità interna alla comunità non hanno permesso di acquisire ulteriori elementi utili alla definizione delle aree di pesca. I dati raccolti nel corso dei differenti incontri e le indicazioni emerse dalle schede tecniche, hanno permesso di individuare 17 imbarcazioni attive nell’area. Per una di queste non è stato possibile raccogliere alcuna informazione. Per 14 imbarcazioni è stato invece possibile risalire agli strumenti da pesca utilizzati (Tabella 9).

Tabella 9. Dati identificativi e dimensionali delle imbarcazioni attive presso Capo Milazzo e degli attrezzi da pesca prevalentemente utilizzati.

Dati Imbarcazione Attrezzo da pesca Matricola GT LFT Anno Reti da Palangari Sciabica Nasse Reti Circuizione posta derivanti MZ00972 2 7,9 1961 x MZ01586 1 7,2 1958 x MZ01662 2 6,9 1982 x x x MZ01666 5 9,0 1995 x x MZ01432 2 8,0 1973 x x MZ01088 1 6,9 1964 x x MZ01660 1 6,1 1987 MZ01483 1 6,6 1974 x MZ01600 2 7,0 1986 x x MZ01553 2 7,1 1981 x x x MZ1750 MZ1736 1 7,4 2010 7MZ 528 2 7,2 2003 x x MZ01578 1 6,8 1985 x MZ01580 1 4,9 1985 x x MZ01594 1 6,4 1986 x 8MZ445 1 5,8 1971 x x

I dati in tabella mostrano che le reti da posta sono utilizzate da quasi tutte le imbarcazioni mentre risulta considerevolmente ridotto il numero di unità che utilizzano palangari e circuizione. I tavoli tecnici hanno messo in evidenza che altre 18 imbarcazioni di Spadafora operano occasionalmente nelle acque di Capo Milazzo. Una specifica criticità evidenziata è stata la presenza di limitazioni che impediscono la libera fruizione delle acque di Milazzo da parte dei pescatori professionisti, ed in particolare l’interdizione alla pesca in due tratti di mare che gli stessi pescatori ritengono di rilevante importanza per la loro attività.

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La prima interdizione riguarda il Golfo di Patti, nel tratto compreso entro la congiungente tra Capo Milazzo e Capo Calavà (LR 29/00), per il quale vige il divieto di pesca con reti a strascico e la regolamentazione nell’uso delle reti da posta e delle reti a circuizione (ordinanza 40/2013). L’altra area di interdizione si trova ad est del promontorio ed in questo caso il divieto riguarda l’ancoraggio e le attività di pesca (Fig. 43). Tale interdizione, vigente da qualche decennio e probabilmente collegata alla presenza di cavi sottomarini ormai in disuso, costituisce per i pescatori locali motivo di forte malcontento, in quanto restringerebbe sensibilmente i territori disponibili per lo svolgimento delle loro attività.

Fig. 43. Localizzazione di zone di interdizione e regolamentazione delle attività di pesca che interessano l’area di studio.

In base alle informazioni ottenute nel corso dei tavoli tecnici, è stato possibile realizzare una carta d’uso delle zone di pesca (Fig. 44).

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Fig. 44. Carta degli usi delle attività di pesca professionale.

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Le zone presentate in figura 44 sono state classificate con un valore di importanza alta/bassa. La zona maggiormente utilizzata è il versante di levante ed il settore nord orientale fino a Punta Gamba di donna. Il settore occidentale che comprende la Baia di Sant’Antonio è utilizzato in maniera sporadica dai pescatori di Milazzo. Le ragioni di questo diverso uso delle acque costiere del promontorio di Capo Milazzo da parte dei pescatori sono molteplici. La maggiore vicinanza del versante orientale del promontorio al litorale della Vaccarella, principale punto di stazionamento delle barche da pesca professionale, gioca un ruolo rilevante. D’altra parte, l’utilizzo della Baia di Sant’Antonio nel versante occidentale come area di pesca non garantirebbe quantitativi di pescato sufficienti a compensare i costi sostenuti per raggiungerla. Anche la tipologia dei fondali gioca un ruolo rilevante nella scelta delle aree di pesca. Il versante orientale e settentrionale è contraddistinto da fondali rocciosi a profondità accessibili per l’uso delle reti da posta principalmente utilizzate per la cattura di specie di rilevante interesse commerciale. Al contrario la Baia di Sant’Antonio, essendo caratterizzata da fondale sabbioso, non garantisce quell’eterogeneità e diversificazione degli habitat che è necessaria alla presenza di un maggior numero di specie, tra cui anche quelle di maggior interesse commerciale.

4.10 La pesca ricreativa La pratica della pesca sportiva e ricreativa nella zona costiera del promontorio di Milazzo è storicamente piuttosto diffusa, sia per quanto riguarda le attività che richiedono l’utilizzo di una imbarcazione di appoggio, sia per la pesca dalla riva. Sebbene non sia stato possibile acquisire informazioni dirette utili a quantificare in modo preciso il settore della pesca ricreativa da , si ritiene plausibile che nell’area operino non meno di 200 imbarcazioni. La maggior parte di esse, facenti parte dell’Associazione marinara “Nino Salmeri”, trovano ricovero sul lungomare prospiciente il borgo della Vaccarella, situato nel versante di Levante di Capo Milazzo. Anche il lungomare di Ponente ospita un nucleo di barche da pesca, più ridotto in termini numerici, afferenti all’associazione “Ngonia del Tono”. Nel corso dell’istruttoria tecnica per la realizzazione dell’AMP, è stato organizzato un tavolo tecnico presso la sede ISPRA di Milazzo con le associazioni di pesca sportiva, l’11 giugno 2015. Successivamente, il 30 luglio 2015, si è svolta presso la sala consiliare del Comune di Milazzo un’assemblea pubblica nel corso della quale sono intervenuti esponenti locali rappresentati le associazioni di pesca sportiva.

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Nel corso degli incontri è emersa la forte commistione tra pesca professionale e ricreativa, aspetto che, di fatto, determina una sovrapposizione, a tratti conflittuale, degli interessi ed una non agevole trattazione separata dei due ambiti. Dalle informazioni ottenute nel corso dei tavoli tecnici è stato possibile definire una carta degli usi per le attività di pesca ricreativa (Fig. 45). L’area è suddivisa in due parti: il versante di levante e quello settentrionale, che sono quelli più utilizzati, e quello di ponente, che invece è meno interessato dalle attività di pesca sportiva e ricreativa. In particolare nel versante orientale del promontorio di Capo Milazzo, le tipologie di pesca più diffuse sono la traina (sia di superficie che di fondo) e il bolentino. La pesca a traina, praticata prevalentemente da agosto a dicembre, viene effettuata dalla maggior parte dei pescatori sportivi soprattutto nella zona settentrionale del capo, comprendente le due secche di Ponente e di Levante e lo Scoglio della Portella. Le principali specie bersaglio sono la ricciola (S. dumerili) e il dentice (D. dentex). Molto frequentato dai pescatori locali è il tratto da Punta Rugno a Punta Mazza, dove viene effettuata soprattutto nei mesi estivi la pesca al bolentino nella fascia batimetrica dei -50 metri. La pesca con la lenza è utilizzata soprattutto per la cattura del totano, ma a distanze maggiori dalla costa e quindi verosimilmente al di fuori dell’area di studio. La pesca del tonno rosso (Thunnus thynnus) ed al pesce spada (X. gladius) richiede formale autorizzazione (ordinanza 11/2010 della Capitaneria di Porto del Compartimento Marittimo di Milazzo). Secondo quanto comunicato dalla Capitaneria di Porto di Milazzo, nel giugno 2015 erano state rilasciate complessivamente 29 autorizzazioni per la pesca sportiva/ricreativa, 15 per la pesca del tonno rosso e 14 per quella del pesce spada. Tuttavia, sebbene questa tipologia di pesca costituisca certamente una attività rilevante, è verosimile supporre che la stessa avvenga a distanze dalla costa che nella maggior parte dei casi superino i limiti della zonazione prevista per la nuova AMP. La pesca da terra con canne da lancio e da punta non è molto diffusa come la traina o il bolentino. La zona più frequentata per questo tipo di pesca si trova sul versante occidentale (presso Punta del Tono e Testa d’impiccato) del promontorio. È opportuno tuttavia segnalare che molti tratti di costa del promontorio, essendo ritenuti a rischio idraulico e geomorfologico, sono interdetti a qualsiasi tipo di fruizione fino ad una distanza di 30 m dalla riva.

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Fig. 45. Carta degli usi delle attività di pesca ricreativa.

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La pesca subacquea, molto diffusa in tutta l’area, è praticata sia d’estate che durante l’inverno, soprattutto sulle due secche di Ponente e di Levante e intorno allo Scoglio della Portella.

4.11 La subacquea ricreativa La raccolta di informazioni presso i rappresentanti dei Centri di Immersione che operano a Milazzo ha consentito di delineare un quadro delle attività di subacquea ricreativa che si svolgono nell’area di studio. Le informazioni sono state ottenute attraverso la compilazione di schede tese ad acquisire prevalentemente dati inerenti le dotazioni strutturali e l’organizzazione di ciascun Centro di Immersione. Sono stati contattati i due centri di immersioni operanti a Milazzo ed un’associazione di apneisti, che hanno partecipato all’incontro con gli operatori locali il 22 aprile 2015 organizzato presso la sede ISPRA di Milazzo. Gli stessi operatori hanno partecipato ai due tavoli tecnici svoltisi l’11 giugno e il 22 luglio 2015 presso la sede ISPRA di Milazzo, nel corso dei quali sono state raccolte informazioni finalizzate alla costruzione di mappe d’uso relative ai siti di maggiore interesse e alla loro caratterizzazione dal punto di vista ambientale.

Risultati-Attività di immersione con ARA Uno dei due centri di immersione è operativo nell’area dal 2006 e una parte della compagine sociale nel 2014 si è staccata dando origine al secondo centro oggi attivo. Complessivamente i due centri operano con 5 unità di personale e dispongono di 3 imbarcazioni di appoggio, per una capienza totale di 42 passeggeri. I centri di immersione sono operativi rispettivamente per 7 e 10 mesi l’anno e la maggior parte dell’attività (80% e 95%) viene svolta all’interno dell’area di studio. Nell’area di Milazzo i due centri offrono il medesimo ventaglio di immersioni, comprendente 8 siti. La mappa d’uso della subacquea ricreativa è stata realizzata a patire dalle coordinate dei siti di immersione, definendo per ciascuno di essi un poligono sulla base della batimetria compatibile con l’immersione e la presenza di biocenosi di interesse per la subacquea. In un caso (il relitto “la carboniera”, a sudest di Punta Cirucco), i limiti del poligono sono stati tracciati ad una distanza fissa (100 metri) dal punto GPS del sito di immersione. Sulla base delle indicazioni ricevute dai rappresentanti dei due centri relative al numero di frequentatori/anno/sito e alla presenza di habitat e/o specie di interesse a ciascun sito è stato attribuito un valore di importanza relativa: 3 siti sono stati valutati di importanza alta, 2 importanza media e 3 di bassa importanza (Fig. 46).

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Fig. 46. Localizzazione dei principali siti di interesse per le immersioni subacquee con ARA presenti nell’area di studio.

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La zona di maggiore interesse per le immersioni è risultata essere il versante settentrionale, che ospita 4 degli 8 siti complessivamente censiti (Fig. 46). Di seguito viene presentata una breve descrizione dei siti di immersione sulla base delle informazioni raccolte dai rappresentanti dei centri. Un sito di particolare bellezza è la Secca di Levante, che si trova a nordest di Punta Mazza ad una distanza di 0.35 miglia nautiche dalla costa. La parte sommitale della secca, posta a circa 20 m di profondità, è caratterizzata da anfratti e spaccature, dove è possibile avvistare cernie brune (E. marginatus), saraghi (Diplodus spp.), pesci pappagallo (Sparisoma cretense), aragoste (Palinurus elephas) e murene (M. helena) di notevoli dimensioni. Sulla secca è anche riportata la presenza di dentici (D. dentex), orate (S. aurata), barracuda, ricciole e tonni (limitatamente al periodo Agosto-Ottobre). I fondali sono arricchiti dalla presenza di ventagli di gorgonie rosse (P. clavata) e anemoni (Cerianthus sp.). Altro sito di interesse è la Secca di Ponente, più piccola ed isolata di quella di Levante ma probabilmente ancora più ricca di specie. Il cappello della Secca, posto a nordovest di Punta Gamba di Donna a circa 0.27 miglia dalla costa, si trova tra i 10 e i 14 m di profondità. Sono presenti molte grotte, archi naturali di roccia, canyon con pareti ricche di colonie di gorgonie rosse (P. clavata). Le specie più emblematiche del popolamento bentonico sono le gorgonie bianche (Eunicella singularis), il falso corallo nero (S. savaglia), la madrepora arancione (Astroides calycularis) e la spugna a canne d'organo (Haliclona mediterranea). La copertura algale nelle zone più scarsamente illuminate è dominata dalle alghe rosse calcaree incrostanti (Pseudolithophyllum expansum, Lithothamnium fruticulosum e Melobesie) e da alcune alghe verdi (Halimeda tuna e Udotea petiolata). La secca ospita una fauna ittica molto diversificata, comprendente corvine (Sciaena umbra), cernie brune (E. marginatus), cernie dorate (E. costae), saraghi (Diplodus spp.), musdee, ricciole, dentici (D. dentex), orate (S. aurata) e piccoli banchi stanziali di barracuda. Raramente sono state avvistate aquile di mare (Myliobatis aquila) e tonni (Thunnus alletteratus e T. thynnus), questi ultimi tra Agosto ed Ottobre. A breve distanza da Punta Gamba di Donna è presente un sito di immersione che segue un itinerario molto vario, con fenditure e anfratti coperti da colonie di Zoanthus e Parazoanthus, grossi massi e una rigogliosa prateria di P. oceanica. Altre specie bentoniche da segnalare sono la pinna comune (P. nobilis), la madrepora arancione (A. calycularis), la madrepora gialla (Leptosammia pruvoti) e la madrepora a cuscino (C. caespitosa), il nudibranco Hypselodoris nebbi. Durante l’immersione è frequente

78 l’incontro con saraghi (Diplodus sp.) e piccoli polpi (Octopus vulgaris), più rara invece la presenza della cernia bruna (E. marginatus) e della rana pescatrice (Lophius piscatorus). L’ultimo sito di immersione in questo versante è lo Scoglio della Portella o “Carciofo”, che offre paesaggi scenograficamente molto suggestivi, caratterizzati da pareti verticali, piccole grotte e scogli di notevoli dimensioni. L’eterogeneità del fondale consente la presenza di una fauna molto diversificata costituita da gorgonie rosse (P. clavata), la madrepora arancione (A. calycularis) e la madrepora a cuscino (C. caespitosa), numerose specie di Echinodermi e Nudibranchi, cernie brune (E. marginatus), saraghi (Diplodus spp.), pesci pappagallo (S. cretense) e, solo occasionalmente, la magnosa (Scyllarides latus) e la rana pescatrice (L. piscatorus). Caratteristico è lo Scoglio del Monaco dalla cui sommità è possibile osservare il passaggio di grandi pesci pelagici. Infine, sul versante settentrionale del promontorio sono state individuate due aree di potenziale interesse per le attività subacquee. Esse comprendono i fondali che vanno dallo Scoglio della Portella e Punta Baldassarre alla Secca di Ponente e da Punta Mazza verso la Secca di Levante. Nella parte più meridionale del versante occidentale sono presenti due siti di immersione. Il primo, la Grotta del Cristo, prende il nome dall’omonima grotta il cui ingresso si trova sotto le pendici del Monte Trino, a circa 20 metri di profondità e su un fondo sabbioso. L’interno della grotta, caratterizzato dalla presenza di una statua del Cristo, ospita una fauna tipica degli ambienti poco illuminati costituita da Poriferi, Briozoi e Cnidari. Sotto costa la parete rocciosa cade verticalmente su un fondo detritico che ospita una ricca prateria di P. oceanica e numerose specie di Echinodermi e Nudibranchi. Immediatamente sotto la superficie crescono numerose colonie di A. calycularis. Il secondo sito è posto poco più a sud, di fronte a Punta del Tono. La morfologia generale del fondo e le componenti biotiche sono molto simili a quelle descritte per l’altro sito. Lungo il versante orientale del promontorio i due centri di immersione segnalano due siti principali. L’immersione sul relitto “La Carboniera” si trova al largo di Punta Cirucco, su un fondale sabbioso a circa 40 m di profondità su cui giace il relitto di una nave carboniera affondato durante la seconda guerra mondiale. Grossi blocchi di carbone che costituivano il carico della nave sono ancora visibili intorno a ciò che resta del relitto, in pessimo stato di conservazione. La fauna in prossimità del relitto è relativamente ricca e costituita da gronchi (Conger conger), cernie brune (E. marginatus), musdee (P. phycis), aragoste (P. elephas), gamberetti (Plesionika narval), stelle pentagono (Peltaster placenta).

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L’altro sito si trova davanti a Punta Rugno, tratto costiero caratterizzato da una forte pendenza e dall’abbondante presenza di P. oceanica. L’immersione si svolge lungo un canalone sabbioso che, oltre i 30 metri, diventa più articolato, a tratti roccioso, con franate e spaccature dove si possono incontrare cernie brune (E. marginatus) e polpi (O. vulgaris), aragoste (P. elephas), gamberetti (P. narval) e stelle pentagono (P. placenta).

Risultati-Attività di snorkeling ed immersione in apnea Le immersioni in apnea costituiscono un’attività che nell’area di Milazzo vanta una lunga tradizione. L’interesse per tale attività ha portato recentemente (2012) alla nascita di un’associazione sportiva con sede a Milazzo, che riunisce circa una quarantina di iscritti. Durante tutto l’anno, l’associazione organizza corsi di apnea e uscite in mare, potendo disporre di 6 imbarcazioni di appoggio, e svolge anche attività di divulgazione. Anche per le attività di snorkeling e di immersione in apnea gli operatori locali hanno segnalato alcune zone di particolare interesse: i tratti di costa intorno a Punta Rugno e Punta Cirucco (versante orientale), quello che si estende da Punta Gamba di Donna allo Scoglio della Portella (versante settentrionale) e la Secca di Ponente (Fig. 47).

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Fig. 47. Localizzazione dei principali siti di interesse per le attività di snorkeling e immersione in apnea nell’area di studio.

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4.12 La nautica da diporto Il promontorio di Capo Milazzo è interessato da una discreta presenza diportistica, testimoniata dalla presenza di tre strutture portuali dedicate situate nel territorio comunale. Tuttavia, va rilevato che la meta preferenziale dei diportisti è costituita dalle isole dell’arcipelago Eoliano, facilmente raggiungibili dal porto di Milazzo (l’isola più vicina, , dista meno di 18 miglia nautiche). Le acque che circondano il promontorio sono oggetto di una frequentazione che raggiunge nei giorni di maggior affluenza concentrazioni considerevoli, soprattutto nel versante di ponente in corrispondenza della Baia di Sant’Antonio. L’inquadramento generale viene descritto attraverso i dati statistici del Ministero delle infrastrutture e trasporti relativi all’anno 2014 (MIT, 2015) che a seconda della tipologia, sono riferiti alla Capitaneria di Porto, al Compartimento Marittimo o al Comune. Alla Capitaneria di Porto di Milazzo afferiscono due Uffici Circondariali Marittimi ( e Sant’Agata di Militello), due Uffici Locali Marittimi (Santo Stefano di Camastra e Capo d’Orlando) e le Delegazioni di Spiaggia di Patti e di Salina. La competenza territoriale del Compartimento si estende lungo tutta la costa tirrenica messinese, dalla foce del torrente Gallo (Comune di Villafranca Tirrena) fino alla foce del torrente Pollina (Comune di Tusa), comprendendo le sette isole dell’Arcipelago Eoliano. In questo vasto territorio sono ricompresi 35 Comuni, di cui 31 ubicati sull’isola maggiore e 4 nelle isole Eolie. La principale utenza di riferimento per la fruizione nautica del promontorio di Capo Milazzo è costituita dalle imbarcazioni che stazionano nel territorio comunale. Tale utenza viene esaminata mediante la redazione del quadro descrittivo delle strutture portuali dedicate al diporto presenti nel territorio comunale. La descrizione delle singole strutture viene effettuata attraverso i dati reperibili online. Nella consapevolezza che le due fonti- dati utilizzate presentano un naturale disallineamento dovuto alla diversa tipologia di produzione ed utilizzo delle informazioni, si ritiene comunque utile illustrare anche questa componente perché può rappresentare più esaurientemente l’effettiva offerta di posti barca disponibile per l’utenza dei diportisti. Ai fini del presente lavoro i termini “imbarcazione” e “barca” sono utilizzati indistintamente. Inquadramento generale La consistenza del naviglio da diporto permette di avere un quadro delle unità iscritte nei Registri delle Capitanerie di Porto e dei loro Uffici dipendenti, a prescindere dall’obbligatorietà dell’iscrizione stessa, nonché le unità iscritte presso gli Uffici della

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Motorizzazione Civile. Al 31/12/2014 nel compartimento marittimo di Milazzo risultano iscritte 484 unità da diporto, di cui 47 a vela. In Figura 48 è presentata la consistenza delle unità iscritte in funzione della classe dimensionale e della tipologia di propulsione.

350

300 Motore 250

Vela 200

150 N. barcheN. 100

50

0 fino a 10,00 m da 10,01 a 12,00 m da 12,01 a 18,00 m da 18,01 a 24,00 m Classe di lunghezza

Fig. 48. Unità da diporto iscritte nel Compartimento di Milazzo per classi di lunghezza e modalità di propulsione al 31/12/2014 (Fonte: elaborazione ISPRA su dati MIT 2015).

Il grafico evidenzia che la classe dimensionale maggiormente rappresentata è quella delle unità di lunghezza inferiore ai 10 m con andamento decrescente verso le classi dimensionali più alte. I dati relativi alle classi dimensionali riportano che 339 unità ricadono nella classe “fino ai 10 m o non specificati”, 243 nella classe “da 10,01 a 24 m” e 50 nella classe “oltre 24m”. Quest’ultimo valore è il più alto tra quelli delle Capitanerie di Porto della Sicilia. Nel Comune di Milazzo ricadono 140 posti barca allocati in un unico porto turistico. Si precisa che l’iscrizione di un’unità ad un compartimento non implica che essa sia utilizzata nel compartimento stesso potendo essere trasferita in altri luoghi. Analogamente, l’area di competenza del compartimento è utilizzata da unità iscritte altrove. I posti barca presenti nell’ambito della Capitaneria di porto di Milazzo risultano 632. In Figura 49 è presentata la ripartizione dei posti barca per le tre tipologie di struttura considerate: - Porto turistico - ovvero il complesso delle strutture amovibili ed inamovibili realizzate con opere a terra e a mare allo scopo di servire unicamente o precipuamente la

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nautica da diporto ed il diportista nautico, anche mediante l’apprestamento di servizi complementari; - Approdo turistico - ovvero la funzione dei porti polifunzionali aventi le funzioni di cui all’art. 4, comma 3, della Legge 28 gennaio 1994, n° 84, destinata a servire la nautica da diporto ed il diportista nautico, anche mediante l’apprestamento di servizi complementari; - Punti di ormeggio - ovvero le aree demaniali marittime e gli specchi acquei dotati di strutture che non comportino impianti di difficile rimozione, destinati all’ormeggio, alaggio, varo e rimessaggio di piccole imbarcazioni e natanti da diporto.

Posti barca

102 (16%) 140 (22%) Porto turistico Approdo turistico Punto di ormeggio 390 (62%)

Fig. 49. Capitaneria di Porto di Milazzo: numero di posti barca per tipologia di struttura (Fonte: elaborazione ISPRA su dati MIT 2015).

I dati evidenziano che la maggior parte dei posti barca (62%) afferisce alla tipologia di approdo turistico. La consultazione dei siti web ha consentito di individuare le tre principali strutture di portualità turistica site nel Comune di Milazzo:  Porto di Santa Maria Maggiore : circa 300 posti barca ( www.portodimilazzo.it);  Marina del Nettuno: circa 140 posti barca (www.marinadelnettuno.it);  Marina Poseidon: circa 160 imbarcazioni (www.poseidonmarina.it ). Queste informazioni indicano una disponibilità di 600 posti barca nelle principali strutture di Milazzo.

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Le aree utilizzate L’identificazione delle aree di frequentazione da parte delle unità navali utilizzate per il diporto è stata effettuata mediante il coinvolgimento degli operatori locali disponibili. A seguito di una prima ricognizione sono stati individuati e contattati 8 portatori di interesse per la nautica da diporto, tra cui i gestori delle tre strutture portuali presenti a Milazzo e altri operatori nel settore dei servizi di noleggio e charter oltre alla locale sezione della Lega Navale. Solo quest’ultima insieme ad un unico operatore privato hanno dato riscontro positivo. In data 11/06/05 in uno specifico incontro svolto presso la sede ISPRA di Milazzo, a cui era presente, oltre alla Lega navale l’ASD Dugongo, sono state acquisite le prime informazioni utili ad individuare le aree maggiormente frequentate. La Baia di Sant’Antonio presenta un’alta frequentazione mentre la zona di Punta Cirucco e la Baia Renella risultano meno frequentate. Dato il ridotto numero di interlocutori da cui poter acquisire informazioni si è ritenuto utile effettuare un monitoraggio visivo finalizzato ad individuare i settori a più alta frequentazione. La presenza delle unità da diporto è stata rilevata, quindi, attraverso un sistema di monitoraggio predisposto ad hoc ed effettuato da personale di ricerca della sede ISPRA di Milazzo. L’area di studio è stata suddivisa in 7 settori di rilevazione (A, B, C, D, E, F, G) individuati a partire dalla presenza di punti cospicui, facilmente individuabili dai rilevatori e ponendo attenzione al fatto che ci fosse almeno un settore che comprendesse ciascuna delle aree segnalate dagli interlocutori intervistati. Il sistema di rilevazione ha previsto che venissero effettuati percorsi completi per registrare i dati di presenza delle unità da diporto all’interno di tutti i settori individuati. Le rilevazioni hanno avuto inizio il 15/07/2015 e sono terminate il 30/08/2015. Complessivamente sono state effettuate 15 uscite di rilevazione, in orari differenti, nel corso delle quali sono state contate 467 unità da diporto in sosta nei 7 settori individuati nell’area di studio. I risultati del monitoraggio sono mostrati in Figura 50.

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Fig. 50. Importanza dei differenti settori del promontorio di Milazzo per il diportismo nautico.

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La mappa mostra l’intensità di frequentazione delle imbarcazioni da diporto intorno al promontorio di Capo Milazzo avendo come riferimento la batimetrica dei 50 m. L’intensità (alta/bassa) è stata calcolata con riferimento ad un indice di densità potenziale (numero totale delle imbarcazioni censite per settore/ superficie del settore) pesato per il numero di volte che il settore è risultato frequentato. I risultati ottenuti mostrano che tutta l’area è frequentata (nessun settore ha presentato valori zero), ma le intensità maggiori si registrano in corrispondenza della Baia di Sant’Antonio e di Punta Cirucco.

CAPITOLO 5. PREDISPOSIZIONE DELLA PROPOSTA DI ZONAZIONE E DELLE INDICAZIONI DI GESTIONE PRELIMINARE

5.1 Metodologia utilizzata

5.1a Carta della valenza ambientale La valenza ambientale è stata analizzata attraverso la carta della valenza ambientale che costituisce la principale carta di sintesi a cui si è fatto riferimento per la formulazione della proposta di perimetrazione e zonazione dell’AMP. La carta della valenza ambientale mostra le aree di maggior valore con riferimento alla presenza di specie ed habitat ed è basata su una riclassificazione della carta bionomica. Gli habitat rappresentati nella carta bionomica sono stati selezionati per realizzare la carta delle valenze ambientali e classificati sulla base della loro vulnerabilità al disturbo antropico e della rilevanza dei popolamenti ad essi associati. A ciascuno di tali habitat è stata assegnata una valenza ambientale alta, media o bassa secondo il seguente schema:  Fondo duro circalitorale, roccia del largo e coralligeno valenza alta  Prateria di P. oceanica, fondo duro circalitorale misto a fango valenza media  Fondo duro infralitorale, prati a Cymodocea valenza bassa L’area considerata per la realizzazione della carta della valenza ambientale si estende lungo tutto il promontorio di Milazzo, dalla linea di costa fino in alcuni tratti alla batimetrica dei 200 metri (Fig. 51).

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Fig. 51. Carta che rappresenta le valenze ambientali dell’area.

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Come si può osservare, la zona di maggior pregio si trova di fronte alla costa nordoccidentale, in corrispondenza dei fondali che circondano lo Scoglio della Portella e che dalla Secca di Ponente si spingono verso il largo. Ampie zone della fascia più costiera, in particolare nei versanti occidentale e settentrionale, sono contraddistinte da una valenza ambientale intermedia, grazie alla presenza di praterie di P. oceanica. Ugualmente rilevanti sono risultati alcuni tratti di fondo duro circalitorale localizzati nel versante settentrionale, al largo delle due secche di Ponente e di Levante. Infine, il grado più basso di valenza ambientale è stato assegnato ai fondi rocciosi infralitorali che circondano quasi senza soluzione di continuità l’intero Capo e ad un’area interessata della presenza dei prati a Cymodocea, posta a sud della Baia di Sant’Antonio.

5.2 Prima ipotesi dei livelli di zonazione e indicazioni gestionali Premessa La proposta di zonazione è stata elaborata considerando alcuni criteri di indirizzo generale:  Semplicità e attuabilità Il piano di zonazione deve essere semplice e di facile attuazione: zonazioni complesse che prevedono molti livelli di protezione, poco differenziati tra loro, risultano difficilmente comprensibili per gli utenti, rendono meno agevoli le attività di gestione e sorveglianza, e risultano di difficile applicazione.  Progressività dei livelli di protezione Le aree sottoposte ai differenti livelli di protezione devono seguire, per quanto possibile, una disposizione progressiva, in modo che ci sia un passaggio sequenziale da quelle che prevedono vincoli più stretti fino alla zona non protetta.  Minima frammentazione La frammentazione tra le differenti aree deve essere ridotta all’essenziale. Un’eccessiva frammentazione (disposizione a macchia di leopardo) rende la zonazione difficilmente applicabile a causa dell’elevato numero di zone sottoposte a vincoli diversi: la delimitazione, la sorveglianza e la conoscenza della diversa vincolistica risultano particolarmente complicate.  Identificazione dei confini Il perimetro esterno dell’AMP ed i confini delle zone a differente protezione devono essere basati, per quanto possibile, su punti di riferimento a terra facilmente

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identificabili dagli utenti. Questo criterio riduce il rischio di una cattiva interpretazione dei confini, soprattutto quando non è possibile delimitare le diverse zone con un adeguato sistema di boe.

Prima ipotesi dei livelli di zonazione La “prima ipotesi dei livelli di zonazione”, in cui sono state preliminarmente individuate le zone a differente livello di protezione (Fig. 52), ha rappresentato l’impianto principale da sottoporre all’attenzione della Comunità locale, al fine di promuoverne la partecipazione e consentire la raccolta di contributi utili all’elaborazione della proposta di zonazione definitiva. Identificazione della/e zona/e A di riserva integrale L’istituzione di una zona A o di riserva integrale, caratterizzata dall’interdizione totale sia alle attività di prelievo delle risorse sia all’accesso, è in generale giustificata dalla presenza di specie ed habitat particolarmente vulnerabili al disturbo antropico e quindi meritevoli del massimo grado di tutela. L’intero impianto della zonazione è guidato dalla localizzazione della zona A, considerata la core-area dell’AMP. A Milazzo, le aree di maggiore valenza ambientale sono state identificate al largo della costa nordoccidentale del promontorio, sia per la presenza di habitat sensibili (il coralligeno) che di specie di elevato interesse conservazionistico (soprattutto i coralli A. subpinnata e D. ramea). Queste ultime sono state rinvenute in due aree poste a nord della Secca di Ponente, ampiamente sfruttate dalle attività di pesca professionale ma di scarso o nullo interesse per il diporto nautico e la subacquea ricreativa (sia per la distanza dalla costa che per la notevole profondità). Altre aree con alta valenza ambientale, caratterizzate dalla presenza di fondi duri e coralligeno, sono la Secca di Ponente e una sottile striscia fuori lo Scoglio della Portella. Tali aree, mediamente frequentate dal diporto nautico, sono risultate di notevole interesse sia come siti di immersione sia come aree di pesca. Al fine di conseguire un buon compromesso tra esigenze di conservazione ed interessi socioeconomici, si è ritenuto opportuno proporre un livello di protezione integrale solo per le due aree più distanti dalla costa e caratterizzate da un popolamento a coralli di notevole rilevanza. Identificazione della/e zona/e B di riserva generale La zona B di riserva generale è solitamente destinata alla protezione di habitat/specie di interesse conservazionistico mediante l’applicazione di un sistema di regolamentazione ed

90 autorizzazione delle attività (ad esempio il prelievo) che ne possono compromettere lo stato di salute. Uno degli habitat maggiormente rappresentati nella zona costiera di Milazzo la cui protezione richiede specifiche limitazioni per alcune attività umane è la prateria di P. oceanica. In base alla distribuzione di questo habitat, sono state così identificate 4 zone B, due nel versante occidentale, una in quello orientale ed una a cavallo tra i versanti orientale e settentrionale (Fig. 52). Una valutazione a parte invece è stata fatta per l’area, di cui si è accennato al paragrafo precedente, che va dallo Scoglio della Portella alla Secca di Ponente. Oltre alla notevole valenza ambientale conferita dalla contemporanea presenza di due habitat protetti, il coralligeno e la prateria di P. oceanica, quest’area ha mostrato di possedere notevoli potenzialità per il recupero di specie ittiche attualmente in forte declino, come la cernia bruna ed altri grandi predatori. Tale risultato potrebbe essere raggiunto in tempi relativamente brevi applicando il divieto a qualsiasi forma di prelievo (pesca professionale e ricreativa) che farebbe aumentare considerevolmente il valore attrattivo dell’area per attività di tipo ricreativo come le immersioni subacquee e lo snorkeling. Inoltre, come è stato dimostrato in altre AMP, l’aumento di densità di alcune specie di interesse commerciale conseguente all’assenza di prelievo potrebbe trasmettersi attraverso un effetto di “spillover” ad aree limitrofe aperte ad attività di pesca regolamentata, con un effetto positivo sui rendimenti di pesca. Per quest’area è stato pertanto proposto un livello di protezione definito B speciale (Bs) (Fig. 52), in base al quale sono consentite tutte le attività previste per la Zona B ad eccezione di quelle che comportano il prelievo di risorse (la pesca professionale e ricreativa). Identificazione della/e zona/e c di riserva parziale La zona C di riserva parziale costituisce la zona di transizione o buffer-zone tra le aree da più elevato livello di protezione e le aree esterne non protette, delimitando di fatto il confine esterno dell’AMP. Conformemente a questi presupposti generali, si è ritenuto opportuno estendere la zona C a tutto il promontorio, in modo da formare un anello continuo attorno alle zone di riserva integrale e generale (Fig. 52).

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Fig. 52. Prima ipotesi dei livelli di zonazione.

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Indicazioni gestionali La “prima ipotesi dei livelli di zonazione” è stata corredata da una tabella che riporta sinteticamente i principali limiti previsti dai differenti livelli di protezione (Tabella 10). Per la compilazione della tabella si è fatto riferimento agli standard generalmente adottati nelle AMP italiane. Le attività consentite (C) sono quelle che possono svolgersi liberamente, mentre le attività regolamentate (R) o autorizzate (A possono essere svolte, rispettivamente, attenendosi a specifiche modalità di esercizio o previo ottenimento di una specifica autorizzazione. Le regolamentazioni e le modalità autorizzative saranno esplicitate nel regolamento di disciplina e nel successivo regolamento di organizzazione. Alcune attività, come la pesca subacquea e l’utilizzo di acquascooter, sono vietate o non consentite (NC) in tutta l’AMP.

Tabella 10. Regolamentazione delle attività nelle zone a differente livello di protezione. C=Consentita; R=Regolamentata; A=Autorizzata; Nc=Non consentita.

Attività Zona A Zona B Sottozona Bs Zona C Ricerca A A A A Balneazione Nc C C C Navigazione a vela, remi, Nc C C C pedali o propulsori elettrici Navigazione motore Nc R R R Ormeggio Nc A A A Ancoraggio Nc R A R Trasporto passeggeri e visite Nc A A A guidate Attività di noleggio e Nc A A A locazione unità da diporto Piccola pesca artigianale Nc A Nc A residenti Pescaturismo Nc A Nc A Pesca ricreativa e sportiva Nc A Nc A Pesca subacquea Nc Nc Nc Nc Immersioni Nc A A A individuali/gruppo Visite guidate subacquee Nc A A A Whale watching Nc A A A Acquascooter, sci nautico e Nc Nc Nc Nc similari

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CAPITOLO 6. DEFINIZIONE DELLA PROPOSTA DI ZONAZIONE

6.1 Presentazione della proposta preliminare La prima ipotesi dei livelli di zonazione dell’istituenda AMP “Capo Milazzo” è stata presentata dall’ISPRA il 1° Marzo 2016, nel corso di un’assemblea pubblica organizzata dal Comune di Milazzo. L’ipotesi presentata è stata successivamente resa disponibile online sul sito web del Comune al fine di consentirne la consultazione ed ottenere suggerimenti e indicazioni utili a migliorare il progetto presentato. Per agevolare e rendere più efficace la presentazione delle osservazioni, è stata predisposta una scheda apposita in cui veniva richiesto di identificare in maniera univoca il poligono oggetto dell’osservazione, e indicare sinteticamente le modifiche proposte e le relative motivazioni (Allegato 1). Il Comune ha raccolto le osservazioni pervenute e le ha trasmesse a ISPRA con nota prot. N. 171 del 21/04/2016.

6.2 Osservazioni pervenute Complessivamente sono state ricevute 4 schede (Allegato 2) contenenti osservazioni e modifiche alla prima proposta di zonazione, sopra descritta:  La prima scheda è stata sottoscritta da 77 firmatari, tra cui 9 associati alla “ASD Al Capone”, 14 privati cittadini, 10 diportisti, 34 pescatori dilettanti/sportivi, 5 imprenditori del settore nautico ed il presidente della coop di pescatori professionisti “La Murena”. Nella proposta (Ipotesi 1) si richiede la limitazione dell’AMP al solo versante occidentale, un ampliamento ed uno spostamento della zona A e una rimodulazione del livello di protezione Bs.  La seconda scheda è stata sottoscritta da 41 firmatari, di cui 8 appartenenti alla “ASD Dugongo” e 3 pescatori apneisti. La proposta (Ipotesi 2) prevede uno spostamento verso nord del limite sud-occidentale dell’AMP (con eliminazione di una delle zone B), al fine di lasciare un’area del promontorio aperta all’esercizio della pesca subacquea in apnea.  La terza scheda è stata sottoscritta da 6 firmatari. La proposta (Ipotesi 3) prevede uno spostamento verso nord dei limiti sudoccidentale e sudorientale dell’AMP e conseguente eliminazione/riduzione delle zone B.

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 L’ultima scheda è stata presentata da un singolo cittadino. Nella proposta (Ipotesi 4) si richiede uno spostamento verso nord dei limiti sudoccidentale e sudorientale dell’AMP e conseguente eliminazione di due zone B.

6.3 Conclusioni Nel presente paragrafo i diversi aspetti oggetto di proposta di modifica, organizzati per tematica, vengono esaminati singolarmente e commentati (per una sintesi vedere Tabella 11).

6.3a Perimetrazione Riduzione a sud-est del perimetro dell’AMP Descrizione: riduzione dell’estensione dell’AMP fino al limite di Punta Baldassarre (Ipotesi 1 e Ipotesi 3) o di Puntale Mastrostefano (Ipotesi 4). Motivazioni: l’attuale proposta di perimetrazione non appare adeguata alle esigenze storico-culturali e socio-economiche della città di Milazzo non consentendo una piena fruibilità da parte di tutte le categorie di utenti. Sostenuta da: Ipotesi 1, Ipotesi 3 e Ipotesi 4 Commento ISPRA: la richiesta risulta, in linea di massima, condivisibile, a condizione che le superfici interessate da habitat maggiormente vulnerabili all’impatto antropico restino incluse nel perimetro della futura AMP. Nel contempo, si condivide l’importanza che alcuni tratti di costa siano esclusi dalla perimetrazione dell’AMP al fine di consentire la libera fruizione da parte di attività che non compromettano lo stato di conservazione dei fondali. Pertanto, si accoglie la proposta che il limite del versante sud-orientale sia posto in corrispondenza di Punta Cirucco, soluzione che assicura l’inclusione nell’AMP delle porzioni di habitat maggiormente meritevoli di conservazione. Riduzione a sud-ovest del perimetro dell’AMP Descrizione: riduzione dell’estensione dell’AMP fino al limite di Punta Lacci (Ipotesi 2 e Ipotesi 4) o Pietre Rosse (Ipotesi 3). Motivazioni: lasciare un tratto di costa rocciosa esterno all’AMP per consentire la libera fruizione da parte della pesca ricreativa, compresa la pesca subacquea. Inoltre, la presenza di uno scarico a mare a breve distanza da questo tratto di costa potrebbe esercitare effetti negativi sulla qualità delle acque dell’AMP. Sostenuta da: Ipotesi 2, Ipotesi 3 e Ipotesi 4.

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Commento ISPRA: la richiesta è parzialmente condivisibile; si ritiene tuttavia importante fare in modo che l’AMP includa l’intera unità fisiografica che insiste sulla Baia di S. Antonio. Il nuovo limite sud-ovest dell’AMP viene quindi posto in corrispondenza di Punta Testa d’Impiccato.

6.3b Zona A Ampliamento Descrizione: si richiede l’ampliamento della zona di riserva integrale verso nord, fino al limite esterno dell’AMP. Motivazioni: ampliare la superficie dell’area sottoposta a tutela integrale. Sostenuta da: Ipotesi 1 Commento ISPRA: la richiesta si ritiene non condivisibile, in quanto l’ampliamento proposto non include habitat che necessitano di tutela integrale. Inoltre, nella nuova formulazione, l’assenza di una zona di rispetto o buffer (zona C) tra la zona di riserva integrale e l’esterno non protetto contrasterebbe con gli standard di zonazione delle AMP che prevedono generalmente una successione spaziale dei livelli di protezione.

6.3c Sottozona Bs Modifica Descrizione: si richiede la trasformazione del livello di protezione da Bs a C. Motivazioni: adeguamento alle esigenze storico-culturali e socio-economiche della città di Milazzo. Sostenuta da: Ipotesi 1 Commento ISPRA: la richiesta è parzialmente condivisibile, almeno per quanto concerne la trasformazione di una parte dell’area originariamente proposta come Bs in B. Si ritiene invece importante mantenere la restante parte della Sottozona Bs, al fine di favorire il recupero della fauna ittica ed amplificare l’effetto riserva, grazie all’assenza di attività di prelievo.

6.3d Zona B Eliminazione del poligono 7 Descrizione: si richiede l’eliminazione in conformità con le richieste di riduzione del limite sud-orientale dell’AMP (si veda il Commento ISPRA nel sottoparagrafo “Riduzione a sud-est del perimetro dell’AMP”)

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Motivazioni: adeguamento alle esigenze storico-culturali e socio-economiche della città di Milazzo. Sostenuta da: Ipotesi 1, Ipotesi 3, Ipotesi 4. Commento ISPRA: la richiesta è condivisibile. Eliminazione del poligono 6 Descrizione: si richiede l’eliminazione del poligono in questione in conformità con la richiesta di ridurre il perimetro del versante orientale dell’AMP fino a Punta Baldassarre (si veda il Commento ISPRA nel sottoparagrafo “Riduzione a sud-est del perimetro dell’AMP”). Motivazioni: adeguamento alle esigenze storico-culturali e socio-economiche della città di Milazzo Sostenuta da: Ipotesi 1. Commento ISPRA: la richiesta si ritiene non condivisibile (si veda il Commento ISPRA nel sottoparagrafo “Riduzione a sud-est del perimetro dell’AMP”). Riduzione poligono 6 Descrizione: si richiede la riduzione in conformità con la richiesta di cui al sottoparagrafo “Riduzione a sud-est del perimetro dell’AMP”. Motivazioni: lasciare una parte di costa rocciosa aperta alla pesca subacquea ed alle altre attività che insistono sull’area. Sostenuta da: Ipotesi 3. Commento ISPRA: la richiesta risulta non condivisibile (si veda il Commento ISPRA nel sottoparagrafo “Riduzione a sud-est del perimetro dell’AMP”). Eliminazione del poligono 2 Descrizione: si richiede l’eliminazione in conformità con le richieste di riduzione del limite sud-occidentale dell’AMP (sottoparagrafo “Riduzione a sud-ovest del perimetro dell’AMP”) Motivazioni: lasciare un tratto di costa rocciosa fuori il perimetro dell’AMP per consentire la pratica della pesca subacquea. Sostenuta da: Ipotesi 2, Ipotesi 3, Ipotesi 4. Commento ISPRA: la richiesta è condivisibile. Lo spostamento del limite esterno dell’AMP in corrispondenza di Punta Testa dell’Impiccato (si veda il Commento ISPRA nel sottoparagrafo “Riduzione a sud-ovest del perimetro dell’AMP”) determina l’eliminazione di una parte del poligono 2. La restante parte, valutata la tipologia di habitat

97 presenti e al fine di assicurare gli standard di successione spaziale dei livelli di protezione, viene modificata in Zona C.

Tabella 11. Sintesi delle considerazioni elaborate sulle osservazioni alla prima proposta di zonazione.

Tematica Osservazioni/proposte Commenti ISPRA Perimetrazione Riduzione a sud-est Condivisibile fino al limite di Punta generale - Zona C dell’area perimetrata Cirucco - consente di continuare il libero (Poligono 1) utilizzo dell’area su fondali non particolarmente vulnerabili Riduzione a sud-ovest Condivisibile fino al limite di Punta Testa dell'area perimetrata d’Impiccato - consente di continuare la pratica della pesca subacquea

Zona A Ampliamento zona A Non condivisibile - non si ritiene ci sia la (Poligono 5) necessità di includere altre superfici a vincoli di protezione integrale

Sottozona Bs Declassamento a Zona C Condivisibile in parte – è importante (Poligono 4) mantenere una superficie significativa della zona interdetta alla pesca per favorire l’effetto spill-over. Una parte della Bs originale viene modificata in B

Zona B Eliminazione poligono 7 Condivisibile - conseguente con la riduzione (Poligoni 2, 6 e 7) della perimetrazione a sud-est Eliminazione/Riduzione Non condivisibile - necessità che importanti poligono 6 porzioni di habitat sensibili siano adeguatamente protette Eliminazione poligono 7 Condivisibile - conseguente con la riduzione della perimetrazione a sud-ovest

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CAPITOLO 7. LA PROPOSTA DI ZONAZIONE

Come evidenziato nel precedente capitolo, alcune proposte di modifica allo schema relativo alla prima proposta di zonazione per l’istituenda AMP “Capo Milazzo” sono state accolte ed integrate nella proposta di zonazione di seguito presentata (Fig. 53). Le modifiche più evidenti riguardano la riduzione del perimetro dell’AMP lungo entrambi i versanti orientale ed occidentale. In particolare, il limite sudorientale è stato spostato da Punta Rugno a Punta Cirucco, quello sudoccidentale da Punta del Tono a Punta Testa dell’Impiccato. A seguito di tale riduzione, due Zone B (quelle situate rispettivamente nella porzione più meridionale del versante di levante ed in quella più meridionale del versante di ponente) presenti nella prima proposta sono state eliminate. Inoltre, è stata ridotta (di circa il 28%) l’estensione della Sottozona Bs, spostandone il confine orientale verso ovest fino a Punta Gamba di Donna. Tale spostamento ha comportato un ampliamento della zona B confinante). Immutate rispetto alla prima proposta sono rimaste la Zona A e la Zona B comprendente la Baia di Sant’Antonio. Per una comparazione sintetica tra le due proposte di zonazione, la Tabella 12 presenta alcuni dati spaziali che indicano, per ciascuna zona, la linea di costa interessata e la superficie marina occupata.

Tabella 12. Principali dati spaziali, suddivisi per zona, relativi alle due proposte di zonazione.

Zona A Zona B Sottozona Bs Zona C Prima proposta di zonazione Linea di costa interessata (m) 8.088 821 1.588 Linea di costa interessata (%) 77,1 7,8 15,1 Superficie (mq) 575.746 3.191.808 791.193 5.433.548 Superficie (%) 5,8 31,9 7,9 54,4 Proposta di zonazione definitiva Linea di costa interessata (m) 3.915 356 1.821 Linea di costa interessata (%) 64,3 5,8 29,9 Superficie (mq) 575.746 2.162.925 570.272 4.184.372 Superficie (%) 7,7 28,9 7,6 55,8

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Fig. 53. La Proposta di zonazione.

100

CAPITOLO 8. BIBLIOGRAFIA AA.VV. (2008) Mediterranean Small Craft Fishery and Development (MESFIDE). Data Report. Interreg III B Archimed., 85 pp. ABURTO-OROPEZA O., ERISMAN B., GALLAND G.R., MASCAREÑAS-OSORIO I., SALA E., EZCURRA E. (2011) Large recovery of fish biomass in a no-take marine reserve. PLoS One, 6(8): e23601. AGNESI S., DI NORA T., TUNESI L. (2001) The study of diving tourism to support the adaptive management in an Italian marine protected area (Ustica island). Rapp. Comm. Int. Mer. Médit., 36: 347. ANDALORO F., TUNESI L. (2000) The implementation of an Italian network of marine protected areas: right-based strategies for coastal fisheries management. In: Use of property rights in fisheries management. Shotton R. (Ed.). Fao Fish. Tech. Paper 404/2: 206-208. BORTONE S.A., KIMMEL J.J., BUNDRICK C.M. (1989) A comparison of three methods for visual assessing reef fish communities: time and area compensated. Northeast Gulf Sci., 10(2): 85-96. CANNIZZARO, L., GAROFALO, G., ARCULEO, M., KALLIANIOTIS, A., POTOSCHI, A. (2000) Stocks assessment of some coastal species caught by artisanal fishery (SACS). Project No. 96/054. Final Report. 199 pp. CLAUDET J., PELLETIER D., JOUVENEL J.Y., BACHET F., GALZIN R. (2006) Assessing the effects of a marine protected area (MPA) on a reef fish assemblage in a northwestern Mediterranean marine reserve: identifying community-based indicators. Biol. Conserv., 130: 249-369. CO.GE.P.A. (Portorosa) (2011). Piano di Gestione Locale dell’Unità Gestionale da Capo Calavà a Capo Milazzo. 57 pp. CONSOLI P., MARTINO A., ROMEO T., SINOPOLI M., PERZIA P., CANESE S., VIVONA P., ANDALORO F. (2015) The effect of shipwrecks on associated fish assemblages in the central Mediterranean Sea. J. Mar. Biol. Ass. UK, 95: 17-24. CONSOLI P., ROMEO T., GIONGRANDI U., ANDALORO F. (2008) Differences among fish assemblages associated with a nearshore vermetid reef and two other rocky habitats along the shores of Cape Milazzo (northern , central Mediterranean Sea). J. Mar. Biol. Ass. UK, 88: 401-410.

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Allegato 1. Scheda per la raccolta di osservazioni relative alla “prima ipotesi dei livelli di zonazione”.

ISTRUTTORIA TECNICA PER L’ISTITUZIONE DELL’AREA MARINA PROTETTA DI CAPO MILAZZO

Osservazioni alla prima ipotesi dei livelli di zonazione

Data …………………… Nome ………………………………………………………Assoc./Ente/Coop./altro ………………………….………………………….

Indirizzo…………………………………………………………………………………….E-mail………….…………………………………………………………… Guida alla compilazione della scheda allegata Nella prima colonna scrivere il numero del poligono per il quale si intende proporre l’osservazione facendo riferimento alla numerazione riportata in figura. Nella seconda colonna indicare la tipologia dell’osservazione proposta. Nella terza colonna riportare in dettaglio le modifiche proposte, specificandone le motivazioni e indicando i confini dei nuovi poligoni

Proposta di regolamentazione delle attività Attività Zona A Zona B Sottozona Zona C Bs Ricerca A A A A Balneazione Nc C C C Navigazione a vela, remi, pedali o Nc C C C propulsori elettrici Navigazione motore Nc R R R Ormeggio Nc A A A Ancoraggio Nc R A R Trasporto passeggeri e visite Nc A A A guidate

Attività di noleggio e locazione Nc A A A unità da diporto Piccola pesca artigianale Nc A Nc A residenti Pescaturismo Nc A Nc A Pesca ricreativa e sportiva Nc A Nc A Pesca subacquea Nc Nc Nc Nc Immersioni individuali/gruppo Nc A A A Visite guidate subacquee Nc A A A Whale watching Nc A A A Acquascooter, sci nautico e Nc Nc Nc Nc similari Legenda: C= Consentita; R= Regolamentata; A= Autorizzata; Nc= Non consentita

Area Marina Protetta Capo Milazzo Istruttoria tecnica

Prima ipotesi dei livelli di Zonazione

Draft Dicembre 2015 1

ISTRUTTORIA TECNICA PER L’ISTITUZIONE DELL’AREA MARINA PROTETTA DI CAPO MILAZZO

Osservazioni alla prima ipotesi dei livelli di zonazione

Poligono Si propone (indicare il numero del (Ampliamento, Riduzione, Indicare le motivazioni delle modifiche proposte e i confini dei nuovi poligoni poligono della zonazione a cui Modifica o Eliminazione) si fa riferimento)

2

Allegato 2. Osservazioni relative alla “prima ipotesi dei livelli di zonazione” trasmesse ad ISPRA con nota prot. 171 del 21/04/2016.

ELENCO FIRMATARI IPOTESI 1

COGNOME NOME ASSOCIAZIONE/ENTE/COOP/ALTRO 1 Alioto Enrico Privato cittadino 2 Amalfa Alessandro Diportista 3 Anastasi Antonello asd Al Capone 4 Andaloro Marcello pescatore dilettante 5 Ardiri Santo imprenditore settore nautico 6 Bindelli Fabio asd Al Capone 7 Buda Rocco pescatore dilettante 8 Buono Antonino pescatore dilettante 9 Burton Emma Diportista 10 Calascione Rosaria Grazia pescatore Sportivo 11 Calcagno Antonino pescatore dilettante 12 Calogero Caroccio Diportista 13 Cambria Antonio pres. Coop la murena 14 Cambria Francesco asd Al Capone 15 Cambria Stefano pescatore dilettante 16 Cambria Francesco pescatore dilettante 17 Campagna Francesca Amelia Privato cittadino 18 Caravello Maria Rosaria Privato cittadino 19 Catanzaro Tommaso pescatore dilettante 20 Cattafi Fabrizio asd Al Capone 21 Cento Pietro commerciante settore nautico 22 Cento Giovanni commerciante settore nautico 23 Coppolino Biagio Pescatore dilettante 24 Crivello Giovanni pescatore dilettante 25 Cutugno Giovanni Pescatore Dilettante 26 Di Flavia Pietro pescatore dilettante 27 Faresi Marco imprenditore settore nautico 28 Fazio Giovanni Lorenzo Diportista 29 Feltrin Rosa Maria Privato cittadino 30 Flandin Marco skipper 31 Flandin Massimo pescatore sportivo 32 Fugazzotto Francesco pescatore dilettante 33 Gitto Antonino pescatore dilettante 34 Insogna Giuseppe Pescatore sportivo 35 Lamberto Antonio presidende asd Al Capone 36 Lamberto Salvatore asd Al Capone 37 Magazù Paolo Pescatore sportivo 38 Magistri Francesco Diportista 39 Maiorana Graziella pescatore dilettante 40 Maisano Giuseppe pescatore dilettante 41 Maisano Damiano pescatore dilettante 42 Marullo Rodolfo Privato cittadino 43 Messin Elena Privato cittadino 44 Mondello Giuseppa Privato cittadino 45 Napoli Antonino 46 Pandolfo Salvatora Privato cittadino 47 Parisi Damiano Privato cittadino 48 Pergolizzi Luca Privato cittadino 49 Picciolo Giuseppe pescatore dilettante 50 Picciolo Antonino pescatore dilettante 51 Polito Ester Privato cittadino 52 Polito Carmen asd al capone 53 Polito Desirè Privato cittadino 54 Raffa Angelo pescatore dilettante 55 Raimondo Carmelo Claudio pescatore dilettante 56 Romeo Enzo pescatore dilettante 57 Romeo Rosa Ida asd Al Capone 58 Russo Felice Alberto Diportista 59 Russo Giovanni Locatore mezzi nautici 60 Salamone Francesco Diportista 61 Salmeri Stefano pescatore dilettante 62 Salmeri Giovanni Pescatore sportivo 63 Salmeri Antonio pescatore dilettante 64 Scalzo Rosaria pescatore dilettante 65 Scalzo Giacomo pescatore dilettante 66 Scalzo Salvatore pescatore dilettante 67 Spanò Gavino Pescatore sportivo 68 Spoto Enzo Privato cittadino 69 Spoto Giorgio Diportista 70 Spoto Giancuca Pescatore sportivo 71 Stanghellini Alessandro Privato cittadino 72 Stanghellini Mario Pescatore sportivo 73 Toto Gianluca Diportista 74 Traina Antonio Diportista 75 Trimboli Paolo asd Al Capone 76 Vitale Domenico 77 Vitale Marco operatore Video o N §=3slr)o §e§=l §§§ è! E(Oo Èȧ§$ oE o o È §:B o §ì §PT ER G G N *oB N trlUroI ̧§H il =§NO o'- Èc §ci j 6) O^o) ÈÈ8uo ONÈ (,NSN ONIN ò s.e òs A§ * Ès§ .gE Q .9= .§§ §Eȧ$ Q EE §t rl Et I O,1g O.6 I IlirS Ète&,hoG0,È' 'Yo o clr ots oE Èl'= ^. 'r qr's Er tt ì Q.>, o '^ N'ò ; Er o (Ù- È'ò §'ù ri È H olro I § §OÈ- O(! OG F ìts§ §o*-E> ì I ilE§ 'E€ùr= 'ògùr= * .! G t'(o o\J N t § **§ oP oP aÉ $i§ §R ., .= q z É *§:I ìÈ ÈÈ N !D E e§§§x P §'s oE I X'3 E" 3o to EO e§ à §E§ o §o!! Eò gò N Go> §o §o il (!l E§§H f§Èfis§ G0, GO 3 (9 § \sÀì ò.s FI -§ =E=A|{)o)X§ EAors B.è B.è ,ì Èsa§ì.ì§ e'§=. e e o § §r,i, iÈ G 'Èòaq È F §Èo.:.: ÈE § È V) §§ >ì! o SE o o rl §§§ E É N = , q6 q) llJ U o l! ì§ ltt z o'E: = = U =UJ o e e EI èéù-= = IL N N F o ll--.= iit E NI è6o s 5 a É = = (ahii 0. o o 3 q E = F ì = TIJ =ur & g> F U)

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c.r "9Qoo .t li - qNq aìi à!LN!i := =.6d1 LO r \t (o FT lr. §l' 'o c .rt '5 èO o ELENCO FIRMATARI IPOTESI 2

COGNOME NOME ASSOCIAZIONE/ENTE/COOP/ALTRO 1 Amato Fabio 2 Andaloro Antonio ASD dugongo team 3 Cambria Maisano Pasquale 4 Cambria Maisano Fabio 5 Chirieleison Ivan 6 Cirino Barbara 7 Crisafulli Concetta 8 Currò Salvatore pesca in apnea 9 Di Grazia Andrea 10 Di Salvo Antonino 11 Dzmitryieva Marina 12 Genovese Giuseppe 13 Grosso Antonio 14 Isgrò Carmelo ASD dugongo team 15 Ivaldi Rosario 16 La Tella Roberto 17 Lopes Dario ASD dugongo team 18 Maimone Antonio 19 Maimone Piero 20 Maimone Domenico 21 Maimone Manuela 22 Maimone Giuseppe 23 Maimone Alessandro 24 Maimone Rosaria 25 Mancuso Piero pesca in apnea 26 Mancuso Felice pescatore dilettante 27 Marchello Rosalba 28 Mellina Salvatore ASD dugongo team 29 Mistretta Maria Pia ASD dugongo team 30 Morrà Marilisa 31 Otera Simona 32 Pagano Tindaro ASD dugongo team 33 Pagano Giovanni 34 Parisi Erika 35 Raciti Salvatore 36 Ragusi Giuseppina ASD dugongo team 37 Rossitto Ester 38 Ruvolo Domenico ASD dugongo team 39 Schepis Valeria 40 Torre Salvatore pesca in apnea 41 Valenti Concetta ,s\

.o a 0c-= s.P g a \ (* '-:EH P Ì r :t= 'iN-oa I (oÈ5 è itÈ I Ir> I v5òo.i oh",- I

É an C§f. 19 É C\ d9 e B+(! o N\ §.§ z Z. 5Y 7= (\ wY È.FA! GI' 3 §§ rt'. O ^. r, (..- c, =1 É ms ct, Él ? hr .:' N * D+- r-6 =ii Y$ ?C !r!=.2 A'Rt 2.F z (Jsa '<- (\-\ffi , PTR rc\ o§ N àt@R < 'ì.r. §É = fi( 12 se -r G\ F d/dttrà F.l §d È Èl t§r8 è l-= f-* n2.\Ò Ò éff ? 14 È F èn44 .y.4) N frì N e1? ttg. .,.\ >-s Af --ql lfi +t (ra \ff N. T\ o /') l,) t,t ( àxY ELENCO FIRMATARI IPOTESI 3

COGNOME NOME ASSOCIAZIONE/ENTE/COOP/ALTRO 1 Genovese Nicola 2 Pensabene Pasquale 3 Recupero Antonino 4 Russo Paolo Achille 5 Tornambè Daniele 6 Tornambè Francesco

ELENCO FIRMATARI IPOTESI 4 1 Pagano Tindaro fo ,w o oc-= e.É -* -- Ò 6\ -*.1 ; sa F w I nJ :Eli o.'- [="' XN-0o iÈ ch ( )-r (Da)5 ò àTF E}> Òoò I o* I o

ah rrl r-ft Èì ry ìr (- r-. 7 l a Irl N O ry - *o-t!é.8 o (} §.8 z c- LI\ 96' ffr o o (fl m Ft l{ F iÌ c <-<: 15,0r o I 7lJ l; F E F -r§cò È!6' urr.^ (D,.i c c. --- j!r0r -..2Ù ."- Ò ìl rl _ : >- )[, # !l {-, iÌ ( l: ! ;-.i' FJ vi c L: t_rrz .- *'- ȧ\/ '* rrl § (rc,P' {: ,. 7 :, i rrr L t- 4^ ;AI trì z (, \: f'. ,/. Erl t, (\r ; o _ u -l tr' 3 o 'r: (t(rr U - - fÌ ! yì y'' Éi E' - - -t >,, l lrr F ) L -c, $t i o F I r" d'.:; I >r: \, F "{ It, !r -l EI g' { 1ìr !^, -, i: irr t .i )/ -tf- \ a, (1 -lt z \r n,V E! È "' ,§I in§' { ,,, 1) .D N 4 ''i y ;E (lt rJ! è I o, {' (-tj n.È,. È z . sLl-, Ì il ?; ? (rr ll È ir : c-,(-, :- r. fir 0 ( y 'J2 \ .. I t') g (! -', -,ì ì H r.- L ( p (rr tì t! a, J' :'-, > o -) r.l a,Yr( ,v il t, ;'e, s ! ,à:t L (,tr'rI ( (. f- -rl l-l ' [7 .j r\\ - I\ (t ., (;r lll (! ,, :} :1 " i- n,> o (-l .*\ I' hr D F L tìr ì À, {tl ;\ Yì I :' n r.. ? .}irtrt:ri; z r;n 'i, \ iùo. * F :t ìa- )r li .J «I f' c-, I t -l u' lì Y- {1, c i\) i; ttt nr l. 0§ J-; §t \rac2,.J rr lii -ì -ììn a' -' .Jfi'-t! vi; ìf! fi;- ra, - | "i,) r", i: t, t rr iir >>-t-r

P.,x-e* t5 lrt "52.'r\! l- ,s l-l - -*e Ilt/1 r- d r loS- A Ai 3,4 è! l'i o.- àn o l{ oA li cc <: N o t N - ^qJ '.,3& aù r-l l* -à t 4l ) te 4- o t 3ur'n Q 3 8ù ,È'z.d tt .od g'rÈ 3 E cv- É-t lv _ Àa E-{ a 4< à! 'J-- - z'è-,r N Ég$ il,d,é \-l4 ÉN Cl§ èè-\ q4 >.: È q3 tv-JOA < r-:- I+> o us Li;) *Éq :1. -i\r- { .:r fiv o c--^* :l 'a *co) À -o I tU z'- c§ ,*r C) rSc*d",1 N ':r tsc/w È.,r9 4 Q tÀ,I C> aÉ +E O.l Ét, "-56€ )-r Ò -t d *'§ ,4 ) .-t .Aew41 i h: > 96 tJ O d tsF € Ò C\ N ù (, EÙ ) F q-i a F = 5 p tro --l ù LLL aF., U

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